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le Scienze

edizione italiana di Scientific American


Aprile 2020
euro 4,90

@WorldAndNews. In The Age of Corona-Virus stay with Us!

Fantasmi del passato


Nel nostro DNA
si aggirano
spettri genetici
di popolazioni
umane estinte
ancora senza volto
e senza nome
RIVISTA MENSILE - NUMERO 620 - 3 APRILE 2020
POSTE ITALIANE SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003
CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - ROMA

Medicina Fisica Dossier


La lunga storia della scoperta Una strategia innovativa Intelligenza artiiciale
del sistema immunitario per il calcolo quantistico e salute digitale
in copertina Sommario
DNA umano di oggi e del remoto passato, modelli statistici e modelli
di genomi antichi e attuali suggeriscono l’esistenza delle cosiddette
popolazioni fantasma (Illustrazione di Mauro Cutrona) Aprile 2019 numero 620

66

PALEOANTROPOLOGIA SALUTE

26 Fantasmi del passato 58 Liberi dagli oppioidi


di Anna Meldolesi di Claudia Wallis
Popolazioni umane estinte e sconosciute si aggirano come Sono oltre sette milioni gli statunitensi con dolore croni-
spettri genetici nel nostro DNA e rendono ancora più plu- co che assumono questi rischiosi antidolorifici e si stan-
rale e diversificata l’umanità di decine di migliaia di anni fa no identificando soluzioni più adatte per aiutarli a sospen-
derne o ridurne l’assunzione
FISICA

32 L’esperimento delle tre fenditure FISICA


di Urbasi Sinha 66 L’enigma della portanza
Una versione aggiornata di un classico esperimento chia- di Ed Regis
risce nuovi aspetti della meccanica quantistica e apre la Ancora non abbiamo una teoria completa che spieghi per-
strada a un’innovativa strategia per il calcolo quantistico ché gli aerei stanno in aria

STORIA DELLA MEDICINA DOSSIER


38 La scoperta dell’immunità INNOVAZIONI
di Arnaldo D’Amico
74 Intelligenza artificiale e salute digitale
L’idea di un sistema di difesa del corpo è vecchia di mil- Tra grandi aspettative e qualche timore, nei prossimi an-
lenni, ma la conferma scientifica della sua esistenza arri- ni probabilmente l’IA cambierà il mondo della medicina
verà quasi alla fine dell’Ottocento
FARMACOLOGIA
COSCIENZA
76 In cerca di nuovi farmaci con l’IA
46 Proust tra le macchine di David H. Freedman
di Christof Koch
L’industria farmaceutica vive una fase di stallo. L’intelli-
In pochi decenni i computer potrebbero avvicinarsi a un genza artificiale può aiutarla a ripartire?
livello di intelligenza umano. Ma saranno capaci di espe-
rienze coscienti? DIAGNOSTICA

MODELLI 82 L’ascesa dei radiologi robot


Fotografia di Ian Allen

di Sara Reardon
50 Tornado di fuoco
di Jason M. Forthofer Gli algoritmi di deep learning riescono a leggere risonan-
ze magnetiche e radiografie con un’efficacia senza prece-
I ricercatori sono al lavoro per riuscire a prevedere quan-
denti. Ma quando sbagliano, di chi è la responsabilità?
do e dove appariranno questi vortici letali

www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche

7 Editoriale
di Marco Cattaneo

8 In edicola

10 Intervista
Una finestra sugli oceani del futuro di Jacopo Pasotti

12 Made in Italy
Una nebbia di molecole per purificare l’aria
di Letizia Gabaglio

14 Il matematico impertinente
10 La scuola di Raffaello di Piergiorgio Odifreddi

15 Scienza e filosofia
E si chiamano sapiens di Telmo Pievani

16 Homo sapiens
Una specie molto plastica di Giorgio Manzi

17 La finestra di Keplero
Lampi enigmatici di Amedeo Balbi

88 Coordinate
Quanto sopravvivono i più piccoli di Amanda Montañez

Jacopo Pasotti (gommone); Art Media/Print Collector/Getty Images (Raffaello); Xinhua/Avalon.red/AGF (ballerine)
14 89 Povera scienza
SETI@home va in stand-by di Paolo Attivissimo

90 La ceretta di Occam
Un portento poco portentoso di Beatrice Mautino

91 Pentole & provette


Coagulazione alcolica di Dario Bressanini

92 Rudi matematici
Strategie di esaustione
di Rodolfo Clerico, Piero Fabbri e Francesca Ortenzio

94 Libri & tempo libero


15
SCIENZA NEWS

18 Sotto la faccia nascosta della Luna 21 Il doppio volto della forza 23 Materie prime che diventeranno
20 InSight fra martemoti forte nelle stelle di neutroni un tesoro
e campi magnetici 22 Prevedere il riscaldamento 23 Sintetizzato un parente stretto
20 Un entanglement chilometrico 22 Il metano di origine antropica del vaiolo umano
21 Sempre più dentro l’antimateria è sottostimato 24 Brevissime

4 Le Scienze 620 aprile 2020


di Marco Cattaneo Editoriale Comitato scientifico
Leslie C. Aiello M. Granger Morgan
presidente, Wenner- docente, Carnegie Mellon
Gren Foundation for University
Anthropological Research Miguel Nicolelis
Roberto Battiston condirettore, Center for
professore ordinario di fisica Neuroengineering, Duke
sperimentale, Università University
di Trento Martin Nowak
Roger Bingham direttore, Program for
docente, Center for Brain and Evolutionary Dynamics,
Cognition, Università della Harvard University
California a San Diego Robert Palazzo

La lezione
Edoardo Boncinelli docente di biologia,
docente, Università Vita- Rensselaer Polytechnic
Salute San Raffaele, Milano Institute
Arthur Caplan Telmo Pievani
docente di bioetica, professore ordinario filosofia

del coronavirus Università della


Pennsylvania
Vinton Cerf
Chief Internet Evangelist,
delle scienze biologiche,
Università degli Studi di
Padova
Carolyn Porco
leader, Cassini Imaging
Google
George M. Church Science Team, e direttore,
CICLOPS, Space Science
La ricerca scientifica è la più preziosa risorsa del direttore, Center for
Computational Genetics,
Institute
Vilayanur S.
Harvard Medical School
nostro tempo, anche per prevenire eventi catastrofici Rita Colwell
Ramachandran
direttore, Center for Brain
docente, Università del and Cognition, Università
Maryland a College Park e della California a San Diego
Johns Hopkins Bloomberg
School of Public Health Lisa Randall
el momento in cui scrivo queste la cabala, sembra che fosse l’11 marzo 1918

N Richard Dawkins docente di fisica, Harvard


University
righe, è la mattina del 18 marzo, quando Albert Gitchell, il paziente zero del- fondatore e presidente,
Richard Dawkins Foundation Carlo Alberto Redi
in Italia 31.506 persone sono ri- la Spagnola, si presentò in infermeria con Drew Endy docente di zoologia,
Università di Pavia
sultate positive al test per il coronavirus emicrania, mal di gola e febbre alta…). Quel docente di bioingegneria,
Martin Rees
Stanford University
SARS-CoV-2, quasi 15.000 sono ricovera- giorno quasi tutti i leader, da Emmanuel Ma- Ed Felten docente di cosmologia e
astrofisica, Università di
te e oltre 2500 sono morte. E la situazio- cron a Donald Trump, a Boris Johnson, han- direttore, Center for Cambridge
Information Technology
ne, all’inizio sottovalutata da quasi tutti i no minimizzato, rassicurando che nei loro Policy, Princeton University John Reganold
docente di scienza del suolo,
governi occidentali, si va aggravando un paesi tutto continuava come prima. Cinque Kaigham J. Gabriel Washington State University
presidente e CEO, Charles
po’ dappertutto. L’11 marzo l’Organizzazio- giorni dopo, e sottolineo cinque giorni, sono Stark Draper Laboratory Jeffrey D. Sachs
direttore, The Earth Institute,
ne mondiale della Sanità (OMS) ha ufficial- tornati sui loro passi, comunicando restri- Harold Garner Columbia University
direttore, divisioni sistemi e
mente dichiarato la pandemia. zioni e raccomandazioni ai cittadini. informatica medici, docente, Eugenie C. Scott
Virginia Bioinformatics Founding Executive Director,
Così da settimane ripenso a quanto scris- Ma perché siamo così impreparati? For- Institute, Virginia Tech National Center for Science
Education
si sul numero di marzo 2018, quando pub- se, da una parte, ci eravamo illusi di aver Michael S. Gazzaniga
Terry Sejnowski
direttore, Sage Center for the
blicammo un articolo di Alessandro Ve- sconfitto le malattie infettive. Grazie agli Study of Mind, Università docente e direttore del
Laboratorio di neurobiologia
spignani intitolato Prevedere la prossima antibiotici, per le infezioni batteriche, e ai della California a Santa
Barbara computazionale, Salk
Institute for Biological
pandemia. Dicevo, tra l’altro, riferendomi vaccini. A questo proposito vale la pena leg- David Gross Studies
docente di fisica teorica,
alla Spagnola, esplosa esattamente un se- gere lo splendido racconto di Arnaldo D’A- Università della California a
Michael Shermer
editore, rivista «Skeptic»
colo prima: «È naturale chiedersi che cosa mico sulla scoperta del sistema immuni- Santa Barbara (premio Nobel
per la fisica 2004) Michael Snyder
succederebbe oggi, con i voli low cost e mi- tario, che trovate a pagina 38, tra la peste Danny Hillis docente di genetica, Stanford
University School of Medicine
lioni di persone che si spostano ogni gior- manzoniana, il vaccino di Jenner e la scien- co-presidente, Applied
Minds, LLC Giorgio Vallortigara
no da un capo all’altro del pianeta, se si ri- za di Pasteur, fino agli esperimenti di Mech- Daniel M. Kammen docente di neuroscienze,
direttore associato, Centre
presentasse un virus altrettanto aggressivo. nikov. Volendo scegliere una data simboli- direttore, Renewable
and Appropriate Energy for Mind/Brain Sciences,
Anche perché già in un paio di episodi, ne- ca per questa illusione, potremmo tornare Laboratory, Università della Università di Trento
California a Berkeley Lene Vestergaard Hau
gli ultimi anni, le autorità sanitarie di tutto il a quarant’anni fa, e precisamente al 1979, Vinod Khosla docente di fisica e fisica
mondo hanno lanciato l’allarme per poten- quando l’OMS dichiarava eradicato il va- Partner, Khosla Ventures applicata, Harvard University
Christof Koch Michael E. Webber
ziali pandemie». E concludevo che oggi ab- iolo. Né sono servite a togliercela le recen- presidente dell’Allen Institute direttore associato, Center
for International Energy
biamo a disposizione strumenti straordina- ti drammatiche esperienze della SARS (nel for Brain Science di Seattle
& Environmental Policy,
Lawrence M. Krauss
ri – dalla ricerca rapida di vaccini e farmaci 2003) e dell’influenza H1N1 (2009). Dall’al- direttore, Origins Initiative,
Università del Texas ad
Austin
antivirali ai modelli previsionali della diffu- tra parte paghiamo il prezzo di una classe Arizona State University Steven Weinberg
Morten L. Kringelbach
sione di un’epidemia – che potrebbero per- dirigente globale spesso digiuna di alfabe- direttore, Hedonia:
direttore, gruppo di ricerca
teorica, Dipartimento di
metterci di salvare milioni di vite umane. tizzazione scientifica, e sempre priva di una TrygFonden Research Group, fisica, University del Texas
Università di Oxford e ad Austin (premio Nobel per
Ecco, il virus che stiamo affrontando oggi visione a lungo termine. Che si riempie la Università di Aarhus la fisica 1979)
Steven Kyle George M. Whitesides
non sembra altrettanto aggressivo, fortuna- bocca con i successi della scienza per poi to-
docente di economia docente di chimica e
tamente. Tuttavia sta mettendo a dura prova gliere ossigeno alla ricerca. applicata e management, biochimica, Harvard
Cornell University University
i sistemi sanitari del mondo intero. Perché Ecco, speriamo che alla fine di questo in- Robert S. Langer Nathan Wolfe
un conto è avere gli strumenti, un altro esse- cubo avremo almeno imparato una lezione: docente, Massachusetts direttore, Global Viral
Institute of Technology Forecasting Initiative
re preparati, sul piano politico, economico, che la ricerca scientifica è la più preziosa ri- Lawrence Lessig Anton Zeilinger
sociale. E non lo eravamo. Basterebbe ricor- sorsa del nostro tempo, anche per preveni- docente, Harvard Law School docente di ottica quantistica,
John P. Moore Università di Vienna
dare le reazioni internazionali all’annuncio re eventi catastrofici, non solo per chiude- docente di microbiologia e Jonathan Zittrain
del lockdown italiano, era proprio l’11 marzo re la stalla quando sono scappati i buoi. Nel immunologia, Weill Medical docente di legge e computer
College, Cornell University science, Harvard University
(incidentalmente, per gli appassionati del- frattempo, in bocca al lupo a tutti noi.

www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola A richiesta con «Le Scienze» di maggio, La formula,
di Albert-László Barabási, un libro sulla scienza
delle reti e le dinamiche del successo sociale

Cinque leggi per arrivare primi


l successo è un sistema complesso. Per ar- no al successo o addirittura, in alcuni casi, ha

I rivare primi non basta il talento, che di


certo però aiuta, non è sufficiente un’ap-
plicazione costante, al limite del maniacale,
messo in luce i fattori che potrebbero permet-
tere di progettare un successo a tavolino; per
esempio nel settore musicale, in cui le canzo-
nella propria attività, ma è necessario anche ni prime in classifica non di rado sono il frutto
saper sviluppare una rete sociale adeguata di una pianificazione che precede il loro esor-
alla voglia di emergere. Questa formula per dio nell’arena impietosa del mercato. In altre
ambiziosi è il risultato dell’applicazione della parole, Barabási e colleghi hanno iniziato a
scienza delle reti alle dinamiche del successo comprendere le forze universali in azione nei
in vari ambiti professionali ed ha richiesto an- successi e fallimenti individuali.
ni di lavoro, come racconta Albert-László Ba- E proprio le reti sociali sembrano giocare
rabási, l’autore di questa indagine scientifica, un ruolo certo già conosciuto, ma probabil-
nel libro La formula allegato a richiesta con mente poco definito. Per arrivare primi conta
«Le Scienze» di maggio. in modo cruciale la percezione degli altri, non
Dagli studi di Barabási, direttore del Center solo la propria capacità professionale, recita
for Complex Network Research della Northe- una delle cinque leggi del libro. E questa per-
astern University di Boston, emergono cin- cezione è legata a doppio filo con il tipo di con-
que leggi universali per arrivare al traguar- nessioni che riusciamo a stabilire con le altre
do, qualunque esso sia, prima degli altri, e persone. «Il vostro successo non ha a che fare
non riguardano solo la comunità dei ricerca- con voi, ma con noi», scrive l’autore rivolgen-
tori. Dal tennis alla musica alle giurie che va- dosi ai lettori, sintetizzando il significato del-
lutano vini, passando per il mondo degli affa- le sue scoperte. E in fondo, verrebbe da dire,
ri, Barabási, uno dei massimi esperti mondiali non è un risvolto inaspettato per una specie
di scienza delle reti, ha analizzato immense che fa della socialità un tratto distintivo.
basi di dati, ne ha esaminato eventuali regola- Ora, però, secondo Barabási arrivare primi
rità e ha individuato i meccanismi che porta- in modo scientifico non è più un’utopia.

QUADERNI R I S E R VAT O
A G L I A B B O N AT I

La doppia faccia Per tutti gli abbonati

dei virus è on line il sito


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8 Le Scienze 620 aprile 2020

Copia di promopress
Ad aprile e a maggio a richiesta con la rivista, In edicola
Esperimenti scientifici, due volumi illustrati per
giocare con la scienza in casa

Esperimenti per bambini

obbiamo passare più tempo a

D casa? Magari con dei bambi-


ni? Può essere un’occasione da
sfruttare per giocare con la scienza grazie
a Esperimenti scientifici, una mini-collana
in due volumi pensata per i ragazzi tra i 7 e
i 13 anni di età, ma che non mancherà di in-
curiosire anche i più grandi. Il primo volu-
me è allegato a richiesta con «Le Scienze»
di aprile a 9,90 euro oltre il prezzo di co-
pertina della rivista, il secondo sarà alle-
gato al numero di maggio della rivista, al- trica, un po’ di carta ed elastici e possiamo toncino e tappi di plastica, costruiremo
lo stesso prezzo del primo. costruire un sistema solare da esplorare tra auto che vanno come razzi. Se avere pau-
Ogni volume è composto da 120 pagi- le quattro mura della nostra abitazione. ra di annoiarvi, se volete stare lontani da
ne con esperimenti da fare a casa, illustrati E ancora, con una bottiglia, dei pallon- computer, smartphone, tablet e televisio-
e spiegati in tavole a colori. I materiali ne- cini e qualche cannuccia possiamo indaga- ne (soprattutto se volete tenerne lontano
cessari sono semplici e disponibili in ogni re come funziona il sistema respiratorio, e i piccoli di casa), e avete voglia di qualco-
famiglia. E così bastano un po’ di limoni, se vi avanza qualche palloncino dall’espe- sa di stimolante e intelligente, Esperimenti
per esempio, per produrre corrente elet- rimento precedente, tanto meglio: con car- scientifici vi aspetta in edicola.

www.lescienze.it Le Scienze 9
Intervista A Panarea un laboratorio naturale unico studia gli
effetti del clima sull’acidificazione dei mari e alcuni
aspetti del confinamento geologico della CO 2

Una finestra
sugli oceani del futuro
uristica, chic, e ora con il più scenografico laboratorio d’I-

T talia. Il Panarea ECCSEL-NatLab Italy si articola tra stan-


ze per riunioni e analisi chimiche e fisiche, e un pergolato
da cui pendono grappoli d’uva, mentre da una terrazza si vede in
lontananza il pennacchio di fumo del vulcano di Stromboli. È pro-
prio il suo essere su un vulcano quiescente che fa della infrastrut-
tura gestita dall’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica spe-
rimentale (OGS) quello che Cinzia de Vittor, ricercatrice, definisce
«un laboratorio naturale d’eccezione». E ora d’eccellenza, come ci
spiega in questa intervista.

Che cosa hanno di speciale Panarea, e il suo laboratorio?


Quello di Panarea è più di un laboratorio. È un laboratorio na-
turale unico per studiare gli effetti del clima sull’acidificazione de-
gli oceani e anche aspetti legati al confinamento geologico dell’a-
nidride carbonica. Infatti, essendo un’area vulcanica, a Panarea
ci sono emissioni naturali di CO2 che rendono acido l’ambien-
te marino. È unico anche perché facilmente raggiungibile e per-
ché le emissioni gassose sono a bassa profondità. È una finestra,
oggi, sull’oceano del futuro. Gli organismi dell’area sono adatta-
ti a quell’ambiente particolare. È un ecosistema che definiamo «di
stress» a causa della sua acidità, e quindi è un luogo ideale per lo
studio degli effetti della acidificazione degli oceani.

Accennavi anche al confinamento di CO2, la cosiddetta «carbon captu-


re and storage», o CCS.
Si tratta di una tecnologia sempre più spesso considerata tra
i metodi per la riduzione delle emissioni di CO2 richiesta per il
2050. Nel momento in cui decidiamo di confinare CO2 in forma-
zioni geologiche adatte a contenerla, per esempio ex-giacimenti di
gas naturale o petrolio, vorremmo sapere che cosa succede nel ca-
so, improbabile, di fuoriuscite. Qui mettiamo a punto tecniche di land poiché sono state scoperte fumarole simili a quelle presenti
Jacopo Pasotti (tutte le foto, in questa pagina e a fronte)

monitoraggio per i siti di stoccaggio e studiamo i possibili impatti nelle dorsali oceaniche, ma queste sono raggiungibili in gommo-
negli ecosistemi marini nel caso di fughe di gas. Tra l’altro a Pana- ne da San Pietro [il porto dell’isola. NdR]. Il sito è ottimo per studi
rea abbiamo sia fuoriuscite piccole ma continue sia singoli even- sugli effetti del clima su organismi del coralligeno, uno degli habi-
ti drastici e di maggiore entità. In questo modo studiamo sia casi tat più sensibili ai cambiamenti ambientali nel Mediterraneo.
cronici sia catastrofici. È interessante perché l’approccio agli studi Un esperimento che facciamo è porre organismi lungo un gra-
sull’acidificazione degli oceani è molto simile a quello della CCS, diente di acidità e misurare la loro risposta a questo stress. Gene-
pur essendo diversi gli obiettivi. ralmente ci concentriamo su organismi con gusci o scheletro cal-
careo, come i molluschi, perché sono tra quelli più vulnerabili alla
Mi fai qualche esempio di studio? acidificazione. Però abbiamo studiato anche la Posidonia Oceani-
Ci sono diverse aree di ricerca e sperimentazione. Di recente è ca, una fanerogama endemica del Mediterraneo. Ovviamente gli
stato scoperto un sito idrotermale con oltre 200 camini vulcanici studi si concentrano su organismi fissati al fondale che, non po-
non lontano dallo scoglio di Basiluzzo. È stato chiamato smoking tendosi allontanare, risultano maggiormente colpiti dal fenome-

10 Le Scienze 620 aprile 2020


di Jacopo Pasotti

CHI È
CINZIA DE VITTOR

È ricercatrice oceanografa della Sezione Negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata È responsabile dell’infrastruttura di ricerca
oceanografia dell’OGS. Le sue attività di ricerca sui rischi di impatto ambientale associati al ECCSEL NatLab-Italy di Panarea e coordinatrice
riguardano lo studio delle dinamiche della confinamento geologico di CO2 in ambiente della Scuola di subacquea scientifica per studenti,
sostanza organica e del ciclo biogeochimico del marino e sulle problematiche connesse ricercatori e professionisti del settore ambientale
carbonio in ambienti lagunari, polari e costieri. all’acidificazione degli oceani. e marino.

Scienziati ammollo. Ricercatori al lavoro


a Panarea, una delle isole Eolie, in Sicilia.
Sullo sfondo a sinistra, l’isola di Stromboli.

(INGV) di Palermo e Stazione zoologica «Anton Dohrn» di Napoli,


ma il laboratorio di Panarea è a disposizione della comunità scien-
tifica e industriale di tutta Europa. Panarea, tra l’altro, essendo una
delle eccellenze dell’European Carbon Dioxide Capture and Stora-
ge Laboratory Infrastructure (ECCSEL), è sempre più richiesta an-
che da ricercatori e ricercatrici stranieri. In futuro spero che le co-
munità che lavorano sul clima si confronteranno di più con quelle
che si occupano di CCS: c’è molta conoscenza, ma poca interazio-
ne tra i due gruppi. Panarea può essere un punto di incontro.

Ho sentito che il laboratorio ha ricevuto un finanziamento importante.


Certo, e presto al laboratorio di Panarea troverai proprio tutto
quello che serve a oceanografi, geofisici, biologi. Abbiamo ricevu-
to un finanziamento dal MIUR di 8,8 milioni di euro per l’imple-
mentazione del laboratorio che ora si arricchirà di strumentazio-
ne all’avanguardia. Avremo un nuovo osservatorio sottomarino
gestito da INGV e Istituto nazionale di fisica nucleare per l’acquisi-
zione automatica e in continuo di misure chimiche e fisiche. E poi
attendiamo con ansia alcuni veicoli di ultima generazione tra cui
un AUV, cioè un veicolo autonomo subacqueo, in grado di esegui-
re in remoto misure ad alta risoluzione, un ROV, ovvero un veicolo
filoguidato dotato di telecamera e di un braccio per la raccolta dei
campioni, e un drone per il monitoraggio marino costiero.

Non sfuggirà neppure una bolla…


Scherzi? Studiamo perfino quelle. Come si distribuiscono nel-
la colonna d’acqua, quando e in che condizioni avviene la dissolu-
no. Abbiamo osservato per esempio che vicino alle zone più aci- zione di CO2 nell’acqua. C’è perfino un progetto dell’Università di
dificate l’abbondanza e la produzione di microalghe bentoniche Parma per studiarne il suono. Il rumore delle bolle serve a valuta-
aumenta, soprattutto le diatomee. Insomma, la diversità funzio- re attività vulcanica e quantità di gas liberata dal fondale marino.
nale dell’ecosistema diminuisce. In alcune specie di diatomee ab-
biamo osservato una deformità del rivestimento siliceo. Studiamo E poi c’è la scuola di subacquea scientifica, una full-immersion a tut-
tutto: dai batteri ai macroinvertebrati. to tondo, direi.
Questo è un altro risultato importante. Dal 2015 offriamo una
Chi gestisce il laboratorio? Summer School finalizzata a ottenere il brevetto di subacqueo
Uno degli aspetti che mi entusiasma di Panarea è che pur essen- scientifico. Chi partecipa, e non si tratta unicamente di ricercato-
do un laboratorio giovane è già molto produttivo e questo è anche ri, impara non solo dal–a geologia alla biologia di ambienti marini
il frutto di molte collaborazioni già in atto. Oggi quasi tutti i nostri e idrotermali, ma anche tecniche di mappatura, campionamento,
progetti sono il risultato di una collaborazione tra OGS, Sapienza tecniche di visual census e misure in situ. A oggi abbiamo formato
Università di Roma, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia una quarantina di sub.

www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy Pureairion ha sviluppato una tecnologia di nuova
generazione per produrre ossidanti che sanificano
le superfici e l’aria, ed eliminano gli inquinanti

Una nebbia di molecole


per purificare l’aria
ntuito e perseveranza. Sono gli ingredienti della storia di chi

I ha saputo guardare lontano, addirittura nello spazio, e capire


che un’idea può avere molte applicazioni; e poi provare e ri-
provare per dimostrare che la soluzione immaginata era davvero
quella buona. A guardare nello spazio, o meglio alle ricerche effet-
tuate dalla NASA, è stato Bruno Spoladore, imprenditore padova-
no che nel 2010 ha avuto un’intuizione: la tecnologia sviluppata
per rendere i vettori spaziali abitabili da uno o più essere uma-
ni, con aria quindi respirabile e continuamente sanificata, poteva
servire anche a Terra. Il compito, non banale, era creare un pro-
dotto da poter usare su superfici certo più ampie di quelle di un
abitacolo della NASA, in condizioni di volta in volta diverse a se-
conda del tipo di patogeni o inquinanti che si volessero eliminare.
Per farlo Spoladore fonda una società, Pureairion, che lavora dieci
anni alla messa a punto di un sistema ottimale.
Il cuore pulsante della tecnologia è il biossido di titanio, la
cui potenza di disinfezione è tre volte quella del cloro, e 1,5 vol-
te quella dell’ozono. Una pulizia che elimina virus e batteri senza
danneggiare né le persone, né gli animali domestici. Caratteristi-
che che in questi mesi di allarme per il nuovo coronavirus, SARS-
CoV-2, hanno reso chiaro a tutti che l’innovazione nata per lo spa-
zio ha una concreta applicazione sulla Terra: in Cina, nei giorni di
massima allerta, l’azienda italiana che produce questi macchina-
ri ha potuto riaprire i suoi stabilimenti proprio perché grazie alle
unità di sanificazione Pureairion era in grado di garantire un am-
biente sterilizzato e salubre.

Una cascata di reazioni mo si formano ioni idrossido e radicali, idroperossidi come l’idro-
La tecnologia sfrutta un fenomeno naturale, la fotocatali- geno e radicali perossidi, che insieme alle radiazioni aumentano
si: quello che si verifica cioè quando una sostanza, detta fotoca- l’effetto germicida. Si forma così una nebbia di molecole cataliti-
talizzatore, modifica, tramite l’azione della luce (naturale o artifi- che che sanificano non solo le superfici, ma puliscono l’aria, dimo-
ciale), la velocità di una reazione chimica, imitando la fotosintesi strandosi in grado di uccidere un’ampia gamma di batteri Gram-
SeongJoon Cho/Bloomberg via Getty Images (al centro)

clorofilliana. Il suo processo chimico è un’ossidazione, che induce negativi e Gram-positivi, funghi filamentosi e unicellulari, alghe,
la decomposizione delle sostanze organiche e inorganiche. «Ab- protozoi, virus e batteriofagi.
biamo studiato per dieci anni il perfezionamento del nostro si- «Miliardi di queste molecole altamente ossidanti sono create
stema di purificazione delle superfici. Usiamo una tecnologia di in miliardesimi di secondo, producendo una cascata di reazioni di
nuova generazione che non si basa su filtri o sull’attraversamento ossidazione e diffondendo una fitta rete di molecole, le cosiddette
dell’aria mediante purificatori, ma sulla produzione di una coltre specie reattive dell’ossigeno, reactive oxygen species, o ROS», pro-
di ossidanti ridondanti che sanificano le superfici e l’aria, nonché segue Mastrovito. Sono proprio le ROS a erodere la parete cellula-
eliminano gli inquinanti», spiega Giovanni Mastrovito, fisico con re e della membrana di questi patogeni, distruggendoli. «Nel ca-
specializzazione in nanotecnologie e direttore scientifico di Pure- so dei virus, e anche del SARS-CoV-2, le ROS provocano il collasso
airion. In gergo i ricercatori parlano di «drogare» la superficie di della componente lipidica, lo sfaldamento del doppio strato di fo-
biossido di titano con nichel, rame, argento, oro, rodio, in modo sfopolidi, l’inattivazione di numerose glicopoteine e di quelle che
che, quando la superficie è colpita da raggi UV, in tempo brevissi- si interpongono tra pericapside e capside. In questo modo i radi-

12 Le Scienze 620 aprile 2020


di Letizia Gabaglio

LA SCHEDA - PUREAIRION

Azienda fondata nel 2013


Persone di riferimento: Bruno Spoladore (CEO), Giovanni Mastrovito (direttore scientifico)
Un vagone della metro
Sito: pureairion.com Mail: info@pureaierion.com
di Seoul, in Corea del Sud, viene
sanificato durante l’epidemia Numero di brevetti: n.d.
di coronavirus. Accanto,un Dipendenti-collaboratori: 7 funzionari scientifici per tipo di ambiente; 45 dipendenti in partnership
depuratore d’aria di Pureairion.

cali idrossile, gli anioni superossido, e H2O2 riescono a entrare nel mizzare il flusso d’aria in entrata e in uscita, che permette di area-
virus, danneggiare macroscopicamente l’RNA e alterare la strut- re superfici limitate come una stanza di albergo o grandi spazi co-
tura chimica delle proteine, rendendolo di fatto inattivo», spiega me supermercati o caseifici, e ancora aeroporti.
Mastrovito. «Negli scorsi anni lo abbiamo provato in moltissimi tipi di
aziende diverse e anche in ambienti medico-sanitari, dagli studi
Dalla NASA all’Italia odontoiatrici ai reparti di rianimazione. Così abbiamo ottimizza-
Grazie alla nuova tecnologia viene prodotta una coltre di to la potenza del sistema rispetto ai metri cubi dell’ambiente e al
ossidanti che, sfruttando l’azione di luce e umidità dell’aria, attiva numero di umani che lo abitano», va avanti Mastrovito. Una vol-
la decomposizione delle sostanze organiche e inorganiche nocive: ta messi insieme tutti questi pezzi, Pureairion ha stretto una col-
è un fenomeno assolutamente naturale, simile a quello che si veri- laborazione con Idrobase, azienda sempre di Padova, che ha ini-
fica durante un temporale. Una tempesta perfetta in grado di ren- ziato la industrializzazione del prodotto. Insomma, se è vero che il
Cortesia Pureairion (a destra)

dere priva di odori, respirabile e sana l’aria di grandi spazi chiusi o brevetto è made in USA, tutto il lavoro fatto in Italia per migliorare
semi-chiusi: grazie al lavoro di Pureairion, la tecnologia AHMPP le prestazioni e soprattutto renderle adatte al nuovo uso che se ne
(da fotopromotore molecolare avanzato idratato) – sviluppata dal- voleva fare ha permesso a questo nuovo sistema di purificazione
la NASA per la sua prima missione spaziale e via via migliorata ne- dell’aria di diventare un gioiello di innovazione made in Italy, oggi
gli ultimi dieci anni, anche in Italia dai ricercatori padovani – è venduto e distribuito in tutto il mondo. L’intuizione è necessaria
stata racchiusa dentro un guscio studiato appositamente per otti- ma non sufficiente, a completarla ci vuole perseveranza.

www.lescienze.it Le Scienze 13
Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi

professore ordinario di logica matematica all’Università di Torino


e visiting professor alla Cornell University di Ithaca (New York)

La scuola di Raffaello
In occasione delle celebrazioni di uno dei più grandi
artisti rinascimentali, un’analisi della sua Scuola di Atene

affaello Sanzio, di cui si celebra il 4 sezione di due triangoli equilateri), entro cui

R aprile 2020 il cinquecentenario del-


la morte, è uno dei più rappresen-
tativi tra gli artisti rinascimentali che han-
sta un rettangolo pitagorico (pari a due qua-
drati) con la sua diagonale. Tolomeo è inten-
to a parlare con Zoroastro, ed essi tengono ri-
no lasciato la propria impronta in Vaticano. Il spettivamente in mano un globo terrestre e
pubblico non può purtroppo visitare uno dei uno celeste. Talete è invece riconoscibile dal
suoi capolavori, che sono gli afreschi delle tre bastone che gli servì, secondo la leggenda, a
famose Logge di Rafaello, dipinti su altrettan- misurare con l’ombra l’altezza della Grande
ti piani del Palazzo Apostolico. Le volte del- Piramide.
la seconda loggia, al piano dell’appartamen- Mentre i pochi scienziati in primo piano
to papale, contengono la cosiddetta Bibbia di nella Scuola di Atene lavorano, i molti ilosoi
Raffaello (1518–1519): una serie di 52 quadri, sullo sfondo cianciano a gruppetti. Al centro
quattro per ciascuna delle 13 arcate, che costi- stanno Platone, con le sembianze di Leonar-
tuiscono una sorta di risposta ai 33 quadri di do, e Aristotele: in una sorta di anticipazio-
Michelangelo sulla volta della Cappella Sisti- ne della massima inale della Critica della ra-
na, che li precedono di pochi anni. gion pratica di Immanuel Kant, il primo punta
Sono invece per fortuna aperte al pubblico col dito al cielo stellato sopra di noi, a cui allu-
le quattro Stanze di Rafaello, che fanno parte de il suo Timeo, e il secondo indica con la ma-
dei Musei Vaticani. Nella Stanza della Segna- no rivolta in basso la legge morale dentro di
tura, che ospitava il Tribunale della Santa Se- noi, codiicata nella sua Etica nicomachea. In
de ai tempi del committente Giulio II, si trova un’allegoria del fatto che, come diceva Samuel
la celeberrima Scuola di Atene (1508-1511), nel- Coleridge, «tutti gli uomini nascono platoni-
la quale Raffaello fotografa a modo suo un’i- ci o aristotelici», l’intera composizione ha un
Su richiesta. Dettaglio della Scuola stantanea della ilosoia e della scienza greche. unico punto di fuga, che si situa esattamente
di Atene di Raffaello, con Platone fra i due.
(sinistra) e Aristotele, opera dipinta Scienziati e filosofi
tra il 1508 e il 1511 su committenza Tra gli scienziati Rafaello si limita a com- Tra ritratti e architettura
di papa Giulio II. memorare le igure di Talete, Pitagora, Eucli- Quanto ai pittori, invece, essi nascono raf-
de e Tolomeo. Pochi ma buoni, si potrebbe co- figurativi o geometrici, e la Scuola di Atene
munque dire, e nella Scuola di Atene essi sono esemplifica e coniuga entrambe le tenden-
infatti in primo piano e in grande attività. Pita- ze, nelle sue due metà orizzontali: ritrattistica
gora, per esempio, è intento a scrivere su un l’inferiore, e architettonica la superiore.
libro, mentre un suo allievo mostra ad Aver- Ma così fanno anche innumerevoli altre
roè una lavagnetta con in basso la tetraktys opere, sia dello stesso periodo che dello stes-
(costruita sui numeri 1, 2, 3 e 4), al centro il te- so autore: il famoso Sposalizio della Vergine
tracordo (costituito dagli accordi di unisono, (1504), per esempio, prima tela datata e irma-
Art Media/Print Collector/Getty Images

quarta, quinta e ottava, descritti dai rapporti ta da Raffaello, ispirata all’omonimo e quasi
tra 6, 8, 9 e 12), e in alto la scritta epogdoon, che contemporaneo quadro del Perugino, e con-
indicava il tono pitagorico (descritto dal rap- densata da Lucio Saffaro in La piramide e il
porto tra 8 e 9). tempio (1984), dove degli ediici rimangono so-
Euclide, con le sembianze del Bramante, è lo le proporzioni, e delle igure i volumi stiliz-
attorniato da studenti e chinato a terra per di- zati in rettangoli, quasi a depurare l’opera di
segnare col compasso, su un’altra lavagnetta, Rafaello di tutto quello che era superluo, per
il sigillo di Salomone, o stella di David (inter- far risaltare solo il necessario.

14 Le Scienze 620 aprile 2020


di Telmo Pievani Scienza e filosofia
professore ordinario di filosofia delle scienze biologiche
dell’Università degli Studi di Padova

E si chiamano sapiens
Una fiaba evoluzionistica non a lieto fine
sul rapporto tra la nostra specie e i virus

C’
era una volta un pianeta bellissi- anche di questo gioco, in cui alla fin fine vin-
mo, ricoperto di acqua. Quattro cevano sempre loro. Fu così che il cielo mandò
miliardi di anni fa cominciarono loro una seconda manna: un primate africano
a nuotarci dentro alcune catene di molecole, di grossa taglia che in poche decine di miglia-
che erano capaci di fare copie complementa- ia di anni si diffuse su tutto il pianeta, si molti-
ri di se stesse, poi si staccavano, si replicavano plicò fino a sette miliardi e mezzo di individui,
e assumevano differenti configurazioni spa- costruì metropoli, navi, treni, aerei, e inventò
ziali e funzionali. Quegli stampi autoreplicanti la povertà e la diseguaglianza. Era l’ospite per-
erano fatti con una zuppa di basi azotate: ade- fetto a cui chiedere un passaggio!
nina, guanina, citosina, uracile. Contenevano
un bene prezioso: informazione. Salti continui
Ben presto, il biopolimero a catena orienta- I virus ringraziarono e ricominciarono di
ta chiamato RNA imparò a farsi proteggere da gran lena i loro traffici. Si preoccuparono un Altri salti. Ballerine nella megalopoli
una membrana di proteine da lui stesso cre- po’ quando un certo signor Darwin diede agli cinese di Shanghai danzano con la
ate e a usare i suoi simili come veicolo di tra- altri umani gli strumenti per capire che dove- mascherina in piena epidemia da SARS-
smissione. Semplice e geniale, il tutto in una vano temere quelle creature mutevolissime e CoV-2. Conosciuto più comunemente
capsula lunga un metro diviso dieci milioni di replicanti. Una grande ricercatrice, Rosalind come coronavirus, SARS-CoV-2 ha fatto
volte. Forse i primi esseri quasi-viventi erano Franklin, analizzò le strutture molecolari dei un salto di specie infettando gli esseri
fatti così: somigliavano a piccolissimi virus a virus. I genetisti si accorsero che il 20 per cen- umani e così si è diffuso
RNA. Si moltiplicavano infettandosi tra di loro to del DNA umano era di origine virale. Ma con dalla Cina al resto del mondo.
perché non c’era nessun altro in giro. gran sollievo dei virus, gli umani continuaro-
no a devastare gli ecosistemi, favorendo il con-
Una manna dal cielo tatto con scimmie, roditori, pipistrelli e altri
Poi comparvero batteri e archeobatteri, ospiti-serbatoio che nascondevano i virus in
che instaurarono con i virus una lotta senza sé. Infischiandosene di leggi e biodiversità,
quartiere che dura da tre miliardi e mezzo di continuarono a cacciare e a commerciare ani-
anni. Gli uni e gli altri ebbero quindi un sacco mali selvatici. Poi li ammassarono in luridi
di tempo per sperimentare strategie infettive mercati, dove le bestie in gabbia convivevano
e difese immunitarie, mosse e contromosse, con le carcasse, i liquidi corporei si mescolava-
come prescritto dall’evoluzione per selezio- no, sangue dappertutto, e umani a torso nudo.
ne naturale. I virus si erano quasi annoiati di I virus, entusiasti, fecero un bel po’ di spil-
infettare solo microbi per miliardi di anni, lover, cioè salti di specie, diventando spesso
quando finalmente arrivò una manna dal cie- più cattivi e contagiosi. Era già successo con
lo: gli organismi pluricellulari, un intero zoo la rabbia, con l’AIDS, con Ebola, Marburg, feb-
di nuove creature da sfruttare come mezzi di bre gialla, influenze aviaria e suina, SARS e
diffusione. Così, per 600 milioni di anni, i vi- molti altri. Certi umani, detti scienziati, lo ave-
rus fecero ammalare e morire (ma non subito, vano previsto, era scritto sui libri di testo: si
perché prima devono contagiare altri) le pian- chiama zoonosi. Ma non servì a nulla. Succes-
te e gli animali. Continuarono insomma a fare se ancora. Succederà. Perché c’è il solito mio-
Xinhua/Avalon.red/AGF

il loro elementare, terribile mestiere. pe tran tran da mandare avanti.


Fu persino inventato il sesso, per difender- I virus si fecero una gran risata quando
si da loro, e la corsa agli armamenti ingaggiata seppero che quel borioso mammifero bipede
con i batteri si estese a tutta la biodiversità. Ma aveva avuto la presunzione di chiamarsi Ho-
a lungo andare i virus si stavano annoiando mo sapiens.

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Homo sapiens di Giorgio Manzi

ordinario di paleoantropologia alla Sapienza Università di Roma;


socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei

Una specie molto plastica


Le analisi di reperti ritrovati in Etiopia evidenziano
la variabilità della variante africana di Homo erectus

ei mesi scorsi ci siamo occupati di la tecnologia di Modo 1, documentandone la

N Homo erectus e dell’identità di que-


sta specie umana estinta, restrin-
gendola ai fossili dell’Asia orientale: Giava e
persistenza ben oltre la comparsa del Modo 2.
Mostrano cioè con chiarezza una lunga coesi-
stenza in Africa orientale di manufatti olduva-
Cina, fondamentalmente. Abbiamo cioè parla- iani e acheuleani, fino ad almeno 1,26 milioni
to di Homo erectus «sensu stricto» (come si usa di anni fa, per cui i primi non scompaiono con
dire). Abbiamo ora l’opportunità di estendere l’avvento dei secondi. Tale flessibilità archeo-
il discorso a H. erectus «sensu lato» (s.l.), cioè la logica – e dunque comportamentale – si asso-
variante africana di quelle morfologie del Plei- cia al rinvenimento dei resti fossili di due cra-
stocene che molti di noi preferiscono attribui- ni datati a 1,2 milioni di anni fa (dal sito BSN-12)
re a una diversa specie umana: H. ergaster. e a circa 1,55 milioni di anni fa (dal sito DAN-5),
Ce ne dà l’occasione un articolo compar- che illustrano aspetti interessanti della varia-
so su «Science Advances» riguardante alcu- bilità di H. erectus s.l., alias H. ergaster.
ni fossili umani rinvenuti dal Gona Research
Project: un programma di ricerca, iniziato nel Una morfologia flessibile
1999, che si basa su ricognizioni e scavi nella Il più antico dei due crani (DAN-5/P1) è il
regione Afar in Etiopia, lungo il corso del fiu- più completo: si tratta di una volta cranica (po-
me Awash, a pochi chilometri da Hadar (l’area co più di una «calotta»), ritenuta di sesso fem-
da cui provengono fossili importanti per l’evo- minile, a cui si aggiungono parti della faccia
luzione umana, come la celebre Lucy). (ossa mascellari) e alcuni denti. È un cranio
molto piccolo, con una capacità cranica mo-
Una continuità tecnologica desta (meno di 600 millilitri), con elementi
Il Gona Project ha già dato importanti risul- di gracilità e con caratteri che richiamano al-
tati. Per esempio, alcuni resti di uno dei primi tri fossili africani e quelli del sito georgiano di
ominidi bipedi, Ardipithecus ramidus, di circa Dmanisi (i più antichi extra-africani). L’altro
4,4 milioni di anni fa (affiancatisi alle più no- cranio (BSN-12/P1), verosimilmente maschile,
te scoperte avvenute nella vicina regione del è più frammentario, ma i caratteri visibili ne
Middle Awash), oltre ai numerosi documenti mostrano chiaramente la robustezza e affini-
archeologici di una fase antica del Paleolitico tà con altri reperti, come il quasi contempora-
(Modo 1 o Olduvaiano), compresi fra 2,6 e 2 mi- neo OH-9 da Olduvai, in Tanzania.
lioni di anni fa, e del successivo passaggio a un Che dire di questa variabilità? Gli auto-
Paleolitico più elaborato (Modo 2), con la com- ri dell’articolo mettono in conto sia un cam-
parsa della tecnologia cosiddetta Acheuleana biamento nel tempo sia la possibilità di un
dopo due milioni di anni fa. considerevole dimorfismo sessuale, men-
Notevole anche la descrizione di un baci- tre tendono a escludere l’attribuzione a spe-
no umano femminile adulto di circa 1,7 milioni cie differenti. Propongono anche interessan-
di anni fa (reperto raro, data la fragilità di que- ti considerazioni sulla flessibilità morfologica
sto distretto anatomico), che ha colmato una di questa specie. Almeno in Africa, in effetti,
lacuna di conoscenze sulla morfologia di H. H. erectus s.l., alias H. ergaster, sembra rappre-
erectus s.l., migliorando la nostra comprensio- sentare un’umanità estremamente adattabi-
ne su biologia e significato evolutivo di questa le, nelle caratteristiche morfologiche come in
umanità arcaica. quelle comportamentali. Non è poco, ma (co-
Nel nuovo articolo, i ricercatori riportano me indicano gli stessi autori) viene voglia di
la scoperta di una continuità nel tempo del- saperne di più.

16 Le Scienze 620 aprile 2020


di Amedeo Balbi La finestra di Keplero
professore associato di astronomia e astrofisica
al Dipartimento di fisica dell’Università di Roma Tor Vergata

Lampi enigmatici
I fast radio burst non hanno ancora una spiegazione,
ma le teorie su una loro origine aliena non hanno senso

uando, nel novembre 1967, Jo- L’ultimo esempio, in ordine di tempo,

Q celyn Bell scoprì un segnale ra-


dio periodico proveniente dal cie-
lo, il suo supervisore di dottorato, Antony
è quello del lampo radio denominato FRB
180916, osservato per la prima volta nel 2018
e recentemente identificato come il primo se-
Hewish dell’Università di Cambridge, sugge- gnale periodico del suo genere, con un ciclo
rì che fosse di natura artificiale, un’interfe- di circa 16 giorni. Come nel caso della prima
renza prodotta dall’attività umana. Il segnale pulsar, la regolarità di questo FRB ha stuzzi-
sembrava troppo rapido e regolare per essere cato l’idea che possa trattarsi di un faro di ori-
causato da un fenomeno astrofisico. Ma, dopo gine artificiale. Ma non c’è nessuna ragione
qualche controllo, divenne chiaro che quella di credere che le cose stiano così. E anzi, ag-
pulsazione a intervalli di 1,3 secondi non era di giungerei, una civiltà aliena che volesse co-
origine terrestre, ed era addirittura esterna al municare a grandi distanze la propria presen-
sistema solare, il che voleva dire che era anche za probabilmente lo farebbe in modo un po’
piuttosto potente. Per un po’, fu presa in con- più elaborato piuttosto che attraverso sempli-
siderazione l’idea che potesse essere prodotta ci impulsi regolari, facili da scambiare con un
da una civiltà extraterrestre, tanto che Bell e fenomeno ciclico naturale. È quindi molto più
Hewish la etichettarono scherzosamente co- probabile che dietro i FRB, periodici e non, ci
me LGM-1, dove LGM stava per little green sia qualche nuovo tipo di sorgente astrofisica.
men («piccoli omini verdi»). Ma quale?
Ma di lì a poco fu scoperta un’altra sorgen-
te con caratteristiche molto simili, e in seguito Fuori della Via Lattea
si capì che quei misteriosi segnali regolari era- Al momento non c’è una spiegazione con- Ogni 16 giorni.
no emessi da quelle che divennero note come divisa. Quello che sappiamo è che i segnali so- Il radiotelescopio CHIME nella provincia
pulsar: stelle di neutroni magnetizzate e in ra- no di origine extragalattica, e quindi molto canadese della British Columbia
pidissima rotazione, che emettono uno stretto potenti. A parte il caso periodico appena ci- ha rilevato il primo, e finora unico, lampo
cono di radiazione elettromagnetica, simile al- tato, tutti gli altri lampi radio veloci non mo- radio veloce periodico.
la luce di un faro. Niente omini verdi, quindi, strano particolari regolarità. In effetti, in mol-
ma una nuova classe di oggetti astrofisici, non ti casi si è trattato di emissioni energetiche di
meno affascinanti e sorprendenti. pochi millisecondi che non si sono più ripetu-
te, mentre in altri l’emissione si è ripresentata
Puzzle per astrofisici in modo imprevedibile.
Ricordo ai lettori questa storia perché ha Le ipotesi proposte negli ultimi anni so-
parecchie assonanze con il caso dei cosiddet- no tante: collisioni tra buchi neri o tra stelle
ti fast radio bursts (FRB), i lampi radio veloci di neutroni, magnetar (stelle di neutroni con
scoperti nel 2007 da Duncan Lorimer e David un campo magnetico particolarmente inten-
Narkevic, entrambi dell’University of West so), supernove particolarmente energetiche,
Virginia, mentre rielaboravano proprio vec- oggetti ipotetici come le blitzar (pulsar che
chi cataloghi di pulsar. Da allora, queste mi- collassano in un buco nero), fino a proposte
Cortesia CHIME Collaboration

steriose emissioni fanno spaccare la testa agli esotiche che tirano in ballo la materia oscu-
astrofisici di professione e suscitano curiosi- ra, gli assioni o le stringhe cosmiche. C’è so-
tà tra gli appassionati di cose celesti. Sì, per- lo l’imbarazzo della scelta, e magari c’è anche
ché anche per i FRB, l’idea che possa trattar- qualche idea a cui non abbiamo ancora pensa-
si di segnali prodotti da civiltà aliene di tanto to. Tirare in ballo ET, per quanto possa cattu-
in tanto si affaccia sui mezzi d’informazione. rare la fantasia, è la cosa più pigra da fare.

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News

PLANETOLOGIA

Sotto la faccia nascosta della Luna


Il sottosuolo di questa regione è meno misterioso grazie alla missione Chang’e-4
AFP via Getty Images

18 Le Scienze 620 aprile 2020


Ricerca, tecnologia
e medicina dai laboratori
di tutto il mondo

Viaggio di coppia. Il lander cinese Chang’e-4 sulla faccia nascosta


lunare in una foto scattata dal rover Yutu-2 nella regione nota come bacino
Polo Sud-Aitken. La missione è partita il 7 dicembre 2018 ed è arrivata sul
nostro satellite naturale il 3 maggio 2019.

Uno strato di regolite,


la finissima polvere lunare, spesso
fino a 12 metri. Poi una serie di
strati ricchi di detriti espulsi da
impatti con meteoriti alternati a
strati composti da materiali più
fini. Tutto questo fino a 40 metri
di profondità, oltre i quali il radar a
bordo del mini-rover cinese Yutu-2
non ha la capacità di indagare.
È questa, rilevata per la prima
volta, la stratigrafia del sottosuolo
della regione lunare nota come
bacino Polo Sud-Aitken, localizzata
sulla faccia nascosta e quindi
inaccessibile alla vista dalla Terra.
I dati raccolti nell’ambito della
missione cinese Chang’e-4, la
prima ad aver portato un lander
sull’emisfero lontano della Luna,
sono stati analizzati da un gruppo
di cui fanno parte anche ricercatori
dell’Università degli studi Roma
Tre e dell’Istituto per il rilevamento
elettromagnetico dell’ambiente del
Consiglio nazionale delle ricerche.
I risultati sono stati pubblicati su
«Science Advances».
La faccia nascosta della Luna, con
una crosta spessa, composta da
rocce originarie, vecchie miliardi
di anni, è diversa da quella della
faccia visibile, ben studiata grazie
al programma Apollo, con una
crosta più sottile e caratterizzata
da ampie regioni scure, i mari
lunari, composti da lava basaltica
solidificata proveniente dal
mantello. Chang’e-4 contribuisce
alla comprensione della storia
geologica dell’emisfero lontano, ed
è importante anche per lo studio di
una regione lunare che potrebbe
essere obiettivo di future missioni.
È qui che nel 2008 la sonda
indiana Chandrayaan-1 ha rilevato
la presenza di ghiaccio d’acqua.
Emiliano Ricci

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PLANETOLOGIA

InSight fra martemoti e campi magnetici


Il lander della NASA ha fornito informazioni importanti sull’ambiente marziano

Quando si parla di Marte, sono due le do-


mande che gli scienziati si pongono: se sia
esistita qualche forma di vita sul pianeta
e che tipo di ambiente troveranno i primi
astronauti che ci poseranno piede (perché,
almeno secondo la NASA, non è tanto se,
ma quando). Per quanto la sonda InSight
non sia stata progettata per rispondere a
queste domande, sta comunque produ-
cendo risultati che aiutano a sciogliere im-
portanti nodi sull’ambiente marziano.
Due articoli pubblicati su «Nature Geo-
science» fanno il punto su quanto il lander
della NASA, posatosi su Marte il 26 novem-
bre 2018, ha trovato con le sue osserva-
zioni «in situ». Il primo studio, firmato dal
gruppo guidato da Philippe Lognonné,
dell’Università di Parigi-CNRS, descrive i
risultati ottenuti dal Seismic Experiment
for Interior Structure (SEIS).
Lo strumento, realizzato per effettua-
re misurazioni sismologiche, ha registrato
174 eventi sismici in 235 giorni, osservando Il secondo studio, firmato da Catherine un campo magnetico globale), risulta dieci
la propagazione delle onde sismiche sulla Johnson, dell’Università della British Co- volte più intenso di quanto ipotizzato, con
crosta marziana e nel sottosuolo. Lo studio lumbia a Vancouver, in Canada, e collabo- variazioni temporali legate anche all’in-
di questa attività, a un livello intermedio ratori, analizza le misure effettuate dal lan- terazione con il vento solare, i cui distur-
fra quelli di Terra e Luna, potrebbe portare der sul campo magnetico nel sito di arrivo. bi arrivano sino alla superficie del pianeta.
alla scoperta di magma liquido sul Pianeta La scoperta è che, a livello locale, il cam- Un dato di cui l’equipaggio umano che
Rosso, con importanti conseguenze sulla po magnetico, prodotto da rocce antiche arriverà su Marte dovrà tenere conto.
ricerca di condizioni adatte alle vita. presenti nel sottosuolo (Marte non ha più Emiliano Ricci

Un entanglement chilometrico
C’è un nuovo record per l’entanglement quantistico. A stabilirlo è stato memorie quantistiche due nubi di atomi di rubidio ultrafreddi. Nel
un gruppo di ricercatori cinesi, guidato da Jian-Wei Pan della University primo esperimento le nubi sono state confinate in due stazioni distanti
of Science and Technology of China di Hefei, che è riuscito nell’impresa 22 chilometri e messe in entanglement ciascuna con un singolo fotone
di realizzare la correlazione a distanza, su un cavo a fibra ottica, tra (il quanto di luce): i due fotoni sono stati poi inviati lungo cavi in fibra
memorie quantistiche lontane 50 chilometri: il risultato polverizza il ottica e fatti interferire, in modo da porre a loro volta in entanglement
precedente primato di distanza, pari a circa 1,3 chilometri. Lo studio è le due memorie quantistiche. Successivamente, in una versione
stato pubblicato su «Nature». leggermente modificata dell’esperimento, i ricercatori hanno realizzato
L’entanglement è uno dei fenomeni più bizzarri della meccanica l’entanglement tra le stesse memorie a una distanza di 50 chilometri,
quantistica: si tratta di una correlazione a distanza che può crearsi tra sempre lungo un cavo in fibra ottica.
due sistemi quantistici (per esempio due particelle) opportunamente Un aspetto importante è che le frequenze dei fotoni usati
preparati. Una delle sue applicazioni più interessanti riguarda la nell’esperimento sono dell’ordine di quelle delle telecomunicazioni
Cortesia NASA/JPL-Caltech

possibilità di creare una rete Internet quantistica superveloce e dotata attuali: il risultato di Pan e colleghi è quindi un passo avanti importante
di standard di sicurezza molto elevati, in cui ciascun nodo della rete verso la realizzazione di una Internet quantistica, anche se bisognerà
è posto in entanglement con gli altri. Per farlo su larga scala è però attendere ancora molti anni prima che questo obiettivo possa essere
essenziale riuscire a stabilire la correlazione anche a grandi distanze. raggiunto.
Pan e colleghi hanno messo a punto due esperimenti, usando come Matteo Serra

20 Le Scienze 620 aprile 2020


FISICA
Il doppio volto
Sempre più dentro l’antimateria della forza forte
nelle stelle
Verificata un’altra equivalenza tra idrogeno e anti-idrogeno di neutroni
Da tempo i fisici si
domandano quale sia lo stato
della materia nel nucleo di
una stella di neutroni, dove
si raggiungono densità e
pressioni estreme. Adesso,
una ricerca effettuata da
un gruppo guidato da Or
Hen, del Massachusetts
Institute of Technology (MIT),
ha scoperto che il nucleo
di queste stelle potrebbe
essere ancora composto da
neutroni, invece che da una
zuppa di quark e gluoni,
come finora ipotizzato.
Il motivo, spiegano Hen e
collaboratori in uno studio
pubblicato su «Nature» (con
primo autore Axel Schmidt,
sempre del MIT), sta nel fatto
che, sotto una certa distanza,
la forza forte – che nei nuclei
atomici tiene insieme protoni
e neutroni, noti anche con il
nome collettivo di nucleoni
– subisce una transizione
e smette di essere solo
attrattiva per diventare anche
repulsiva.
I ricercatori hanno analizzato
Spiegare l’asimmetria tra materia e antimate- celle e antiparticelle virtuali, che in questo caso i dati ottenuti da precedenti
ria è una delle sfide più importanti della fisica: interagiscono con l’elettrone dell’atomo, produ- esperimenti con acceleratori
il fatto che l’universo sia costituito quasi total- cendo questa particolare separazione dei livel- di particelle per verificare
mente dalla prima, nonostante il big bang abbia li energetici. il comportamento della
prodotto un’uguale quantità di antimateria, re- L’obiettivo degli scienziati dell’esperimen- forza forte su coppie di
sta ancora un mistero. Un modo per giustificare to ALPHA è stato studiare le caratteristiche del- nucleoni al diminuire della
la sproporzione è verificare l’esistenza di picco- lo spostamento di Lamb in atomi di anti-idro- distanza fra le due particelle.
le differenze nella struttura dell’antimateria ri- geno, confrontandole poi con l’idrogeno, dove Arrivando a distanze minime,
spetto alla materia. In questa direzione si muove questo effetto è stato già studiato sperimental- confrontabili con quelle
la collaborazione ALPHA del CERN di Ginevra, mente con grande precisione. Grazie a tecniche all’interno di una stella di
che ha pubblicato su «Nature» nuovi risulta- sofisticate di spettroscopia laser, i ricercatori so- neutroni, si scopre che i
ti che indagano lo spettro energetico degli ato- no riusciti a «intrappolare» atomi di anti-idroge- neutroni non si fondono tra
mi di anti-idrogeno (la controparte di antimate- no e osservare lo spostamento di Lamb, rilevan- loro, ma restano separati,
Cortesia Maximilien Brice/CERN

ria dell’idrogeno). do un comportamento identico a quello degli animati da un’azione


I ricercatori hanno considerato in particolare atomi di idrogeno. Il risultato pone quindi nuo- repulsiva: la possibile prova
lo «spostamento di Lamb», una piccola differen- vi vincoli alle possibili differenze di comporta- che i nuclei delle stelle di
za di energia tra due stati energetici dell’atomo mento tra materia e antimateria: se queste diffe- neutroni sono più semplici di
di idrogeno: a produrlo sono le fluttuazioni dello renze esistono, servirà cercare in altre direzioni, quanto finora ipotizzato.
spazio vuoto, un fenomeno quantistico per cui si con esperimenti ancora più sensibili. Emiliano Ricci
ha una continua creazione e distruzione di parti- Matteo Serra

www.lescienze.it Le Scienze 21
News

CLIMA
Il metano
Prevedere il riscaldamento di origine
antropica è
I risultati dei modelli climatici si sono dimostrati corretti sottostimato
Quasi tutto il metano
immesso in atmosfera dopo
il 1870 è di origine antropica.
Ed è paradossalmente una
buona notizia, come spiega
uno studio pubblicato su
«Nature». Il metano è il
secondo gas serra per
importanza dopo l’anidride
carbonica (CO2); trattiene il
calore 30 volte di più ma resta
molto meno in atmosfera (in
media nove anni, mentre la
CO2 un secolo).
Finora è stato difficile per
gli scienziati distinguere il
metano naturale da quello
prodotto dalle attività umane,
e quantificarne il contributo
al riscaldamento globale.
Tuttavia gli autori dello studio,
diretto da Benjamin Hmiel
dell’Università di Rochester,
negli Stati Uniti, hanno
analizzato il carbonio-14
(un isotopo del carbonio)
nell’aria rimasta intrappolata
in «carote» di ghiaccio
antico della Groenlandia.
Dall’analisi è emerso che gran
parte del metano liberato in
I modelli climatici globali sono oggi lo strumen- scenari forniti ai modelli per l’andamento futuro atmosfera a partire dalla metà
to più efficace per mettere in relazione i cambia- delle forzanti, in particolare di quelle di origine dell’Ottocento deriva dall’uso
menti del clima sulla Terra con quelle che posso- umana, o antropiche. di combustibili fossili.
no essere le loro cause, le cosiddette «forzanti» In altre parole, i risultati di un modello po- Ne consegue che gli
del clima, siano esse naturali o di origine umana. trebbero essere sbagliati solo perché il model- studi precedenti hanno
A partire dagli anni settanta si sono cominciati a lo stesso ha considerato scenari futuri diver- ampiamente sottostimato
usare modelli, prima piuttosto semplici, poi via si da quelli che poi si sono avverati nella realtà. il nostro contributo alle
via più sofisticati, per prevedere l’andamento del Tenendo conto anche di questo fattore, Hausfa- emissioni, che va aumentato
clima nel futuro. Oggi, a distanza di alcuni decen- ther e colleghi hanno trovato che 14 modelli su 17 del 25 o addirittura del 40 per
ni, possiamo vedere retrospettivamente se han- hanno previsto in modo corretto la futura tem- cento, mentre quello naturale
no avuto successo oppure no. È quanto hanno peratura globale, due l’hanno sovrastimata e va ridotto di dieci volte.
fatto Zeke Hausfather, dell’Università di Califor- uno l’ha sottostimata. Questo rende il contenimento
nia a Berkeley, e collaboratori in uno studio pub- In sostanza, i modelli del clima, che oggi stan- delle emissioni di metano un
blicato su «Geophysical Research Letters». no diventando sempre più perfezionati e ci per- obiettivo possibile in tempi
I ricercatori hanno confrontato 17 previsioni mettono di effettuare stime anche per i cambia- brevi. E i benefici, nella lotta
passate di temperatura media globale con quel- menti climatici alla scala di singole regioni del ai cambiamenti climatici,
lo che è avvenuto in realtà nei decenni seguen- globo, mostrano la loro validità nelle stime glo- potrebbero essere superiori
Boogich/iStock

ti. Nel far questo, però, bisogna tener presente bali della temperatura futura fin dagli albori del al previsto.
che i risultati dei modelli non dipendono soltan- loro sviluppo. Eugenio Melotti
to dalla bontà dei modelli stessi, ma anche dagli Antonello Pasini

22 Le Scienze 620 aprile 2020


SCIENZE DELLA TERRA

Materie prime che diventeranno un tesoro


Sono ben 23 le materie prime minerarie la cui disponibilità è già critica

Dal cobalto delle batterie ricaricabili al tellurio delle celle fotovol-


taiche passando per le terre rare usate nei magneti permanenti:
sulla spinta delle nuove tecnologie, nel prossimo decennio alcune
materie prime minerarie diverranno richiestissime.
Già da qualche anno, la concentrazione di alcuni elementi in un
numero limitato di paesi ha reso il loro accesso strategico, dotan-
do i fornitori di un’influenza considerevole sui prezzi e sulla di-
sponibilità delle materie prime. Inoltre, le tensioni commerciali
e l’instabilità geopolitica di alcune regioni minacciano la stabilità
dei mercati. Nell’adempimento di un ordine esecutivo del 2017, l’e-
cologo industriale Nedal Nassar e colleghi dell’United States Geo-
logical Survey (USGS) hanno modellato il rischio di approvvigio-
namento a breve termine nel settore manifatturiero statunitense.
L’analisi, pubblicata su «Science Advances», si basa sulle ten-
denze del decennio 2007-2016 di 52 materie prime minerarie non
combustibili. I ricercatori hanno calcolato il rischio di approvvi-
gionamento come media di tre indicatori: potenziale interruzione
dell’offerta complessiva, interruzioni dell’offerta estera e vulnera-
bilità economica in caso di interruzione. Tra gli elementi conside-
rati, la disponibilità di 23 è risultata critica.
Le materie prime di gran lunga più a rischio sono gli elemen-
ti chimici del cosiddetto gruppo delle terre rare, la cui estrazione
dipende, per la quasi totalità, dalla Cina. Tuttavia, a destare pre-
occupazione è anche la disponibilità di cobalto, niobio, tantalio,
tungsteno nonché quella degli elementi del gruppo del platino.
I ricercatori suggeriscono che il rischio di approvvigionamento
può essere mitigato tramite la riduzione di uno qualsiasi degli in-
dicatori, per esempio diversificando la fornitura oppure ottimiz-
zando l’efficienza dei processi produttivi.
Davide Michielin

Sintetizzato un parente stretto del vaiolo umano


Tre anni fa scoppiò un putiferio, oggi invece Vaccinia. Ma stavolta nessuno ha reagito, anche per chi ha problemi immunitari. È
è calma piatta. Nel 2017 il virologo David lamenta sul «Bulletin of Atomic Scientists» difficile che finanziatori e autorità siano
Evans, della Università dell’Alberta, in Canada, Gregory Koblentz, esperto di biodifesa alla interessati a sviluppare il vaccino di Tonix.»
aveva ricreato il virus estinto del vaiolo equino George Mason University di Fairfax, negli Stati Il rischio, rimarcato dal silenzio odierno, è che
con tecniche di biologia sintetica, a partire Uniti. la ricerca su questi virus sia normalizzata e
da sequenze di DNA ordinate per posta. «Hanno ignorato le preoccupazioni di molti legittimata e si crei una rete di esperti che la
Scatenando grandi polemiche fra gli esperti esperti», scrive Koblentz. «A differenza di persegue. Fabbricare il vaiolo sarebbe alla
di biosicurezza, perché il vaiolo equino è molte ricerche ambivalenti, qui nessun portata di molti, avendo il DNA. E le norme
innocuo per l’essere umano, ma la ricetta per beneficio bilancia i rischi. Secondo Tonix, attuali non impediscono a molti produttori di
fabbricarlo sarebbe utilizzabile da chi volesse il vaiolo equino permetterebbe di produrre vendere le sequenze del vaiolo a chiunque.
ricostruire il vaiolo umano, oggi eliminato, e vaccini migliori contro quello umano. Ma già «Così, il prossimo comunicato potrebbe
non sembrava quindi il caso di renderla nota. allora era una tesi debole, e lo è ancor più annunciare che una società senza scrupoli,
Ora l’azienda statunitense che aveva oggi. Intanto perché Vaccinia è già disponibile uno Stato o un gruppo terroristico hanno
John Cancalosi/AGF

finanziato Evans, Tonix Pharmaceuticals, ha e sintetizzarlo era inutile. E poi perché è reintrodotto il vaiolo nel mondo», conclude
reso noto di averlo rifatto: ha sintetizzato un stato appena approvato un nuovo vaccino, Koblentz.
altro parente stretto del vaiolo umano, il virus JYNNEOS, più sicuro dei precedenti e indicato Giovanni Sabato

www.lescienze.it Le Scienze 23
News

Diminuire i fertilizzanti
Il trucco degli senza ridurre la resa del riso
spermatozoi
Nella coltivazione del riso, la relazione tra
per una prole fertilizzanti e resa agricola è nota da tempo: in
sana numerose varietà ad alto rendimento, il nume-
ro di germogli della singola pianta dipende dal-
Perché gli spermatozoi la quantità di azoto fornito. Ma i meccanismi mo-
esprimono un numero di geni lecolari rimangono sfuggenti. Le piante non lo
di gran lunga superiore a assumono in maniera efficiente e dunque ne-
quello di tutte le altre cellule? cessitano di grandi quantità di fertilizzanti inor-
Il motivo, suggerisce una ganici, altamente impattanti per l’ambiente, per
ricerca pubblicata su «Cell», raggiungere il massimo potenziale di resa.
è che in questo modo Uno studio pubblicato su «Science», e coor-
garantiscono l’integrità del dinato da Kun Wu dell’Istituto di genetica e bio-
messaggio genetico da logia dello sviluppo dell’Accademia cinese delle
trasmettere alla generazione scienze, getta nuova luce su questo legame, sug-
successiva. gerendo la possibilità di sviluppare varietà di ri-
Grazie a un’analisi del so meno dipendenti dai fertilizzanti. I ricercato-
rapporto tra frequenza di ri hanno individuato un fattore di trascrizione
trascrizione (ovvero della prima sconosciuto, chiamato NGR5, che rego-
conversione di DNA in RNA) la i geni che guidano la germinazione della pian-
e tasso di mutazione negli ta. La disponibilità di azoto guida l’espressione
spermatozoi, Itai Yanai del di NGR5, che a sua volta reprime diversi geni ini-
NYU Langone Health, un bitori della crescita che sono comuni nei risi in-
centro di ricerca medica trodotti nella Rivoluzione verde. Secondo gli au-
affiliato alla New York tori dello studio, indurre un aumento dei livelli
University, e colleghi hanno di NGR5 permetterebbe di ridurre il ricorso ai
dimostrato che il 90 per cento fertilizzanti senza intaccare significativamente
del genoma delle cellule la resa del riso. (DaMi)
germinali maschili recluta
il macchinario molecolare
incaricato di riparare gli errori Rosetta e la cometa «camaleonte»
sul DNA tutte le volte che
viene trascritto, abbassando I cicli di sublimazione dell’acqua portano il nucleo cometario e la chioma a cambiare alternativamente
così la probabilità di colore. A osservare questo fenomeno è stato lo spettrometro infrarosso VIRTIS, progettato e realizzato in
trasmettere mutazioni Italia, montato a bordo della sonda Rosetta dell’Agenzia spazial e europea, che per due anni, da agosto
potenzialmente dannose. Il 2014 a settembre 2016, ha studiato la cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko nel suo percorso orbitale,
restante dieci per cento del prima di avvicinamento al Sole, poi di allontanamento. In uno studio pubblicato su «Nature», il gruppo

georgeclerk/iStock (riso); ESA/ATG medialab; ESA/Rosetta/Navcam (cometa e sonda)


genoma (a cui appartengono guidato da Gianrico Filacchione, dell’Istituto nazionale di astrofisica di Roma, ha mostrato che, quando la
geni del sistema immunitario) cometa è ancora lontana dal Sole, il nucleo coperto di polveri appare rosso, ma quando, avvicinandosi al
viene trascritto raramente perielio, cioè il punto della sua orbita più vicino alla nostra stella, il ghiaccio inizia a sublimare spazzando via
durante la spermatogenesi le polveri e mostrando il ghiaccio fresco sottostante, diventa blu. L’inverso accade invece per la chioma che
e difatti, avendo meno avvolge il nucleo, che da blu, quando è ricca di particelle ghiacciate, via via che la cometa si avvicina al Sole
possibilità di essere corretto, diventa rossa per la maggiore presenza di grani di materiale organico. In allontanamento, la cometa torna
ha un tasso di mutazione poi allo stato precedente. La scoperta evidenzia per la prima volta l’esistenza di una correlazione fra quanto
elevato. accade nel nucleo cometario e nella polvere della chioma. (EmRi)
Questi risultati propendono
per un ruolo della frequenza
di trascrizione genica analogo
a quello svolto dalla selezione
naturale in funzione della
sopravvivenza: se è alta, aiuta
a preservare la stabilità del
patrimonio genetico; se è
bassa, ne favorisce invece la
diversità. (SaMo)

24 Le Scienze
Nuovi antibiotici Sciami di robot
dall’intelligenza artificiale per le auto del futuro Il parassita
che vive senza
L’hanno chiamata halicina, da HAL, il compu- Affinché possano diffondersi in modo capillare,
ter di 2001: Odissea nello spazio. È il primo anti- le automobili a guida autonoma devono poter-
bisogno
biotico scoperto da un algoritmo di intelligen- si muovere nel traffico in modo fluido e sicuro. di respirare
za artificiale, e attivo ad ampio spettro anche su Una capacità garantita, secondo scienziati della
batteri difficili da trattare come Mycobacterium Northwestern University che lo hanno messo a Quando Dorothée Huchon,
tuberculosis, o un ceppo di Acinetobacter bau- punto, dal primo «algoritmo decentralizzato» ca- biologa molecolare
mannii resistente agli antibiotici. Lo presenta su pace di prevenire incidenti e ingorghi. L’algorit- dell’Università di Tel Aviv,
«Cell» James Collins, specialista di biologia sin- mo, testato su uno sciame di 1024 robot virtuali ha sequenziato il genoma
tetica al Massachusetts Institute of Technology. e in laboratorio su 100 robot reali, richiede al- di Henneguya salminicola,
L’intelligenza artificiale aveva già aiutato al- le macchine di muoversi per formare figure ge- un parassita che vive nei
cune fasi della ricerca di antibiotici. Ma è la pri- ometriche predeterminate e poi ne governa i muscoli di alcune specie di
ma volta che un algoritmo addestrato su 2300 movimenti per completare gli obiettivi in tempi trote e salmoni, pensava di
molecole con proprietà antibatteriche note, im- brevissimi, inferiori al minuto. aver commesso un errore:
para a riconoscerne gli aspetti rilevanti per que- Ne spiega il funzionamento Michael Rubin- non c’era traccia di DNA
ste proprietà, e senza istruzioni umane scansio- stein, il ricercatore che ha effettuato lo studio, dal mitocondrio, l’organello
na milioni di molecole per individuare quelle pubblicato sulla rivista «IEEE Transactions on cellulare che brucia ossigeno
potenzialmente antibatteriche. I test sui topi di Robotics»: «Abbiamo optato per un controllo de- per produrre energia.
alcune molecole selezionate hanno mostrato che centralizzato, cioè condiviso in cloud tra tutte le Poi le indagini al microscopio
una, l’halicina, è in effetti un potente antibioti- macchine e non installato su ciascuna di esse o hanno confermato l’assenza
co, diverso rispetto a quelli noti per struttura e su un singolo robot scelto come capobranco. Un di materiale genetico al di
meccanismo, che dovrà ora essere sperimentato approccio che mette al riparo da eventuali difet- fuori del nucleo.
nell’essere umano. Altre otto molecole sono inol- tosità e che fa muovere tutti i robot come se fos- H. salminicola, scrivono
tre promettenti e saranno studiate. La tecnica sero un unico organismo». Nelle dimostrazione, Huchon e colleghi sulla rivista
che sfrutta l’intelligenza artificiale supera il bias infatti, i piccoli automi usati hanno sempre por- «Proceedings of the National
umano per cui di solito si cercano antibiotici si- tato a termine il loro compito, anche quando al- Academy of Sciences», è
mili a quelli noti, e potrà servire anche per altre cuni di essi sono stati danneggiati intenzional- l’unico animale pluricellulare
classi di farmaci. (GiSa) mente dagli autori dello studio. (RiOl) conosciuto a non respirare.
È probabile che il parassita
abbia perso mitocondri
La desertificazione procede a tappe brusche funzionali (mantenerli
«costa» energia) come
Le terre aride sono molto vulnerabili al adattamento alla vita in
cambiamento climatico e al degrado del ambienti anossici: c’è poco
suolo. Nei prossimi decenni queste regioni, ossigeno nei muscoli dei
che rappresentano circa il 45 per cento della pesci e dove vive l’altro suo
superficie terrestre, diverranno ancora più ospite, forse un verme della
secche, compromettendo servizi ecosistemici famiglia dei Naididae.
essenziali alla sopravvivenza di oltre 2,5 miliardi Secondo gli autori dello
di persone. Per capirne la risposta agli scenari studio, la perdita di DNA
climatici futuri, Miguel Berdugo dell’Università di mitocondriale è un evento
Alicante, in Spagna, e colleghi, hanno analizzato, recente nella storia evolutiva
per oltre 50.000 località del globo, 20 variabili di H. salminicola, che è
che riassumono caratteristiche della loro struttura imparentato alla lontana con
ecologica come la capacità di regolare il clima coralli, meduse e anemoni,
locale o la fornitura di cibo per il bestiame. resta però da capire come
I risultati, pubblicati su «Science», dimostrano facciano le sue cellule a
che la desertificazione è scandita da tre soglie produrre energia. Forse la
ecologiche brusche oltre cui si verificano «rubano» agli ospiti, oppure
mutamenti drastici. Ogni soglia è caratterizzata da si affidano ad altre reazioni
un forte calo della produttività delle piante, della metaboliche. Tuttavia
fertilità del suolo, della copertura vegetale e della sarà difficile scoprirlo: per
ricchezza di specie. Secondo i ricercatori, entro la ora, nessuno è riuscito ad
darksite/iStock

fine del secolo più del 20 per cento della superficie allevare questo parassita in
terrestre supererà almeno una delle soglie. (DaMi) laboratorio. (MaSa)

www.lescienze.it Le Scienze 25
PALEOANTROPOLOGIA

Fantasmi
del passato
Popolazioni umane estinte e sconosciute si
aggirano come spettri genetici nel nostro DNA
e rendono ancora più plurale e diversificata
l’umanità di decine di migliaia di anni fa

di Anna Meldolesi

S
i chiamano ghost population, ovvero po-
polazioni fantasma, e sono i nostri ante-
nati ipotetici che si aggirano nella lette-
ratura scientifica, aspettando di entrare
ufficialmente nella famiglia umana. Pos-
siamo immaginarceli come spettri genetici senza un vol-
to e senza un nome. Echi del passato che risuonano nel
DNA delle donne e degli uomini contemporanei. Per cat-
turarli, i ghost-buster della paleoantropologia usano trap-
pole di natura statistica. Elaborano modelli dei genomi
attuali e antichi nelle diverse aree geografiche, verifica-
no somiglianze e differenze, aspettative e incongruenze,
per identificare i contributi genetici noti e ignoti che at-
traverso migrazioni e incroci possono aver concorso a fa-
re di noi ciò che siamo.

26 Le Scienze
Senza volto e senza nome.
Nella galleria degli ominidi
del passato con cui si sono incrociati
i nostri antenati ci sarebbero
anche specie fantasma, ancora
senza volto e senza nome.

Illustrazione di Mauro Cutrona


Anna Meldolesi è una giornalista scientifica. Il suo ultimo libro è E l’uomo
creò l’uomo. CRISPR e la rivoluzione dell’editing genomico (Bollati
Boringhieri, 2017). Scrive per il «Corriere della Sera» e cura CRISPeR
Mania, un blog dedicato agli sviluppi delle nuove biotecnologie.

Una piccola avanguardia di ricercatori ricorre addirittura all’in- DNA umano attuale e poi catturato grazie al ritrovamento di un
telligenza artificiale per andare a caccia di oscuri antenati. Poi, fossile in Siberia, è quello di Mal’ta. Il gruppo diretto da Reich si è
quando ne viene avvistato uno nuovo, monta l’attesa per scovarne trovato di fronte a un rebus, usando il cosiddetto test delle quattro
le tracce materiali. Solo se si trova un fossile il cui paleoDNA cor- popolazioni, che permette di confrontare le lettere del DNA situate
risponde alle previsioni su una popolazione fantasma si può dire nella stessa posizione in quattro genomi per cercare di ricostruir-
che il fantasma è stato catturato. ne i rapporti di parentela, e poi il test delle tre popolazioni, che ser-
Con gli uomini di Neanderthal non è andata così. Gli studi di ve a studiare le mescolanze tra i gruppi in esame.
anatomia e archeologia hanno preceduto di gran lunga la gene- Come racconta il genetista statunitense nel libro Chi siamo e co-
tica. Dalla scoperta del primo esemplare in Germania, nel 1856, a me siamo arrivati fin qui, il suo laboratorio stava testando l’ipote-
oggi, la collezione di fossili è andata crescendo fino a comprender- si largamente accettata per cui nativi americani e asiatici orientali
ne diverse centinaia. Abbiamo avuto tutto il tempo per scrutarli siano popolazioni sorelle, discese da un ramo ancestrale comune
in volto e meravigliarci delle loro arcate sopraorbitarie sporgen- che si era già separato dagli antenati di europei e africani subsa-
ti. Ne abbiamo apprezzato la grande capacità cranica e ne abbiamo hariani. I test statistici hanno però messo in evidenza una strana
misurato la corporatura massiccia. Abbiamo rico- connessione tra gli odierni abitanti dell’Europa
struito i loro comportamenti sulla base dei reper- I denisoviani settentrionale e i nativi americani. Per far tornare
ti archeologici, fino a convincerci che erano capa- i conti, Reich e colleghi hanno proposto che oltre
ci di pensiero simbolico. Il sequenziamento del
possono essere 15.000 anni fa nella parte settentrionale dell’Eu-
primo genoma nucleare neanderthaliano al Max- considerati rasia vivesse una popolazione oggi estinta, che
Planck-Institut für evolutionäre Anthropologie non è la principale popolazione ancestrale di chi
di Lipsia diretto da Svante Pääbo, in collaborazio- quasi-fantasmi, attualmente abita la regione e si è incrociata sia
ne con David Reich, della Harvard Medical Scho- fatti di paleo- con gli antenati degli europei sia con gli antenati
ol, Montgomery Slatkin, dell’Università della Ca- dei nativi americani. Possiamo chiamarli «antichi
lifornia a Berkeley, e altri ancora, è arrivato solo DNA e poco più eurasiatici del nord». Una parte di questa popola-
dieci anni fa, e con esso la scoperta che questi an- zione è migrata a est percorrendo la Siberia e ha
tichi uomini si sono incrociati con Homo sapiens, probabilmente contribuito al gruppo che attraversando lo stretto di Bering ha po-
in più di un luogo e in svariate occasioni. Il risultato è che in media polato le Americhe. Un’altra parte è migrata verso ovest e ha con-
negli uomini e nelle donne che vivono oggi fuori dall’Africa è pre- tribuito al mix europeo.
sente circa il 2 per cento di DNA neanderthaliano. «Quando l’abbiamo ipotizzato, erano un fantasma: una popola-
zione la cui passata esistenza può essere dedotta da una ricostru-
La cattura di un fantasma zione statistica ma non esiste più in forma non mescolata», spie-
I denisoviani sono l’altro gruppo umano a cui abbiamo dovu- ga il genetista. Anche se non hanno lasciato discendenti «puri», gli
to far posto nell’album della famiglia di H. sapiens e, in confronto, antichi eurasiatici del nord hanno avuto grande successo. «Se met-
sono decisamente più misteriosi. Al momento dobbiamo accon- tiamo insieme tutto il materiale genetico che hanno passato alle
tentarci di pochi frammenti ossei rinvenuti nel 2008 sui Monti Al- popolazioni odierne, hanno un peso equivalente a centinaia di mi-
tai, in Siberia, tra cui una falange miracolosamente provvista di un lioni di genomi», calcola Reich. A conti fatti, oltre la metà della po-
genoma in ottime condizioni, che è stato studiato ancora una vol- polazione mondiale deve a questo ignoto gruppo una percentuale
ta da Pääbo insieme a Reich, Slatkin e altri ancora. Denisova, dun- del genoma compresa fra il 5 e il 40 per cento.
que, può essere considerato un quasi-fantasma, fatto di paleoDNA La conferma è arrivata nel 2013, quando Eske Willerslev, del-
e poco più. Un genoma ancora in cerca di un fossile completo. Del- l’Università di Copenaghen, e colleghi hanno pubblicato la se-
le sue fattezze si sa poco, a parte le ragguardevoli dimensioni dei quenza del DNA estratto dalle ossa di un ragazzo vissuto nella
molari. Sappiamo però che devono essersi mescolati anche loro Siberia centrale circa 24.000 anni fa. Il genoma di Mal’ta è molto
con la nostra specie, perché tracce di DNA denisoviano si trova- affine a europei e nativi americani e poco ai siberiani odierni, co-
no nelle popolazioni asiatiche contemporanee e raggiungono ad- me nelle previsioni di Reich, ed è considerato il prototipo degli an-
dirittura il 3-6 per cento in Nuova Guinea. tichi eurasiatici del nord. Il DNA antico, dunque, ha fatto luce su
Il primo fantasma vero e proprio, avvistato statisticamente nel vicende preistoriche che il DNA odierno aveva lasciato intravede-

IN BREVE

Nei nostri genomi sono presenti tracce di antiche passato, da modelli di genomi antichi e attuali, dibattuta l’esistenza di fantasmi nei genomi attuali
popolazioni umane estinte, ancora senza volto e e da metodi statistici applicati ai dati ottenuti. di popolazioni asiatiche e australo-papuane.
senza nome. Il primo fantasma avvistato è una popolazione Un aumento del numero di campioni di DNA e
Queste popolazioni fantasma emergono dallo eurasiatica settentrionale. Altri studi indicano una paleoDNA provenienti da Africa e Asia potrebbe
studio del DNA umano di oggi e del remoto popolazione fantasma in Africa occidentale, ed è riservare ulteriori sorprese.

28 Le Scienze 620 aprile 2020


UNA NUOVA VISIONE

Un reticolo
di relazioni
L’analisi di genomi antichi prelevati da fossili suggerisce
che nel remoto passato le diverse specie umane che
abitavano la Terra si sarebbero conosciute intimamente.
Una conseguenza di questi incontri è che l’immagine
che riesce a catturare meglio le relazioni tra queste
specie non è quella dell’albero, ma del reticolo. Per
esempio, circa 100.000 anni fa una piccola popolazione
di Neanderthal che si stava spostando dall’Europa
all’Asia si sarebbe incrociata con una primissima ondata
di Homo sapiens in uscita dall’Africa (1). Tra 50.000 e
60.000 anni fa, altri rappresentanti della nostra specie
e di quella dei Neanderthal si sarebbero incrociati in
Medio Oriente, incontro ripetuto circa 40.000 anni fa in
Romania (2). Un altro incrocio è avvenuto in Asia oltre
50.000 anni fa tra sapiens e denisoviani (3). Questi
ultimi avrebbero incontrato anche i Neanderthal, sempre
in Asia (4), e una popolazione fantasma (5).

re in modo più sfocato. Lo spettro genetico ha trovato un corpo e no l’analogia con i cespugli mostra i suoi limiti. I rami non parto-
ha indicato la via per nuove scoperte. no solo in tutte le direzioni, ma tornano indietro e si riuniscono ai
Iosif Lazaridis, postdoc della Harvard Medical School, stava fusti. Se i popoli si separano e si allontanano, ma poi tornano a in-
cercando di decifrare la preistoria dell’Europa confrontando il contrarsi e a mescolarsi, allora l’immagine che riesce a catturare
DNA dei suoi abitanti antichi e odierni, e ancora una volta i dati meglio le loro relazioni è un reticolo. I misteriosi denisoviani, per
suggerivano relazioni più complesse di una struttura classica ad esempio, hanno loro stessi un antenato enigmatico. Nel genoma
albero. Inserendo anche il genoma di Mal’ta nel test delle quat- del quasi-fantasma, dunque, si annida uno spettro genetico.
tro popolazioni si è convinto dell’esistenza di un’altra popolazio- Dal momento che neanderthaliani e denisoviani sono genetica-
ne fantasma. Questi ipotetici eurasiatici sono detti «basali» perché mente più vicini tra loro di quanto non lo siano agli uomini mo-
si sono separati precocemente da H. sapiens poco dopo l’uscita derni, ci si aspetterebbe che siano equidistanti rispetto agli odier-
dall’Africa, avvenuta circa 60.000 anni fa, e prima ni africani subsahariani, che non hanno ricevuto
delle divergenze che hanno portato alla compar- È chiaro che il DNA di questi gruppi arcaici incontrati dai no-
sa di altre popolazioni. Si presentano dunque co- stri antenati in Europa e in Asia. Reich e Slatkin,
me la divisione più profonda nella radiazione dei la storia delle invece, hanno scoperto che chi oggi vive a sud
gruppi non africani. Secondo Reich, hanno con-
tribuito per circa un quarto al DNA di europei e
popolazioni non del Sahara è un po’ più affine a Neanderthal che
a Denisova. Segno che deve esserci stata un’al-
mediorientali odierni. «Molti sono d’accordo con può più essere tra mescolanza non ancora scoperta nei fossi-
lui, e penso che la sua ipotesi sia plausibile. Ma li. La spiegazione proposta è che i denisoviani si
rappresentata
Illustrazione di Danilo Sossi; fonte: Evidence Mounts for Interbreeding Bonanza

per essere completamente convinto vorrei vede- siano incrociati con una popolazione profonda-
in Ancient Human Species, di Callaway E., in «Nature», 17 febbraio 2016

re sequenze eurasiatiche basali senza segni di me-


scolamento con Neanderthal», ci dice Slatkin.
con l’analogia di mente divergente che si era separata dagli ante-
nati comuni a H. sapiens, Neanderthal e Deniso-
Per ora questa prova regina manca e possiamo semplici alberi va molto prima che questi si separassero gli uni
basarci solo su echi genetici lasciati in altri cam- dagli altri. Possiamo chiamarli «umani super-ar-
pioni. Sono emerse somiglianze genetiche con gli antichi caccia- caici». Confrontando con i test statistici il DNA africano moderno,
tori-raccoglitori iraniani e con sei fossili israeliani, di cui nel 2016 neanderthaliano e denisoviano, i ricercatori hanno stimato che
Reich ha pubblicato il DNA. Sono sei natufiani, un popolo che abi- questa popolazione sconosciuta si è separata dal ramo che ha por-
tava circa 14.000 anni fa nel Vicino Oriente, noto per aver abban- tato agli uomini moderni circa un milione di anni fa, contribuendo
donato la vita nomade in favore di insediamenti permanenti, pur per il 3-6 per cento al genoma di Denisova.
continuando a praticare caccia e raccolta. «Nessuno ha ancora rac-
colto DNA antico dagli eurasiatici basali. Trovare un simile cam- Noi e i Neanderthal
pione è un Santo Graal nel campo del paleoDNA, come lo era tro- Ma torniamo alle introgressioni arcaiche, anziché super-ar-
vare quello degli antichi eurasiatici del nord prima della scoperta caiche, nel genoma di H. sapiens, a cominciare da quella meglio
di Mal’ta», scrive Reich. documentata. Quando gli uomini anatomicamente moderni usci-
Quel che appare sempre più evidente è che la storia delle popo- ti dall’Africa sono arrivati in Europa, oltre 40.000 anni fa, il con-
lazioni non può essere rappresentata con semplici alberi, e persi- tinente era ancora abitato dai Neanderthal. Ma se si considerano

www.lescienze.it Le Scienze 29
NUOVI INCONTRI
dimensioni e distribuzione geografica delle sequenze neandertha-
liane nel genoma delle popolazioni attuali sembra probabile che
l’incontro più importante, ai fini dell’introgressione genetica, cioè Altri ignoti
il passaggio di geni da un gruppo all’altro, sia avvenuto prima (cir-
ca 50.000 anni fa) e altrove (in Medio Oriente e in Asia centrale), del remoto passato
quando qualche gruppo di Neanderthal si è avventurato fuori dal
vecchio continente. Tempi e luoghi sono stati ricostruiti studian-
do la presenza delle sequenze neanderthaliane prima negli esseri
umani attuali e poi in esemplari di H. sapiens antichi. Poiché il DNA
viene rimescolato a ogni generazione, la lunghezza delle sequenze
neanderthaliane presenti in H. sapiens funziona come un orologio.
Ci sono prove di scambi avvenuti anche in Europa, ma le popo-
lazioni risultanti sono state per lo più sostituite da genti arrivate
successivamente. In particolare Reich ha analizzato il DNA di uno
scheletro rinvenuto in Romania, già sospettato di essere un ibrido
tra H. sapiens e Neanderthal per le sue fattezze anatomiche. Il fos-
sile di Oase ha circa 40.000 anni e l’organizzazione del suo genoma
suggerisce che abbia avuto un antenato neanderthaliano distante
non più di sei generazioni. Il suo contenuto neanderthaliano si as-
sesta sul 6-9 per cento, molto più di chi abita oggi in Europa. La po-
polazione di Oase però potrebbe essersi estinta senza lasciare di-
scendenti, sostituita da altri H. sapiens che avevano acquisito la
loro componente neanderthaliana in Medio Oriente. La fonte più
probabile del piccolo Neanderthal che ci portiamo dentro resta ex-
tra-europea. Se la traccia neanderthaliana nel nostro genoma arri-
va solo al 2 per cento, forse è perché i due gruppi umani erano al li-
mite della compatibilità genetica, forse perché le differenze sociali La caccia alle popolazioni fantasma è un settore promettente. Un’a-
hanno limitato il numero degli accoppiamenti. nalisi di dati disponibili avrebbe rilevato incroci avvenuti tra 55.000 e
La scarsità di sequenze neanderthaliane in corrispondenza del 50.000 anni fa tra popolazioni di Homo sapiens e altri gruppi uma-
cromosoma X potrebbe indicare che la selezione naturale ha ope- ni estinti. La prima ibridazione sarebbe avvenuta tra nostri antenati
rato per rimuovere i fattori genetici che contribuivano a una ri- e una popolazione fantasma EH1 (1), e sarebbe di poco successiva
dotta fecondità degli ibridi, perché nei mammiferi questi fatto- nello spazio e nel tempo a un nostro incrocio con i Neanderthal (N)
ri sono concentrati proprio nel cromosoma X. Resta da spiegare in Eurasia occidentale. Spostandosi verso est, tra Asia orientale e Su-
anche perché il DNA mitocondriale, trasmesso lungo la linea ma- dest asiatico si sarebbero verificati tre incroci di nostri antenati con

Illustrazione di Danilo Sossi; fonte: Using Hominin Introgression to Trace Modern Human Dispersals, di Teixeira J.C. e
terna, racconti una storia diversa da quello del nucleo della cellu- denisoviani (2,3,4), e con un’altra popolazione fantasma EH2 (5). In

Cooper A., in «Proceedings of the National Academy of Sciences», Vol. 116, n. 31, pp. 15327-15332, 30 luglio 2019
la, che invece racchiude i contributi dei due genitori. Il minuscolo nero, le popolazioni umane attuali nelle rispettive aree di residenza.
genoma contenuto nei mitocondri, organelli cellulari fondamenta-
li, traccia un confine netto tra i due gruppi umani, tanto che, se non
avessimo altre informazioni, saremmo portati a concludere che giunge la studiosa, coautrice di due libri sul tema. Allora forse è
i Neanderthal non sono nostri antenati. Il grande genoma del nu- meglio parlare di Neanderthal anziché di Homo neanderthalensis
cleo conferma che noi H. sapiens discendiamo dall’espansione de- o Homo sapiens neanderthalensis, e di Denisova anziché di Homo
gli uomini anatomicamente moderni che si sono evoluti in Africa altaiensis, l’etichetta tassonomica proposta da una minoranza di
300.000 anni fa, ma ha svelato anche che successivamente abbia- specialisti per i fossili dei Monti Altai. L’analisi del DNA suggerisce
mo conosciuto in modo intimo i Neanderthal. Le donne che han- che l’introgressione del DNA denisoviano nell’umanità odierna
no potuto trasmettere fino a noi il proprio DNA mitocondriale sono sia avvenuta in due momenti principali a partire da due gruppi di-
poche, e forse è un caso che le varianti neanderthaliane siano an- stinti. I Denisova possono essere considerati una categoria molto
date perdute. O forse le coppie miste erano composte più spesso da ampia e variegata, presente in un raggio esteso dalla Siberia al pla-
maschi neanderthaliani e femmine di H. sapiens che non viceversa. teau tibetano. In essa confluiscono i denisoviani-siberiani, gli au-
stralo-denisoviani e probabilmente altre varianti non ancora iden-
Famiglie allargate tificate. Molto clamore ha suscitato nel 2018 la pubblicazione del
«I geni non scattano solo una fotografia statica della nostra ri- genoma di un ibrido di prima generazione, una ragazza con mam-
stretta famiglia. Raccontano una storia dinamica fatta di migrazio- ma Neanderthal e papà Denisova, vissuta circa 90.000 anni fa sui
ni, incontri, adattamenti ai patogeni e all’ambiente», commenta Monti Altai. «Forse dovremmo considerare anche i Neanderthal
Silvana Condemi, paleoantropologa dell’Università di Aix-Mar- come una parte della grande famiglia Denisova», ragiona Reich.
seille. Ormai risulta difficile persino definire nettamente i con- Secondo uno studio del 2019 pubblicato su «Nature Commu-
torni del nostro nucleo familiare, tracciando confini precisi tra i nications» da Oscar Lao del Barcelona Institute of Science and
gruppi umani e continuando a considerarli specie diverse come Technology e colleghi, il segnale che emerge dai dati relativi alle
se non si fossero mai incrociati. «Quando il DNA indica divergen- popolazioni asiatiche e australo-papuane suggerisce un incrocio
ze, resta da capire se si tratti di specie diverse o di variabilità uma- degli uomini anatomicamente moderni con un gruppo di ominidi,
na. Finora la genetica non ci ha spiegato che cos’è una specie», ag- indicati come EH1. Questo «extinct hominid 1» potrebbe essere un

30 Le Scienze 620 aprile 2020


cugino di Neanderthal e Denisova. Sempre nel 2019, sui «Procee- ma fino a poche decine di migliaia di anni fa l’umanità era deci-
dings of the National Academy of Sciences» João Teixeira e Alan samente plurale e diversificata. Oltre ai gruppi di cui abbiamo già
Cooper, entrambi dell’Università di Adelaide, in Australia, in un parlato, Neanderthal e Denisova, c’erano i piccoli «hobbit» dell’i-
altro studio sugli attuali abitanti dell’isola indonesiana di Flores sola di Flores, in Indonesia, ma anche gli uomini trovati recente-
suggeriscono il possibile contributo di un altro fantasma geneti- mente a Luzon, nelle Filippine, abili ad arrampicarsi sugli albe-
co indicato come EH2, ma è presto per sbilanciarsi. «Non ritengo ri come certi lontani ominidi. Entrambi sono sopravvissuti fino
che vi sia un consenso a favore dell’idea che una terza popolazio- all’arrivo degli uomini anatomicamente moderni nell’area, circa
ne arcaica [oltre a Neanderthal e Denisova, N.d.R.] si sia mescolata 50.000 anni fa. Dopo essere stata oscurata a lungo dalla culla afri-
con gli uomini moderni dopo l’uscita dall’Africa», ci dice Slatkin. cana, insomma, l’Asia è tornata al centro dei riflettori come crogio-
Il metodo usato nel lavoro uscito su «Nature Communications», lo dell’umanità. «Il DNA di H. floresiensis potrebbe dare risultati
comunque, merita attenzione. I ricercatori hanno usato il deep le- sorprendenti», ci dice Slatkin.
arning per far emergere dal rumore anche i più flebili segnali sta-
tistici. L’intelligenza artificiale (IA) si sta facendo largo in tutte le Dall’Africa all’Asia, e ritorno
scienze della vita, genomica compresa, perché aiuta a individua- Degli oltre 500 campioni antichi che hanno avuto il DNA
re pattern negli insiemi complessi di dati. Nel caso della paleoan- sequenziato finora, quasi il 90 per cento viene dall’Eurasia occi-
tropologia, però, non ci sono valanghe di dati con cui allenare gli dentale. Molto, insomma, resta da scoprire. Ma la Cina ha ormai
algoritmi, dunque i ricercatori fanno simulazioni. Combinano in i suoi laboratori specializzati in paleoDNA e l’India segue l’esem-
molti modi diversi i dettagli demografici relativi alle popolazio- pio. Gli specialisti occidentali a cui finora era stato negato l’acces-
ni ancestrali e producono una grande quantità di so ai reperti di questi paesi, quindi, si aspettano
scenari. Da qui vengono generati genomi simulati Ormai è difficile l’arrivo di molti nuovi dati. Per quanto riguarda
per le odierne popolazioni, su cui impostare l’alle- l’Africa, dove il contributo neanderthaliano è sta-
namento. Infine l’intelligenza artificiale interpre-
persino definire to minimo, è probabile che siano avvenuti rime-
ta i dati genomici reali. Ma non rischiamo di scam- nettamente scolamenti con altri ominidi arcaici.
biare artefatti statistici per eventi biologici reali? «Penso che la questione più seria sia se gli an-
Slatkin è cauto sulle potenzialità dell’approc- i contorni tenati di alcune popolazioni africane si siano me-
cio. «L’intelligenza artificiale ha molto successo del nostro scolati con un altro gruppo di ominidi. Ci sono
quando c’è un training set di dimensioni adegua- prove a favore di questa ipotesi e molti credono
te. Il riconoscimento di formazioni tumorali a fi- nucleo familiare che sia vera, ma non abbiamo ancora prove pa-
ni diagnostici è un classico esempio di buon uso ragonabili a quelle degli incroci avvenuti fuo-
dell’IA. Il problema con l’evoluzione umana è che non c’è un trai- ri dall’Africa con Neanderthal e Denisova», sostiene Slatkin. Ap-
ning set, perché esiste un’unica storia», ci spiega lo specialista di pare convincente, in particolare, il lavoro pubblicato nel febbraio
Berkeley. «Per applicarla alla genomica evoluzionistica sono sta- 2020 su «Science Advances» da Arun Durvasula e Sriram Sankara-
ti generati training set dalle simulazioni al computer, ma non c’è raman, dell’Università della California a Los Angeles. Analizzando
modo di sapere quanto siano buone queste simulazioni come mo- il DNA di persone originarie dell’Africa occidentale, i ricercatori
delli della storia umana». La conclusione di Slatkin è che «l’intelli- hanno trovato misteriose e sostanziose tracce genetiche arcaiche
genza artificiale sarà uno strumento utile per generare ipotesi, ma che suggeriscono il contributo di una popolazione non ancora
queste ipotesi dovranno essere testate in altri modi». Anche il giu- identificata vissuta in Africa circa mezzo milione di anni fa.
dizio di Reich è in chiaroscuro. «Il deep learning e l’intelligenza Quanto sarà difficile trovare conferme? Nonostante i gran-
artificiale sono strumenti straordinariamente potenti, e sono sicu- di progressi nelle tecniche di isolamento, sequenziamento e in-
ro che prima o poi, magari in un futuro non troppo lontano, avran- terpretazione del DNA, secondo Slatkin «le condizioni di con-
no un impatto importante sugli studi genetici della storia umana», servazione per i fossili in gran parte dell’Africa sono scadenti e il
premette il cacciatore di popolazioni fantasma rispondendo alle recupero di sequenze da fossili molto antichi è improbabile. Ma
nostre domande. certamente le sequenze arcaiche africane potrebbero produrre
«Allo stesso tempo, le analisi genetiche della storia umana so- molte sorprese». Compreso qualche fantasma. Q
no una delle aree in cui questi metodi, per quanto ne so, non han-
no portato a risultati che non potevano essere ottenuti con ap-
PER APPROFONDIRE
procci basati su modelli espliciti», continua Reich. La ragione è
che, secondo il genetista, abbiamo una comprensione molto pre- Using Hominin Introgression to Trace Modern Human Dispersals. Teixeira J.C.
cisa di come la storia delle popolazioni influenza i pattern gene- e Cooper A., in «Proceedings of the National Academy of Sciences», Vol. 116,
tici analizzati in questi lavori. Perciò, per affrontare un problema n. 31, pp. 15327-15332, 30 luglio 2019.
come l’introgressione arcaica si potrebbero semplicemente testa- Approximate Bayesian Computation with Deep Learning Supports a Third
re i modelli alternativi con i metodi convenzionali senza passare Archaic Introgression in Asia and Oceania. Mondal M., Bertranpetit J. e Lao O.,
per la «scatola nera» del deep learning. La conclusione dello spe- in «Nature Communications», Vol. 10, articolo numero 246, 16 gennaio 2019.
cialista è che «i risultati dello studio sono interessanti ma non mi Evidence Mounts for Interbreeding Bonanza in Ancient Human Species.
convincono, anche perché ci sono sottili distorsioni in questo tipo Callaway E., in «Nature», 17 febbraio 2016. doi:10.1038/nature.2016.19394.
di dati che potrebbero essere scambiate per segnali di introgres- Recovering Signals of Ghost Archaic Introgression in African Populations.
sione arcaica». Una volta identificato il segnale, avrebbero potuto Durvasula A. e Sankararaman S., in «Science Advances», Vol. 6, n. 7,
cercare conferme, ma questo supplemento di indagine non com- eaax5097, 12 febbraio 2020.
pare nel lavoro pubblicato. Chi siamo e come siamo arrivati fin qui. Reich D., Raffaello Cortina, Milano, 2019.
Riassumendo: oggi esiste un’unica specie umana sulla Terra, Noi siamo sapiens. Condemi S. e Savatier F., Bollati Boringhieri, Torino, 2019.

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Illustrazione di Andrea Ucini
FISICA

L’esperimento
delle tre
fenditure
Una versione aggiornata di un classico esperimento chiarisce
nuovi aspetti della meccanica quantistica e apre
la strada a un’innovativa strategia per il calcolo quantistico

di Urbasi Sinha

“T
utto il mistero della meccanica quantistica» è con-
tenuto nell’esperimento della doppia fenditura,
secondo una nota affermazione del premio No-
bel Richard Feynman. In questo fondamentale
esperimento, proposto per la prima volta nel 1801
dall’eclettico scienziato britannico Thomas Young, un fascio di fotoni – particelle
di luce – è rivolto verso una parete in cui sono state praticate due fenditure.
Quando la luce raggiunge uno schermo al di là della pa- le onde che attraversano le due fenditure interferiscono
rete, produce una caratteristica «figura di interferenza»: tra loro, a volte sommando la luce e a volte annullandola.
bande di luce alternate a bande buie. Questa figura si ottie- Quando Young effettuò l’esperimento, con un allestimen-
ne solo se i fotoni si comportano come onde anziché come to un po’ diverso, sembrò chiaro che la luce fosse un’onda,
particelle puntiformi, in modo che le creste e i ventri del- non una particella.

IN BREVE

L’esperimento della «doppia fenditura» Di recente sono state considerate anche nel calcolo quantistico. Offre la
ha rivelato che luce e materia sono sia varianti dell’esperimento con tre fenditure possibilità di generare bit quantistici
particelle che onde e ha dimostrato il anziché due. La modifica ha rivelato nuovi tridimensionali (anziché gli usuali qubit
principio di sovrapposizione: le particelle dettagli su come si debba calcolare la bidimensionali), che potrebbero aiutare
possono trovarsi simultaneamente in più sovrapposizione in questa situazione. a ingrandire i computer quantistici fino a
stati e posizioni. L’esperimento a tripla fenditura è utile dimensioni utili.

Le Scienze 33
Urbasi Sinha è una fisica del Raman Research COME FUNZIONA
Institute di Bangalore, in India, e membro affiliato
dell’Institute for Quantum Computing di Waterloo,
in Canada, e del Center for Quantum Information Esperimenti
and Quantum Control dell’Università di Toronto.
La sua ricerca riguarda l’informazione quantistica
sperimentale e l’informatica quantistica.
sulle fenditure
Il famoso esperimento della doppia fenditura ha fissato due dei principi
fondamentali della teoria quantistica: la dualità onda-particella – il con-
cetto che materia e luce sono sia particelle sia onde – e la sovrapposi-
O no? Nei secoli successivi, in esperimenti in cui i ricercatori zione, l’idea che le particelle possano trovarsi contemporaneamente in
hanno fatto in modo che fosse emesso un fotone alla volta verso più stati e posizioni. Più di recente sono state provate varianti dell’esperi-
la parete, è stata osservata curiosamente la stessa figura di interfe- mento con tre fenditure anziché due, aprendo la porta a nuove possibili-
renza, come se una singola particella interferisse con sé stessa. An- tà in ambito teorico e in quello tecnologico.
cora più strano, se si dispone un rivelatore accanto alle fenditure
per registrare quale fenditura attraversa ogni particella, la figura ABC dell’interferenza
di interferenza scompare e al suo posto sullo schermo si ottengono Le particelle che attraversano le fessure si espandono come onde.
due linee luminose, ovvero quello che ci si aspetterebbe se si aves- Dove le creste di due onde colpiscono lo schermo nello stesso punto,
se a che fare con particelle puntiformi, non onde: è come se l’atto si sommano. Dove si incontrano una cresta e un ventre, si annullano,
della misurazione cambiasse la natura delle particelle. formando una «figura di interferenza» in cui si alternano luce e
Ancora oggi l’esperimento della doppia fenditura, con la sua in- oscurità.
trinseca semplicità, è uno dei più enigmatici. È stato ripetuto mol- Parete con
te volte, con particelle sia di luce sia di materia, ed evidenzia la le fenditure (dall’alto)
fondamentale stranezza della meccanica quantistica: luce e ma- Luce
teria sono sia particelle che onde, un concetto noto come duali-
tà onda-particella. Mostra anche il principio di sovrapposizione:
le particelle possono trovarsi simultaneamente in più stati e pure
in più punti. Nell’esperimento della doppia fenditura le particel-
le non devono attraversare una fenditura o l’altra: affinché si ve- Cresta Ventre
rifichi l’interferenza, ogni particella deve attraversarle entrambe.
Per quanto famoso, questo esperimento non è stato anco- Interferenza costruttiva
ra esplorato fino in fondo. Di recente il mio gruppo del laborato-
rio Quantum Information and Computing del Raman Research
Institute di Bangalore, in India, ha allestito esperimenti di «tripla
fenditura» nella gamma di lunghezze d’onda delle microonde: an-
ziché due fessure ne usiamo tre. È una variante apparentemente Interferenza distruttiva
semplice, ma ha conseguenze profonde. Dal punto di vista teori-
co, i nostri studi sulla tripla fenditura hanno chiarito come si ap-
plica il principio di sovrapposizione in questa situazione e hanno
rivelato nuove sottigliezze alla base del fenomeno.
La nostra architettura a tripla fenditura offre anche interessan-
ti possibilità nel campo emergente dell’informatica quantistica. I
computer quantistici promettono calcoli precedentemente intrat-
tabili, se riusciremo a costruirli sfruttando la potenza della fisica l’ampiezza di probabilità che la particella si trovi in un particola-
quantistica. Una delle difficoltà centrali nell’informatica quanti- re stato.
stica consiste nel trovare un modo per aumentare il numero di bit La nostra ricerca ha però rivelato un difetto nel modo in cui i
contenuti in un computer quantistico, i cosiddetti qubit, senza di- fisici hanno tradizionalmente affrontato i calcoli dell’equazione
struggere la sovrapposizione che permette ai qubit di trovarsi con- d’onda nel caso dell’esperimento della doppia fenditura. Pensia-
temporaneamente in due stati e che è la chiave per ottenere enor- mo all’esperimento classico e chiamiamo le due fenditure rispetti-
mi incrementi nella velocità di elaborazione. Mentre la maggior vamente A e B. Denotiamo con sA le soluzioni all’equazione d’on-
parte degli addetti ai lavori sta lavorando per aumentare il numero da che descrive una particella in questo sistema quando è aperta
di qubit in un sistema, il mio laboratorio sta provando un approc- la fenditura A e sB quando è aperta la fenditura B. Che cosa suc-
cio alternativo, meno esplorato: usare «qudit» di dimensione supe- cede quando sono aperte entrambe? È pratica comune nei libri di
riore anziché qubit bidimensionali. Usando il sistema a tripla fen- testo chiamare la soluzione sA + sB, per rappresentare il fatto che
Illustrazioni di Nick Bockelman

ditura, possiamo creare qudit tridimensionali chiamati qutrit. la particella si trova in uno stato di sovrapposizione in cui passa
attraverso entrambe le fenditure; questa è effettivamente un’ap-
Il principio di sovrapposizione plicazione del principio di sovrapposizione, ma è incompleta. Il
La teoria quantistica descrive le particelle fondamentali non motivo è semplice: la situazione con due fessure aperte contem-
solo come onde fisiche, ma anche in quanto determinate dalla co- poraneamente non è uguale alla combinazione di quelle con le
siddetta «equazione d’onda». Le soluzioni di questa equazione, fessure aperte separatamente. Quando sono aperte insieme, sap-
che possono essere indicate con a lettera greca psi, s, esprimono piamo che una particella in qualche modo attraversa entrambe e

34 Le Scienze 620 aprile 2020


Figura di interferenza Luce in Parete con Figura di
arrivo le fenditure interferenza
(dall’alto)
Schermo

Posizione
Parete con due fenditure

Sorgente
luminosa

Bassa Alta
Intensità della luce

Parete con tre fenditure

Figure con due e tre fenditure


Quando in un esperimento si usano tre fenditure anziché due, si misura
una diversa figura di interferenza. Studiando questo nuova configurazione
un gruppo di ricerca ha scoperto un difetto nel modo tradizionale in cui
viene applicato il principio di sovrapposizione. Questo tipo di esperimenti
offre anche possibilità per il calcolo quantistico.

interagisce con sé stessa, e non possiamo rappresentare queste in- Lavoro su esperimenti con una tripla fenditura da più di die-
terazioni semplicemente sommando le due soluzioni. ci anni. Nel 2010 i miei colleghi e io abbiamo pubblicato i nostri
Alcuni scienziati avevano già suggerito che fosse necessario un primi risultati in un articolo su «Science». Poi, nel 2014, con il mio
termine correttivo per rendere corrette le nostre equazioni. Que- gruppo di ricerca abbiamo iniziato a effettuare nuove prove del
sta quantità è chiamata «parametro di Sorkin» perché era stata nostro esperimento con la tripla fenditura usando le microonde
prevista nel 1994 dal fisico Rafael Sorkin della Syracuse University all’osservatorio astronomico di Gauribidanur, nello Stato del Kar-
di New York. La maggior parte dei ricercatori riteneva però che nataka, in India. In realtà abbiamo portato avanti il nostro proget-
questo termine fosse così piccolo da essere trascurabile; e in effet- to all’aperto, in una tenda vicino a campi di mais. Sebbene la si-
ti sappiamo che non può essere troppo grande, altrimenti lo si sa- stemazione possa sembrare strana per un esperimento di fisica di
rebbe osservato molto prima. Tuttavia, il nostro esperimento con precisione, il mais fornisce un buon assorbimento per le micro-
la tripla fenditura ha dimostrato che questo termine esiste e che onde vaganti che avrebbero potuto interferire con le nostre mi-
non è sempre abbastanza piccolo da poterlo ignorare. L’uso di tre surazioni; aiutava anche il fatto di non aver a che fare con pareti o
o più fenditure ci fornisce un banco di prova naturale per questo attrezzature nei dintorni, che potrebbero riflettere le onde. Inol-
termine di correzione perché possiamo misurare una grandezza tre la nostra posizione isolata era scarsamente raggiunta dalla re-
(il parametro di Sorkin) che sarà zero se il termine correttivo non te per telefoni cellulari – un altro vantaggio nell’evitare la conta-
esiste e diversa da zero se esiste. Nel caso delle due fenditure que- minazione – e abbiamo potuto effettuare il nostro esperimento su
sto termine si somma a qualcosa che è già diverso da zero, e quin- una scala assai ampia.
di è meno evidente. La nostra configurazione usava due antenne a tromba: una per

www.lescienze.it Le Scienze 35
emettere fotoni nelle microonde e una per rilevarli. Tra le due c’e- posizione e svolgere una certa classe di operazioni a velocità espo-
ra una lastra con tre fessure, ognuna larga 10 centimetri, a distan- nenzialmente superiori rispetto a un computer classico.
za di 13 centimetri l’una dall’altra. Rimanendo fedeli allo stile dei Per raggiungere questo obiettivo, però, ci serve un numero ra-
primi esperimenti sulle fenditure, abbiamo messo il rivelatore su gionevolmente elevato di qubit, sicuramente più di due. Un nu-
una guida che si poteva spostare per misurare le diverse figure mero a cui attualmente stanno puntando in molti è n = 50, che of-
di interferenza in funzione della posizione del rivelatore. In que- fre molte interessanti possibilità per gli algoritmi quantistici. Con
sto modo abbiamo scoperto che la figura di interferenza misura- 50 qubit abbiamo 250 possibili stati a disposizione per le operazio-
ta non corrispondeva alla soluzione approssimata dell’equazione ni quantistiche. Di recente Google ha affermato di aver raggiunto
d’onda data da sA + sB, mentre corrispondeva a quella che inclu- questo traguardo riuscendo a implementare un calcolo di campio-
deva il parametro di Sorkin diverso da zero. Abbiamo anche usa- namento casuale su un processore quantistico a 54 qubit. Arriva-
to un materiale di blocco per ostruire lo spazio tra le fessure, im- re a un gran numero di qubit, tuttavia, è più facile a dirsi che a far-
pedendo di fatto ai fotoni di muoversi tra l’una e l’altra e interagire si. Più qubit mettiamo insieme, maggiori sono le probabilità che
con le fessure vicine. Così facendo abbiamo osservato che il valo- perdano la loro speciale abilità quantistica di sovrapposizione e
re del parametro di Sorkin cambiava con la dimensione del blocco, di conseguenza ricadano in normali bit classici. Questo accade
dimostrando che misura effettivamente le interazioni tra le fendi- quando un qubit interagisce con l’ambiente esterno e perde «coe-
ture e che varia a seconda del livello di interazione. Questa osser- renza». Quando cerchiamo di porre più qubit in una sovrapposi-
vazione conferma che il termine correttivo che abbiamo misurato zione coerente, diventa sempre più difficile mantenere a lungo
non era un errore sistematico del nostro esperimento, ma proprio questo stato. È un po’ come far stare un certo numero di persone
quello che stavamo cercando. in una stanza per una festa: se abbiamo dieci persone in una stan-
La nostra è stata la prima convalida definitiva del parametro di za di 10 metri quadrati, c’è abbastanza spazio affinché coesistano
Sorkin come termine correttivo del principio di sovrapposizione senza invadere reciprocamente lo spazio altrui. Se portiamo il nu-
nel dominio classico delle microonde. I risultati, pubblicati a giu- mero di persone a 30 inizia un certo affollamento, che porta a una
gno 2018 sul «New Journal of Physics», hanno già portato ad alcu- generale perdita di convivenza pacifica. La stessa cosa accade con
ne modifiche ai libri di testo e hanno cambiato alcune idee di ba- i qubit.
se della fisica fondamentale. Potrebbero anche avere effetti sul Un’alternativa alla normale strategia è aumentare la dimensio-
lavoro che si svolge in ambito astronomico e astrofisico per stu- ne di ogni bit quantistico, anziché cercare di far entrare più qubit
diare i segnali dell’universo primordiale. Spesso queste ricerche nello stesso spazio. Per capire perché sia di aiuto, torniamo a un
usano schiere di antenne radio a una certa distanza l’una dall’altra. problema di matematica elementare:
In genere i dati ricevuti dalle diverse antenne vengono sommati,
ma ora che sappiamo che la soluzione dell’equazione d’onda non Quanto vale 23? La risposta è, ovviamente, 8 (2 × 2 × 2 = 8).
è semplicemente la somma delle singole soluzioni potrebbe es- Ora, quanto vale 32? La risposta qui è 9 (3 × 3 = 9).
sere necessario aggiornare alcuni calcoli con il parametro di Sor-
kin corretto. Le nostre scoperte contribuiranno forse a sviluppare Questi risultati sono dello stesso ordine di grandezza, e anche
modelli di errore migliori per queste osservazioni. abbastanza simili. Quindi, se invece di tre qubit usassimo due qu-
trit, ovvero bit quantistici tridimensionali, avremmo accesso a un
Qutrit quantistici numero simile di possibili stati. E allora, invece di provare ad au-
Il nostro esperimento è interessante non solo dal punto di vi- mentare l’esponente, perché non proviamo a cambiare la base? Se
sta teorico ma anche, potenzialmente, dal punto di vista pratico. aumentiamo il numero di stati di base ci serviranno meno bit per
In particolare, speriamo di usare il nostro procedimento a tripla raggiungere lo stesso obiettivo. Questo approccio definisce la ri-
fenditura per aiutare a progettare nuovi strumenti per il calcolo cerca sui sistemi quantistici di dimensione superiore.
quantistico. La nostra strategia ha anche un altro vantaggio: non siamo più
I computer quantistici sfruttano fenomeni quantistici come la vincolati dal codice binario. Pensiamo al risultato di una partita di
sovrapposizione per rendere possibili calcoli molto più rapidi di calcio: pensiamo a due risultati possibili, «vittoria» e «sconfitta»,
quelli delle macchine classiche. Pensiamo a un bit di un computer che si possono specificare usando due stati, e quindi in un mon-
tradizionale come a un interruttore della luce: può essere «acce- do quantistico è sufficiente un qubit. Ma se aggiungiamo altri due
so» o «spento» (e corrispondere a un valore di 1 o 0, rispettivamen- possibili risultati, per esempio «pareggio» e «partita interrotta», un
te, in codice binario). Nel mondo quantistico, invece, un interrut- qubit non è sufficiente per descrivere il risultato: ce ne servireb-
tore non deve essere acceso o spento: può essere entrambi. In un bero due. Ma se avessimo un sistema a quattro stati ne basterebbe
qubit definiamo uno stato che ha una probabilità finita di essere uno solo. Un sistema così sarebbe un «ququad».
nello stato «acceso» e nello stato «spento» allo stesso tempo. Que- I sistemi quantistici di dimensione superiore, o sistemi qudit,
sta combinazione di entrambi gli stati con una certa probabilità di possono quindi racchiudere più informazioni in un numero mi-
ciascuno è l’essenza della sovrapposizione. nore di sistemi. È stato dimostrato teoricamente che per i compu-
I due stati che contribuiscono allo stato di sovrapposizione so- ter quantistici questo offre un vantaggio in un ambito ben preci-
no chiamati stati di base. Un normale qubit ha due stati di base, e so, e cioè la creazione di comunicazioni a prova di intercettazione
quindi con n qubit si ha accesso a 2n stati possibili. Pertanto, con mediante la cosiddetta distribuzione a chiave quantistica (quan-
due qubit, ci sono 22 = 4 stati possibili. Mentre per n bit classici si tum key distribution, QKD). In questo metodo le due parti gene-
presenta una sola delle 2n possibilità dello stato, per n bit quanti- rano una «chiave» segreta condivisa che solo loro possono usare
ci possono coesistere tutte le 2n possibilità. La potenza del calco- per decodificare i messaggi. Se è possibile aumentare la dimensio-
lo quantistico deriva da algoritmi quantistici abilmente progettati ne dei bit quantistici aumentando il numero di stati di base, il ri-
e che durante l’elaborazione possono sfruttare lo stato di sovrap- sultato è una chiave più resistente a certi tipi di attacchi. Oltre al-

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APPLICAZIONI POTENZIALI
la possibilità di una maggiore sicurezza nella distribuzione delle
chiavi, i qudit promettono anche una maggiore casualità nella ge-
Dalle fessure ai qutrit nerazione di numeri veramente casuali, un’altra possibile applica-
zione dei computer quantistici.
al calcolo quantistico Nonostante questi pregi, i sistemi basati sui qudit hanno alcu-
ne controindicazioni. È difficile trovare sistemi fisici stabili in cui
I computer quantistici promettono elaborazioni più veloci rispetto al- tutti gli stati di base siano ugualmente facili da raggiungere. Un si-
le macchine classiche. La maggior parte dei bit quantistici, detti qubit, stema potrebbe per esempio tendere verso il suo stato di energia
hanno due possibili stati (stati base), come i bit tradizionali, mentre più bassa, lo stato fondamentale, e i calcoli risultanti potrebbero
può essere vantaggioso usare bit quantistici con tre o più stati base. esserne condizionati. Un secondo ostacolo è semplicemente che
questa linea di ricerca è più recente dei qubit e così sono stati svi-
Generare un qutrit usando un singolo fotone luppati meno algoritmi e strumenti per i qudit. Sebbene ci sia an-
Quando un fotone (una particella di luce) procede verso le fenditure, ha cora molto da fare, il numero stesso di problemi aperti rende que-
la stessa probabilità di attraversarne una qualsiasi. Una particella classica sta area di ricerca entusiasmante e ricca di potenzialità.
ne attraverserebbe una sola, ma una quantistica può di fatto attraversarle
tutte e tre, assumendo uno stato di sovrapposizione delle tre posizioni Verso un computer quantistico
simultaneamente: il fotone si può usare come «qutrit» con tre stati base.
Allora, come si passa dal nostro semplice esperimento con la
tripla fenditura a un sistema di qutrit funzionante? Il primo passo
è generare singoli fotoni.
Fotone Iniziamo con un fascio laser molto intenso, che orientiamo ver-
so uno speciale materiale cristallino. In certe condizioni, circa un
A fotone ogni 108-1010 si divide in due fotoni di energia inferiore in
Sovrapposizione un fenomeno chiamato «conversione». I fotoni «figli» appaiono
B delle tre
possibilità sempre in coppia. Ne misuriamo uno usando un rivelatore di sin-
C goli fotoni, e questa misurazione annuncia la presenza dell’altro
Parete con le fenditure
(dall’alto)
fotone perché sappiamo che sono stati prodotti simultaneamen-
te. Possiamo quindi usare il secondo fotone per gli esperimenti.
Nel lavoro del nostro gruppo abbiamo manipolato le caratteri-
Calcolo quantistico con i qutrit stiche del fotone «madre» per essere certi che quelle dei fotoni fi-
Per avere un computer quantistico con un certo numero totale di stati gli fossero uguali. Il fotone madre è diretto verso tre fenditure e il
possibili abbiamo bisogno di meno qutrit rispetto ai qubit bidimensionali. suo profilo spaziale imita quindi il profilo della tripla fenditura. I
Questa proprietà è vantaggiosa perché più sono i bit in un computer fotoni figli, a loro volta, mantengono questo profilo. Il fotone entra
quantistico, più è probabile che perda le sue proprietà quantistiche. in una sovrapposizione che ci dà un qutrit «contenitore» i cui tre
stati base sono le posizioni delle tre fenditure.
Questo qutrit che abbiamo creato è però molto lontano da quel-
lo che serve per un computer quantistico. Dovremmo usare il no-
stro sistema di fessure per generare numerosi qutrit e poi inserir-
li in un’architettura formata da porte logiche in grado di usarli per
fare calcoli. Quest’area è al centro dell’attuale lavoro del mio grup-
po. Dobbiamo progettare gli elementi ottici specifici necessari per
queste manipolazioni e quindi miniaturizzare il tutto in modo che
possa costituire un sistema di calcolo funzionante.
La tripla fenditura rappresenta quindi lo yin e lo yang della ri-
cerca fisica: fondamentale e applicata. La nostra ricerca sul prin-
BIT QUBIT QUTRIT cipio di sovrapposizione e il primo termine correttivo misurato
Il bit di un Anche un bit Un qutrit ha tre stati
computer classico quantistico ha due base e fornisce un
indaga i concetti fondamentali della fisica. Al contempo, i qudit
ha due stati stati base, ma può numero totale di a tripla fenditura rappresentano un’impresa tecnologica nel pro-
base, come un trovarsi in entrambi stati possibili pari gresso verso il calcolo quantistico e le comunicazioni quantistiche
interruttore della simultaneamente. a 3n. Per esempio, a dimensione superiore. Questo esperimento fisico, il più famoso
luce. Può trovarsi Il numero totale di due qutrit ne danno
fra tutti, continua a offrire nuove idee e possibilità. Q
solo nell’uno o stati è 2n, dove n è 32 = 9.
nell’altro. Con il numero di qubit.
due bit abbiamo Due qubit danno
quattro stati 22 = 4 stati. PER APPROFONDIRE
possibili.
Ruling Out Multi-Order Interference in Quantum Mechanics. Sinha U. e altri,
in «Science», Vol. 329, pp. 418-421, 23 luglio 2010.
Measuring the Deviation from the Superposition Principle in Interference
Experiments. Rengaraj G. e altri, in «New Journal of Physics», Vol. 20, pp. 1-19,
giugno 2018.
La dualità di materia e luce. Englert B.-G., Scully M.O. e Walther H.,
in «Le Scienze» n. 318, febbraio 1995.

www.lescienze.it Le Scienze 37
STORIA DELLA MEDICINA
Edward Jenner esegue
la sua prima vaccinazione

La scoperta
contro il vaiolo su James Phipps,
un bambino di otto anni, il 14
maggio 1796, per attivare una
difesa immunitaria completa
contro la malattia. Olio su tela di

dell’immunità
Ernest Board, commissionato
nel 1912.

L’idea di un sistema di difesa del corpo è vecchia


di millenni, ma la conferma scientifica della sua
esistenza arriverà quasi alla fine dell’Ottocento

di Arnaldo D’Amico

n uomo cammina rasente il muro. Piove, è

U l’alba, non si vede bene che fa. Tocca il mu-


ro, sotto il mantello forse ha un foglio. E un
vasetto dove sembra intingere qualcosa. Si
ferma all’angolo tra via Vetra e corso di Por-
ta Ticinese. Da casa lo osserva Caterina Rosa e, quando l’uomo gi-
ra l’angolo, cambia finestra per vedere ancora che fa. Stessi gesti
tranquilli, accurati. Poi torna indietro, saluta un passante e con
la calma con cui è arrivato se ne va. Caterina esce, rincorre il pas-
sante, chiede dell’uomo col mantello. Lo conosce di vista, non sa
il nome.

IN BREVE

La prima traccia scritta del sospetto dell’esistenza fino ad allora erano alla base di diagnosi e cura.
del sistema immunitario risale al 430 a.C., ma L’esperimento chiave per la scoperta del sistema
l’effettiva scoperta avverrà oltre 2000 anni dopo. immunitario è condotto nel 1882 dallo zoologo russo
Una svolta fondamentale arriva poco dopo la fine del Ilya Mechnikov, premiato con il Nobel nel 1908. Oggi
Seicento, quando una rivoluzione in medicina porta l’immunologia è l’area della medicina con il record di
al progressivo abbandono di sistemi di credenze che premi Nobel.

38 Le Scienze 620 aprile 2020


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È un commissario di sanità, di quelli che controllano l’applica- Arnaldo D’Amico, neurologo clinico e
zione delle norme igieniche. Richiamata dal vociare, esce Otta- ricercatore per 12 anni, poi al quotidiano «la
Repubblica». Quando può sta in un
via Bono. Lo ha visto. No, non le sembra che abbia toccato i muri,
laboratorio (Life Science a Berkeley, Sloan
ma è preoccupata anche lei. Esce infine Giangiacomo Mora dalla Kettering a New York, Harvard a Boston) a
sua bottega. Lo sconosciuto? Non lo ha visto. Però indica qualcosa vedere come si fanno le scoperte.
che lo terrorizza. Oltre a fare il barbiere, produce e vende unguen-
ti contro la peste e, intorno alla sua porta, vede quelli che la fanno
venire. È il 21 giugno 1630, a Milano il «nero morbo» è tornato: sta
falciando 140.000 dei 250.000 abitanti. Non sa il barbiere che po- Proprio la ciclicità della peste (un’epidemia ogni 10-20 anni) gli
co dopo, il 1° agosto, proprio in piazza della Vetra, sarà giustiziato ha fatto scoprire il fenomeno del «non ritorno». Scampati a una o
con il commissario di sanità Guglielmo Piazza, perché sono untori. più epidemie (guarendo da un’infezione conclamata o silente) ca-
Lo hanno confessato. E hanno fatto i nomi dei complici. piscono che sono diventati invulnerabili. Ma l’immunità non è an-
Dove è oggi il civico 1 di via Giangiacomo Mora, la casa e la bot- cora un fenomeno misterioso, da indagare, neanche per la medi-
tega del barbiere sono rase al suolo ed è (stata) eretta una colonna cina. Come la malattia, anche la salvezza viene da Dio, dagli astri o
a eterno monito del delitto, la Colonna Infame. Mentre viene ese- da un riequilibrio degli umori attribuito a cure mai verificate. Co-
guita la sentenza («Sieno attanagliati con ferro rovente… tagliata la me le cause.
mano destra… spezzate l’ossa con la rota, e in quella intrecciati vi-
vi, e alzati da terra; dopo sei ore, scannati; bruciati i cadaveri, e le Astri e umori
ceneri buttate nel fiume.») Piazza e Mora, capito che non è più la Dal 430 a.C., l’anno a cui risale la prima traccia scritta del so-
sceneggiata promessa in cambio delle confessioni e delazioni, ur- spetto dell’esistenza del sistema immunitario, al 1883, quando lo si
lano alla folla acclamante che non sono colpevoli. Solo per fermare rende noto, dando il via alla conquista della medicina che più be-
le torture hanno detto di essere untori e indicato altri 11 innocenti. nefici ha dato e darà all’umanità, passano oltre due millenni: 2313
Saranno giustiziati nei mesi seguenti. Nel 1778, ormai monito del- anni, per essere precisi.
la cieca ferocia del popolo e delle istituzioni, la colonna viene ab- Atene perde la guerra contro Sparta perché la peste falcia cit-
battuta, la lapide con i nomi dei «colpevoli» e il «delitto» commes- tadini, soldati, marinai, generali e lo stesso Pericle. «Peste» per se-
so portata nel Castello Sforzesco, dov’è ora. coli indica un’epidemia qualsiasi, e quella del 430
Alessandro Manzoni scrive il saggio storico La prima a.C. sembra tifo, forse vaiolo. C’è anche Ippocra-
Storia della Colonna Infame per condannare la te nella città assediata, ma da Tucidide arrivano
tortura, strumento di indagine inaffidabile oltre
testimonianza le informazioni più utili a capire che succede. Os-
che disumano. E la connivenza dei giudici con la del ricorso al serva e riporta sintomi e fatti, e tra questi «il ma-
brama popolare di capri espiatori per esorcizzare le non colpisce due volte la stessa persona». Il «pa-
la peste. I giudici sanno, dimostrano le carte pro- soprannaturale dre» degli storici si limita a sottolineare lo strano
cessuali, che gli imputati sono innocenti. in medicina fenomeno senza poi parlare di astri e umori. Del
«Sciagurata credenza» sono invece le poche divino, addirittura, esclude ogni intervento in ba-
parole che Manzoni dedica al motivo della con- risale al II se alle osservazioni. È il primo testo che parla di
danna. Nel 1840, quando esce il saggio, è chiaro malattia e morte, per di più spaventosa, senza ac-
che la peste non si può diffondere con alcuna so-
millennio a.C. compagnarle con la rassicurazione di perché. È
stanza. Come, all’epoca del processo, non ci crede in Mesopotamia quel «non lo so», semplice, inquietante, che mette
già la maggioranza dei cittadini istruiti. Ma quan- in moto la ricerca delle cause. Ma Tucidide è una
do arriva la «morte nera», preceduta spesso da una guerra e una meteora, per secoli si continuerà a cercare il perché, e la rassicura-
carestia, qualcosa bisogna fare. zione, nel cielo o in teorie suggestive. Che danno una risposta su-
Nei quattro secoli in cui la peste flagella l’Europa, dal XIV al bito, non «chissà se e quando» come fa la scienza.
XVIII secolo, si giustiziano streghe (50.000 solo nel Seicento) e La prima testimonianza scritta del ricorso al soprannaturale in
untori perché colpevoli dell’epidemia di turno (le streghe anche di medicina è in cuneiforme. Seimila i demoni della Mesopotamia
orge col diavolo). Una massa eterogenea di capri espiatori con un del II millennio a.C. tra cui un medico deve scoprire la causa dello
elemento ricorrente: non hanno paura. shertu (significa sia malattia sia peccato) del suo paziente. Poi pre- Ernest Board/De Agostini Picture Library/Alinari (pagine precedenti)

Il terrore dilaga, scompaiono parenti e amici, neanche un luo- scrive la cura a base di preghiere ed esorcismi specifici. Il demone
go per ricordarli, finiti in chissà quale fossa comune senza croci giusto lo diagnostica con la posizione degli astri, il volo degli uc-
e nomi. Ci si affretta quando si deve uscire. Soprattutto ci si evita. celli e il fegato degli animali sacrificali.
Si sa di gente morta il giorno dopo aver parlato con uno fulminato Per i successivi 3000 anni le cose non cambiano molto.
all’improvviso la sera stessa. Notai e medici raccolgono testamen- Londra, 1424. In un processo per malpratica un paziente de-
ti e sintomi gridati dalla finestra dai parenti. Invece i principa- nuncia il chirurgo, insoddisfatto dell’esito dell’intervento sul suo
li sospettati, i monatti, entrano nelle case dei morti, li toccano, li pollice. Il giudice chiede il parere di tre chirurghi che, dopo lungo
prendono. Anche il barbiere non ha paura se per vendere i suoi e attento studio del caso, scrivono: «Un miracolo che quel pazien-
unguenti tratta con appestati e loro parenti. Pure quel commissa- te fosse ancora vivo… Nel giorno dell’operazione, il 31 gennaio, la
rio di sanità, che cammina tranquillo, addirittura, si ferma a parla- Luna aveva un colore del sangue e si era in Acquario, che notoria-
re con un passante, crea sospetti. Rafforzati proprio dal suo essere mente è una costellazione molto malevola». E, errore ancora più
competente perché saprebbe come diffondere il morbo. E calama- grave, il salasso pre-operatorio (qualsiasi tipo di trattamento con-
io, penna e dita sporche di inchiostro pulite sul muro diventano, templava anche un salasso) deve essere eseguito, spiegano al giu-
con la complicità dei giudici, strumenti e riti da untore. dice, in momenti precisi dell’anno. Che indicano anche i punti del

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Appestati ricevono la visita di San Rocco in un dipinto del 1580 di Jacopo da Ponte, noto anche come Jacopo da Bassano.

corpo dove praticare l’incisione o applicare la sanguisuga. Punti bene, spesso sono dannose. Intanto muoiono milioni di malati per
il cui elenco era ormai arrivato a 39. Insomma, il collega era sta- il salasso. E tra questi personaggi illustri, come il cardinale Riche-
to superficiale e ignorante. E molto fortunato. Il giudice dà ragio- lieu, George Washington, Raffaello. Ci andò molto vicino il Re So-
ne al paziente. le, come raccontano i medici di corte, colto da grave collasso car-
Bologna, 1544, oltre un secolo dopo. Nella Facoltà di medicina diocircolatorio in un bagno bollente, atto finale di un lunga cura
tra le più antiche e prestigiose del tempo arriva Andreas van We- di salassi e purganti.
sel, noto anche come Andrea Vesalio. È una star della medicina e
cura l’imperatore Carlo V d’Asburgo. La sala settoria dell’Univer- Tutto cambia lentamente
sità di Bologna è gremita di colleghi. Con una dissezione accura- Poco dopo la fine del Seicento, il secolo secondo Manzoni «sfar-
ta Vesalio dimostra la scoperta del sistema venoso. La discussione zoso e lurido» (a proposito: i vettori della peste, cioè pulci e ratti,
scivola in una dotta disputa su chi avesse più meriti verso la medi- sono sotto gli occhi di tutti ma nessuno li prende in considerazio-
cina tra Ippocrate, Galeno, Aristotele e così via. Annoiato e scon- ne), una serie di eventi innesca una lenta, contraddittoria, altale-
solato, Vesalio, padre della moderna anatomia, abbandona l’aula. nante rivoluzione copernicana della medicina. Il ragionamento,
Nei quattro secoli dal XIV al XVIII, martoriati dalla peste, c’è centro del sistema di conoscenza e quindi della pratica medica, la-
il Rinascimento, la Riforma di Lutero (nel 1505 scampa alla peste, scia, pur se con alterne vicende, il posto all’esperimento. Anche
prende i voti e scopre la corruzione del Vaticano), la rivoluzione quando contraddice le teorie, la religione, il senso comune.
di Niccolò Copernico, Galileo Galilei partorisce la scienza speri- Il vaiolo sostituisce la peste nel ruolo di flagello dominante
mentale (c’è la peste mentre viaggia verso l’Inquisizione), Isaac sull’onda della trasformazione economica e sociale del Settecen-
Newton la fisica (la peste flagella Londra mentre scrive sulla gra- to. In questo secolo si intensifica lo spostamento della popolazio-
vitazione universale). E il mondo conosciuto raddoppia. Teoria e ne verso le città dove la densità abitativa favorisce il vaiolo. Il vi-
pratica della medicina, invece, rimangono più o meno le stesse. rus, a differenza del batterio Yersinia pestis, che arriva da lontano,
Mondadori Portfolio/Getty Images

Dalla dottrina degli umori, continuamente reinterpretata e ag- è sempre presente in piccoli focolai da dove esplode al ricrearsi di
giornata, e da alcuni principi variamente declinati (dei simili, de- una popolazione nuova, non immunizzata dalla precedente onda-
gli opposti, della simpatia e antipatia e altro ancora) fioriscono ta. Anche il vaiolo ha un ciclo. È più breve, intorno ai cinque an-
tantissimi trattamenti. Il salasso è il fulcro. L’efficacia di queste cu- ni, età al di sotto della quale periodicamente fa strage, i bambini
re poggia su quanto è convincente il ragionamento che parte da nati dopo l’ultima ondata le vittime predilette. La mortalità arriva
postulati naturali o divini. Nessuno verifica gli effetti. Appena si anche al 60 per cento della popolazione infantile. Uccide in modo
fa, nel XIX secolo, si scopre che le cure non danno benefici se va atroce, ricoprendo il corpo di pustole suppuranti. I sopravvissuti

www.lescienze.it Le Scienze 41
Gli strumenti usati a metà del
XIX secolo dai medici britannici
per incidere la pelle dei pazienti
e poi effettuare la vaccinazione
contro il vaiolo. A fronte, un
ritratto di Louis Pasteur, opera di
Francois Lafon a fine XIX secolo.

sono sfigurati, a volte ciechi. Il pilastro della bellezza femminile è nale di Luigi XV. Il professore toscano si è conquistato la fiducia
la pelle liscia, tanto è rara. Stavolta l’esistenza di una memoria del della Parigi che conta grazie ai suoi modi controcorrente. I colle-
nemico è avvistata. Siamo a un passo dallo scoprirla. E invece… ghi sono distanti dai pazienti, che si perdono nelle loro teorie far-
Lady Mary Montague, giovane nobildonna inglese, giunge a raginose. Somministrano farmaci sgradevoli fatti con prepara-
Costantinopoli al seguito del marito ambasciatore nel 1716. A Lon- zioni lunghe e complicate e un elenco sterminato di componenti.
dra il vaiolo le ha appena portato via il fratello e la sua bellezza leg- Gatti invece è affabile con tutti, chiaro nello spiegare che fa e che
gendaria. Scopre che qui il male non fa paura. Le donne mettono il cosa da. Il trattamento è «semplice, facile, comodo e sicuro», l’op-
pus dei malati sulla pelle dei figli, ci fanno dei taglietti, dopo qual- posto della penitenza ricordata nel detto «la medicina è amara».
che giorno compaiono poche pustole da cui prendono altro pus I colleghi della Sorbona lo accusano di aver causato la morte dei
per altri innesti. Ogni tanto la malattia dilaga, e il bimbo muore o due illustri parigini. E anche l’epidemia.
rimane deturpato. Ma la stragrande maggioranza non prende più Le terribili accuse sono plausibili. L’aumento degli innesti e re-
il vaiolo. Rientrata a Londra nel 1718 Lady Mary si fa paladina della lativi casi infausti e incidenti vari sposta l’attenzione sui danni. Il
«variolizzazione», ma la classe medica boccia questa pratica popo- pus del malato a volte è vecchio e non attiva il non ritorno del ne-
lare e per di più orientale. Tre anni dopo riesplode il vaiolo e Lady mico. Oppure trasmette altre infezioni, come la sifilide. L’innesto
Mary fa variolizzare la figlia, seguita dalla principessa del Galles e poco profondo, e il virus non attecchisce. O attecchisce troppo, in-
poi da tutta la casa reale, la nobiltà, i ricchi e poi le case reali e i no- nescando un’infezione violenta, a volte mortale e contagiosa. Gli
bili di tutta Europa. studi clinici avevano evidenziato queste complicanze che, a conti
Sulla variolizzazione si fanno i primi studi clinici in assoluto, fatti, non cancellavano il vantaggio della variolizzazione.
confrontando dati precisi su malati e deceduti. Risultato: l’inne-
sto del vaiolo al massimo uccide il 5 per cento dei soggetti, le epi- Dalla variolizzazione alla vaccinazione
demie ogni volta uccidono il 30 per cento in media (con picchi del Come se tutto questo non si sapesse già, gli accademici parigi-
Science & Society Picture Library/Getty Images

60) dei non variolizzati e lasciano i sopravvissuti orrendamente ni si ergono a paladini del panico popolare, fanno pressioni sul re
sfigurati. Questa pratica da popoli primitivi non convince la mag- che scarica la questione al Parlamento che la scarica alla Sorbona
gioranza dei medici, come l’altra, il chinino degli indiani america- che la scarica alla Facoltà di medicina e teologia. Nei cinque anni
ni che salva dalla malaria, altro flagello che non stava a guardare. E che la Sorbona impiega per pronunciarsi l’Europa è col fiato sospe-
nonostante si schierino a favore di ambedue intellettuali famosi e so. La pratica è diffusa, ma l’eventuale decisione negativa di Parigi
stimati come Voltaire. non potrà che ostacolarla. Intanto il vaiolo fa 1077 morti a Berlino e
Nel 1763 a Parigi avvengono due guai, grossi: si riaccende il va- 60.000 a Napoli e si compattano due fronti contrapposti.
iolo e due dei 100 variolizzati muoiono, gettando gli altri nel pani- Per quello del «no» gli insuccessi dimostrano che il vaiolo non
co. Sono ministri, parenti del re e membri della corte. Gli innesti li deriva da un contagio ma è un umore maligno congenito, una ma-
ha fatti Angelo Gatti, docente di medicina a Pisa e medico perso- teria peccans che viene finalmente spurgata, processo su cui non

42 Le Scienze 620 aprile 2020


dra, dove si è laureato in medicina con l’incarico governativo di
variolizzare la contea. Ogni tanto i suoi innesti non attecchiscono.
Chiede allora se il paziente ha già avuto il vaiolo. No. Ripete l’in-
nesto. Non attecchisce di nuovo. Inizia a registrare i casi e, con-
tinuando a fare innesti, scopre che i refrattari hanno tutti avuto
qualche pustola sulle mani del vaiolo vaccino. A uno stupito Jen-
ner alcuni contadini rivelano di essersi accorti molti anni fa di
questo «non ritorno». Per i successivi vent’anni Jenner batte in
lungo e largo le campagne per accumulare il più possibile altri ca-
si. Gli è venuta un’idea, ma vuole essere sicuro che funzioni.
L’occasione arriva nella primavera del 1796, quando Sarah Nel-
mes lo consulta per un’eruzione sulla mano. Jenner riconosce il va-
iolo vaccino, interroga la contadina e apprende che munge la muc-
ca Blossom che ha quelle pustole sulle mammelle. Qualche giorno
prima una spina le ha graffiato la mano, dove è l’eruzione. Il vaio-
lo delle vacche sbarra la strada a quello degli uomini. Ed è innocuo.
Ora ci vuole la dimostrazione che questa ipotesi sia vera.
Jenner innesta il pus di Sarah sulla mano di James Phipps, il fi-
glio di otto anni del giardiniere, perché «non ha mai avuto il vaio-
lo, è robusto e in piena salute». Annota Jenner che il veleno (come
si è creduto per secoli la causa anche delle malattie infettive, che
in latino si dice virus) provoca qualche pustola e poca febbre, poi
James torna in salute. Tre settimane dopo, Jenner lo contagia col
vaiolo umano. Che non prende. Un colpo di fortuna, tre settima-
ne è il tempo minimo per attivare una difesa immunitaria comple-
ta. Prima il piccolo James sarebbe morto di vaiolo. E il grande stori-
co della medicina Mirko Grmek, scomparso nel 2000, non avrebbe
scritto: «È molto difficile per uno storico ammettere – e tutta la sua
educazione si oppone – che la scoperta della vaccinazione contro
si deve interferire. Mentre l’origine popolare dell’innesto e per di il vaiolo di Jenner ha avuto più conseguenze per il destino dell’u-
più di infedeli selvaggi basta per rifiutarlo. Quello del «sì» sottoli- manità di tutte le conquiste del suo contemporaneo Napoleone».
nea solo i benefici. Il nascente spirito illuminista introduce un’ar-
gomentazione rivoluzionaria: i nuovi rimedi funzionano, il resto Una memoria misteriosa
non interessa. Il termine vaccino lo conia Jenner, e in seguito il francese Lou-
Dopo cinque anni la Sorbona sentenzia: «la variolizzazione non is Pasteur lo estende ai metodi di immunizzazione in genere. Jen-
è autorizzata, non è condannata, è tollerata». La pratica dell’inne- ner vive ancora a lungo e assiste alla diffusione della sua scoper-
sto subisce una battuta d’arresto. Rimane volontaria per la popola- ta in patria e nel mondo. L’accademia inglese, pur ostile a questa
zione, obbligatoria in alcuni eserciti, come quello americano. commistione di umori animali e umani, può poco. Il medico-natu-
Gatti nel frattempo contrattacca. Analizza il metodo della vario- ralista gode già del favore dell’opinione pubblica per aver scoper-
lizzazione, individua i passaggi rischiosi, stabilisce modalità di si- to che il nido del cuculo non esiste perché usa quello degli altri. Nel
curezza, semplifica le procedure. Pubblica trattati in cui ammette resto del mondo solo in Francia l’opposizione accademica trova so-
le responsabilità e propone che l’inoculazione, ora standardizzata stegno nell’antica rivalità con l’Inghilterra. Fino a che Napoleone
e con regole semplici da seguire per evitare i rischi, sia messa nella ordina di vaccinare l’esercito prima della conquista dell’Italia.
mani di chiunque, dopo opportuno addestramento, come le donne Infine Jenner si dedica ai fossili, il cui studio si è intensificato
circasse da cui si era appresa. Solo superando il monopolio dei po- dopo la scoperta prima negli Stati Uniti e in seguito in Inghilter-
chi medici si eseguiranno in sicurezza i milioni di innesti della pri- ra di animali pietrificati e poi di ossa gigantesche. Le dimensioni
ma prevenzione di massa. Gatti costruisce la base teorica e pratica dicono subito che sono organismi scomparsi. Ma l’estinzione del-
anche per lo sviluppo di una nuova figura sanitaria, il paramedico: le specie, come la loro creazione, sono impensabili, un mistero in-
sarà fondamentale per la diffusione, qualche decennio dopo, di un gestibile prima di Charles Darwin. Un osso enorme salta fuori nel
nuovo innesto contro il vaiolo, fatto con quello bovino. 1787 nel New Jersey e dopo varie peregrinazioni tra esperti finisce
Mentre alla Sorbona elaborano la sentenza salomonica, qual- in un ripostiglio, poi dimenticato, infine perso. Ci sono voluti cen-
che centinaio di chilometri a nord, dopo il mare, inizia la libera- tinaia di ossa e poi di scheletri completi di animali mai visti prima
DEA / G. DAGLI ORTI/Getty Images

zione dalla prima causa di morte dell’umanità, le epidemie. Anche per arrivare a capire nel 1855 che erano dinosauri, ed erano estinti.
se non si capisce come funzioni, come ancora capita in medicina. Jenner morì senza saperlo, il 26 gennaio 1823.
I protagonisti: Blossom, una vacca di razza Gloucester, Sarah Con Jenner si conferma quanto visto con la variolizzazione: il
Nelmes, una mungitrice, James Phipps, un bambino di otto anni, i «non ritorno» può essere attivato e controllato. Perché avvenga ri-
contadini di Berkeley, paesino 200 chilometri a ovest di Londra e mane però un mistero inesplorato. Né si prova ad attivare il «non
una spina, forse di rosa. Infine il medico condotto di Berkeley con ritorno» in altre tipi di epidemie. Si riaffaccia infatti l’approccio
cui i protagonisti hanno a che fare. trascendente alla malattia. Anche il vaccino non fa che spurgare la
Edward Jenner ritorna nel 1775 nel paese natio. Viene da Lon- materia peccans, e per questo non ritorna.

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La scoperta di Jenner non porta a sospettare di aver scatenato col suo vaccino antirabbico. Lui che è un chimico e non sa, né può,
una funzione del corpo umano. Un regalo della natura che, come curare esseri umani e animali. Pasteur ha già avuto un ictus, è lo-
tanti altri, se ben conosciuto può diventare un’arma da mettere a gorato dalle notti in laboratorio, i viaggi, le conferenze. Si è circon-
frutto in tante altre applicazioni. Bisognerà scoprire il nemico per dato di collaboratori capaci a cui può lasciare la gestione del labo-
cercarne la memoria dentro di noi. ratorio: meglio svernare per un po’. A pochi giorni dalla partenza
per la Liguria, il 20 ottobre 1886, un uomo si precipita nel laborato-
Piccoli nemici rio trascinando per mano il figlio di dieci anni. Inizia così «l’affaire
I microbi, compresi quelli che aggrediscono gli esseri umani, Rouyer», che per mesi occuperà i giornali.
sono la forma di vita più ingombrante sulla Terra, oltre che la più Il piccolo Jules è stato morso da un cane, rabbioso, il padre non
antica. Virus, funghi, protozoi e soprattutto batteri hanno con- ha dubbi. E come i 349 precedenti è andato di corsa a Parigi. Da
quistato il pianeta 3 miliardi di anni prima degli animali e sono la tre anni, da quando il chimico ha salvato il primo, il mondo sa che
maggioranza, il 60 per cento della massa vivente. Dei 100.000 mi- al morso di un animale rabbioso, evento allora frequente, non se-
liardi di cellule che abbiamo, il 90 per cento sono microbi, infini- gue più una morte certa e orrenda, tra convulsioni, iperaggressi-
tamente più piccoli, tappezzano superfici esterne e interne, quan- vità, sete e spasmi della gola che impediscono di bere (idrofobia).
do escono sono un terzo delle feci. Una coabitazione affinata in Stavolta Pasteur ha tanti dubbi. Forse il morso è stato molto tempo
milioni di anni di convivenza in cui gli organismi superiori hanno prima che negli altri casi. Il cane non si sa se fosse rabbioso. Il vac-
imparato a fermare le invasioni dei microbi senza distruggerli del cino quindi potrebbe non essere più efficace o far correre rischi
tutto, perché sono utili. Come i batteri che digeriscono la cellulosa inutili, dato che è ancora sperimentale. Il padre Napoléon implo-
nell’intestino degli erbivori o nel nostro degradano i sali biliari e ra. Si inizia il ciclo di iniezioni. Pasteur parte per l’Italia.
producono vitamine. O, semplicemente, tappezzano intestino e Un mese dopo la fine delle iniezioni (allora erano 13 in 10 gior-
pelle impedendo ai microbi dannosi di impiantarsi. ni), il bambino si ricovera per forti dolori lombari seguiti a dei calci
Dalla fine del Seicento, con la nascita del mi- nella schiena. La rabbia lo avrebbe ucciso prima,
croscopio, sono avvistati varie volte. Questa nuo- Non c’è oggi e non con quei sintomi. Comunque ha ricevuto
va vita invisibile spiega finalmente due fenomeni il vaccino. Il caso 350, l’unico, muore mentre Pa-
con cui l’essere umano ha avuto da sempre a che
specialità steur è a Bordighera. Napoléon lo denuncia.
fare, combattendo il primo e mettendo a frutto il medica che L’autopsia accerta che la causa di morte è una
secondo: putrefazione e fermentazione. Fino a insufficienza renale traumatica. Ma i frammenti
metà dell’Ottocento si realizza una serie di ricer- non sfrutti di cervello del bambino iniettati nei conigli li uc-
che che finalmente prepara il terreno. Tre quelle conoscenze nate cidono con la rabbia. È stato il vaccino a infetta-
che hanno dato una svolta. re e uccidere il piccolo Jules? Oppure il padre ave-
Nel 1765 Lazzaro Spallanzani dimostra che i mi- dallo studio va barato sui tempi del morso? Di fatto il virus ha
crobi sono nell’aria e non si generano spontanea- avuto il tempo di entrare nel sistema nervoso, do-
mente perché la materia organica non si degrada
del sistema ve gli anticorpi non lo possono più raggiungere.
se è bollita e poi sigillata in un contenitore. immunitario Che necessitano di dieci giorni, in media, per es-
Nel 1834 Agostino Bassi, indagando su un mor- sere messi in circolo in abbondanza. Queste e tan-
bo epidemico del baco da seta, scopre che il contagio non è altro te altre ipotesi possono spiegare il decesso, ma la stampa ne ha
che il passaggio di microbi da un organismo a un altro. Anche ne- una sola.
gli esseri umani. «Ucciso dal vaccino di Pasteur?». Titoli come questo fioccano
La terza mette la ricerca nella direzione giusta. Ma lo si capirà sui giornali, col punto interrogativo che salva il giornale dalla con-
una volta tagliato il traguardo. danna per diffamazione anche se la fa. Insinua un dubbio che, se il
Un uomo sta facendo le valigie. Ha 64 anni, capelli, baffi e bar- tema è la morte, diventa certezza in chi legge. Gli articoli riporta-
ba bianchi, occhiali a pince-nez, giacca scura a doppio petto e pa- no le accuse di «imprudenza», «faciloneria» e «superbia». Le spie-
pillon. È lo scienziato che sta conoscendo più fama, onori e gratitu- gazioni scientifiche di Pasteur e di altri scienziati, chiare, ma più
dine in vita del passato, presente e futuro. Un magnate francese gli faticose da comprendere dei giudizi sommari, servono a poco. Pa-
ha messo a disposizione la sua villa a Bordighera, dove il chimico steur è amareggiato, interrompe le ricerche sulla rabbia, vuole ri-
passerà con la famiglia l’autunno e l’inverno, al riparo dal freddo di tirarsi a vita privata. Il sostegno di allievi, colleghi e parte dell’opi-
Parigi, e dalle invidie e polemiche da cui è bersagliato. Le chiazze nione pubblica lo convince a rimanere alla guida dell’istituto. Una
colorate di batteri che crescono in contenitori di vetro hanno fatto fortuna per l’umanità: poco dopo offre un laboratorio di ricerca
vedere la vita invisibile a tutti, senza guardare in un microscopio. nel suo istituto allo zoologo russo Ilya Ilyich Mechnikov, lo scopri-
Ha moltiplicato la produttività agricola francese (tra i suoi succes- tore del sistema immunitario.
si, il primo vaccino per animali, quello contro il colera dei polli che Pasteur aveva capito tutto delle infezioni, tranne il perchè del
aveva distrutto gli allevamenti), fatto esplodere l’industria conser- «non ritorno». Lo spiegava con una teoria metabolica: i microbi,
viera abbattendo i costi alimentari, creato una supremazia scienti- dopo il contagio naturale o con un vaccino, si moltiplicano nu-
fica da opporre a quella degli odiati tedeschi. trendosi di varie sostanze del corpo. Tra queste, alcune si esau-
Il governo lo ha mandato a rappresentare la Francia al primo riscono e, quando il microbo ritorna non sopravvive. Il chimico
congresso mondiale di medicina a Londra, e ha appena autorizza- francese appartiene a quella classe di scienziati di razza pronti a
to la costruzione del più grande e avanzato istituto di biotecnologie mettere in dubbio le proprie teorie. Anzi, quando in un congresso
del mondo che reca il suo nome, l’Institut Pasteur. Ma nonostante a Vienna incontra un tal Mechnikov che gli racconta un’altra spie-
ciò (o forse proprio per questo) tra i medici ha nemici potenti e fe- gazione, centrata finalmente su una funzione del corpo umano, è
roci. Gli rimproverano di occuparsi di bambini, esseri umani e cani un colpo di fulmine.

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Il biologo russo Ilya Mechnikov, premio Nobel nel 1908 per la scoperta del sistema immunitario, al lavoro nel suo laboratorio.

I due non potrebbero essere più diversi. Pasteur con la sua aria po estraneo, meglio se di materia vivente. Il mandarino portato in
da signore parigino benestante, il volto serio e gentile, raramen- casa e addobbato come albero di Natale per i figli ha le spine, ne
te attraversato da un sorriso malinconico. Mechnikov gesticola, la stacca una, la infila nella stella marina e va a dormire. La mattina
faccia sommersa da barba, baffi e capelli lunghi e incolti, sormon- la trova circondata da cellule. Il risultato dell’esperimento non la-
tati da un cappello deformato sui cui si siede distratto, le tasche scia dubbi a Mechnikov: gli organismi viventi, dai più semplici fino
traboccanti di appunti, ombrello e soprascarpe anche in una gior- all’essere umano, riconoscono e aggrediscono gli estranei, batteri
nata di sole. Pasteur è il metodo scientifico fatto persona, osser- compresi. E quelle cellule mobili, che in futuro si capirà essere i
va, ipotizza ed elabora lunghi e meticolosi protocolli sperimentali. globuli bianchi, sono i protagonisti di un sistema di difesa molto
Anche Mechnikov approda ai protocolli sperimentali rigorosi, ma complesso ancora da svelare ma che già spiega i principali miste-
prima rischia la morte iniettandosi i microbi della febbre ricorren- ri, la guarigione dalle infezioni, che ormai è chiaro non è merito dei
te, poi ingerisce quelli dello yogurt scoprendo i benefici sulla flora farmaci fino ad allora somministrati, e il loro «non ritorno» nei gua-
intestinale o infila spine di mandarino in embrioni di stella mari- riti e nei vaccinati, umani o animali, come i polli di Pasteur.
na. Ascoltando quest’ultimo esperimento, il chimico intuisce che Sul finire del secolo si scopre che anche il siero, la parte liquida
l’ingombrante zoologo è sbarcato in un nuovo continente della vi- del sangue privata di ogni cellula, uccide i microbi. Contiene la pri-
ta. E, a differenza di lui, ha competenze, energie ed entusiasmo ma arma che la memoria immunitaria riattiva. Sono gli anticorpi, a
per esplorarlo. Gli offre uno stipendio e un laboratorio nel nuovo cui seguiranno altre armi la cui scoperta ancora continua.
istituto. «A Parigi sto vivendo i migliori anni della mia vita», ripete- L’immunologia è l’area della medicina con i record di premi No-
rà spesso Mechnikov. bel, di ricerche pure, e di rapidità in cui trovano applicazioni pra-
tiche. Non c’è oggi malattia che non benefici di conoscenze nate
Un’area da record dall’immunologia, innanzitutto infarto e cancro, i due big killer dei
L’esperimento che affascina Pasteur, e frutta il Nobel per le me- nostri tempi. Quelli del passato, le grandi epidemie, la scienza le ha
dicina del 1908 allo zoologo, viene condotto a Messina nel 1882. sconfitte con i vaccini, il cui compito sembrava finito. Ma la natu-
Mechnikov fugge da Odessa, dove il governo reazionario istitui- ra, e l’essere umano, non stanno mai fermi. Nuovi microbi arriva-
to dopo l’assassinio dello zar Alessandro II gli crea problemi all’u- no in continuazione, dagli animali, dalle mutazioni o chissà come.
niversità. Nella città siciliana trova embrioni di animali acquatici SARS-CoV-2 l’ultimo. E il passato ritorna in scena tra capri espiato-
in abbondanza dove rintracciare i passaggi comuni dello sviluppo ri, cordoni sanitari, speculatori, ordinanze di salute pubblica e così
della vita e un clima per raccogliere il materiale tutto l’anno. Ne- via. Ma la medicina ora non guarda più al cielo, combatte a colpi di
gli embrioni di stella marina, trasparenti e che può osservare vivi dimostrazioni, non di ragionamenti. Q
al microscopio, nota cellule che, a differenza di tutte le altre salda-
te tra di loro, sono libere di muoversi. In precedenza ha osservato
Bettmann/Getty Images

PER APPROFONDIRE
in animali con sistema circolatorio l’uscita dai capillari di cellule e
il loro accumularsi nelle zone infiammate. Ipotizza sia una sorta di A History of Immunology. Silverstein A.M., Academic Press, Cambridge, 2009.
reazione difensiva dell’organismo. E che le cellule mobili nell’em- Storia della Colonna Infame. Manzoni A., Feltrinelli, Milano, 2015.
brione della stella marina abbiano la stessa funzione. Storia della medicina e della sanità in Italia: dalla peste europea alla guerra
Ma ci vuole una conferma. Serve un nemico visibile, un cor- mondiale, 1348-1918. Cosmacini G., Laterza, Roma-Bari, 2016.

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COSCIENZA

Proust
tra le macchine
In pochi decenni i computer potrebbero avvicinarsi a un livello di
intelligenza umano. Ma saranno capaci di esperienze coscienti?

di Christof Koch

S
ta arrivando a grandi passi un futuro in cui la ca- contiene tutte le parole e le frasi giuste: non si può dire che sia un
pacità di pensiero dei computer si avvicinerà al- brutto risultato. Inserendo lo stesso testo di partenza una seconda
la nostra. Sentiamo sul collo il fiato di algoritmi volta, l’algoritmo crea un testo di arrivo diverso.
di machine learning sempre più potenti. Un pro- I discendenti di bot del genere daranno il via a una grande on-
gresso rapido nei prossimi decenni porterà a data di notizie e recensioni deep fake che andranno ad aggiunger-
macchine con intelligenza di livello umano, ca- si ai miasmi di Internet. Saranno un ulteriore esempio di program-
paci di parlare e ragionare, che offriranno contri- mi in grado di fare cose che prima si ritenevano un’esclusiva degli
buti all’economia, alla politica e, inevitabilmente, alle tecnologie esseri umani, come giocare al gioco di strategia in tempo reale
belliche. La nascita di una vera intelligenza artificiale (IA) avrà ef- StarCraft, tradurre testi, dare consigli personalizzati su libri e film
fetti profondi sul futuro dell’umanità, e sull’esistenza stessa del no- o riconoscere le persone che appaiono in fotografie e video.
stro futuro. Per un esempio pratico si vedano le citazioni seguenti. Il machine learning dovrà fare molti altri progressi prima che
«Dall’epoca in cui si realizzò l’ultima grande svolta nell’intelli- un algoritmo possa scrivere un capolavoro coerente come Alla ri-
genza artificiale alla fine degli anni quaranta, gli scienziati di tut- cerca del tempo perduto di Marcel Proust, ma nel codice il destino
to il mondo cercano modi di sfruttare questa “intelligenza artificia- è tracciato. Ricordiamo che i primi tentativi di insegnare ai com-
le” per far avanzare la tecnologia oltre il punto che oggi possono puter a giocare, tradurre o parlare erano goffi e facili da sminuire
raggiungere i più sofisticati programmi di intelligenza artificiale». perché era evidente quanto i risultati fossero scarsi e poco raffina-
«Anche oggi la ricerca va avanti per capire meglio che cosa ti. Ma con l’invenzione delle reti neurali profonde e le massicce in-
potranno fare i nuovi programmi di IA, rimanendo entro i limiti frastrutture computazionali dell’industria informatica i computer
dell’intelligenza disponibili. La maggior parte dei programmi di IA sono migliorati, fino a un punto in cui i risultati non sono più sem-
programmati al momento è limitata a decisioni semplici o a opera- brati risibili. Come si è visto con il go, gli scacchi e il poker, gli algo-
zioni semplici su quantità relativamente piccole di dati». ritmi ora possono avere la meglio sugli esseri umani, e quando ac-
Questi due paragrafi sono stati scritti da GPT-2, un bot linguisti- cade le nostre risate iniziali si trasformano in costernazione. Siamo
co che ho usato nell’estate 2018. Sviluppato da OpenAI, un istitu- forse come l’apprendista stregone di Goethe, abbiamo risvegliato
to di San Francisco che promuove l’IA benefica, GPT-2 è un algo- spiriti utili che però non siamo capaci di controllare?
ritmo di machine learning con un compito a prima vista stupido:
quando gli viene presentato l’inizio arbitrario di un testo di par- Coscienza artificiale?
tenza, deve prevedere la parola successiva. La rete non impara a Anche se gli esperti non concordano su che cosa esattamente
«comprendere» la prosa in senso umano, ma durante la fase di ad- costituisca l’intelligenza, naturale o meno, gran parte di loro ac-
destramento mette a punto le connessioni interne delle sue re- cetta il fatto che prima o poi i computer raggiungeranno quella
ti neurali simulate per anticipare al meglio la parola successiva, che nel linguaggio di settore è chiamata intelligenza artificiale ge-
poi quella ancora dopo, e così via. Addestrato su 8 milioni di pagi- nerale (AGI, da artificial general intelligence). L’attenzione sull’in-
ne web, contiene al suo interno più di un miliardo di connessioni telligenza delle macchine mette in ombra domande di tutt’altro
Illustrazione di Gérard Dubois

che emulano le sinapsi, cioè i collegamenti tra i neuroni. Quando genere: si proverà qualcosa a essere una AGI? I computer pro-
ho inserito le prime frasi dell’articolo che state leggendo, l’algo- grammabili potranno mai avere una coscienza?
ritmo ha rigurgitato due paragrafi che sembravano scritti da uno Per «coscienza» e «sensazione soggettiva» intendo la qualità
studente del primo anno che cerca di ricordare il succo di una le- inerente a ogni singola esperienza, per esempio il sapore delizioso
zione introduttiva sull’apprendimento automatico che ha segui- della Nutella, la fitta lancinante di un’infezione a un dente, il tem-
to distrattamente mentre sognava a occhi aperti. Il testo di arrivo po che passa lento quando ci si annoia, o ancora il senso di vitalità

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e di ansia appena prima di una gara. Parafrasando il filosofo Tho- Christof Koch è chief scientist e presidente dell’Allen
mas Nagel, potremmo dire che un sistema è dotato di coscienza se Institute for Brain Science di Seattle e fa parte
c’è qualcosa che si prova a essere quel sistema. del comitato scientifico di «Scientific American».
Consideriamo la sensazione di imbarazzo quando ci si accorge
all’improvviso di aver appena fatto una gaffe, di aver detto qualco-
sa che voleva essere uno scherzo e che invece è stato percepito co- Parigi, hanno mappato queste idee sull’architettura della cortec-
me un insulto. I computer potranno mai sperimentare un’emozio- cia cerebrale, lo strato più esterno della materia grigia. Nello scu-
ne così spiacevole? Quando telefoniamo a un servizio di assistenza do protettivo del cranio ci sono due lamine corticali ripiegate su se
clienti, aspettiamo mentre passano i minuti e sentiamo una voce stesse, una a sinistra e una a destra, ognuna con un diametro di 35
artificiale che ci dice «Siamo spiacenti per l’attesa», il programma centimetri. I due hanno ipotizzato che lo spazio di lavoro sia rap-
si sente davvero in colpa mentre ci fa rimanere in quel limbo? presentato da una rete di neuroni piramidali (di tipo eccitatorio)
Sembra indubbio che la nostra intelligenza e le nostre espe- legati a regioni corticali lontane, in particolare alle aree associati-
rienze siano conseguenze ineluttabili di cause naturali nel nostro ve della corteccia prefrontale, temporo-parietale e limbica.
cervello, non di cause soprannaturali. Questa premessa è stata uti- Gran parte dell’attività cerebrale rimane localizzata e quindi in-
lissima per la scienza negli ultimi secoli, mentre gli esseri uma- conscia, come avviene per esempio per il modulo che controlla la
ni esploravano il mondo. Il cervello umano, con i suoi circa 1500 direzione dello sguardo, una cosa di cui siamo quasi del tutto in-
grammi di sostanza simile al tofu, è di gran lunga il pezzo di mate- consapevoli, o per quello che accomoda la posizione del corpo. Ma
ria attiva organizzata più complesso che esista nell’universo noto, quando l’attività in una o più regioni supera una certa soglia, per
ma deve obbedire alle stesse leggi fisiche a cui sono soggetti cani, esempio quando si vede l’immagine della Nutella, innesca un’ac-
alberi e stelle, perché non c’è niente che a quelle leggi possa sot- censione, un’ondata di eccitazione neurale che si spande in tutto
trarsi. Ancora non capiamo fino in fondo le cause che operano nel lo spazio di lavoro neuronale, in tutto il cervello. Di conseguenza il
cervello, ma ne facciamo esperienza tutti i giorni: un certo grup- segnale diventa disponibile per una serie di processi secondari co-
po di neuroni si attiva quando vediamo i colori, le cellule che si ac- me linguaggio, pianificazione, sistemi di ricompensa, accesso alla
cendono in un’altra regione corticale sono associate a un umore memoria a lungo termine e conservazione nella memoria a breve
scherzoso. Se un neurochirurgo stimola quei neuroni con un elet- termine. L’atto di comunicare questa informazione globalmente
trodo, il soggetto vede a colori e scoppia a ridere. Al contrario, spe- è ciò che la porta a livello conscio. L’esperienza inimitabile della
gnere il cervello con un’anestesia elimina queste esperienze. Nutella è costituita da neuroni piramidali che contattano l’area del
Considerate queste ipotesi di fondo ampiamente condivise, cervello responsabile della pianificazione del movimento, ordi-
che cosa significherà l’evoluzione di una vera intelligenza artifi- nando di prendere un cucchiaio per raccogliere quella crema spal-
ciale per la possibilità di una coscienza artificiale? mabile alla nocciola. Intanto altri moduli trasmettono il messaggio
Nel considerare questa domanda ci troviamo di fronte a un bi- di attendere una ricompensa sotto forma della scarica di dopamina
vio che porta a due destinazioni diverse. Lo zeitgeist, incarnato in causata dall’elevato contenuto di grassi e zuccheri nella Nutella.
romanzi e film come Blade Runner, Lei ed Ex Machina, avanza sul- Gli stati di coscienza sono determinati dal modo in cui gli algo-
la strada che porta all’idea che le macchine davvero intelligenti sa- ritmi dello spazio di lavoro elaborano i rilevanti input sensoriali,
ranno senzienti: saranno capaci di parlare, ragionare, automoni- output motori e variabili interne collegate a memoria, motivazio-
torarsi e fare introspezione, dunque saranno dotate di coscienza. ne e aspettative. La coscienza ha a che vedere con l’elaborazione
Questa strada si incarna esplicitamente nella teoria dello spazio globale. La teoria del GNW accoglie il mito contemporaneo delle
di lavoro globale neuronale (GNW, da global neuronal workspace), capacità quasi infinite di calcolo; per arrivare alla coscienza man-
una delle teorie dominanti a proposito della coscienza, che par- ca solo un’invenzione creativa.
te dal cervello e arriva a dedurre che siano alcune caratteristiche
della sua peculiare architettura a dare origine alla coscienza. Forza causale intrinseca
Le origini di questa teoria si possono far risalire all’architettura La strada alternativa, la teoria dell’informazione integrata (IIT,
a blackboard dell’informatica degli anni settanta, in cui i program- da integrated information theory), usa un approccio più basilare
mi specializzati accedevano a un deposito condiviso di informa- per spiegare la coscienza.
zioni chiamato blackboard, o spazio di lavoro centrale. Gli psicolo- Giulio Tononi, psichiatra e neuroscienziato dell’Università del
gi hanno ipotizzato che una risorsa simile per l’elaborazione delle Wisconsin a Madison, è il principale architetto dell’IIT, a cui han-
informazioni esista anche nel cervello e sia centrale per la cogni- no contribuito anche altri, tra i quali il sottoscritto. La teoria parte
zione umana. Questo spazio ha una capacità ridotta, perciò in ogni dall’esperienza e procede verso l’attivazione dei circuiti sinaptici
singolo momento è occupato solo da un singolo percetto, pensie- che determinano la «sensazione» di quell’esperienza. L’informa-
ro o ricordo. Un’informazione nuova compete con quella vecchia zione integrata è una misura matematica che quantifica la «forza
e la rimpiazza. causale intrinseca» di un dato meccanismo. I neuroni che sparano
Il neuroscienziato cognitivo Stanislas Dehaene e il biologo mo- potenziali d’azione con un effetto sulle cellule a valle alle quali so-
lecolare Jean-Pierre Changeux, entrambi al Collège de France di no collegati (per mezzo delle sinapsi) sono un tipo di meccanismo,

IN BREVE

Macchine dotate di intelligenza di livello umano del genere saranno effettivamente dotate di nostro cervello, anche quelle più sofisticate in
sono ormai all’orizzonte. coscienza. assoluto, siano in grado di produrre sensazioni
Tuttavia, non è ancora chiaro se macchine Perché? È improbabile che le simulazioni del coscienti.

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come lo sono i circuiti elettronici fatti di transistor, capacitanze, zio virtuale per permettere alle persone di continuare a vivere in
resistenze e cavi. un aldilà digitale è un tema molto usato nella fantascienza.
La forza causale intrinseca non è una nozione eterea o campa- L’IIT propone un’interpretazione completamente diversa di
ta in aria, ma si può valutare in modo preciso per qualsiasi sistema. questa situazione: il simulacro proverebbe qualcosa nella stessa
Più lo stato corrente specifica la causa (l’input) e l’effetto (l’output), misura in cui prova qualcosa il programma in esecuzione su un
più è dotato di forza causale. modernissimo WC giapponese, cioè zero. Si comporterebbe come
L’IIT afferma che qualsiasi meccanismo dotato di forza causale, una persona, ma priva di sensazioni innate, come uno zombie (pe-
in uno stato che è carico di passato e gravido di futuro, è dotato di rò senza il desiderio di mangiare carne umana); sarebbe l’esempio
coscienza. Maggiore è l’informazione integrata del sistema, rap- estremo di deep fake.
presentata dalla lettera greca Φ (pronunciata «fi» e pari a zero o a Per creare la coscienza serve la forza causale intrinseca del cer-
un numero positivo), più il sistema è cosciente. Se una cosa non ha vello. E quella forza non può essere simulata, ma deve essere parte
forza causale intrinseca, il suo Φ è pari a zero e non sente o pro- integrante della fisica del meccanismo soggiacente.
va nulla. Per capire perché una simulazione non basti, è sufficiente chie-
Data l’eterogeneità dei neuroni corticali e il denso accavallarsi dersi perché l’interno della simulazione di un temporale non sia
dei loro insiemi di connessioni di input e output, la quantità di in- bagnato, o come facciano gli astrofisici a simulare l’enorme for-
formazione integrata nella corteccia è enorme. Questa teoria ha za gravitazionale di un buco nero senza doversi preoccupare del
ispirato la costruzione di un metro di misura della coscienza che rischio di essere inghiottiti dallo spazio-tempo che curva attorno
attualmente è in fase di sperimentazione clinica, uno strumen- al loro computer. La risposta è che una simulazione non ha la for-
to per determinare se le persone in stato vegetativo persisten- za causale necessaria per dare origine a umidità atmosferica che si
te, in stati di coscienza minima, anestetizzate o con sindromi lo- condensi in acqua o per curvare lo spazio-tempo. In teoria, però,
cked-in sono coscienti ma impossibilitate a comunicare oppure se sarebbe possibile raggiungere una coscienza di livello umano an-
la loro testa è «disabitata». Nelle analisi della forza dando oltre la simulazione e costruendo il cosid-
causale di computer digitali programmabili ese- Il cervello detto hardware neuromorfico, basato su un’archi-
guita a livello delle loro componenti metalliche tettura fatta a immagine del sistema nervoso.
(transistor, cavi elettrici e diodi che costituiscono è il pezzo di Ci sono altre differenze che vanno oltre la di-
il substrato fisico di qualsiasi calcolo), la teoria in- materia attiva scussione sulle simulazioni. Le teorie IIT e GNW
dica che la forza causale intrinseca e Φ sono mi- prevedono che il substrato fisico di specifiche
nuscoli. Inoltre Φ è indipendente dal programma organizzata esperienze di coscienza sia costituito da specifi-
in esecuzione sul processore, che calcoli le tasse o che regioni della corteccia cerebrale, con epicen-
simuli un cervello.
più complesso tro nella zona anteriore o posteriore della cortec-
In effetti la teoria dimostra che due reti che del cosmo cia stessa. Una collaborazione su ampia scala, che
eseguono le stesse operazioni di input-output coinvolge sei laboratori negli Stati Uniti, in Euro-
ma hanno una diversa configurazione dei circuiti possono avere pa e in Cina e che nei mesi scorsi ha ricevuto una sovvenzione di 5
valori di Φ diversi: un circuito può non averne per nulla mentre milioni di dollari dalla Templeton World Charity Foundation, sta
un altro può mostrarne livelli alti. Pur essendo identiche se viste mettendo alla prova questa previsione e altre.
dall’esterno, una rete prova o sente qualcosa, mentre la sua omo- Se le macchine possano o meno diventare senzienti è impor-
loga mistificatrice zombie non prova né sente nulla. La differen- tante per motivi etici. Se i computer fanno esperienza della vita
za è dietro le quinte, nel cablaggio interno della rete. Per dirlo con tramite i sensi, non sono più solo mezzi per raggiungere uno sco-
poche parole, la coscienza dipende da quello che si è, non da quel- po, determinati dall’utilità che rivestono per noi esseri umani. Di-
lo che si fa. ventano uno scopo di per sé.
La differenza tra queste teorie sta nel fatto che per spiegare la Secondo la teoria del GNW si trasformano da semplici ogget-
coscienza il GNW evidenzia la funzione del cervello umano, men- ti a soggetti con un proprio punto di vista, ciascuno dei quali esi-
tre l’IIT afferma che ciò che conta è la sua forza causale intrinseca. ste come «io» a sé stante. Questo dilemma emerge negli episodi
Le distinzioni si rivelano quando analizziamo il connettoma del più coinvolgenti delle serie televisive Black Mirror e Westworld.
cervello, cioè la specifica completa dei collegamenti sinaptici pre- Quando le abilità cognitive dei computer potranno rivaleggiare
cisi dell’intero sistema nervoso. Gli anatomisti hanno già mappato con quelle dell’umanità, diventerà irresistibile il loro impulso a fa-
il connettoma di alcuni vermi, stanno lavorando a quello della dro- re pressione per ottenere diritti legali e politici: il diritto a non es-
sofila e progettano di iniziare quello del topo entro i prossimi dieci sere eliminati, a non farsi cancellare la memoria, a non dover sop-
anni. Ipotizziamo che in futuro, dopo la morte di un essere umano, portare dolore e degradazione. L’alternativa, incarnata dall’IIT, è
diventi possibile fare una scansione a livello ultrastrutturale del che i computer rimangano solo macchinari supersofisticati, gusci
suo intero cervello, con i suoi circa 100 miliardi (1011) neuroni e 1015 vuoti simili a fantasmi, privi di quello che consideriamo di mag-
sinapsi, e poi simularlo su un computer avanzato di qualche tipo, gior valore: la sensazione della vita stessa. Q
magari una macchina quantistica. Se il modello è abbastanza fede-
le all’originale, la simulazione si sveglierà e si comporterà come un
PER APPROFONDIRE
simulacro digitale della persona deceduta, potrà parlare e accede-
re ai suoi ricordi, desideri, paure e altri tratti. What Is Consciousness, and Could Machines Have It? Dehaene S., Lau H. e
Se mimare la funzionalità del cervello è sufficiente a generare Kouider S., in «Science», Vol. 358, pp. 486-492, 27 ottobre 2017.
una coscienza, come sostiene la teoria del GNW, allora la persona The Feeling of Life Itself: Why Consciousness Is Widespread but Can’t Be
simulata in questo modo sarà cosciente, reincarnata all’interno di Computed. Koch C., MIT Press, 2019.
un computer. In effetti quello del connettoma caricato in uno spa- La mente è un programma? Searle J.R., in «Le Scienze» n. 259, marzo 1990.

www.lescienze.it Le Scienze 49
MODELLI

Tornado di

fuoco I ricercatori
sono al lavoro
per riuscire
a prevedere
quando e dove
appariranno
questi vortici letali
di Jason M. Forthofer Fotografie di Spencer Lowell

IN BREVE

I tornado di fuoco, vortici di Carr vicino a Redding, in California, di rotazione nell’atmosfera. Il fuoco bene i principi fisici dei tornado
fiamme con venti a velocità degne ha provocato fino a quattro vittime. può concentrare questa vorticità in di fuoco, ma non sono ancora in
di un tornado, sono estremamente Oltre al fuoco stesso, generare un un tubo d’aria rotante e innalzarlo. grado di prevedere quando e dove
rari ma letali. Quello verificatosi a tornado di fuoco richiede una fonte Gli scienziati capiscono abbastanza potrebbero verificarsi.

50 Le Scienze 620 aprile 2020


o Un vortice di fuoco, formato
facendo girare l’aria con una corrente
in un recipiente di alcool che
brucia, nel Missoula Fire Sciences
Laboratory in Montana.
Jason M. Forthofer lavora come vigile del fuoco e ingegnere meccanico presso
il Missoula Fire Sciences Laboratory dello U.S. Forest Service, nel Montana. Le
sue ricerche comprendono studi sul campo, in laboratorio e computazionali sul
trasferimento del calore e sul flusso dei fluidi in relazione agli incendi boschivi.

entre l’aereo cominciava a scendere su Medford ci siamo immersi

M nella coltre di fumo che copriva il sud-ovest dell’Oregon e il nord


della California. Era la fine di luglio del 2018 e nella regione stava-
no divampando vari gravi incendi. Stavo raggiungendo un team
del Cal Fire (California Department of Forestry and Fire Protec-
tion), che indagava su un incidente fatale avvenuto due giorni prima.
Ero rabbrividito quando al telefono il capogruppo mi aveva
detto: «Un pompiere è morto in un tornado di fuoco. Il suo veicolo
è stato sbalzato via di varie decine di metri».
ad alta quota nuvole dette pirocumulonembi. Si tratta di nubi tem-
poralesche ghiacciate che si condensano dall’umidità emessa so-
pra un incendio, dalla vegetazione che ha consumato, dal vapo-
Sapevo, forse meglio di chiunque altro, che prima o poi sareb- re acqueo nell’atmosfera e come sottoprodotto della combustione
be potuto succedere. Dieci anni addietro avevo visto per la prima stessa. Secondo alcuni ricercatori, solo quei vortici di fuoco che si
volta i postumi di un tornado di fuoco. L’oggetto, con un diame- collegano ai pirocumulonembi ad alta quota sono gli autentici tor-
tro di quasi 300 metri, era fuoriuscito dall’incendio di Indians, in nado di fuoco. Stando a quella definizione ne era stato documen-
California, sopraffacendo un gruppo di pompieri. Il vento era co- tato solo uno, nel 2003, durante una tempesta di fuoco vicino a
sì forte, mi ha raccontato un sopravvissuto, che cercare di metter- Canberra, in Australia. Aveva lasciato danni su una striscia di ter-
si in salvo era come correre immersi nell’acqua fino al torace. Per reno lunga quasi 24 chilometri.
fortuna gli uomini erano su una strada lastricata a due corsie, che Per i vigili del fuoco però quell’inquadramento era così restrit-
probabilmente è stata la loro salvezza: se fossero stati anche solo a tivo che serviva a poco. Basandosi sulla definizione operativa del
tre metri di distanza, tra gli alberi e l’erba, sarebbero morti. Quan- tornado di fuoco come un vortice di fuoco con venti a una veloci-
do ho raggiunto il sito, tutto intorno si trovavano enormi rami di tà simile a quella di un tornado, il mio collega Bret Butler e io ave-
quercia e dal terreno erano scomparsi i ciottoli. vamo raccolto qualunque documento disponibile, per poi conso-
La scena mi aveva impressionato e preoccupato. Evidentemen- lidare il tutto in manuali e lezioni di addestramento per i vigili del
te un tornado di fuoco era in grado di colpire i pompieri rifugia- fuoco. Ora però mi trovavo diretto a sud, verso l’incendio di Carr,
ti in zone di solito considerate sicure. C’era mancato poco. Molti appena fuori da Redding, in California, per indagare sulla morte
di noi avevano visto i vortici di fuoco, cioè colonne di fuoco rotan- di un pompiere in un tornado di fuoco: una tragedia che da molto
ti grandi come turbini di polvere, e non li consideravano partico- tempo cercavo di evitare.
larmente pericolosi. Invece i tornado di fuoco – che abbinano la
potenza distruttiva delle fiamme a quella di venti devastanti co- Il tornado di fuoco di Carr
me in un vero e proprio tornado – erano così rari da essere quasi Il sito sembrava una zona di guerra. Né Josh Wurman, noto
leggendari. Io stesso, vigile del fuoco dal 1996 e studioso del com- esperto di tornado che avevo ingaggiato per l’indagine, né io ave-
portamento del fuoco da otto anni, ne avevo sentito parlare sol- vamo mai visto niente di simile. Interi complessi di case erano stati
tanto una volta, in una storia che mi aveva raccontato un pompie- rasi al suolo e ne restavano solo le fondamenta. L’area era dissemi-
re veterano. nata di tetti e altri detriti, oltre a veicoli ribaltati più volte. Gli al-
Tornato alla base nel Missoula Fire Sciences Laboratory, nel beri erano sradicati o spezzati e privi di corteccia, portata via da
Montana, ho eseguito una ricerca nella letteratura sull’argomen- particelle volanti di sabbia e roccia. Tre tralicci dell’elettricità in
to. Sono emersi resoconti, in genere piuttosto approssimativi, su metallo, alti una trentina di metri ciascuno, erano stati abbattuti:
vari tornado di fuoco avvenuti in tutto il mondo, sia recentemen- uno di loro era stato strappato via dalla base e trascinato in volo per
te sia in epoche lontane. Le informazioni sul tema erano così scar- 300 metri. Un container lungo una dozzina di metri era stato lace-
se che gli scienziati non avevano nemmeno trovato una definizio- rato, e un tubo di acciaio era attorcigliato ai pali dell’elettricità.
ne condivisa per il tornado di fuoco. Abbiamo stimato che i venti possano essere arrivati a 250 chi-
Gli incendi boschivi di enormi proporzioni possono generare lometri orari, una velocità che si raggiunge nei tornado di classe

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Assi che bruciano, disposte grosso modo a triangolo, permettono all’aria di girare nella zona centrale, dove un altro fuoco consolida la rotazione fino a
creare un vortice. Analogamente, gli incendi boschivi o urbani con determinate conformazioni possono dare origine ai tornado di fuoco.

3 della scala Fujita avanzata. (In questa scala si attribuisce ai tor- ha sorpreso Stoke sulla strada. Lui ha trasmesso una chiamata di
nado un valore da 0 a 5: il 5 indica i venti più veloci e distruttivi.) emergenza alla radio, prima che i venti forti facessero ribaltare più
Nella storia della California erano stati registrati solo due norma- volte il suo veicolo; alla fine si è fermato contro un albero lontano
li tornado di questa potenza. Le temperature massime dei gas che decine di metri. Stoke è stato trovato dopo ore, morto per i trau-
bruciavano dentro il tornado di fuoco potrebbero essersi avvici- mi subiti.
nate ai 1500 gradi. L’oggetto aveva un diametro di oltre 300 metri Due autocarri del Cal Fire che stavano procedendo lungo la
alla base e, secondo le immagini radar, un’altezza di quasi 5 chilo- strada hanno perso gran parte dei finestrini per il vento e sono
metri. È durato almeno 40 minuti, durante i quali si è mosso lenta- stati colpiti dai detriti in volo. Stranamente, un veicolo era dan-
mente sul terreno, seminando distruzione lungo una striscia di un neggiato soprattutto sul lato guida e l’altro sul lato passegge-
chilometro e mezzo. ro – nonostante fossero distanti solo circa 45 metri e rivolti nel-
Il nostro team ha raccolto testimonianze e prove video, speran- la stessa direzione – a prova del movimento rotatorio dell’aria. Gli
do di imparare qualcosa dall’avvenimento. Il tornado di fuoco si è occupanti si sono ammassati sul pavimento per salvarsi dai proiet-
formato la sera del 26 luglio 2018, nel corso di un incendio boschi- ti. Anche a tre bulldozer vicini sono stati strappati via i finestrini;
vo che ha colpito migliaia di ettari a nord-ovest di Redding. L’in- a un manovratore è finito un vetro in un occhio e un altro ha subi-
cendio era così esteso e intenso che ha generato pirocumulonem- to gravi ustioni alle mani. Un agente di polizia in pensione, che si
bi fino a una quota di circa 5 chilometri. All’improvviso, verso le stava allontanando con il suo veicolo, si è reso conto che il casso-
5:30 del pomeriggio le fiamme si sono spostate rapidamente a est, ne stava bruciando e ha accostato; è sopravvissuto, ma ha subito
uccidendo Don Smith, un pompiere che manovrava bulldozer, ol- ustioni alle vie respiratorie. Al culmine della tragedia, il margine
tre a un civile in casa sua. Man mano che l’incendio boschivo si del vortice infernale ha incenerito una casa, uccidendo due bam-
avvicinava ai sobborghi di Redding ha generato svariati vortici di bini e la loro bisnonna.
fuoco e ha scagliato braci a un paio di chilometri di distanza dal
fronte dell’incendio, oltre il fiume Sacramento. Queste braci han- In laboratorio
no provocato altri piccoli incendi a sé stanti, vicino a due caseg- Che cosa possiamo imparare da un evento simile? Riusciamo a
giati alla fine di una strada a fondo chiuso. Si è sviluppato uno sce- prevedere dove e quando avverrà un tornado di fuoco, in modo da
nario estremamente caotico man mano che i pompieri cercavano far evacuare i residenti e i pompieri? Che cosa provoca i tornado
di far evacuare gli abitanti e salvare le case, perfino mentre si sta- di fuoco? Per cercare di rispondere a queste domande si può co-
va chiudendo la loro via di fuga. La gente stava letteralmente scap- minciare dando uno sguardo alla storia. Nel 1871 una cittadina nel
pando per salvarsi la vita. Wisconsin fu devastata da ciò che probabilmente era un tornado
Jeremy Stoke, pompiere di Redding, si è diretto sulla scena per di fuoco, a giudicare dall’enorme quantità di detriti sparsi intorno,
prestare soccorso. Proprio mentre stava arrivando, intorno alle tra cui una casa. Nel 1964, in California, l’incendio di Polo ne gene-
7:30 di sera, sulla strada si è formato il tornado di fuoco, intrap- rò uno che ferì quattro persone e distrusse due case, un fienile, tre
polando nei caseggiati i residenti e i pompieri. Evidentemente auto e una piantagione di avocado. Uno dei più terribili avvenne

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COME SI FORMANO

Il tornado di fuoco boschivo


I tornado di fuoco – colonne rotanti di fuoco e fumo con velocità paragonabili a quelle di un tornado vero e proprio – sono rari, ma estremamente distrut-
tivi. Questi oggetti letali, dalla durata particolarmente lunga, possono spostarsi fuori dall’incendio principale, cogliendo di sorpresa e sopraffacendo i vigi-
li del fuoco e altre persone. Sono in grado di risucchiare dal terreno detriti come legna in fiamme e scagliarli in lontananza, dando origine a nuovi incen-
di in modo imprevedibile. Anche se i ricercatori capiscono piuttosto bene i principi fisici dei tornado di fuoco, prevedere dove e quando compariranno
non è ancora possibile.

Il tornado
di fuoco a Carr
Il 26 luglio 2018 un incendio
boschivo divampato a nord-ovest
di Redding, in California, ha generato
un grande tornado di fuoco che ha
provocato quattro morti e vari feriti. A parte
il fuoco in sé, per generare un simile oggetto
serve una fonte di rotazione nell’aria.
In questo caso, con ogni probabilità la fonte era
il vento freddo proveniente dall’Oceano Pacifico che
soffiava sulle montagne a ovest di Redding e giù nella Valle
del Sacramento. Qui l’aria in rapido movimento ha incontrato
una massa di aria dalla velocità bassa, generando un’onda
frangente e una turbolenza, proprio come quando l’acqua nello
sfioratore di una diga viene in contatto con quella del fiume
sottostante. L’autore sostiene che sia stata questa massa di aria
rotante a generare alcuni vortici di fuoco – fratelli dei tornado
di fuoco, grandi come turbini di polvere – e infine il tornado di
fuoco letale nei sobborghi di Redding.

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Il vortice di fuoco in laboratorio
Piccoli vortici di fuoco generati in laboratorio
hanno gettato luce sui principi fisici dei tornado
di fuoco. Questi ultimi, per esempio, bruciano
il combustibile varie volte più rapidamente
dei fuochi non rotanti, e hanno una notevole
efficienza nel conservare l’energia, il che
permette loro di durare a lungo.

Rotazione in alto
La rotazione nell’aria che si accumula fino a
formare un tornado di fuoco può provenire da
svariate fonti, tra cui il vento che fa attrito sul
terreno. I vortici risultanti sono orizzontali, ma
l’aria calda proveniente dall’incendio boschivo,
galleggiando, scorre in alto, attirando uno o
più vortici fino a portarli in posizione verticale.
I gas che bruciano nel pennacchio di fuoco
riscaldano l’aria, che così accelera verso l’alto,
allungando e consolidando il vortice di fuoco
fino a creare un tubo lungo e sottile.
Man mano che il vortice si assottiglia gira più
velocemente, come un pattinatore sul ghiaccio
che avvicina le braccia al corpo, finché si
forma una colonna di fuoco alta che compie
giri stretti.

Illustrazione di Bryan Christie Design

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L’incendio del novembre 2008 a Corona, in California, ha generato un vortice di fiamme – forse un tornado di fuoco – che ha minacciato le case.

durante il bombardamento incendiario di Amburgo, in Germania, cosa di simile. Un pezzo di legno scaldato genera centinaia di di-
nella seconda guerra mondiale: la tempesta di fuoco così provo- versi gas infiammabili, la cui ulteriore combustione provoca le
cata generò un tornado di fuoco che, secondo il geografo Charles fiamme. Nel tornado di fuoco i forti venti rotatori orizzontali pos-
Ebert, raggiunse i 3 chilometri circa di larghezza e i 5 di altezza. sono spingere le fiamme nella vegetazione, facendola bruciare più
Nella conflagrazione morirono oltre 40.000 civili. intensamente.
Nel 1923 a Tokio un forte terremoto scatenò un incendio urba- Nel 1967 Howard Emmons e Shuh-Jing Ying, della Harvard
no. Man mano che si estendeva da un palazzo all’altro, gli abitan- University, circondarono in laboratorio un fuoco stazionario con
ti si rifugiarono in un’area aperta tra le costruzioni, sopra la quale un cilindro di rete metallica che si poteva far girare a varie velo-
si formò un grande tornado di fuoco: si stima che in un quarto d’o- cità, impartendo una rotazione all’aria che scorreva nelle fiamme.
ra abbia provocato intorno a 38.000 vittime. Per oltre mezzo seco- Per osservare i meccanismi del vortice di fuoco così generato, i ri-
lo la spiegazione di questo terribile evento è stata che un normale cercatori misurarono la velocità del vento e la distribuzione della
tornado si fosse formato per caso esattamente nello stesso luogo e temperatura. E scoprirono che un simile vortice per formarsi ri-
nello stesso momento dell’incendio. Ma negli anni ottanta e novan- chiede, oltre al fuoco stesso, una fonte di rotazione e un meccani-
ta S. Soma e K. Saito, ingegneri dell’Università del Kentucky, hanno smo che la intensifichi.
realizzato un modello in piccolo dell’incendio basandosi su testi- Un tornado di fuoco si basa sostanzialmente sugli stessi prin-
monianze storiche, riproducendone minuziosamente la geometria cipi idrodinamici. Spesso nell’atmosfera esiste una forte vortici-
e i venti ambientali. Il loro incendio creato in laboratorio ha gene- tà, generata dal vento che gira intorno alle montagne o si trascina
rato un vortice: la dimostrazione che quello originale non fu una sul terreno, oppure dalle variazioni di densità e pressione. Il fuoco
coincidenza, ma fu provocato dall’incendio stesso. stesso svolge altre due funzioni essenziali: concentra la rotazione
La loro ricerca si basava su uno studio pionieristico in labora- e la solleva, così che uno stretto tubo d’aria finisce a girare intorno
torio di vent’anni prima, quando George Byram e Robert Mar- a un asse verticale.
tin, dell’U.S. Forest Service Southern Research Station, produsse- Inizialmente l’aria calda che sale sopra il fuoco ne attira altra al-
ro piccoli vortici di fuoco nella loro struttura a Macon, in Georgia. la base, raccogliendo così aria vorticosa dalle zone limitrofe. All’i-
La loro apparecchiatura consisteva in un piccolo recipiente circo- nizio parte della vorticità potrebbe trovarsi intorno a un asse oriz-
lare contenente alcool che bruciava, circondato da pareti cilindri- zontale, ma una volta che l’aria è risucchiata nel pennacchio di
che con fessure verticali, che costringevano le correnti nel fuoco fuoco il suo vivace flusso caldo diretto in alto provoca un’incli-
ad assumere un andamento rotatorio. Un dato importante: con il nazione dell’asse in verticale. Successivamente, anche se l’aria in
vortice di fuoco che ne derivava, la combustione – così come la re- movimento verso l’alto parte lentamente quando è vicina al suolo,
lativa emissione di energia – era fino a tre volte più rapida che in si scalda man mano che i gas al suo interno bruciano. La pressione
DAVID McNEW/Getty Images

un fuoco non rotante. A quanto pare il vento rotatorio aumentava atmosferica intorno al vortice costringe a salire l’aria calda e leg-
la velocità della combustione spingendo le fiamme giù verso la su- gera situata al centro. L’aria che accelera nel pennacchio di fuoco
perficie dell’alcool, riscaldandolo. Ricerche successive hanno sco- allunga il vortice o il tornado di fuoco in verticale lungo il suo asse,
perto che in fuochi di questo tipo la velocità di emissione dell’e- riducendone il diametro, proprio come tirare una massa di pasta
nergia può aumentare anche di sette volte. provoca la formazione di un collo lungo e sottile. Il diametro ridot-
Nei vortici di fuoco boschivi e nei tornado di fuoco accade qual- to porta l’aria a girare più velocemente per conservare il momento

56 Le Scienze 620 aprile 2020


angolare: è lo stesso effetto che si vede quando un pattinatore, ro- Wu, della Tsinghua University di Pechino, ha dimostrato che se
teando sul ghiaccio, avvicina le braccia al corpo. più fuochi bruciano con alcune configurazioni specifiche – come
Se un vortice o un tornado di fuoco si sposta su una zona che sta può accadere quando un incendio ne genera altri scagliando del-
bruciando, si assottiglia raggiungendo un’altezza notevole e com- le braci davanti a sé – potrebbero perfino generare una rotazione
pie giri stretti e veloci, ma se si sposta su un’area già bruciata si al- da soli, portando dei getti d’aria a scorrere sul terreno tra di loro.
larga e rallenta fino a diventare un cilindro di fumo diffuso. A volte Allora da dove veniva la rotazione che ha provocato il torna-
l’oggetto rotante è così largo e lento che i pompieri non riescono do mortale nell’incendio di Carr? Dato che è stato preceduto da
a percepirlo. La direzione del movimento del vortice lungo il ter- svariati vortici di fuoco, evidentemente nella zona c’era una ro-
reno dipende da venti ambientali e dettagli del terreno, secondo tazione più forte del normale. Basandomi su un’intuizione ho
modalità che dobbiamo ancora appurare. chiesto a Natalie Wagenbrenner, mia collega al Missoula Fire
Un’altra scoperta di Emmons e Ying è che i vortici di fuoco sono Sciences Laboratory, di eseguire al computer qualche simulazio-
molto efficienti nel conservare l’energia rotazionale, motivo per ne specializzata del meteo di quel giorno. I suoi studi hanno dimo-
cui (purtroppo) hanno una durata piuttosto lunga. Nell’incendio strato che dell’aria fresca e densa era spinta dall’Oceano Pacifico
di Indians, per esempio, il tornado di fuoco è durato circa un’ora. verso est e al di sopra di una catena montuosa a ovest di Redding.
Man mano che il tornado di fuoco gira, si intensificano due forze Questa aria fresca era molto più pesante di quella calda della Sa-
opposte in direzione radiale: la forza centrifuga, che attira verso cramento Valley: quel giorno l’aeroporto di Redding ha registra-
l’esterno una massa di aria rotante, e la pressione bassa al centro to una temperatura massima di 45 gradi, un record. Così la gravità
che la attira verso l’interno. L’equilibrio risultante ha fatto accelerare l’aria mentre si muoveva lungo
limita il movimento dell’aria in direzione radiale, Il lato i pendii verso la valle, proprio come l’acqua che
e quindi la perdita di energia dal vortice. I fuochi scorre in discesa. Stranamente, questi forti venti
non rotatori scambiano invece con l’atmosfera
sottovento di un in superficie si sono fermati all’improvviso, pro-
circostante una quantità di energia circa dieci vol- monte è uno dei prio dove si è formato il tornado di fuoco.
te maggiore. Questo meccanismo inoltre rende i Che cosa è successo al vento? Alla fine ho ca-
vortici di fuoco più alti e sottili rispetto ai fuochi luoghi in cui è pito che stava avvenendo un risalto idraulico, l’e-
non rotatori, perché è disponibile meno ossigeno più probabile quivalente atmosferico di ciò che accade all’ac-
per la combustione, dato che l’aria è risucchiata qua quando scorre nello sfioratore sotto una diga.
all’interno in misura minima, tranne che alla ba- la formazione Quando l’acqua in movimento rapido viene in
se. Così parte dei gas combustibili deve salire lun- contatto con la pozza sottostante a bassa veloci-
go il centro del vortice prima di trovare abbastan-
di un tornado tà, la superficie dell’acqua salta verso l’alto, for-
za ossigeno per bruciare. di fuoco mando un’onda frangente stazionaria che segna il
Un aspetto altrettanto pericoloso è che la co- confine tra i due flussi. In questa regione avven-
lonna altissima di gas caldi e poco densi determina una pressione gono movimenti vorticosi intensi. Analogamente l’aria fredda e
molto bassa alla base del vortice. Vicino al terreno l’attrito rallenta densa che sfrecciava lungo le pendici della montagna ha incontra-
la rotazione, riducendo la forza centrifuga che spinge l’aria verso to la massa d’aria lenta nella Sacramento Valley, e con ogni proba-
l’esterno. Dato che però la forza centripeta generata dalla pressio- bilità ha così generato la potente rotazione che ha dato origine al
ne rimane costante, il vento vicino al terreno confluisce nel tor- tornado di fuoco a Carr (si veda il box a pp. 54-55). In un articolo
nado di fuoco. Alla fine agisce come un enorme aspirapolvere: ri- del 2018, N.P. Lareau, dell’Università del Nevada, e colleghi han-
succhia nella base aria e spesso detriti in fiamme, facendoli salire a no ipotizzato che i pirocumulonembi soprastanti, arrivati ad alti-
velocità estreme lungo il centro, fino in cima, e scagliandoli via da tudini di oltre 11 chilometri perfino mentre si formava il tornado di
lassù, generando altri fuochi in modo imprevedibile. fuoco, abbiano contribuito ad allungare il vortice fino a una gran-
de altezza, rendendolo così più sottile e facendolo ruotare ancora
Sul campo più velocemente.
Pur con tutte queste conoscenze sui principi fisici dei torna- Se gli incendi boschivi continuano a diventare sempre più este-
do di fuoco, non sappiamo ancora prevedere dove e quando si si, potremmo imbatterci più spesso in questi fenomeni letali. Il la-
potranno formare. Ma una cosa è certa: visto quanto sono rari, to positivo è che le lezioni imparate studiandoli attentamente po-
benché un incendio grande e intenso sia sempre in grado di con- trebbero aiutarci a evitare altre tragedie. Spero che nel prossimo
centrare la rotazione, sembra che per crearli sia essenziale la pre- futuro ulteriori ricerche sui tornado di fuoco, insieme ai progres-
senza di una fonte di forte rotazione. si delle previsioni meteo e della potenza di calcolo, ci consentano
Per esempio sappiamo dai casi di studio che uno dei luoghi in di lanciare avvertimenti sui tornado di fuoco in arrivo, magari sal-
cui è più probabile la formazione di un tornado di fuoco è il lato vando vite umane. Q
sottovento di un monte. Il vento che soffia intorno alla montagna
provoca movimenti vorticosi sul lato sottovento, come l’acqua che
in un fiume si muove intorno a un grande masso. Un fuoco che vi PER APPROFONDIRE
brucia può accumulare e ampliare questa rotazione fino a trasfor- Fire Whirls, Fire Tornadoes and Firestorms: Physical and Numerical Modeling.
marla in un tornado di fuoco. In realtà però la questione è più com- Meroney R.N., in «Proceedings of PHYSMOD 2003: International Workshop on
plicata: i vortici di fuoco possono comparire anche in pianura e Physical Modelling of Flow and Dispersion Phenomena», Manfrida G. e Contini D.
con poco vento. In Kansas, per esempio, un grande vortice di fuo- (a cura), Firenze University Press, 2003.
co è stato probabilmente generato da un fronte freddo, entrato in Vortices and Wildland Fire. Forthofer J.M. e Goodrick S.L., in «Synthesis of
collisione con aria ambientale calda mentre passava sopra un in- Knowledge of Extreme Fire Behavior: Volume 1 for Fire Managers», Werth P.A. e altri
cendio in un campo. E nel 2007 uno studio di Rui Zhou e Zi-Niu (a cura), U.S. Forest Service Pacific Northwest Research Station, novembre 2011.

www.lescienze.it Le Scienze 57
Illustrazioni di Brian Stauffer
SALUTE

Liberi dagli oppioidi


Sono oltre sette milioni gli statunitensi con dolore cronico
che assumono questi rischiosi antidolorifici e si stanno identificando
soluzioni più adatte per aiutarli a sospenderne o ridurne l’assunzione

di Claudia Wallis

www.lescienze.it Le Scienze 59
Claudia Wallis, giornalista scientifica,
cura la rubrica Science of Health di
«Scientific American».

C
on i suoi 190 centimetri di altezza, Brett Muccino non riesce a immagi-
nare come il suo fisico imponente sia passato attraverso lo stretto para-
brezza della sua vecchia Ford Ranger. «Era davvero minuscolo», ricorda
Muccino, che nel 1986 fu coinvolto in un gravissimo incidente stradale
che gli provocò alcuni schiacciamenti vertebrali nel collo e nella zona
lombare. L’incidente diede inoltre inizio a una lotta contro il dolore cronico durata 34 an-
ni, e al conseguente rapporto di amore-odio con gli oppioidi a cui Muccino dovette ricor-
rere per combatterlo.
Era una bella giornata autunnale quando Muccino, piegato sul ligrammi di OxyContin al giorno. Di tanto in tanto tentava di disin-
suo deambulatore, si recò per la prima volta al VA Medical Cen- tossicarsi, ma il dolore lo riportava sempre al punto di partenza.
ter, un ospedale per veterani delle forze armate a West Haven, nel Nell’estate del 2016 Muccino era ormai arcistufo di quel circolo
Connecticut. Procedette a stento nei lunghi corridoi, colpito non vizioso. Dopo un intervento alla schiena con risultati discreti co-
soltanto dal mal di schiena ma anche dai danni al nervo diabetico municò ai medici di voler smettere di assumere farmaci. Muccino
(dovuti all’esposizione all’Agente Arancio, secondo il Dipartimen- scelse il momento ideale: pochi anni prima il Dipartimento per gli
to per gli affari dei veterani degli Stati Uniti), con conseguente do- affari dei veterani aveva aperto la clinica specializzata di West Ha-
lore, formicolio e indebolimento ai piedi e alle mani, e da infezioni ven, a meno di un’ora da casa sua. L’équipe medica gli insegnò una
croniche alla protesi al ginocchio. serie di tecniche di gestione del dolore e gli prescrisse un farma-
Muccino, che oggi ha 68 anni, ed è un ex direttore di una casa co per ridurre il dolore e controllare i sintomi dell’astinenza. Iniziò
di cura, si era rivolto alla Opiod Reassessment Clinic di West Ha- così il suo lento percorso, durato diversi mesi, verso la riduzione
ven dopo un percorso lungo e travagliato, caratterizzato da vari graduale dell’OxyContin fino alla sospensione completa.
interventi alla spina dorsale e dosi sempre più elevate di oppioidi
in seguito agli insuccessi delle operazioni e della fisioterapia. Ne- Epidemia di overdose
gli anni novanta i medici gli sostituirono la terapia, passando da Nonostante le difficoltà di Muccino siano comuni a molte per-
Percocet, un farmaco con azione a breve termine, a 40 milligram- sone, l’assistenza ricevuta rappresenta un’eccezione. In seguito
mi al giorno di OxyContin, un nuovo e potente farmaco ad azione all’aumento vertiginoso dei decessi da oppioidi legali e illegali (da
prolungata. Nel giro di un paio di mesi la dose era raddoppiata, ma 9489 nel 2001 a 47.600 nel 2017), il governo degli Stati Uniti ha im-
«almeno ero in grado di lavorare», ricorda. presso un importante giro di vite sulle prescrizioni di questi an-
Nessuno gli aveva detto che il farmaco causava assuefazione. tidolorifici. Le autorità sanitarie, le compagnie di assicurazione, i
Muccino lo scoprì quando un chirurgo interruppe la terapia po- consorzi medici e persino le farmacie hanno iniziato a limitare le
co prima di un intervento alla schiena. «Fui costretto a smettere dosi ai pazienti e talvolta a sospenderle. La decisione ha causato
di colpo, e nessuno si preoccupò delle conseguenze», dice Mucci- gravi conseguenze per le persone (da 7 a 10 milioni) che assumo-
no, che nel giro di 48 ore si ritrovò al pronto soccorso con i sinto- no questi farmaci per il dolore cronico dovuto a patologie come
mi devastanti dell’astinenza; urlava di dolore, tremava e non riu- la fibromialgia, lesioni alla spina dorsale o danni ai tessuti legati
sciva a trattenere il cibo. Ripresa la terapia, iniziò a incrementare a interventi o ferite di guerra. Anche se la maggior parte dei casi
le dosi rifornendosi prima sulla strada e in un secondo momento di overdose è dovuta a farmaci illegali (in particolare al fentanyl),
da un medico senza scrupoli, arrivando ad assumere oltre 320 mil- oltre un terzo dei decessi da oppioidi riguardava i farmaci prescri-

IN BREVE

La stretta del governo degli Stati Uniti sulle milioni di pazienti che usano questi farmaci sicuro e senza sofferenze.
prescrizioni di oppioidi in seguito al vertiginoso contro il dolore cronico. Tra le soluzioni rientrano varie forme di assistenza
aumento dei decessi per overdose da oppioidi Ora gli studiosi del dolore stanno sviluppando psicosociale abbinate a una riduzione molto lenta
legali e illegali ha avuto gravi conseguenze per nuovi metodi per aiutarli a ridurre le dosi in modo dei dosaggi.

60 Le Scienze 620 aprile 2020


Brett Muccino è stato
aiutato dall’équipe di una
Fotografie di Grant Delin

clinica specializzata, ma
l’assistenza che ha ricevuto è
ancora un’eccezione.

www.lescienze.it Le Scienze 61
UNA SOLUZIONE NON UNIVERSALE

Quando perseverare con gli oppioidi


Se da una parte i ricercatori stanno studiando il modo migliore per disa- medico complesso, con una serie di problematiche fisiche o psicologiche
bituare i soggetti con dolore cronico a dosi elevate di oppiodi, è altrettan- che rendono difficile capire in quale percentuale il loro dolore sia dovuto a
to evidente che non tutti i pazienti possano o debbano farlo. I CDC hanno un problema biologico di fondo, quali siano i risultati degli effetti collatera-
esplicitamente escluso i malati di tumore o anemia falciforme dalle indi- li e quali sofferenze derivino da altre patologie. «In questi casi ci ritroviamo
cazioni cautelative sulle prescrizioni di oppioidi. Inoltre gli specialisti non in una zona grigia», dice Sean Mackey, che dirige il reparto di medicina
amano mettere in pericolo l’equilibrio dei pazienti con dolore troppo inten- del dolore alla Stanford University. «Dobbiamo offrire un approccio perso-
so. Andrea Anderson, attivista dei diritti dei pazienti ed ex direttore esecu- nalizzato a ogni paziente e lavorare fianco a fianco. Non esiste una solu-
tivo della Alliance for the Treatment of Intractable Pain, racconta un nu- zione universalmente valida».
mero sterminato di storie di pazienti ai limiti (un uomo sopravvissuto a 20 Non tutti i pazienti possono tollerare una riduzione dei dosaggi, anche se
minuti di elettroshock, un paziente coinvolto in un incendio) che si affida- condotta lentamente e con attenzione. È il caso di Nadine Hagl, una vete-
no a quantità massicce di oppioidi e non hanno il coraggio di ridurle. Nes- rana dell’esercito di 53 anni, inviata alla clinica di Becker dopo diversi anni
suno dovrebbe essere obbligato a farlo, concordano gli esperti. di terapia con dosi elevate di Percocet (un mix di ossicodone e acetamino-
I medici hanno inoltre incontrato pazienti in condizioni stabili e funziona- fene). Il quadro clinico di Hagl è molto complesso. Oltre a un’artrite dolo-
li mantenendo una dose sostenuta, pazienti che lavorano e si prendono rosa che la obbliga a camminare con un bastone, la donna soffre di distur-
cura delle loro famiglie senza elevare eccessivamente i dosaggi. «Cono- bo da stress post-traumatico e, prima dell’intervento di bypass gastrico
sciamo pazienti che assumono 15-20 MME al giorno per anni senza pro- nel 2014, pesava 108 chili per 154 centimetri di altezza (oggi pesa meno
blemi», afferma Will Becker, direttore della Opioid Reassessment Clinic di 60 chili). Il suo apparato digerente non è in grado di sopportare farma-
presso il VA Medical Center di West Haven, nel Connecticut, riconoscendo ci antidolorifici antiinfiammatori non steroidei, una delle possibili alterna-
tuttavia di «averne incontrati molti che non sono riusciti ad attenersi a un tive agli oppioidi, e non risponde positivamente alla buprenorfina, un far-
basso dosaggio e oggi sono in pessime condizioni». maco usato per ridurre i sintomi dell’astinenza da oppiodi. Il caso di Hagl
Le questioni più spinose riguardano i pazienti sotto dosaggi elevati che è complesso anche dal punto di vista psicosociale, data la diagnosi di di-
continuano a soffrire per il dolore e per una scarsa qualità della vita, ma sturbo da stress post-traumatico e il fatto di essere una madre single di un
che non vogliono ridurre le dosi. Spesso questi pazienti hanno un quadro ragazzo nello spettro autistico. Insieme al team di Becker, Hagl ha tentato

vibili. Nel 2016 i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) pendenza da oppioidi nei pazienti con dolore cronico. Non ci sono
hanno pubblicato una serie di linee guida che invitano i medici a sufficienti prove scientifiche a sostegno dell’uso di questi farma-
prescrivere oppioidi come soluzione estrema contro il dolore cro- ci per mesi e anni, e ancora meno che dimostrino come inverti-
nico, mettendoli in guardia dal prescrivere dosaggi superiori a 50 re questa tendenza. Fortunatamente le ricerche, alimentate da un
milligrammi equivalenti di morfina al giorno (gli MME sono un si- flusso di investimenti federali, stanno cominciando a fare chia-
stema per comparare le dosi di vari oppioidi). Anche gli Stati sono rezza sul problema. Tra le prime scoperte è emerso che la ridu-
entrati in azione: almeno 36 hanno pubblicato norme o linee gui- zione degli oppioidi nei pazienti a lungo termine ha risultati mi-
da che limitano la dose di oppioidi prescrivibili. Inoltre molti medi- gliori quando avviene molto lentamente, dedicando attenzioni
ci hanno interpretato le linee guida dei CDC come ravvicinate al paziente e indicando metodi alter-
una forte stretta sui dosaggi anche per pazienti in La riduzione nativi per gestire il dolore. Sorprendentemente
terapia a base di oppioidi da molto tempo. Secondo alcuni studi suggeriscono che molti pazienti fini-
un sondaggio del «Boston Globe», nel 2017 quasi il
degli oppioidi scono per sentirsi meglio quando le dosi vengono
70 per cento dei medici di famiglia aveva ridotto il nei pazienti a ridotte o sospese del tutto, grazie alla scomparsa
numero di prescrizioni di oppioidi mentre il 10 per di effetti collaterali come letargia, annebbiamen-
cento aveva smesso del tutto di proporli ai pazienti. lungo termine to mentale e stipsi grave. Una nuova guida per la
Tuttavia secondo gli esperti la sospensione im- ha risultati riduzione dei dosaggi, pubblicata lo scorso otto-
provvisa dei farmaci è una pratica pericolosa, che bre dal Department of Health and Human Servi-
può provocare l’aumento improvviso del dolore migliori quando ces (HHS) statunitense, avvalora questi approcci
e spingere i pazienti a procurarsi gli oppioidi ille- lenti, collaborativi e incentrati sul paziente.
galmente o a suicidarsi. «Il paziente è profonda-
avviene molto Al centro degli studi in corso rimangono alcu-
mente destabilizzato, a livello medico e psicologi- lentamente ne importanti questioni, tra cui alcune problema-
co», afferma la psicologa del dolore Beth Darnall, tiche chiave: per esempio, quando l’uso di oppioi-
della Stanford University School of Medicine. di è comunque consigliato per il dolore cronico e a quali dosag-
Darnall è stata uno dei 92 esperti che nel settembre 2018 han- gi, per quali pazienti debba essere gradualmente ridotta la dose e
no scritto una lettera aperta alla Pain Management Task Force come procedere quando le persone hanno paura e sono riluttan-
federale per denunciare un «aumento preoccupante delle soffe- ti. «Al momento la domanda più pressante per gli studiosi del do-
renze e dei suicidi tra ai pazienti». Lo scorso aprile sia i CDC sia lore è quanto siano efficaci e sicuri gli oppioidi a lungo termine»,
la Food and Drug Administration hanno avviato alcune iniziative afferma Sean Mackey, capo del reparto di medicina del dolore a
per informare i medici riguardo a questi rischi. Stanford, che aggiunge: «La verità è che non lo sappiamo». Tutta-
Non c’è dubbio che la sospensione improvvisa abbia effetti ne- via iniziano ad arrivare risposte su come mettere fine alla grande
gativi, ma purtroppo non è altrettanto chiaro come ridurre la di- storia d’amore tra gli Stati Uniti e gli oppioidi.

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Il quadro clinico, psicologico e sociale di
Nadine Hagl, 53 anni, veterana dell’esercito
degli Stati Uniti, è molto complesso.

di avvicinarsi a diverse terapie alternative, ma il dolore si è sempre sca-


tenato con una forza dirompente. Il medico e la paziente hanno deciso
di tornare al Percocet in dosi inferiori, abbinato a una serie di terapie non
farmacologiche e a un attento monitoraggio.
Gli specialisti del dolore e delle dipendenze concordano che i pazienti
in terapia a base di oppioidi per lunghi periodi dovrebbero essere moni-
torati attentamente, sia per gli effetti collaterali sia per il rischio di abuso
delle sostanze. Tutti i 50 Stati federali prevedono programmi di monito-
raggio delle prescrizioni che consentono ai medici di capire se il pazien-
te sta ricevendo una doppia dose prescritta altrove, mettendo la propria
salute a rischio.
Considerate le pressioni verso una riduzione dell’uso di oppioidi, è pro-
babile che il numero di persone che li assumono a lungo termine con-
tinui a diminuire. Mark Sullivan, psichiatra del dolore all’Università di
Washington, ricorda come trent’anni fa l’uso di questi narcotici fosse
molto più sporadico. «Credo che arriveremo a un punto in cui, proprio
come agli inizi, gli oppioidi verranno usati soltanto se indispensabili e
a breve termine, mentre l’uso prolungato sarà riservato soltanto ai ca-
si eccezionali».

L’attrazione per gli oppioidi Benché gli oppioidi cominciassero a essere prescritti in massa
L’idea che gli oppioidi siano idonei per il trattamento del dolo- a tutti coloro che soffrivano di mal di schiena grave e altre malat-
re cronico, cioè che persiste per oltre tre mesi, risale a metà de- tie prolungate, la maggior parte degli studi ne aveva analizzato gli
gli anni novanta, quando la comunità medica iniziava a prende- effetti solo per un periodo uguale o inferiore a sei settimane, un
re più seriamente il problema del dolore. Il periodo coincise con lasso di tempo non sufficiente per rilevare le dipendenze fisiche e
l’introduzione dell’OxyContin, una versione a rilascio prolunga- psicologiche che si sviluppano nel corso dei mesi e degli anni e ca-
to dell’oppioide ossicodone, e la diffusione di alcune false verità pire che le persone hanno bisogno di dosi sempre più elevate man
al riguardo, come la sua sicurezza a lungo termine e la sua capaci- mano che il loro organismo diventa assuefatto ai farmaci, aumen-
tà di non creare dipendenza – affermazioni che in seguito sareb- tando il rischio di problemi respiratori, offuscamento e sovrado-
bero state oggetto di alcune cause legali multimilionarie. Prima saggi potenzialmente fatali.
di allora alcuni oppioidi naturali, come la morfina, oppure sinte- All’epoca alcuni medici avevano sollevato la questione dell’as-
tici, come l’ossicodone, erano stati usati principalmente per il do- senza di conoscenze scientifiche al riguardo. Erin Krebs frequen-
lore acuto a breve termine, i tumori e le cure palliative. Secondo tava la Facoltà di medicina a metà degli anni novanta. La studiosa
un’analisi dei CDC, il numero di ricette mediche per oppioidi tra il di oppioidi ricorda la sensazione di sorpresa e scetticismo per il fat-
1999 e il 2010 è quadruplicato. to che questi farmaci, mai studiati nel lungo periodo, fossero pre-
Questi farmaci erano considerati un’alternativa economica agli scritti per mesi e anni di seguito. Krebs, che oggi dirige il reparto di
interventi di elezioni per il dolore cronico non curabile, ovvero i medicina interna generale al Minneapolis VA Health Care System,
programmi interdisciplinari di gestione del dolore e riabilitazio- sta studiando nuovi metodi per aiutare i pazienti di allora a gestire
ne, composti da team di psicologi, medici, fisioterapisti, terapeuti il dolore con dosi più sicure, ma anche la questione più fondamen-
occupazionali e altri specialisti, che lavorano insieme al paziente tale, se gli oppioidi rappresentino di per sé una scelta valida per il
per diverse settimane in centri specializzati. Un approccio che ri- dolore prolungato. L’anno scorso ha pubblicato il primo trial ran-
chiede risorse nettamente superiori rispetto all’assunzione di una domizzato che ha messo a confronto diretto per un anno intero gli
pillola, ma che è in grado di affrontare la natura «biopsicosociale» oppioidi e gli antidolorifici non oppioidi, dagli antinfiammatori più
del dolore cronico, il fatto che le sofferenze del paziente non sia- comuni come l’ibuprofene ai farmaci per il dolore neuropatico co-
no determinate solo dall’attivazione di fibre nervose, ma anche me il gabapentin. Il suo team ha monitorato 240 pazienti con dolore
dall’umore, dal carattere, dal contesto sociale e persino dal signifi- intenso alla schiena o alle articolazioni, riscontrando una riduzio-
cato che il paziente attribuisce al dolore. «Il dolore dovuto al peg- ne del dolore e degli effetti collaterali nei pazienti che avevano rice-
gioramento di un tumore è molto meno sopportabile rispetto al vuto i non oppioidi. Krebs ricorda che nel 2010, quando propose lo
dolore legato all’allenamento per una maratona o al parto», osser- studio, «la convinzione che gli oppioidi fossero la soluzione miglio-
va Mark Sullivan, psichiatra del Center for Pain Relief dell’Univer- re era talmente radicata che qualcuno non giudicava etica la possi-
sità di Washington a Seattle. bilità che alcuni pazienti non li ricevessero».

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Da allora Krebs ha raccolto altre prove che gli oppioidi non so- un’agenzia istituita con l’Affordable Care Act del 2010, Darnall sta
no necessariamente una scelta idonea per il dolore cronico. Duran- conducendo un trial di un anno con 1365 pazienti con dolore croni-
te una conferenza del 2018 la ricercatrice ha presentato alcuni dati co chiamato EMPOWER (Effective Management of Pain and Opio-
preliminari estratti da uno studio a lungo termine su 9245 vetera- id-Free Ways to Enhance Relief). Tra i pazienti arruolati, 500 inten-
ni che avevano assunto oppioidi per sei mesi e oltre. Solo un quar- dono mantenere l’attuale dosaggio di oppioidi e faranno da gruppo
to dei partecipanti aveva descritto l’efficacia del trattamento come di controllo. Gli altri verranno assegnati casualmente a una fra tre
«molto buona» o «eccellente», mentre l’80,9 per cento affermava possibili terapie. Un gruppo seguirà il metodo dello studio pilota
che il dolore coinvolgeva tutto il corpo, un sintomo indicativo di un di Darnall; un altro seguirà lo stesso percorso e riceverà in aggiun-
effetto collaterale sospetto: una sindrome dolorosa chiamata iperal- ta otto sessioni settimanali di terapia cognitivo-comportamenta-
gesia indotta da oppioidi. «La mia prima reazione è stata di stupore», le di gruppo per il dolore, un tipo di counseling psicologico a breve
mi ha detto Krebs. «Queste persone erano molto malate, non siamo termine incentrato sulla modifica degli schemi di pensiero e delle
stati in grado di curarle». credenze che condizionano comportamenti ed emozioni. Anche il
terzo gruppo seguirà il protocollo pilota e seguirà sei laboratori set-
Come ridurre le dosi timanali di gruppo sull’autogestione del dolore.
Quando i rischi legati agli oppioidi superano i benefici (per L’autogestione del dolore è un approccio a costo ridotto, guida-
esempio quando i pazienti abusano dei farmaci o mostrano sin- to non da professionisti medici bensì da altri pazienti che hanno
tomi di overdose), le nuove linee guida dell’HHS invitano i medi- ricevuto una formazione specifica, e finora mai applicato alla ri-
ci a considerare la possibilità di ridurre gradualmente i dosaggi. duzione degli oppioidi. Il metodo, sviluppato da Kate Lorig, spe-
A quel punto il problema principale è come farlo senza scatena- cialista di educazione sanitaria alla Stanford University, prevede
re ulteriore sofferenza e disperazione e quale alternativa proporre una serie di attività, lezioni e discussioni strutturate che offrono ai
per alleviare il dolore. In un mondo ideale, i pazienti con un dolore pazienti alcuni strumenti per gestire il dolore e ricominciare a vi-
ingestibile si recherebbero nei centri interdisciplinari di gestione vere in modo più attivo. Durante una sessione tipo, i pazienti ela-
del dolore e riabilitazione, che vantano buoni ri- borano un «piano d’azione» settimanale che con-
sultati nel guidare i pazienti nella transizione da- L’autogestione siste nel fare qualcosa che hanno evitato a causa
gli oppioidi ad altri metodi di gestione del dolore. del dolore, come fare una passeggiata al giorno o
Tuttavia, molti di questi centri chiusero i batten-
del dolore è pulire un armadio, e nel riportare i progressi com-
ti quando la comunità medica si aprì agli oppioi- un approccio piuti. I partecipanti imparano esercizi di riscal-
di, e le cure nei centri rimasti sono molto costo- damento per le loro articolazioni dolenti e ragio-
se. Le ricerche si stanno quindi concentrando su che costa poco, nano insieme su come comunicare al meglio con
approcci più economici e pratici. Nel 2018 Darnall finora mai i medici. I partecipanti affermano che essere in
ha pubblicato uno dei primi studi in grado di dare presenza di persone che capiscono il dolore cro-
una risposta: una riduzione dei dosaggi molto len- applicato nico, inclusi i leader del gruppo, offre loro ispira-
ta e calibrata. zione, supporto e responsabilità. «Ci si rende con-
In uno studio pilota su 68 pazienti pubblicato
alla riduzione to di essere tutti nella stessa barca, e questo aiuta
su «JAMA Internal Medicine», Darnall ha dimo- degli oppioidi molto», dice Sylvia Nomikos, un’insegnante in
strato che, nell’arco di quattro mesi, i 51 soggetti pensione con stenosi spinale grave, che ha parte-
che avevano completato il trial erano riusciti in media a ridurre cipato a un workshop di autogestione a Pleasantville, nello Stato
le dosi di oppioidi quasi del 50 per cento senza che il dolore peg- di New York. Due studi su questo tipo di approccio hanno eviden-
giorasse. I pazienti hanno ricevuto un’attenta supervisione di un ziato che i pazienti segnalano una riduzione duratura del dolore,
medico di comunità e un libro di autoaiuto. Una lenta riduzione della disabilità, della depressione e dell’ansia legata alla salute.
si è rivelata particolarmente importante nelle prime quattro setti- Il team di Darnall, attraverso il suo studio EMPOWER, confron-
mane, dice Darnall, quando il dosaggio era ridotto del 5 per cento terà i risultati del metodo di autogestione del dolore rispetto al più
per non più di due volte: una percentuale nettamente inferiore ri- costoso CBT e stabilirà se uno dei due dà risultati migliori nel clas-
spetto al 10 per cento a settimana suggerito in origine dai CDC del sico protocollo a lenta riduzione. Nel frattempo, gli studiosi racco-
2016, e in linea con la versione aggiornata dell’HHS. glieranno anche dati sull’uso di prodotti a base di cannabis e mari-
«Queste microriduzioni permettono ai pazienti di accettare juana per valutarne l’impatto sulla riduzione degli oppioidi. Questo
gradualmente il processo, acquisire fiducia verso il medico e ver- genere di studi è una priorità, dice Darnall. Indipendentemente da
so sé stessi», spiega Darnall, notando come «la loro preoccupazio- quale studio emergerà come il migliore, se i risultati di qualsiasi
ne primaria è il possibile aumento del dolore». L’obiettivo, secon- gruppo corrisponderanno a quelli del suo progetto o li supereran-
do Darnall, non era di arrivare a un livello zero ma alla «minore no pilota, la scienziata avrà dimostrato l’efficacia di un metodo si-
dose tollerabile». Quattro pazienti sono stati in grado di sospen- curo, pratico ed economico per ridurre gradualmente l’assunzione
dere completamente, mentre altri quattro «non si sono smossi, o di oppioidi applicabile alle comunità di pazienti in tutto il mondo.
anzi hanno aumentato il dosaggio»; altri 17 pazienti hanno abban-
donato il trial. È interessante osservare che non c’era una corre- Alleviare i sintomi dell’astinenza
lazione tra il dosaggio ricevuto all’inizio del trial o la durata del Anche altri studiosi, tra cui Sullivan e Krebs, stanno testando
trattamento fino a quel momento e la capacità del paziente di af- soluzioni pratiche e a basso costo per aiutare i pazienti a ridur-
frontare la riduzione degli oppioidi. re la dipendenza dagli oppioidi; in caso di successo questi meto-
L’obiettivo attuale di Darnall è stabilire se ci sono altri strumen- di potrebbero essere ampliati al resto del paese per gestire questa
ti in grado di aiutare altri pazienti nel ridurre i dosaggi. Grazie ai emergenza. In particolare, Krebs sta conducendo un trial di gran-
fondi del Patient-Centered Outcomes Research Institute (PCORI), de portata, anch’esso finanziato dal PCORI, durante il quale 500

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veterani riceveranno assistenza telefonica da un farmacista per ni peggiorano, un gruppo che preoccupa gli specialisti del dolore,
migliorare la sicurezza e l’efficacia del loro piano terapeutico. Al- soprattutto in una fase in cui i pazienti subiscono pressioni verso
tri 500 saranno assegnati a un team multidisciplinare (un medico, una riduzione dei dosaggi. I medici ritengono che non tutti i pa-
uno psicologo e un farmacista o fisioterapeuta) che metterà in se- zienti possano smettere definitivamente di assumere oppioidi o ri-
condo piano i farmaci per concentrarsi sugli obiettivi personali e durne l’assunzione, e che l’approccio non sia valido per tutti (si ve-
una migliore qualità della vita, anche in caso di dolore incurabile. da il box a p. 62).
Lo studio valuterà anche l’utilità di un farmaco progettato per al-
leviare i sintomi dell’astinenza. Dopo gli oppioidi
«A nessuno verrà imposto di ridurre l’assunzione di oppioidi», Il primo passo per ridurre il ricorso agli oppiodi sarà propor-
sottolinea Krebs, ma i partecipanti abituati ad assumerne grandi li con minore frequenza ai pazienti e migliorare l’accessibilità ad
quantità riceveranno informazioni sui rischi a cui vanno incontro. altre cure, come la fisioterapia, la terapia comportamentale e l’u-
I volontari che sceglieranno di ridurre il dosaggio potrebbero ri- so di antidolorifici non oppioidi. La prima parte è già in corso: un
cevere o meno, su base casuale, il farmaco generico buprenorfina ampio studio pubblicato lo scorso anno ha riscontrato che tra lu-
naloxone (noto con il nome commerciale di Suboxone), che unisce glio 2012 e dicembre 2017 il numero di ricette che prescrivevano
un oppioide antidolorifico a un bloccante degli oppioidi e allevia il oppiodi era sceso per la prima volta del 54 per cento. Risulta in-
dolore, riduce i sintomi dell’astinenza e ha un rischio relativamen- vece più difficile intervenire sulle abitudini dei medici e le aspet-
te basso di sovradosaggio. «Sappiamo che il farmaco funziona nei tative dei pazienti in merito alle terapie del dolore. Come osserva
casi di dipendenza agli oppioidi», spiega Krebs, «perciò ne stiamo Sullivan, «il modo più semplice per far felice un paziente è pre-
valutando l’efficacia nel trattamento del dolore». scrivergli l’OxyContin, che lo farà sentire bene non appena uscirà
La Opioid Reassessment Clinic di West Haven, dove è in cura dalla farmacia e salirà in macchina». Lo psichiatra osserva inoltre
Muccino, è uno dei centri coinvolti nello studio di Krebs. Il diret- che le altre terapie richiedono in genere più tempo per far sentire
tore, Will Becker, propone regolarmente la buprenorfina naloxo- i propri effetti, «possono causare un peggioramento prima di da-
ne ai pazienti per aiutarli a tenere sotto controllo re beneficio al paziente e richiedono molto impe-
l’uso di oppioidi. Quasi due terzi accettano, e tra Per ridurre il gno», come nel caso della fisioterapia o della tera-
questi c’è anche Muccino. Becker ritiene che il pia comportamentale.
farmaco offra un «atterraggio graduale» per i pa-
ricorso agli Sarebbe di grande aiuto se i medici, special-
zienti dipendenti dagli oppioidi da diversi anni, oppioidi il mente quelli di base, ricevessero una formazione
ed è convinto che il semplice fatto di proporre lo- migliore su come valutare e trattare il dolore, una
ro varie opzioni aumenti notevolmente la capaci- primo passo problematica evidenziata dalla National Pain Stra-
tà di ridurre i dosaggi: «Avere la facoltà di sceglie- sarà proporli ai tegy degli Stati Uniti, pubblicata nel 2018 (al mo-
re li fa sentire in controllo». mento gli studenti di medicina nel paese ricevo-
Nel tentativo di ridurre l’assunzione di oppioi- pazienti con no soltanto 4-12 ore di lezione sul dolore, secondo
di, il centro condotto da Becker si concentra sul un sondaggio del 2011, mentre i veterinari ne rice-
raggiungimento di obiettivi funzionali definiti dai
minore vono 28, afferma Darnall). La strategia sottolinea
pazienti, come rientrare al lavoro o anche alzar- frequenza inoltre che anche il «grande pubblico» trarrebbe
si prima dal letto. «Ci concentriamo sugli obietti- vantaggio da una migliore consapevolezza della
vi SMART: specifici, misurabili, attuabili, realistici e time-bound complessità del dolore e della sua gestione.
[con un orizzonte temporale definito]», spiega Becker. «Si tratta di Muccino ha certamente maturato questa consapevolezza. Og-
obiettivi distinti e concreti, in cui i pazienti possono concentrarsi gi, oltre a una dose minima di buprenorfina naloxone, gestisce il
dopo essersene privati a causa del dolore». dolore con tecniche di rilassamento, distrazione e altri metodi ap-
Per Muccino, uno degli obiettivi principali era poter trascorre- presi durante la terapia cognitivo-comportamentale. Quando è a
re del tempo con i suoi sette nipoti o, come lui stesso ha affermato, casa ascolta qualche brano di James Taylor con gli auricolari, fa
«vederli crescere finché posso, con la massima lucidità». Il vetera- stretching ed esegue esercizi rinforzanti di fisioterapia. Si consi-
no rimpiange di non essere stato presente per gran parte dell’in- dera fortunato di avere una famiglia che lo sostiene quando la si-
fanzia dei suoi figli: «Lavoravo dalle 60 alle 70 ore a settimana ed tuazione si complica, e afferma: «In quei momenti gioco con i miei
ero sempre sotto l’effetto dei farmaci. Arrivavo a casa e crollavo nipoti, oppure faccio un giro in bicicletta. Tutto fuorché prendere
sul divano». L’assunzione di buprenorfina naloxone sotto la super- una pastiglia». Q
visione di Becker gli ha permesso di smettere completamente di
assumere l’OxyContin.
Secondo alcuni studi ed esperimenti clinici, dopo aver supera- PER APPROFONDIRE
to le paure iniziali molti pazienti si sentono meglio assumendo do-
Effect of Opioid vs Nonopioid Medications on Pain-Related Function
si inferiori o abbandonando completamente gli oppioidi. Il dolore in Patients with Chronic Back Pain or Hip or Knee Osteoarthritis Pain –
potrebbe rimanere invariato, afferma Mackey, ma riducendo i do- The SPACE Randomized Clinical Trial. Krebs E.E. e altri, in «Journal of the
saggi «i pazienti sono più attivi, presenti e consapevoli». Un effet- American Medical Association», Vol. 319, n. 9, pp. 872-882, 6 marzo 2018.
to probabilmente dovuto al fatto che i composti a base di oppioidi, HHS Guide for Clinicians on the Appropriate Dosage Reduction or
compresi quelli prodotti all’interno del nostro stesso organismo, Discontinuation of Long-Term Opioid Analgesics. U.S. Department of Health
agiscono su vari sistemi all’interno del cervello, come quelli che and Human Services, ottobre 2019. Disponibile al sito www.hhs.gov/opioids/
regolano le emozioni e l’attenzione. «Quando questi sistemi ven- treatment/clinicians-guide-opioid-dosage-reduction/index.html.
gono colpiti [dai farmaci], il risultato è un annebbiamento a lungo Nuovi responsabili del dolore cronico. Fields R.D., in «Le Scienze» n. 497,
termine». Tuttavia c’è una minoranza di pazienti le cui condizio- gennaio 2010.

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FISICA

L’enigma
della portanza
Ancora non abbiamo una teoria completa
che spieghi perché gli aerei stanno in aria

di Ed Regis

66 Le Scienze 620 aprile 2020


All’Ames Fluid
Mechanics Laboratory della
NASA, linee di flusso
di un pigmento in un canale
d’acqua interagiscono
con un modello di aereo.

Fotografie di Ian Allen

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Ed Regis è autore di dieci libri di argomento scientifico,
tra cui Monsters: The Hindenburg Disaster and the
Birth of Pathological Technology (Basic Books, 2015).
Ha anche 1000 ore di volo come pilota privato.

el dicembre 2003, per commemorare il centenario del primo


volo dei fratelli Wright, il «New York Times» ha pubblicato un
articolo intitolato Staying Aloft; What Does Keep Them Up The-
re? (Rimanere in alto; che cosa li tiene lassù?). Il pezzo era in-
centrato su una semplice domanda: che cosa tiene in volo gli
aerei? Per rispondere, il giornale si era rivolto a John D. Anderson, Jr., curatore specializ-
zato in aerodinamica al National Air and Space Museum e autore di diversi testi sull’argo-
mento. La risposta di Anderson, però, era stata che ancora non tutti concordano su che co-
sa generi la forza aerodinamica nota come portanza. «Non c’è una spiegazione semplice, di
una sola riga», aveva detto. Si danno varie risposte, a volte con «fervore religioso».
A più di 15 anni da quella dichiarazione vengono fornite ancora proccio non è fatto di numeri e di equazioni, bensì di concetti e
spiegazioni diverse su che cosa generi la portanza, ognuna con la principî familiari e comprensibili ai non specialisti.
propria schiera di accesi difensori. A questo punto della storia del È a questo secondo livello non tecnico che ci sono le controver-
volo, la situazione è curiosa. Dopo tutto i processi naturali dell’e- sie. In genere per spiegare la portanza sono proposte due diverse
voluzione, senza una mente a guidarli, procedendo a caso e sen- teorie, e i sostenitori delle due fazioni sostengono i rispettivi punti
za conoscere la fisica, hanno risolto eoni fa il problema meccanico di vista in articoli, libri e siti web. Il problema è che ognuna di que-
della portanza aerodinamica per gli uccelli in volo. Perché è così ste due teorie non tecniche è di per sé corretta, ma nessuna delle
difficile per gli scienziati spiegare che cosa tiene in volo gli uccelli, due è una spiegazione completa della portanza, che fornisca una
nonché gli aerei di linea? descrizione completa di tutte le forze, fattori e condizioni fisiche
Alla confusione si aggiunge il fatto che sono date spiegazioni fondamentali che costituiscono la portanza aerodinamica, sen-
sulla portanza a due diversi livelli di astrazione: quello tecnico e za lasciare nessuna questione in sospeso, inspiegata o trascurata.
quello non tecnico. Sono complementari, non realmente contrad- Può esistere una simile teoria completa?
dittori, ma hanno finalità diverse. Il primo costituisce una teoria
strettamente matematica, fatta di equazioni, simboli, simulazioni Due teorie in competizione
al computer e numeri. In questo ambito non c’è veramente disac- La spiegazione di gran lunga più popolare della portanza è il teo-
cordo su quali siano le equazioni appropriate o le loro soluzioni; rema di Bernoulli, un principio individuato dal matematico sviz-
l’obiettivo della teoria matematica tecnica è formulare previsio- zero Daniel Bernoulli nel suo trattato del 1738 Hydrodynamica.
ni accurate e proiezioni utili agli ingegneri aeronautici impegna- Bernoulli proveniva da una famiglia di matematici; suo padre Jo-
ti nella complessa progettazione di aerei. hann diede importanti contributi al calcolo infinitesimale e suo
Da sole, però, le equazioni non sono spiegazioni, e non lo so- zio Jakob coniò il termine «integrale». Molti contributi di Daniel
no nemmeno le loro soluzioni. C’è un secondo livello di analisi, Bernoulli hanno a che fare con i fluidi: l’aria è un fluido, e il teo-
non tecnico, che ha lo scopo di fornirci una spiegazione fisica, in rema che porta il suo nome è comunemente espresso in termini
termini quotidiani, della portanza. L’obiettivo dell’approccio non fluidodinamici. In parole povere, la legge di Bernoulli dice che la
tecnico è darci una comprensione intuitiva delle forze e dei fatto- pressione di un fluido diminuisce quando ne aumenta la veloci-
ri reali che sono all’opera nel tenere un aereo in volo. Questo ap- tà, e viceversa.

IN BREVE

A livello strettamente matematico, gli ingegneri Ci sono due teorie in competizione che Di recente gli esperti di aerodinamica hanno
sanno come progettare aerei che rimangono in descrivono le forze e i fattori in gioco nella tentato di chiarire la questione, tuttavia
volo, ma le equazioni non spiegano perché si portanza; entrambe spiegano questo fenomeno continuano a non trovare un punto di accordo
verifica il fenomeno della portanza aerodinamica. in modo incompleto. comune.

68 Le Scienze 620 aprile 2020


SPIEGAZIONI A CONFRONTO

Il teorema di Bernoulli
Applicato a un’ala di aeroplano – tecnicamente chiamata profilo aerodinamico I classici imperfetti
– il teorema di Bernoulli tenta di spiegare la portanza come conseguenza della
curvatura della superficie superiore dell’ala. L’idea è che, per via di questa Sono state proposte due teorie per spiegare in base al buon senso quo-
curvatura, l’aria che si muove lungo la parte superiore dell’ala proceda più tidiano che cosa tenga in volo un aereo. Una è il teorema di Bernoulli,
velocemente dell’aria che passa lungo la superficie inferiore dell’ala, che che associa la portanza all’area di maggior velocità e pressione più bas-
è piatta. Il teorema di Bernoulli afferma che alla
sa sopra l’ala. L’altra è il principio newtoniano di azione e reazione, che
maggior velocità sopra l’ala corrisponde
spiega la portanza come una spinta verso l’alto sull’ala da parte dell’aria
una regione di pressione inferiore, che
è la portanza. sottostante in movimento. Ciascuna di queste teorie è a suo modo
Velocità superiore corretta, e nessuna delle due contraddice l’altra, sebbene i so-
dell’aria sopra l’ala
stenitori di ognuna sostengano il loro punto di vista con uno
zelo al limite del fanatismo. Nessuna delle due teorie, pe-
rò, fornisce una spiegazione completa della portanza, né
ci riescono entrambe insieme, perché ognuna omette
qualcosa. Una spiegazione completa deve contempla-
re tutte le forze e i fattori che agiscono sull’ala, senza
tralasciare alcun fenomeno, grande o piccolo.

Portanza
Velocità inferiore
dell’aria sotto l’ala

Non spiega perché gli


aerei possano volare
in volo rovescio o con
Ma… le ali piatte.
Sebbene il teorema di Bernoulli sia sostanzialmente
corretto, ci sono vari motivi per cui questo principio non Non chiarisce del
costituisce una spiegazione completa della portanza. È un tutto la zona di bassa
pressione sopra l’ala.
dato di fatto empirico che l’aria si muove più velocemente
Non spiega perché
lungo una superficie curva, ma il teorema da solo non due particelle
spiega perché ciò accada né perché la velocità più alta debbano raggiungere
sopra l’ala provochi una pressione più bassa. E, parlando contemporaneamente
da un punto di vista pratico, un aereo la cui ala ha la il bordo d’uscita; in
superficie superiore curva – o anche superfici piatte sia realtà l’aria che passa
sopra si muove persino
sopra che sotto – è in grado di volare invertito, purché il
più velocemente della
profilo alare incontri l’aria in arrivo a un angolo appropriato. particella «accoppiata».

Il terzo principio della dinamica


L’aria ha massa. Quindi il terzo principio della dinamica L’aria sotto l’ala viene spinta
formulato da Newton direbbe che la spinta verso il basso data verso il basso, dando come effetto
dall’ala si traduce in una spinta uguale e contraria verso l’alto. una forza uguale e contraria:
Questa spiegazione newtoniana della portanza si applica ad la portanza
ali di qualsiasi forma, curve o piatte, simmetriche o meno, e
vale per gli aerei che volano invertiti o normalmente (il fattore
essenziale è un angolo di incidenza adeguato). Per questi
motivi, è una spiegazione della portanza più completa e
universalmente applicabile di quella di Bernoulli.
Portanza

Basso angolo d’incidenza Alto angolo d’incidenza

Ma…
Preso da solo, il principio di azione e
Illustrazioni di L-Dopa

reazione non riesce a spiegare la pressione Non chiarisce del


più bassa sopra l’ala, che esiste in quella tutto la zona di bassa
regione indipendentemente dal fatto che il pressione sopra l’ala.
profilo aerodinamico sia incurvato o meno.

www.lescienze.it Le Scienze 69
NUOVE IDEE
Il teorema di Bernoulli tenta di spiegare la portanza come con-
seguenza della curvatura della superficie superiore di un profi-
lo aerodinamico, il nome tecnico di un’ala di aeroplano. Secondo Il quinto elemento
questa idea, la forma curva fa sì che l’aria che passa lungo la par-
te superiore dell’ala si muova più velocemente di quella che passa Gli approcci scientifici alla progettazione degli aeromobili si basano
lungo la superficie inferiore, che è piatta. Il teorema di Bernoulli su simulazioni di fluidodinamica e su equazioni che tengono piena-
afferma che la maggior velocità sopra l’ala è associata a una regio- mente conto dell’effettiva viscosità dell’aria reale. Sebbene non ab-
ne di pressione più bassa, che è la portanza. biamo ancora un’unica spiegazione fisica qualitativa soddisfacente
Abbiamo enormi quantità di dati empirici provenienti dalle li- della portanza, alcuni recenti tentativi ci stanno portando più vicino.
nee di flusso (linee di particelle di fumo) negli esperimenti nelle
gallerie del vento, da esperimenti di laboratorio su ugelli e tubi di Codipendenza di quattro elementi della portanza
Le quattro componenti fondamentali (nell’illustrazione) secondo la
Venturi e così via, che forniscono una prova schiacciante del fat-
spiegazione della portanza data dall’esperto di aerodinamica Doug
to che, nella sua formulazione di base, il principio di Bernoulli è
McLean si sostengono a vicenda in una reciproca relazione di causa
corretto e vero. Ci sono però diverse ragioni per cui il teorema di ed effetto. Questa interrelazione costituisce il nuovo quinto elemento
Bernoulli non costituisce di per sé una spiegazione completa della della spiegazione di McLean, che si fonda sul secondo principio della
portanza. Sebbene sia un dato di fatto che l’aria si muove più velo- dinamica: la forza è uguale all’accelerazione per la massa. L’accelerazione
cemente lungo una superficie curva, il teorema di Bernoulli da so- di un corpo – o, in questo caso, di un piccolo volume di fluido – è
lo non spiega perché le cose stiano così, cioè non dice da dove de- proporzionale alla forza esercitata su di esso. L’interazione di ogni volume
riva la velocità più elevata dell’aria al di sopra dell’ala. d’aria con tutti gli altri dà luogo ai quattro elementi e rende possibile il volo.
Ci sono numerose spiegazioni sbagliate di questa velocità più
elevata. Secondo la più comune, la teoria del «tempo di transito Accelerazione
uguale», i piccoli volumi d’aria che si separano sul bordo d’at- del flusso d’aria Bassa
pressione
tacco dell’ala devono ricongiungersi simultaneamente
O
2 O
3
sul bordo d’uscita. Poiché il pacchetto superiore per-
corre in un determinato lasso di tempo una traietto-
ria più lunga del pacchetto inferiore, deve proce-
dere più velocemente. L’errore è che non c’è alcun
O
1

motivo fisico per cui i due pacchetti debbano rag- O


4
giungere il bordo d’uscita simultaneamente. E in- Aria deviata
fatti così non è: il fatto empirico è che l’aria in alto verso il basso
si muove molto più velocemente di quanto possa Alta
spiegare la teoria del tempo di transito uguale. pressione Quattro altre forze si
C’è anche una famigerata «dimostrazione» del O
5
sostengono e si rafforzano a
principio di Bernoulli, che viene ripetuta in molte vicenda, in base al secondo
principio della dinamica
trattazioni divulgative, in video di YouTube e addirit-
tura in qualche libro di testo. Si tratta di tenere un foglio
di carta di taglio davanti alla bocca e di soffiare sopra la cur-
va formata dal foglio. Il foglio si alza e questo sarebbe un esem- Ma…
pio dell’effetto Bernoulli. Il risultato opposto dovrebbe verificar- Sebbene McLean affermi che la pressione ridotta sopra e aumentata sotto
si quando soffia sulla parte inferiore del foglio: la velocità dell’aria l’ala risultano dal fatto che il profilo alare è «completamente circondato
che si muove sotto il foglio lo dovrebbe tirare verso il basso. Inve- da aria in movimento», questo non spiega come si formi inizialmente la
ce, paradossalmente, anche qui il foglio sale. bassa pressione in alto.
Il sollevamento del foglio curvo quando si applica su una sua Come si forma la bassa pressione sopra l’ala
faccia un flusso d’aria «non è dovuto al fatto che l’aria si muove a Mark Drela, esperto di fluidodinamica, ha cercato di affrontare quello che
velocità diverse dalle due parti», chiarisce Holger Babinsky, pro- sfuggì a Newton e a Bernoulli: come nasce la zona di bassa pressione,
fessore di aerodinamica all’Università di Cambridge, nel suo ar- o vuoto parziale, sopra l’ala. L’aria sopra l’ala fluisce momentaneamente
ticolo How Do Wings Work? (Come funzionano le ali?). Per di- O
all’indietro A , formando un vuoto; questo vuoto tira con forza l’aria verso
mostrarlo, soffiamo lungo un pezzo di carta non incurvato – per O
il basso B , riempiendo quindi ed eliminando per la maggior parte – ma
esempio, tenuto in modo che penda verticalmente – e vedremo non del tutto – il vuoto. Rimane solo il vuoto sufficiente per spingere l’aria
che la carta non si muove né da una parte né dall’altra, perché «la
nel percorso curvo che segue l’ala C .O
pressione sulle due facce è la stessa, nonostante l’ovvia differen- Vuoto
za di velocità». Aria
Il secondo limite del teorema di Bernoulli è che non dice co-
O
A attratta
Zona a
bassa
O B in basso O C pressione
me o perché la velocità più elevata al di sopra dell’ala porti con verso
il vuoto
sé una pressione più bassa, anziché una pressione più alta. Si
potrebbe benissimo pensare che, quando la curvatura di un’a-
la sposta l’aria verso l’alto, questa aria venga compressa, con
conseguente aumento della pressione sopra l’ala. Di solito que-
sta sorta di «collo di bottiglia» rallenta le cose nella vita ordinaria,
anziché accelerarle. Su un’autostrada, quando due o più corsie di

70 Le Scienze 620 aprile 2020


traffico si uniscono in una sola, le automobili non accelerano di matico più semplice e lineare di quanto non sarebbe stato diver-
certo; c’è invece un rallentamento di massa e forse anche un in- samente, ma questa semplicità aveva un prezzo: per quanto le de-
gorgo. Le molecole d’aria che volano sopra un’ala non si compor- scrizioni dei profili alari che si muovono in gas ideali potessero
tano così, ma il teorema di Bernoulli non dice perché. avere successo dal punto di vista matematico, empiricamente ri-
Il terzo problema ci dà la motivazione più decisiva per non con- manevano difettose.
siderare il teorema di Bernoulli come spiegazione completa della In Germania, uno degli scienziati che si applicarono al proble-
portanza: un aereo la cui ala ha la superficie superiore curva può ma della portanza fu niente meno che Albert Einstein. Nel 1916
benissimo volare capovolto. Nel volo rovescio la superficie curva pubblicò un breve articolo sulla rivista «Die Naturwissenschaf-
dell’ala diventa la superficie inferiore, e secondo il teorema di Ber- ten», intitolato Elementare Theorie der Wasserwellen und des Flu-
noulli genererebbe una pressione ridotta sotto l’ala. Questa pres- ges (Teoria elementare delle onde dell’acqua e del volo), che cer-
sione più bassa, aggiunta alla forza di gravità, dovrebbe avere l’ef- cava di spiegare come funzionasse la portanza delle ali delle
fetto complessivo di spingere il velivolo verso il basso, anziché macchine volanti e degli uccelli in volo. «Su queste domande re-
tenerlo sollevato. Inoltre, anche gli aerei con profili alari simme- gna molta oscurità», scriveva Einstein. «Infatti devo ammettere
trici, cioè con una curvatura uguale sopra e sotto o con superfici che non ho mai trovato una risposta semplice, nemmeno nella let-
piane da entrambe le parti, sono in grado di volare capovolti, a pat- teratura specializzata».
to che il profilo alare incontri l’aria in arrivo con un angolo di inci- Einstein procedeva poi a dare una spiegazione che presuppo-
denza appropriato. Questo significa che il teorema di Bernoulli, da neva un fluido incomprimibile e privo di attrito, cioè un fluido
solo, non basta a spiegare questi fatti. ideale. Senza menzionare esplicitamente Bernoulli, dava una spie-
L’altra teoria della portanza si basa sul terzo principio della di- gazione coerente con il principio di Bernoulli affermando che la
namica formulato da Isaac Newton, il principio di azione e reazio- pressione del fluido è maggiore dove la velocità è minore, e vice-
ne. La teoria afferma che un’ala mantie-
ne in aria un aeroplano spingendo l’aria
verso il basso. L’aria ha massa, e dal ter-
zo principio consegue che la spinta ver-
Anche Einstein, che ci ha dato teorie nuove che
so il basso dell’ala risulta in una spin- hanno approfondito sia le componenti più piccole
ta uguale e opposta verso l’alto, che è
la portanza. Questa spiegazione new- sia quelle più grandi dell’universo, ha fallito
toniana vale per ali di qualsiasi for- nel dare un contributo alla comprensione della
ma, curve o piatte, simmetriche o me-
no, per aerei in volo diritto o rovescio. portanza e nel realizzare un profilo alare utile
Inoltre le forze all’opera ci sono familia-
ri dall’esperienza; per esempio quando
sporgiamo una mano da un’auto in mo-
vimento e la incliniamo verso l’alto l’aria viene deviata verso il bas- versa. Per sfruttare queste differenze di pressione, Einstein pro-
so e la mano si alza. Per queste ragioni, il terzo principio della di- poneva un profilo alare con un rigonfiamento in alto in modo che
namica è una spiegazione della portanza più universale e generale la sagoma aumentasse la velocità del flusso d’aria al di sopra del ri-
rispetto al teorema di Bernoulli. gonfiamento e quindi vi diminuisse la pressione.
Ma, preso da solo, il principio di azione e reazione non riesce a Probabilmente Einstein pensava che la sua analisi basata su un
spiegare la pressione inferiore al di sopra dell’ala, che esiste indi- fluido ideale potesse valere altrettanto bene per i fluidi del mon-
pendentemente dal profilo alare ricurvo o no. È solo quando un do reale. Nel 1917, sulla base della sua teoria, il grande fisico tede-
aereo atterra e si ferma che la regione di pressione più bassa sopra sco progettò un profilo aerodinamico che in seguito divenne co-
l’ala viene meno, torna alla pressione ambiente e diventa ugua- nosciuto come «ala a dorso di gatto» per la sua somiglianza con la
le sopra e sotto. Ma finché un aereo vola questa regione di bassa schiena di un gatto che inarca la schiena. Propose il progetto all’a-
pressione è un elemento ineludibile della portanza aerodinamica, zienda aeronautica LVG (Luftverkehrsgesellschaft) di Berlino, che
e deve essere spiegata. lo sfruttò per costruire una nuova macchina volante. Un pilota
collaudatore riferì che il velivolo dondolava in aria come «un’ana-
Basi storiche tra incinta». Molto più tardi, nel 1954, Einstein definì la sua escur-
Né Bernoulli né Newton cercavano di spiegare che cosa tenga sione nell’aeronautica una «follia giovanile». La persona che ci ha
in volo gli aerei, naturalmente, perché vissero molto prima dello dato teorie radicalmente nuove, che hanno approfondito sia le
sviluppo del volo meccanico. Le loro leggi e teorie sono state ap- componenti più piccole sia quelle più grandi dell’universo, fallì
plicate al nuovo contesto da quando i fratelli Wright hanno volato, nel dare un contributo alla comprensione della portanza e nel rea-
il che ha reso serio e pressante capire la portanza aerodinamica. lizzare un profilo alare utile.
La maggior parte di queste spiegazioni teoriche provengono
dall’Europa. Nei primi anni del Novecento diversi scienziati bri- Verso una teoria completa della portanza
tannici proposero descrizioni tecniche e matematiche della por- Gli approcci scientifici contemporanei alla progettazione ae-
tanza che trattavano l’aria come un fluido perfetto, quindi incom- ronautica si devono alle simulazioni della fluidodinamica com-
primibile e con viscosità nulla. Si trattava di ipotesi irrealistiche, putazionale (CFD, da computational fluid dynamics) e alle cosid-
ma forse comprensibili, considerando che gli scienziati doveva- dette equazioni di Navier-Stokes, che tengono pienamente conto
no affrontare il nuovo fenomeno del volo meccanico controllato dell’effettiva viscosità dell’aria reale. Le soluzioni di queste equa-
e motorizzato. Inoltre queste ipotesi rendevano l’impianto mate- zioni e i risultati delle simulazioni della CFD forniscono previsioni

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Un esperimento in acqua all’Ames Fluid Mechanics Laboratory della NASA usa un colorante fluorescente per visualizzare il campo di flusso attorno a
un’ala di aeroplano. Le linee di flusso, che si spostano da sinistra a destra e si incurvano quando incontrano l’ala, aiutano a illustrare la fisica della portanza.

sulla distribuzione della pressione e sull’andamento dei flussi d’a- no il profilo alare generano la differenza di pressione che esercita
ria, nonché risultati quantitativi che sono alla base dei più avanza- la portanza sullo stesso profilo alare».
ti progetti aeronautici. Tuttavia da soli non danno una spiegazione L’ala spinge l’aria verso il basso e ha come effetto di deviare
fisica qualitativa della portanza. verso il basso il flusso d’aria. L’aria sopra l’ala viene accelerata se-
Negli ultimi anni, però, Doug McLean, importante esper- condo il principio di Bernoulli. Inoltre c’è un’area di alta pressio-
to di aerodinamica, ha cercato di andare al di là del puro formali- ne sotto l’ala e una di bassa pressione sopra. Sono quindi quattro
smo matematico e di affrontare le relazioni di causa ed effetto fisi- le componenti necessarie nella spiegazione che McLean dà del-
che che spiegano la portanza in tutte le sue manifestazioni reali. la portanza: una deviazione verso il basso del flusso d’aria, un au-
McLean, che ha trascorso la maggior parte della sua carriera come mento della velocità del flusso d’aria, una zona di bassa pressione
ingegnere alla Boeing Commercial Airplanes, dove si è specializ- e una zona di alta pressione.
zato nello sviluppo di simulazioni CFD, ha pubblicato le sue nuove Ma sono le interazioni tra questi quattro elementi l’aspetto più
idee nel testo del 2012 Understanding Aerodynamics: Arguing from nuovo e originale della trattazione di McLean. «Si sostengono a vi-
the Real Physics (Comprendere l’aerodinamica: Ragionare a parti- cenda in rapporti di causa ed effetto reciproci e nessuno esistereb-
re dalla fisica reale). be senza gli altri», scrive. «Le differenze di pressione esercitano la
Considerando che il libro ha oltre 500 pagine di dense analisi forza di portanza sul profilo aerodinamico, mentre la deviazione
tecniche, è sorprendente vedere che include una sezione (la 7.3.3) verso il basso e le variazioni di velocità del flusso mantengono le
intitolata A Basic Explanation of Lift on an Airfoil, Accessible to a differenze di pressione». È questa interrelazione che costituisce
Non-technical Audience (Una spiegazione elementare della por- un quinto elemento della spiegazione di McLean: la reciprocità tra
tanza di un profilo aerodinamico, accessibile a non addetti ai la- gli altri quattro. In un certo senso queste quattro componenti ap-
vori). Produrre queste 16 pagine non è stato per nulla facile per paiono collettivamente e si sostengono a vicenda con atti simulta-
McLean, un maestro dell’argomento; anzi, è stata «probabilmen- nei di creazione e di causalità reciproche.
te la parte del libro più difficile da scrivere», confessa l’autore. «Ho Sembra quasi che ci sia qualcosa di magico in questa sinergia.
perso il conto delle volte che l’ho rivista. Non ne ero mai del tut- Il processo descritto da McLean sembra quello di quattro agen-
to soddisfatto». ti attivi che si tirano su l’un l’altro per mantenersi in aria colletti-
La complessa spiegazione della portanza data da McLean ini- vamente. O, come dichiara l’autore stesso, è un caso di «causa ed
zia con l’assunto di base di tutta l’aerodinamica ordinaria: l’aria in- effetto circolari». Come è possibile che ogni elemento dell’intera-
torno a un’ala agisce come «un materiale continuo che si deforma zione sostenga e rafforzi tutti gli altri? E che cosa provoca questa
per seguire i contorni del profilo aerodinamico». Questa deforma- reciproca interazione dinamica? Ecco la risposta di McLean: il se-
zione ha la forma di un’alta fascia di fluido sia sopra sia sotto l’a- condo principio della dinamica.
la. «Il profilo aerodinamico influisce sulla pressione su una vasta Questo principio afferma che l’accelerazione di un corpo, o di
area in quello che viene chiamato un campo di pressione», scrive un minuscolo volume di fluido, è proporzionale alla forza eser-
McLean. «Quando si produce la portanza, sopra il profilo alare si citata su di esso. «Il secondo principio della dinamica ci dice che
forma sempre una nube diffusa di bassa pressione, e in genere se quando una differenza di pressione applica una forza netta su
ne forma una di alta pressione al di sotto. Dove queste nubi tocca- un volume di fluido, deve causare una variazione nella velocità o

72 Le Scienze 620 aprile 2020


nella direzione (o entrambe) del movimento del volume», spiega ché le particelle d’aria che si muovono sulla superficie superiore
McLean. Ma, reciprocamente, la differenza di pressione dipende dell’ala devono seguire la sua curvatura verso il basso? Perché non
dall’accelerazione del volume ed esiste a causa sua. possono separarsene e muoversi in linea retta?
Stiamo forse ottenendo qualcosa in cambio di niente? McLean Mark Drela, professore di fluidodinamica al Massachusetts
dice di no: se l’ala fosse a riposo, non esisterebbe nessuna parte di Institute of Technology e autore di Flight Vehicle Aerodynamics,
questo insieme di attività che si alimentano a vicenda. Il fatto che offre una risposta: «Se per un istante questi piccoli volumi d’aria
l’ala si stia muovendo nell’aria, invece, e che ogni volume di fluido volassero via tangenti alla superficie superiore del profilo alare,
interagisca con tutti gli altri, fa apparire questi elementi che dipen- sotto di loro si formerebbe letteralmente un vuoto», spiega. «Que-
dono l’uno dall’altro e li mantiene per tutta la durata del volo. sto vuoto li risucchierebbe fino a riempirsi, cioè fino a quando
non si muovono nuovamente seguendo il profilo alare. È questo
Attivare la reciprocità della portanza il meccanismo fisico che costringe i piccoli volumi di aria a muo-
Subito dopo la pubblicazione di Understanding Aerodynamics, versi lungo la forma del profilo aerodinamico. Rimane un leggero
McLean si è reso conto di non aver pienamente considerato tutti vuoto parziale che li mantiene in un percorso incurvato».
gli elementi della portanza aerodinamica, perché non ha spiegato Il fatto che questi piccoli volumi vengano abbassati rispetto ai
in modo convincente che cosa provoca il cambiamento delle pres- loro vicini più in alto è ciò che crea l’area di pressione più bassa so-
sioni sull’ala rispetto alla pressione ambiente. Così nel novembre pra l’ala. Ma c’è anche un altro fenomeno che accompagna questa
2018 l’ingegnere ha pubblicato un articolo in due parti su «The azione: la maggior velocità del flusso d’aria sopra l’ala. «La pressio-
Physics Teacher» in cui ha proposto «una spiegazione fisica esau- ne ridotta sopra un’ala che genera portanza “tira orizzontalmente”
riente» della portanza aerodinamica. le particelle d’aria in arrivo da davanti, che hanno così una veloci-
Sebbene l’articolo riformuli in larga
misura le precedenti argomentazioni
di McLean, cerca anche di aggiungere In un certo senso le quattro componenti della
una spiegazione migliore di che cosa fa
sì che il campo di pressione non sia uni- portanza appaiono collettivamente e si sostengono
forme e assuma la forma fisica che assu-
me. Più in dettaglio, la nuova spiegazio-
a vicenda con atti simultanei di creazione e
ne introduce un’interazione reciproca a di causalità reciproche. Sembra quasi che ci sia
livello di campo di flusso in cui il cam-
po di pressione non uniforme è il risul- qualcosa di magico in questa sinergia
tato di una forza applicata, la forza ver-
so il basso esercitata sull’aria dal profilo
aerodinamico. tà più elevata quando arrivano sopra l’ala», dice Drela. «Quindi l’au-
Si può essere più o meno d’accordo se la sezione 7.3.3 e l’artico- mento di velocità sopra l’ala che dà portanza può essere visto come
lo di approfondimento di McLean siano riusciti a fornire una de- un effetto collaterale della pressione ridotta in quella zona».
scrizione completa e corretta della portanza. C’è più di un motivo Ma, come sempre, quando si tratta di spiegare la portanza a li-
per cui è difficile produrre un resoconto chiaro, semplice e soddi- vello non tecnico, un altro esperto avrà un’altra risposta. Babinsky
sfacente della portanza aerodinamica. Per cominciare, i flussi di di Cambridge dice: «Mi spiace non essere d’accordo con il mio sti-
fluidi sono più complessi e più difficili da comprendere rispetto ai mato collega Mark Drela, ma se la spiegazione fosse la creazione di
movimenti degli oggetti solidi, soprattutto quelli che si separano un vuoto, sarebbe difficile spiegare perché a volte il flusso si sepa-
sul bordo d’attacco dell’ala e sono soggetti a forze fisiche diverse ri ugualmente dalla superficie. Però ha ragione su tutto il resto. Il
lungo la parte superiore e inferiore. Alcune delle controversie sul- problema è che non esiste una spiegazione semplice e veloce».
la portanza non riguardano i fatti in sé, quanto il modo in cui vada- Lo stesso Drela ammette che per alcuni aspetti la sua spiega-
no interpretati questi fatti, e qui possono esserci questioni impos- zione non sia soddisfacente. «Un problema palese è che non esiste
sibili da decidere per via sperimentale. spiegazione che verrà accettata universalmente», afferma. E quin-
A ogni modo sono ormai poche le questioni di rilievo che ri- di questo dove ci lascia? In effetti, al punto di partenza, con John
chiedono ancora una spiegazione. La portanza, come ricorderete, D. Anderson, che affermava: «Non c’è una spiegazione semplice,
è il risultato delle differenze di pressione tra la parte superiore e di una sola riga». Q
quella inferiore di un profilo alare. Abbiamo già una spiegazione
accettabile per quello che accade nella parte inferiore di un profi- PER APPROFONDIRE
lo aerodinamico: l’aria in arrivo spinge l’ala sia verticalmente (pro-
ducendo la portanza) che orizzontalmente (producendo la resi- How Do Wings Work? Babinsky H., in «Physics Education», Vol. 38, n. 6, pp.
stenza). La spinta verso l’alto esiste sotto forma di una pressione 497-503, novembre 2003.
più alta sotto l’ala, e questa pressione più alta è il risultato di una The Enigma of the Aerofoil: Rival Theories in Aerodynamics, 1909-1930.
semplice azione e reazione newtoniana. Bloor D., University of Chicago Press, 2011.
Le cose sono però ben diverse sulla parte superiore dell’ala, do- Understanding Aerodynamics: Arguing from the Real Physics. McLean D.,
ve c’è una regione di pressione più bassa che contribuisce alla por- Wiley, 2012.
tanza aerodinamica. Ma se non è spiegata né dal principio di Ber- You Will Never Understand Lift. Garrison P., in «Flying», giugno 2012.
noulli né dal terzo principio della dinamica, che cosa la spiega? Flight Vehicle Aerodynamics. Drela M., MIT Press, 2014.
Dagli studi nella galleria del vento sappiamo che l’aria sopra l’a- Le origini del primo aeroplano a motore pilotato. Culick F.E.C., in «Le Scienze»
la aderisce strettamente alla curvatura del profilo alare. Ma per- n. 133, settembre 1979.

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74 Le Scienze 620 aprile 2020
INNOVAZIONI

Intelligenza
artificiale
e salute digitale
Tra grandi aspettative e qualche timore, nei prossimi anni
probabilmente l’IA cambierà il mondo della medicina

IL SETTORE BIOMEDICO è sommerso dai dati. Abbia- sti, restringendo le opzioni applicabili a un determinato bersaglio
mo a disposizione terabyte di informazioni genomiche che vanno farmacologico. Forse ancora più straordinario è il fatto che i siste-
dai topi agli esseri umani, un’infinità di statistiche sanitarie pro- mi di IA, svincolati da teorie predominanti e pregiudizi, possono
venienti dai trial clinici e svariati dati provenienti dal mondo reale identificare bersagli nuovi rilevando differenze minime a livello di
forniti dalle società assicurative e dalle farmacie. Con l’aiuto di po- tessuti, cellule, geni o proteine, per esempio tra un cervello sano
tenti computer, gli scienziati hanno ottenuto buoni risultati dall’a- e uno malato di Parkinson, che potrebbero sfuggire o perfino in-
nalisi di questa sovrabbondanza di dati, ma è ormai chiaro che gannare uno scienziato in carne e ossa.
potremmo saperne molto di più con il supporto dell’intelligenza La medesima precisione è oggi in fase di sviluppo per interpre-
artificiale (IA). È probabile che, nel corso del prossimo decennio, tare immagini mediche. Alcuni sistemi sono già in grado di rilevare
le reti neurali basate sul deep learning trasformeranno i nostri me- segnali precoci di tumore che potrebbero sfuggire a un radiologo o
todi di identificazione di schemi nei dati e il modo in cui le ricer- di vedere cose che sono semplicemente oltre l’umana capacità, co-
che sono effettuate e applicate alla salute umana. Questo rapporto me valutare il rischio cardiovascolare da una scansione della reti-
indaga sulle promesse di questa rivoluzione ormai alle porte. na. La statunitense Food and Drug Administration sta dando il via
Al momento gli occhi sono puntati principalmente sulla sco- libera a nuovi algoritmi di imaging a un ritmo molto sostenuto. Nel
perta di nuovi farmaci, e a buon diritto. Tra il 2003 e il 2013 il costo futuro prossimo ci attendono altre applicazioni di IA. E malgrado
medio per l’introduzione di un nuovo farmaco sul mercato è qua- alcuni temano che le macchine sostituiranno gli esseri umani, la
si raddoppiato, raggiungendo i 2,6 miliardi di dollari, e poiché no- maggior parte degli esperti ritiene che l’intelligenza artificiale e
ve farmaci su dieci non superano le due fasi finali dei trial clini- quella umana dovranno lavorare in modo sinergico.
ci, gran parte degli investimenti va essenzialmente sprecata. Tutte Questo rapporto, pubblicato da «Scientific American» e «Natu-
le grandi case farmaceutiche stanno lavorando con almeno una re», è sponsorizzato da F. Hoffman-La Roche Ltd. È stato prodotto
start-up del settore dell’IA per capire come aumentare il ritorno indipendentemente dagli autori di «Scientific American», che si as-
sul capitale investito. Gli algoritmi di machine learning (o appren- sumono la responsabilità dei contenuti editoriali pubblicati.
dimento automatico) sono in grado di filtrare milioni di compo- Claudia Wallis, contributing editor di «Scientific American»

ALL’INTERNO
Illustrazioni di Harry Campbell

76 In cerca di nuovi farmaci con l’IA 82 L’ascesa dei radiologi robot


L’industria farmaceutica vive una fase di stallo. Gli algoritmi di deep learning riescono a leggere le risonanze magnetiche
L’intelligenza artificiale può aiutarla a ripartire? e le radiografie con un’efficacia senza precedenti. Ma quando sbagliano,
di David H. Freedman di chi è la responsabilità?
di Sara Reardon

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SALUTE DIGITALE

76 Le Scienze 620 aprile 2020


FARMACOLOGIA

In cerca
di nuovi farmaci
con l’IA
L’industria farmaceutica vive una fase di stallo.
L’intelligenza artificiale può aiutarla a ripartire?

di David H. Freedman

SONO MOLTE LE RAGIONI per cui un farmaco promettente può essere scartato durante la
fase di sviluppo del prodotto. Una di queste è il citocromo P450, comunemente chiamato
CYP405. Questo insieme di enzimi prodotti prevalentemente nel fegato è coinvolto nella
degradazione di agenti chimici e ne previene l’accumulo nel sangue a livelli dannosi. Mol-
ti farmaci sperimentali di fatto inibiscono la produzione di CYP450, un effetto collaterale
problematico che può rendere tossico il farmaco se usato su pazienti umani.
Da tempo ormai le case farmaceutiche si affidano a strumen- da almeno vent’anni. Anche se le case farmaceutiche continuano
ti tradizionali per cercare di prevedere se un candidato farmaco a investire (anche fino a 80 miliardi di dollari l’anno, come le dieci
possa inibire CYP450 nei pazienti, per esempio effettuando ana- aziende principali del settore), i farmaci ottenuti sono sempre me-
lisi chimiche in provetta, valutando le interazioni di CYP450 con no. Un decennio fa, per ogni dollaro investito in ricerca e svilup-
farmaci maggiormente conosciuti e con caratteristiche chimiche po generava un ritorno di 10 centesimi; oggi quella cifra è scesa a
analoghe, e conducendo esperimenti sui topi. Le loro previsioni, meno di 2 centesimi. In parte questo è dovuto al fatto che i farmaci
però, sbagliano circa una volta su tre. In quei casi la tossicità lega- più facili da identificare e in grado di curare le malattie più comuni
ta all’inibizione di CYP450 rischia di emergere solo durante i trial in modo sicuro ed efficace sono già stati scoperti; rimangono dun-
clinici sui pazienti umani, con uno spreco di milioni di dollari e di que i farmaci che affrontano problemi dalle soluzioni complesse
molti anni di lavoro. Questa costosa inefficienza è talvolta percepi- e sfuggenti, e che curerebbero malattie di cui soffre solo una per-
ta come «la piaga della nostra esistenza», afferma Saurabh Saha, vi- centuale minima della popolazione, con un ritorno sugli investi-
cepresidente per ricerca e sviluppo e per la medicina traslazionale menti nettamente inferiore.
di Bristol-Myers Squibb. Poiché le difficoltà nell’identificare nuovi farmaci sono aumen-
Le inefficienze come quella appena citata portano all’aggravar- tate in misura tanto significativa, tra il 2003 e il 2013 il costo medio
si di un problema ancora più serio: il settore farmaceutico globa- dell’introduzione di un farmaco sul mercato è quasi raddoppiato,
le, di valore pari a 1000 miliardi di dollari, sta attraversando una arrivando a 2,6 miliardi di dollari, secondo il Tufts Center for the
fase di crisi nello sviluppo e nella produzione di nuove molecole Study of Drug Development. Le stesse difficoltà hanno prolunga-

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SALUTE DIGITALE

to il tempo necessario per passare dai laboratori al mercato por- hit rate dell’azienda aumenteranno come conseguenza delle pre-
tandolo a 12 anni, mentre il 90 per cento dei farmaci viene scartato visioni sull’inibizione di CYP450 basate su IA. Nonostante tutto il
durante le varie fasi dei trial clinici sugli esseri umani. clamore che circonda l’argomento, non c’è ancora la certezza che
Non stupisce, dunque, l’entusiasmo del settore farmaceutico questi primi risultati si tradurranno in un maggior numero di far-
verso gli strumenti dell’intelligenza artificiale (IA). Questi stru- maci di qualità.
menti non funzionano sfruttando tecniche analitiche program-
mate al loro interno da esperti; al contrario, gli utenti stessi ali- Milioni di molecole al setaccio
mentano lo strumento con una serie di problemi tipici da risolvere I nascenti programmi di IA non sono esattamente una novità ri-
(una molecola) e le relative soluzioni (il modo in cui la molecola si voluzionaria per il settore farmaceutico, che da tempo costruisce
comporta come farmaco), permettendo al programma di svilup- soluzioni analitiche sofisticate a supporto dello sviluppo di nuovi
pare indipendentemente il proprio approccio per produrre le me- prodotti. Ben oltre un decennio fa, l’ascesa di potenti programmi
desime soluzioni. per la creazione di modelli statistici e biofisici come parte dello svi-
La maggior parte delle applicazioni di intelligenza artificiale luppo della bioinformatica (il tentativo di usare strumenti informa-
per la scoperta di farmaci si basa su una tecnica chiamata machine tici per estrarre informazioni biologiche da grandi insiemi di dati)
learning (o apprendimento automatico), e di un suo sottoinsieme, ha portato a strumenti in grado di prevedere le proprietà delle mo-
il deep learning (o apprendimento profondo). In genere i program- lecole. Ma questi programmi sono stati limitati dalla conoscenza
mi di machine learning possono lavorare con piccoli insiemi di da- incompleta dell’interazione tra le molecole da parte degli scienzia-
ti già organizzati ed etichettati, mentre i programmi di deep lear- ti, incapaci di comunicare ai programmi tradizionali come estrar-
ning sono in grado di elaborare dati grezzi e non strutturati, però re informazioni importanti dai dati perché loro stessi non li cono-
in quantità molto elevate. Un programma di machine learning po- scevano e ne ignoravano le relazioni. Grazie alla capacità di trarre
trebbe imparare a riconoscere le diverse caratteristiche di una cel- proprie conclusioni su quali dati siano effettivamente rilevanti, i
lula dopo aver visualizzato decine di migliaia di fotografie in cui programmi di IA di ultima generazione possono fornire previsioni
le varie parti delle cellule siano già state etichettate. Un sistema migliori per un ventaglio più ampio di variabili.
di deep learning può invece identificare
le stesse parti in autonomia a partire da
immagini di cellule non etichettate, ma Gli investimenti iniziano ad aumentare, ma per
potrebbe richiedere milioni di immagini
per riuscirci.
ora solo pochi farmaci scoperti grazie all’IA
Molti scienziati del settore ritengono sono in sperimentazione sugli esseri umani
che l’IA contribuirà alla ricerca di nuo-
vi farmaci in modi diversi: identificando e nessuno ha ancora iniziato trial clinici di fase III
i candidati farmaci più promettenti, au-
mentando l’hit rate, cioè la percentuale
di candidati che supera i trial clinici e viene approvato, infine ve- Gli strumenti di IA affrontano vari aspetti della scoperta di far-
locizzando l’intero processo. Per citare un esempio, un program- maci in modi diversi. Alcune aziende di IA, per esempio, si dedi-
ma di machine learning recentemente usato da Bristol-Myers cano alla progettazione di farmaci che agiscano in modo sicuro ed
Squibb è stato addestrato per identificare schemi in dati correla- efficace su un bersaglio noto, per esempio una proteina specifica
ti all’inibizione del CYP450. Secondo Saha, il programma avreb- associata a una malattia e già studiata in profondità. In genere l’o-
be migliorato del 95 per cento l’accuratezza delle previsioni su biettivo è ottenere una molecola in grado di legarsi alla proteina
CYP450, riducendo di sei volte il tasso di fallimento rispetto ai me- bersaglio e modificarla, per inibirne l’azione sulla malattia o sui
todi convenzionali. Questi risultati aiutano i ricercatori a esclude- sintomi. L’azienda canadese Cyclica usa i propri programmi per
re rapidamente i farmaci potenzialmente tossici e a concentrarsi mettere in relazione strutture biofisiche e proprietà biochimiche
sui candidati con maggiori possibilità di superare i vari trial sugli di milioni di molecole con strutture e proprietà di circa 150.000
esseri umani, fino a raggiungere l’approvazione della statunitense proteine, al fine di scoprire molecole che probabilmente si leghe-
Food and Drug Administration (FDA), per esempio. «L’IA può fare ranno alle proteine bersaglio , come anche quelle da evitare.
un’enorme differenza nel distinguere velocemente i farmaci che Tuttavia le molecole potenzialmente valide devono superare
falliscono, prima che vengano fatti enormi investimenti», afferma altri ostacoli. Per esempio devono attraversare l’intestino per pas-
Vipin Gopal, chief data and analytics officer di Eli Lilly. sare nel flusso sanguigno senza essere immediatamente degrada-
Ora gli investimenti nel settore stanno aumentando. Nel 2018 le te dal fegato o dai processi metabolici; devono agire su un organo
start-up impegnate nello sviluppo di farmaci basato sull’IA hanno specifico (per esempio il rene) senza alterare gli altri organi; de-
raccolto fondi per oltre un miliardo di dollari, e secondo i dati del- vono riuscire a non legarsi e a non inibire le altre migliaia di pro-
lo scorso settembre l’obiettivo di 1,5 miliardi per il 2019 stava per teine nell’organismo che sono fondamentali per la salute; infine
essere raggiunto. Tutte le principali case farmaceutiche hanno an- devono degradarsi e lasciare l’organismo prima di diventare po-
nunciato la collaborazione con almeno una di queste start-up. Ma tenzialmente pericolose. Il programma di IA di Cyclica tiene conto
attualmente solo pochi farmaci scoperti grazie all’intelligenza ar- di tutti questi requisiti. «Una molecola che può interagire con una
tificiale sono in fase di sperimentazione sugli esseri umani e nes- proteina bersaglio può farlo anche con altre 300 proteine», ricor-
suno ha ancora iniziato studi clinici di fase III, considerati il gold da Naheed Kurji, CEO di Cyclica. «Nel progettare una molecola, è
standard per i farmaci sperimentali. Saha ammette che saranno doveroso considerare le altre 299 interazioni che potrebbero ave-
necessari diversi anni prima di poter affermare con certezza se gli re effetti disastrosi sugli esseri umani».

78 Le Scienze 620 aprile 2020


Gli algoritmi di Exscientia confrontano le poche informazio-
ni disponibili su una proteina bersaglio con una banca dati conte-
nente circa un miliardo di interazioni proteiche. Questo passaggio

90
la percentuale dei farmaci scartati durante le varie fasi
riduce il numero di possibili composti potenzialmente efficaci e
specifica quali altri dati potrebbero aiutare a definire ulteriormen-
te l’obiettivo, dati che per esempio potrebbero provenire dall’ana-
lisi di campioni di tessuto per scoprire in modo più approfondito
dei trial clinici sugli esseri umani, dopo anni come la proteina funziona all’interno dell’organismo. I nuovi da-
ti ottenuti sono poi inseriti nel programma, che filtra nuovamente
e anni di investimenti. L’intelligenza artificiale potrebbe
l’elenco e indica un’altra serie di dati necessari. La procedura si ri-
migliorare l’efficienza di questo processo
pete fino a quando il programma non è in grado di fornire un elen-
co gestibile di composti che rappresentino candidati farmaci alta-
mente probabili per il bersaglio.
Hopkins afferma che la procedura seguita da Exscientia può
accorciare il tempo dedicato alla scoperta di farmaci da 4,5 anni a
Sempre più ricercatori biomedici ritengono che alcune malat- uno, taglia i relativi costi dell’80 per cento e riduce a un quinto il
tie complesse, come i tumori o il morbo di Alzheimer, coinvolga- numero di composti sintetizzati rispetto a quelli di solito necessari
no centinaia di proteine e che colpirne solo una possa non sia suf- per ottenere un singolo farmaco. Al momento, Exscientia collabo-
ficiente. Cyclica cerca di identificare singoli composti che possano ra con Celgene, importante azienda biofarmaceutica, nel tentativo
interagire con decine di proteine bersaglio, evitando allo stesso di identificare nuovi potenziali farmaci per tre bersagli.
tempo l’interazione con centinaia di altre proteine, spiega Kurji, Nel frattempo una partnership tra Exscientia e GlaxoSmith-
aggiungendo che al momento è in corso l’acquisizione di una gran- Kline ha portato a quella che le aziende considerano una moleco-
de quantità di dati genetici anonimi provenienti da tutto il mon- la promettente nel colpire una nuova via per il trattamento della
do sulle variazioni nelle proteine, per permettere al programma di malattia polmonare ostruttiva cronica. Ma, come nel caso di tut-
specificare su quali pazienti i candidati farmaci funzionerebbero te le aziende di IA che si occupano di sviluppo di farmaci, Exscien-
meglio. Secondo Kurji, queste funzionalità nel loro insieme accor- tia non ha l’esperienza sufficiente per generare un numero suffi-
ceranno di cinque anni il tradizionale percorso di sette anni neces- ciente di nuovi candidati in grado di raggiungere le ultime fasi dei
sario per portare un candidato farmaco dalla fase di identificazione trial, un processo che generalmente richiede da cinque a otto an-
iniziale alle sperimentazioni su esseri umani. ni. Secondo Hopkins, uno dei candidati identificati da Exscientia
Merck e Bayer sono alcune tra le grandi case farmaceutiche ad potrebbe arrivare alla fase di sperimentazione sugli esseri umani
aver annunciato una collaborazione con Cyclica. Come per molte già quest’anno. «A conti fatti, saremo giudicati sui nuovi farmaci
collaborazioni del genere, le aziende preferiscono non diffonde- che riusciremo a produrre», afferma.
re informazioni approfondite su quali candidati farmaci progetta-
ti con IA potrebbero arrivare dalle varie collaborazioni. Tuttavia, Nuovi bersagli necessari
Cyclica ha diffuso alcuni dettagli sui risultati positivi ottenuti Nello studio di nuovi farmaci, l’identificazione di una moleco-
nell’identificazione di un’importante proteina bersaglio collegata la per colpire un nuovo bersaglio non è l’unica grande sfida, c’è
ad alcuni farmaci già approvati dall’FDA per la sclerosi sistemica, anche la necessità di identificare innanzitutto i bersagli stessi. Per
una malattia autoimmune della pelle e di altri organi, e di un’altra rilevare le proteine potenzialmente coinvolte nelle malattie, l’a-
malattia collegata al virus Ebola. Essendo già stati approvati dal- zienda biofarmaceutica Berg applica l’IA per setacciare le infor-
l’FDA per il trattamento di altre malattie (nello specifico HIV e de- mazioni ottenute da campioni di tessuti umani. Secondo Niven R.
pressione), i farmaci potrebbero essere velocemente «riprogetta- Narain, CEO di Berg, questo approccio punta a superare due osta-
ti» secondo le nuove applicazioni, se le ricerche continueranno a coli che riguardano quasi tutte le ricerche sui bersagli farmacolo-
dare buoni risultati. gici: prima di tutto, il fatto che le ricerche tendono a basarsi sulle
In alcuni casi capita che i ricercatori identifichino una protei- teorie o sulle intuizioni del singolo ricercatore, che possono con-
na bersaglio con un potenziale ruolo chiave in una malattia, per dizionare i risultati e restringere eccessivamente il gruppo dei
poi scoprire che non si sappia molto sulla sua struttura e sulle sue candidati; e poi il fatto che spesso queste ricerche possono porta-
proprietà (come per il 90 per cento circa delle proteine del corpo re a bersagli collegati alla malattia ma che alla fine non si rivelano
umano). Avendo pochi dati a disposizione, quasi tutti i program- causali, rendendo inefficaci gli interventi su di essi.
mi di machine learning e deep learning non saranno in grado di L’approccio di Berg consiste nell’ottenere accesso a qualsiasi
capire come intervenire sulla proteina, ovvero come realizzare dato estraibile da campioni di tessuto, fluidi corporei e flusso san-
composti che si leghino a essa e soddisfino i criteri di sicurezza ed guigno di un paziente. I dati ottenuti in questo modo riguardano
efficacia. Alcune aziende di IA stanno affrontando i problemi le- genomica, proteomica, metabolomica, lipidomica e altro ancora,
gate alla scarsità di dati disponibili (o «small data»); tra queste fi- ovvero una serie di informazioni particolarmente estesa da con-
gura Exscientia, che usa i propri programmi per scovare molecole siderare nella ricerca di bersagli. I campioni provengono da per-
potenzialmente efficaci su una proteina bersaglio. Secondo An- sone che soffrono o meno di una particolare malattia e che hanno
drew Hopkins, professore di medicina informatica all’Università raggiunto diversi stadi della stessa. In laboratorio, le cellule vive
di Dundee, in Scozia, e CEO di Exscientia, l’azienda può fornire in- provenienti dai campioni sono esposte a condizioni e composti di-
formazioni utili disponendo solo di dieci informazioni su una da- versi, per esempio a bassi livelli di ossigeno o a elevate concentra-
ta proteina. zioni di glucosio. Questo metodo fornisce dati sui cambiamenti

www.lescienze.it Le Scienze 79
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SALUTE DIGITALE

corrispondenti, che vanno dalla capacità di una cellula di produr- manifestato grande entusiasmo per alcuni dei primi risultati, so-
re energia alla rigidità della sua membrana. no anche tra i primi ad ammettere le incertezze dell’IA in termi-
Tutti i dati sono poi elaborati da una serie di programmi di deep ni di profitti, se si considera il numero esiguo di nuovi candidati
learning che cercano eventuali differenze tra cellule sane e ma- ottenuti tramite intelligenza artificiale e arrivati alla sperimenta-
late, con l’obiettivo finale di concentrarsi su quelle proteine che zione sugli animali, per non parlare di quelli che hanno raggiun-
sembrano avere un impatto sulla malattia. In alcuni casi le protei- to i trial su esseri umani. Il tempo ci dirà se l’IA sarà in grado di
ne diventano possibili bersagli; a quel punto il programma di Berg migliorare l’efficienza della ricerca farmacologica, afferma Sara
può iniziare a cercare composti in grado di modificare farmaco- Kenkare-Mitra, vice presidente senior per lo sviluppo della scien-
logicamente i bersagli. Inoltre, poiché il programma è in grado di za di Genentech, una sussidiaria di Roche, e anche se questo av-
distinguere i casi in cui il bersaglio sembra causare la malattia so- verrà, «non possiamo ancora sapere se si tratterà di un migliora-
lo in un sottoinsieme di pazienti, può mettere in rilievo le caratte- mento incrementale o di un salto esponenziale». Anche se molti
ristiche che distinguono quei pazienti, per esempio alcuni geni, dei farmaci derivanti dalle ricerche effettuate con IA raggiunges-
aprendo la strada a un approccio basato sulla medicina di precisio- sero la fase di sperimentazione sugli esseri umani, il quesito non
ne: in altre parole, i pazienti potranno essere esaminati prima di ri- riceverà una risposta certa fino a quando i farmaci non otterranno
cevere il farmaco per determinare se il farmaco in questione sarà l’approvazione della FDA.
efficace o meno su di loro. Saurabh Saha, di Bristol-Myers Squibb, suggerisce che la velo-
Il farmaco più interessante prodotto dal lavoro di Berg, e in ge- cità di accesso al mercato dei farmaci progettati tramite IA si man-
nerale il più interessante emerso finora dalla ricerca legata all’IA, terrà ridotta per un certo periodo. Il ritmo potrebbe però aumen-
è un antitumorale chiamato BPM31510. Di recente ha superato un tare drasticamente se i processi di verifica e approvazione fossero
trial di fase II per pazienti con tumore pancreatico in stadio avan- snelliti, tenendo in considerazione la capacità dei sistemi di ma-
zato, una forma particolarmente aggressiva e difficile da curare. chine learning e deep learning di prevedere in modo più accurato
Spesso gli studi di fase I non forniscono molte indicazioni sul po- quali farmaci abbiano maggiori probabilità di essere sicuri ed ef-
tenziale di un farmaco, tranne sulla sua tossicità a determinate do- ficaci e quali pazienti siano più idonei ad assumerli. «Se le autori-
si, mentre la fase I di BPM31510 rispetto ad altri
tumori ha fornito alcune conferme sulla capa-
cità del programma di Berg di prevedere il 20 Il farmaco più interessante emerso finora dalla
per cento circa di pazienti che probabilmen-
te avrebbero risposto positivamente al farma- ricerca legata all’IA è un antitumorale che ha
co, insieme a quelli con maggiori probabilità di superato un trial clinico di fase II per pazienti
sviluppare reazioni avverse.
Inoltre l’analisi dei campioni di tessuti pro- con cancro al pancreas in stadio avanzato
venienti dal trial ha fatto sì che il programma di
Berg riuscisse a prevedere, contro ogni intui-
zione, che il farmaco sarebbe stato più efficace contro le forme più tà di regolamentazione dovessero cogliere il valore dell’intelligen-
aggressive del tumore, colpendo alcuni meccanismi che svolgo- za artificiale come appare ai nostri occhi, la situazione potrebbe
no un ruolo più importante in questi tumori. Se il farmaco dovesse cambiare radicalmente», afferma Saha. «In alcuni casi – aggiunge
essere approvato, Berg potrebbe effettuare un’analisi successive – potremmo essere autorizzati ad aggirare le sperimentazioni su-
all’immissione sul mercato su circa un paziente ogni 100 «in modo gli animali e passare direttamente a quelle sugli esseri umani, una
da continuare a migliorarne l’uso», afferma Narain. volta dimostrato che questi farmaci possono colpire i loro bersa-
Berg sta inoltre collaborando con il gigante farmaceutico Astra- gli senza effetti tossici». Saha riconosce però che per ottenere que-
Zeneca nella ricerca di bersagli per la malattia di Parkinson e altre sti cambiamenti saranno necessari ancora molti anni, aggiungen-
malattie neurologiche, e con Sanofi Pasteur nell’identificazione di do che è sbagliato pensare che l’intelligenza artificiale sostituirà
vaccini più efficaci contro l’influenza. E lavora anche con lo U.S. gli scienziati e la ricerca tradizionale; pur fornendo un sostegno e
Department of Veterans Affairs e la Cleveland Clinic per la ricer- amplificando le attività umane, l’IA dipende comunque dall’uomo
ca di bersagli per il cancro alla prostata. Il programma dell’azienda per creare nuove intuizioni biologiche, stabilire direzione e prio-
ha già identificato alcuni meccanismi per test diagnostici che po- rità della ricerca, guidare e convalidare i risultati e produrre i da-
trebbero distinguere i tumori dai casi benigni di allargamento del- ti necessari.
la prostata, al momento difficili da riconoscere senza ricorrere al- In realtà, il clamore che circonda la ricerca farmacologica ba-
la chirurgia. sata sull’IA potrebbe essere addirittura dannoso, sostiene Narain,
perché le promesse eccessive potrebbero provocare delusioni e
Al di là dei proclami ripercussioni negative. «Siamo ancora alle prime fasi. Dobbiamo
L’interesse delle grandi case farmaceutiche nell’introdurre le mantenere un basso profilo e riconoscere che si tratta di strumen-
attività di intelligenza artificiale nella ricerca di nuovi farmaci è ti potenzialmente utili, non di vere e proprie soluzioni», afferma.
confermato dall’avvio di almeno 20 collaborazioni tra le principali Kurji punta il dito contro le aziende di IA che, a suo giudizio, fan-
società e le aziende tecnologiche che fanno ricerca farmacologica no proclami di marketing eccessivi, come quello di aver ridotto il
basata sull’IA. Pfizer, GlaxoSmithKline e Novartis sono tra le numero elevato di anni e i miliardi di dollari necessari per svilup-
aziende che si dice abbiano sviluppato importanti competenze di pare un nuovo farmaco a poche settimane e qualche centinaio di
IA internamente, ed è probabile che altre siano sulla stessa stra- migliaia di dollari. «Questa è una bugia bella e buona, e dire certe
da. Sebbene i responsabili della ricerca di queste aziende abbiano cose è irresponsabile e controproducente», afferma. Tuttavia, per

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C O M E A I U T A L’ I A

Velocizzare la ricerca di nuovi farmaci


O
2 I composti
incompatibili
e potenzialmente
O
1 Le informazioni su
una proteina bersaglio
tossici sono
eliminati
sono inserite
in una banca dati
di interazioni
Proteina di
interesse come
possibile bersaglio
farmacologico

Possibile
composto

O
4 Il nuovo bersaglio e i risultati
dei test del composto
sono inseriti di nuovo
nel programma O
3 Il programma
segnala i composti
promettenti
e i test da effettuare

O
5 Il processo si ripete fino
a ottenere un elenco breve
di composti da testare

Il processo di scoperta dei farmaci inizia con rompere il decorso della malattia. Dopo aver no maggiori probabilità di legarsi alla proteina,
l’identificazione di una proteina bersaglio coin- acquisito le informazioni su un bersaglio, il pro- e quali test potrebbero ridurre ulteriormente il
volta in una malattia. L’obiettivo è trovare un gramma di intelligenza artificiale di Exscientia numero di composti per passare alle fasi di ve-
composto che si leghi alla proteina per inter- è in grado di prevedere quali composti han- rifica successive.

quanto la pubblicità possa essere dannosa, Kurji sostiene di sape- spedale fornisce dati sufficienti per il machine learning – afferma
re che cosa possa dare un grande slancio al settore della ricerca – spesso però siamo in grado di generare gli stessi dati in vitro e di
farmacologica basata su IA: informazioni di maggiore qualità con fornirli al sistema».
cui alimentare i vari programmi. «Facciamo affidamento su tre co- Questo tipo di approccio potrebbe portare alla creazione di un
Illustrazione di Campbell Medical Illustration

se principali: dati, dati e ancora dati», afferma. Un punto di vista circolo virtuoso nella scoperta dei farmaci, in cui l’IA avrà il ruolo
condiviso da Enoch Huang, vice presidente per la scienza delle di far luce sulle aree in cui i ricercatori dovranno concentrarsi per
medicine per Pfizer, secondo il quale avere l’algoritmo giusto non identificare bersagli e farmaci. Inoltre le ricerche risultanti forni-
è il fattore più importante. scono insiemi di dati più ampi e più rilevanti, capaci di indirizzare
La necessità di alimentare i programmi di intelligenza artificia- i programmi verso percorsi di ricerca più proficui. «Non crediamo
le con grandi volumi di dati pertinenti inizia a modificare il vol- tanto nell’intelligenza artificiale, quanto nella collaborazione tra es-
to della scienza, via via che i ricercatori effettuano esperimenti seri umani e intelligenza artificiale», afferma Kenkare-Mitra. Q

orientati alla produzione di dati rilevanti per l’intelligenza artifi-


ciale. Kenkare-Mitra di Genentech osserva come questo sia già av- David H. Freedman lavora da oltre trent’anni come giornalista nel settore
venuto nella ricerca di farmaci immunoterapici. «Non sempre l’o- scientifico, aziendale e tecnologico.

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SALUTE DIGITALE

Sisismolent vullum ilit lortie magnis ùnonsed dolore cor iriustie

82 Le Scienze 620 aprile 2020


DIAGNOSTICA

L’ascesa
dei radiologi robot
Oggi gli algoritmi di deep learning riescono a leggere risonanze
magnetiche e radiografie con un’efficacia senza precedenti. Ma quando
sbagliano, di chi è la responsabilità?

di Sara Reardon

QUANDO REGINA BARZILAY si è sottoposta a una mammografia di routine verso i qua-


rant’anni di età, l’immagine ha mostrato un complesso sistema di aree bianche nel tessuto
mammario. Quei segni possono essere normali oppure tumorali: anche i migliori radiolo-
gi faticano a distinguerli. I medici di Regina hanno deciso che le chiazze non preoccupava-
no nell’immediato.
Con il senno di poi, afferma la donna, «avevo già un tumore, e no evidenti nelle mammografie che potessero sfuggire all’occhio
non l’avevano visto». umano.
Nei due anni successivi Barzilay si è sottoposta a una seconda Nei successivi quattro anni il gruppo ha addestrato un pro-
mammografia, a una risonanza magnetica del seno e a una biop- gramma ad analizzare le mammografie di circa 32.000 donne di
sia, che hanno continuato a dare risultati ambigui o contrastanti. età ed etnie diverse, indicando quali pazienti avevano ricevuto
Alla fine, nel 2014 le è stato diagnosticato un tumore al seno, dopo una diagnosi di tumore entro cinque anni dall’esame. Poi gli scien-
un percorso incredibilmente frustrante. «Com’è possibile che tre ziati hanno testato le capacità di matching del programma su altre
esami diano tre esiti diversi?», si era domandata la donna, che ha 3800 pazienti. L’algoritmo ottenuto, pubblicato lo scorso maggio
seguito una terapia ed è riuscita a guarire. Barzilay è rimasta col- su «Radiology», si era rivelato nettamente più preciso nel preve-
pita negativamente dal fatto che le incertezze nella lettura di una dere l’insorgere di un tumore (o la sua assenza) rispetto alle pra-
mammografia possono ritardare le cure. «Ho capito quanto gli ap- tiche normalmente usate in medicina. Quando il gruppo di Barzi-
procci attuali ci rendano vulnerabili», ha affermato Barzilay, e co- lay ha applicato l’algoritmo alle mammografie della scienziata del
sì ha preso una decisione che avrebbe influito sulla sua carriera: 2012, giudicate dai medici non indicative della patologia, il pro-
cambiare le cose. gramma ha stabilito correttamente che la donna era a rischio più
Informatica al Massachusetts Institute of Technology, Barzi- elevato di sviluppare un tumore al seno entro cinque anni rispetto
lay non aveva mai studiato medicina prima di allora. Le sue ricer- al 98 per cento delle pazienti.
che sfruttavano tecniche di machine learning, una forma di intel- Gli algoritmi di IA non rilevano solo i dettagli che l’occhio uma-
ligenza artificiale (IA), per l’elaborazione del linguaggio naturale. no non è in grado di cogliere, ma possono anche sviluppare meto-
La scienziata era da tempo in cerca di una nuova linea di ricerca di nuovi per interpretare le immagini mediche, talvolta in modi a
e così aveva deciso di collaborare con un gruppo di radiologi allo noi incomprensibili. Ricercatori, start-up e produttori di macchi-
sviluppo di algoritmi di machine learning che usassero le capaci- nari per imaging impegnati nella progettazione di programmi di
tà avanzate di analisi visiva dei computer per rilevare schemi me- IA sperano di riuscire a migliorare accuratezza e velocità delle dia-

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SALUTE DIGITALE

gnosi, di fornire cure migliori nei paesi in via di sviluppo e nelle vedeva di farlo. Il settore cresce a grande velocità soprattutto in
regioni più remote in cui mancano radiologi, di far emergere nuo- Cina, dove oltre 100 aziende sono impegnate nella progettazione
vi legami tra la biologia e la malattia e addirittura di contribuire a di applicazioni di intelligenza artificiale per il settore medico. Se-
prevedere in quali tempi una persona morirà. condo Elad Walach, CEO di Aidoc, una start-up di Tel Aviv, «è un
Le applicazioni dell’intelligenza artificiale stanno entran- momento interessante per questo mercato». L’azienda sviluppa al-
do nella pratica medica a grande velocità, provocando reazioni goritmi che analizzano TAC in cerca di anomalie e spostano quei
contrastanti tra i medici, che da una parte accolgono con favore pazienti in cima all’elenco delle priorità dei medici. Inoltre, Ai-
la prospettiva di ridurre il proprio carico di lavoro, dall’altra temo- doc monitora la frequenza con cui i dottori usano il programma e
no di perdere il lavoro a favore delle macchine. Inoltre gli algorit- quanto tempo trascorrono nel metterne in discussione le conclu-
mi sollevano domande inedite su come gestire una macchina in sioni. «All’inizio sono scettici, ma dopo due mesi si abituano e so-
costante fase di apprendimento e cambiamento, e di chi sarà la re- no molto fiduciosi», afferma Walach.
sponsabilità nei casi in cui un algoritmo sbagli una diagnosi. Tut- Il risparmio di tempo può essere cruciale nel salvare la vita di
tavia molti medici sono entusiasti delle promesse dei program- un paziente. Un recente studio sulle radiografie di collasso del
mi di IA. Secondo il radiologo Matthew Lungren, della Stanford polmone ha dimostrato che i radiologi prescrivono oltre il 60 per
University, «se questi modelli possono essere esaminati a suffi- cento delle scansioni con alta priorità e questo potrebbe suggeri-
cienza e se saremo in grado di capire meglio il loro funzionamen- re che trascorrono ore tra casi non gravi prima di arrivare a quel-
to, potremo migliorare il livello delle cure sanitarie per tutti». li realmente urgenti. «A tutti i medici che conosco è capitato al-
meno una volta di perdere un paziente per collasso polmonare»,
Un tema molto attuale racconta Karley Yoder, vice presidente e general manager per l’in-
L’idea di usare i computer per valutare gli esami radiologici non telligenza artificiale di GE Healthcare, una delle principali aziende
è una novità. Negli anni novanta alcuni radiologi hanno iniziato a produttrici di strumentazioni di diagnostica per immagini, con se-
usare un programma chiamato diagnosi assistita da computer, o de a Boston. Lo scorso settembre, la FDA ha approvato una serie di
CAD, da computer-assisted diagnosis, per individuare i tumori al strumenti di IA che prossimamente saranno integrati nei macchi-
seno nelle mammografie. La tecnologia è stata accolta come una ri- nari prodotti da GE, in grado di segnalare automaticamente i ca-
voluzione e gli ospedali l’hanno adottata rapidamente. Ma i sistemi si più urgenti.
CAD richiedevano più tempo ed erano più complessi da usare ri- Poiché elaborano una quantità enorme di dati, i computer pos-
spetto ai metodi già in impiegati, e secondo alcuni studi gli ospeda- sono svolgere attività di analisi che vanno oltre le capacità umane.
li che li usavano facevano più errori degli altri. Per Vijay Rao, radio- Per esempio, Google usa il proprio potenziale per sviluppare algo-
logo della Jefferson University di Philadelphia, questo insuccesso ritmi di IA che convertano le immagini bidimensionali di TAC ai
ha alimentato la riluttanza dei medici nei confronti della diagnosi polmoni in un polmone tridimensionale e che guardino all’inte-
assistita dal computer. ra struttura per valutare la presenza di tumori. Al contrario, i ra-
Negli ultimi dieci anni, però, la visio-
ne artificiale ha fatto passi da gigante sia
nelle applicazioni d’uso quotidiano, co- Le applicazioni dell’IA stanno entrando
me i sistemi di riconoscimento facciale,
sia in medicina. I progressi sono dovuti
nella pratica medica a grande velocità,
in gran parte allo sviluppo di metodi di provocando reazioni contrastanti tra i medici
deep learning basati sull’immissione di
un insieme di immagini in un computer
che le metterà in relazione fra loro in modo autonomo, sviluppan- diologi dovrebbero guardare le immagini singolarmente e tenta-
do come risultato finale una rete di associazioni. Nella diagnosti- re di ricostruirle nella loro mente. Un altro algoritmo di Google è
ca per immagini, questo potrebbe tradursi per esempio nel dire al in grado di fare qualcosa che i radiologi non possono proprio fare,
computer quali immagini rappresentano tessuti malati di tumore ovvero determinare il rischio cardiovascolare dei pazienti in ba-
e di lasciarlo libero di individuare liberamente caratteristiche co- se alle scansioni della retina, rilevando i cambiamenti minimi col-
muni a quelle immagini, ma assenti in quelle dei tessuti sani. legati a pressione sanguigna, colesterolo, al loro passato di fuma-
Lo sviluppo e l’adozione di tecnologie basate sull’intelligenza tori e all’invecchiamento. «Queste scansioni hanno un potenziale
artificiale in radiologia si sono diffusi molto rapidamente. Rao, ex che va oltre quanto noto finora», dice Daniel Tse, product mana-
presidente della Radiological Society of North America, racconta ger di Google.
che «a ogni grande convegno a cui ho partecipato lo scorso anno,
non si faceva che parlare di IA e imaging» e aggiunge che «si tratta La scatola nera
chiaramente di un tema molto attuale». I programmi di intelligenza artificiale potrebbero portare alla
La Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti af- luce relazioni nuove tra caratteristiche biologiche ed esiti dei pa-
ferma di non disporre di un elenco di tutti i prodotti basati su IA zienti. Uno studio del 2019 pubblicato da «JAMA Network Open»
già approvati. Ma Eric Topol, ricercatore in medicina digitale al- ha descritto un algoritmo di deep learning a cui sono state fornite
lo Scripps Research Institute di La Jolla, in California, stima che oltre 85.000 radiografie al torace di pazienti reclutati in due am-
l’agenzia stia approvando più di un algoritmo di diagnostica per pi trial clinici, monitorati per oltre 12 anni. L’algoritmo ha valuta-
immagini al mese. Secondo un sondaggio del 2018 della società di to il rischio di morte di ogni paziente durante il periodo dello stu-
marketing intelligence Reaction Data, l’84 per cento dei centri ra- dio. I ricercatori hanno scoperto che il 53 per cento delle persone
diologici degli Stati Uniti aveva adottato programmi di IA o pre- considerate ad alto rischio dall’algoritmo erano morte nell’arco di

84 Le Scienze 620 aprile 2020


84
la percentuale dei centri radiologici negli Stati Uniti
che usano o prevedono di adottare programmi di IA,
secondo un sondaggio del 2018.

L’assenza di collegamento tra il modo di ragionare dei compu-


ter e quello degli esseri umani è chiamato «problema della scatola
nera (black box)», riferendosi al fatto che il cervello di un computer
opera in uno spazio oscuro, inaccessibile alle persone. Gli esper-
ti hanno opinioni diverse sull’eventualità che questo rappresenti
un problema per la diagnostica per immagini. Da una parte, se un
algoritmo migliora regolarmente la salute dei pazienti e le presta-
zioni dei medici, questi ultimi non avranno bisogno di sapere co-
me funziona. Dopo tutto, anche gli stessi ricercatori non capiscono
fino in fondo i meccanismi di molti farmaci come il litio, usato per
curare la depressione dagli anni cinquanta. «Forse non dovremmo
fissarci così tanto su questo problema, perché il modo in cui le per-
sone lavorano in campo medico è quanto di più vicino possa esiste-
re a una scatola nera», afferma Topol, che aggiunge: «Ci aspettiamo
che le macchine applichino standard più elevati?»
Eppure non si può negare che il problema della scatola nera
presenti un’occasione importante per incomprensioni tra esse-
ri umani e intelligenza artificiale. Per esempio alcuni ricercato-
ri dell’Icahn School of Medicine al Mount Sinai Hospital di New
York sono rimasti profondamente colpiti da una differenza nel-
le prestazioni di un algoritmo di deep learning da loro sviluppato
per identificare i casi di polmonite in radiografie ai polmoni. L’al-
goritmo raggiungeva un livello di accuratezza superiore al 90 per
cento nelle immagini realizzate al Mount Sinai, ma era nettamente
meno preciso con radiografie provenienti da altri centri. Gli scien-
12 anni, rispetto al 4 per cento nel gruppo a basso rischio. L’algo- ziati si sono resi conto che, invece di concentrarsi esclusivamente
ritmo non aveva informazioni su chi fosse morto o sulla causa del sulle immagini, l’algoritmo considerava le probabilità di un risul-
decesso. Lo scienziato che ha diretto lo studio, il radiologo Micha- tato positivo sulla base di quanto i casi di polmonite fossero fre-
el Lu, del Massachusetts General Hospital, sostiene che l’algorit- quenti in ogni centro, un comportamento tanto inaspettato quan-
mo potrebbe essere utile nel valutare la salute di un paziente se do indesiderato.
abbinato alla valutazione di un medico e ad altre informazioni, co- Fattori confondenti come questo preoccupano Samuel Fin-
me quelle genetiche. layson, studioso delle applicazioni biomediche del machine lear-
Per capire il funzionamento dell’algoritmo, i ricercatori hanno ning dell’Harvard Medical School. Finlayson osserva che gli insie-
identificato le parti delle immagini che ha usato per i calcoli. Alcu- mi di dati su cui l’IA viene addestrata possono essere condizionati
ne, come la circonferenza addominale e la struttura dei seni fem- in modi che sfuggono ai ricercatori. Per esempio, un’immagine
minili, avevano un senso, perché queste zone possono indicare prodotta in pronto soccorso o nel mezzo della notte potrebbe ave-
fattori di rischio noti per determinate malattie. Ma l’algoritmo os- re una maggiore probabilità di mostrare una persona malata ri-
servava anche la regione sotto le scapole dei pazienti, che non ha spetto a un esame effettuato durante una procedura di routine.
alcuna valenza medica. Secondo Lu, la flessibilità potrebbe essere Un algoritmo potrebbe anche tenere conto di eventuali cicatrici
utile a prevedere la durata della vita di una persona. Spesso duran- o dispositivi medici impiantati che suggerirebbero un precedente
te una radiografia i pazienti devono abbracciare il macchinario, e problema di salute e stabilire che le persone senza questi indicato-
le persone meno in salute che non sono in grado di farlo potreb- ri non soffrano della malattia. Anche il modo in cui i vari centri eti-
bero adottare una diversa posizione delle spalle. «Sono tutte co- chettano le proprie immagini può confondere un algoritmo di IA e
se a cui non avrei pensato e che potrei non cogliere nell’immedia- impedire al modello di funzionare efficacemente in un centro con
to», afferma Lu. un diverso sistema di etichettatura. «Se un algoritmo è creato sul-

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INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SALUTE DIGITALE

la base di un singolo ospedale con un’unica sede, in un unico mo-


mento e su un unico gruppo della popolazione, rimane all’oscuro
delle migliaia di microfattori che i modelli considerano. E se uno
di questi fattori dovesse cambiare, le ripercussioni sarebbero gra-
vi», afferma Finlayson con preoccupazione.
Secondo Finlayson, la soluzione è addestrare un algoritmo con
dati provenienti da diverse sedi e popolazioni di pazienti, e quindi
testarlo in modo prospettico, senza alcuna modifica, su una nuova
popolazione. Eppure solo pochissimi algoritmi sono stati testati in
questo modo. Secondo una recente revisione di Topol su «Nature
Medicine» effettuata su decine di studi che sostengono che l’IA sia
più efficace dei radiologi, solo pochi algoritmi sono stati testati su
popolazioni diverse da quelle su cui erano stati originariamente
sviluppati. «Gli algoritmi sono molto fragili», afferma Cynthia Ru-
din, informatica alla Duke University: «Quando si cerca di usarne
uno al di fuori dell’insieme di immagini su cui è stato addestrato,
non sempre funziona».
Via via che gli scienziati prendono coscienza di questo proble-
ma, potrebbero emergere altri studi prospettici in contesti nuovi.
Il gruppo di Barzilay ha da poco concluso la verifica del suo algo-
ritmo di IA per le mammografie su 10.000 immagini provenienti
dal Karolinska Institut, in Svezia, e ha trovato che l’algoritmo fun-
zionava altrettanto bene come nei laboratori del Massachusetts. Il
gruppo sta ora collaborando con ospedali a Taiwan e Detroit per
testarlo su altre popolazioni di pazienti. Barzilay e colleghi hanno
riscontrato che gli attuali standard per valutare il rischio di can-
cro al seno sono assai meno accurati nelle donne afroamericane,
dice Barzilay, poiché sono stati sviluppati usando principalmente
immagini di donne bianche, e aggiunge: «Abbiamo finalmente la
possibilità di cambiare questa triste situazione».

Incognite legali
Anche quando le conclusioni raggiunte dall’IA sono rilevanti
dal punto di vista medico, il problema della scatola nera pone co-
munque diverse preoccupazione da una prospettiva legale. Se un
algoritmo di IA sbaglia una diagnosi, può essere difficile stabilire
se la colpa sia del medico o del programma. «In ambito sanitario
succedono tante brutte cose e non sempre se ne conosce la ragio-
ne», afferma Nicholson Price, esperto di diritto medico dell’Uni-
versità del Michigan. Se un medico sbaglia la diagnosi a causa di
un sistema di IA, potrebbe non essere in grado di spiegare le sue
motivazioni, mentre i dati dell’azienda sulla metodologia del test no le mammografie in cerca di tumori sospetti e informano rego-
saranno probabilmente un segreto attentamente custodito. larmente i ricercatori su quello che stanno facendo. Ma le sue ri-
I sistemi medici di IA sono stati introdotti troppo recentemen- cerche sono state ostacolate dalla mancanza di immagini con cui
te per essere stati oggetto di battaglie legali, quindi è difficile sta- addestrare l’algoritmo. Quelle disponibili pubblicamente tendo-
bilire come i tribunali attribuiranno le responsabilità e il livello di no a non essere etichettate in modo corretto oppure sono state ot-
trasparenza richiesto. tenute con macchinari antiquati e non più in uso, dice Rudin, ag-
La tendenza a costruire modelli black box è fonte di frustrazio- giungendo che, senza insiemi di dati molto vasti e variegati, gli
ne per Rudin. Il problema deriva dal fatto che la maggior parte de- algoritmi tendono a considerare fattori che possono confondere.
gli algoritmi medici è costruita adattando strumenti di deep lear- Anche le scatole nere, insieme alla capacità di un algoritmo
ning creati per altri tipi di analisi delle immagini. «Non c’è motivo di imparare dalle proprie esperienze, pongono sfide per gli enti
per cui non si possa costruire un robot in grado di spiegare quello di regolazione. A differenza di un farmaco, che agirà sempre allo
che sta facendo», insiste Rudin. Ma è nettamente più difficile crea- stesso modo, gli algoritmi di machine learning evolvono e si mi-
re un algoritmo trasparente da zero che modificare la funzione di gliorano con il tempo via via che ottengono accesso ad altri dati.
un modello black box esistente affinché impari ad analizzare i da- Poiché l’algoritmo estrae i propri risultati da una serie variegata di
ti medici. Motivo per cui Rudin sospetta che la maggior parte dei dati in ingresso, anche le modifiche apparentemente innocue co-
ricercatori applichi un algoritmo e solo in un secondo momento me un nuovo sistema informatico in un ospedale potrebbero com-
cerchi di capire il modo in cui ha tratto le sue conclusioni. prometterne il funzionamento. «Anche le macchine si ammalano,
Rudin sta sviluppando algoritmi di IA trasparenti, che analizza- proprio come le persone, e possono essere infettate da malware»,

86 Le Scienze 620 aprile 2020


ricorda Topol, che aggiunge: «Non ci si può fidare di un algoritmo algoritmo in grado di prendere decisioni mediche senza che un
quando è in gioco la vita di una persona». medico guardi l’immagine. Il programma, sviluppato dalla statu-
Lo scorso aprile, la FDA ha proposto una serie di linee guida per nitense IDx Technology di Coralville, analizza le scansioni della
gestire gli algoritmi che evolvono nel tempo. Tra queste, l’autori- retina per individuare i casi di retinopatia diabetica con una preci-
tà si aspetta che i produttori seguano il modo in cui i loro algoritmi sione dell’87 per cento, secondo i dati forniti dall’azienda. Michael
evolvono per garantire che continuino a funzionare come previ- Abramoff, CEO di IDx Technology, afferma che la società si assu-
sto, e chiede loro di essere informata in caso di cambiamenti inat- me la responsabilità legale di eventuali errori medici, non essendo
tesi che potrebbero richiedere una nuova valutazione. Inoltre, l’a- coinvolto alcun medico.
genzia sta sviluppando una serie di migliori prassi (best practice) Nel breve termine, è più probabile che gli algoritmi di IA fini-
per la produzione e potrebbe chiedere alle aziende di dichiarare le scano per aiutare i medici invece di sostituirli. Per esempio, i me-
loro aspettative in merito ai possibili cambiamenti degli algoritmi, dici impegnati nei paesi in via di sviluppo potrebbero non avere
oltre a un protocollo su come gestire questi cambiamenti. Secon- accesso allo stesso tipo di macchinari che si trovano nei grandi
do Bakul Patel, direttore per la salute digitale della FDA, «dobbia- ospedali di Stati Uniti ed Europa, o a radiologi capaci di interpreta-
mo renderci conto che non possiamo applicare un’unica soluzio- re le scansioni. Secondo Lungren, via via che la medicina diventa
ne uguale per tutti». più specializzata e dipendente dall’analisi delle immagini, il diva-
rio tra gli standard assistenziali dei paesi più ricchi e quelli dei pa-
Le macchine sostituiranno i medici? esi più poveri sta aumentando. Applicare un algoritmo può essere
I limiti dell’IA dovrebbero rassicurare i radiologi preoccupati di una soluzione economica per ridurre il divario e potrebbe essere
perdere il lavoro a causa delle macchine. Nel 2012, l’investitore Vi- fatto anche dal telefono cellulare.
nod Khosla, cofondatore di Sun Microsystems, ha lasciato a bocca Il gruppo di Lungren sta sviluppando uno strumento che per-
aperta un pubblico di medici affermando che gli algoritmi avreb- mette ai medici di scattare fotografie di pellicole radiologiche con
bero sostituito l’80 per cento dei professionisti sanitari; lo stesso un telefono cellulare (non le immagini digitali comunemente in
Khosla ha di recente affermato che i radiologi ancora in attività tra uso nei paesi più ricchi) e di applicare un algoritmo alle fotogra-
un decennio «uccideranno i pazienti». Le sue osservazioni hanno fie che evidenziano problemi come la tubercolosi. «Non vogliamo
scatenato il panico e una reazione collettiva tra i radiologi, affer- sostituirci a nessuno», afferma Lungren; di fatto però in molti pa-
ma Rao. «Credo che tutta la pubblicità stia generando aspettative». esi in via di sviluppo mancano i radiologi. «Stiamo offrendo stru-
Queste preoccupazioni, però, hanno avuto conseguenze reali. menti ai medici non radiologi aumentando le competenze a loro
Nel 2015, solo l’86 per cento delle posizioni vacanti come radiolo- disposizione».
go ospedaliero negli Stati Uniti sono state coperte, rispetto al 94 Come afferma Rao, un altro obiettivo a breve termine dell’in-
per cento dell’anno precedente, anche se le cifre sono migliorate telligenza artificiale potrebbe essere la valutazione delle cartel-
negli ultimi anni. Inoltre, secondo un sondaggio del 2018 condot- le mediche per valutare la necessità di un paziente di sottoporsi
to tra 322 studenti di medicina canadesi, il 68 per cento si è detto a un esame. Molti economisti del settore medico ritengono che la
convinto che l’IA ridurrà la richiesta di radiologi. diagnostica per immagini sia usata in modo eccessivo; ogni anno
Eppure, sono molti gli esperti e i pro-
duttori di IA che dubitano che questa
tecnologia sostituirà i medici nell’imme- Sono molti gli esperti e i produttori di intelligenza
diato. «Le soluzioni di IA stanno diven-
tando molto efficaci nel fare bene una
artificiale che dubitano che questa
cosa», dice Walach, ma poiché la biolo- tecnologia sostituirà i medici nell’immediato
gia umana è complessa, «in genere è ne-
cessario l’intervento degli umani, capaci
di fare bene più di una cosa sola». In altre parole, un algoritmo po- negli Stati Uniti sono effettutate oltre 80 milioni di TAC. Anche se
trà anche essere più efficace nel diagnosticare un particolare pro- questa sovrabbondanza di dati è utile ai ricercatori per addestrare
blema, ma i risultati ottenuti saranno migliori se uniti all’esperien- gli algoritmi, questi esami sono molto costosi e possono esporre i
za del medico e alla conoscenza della storia clinica di un paziente. pazienti a quantità di radiazioni non necessarie. Langlotz aggiun-
Un sistema di IA in grado di svolgere un singolo compito po- ge che un giorno gli algoritmi potrebbero arrivare ad analizzare le
trebbe svincolare i radiologi da alcune attività impegnative, con- immagini mentre il paziente è ancora all’interno del macchinario
cedendo loro più tempo per interagire con i pazienti. «Potrebbe- e prevedere gli esiti, riducendo il tempo e l’esposizione alle radia-
ro finalmente uscire dagli oscuri sotterranei in cui lavorano», dice zioni necessari per ottenere un’immagine di qualità.
Topol, affermando che «in medicina abbiamo bisogno di maggio- Alla fine, afferma Barzilay, l’intelligenza artificiale sarà utile so-
re contatto e legami tra le persone». prattutto quando sarà usata come un alleato di precisione nell’af-
Rao e altri restano comunque convinti del fatto che gli stru- frontare problemi che i medici non sono in grado di rilevare e ri-
menti e la formazione dei radiologi, come anche il loro lavoro solvere da soli. «Se esistesse una via facilmente percorribile e
quotidiano, cambieranno drasticamente nei prossimi anni come descrivibile – osserva – gli esseri umani l’avrebbero già percorsa».
conseguenza degli algoritmi di intelligenza artificiale. «L’IA non Ma lei per prima sa che, troppo spesso, non è questo il caso. Q
sostituirà i radiologi, ma i radiologi che la usano sostituiranno
quelli che non la usano», afferma Curtis Langlotz, radiologo del- Sara Reardon è una giornalista freelance che vive a Bozeman, nel Montana. Ha
la Stanford University. lavorato come staff reporter per «Nature», «New Scientist» e «Science» e ha un
Ci sono però eccezioni. Nel 2018 la FDA ha approvato il primo master in biologia molecolare.

www.lescienze.it Le Scienze 87
di Paolo Attivissimo Povera scienza
giornalista informatico e studioso
della disinformazione nei media

SETI@home va in stand-by
Classico esempio di scienza fatta dai cittadini,
il progetto di calcolo distribuito sospende la ricerca di ET

er vent’anni, centinaia di miglia- versale per applicazioni di questo genere. Si

P ia di computer di utenti comuni in


tutto il mondo hanno analizzato se-
gnali radio provenienti dallo spazio alla ricer-
chiama BOINC (da Berkeley Open Infrastruc-
ture for Network Computing) ed è già usa-
to da tempo per ricerche matematiche, fisi-
ca di segnali di intelligenze extraterrestri per che, biologiche, sismologiche, climatiche,
il progetto SETI@home, coordinato dall’Uni- ambientali e astronomiche. Un altro proget-
versità della California a Berkeley. Ora il pro- to analogo, chiamato GIMPS (da Great Inter-
getto chiude i battenti: formalmente è solo net Mersenne Prime Search), ha già scoperto
una sospensione, ma ha tutta l’aria di essere 17 numeri primi di Mersenne dal suo debutto,
un fermo definitivo. Nessun segnale artificia- che risale al 1996 e lo rende progenitore di tut-
le extraterrestre è stato trovato. ti gli altri.
SETI@home è stato uno dei progetti di cal- Il più grande risultato di queste proposte
colo distribuito più popolari e longevi: un di citizen science, però, non è dato dalle lo-
classico esempio di scienza fatta dai comu- ro scoperte scientifiche, ma dalla loro capaci-
ni cittadini, coordinati via Internet, usando tà di coinvolgere direttamente le persone co-
i tempi morti e la potenza di calcolo dei loro muni nello sviluppo della scienza. Gli utenti
computer per filtrare, elaborare e preselezio- partecipano ai forum tematici, imparano con-
nare piccole porzioni dei segnali grezzi prove- cetti e metodi, conoscono altre persone altret-
nienti dallo spazio tramite i grandi radiotele- tanto appassionate; alcuni di loro intrapren-
scopi di Arecibo, nell’isola caraibica di Porto dono carriere scientifiche. Con SETI@home
Rico, e di Green Bank, negli Stati Uniti, pre- non abbiamo scoperto intelligenze fuori dal-
parandoli per la successiva analisi da parte dei la Terra, ma stiamo facendo aumentare quel-
ricercatori del progetto. A fine marzo 2020 le sul nostro pianeta, dove ne abbiamo parti-
è stata sospesa la distribuzione dei dati e i ri- colare bisogno.
cercatori si concentreranno ora sull’analisi di
quelli già forniti dagli utenti, per poi pubbli- Risultato significativo
carne un articolo scientifico. Nel caso specifico della ricerca di segna-
li intelligenti extraterrestri, inoltre, anche un
Un pieno successo risultato negativo, per quanto provvisorio e
La mancata scoperta di un segnale intelli- parziale, è comunque significativo. Indica che
gente non terrestre può sembrare una delu- le civiltà tecnologiche sono rare e che ci vuole
sione, dopo due decenni di lavoro, tuttavia le ben più di una piccola rete buttata a caso in un
speranze erano poche già in partenza, per via angolo dell’oceano cosmico per pescare qual-
della porzione di cielo e di spettro radio mol- cosa di appetibile. Così come le fotografie del-
to limitata che era possibile ascoltare, e co- la Terra vista dalla Luna dagli astronauti delle
munque non si trattava dell’unico obiettivo missioni Apollo hanno offerto, cinquant’an-
del progetto. SETI@home, infatti, intendeva ni fa, un segno emotivamente risonante della
anche dimostrare la validità e la fattibilità del fragilità del nostro pianeta, il silenzio con cui
concetto di calcolo distribuito, che nel 1999 lo spazio ha risposto finora alle chiamate di
era ancora incerto, e in questo senso è stato un SETI@home è eloquentissimo.
pieno successo. Arthur C. Clarke scrisse che ci sono due
Da questa ricerca sono scaturiti altri pro- sole possibilità: o siamo completamente soli
getti di calcolo distribuito ed è anche nato un nell’universo, o non lo siamo, ed entrambe so-
kit di programmi informatici completo e uni- no ugualmente terrificanti.

www.lescienze.it Le Scienze 89
La ceretta di Occam di Beatrice Mautino

biotecnologa, giornalista e comunicatrice scientifica. Tra i suoi libri


più recenti Il trucco c’è e si vede (Chiarelettere, 2018)

Un portento poco portentoso


Le proprietà conservanti dell’estratto di semi
di pompelmo erano dovute a ingredienti aggiunti

o presentano come una «farmacia ta- nismi nei test in vitro contenevano uno o più

L scabile», un estratto vegetale dalle


proprietà antivirali e battericide. Sa-
rebbero addirittura 800 le «tipologie di virus e
ingredienti tipici dei conservanti come i già ci-
tati parabeni e triclosan, ma anche il cloruro
di benzalconio, il cloruro di benzetonio, il bro-
batteri e 100 i ceppi di funghi» che combatte- muro di cetrimonio e il cloruro di cetil-trime-
rebbe, secondo una delle tante pubblicità che tilammonio. Insomma, un bel cocktail di in-
si possono trovare on line. Viene usato come gredienti presenti in quantità non controllate
conservante nella preparazione di cosmetici e al di fuori dei margini di sicurezza miscelati
rigorosamente naturali in alternativa ai con- all’interno di in un prodotto che sembra inno-
servanti classici come i parabeni che godono cuo ma non lo è.
di una cattiva fama tra i consumatori.
Parliamo dell’estratto di semi di pompel- Aggirare le analisi
mo, un prodotto talmente portentoso da in- Messi alle strette da questi risultati, i pro-
sospettire un gruppo di ricercatori del Japa- duttori hanno ipotizzato che gli ingredienti
nese National Institute of Health Sciences di sospetti si fossero formati durante il processo
Tokyo che, negli anni novanta del secolo scor- industriale di produzione a partire da moleco-
so, hanno deciso di andare a guardarci dentro le naturalmente presenti nei semi di pompel-
per capire quale, tra le tante molecole presen- mo, ma gli esperimenti hanno fatto emergere
ti, svolgesse l’azione conservante, battericida due fenomeni curiosi.
e fungicida. Per prima cosa, quando la procedura di
estrazione veniva svolta da laboratori indi-
Cocktail con disinfettante pendenti seguendo le procedure indicate di-
Il senso dell’indagine era semplice: se c’è rettamente dai produttori, queste molecole
un’azione conservante, ci dev’essere qualco- non saltavano fuori. Inoltre, l’analisi di diver-
sa che quell’azione la svolge. Può essere una si preparati nel corso del tempo ha dimostrato
molecola o una miscela di molecole o il pH o come i conservanti trovati nelle prime anali-
qualsiasi altra cosa, ma qualcosa ci dev’esse- si effettuate negli anni novanta fossero diver-
re. D’altronde, non ci sarebbe niente di strano si da quelli individuati nelle analisi effettuate
se un estratto vegetale contenesse molecole vent’anni dopo. Il che significa non solo che
conservanti usate dalla pianta per proteggersi qualcuno quegli ingredienti li aveva aggiun-
dall’attacco di batteri, virus e funghi. ti di proposito, ma che probabilmente aveva
Per risolvere il mistero, i ricercatori giap- anche cercato di aggirare le analisi per indivi-
ponesi hanno analizzato e confrontato una duare le adulterazioni introducendo di volta
preparazione commerciale di estratto di se- in volta ingredienti nuovi.
mi di pompelmo con un estratto fatto sul mo- L’estratto di semi di pompelmo «vero»,
mento in laboratorio e hanno trovato poche, quello che potremmo farci in casa e che si può
ma sostanziali, differenze. Il prodotto com- trovare in vendita oggi, un debole effetto nei
merciale conteneva, infatti, sia un componen- confronti di alcuni batteri ce l’ha, ma niente in
te della famiglia dei parabeni sia il disinfettan- confronto agli effetti decantati della «farmacia
te triclosan. tascabile». A dimostrazione del fatto che, quel-
Test successivi effettuati da diversi labo- lo che da molti è stato visto come la grande al-
ratori nel corso di una ventina d’anni hanno ternativa ai parabeni, per funzionare ha biso-
confermato che tutti i preparati commercia- gno proprio dei parabeni. Una bella beffa, non
li che erano in grado di uccidere i microrga- trovate?

90 Le Scienze 620 aprile 2020


di Dario Bressanini Pentole & provette
chimico, divulgatore, gastronomo. Autore di Contro natura
(Rizzoli, 2015), La Scienza della Carne (Gribaudo, 2016)

Coagulazione alcolica
In cucina è possibile coagulare alcune proteine
grazie all’alcool etilico per uso alimentare

uasi tutti i cibi contengono protei- acqua fredda la massa nel filtro per allontana-

Q ne, e quando li cuociamo queste


vengono prima denaturate – cam-
biando la loro struttura tridimensionale – e
re i residui di alcool etilico.
Il latte ha poche proteine, tra il 3 e il 4 per
cento, e la coagulazione è lenta. Se invece del
in seguito coagulano tra loro. Lo vediamo be- latte usiamo un alimento più proteico come
ne quando cuciniamo l’albume, che da liqui- un uovo crudo, o anche il solo albume, la co-
do viscoso trasparente si trasforma in un so- agulazione è molto veloce. Mettete un albume
lido gommoso biancastro. La coagulazione in un bicchiere e versate a filo un poco di al-
delle proteine avviene anche quando cuocia- cool etilico per poi fermarvi. Vedrete compa-
mo carne o pasta anche se non riusciamo a ve- rire subito filamenti bianchi: sono le proteine
derla direttamente. Meno di frequente usiamo denaturate e coagulate. Per coagularle com-
non il calore ma sostanze acide per denatura- pletamente dovrete versare ancora un po’ di
re e coagulare le proteine dei cibi, per esem- alcool, aiutandovi con una forchetta per me-
pio quando mariniamo con aceto o succo di li- scolare e pazientando. Quando tutto l’albume
mone pesci o molluschi senza cuocerli. Anche sarà coagulato potete lavarlo con acqua cor-
nella produzione di alcuni latticini e dello yo- rente in un colino, premendo per eliminare
gurt l’acidità, prodotta dai batteri lattici, con- parte dell’acqua intrappolata. Il fisico Davide
tribuisce a coagulare le proteine del latte. Cassi e lo chef Ettore Bocchia sono stati i pri-
Esistono poi altri modi per far coagulare al- mi, all’inizio degli anni duemila, a proporre di
cune proteine che sono usati saltuariamente. usare la cagliata d’uovo con l’alcool come ba-
Nella produzione del tofu per esempio, a par- se di piatti della «cucina molecolare italiana».
tire dalle proteine della soia, si usano sali mi-
nerali di calcio e magnesio. Attenzione al denaturato
Una raccomandazione importante: nei
Una cagliata particolare vostri esperimenti gastronomici, se alla fine
È possibile coagulare alcune proteine usan- volete assaggiare quello che preparate, allo-
do un ingrediente che di solito usiamo per fa- ra non dovete mai utilizzare l’alcool denatura-
re altro: l’alcool etilico o etanolo per uso ali- to rosa in vendita al supermercato e impiegato
mentare al 96 per cento in volume, quello normalmente per la pulizia della casa.
che si usa per produrre liquori casalinghi o L’alcool etilico al 96 per cento in volu-
per mettere le ciliegie sotto spirito. Possia- me per uso alimentare è un prodotto costoso
mo vedere il suo effetto denaturante con un per via delle alte imposte che gravano sul suo
esperimento: prendete un bicchiere e riempi- prezzo di vendita. Se è destinato ad altri usi, al-
telo con 100 millilitri di alcool etilico al 96 per lora c’è un’esenzione delle accise, a patto che
cento. Aggiungete poi, a freddo, 40 grammi di l’alcool venga «denaturato», cioè siano ag-
latte e lasciate riposare per qualche ora. Len- giunte sostanze chimiche per renderlo inadat-
tamente vedrete formarsi dei fiocchi bianchi: to al consumo alimentare e che rendano molto
sono le proteine del latte che coagulano. difficile una separazione dell’etanolo al fine di
Lo stesso esperimento si può fare usan- evadere le imposte di consumo.
do, per esempio, una bevanda alla soia. In en- Oltre al colorante rosso viene aggiunto al-
trambi i casi potete filtrare le proteine coagu- cool isopropilico, una sostanza amarissima
late usando un imbuto e un comune filtro per chiamata benzoato di denatonio, e il metiletil-
il caffè. Se volete provare ad assaggiare il co- chetone per rendere impossibile la distillazio-
agulo dovete prima sciacquare più volte con ne dell’alcool.

www.lescienze.it Le Scienze 91
Rudi matematici Rudy e Piotr si sfidano a un gioco in cui vince
chi fa l’ultima mossa, tra le perplessità e l’ironia
di Alice e la curiosità della micia Gaetanagnesi

Strategie di esaustione
o sono molto contenta che abbiate atteso il mio arrivo

“I per dare inizio alla parte più intensa delle libagioni; mi


restano solo un paio di perplessità…»
«Siamo qui per soddisfarle, Treccia. Ma non aspettarti risposte
sensate a partire da premesse sbagliate.»
«Provo lo stesso, Capo, tanto so già come andrà a finire. La pri-
ma domanda è: come mai la tua quota di birre sul tavolo è maggio-
re di quella di Doc? La seconda, assai più importante, è: dove dia-
volo sono le mie?»
In effetti, a prima vista la scena sembrava proprio quella di un
tranquillo e pigro pomeriggio domenicale nella casa dei nostri
eroi: una congrua scorta di birre sul tavolo, una ciotola di croc-
chette a disposizione della micia, qualche foglio riempito di scara-
bocchi abbandonato in giro.
Lecita quindi la deduzione di Alice, ovvero che si stesse cele-
brando l’arcaico rituale occidentale di persone che celebrano la
festa in compagnia di amici e di una moderata dose di alcolici. Al-
cuni particolari, tuttavia, avrebbero dovuto insospettirla: l’aria
tutt’altro che festaiola di Doc, per esempio; e il fatto che Gaetana-
gnesi sembrasse più interessata agli scarabocchi sui fogli che al-
le crocchette.
«Uh, Treccia… mi stai togliendo tutto il divertimento nel dare
risposte sarcastiche. In realtà stiamo usando le birre solo come se-
gnapunti: all’inizio ciascuno di noi ne aveva lo stesso numero, ma
visto che a ogni turno di gioco una birra cambia proprietario, la
parità si è presto rotta a favore del più forte, che guarda caso sono
io. Tu non eri presente, quindi non potevi avere punti né segna-
punti; e poi il gioco è rigorosamente per due sole persone, quin-
di al più avresti potuto guardarci spostare birre, o al limite passeg-
giare per il soggiorno in bikini brandeggiando il “cartello Round
3”, come negli incontri di boxe americani. O limitarti a bere le po-
che birre che abbiamo destinato a non fare da segnapunti, come
Doc si appresta a fare per la terza volta.»
«Opto per l’ultima ipotesi, anche perché le altre sono o noiose o
sessiste. In mancanza di meglio, sono quasi disposta persino a sen-
tirti spiegarmi il gioco…»
«Faccio io – interviene Piotr – ma solo per non fare la figura di
quello che se la prende o che sta pensando troppo intensamen-
te. Tanto, sto perdendo una partita dietro l’altra, a parte qualcu-
na che, ne sono convinto, Rudy mi lascia vincere per invogliarmi
a continuare a giocare. Originariamente avremmo dovuto dispor- «Già…A turno, ciascuno di noi sceglie un numero, lo enuncia e
Illustrazione di Stefano Fabbri

re ordinatamente 2002 foglietti con tutti i numeri da uno in avan- questo numero viene cancellato dall’elenco iniziale. In compenso,
ti sul tavolo per pescarli uno alla volta a turno ma, temendo le tue è annotato in colonna sul foglietto del giocatore che lo ha scelto.»
ire, abbiamo optato per una modalità più consona al salvataggio «Interessantissimo. Solo 2002 numeri, hai detto? Perché non
della foresta amazzonica.» 2000 miliardi? Potrebbe essere la volta buona per dimenticarmi
«Qualcosa di altamente tecnologico come scriverli uno alla vol- definitivamente di voi. Sono quasi tentata di non chiedervi neppu-
ta su un foglietto di carta?» re come si vince…»

92 Le Scienze 620 aprile 2020


di Rodolfo Clerico, La soluzione del problema esposto in queste pagine sarà
Piero Fabbri e pubblicata in forma breve a maggio e in forma estesa sul
Francesca Ortenzio nostro sito: www.lescienze.it. Potete mandare le vostre
risposte all’indirizzo e-mail: rudi@lescienze.it.

IL PROBLEMA DI MARZO

Travestiti com’erano da Fantomas, i nostri eroi si sono ritrovati, il mese Si può anche aggiungere che l’ordine in cui si eseguono le operazioni
scorso, alle prese con il problema di sbloccare una invero insolita cas- sulle maniglie non è significativo, e quindi possiamo eseguire le mosse
saforte dotata di 6 x 6 maniglie a due posizioni: orizzontale e verticale. risolutive nell’ordine che si preferisce. Ne segue che se una sola mani-
Sanno anche che per aprire la cassaforte è sufficiente posizionare tut- glia si trovasse nello stato 1, con 11 mosse (le 5 della sua colonna, più le
te le 36 maniglie in posizione verticale, ma la difficoltà consiste nel fatto 5 della sua riga più la maniglia stessa) si riuscirà a cambiare lo stato del-
che, agendo su una maniglia qualsiasi, cambiano posizione anche tutte la singola maniglia. Generalizzando, se n maniglie sono in posizione oriz-
le maniglie della stessa riga e della stessa colonna della maniglia mano- zontale, bastano comunque 11n mosse per aprire la cassaforte, anche
vrata. Si chiedeva quale fosse il numero minimo di manovre per aprire la se questo non sarà il numero ottimale.
cassaforte. Detta 0 la posizione verticale e 1 quella orizzontale, è sempli- Ma, elencando tutte le operazioni necessarie ed eliminando quelle mul-
ce verificare la validità di due elementari teoremi: tiple su ogni singola maniglia (non ruotandola affatto se il numero tota-
1) È inutile girare una maniglia più di una volta. le delle rotazioni è pari, e ruotandola una sola volta se dispari), sarà pos-
2) È possibile cambiare la parità di una, e una sola, maniglia ruotando sibile ottenere la sequenza risolutiva minima. Si vede quindi subito che
una sola volta tutte le maniglie che si trovano nella sua riga e nella sua il caso peggiore è quello che prevede una rotazione su tutte le 36 mani-
colonna (questo teorema vale solo per sistemi con un numero pari di glie, che è peraltro proprio quello che apre la situazione iniziale con tutte
maniglie sia in riga che in colonna, come la nostra 6 x 6). le maniglie in posizione orizzontale.

do a stufarmi: anzi, a dirla proprio tutta non ne posso praticamen-


te più.»
Rudy, intento a sommare numeri sul proprio foglietto, alza im-
provvisamente lo sguardo.
«Quando il “pollo” arriva a questo stadio, è meglio cambiare
gioco… Treccia, riesci a procurarci un centinaio di pedine da da-
ma, tutte uguali?»
«E lasciarvi soli senza gioco in presenza di tutte queste birre?
Neanche per sogno!»
«Ho visto benissimo che ti sei procurata la scorta per il viaggio,
quindi tocca a te. E il fatto di averla sottratta al già magro capitale
di Doc rende solo la cosa ancor più passibile di reprimenda.»
«Vado, vado. Ma solo per evitare di essere io il pollo del secondo
incontro della serata.»
Rapidamente rifornito del necessario (e sorseggiando pensosa-
mente una birra del capitale di Doc), Rudy incomincia ad ammuc-
chiare pedine.
«Qui ci sono undici pile di dieci pedine ciascuna; a turno, ognu-
no di noi può prendere una, due oppure tre pedine a propria scel-
ta, con la limitazione che tu, Doc, devi prenderne una ciascuna da
una, due o tre colonne contigue, mentre io posso prenderne una,
due oppure tre ma tutte dalla stessa colonna. Vince chi fa l’ultima
mossa.»
«Rudy, oggi mi sembri particolarmente orientato a giochi che
vanno a esaurimento. Sicuro di non esaurire anche la pazienza di
Doc?»
«Conosco abbastanza il dottor Silverbrahms da sapere che la
«Ecco, come al solito, qui si vede tutta la perfidia del Capo: si sua pazienza e la birra si esauriscono assieme. Direi che siamo
sommano tutti i numeri e chi ha la cifra meno significativa più al- tranquilli per un po’. Doc, prego: a te il tratto.»
ta, vince.» Dopo pochi minuti, una birra cambia rapidamente proprietario.
«La meno significativa? La povera cifretta delle unità, all’estre- «Doc, non imparerai mai – sogghigna Alice – comunque, tran-
ma destra della somma?» quillo. Un’intera legione di rider sta procurando le munizioni per
«Già. Il maledetto deve avere una strategia chiara e semplice, la tua rovinosa disfatta. Direi che io e la micia possiamo starvi a
visto che vince ben più della metà delle partite, e sto comincian- guardare per un po’.»

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Libri & tempo libero

Una storia umana della carnagione


Quello che la pelle racconta della nostra specie tra biologia e cultura

Colore vivo
di Nina Jablonski
Bollati Boringhieri, Torino, 2020, pp. 320 (euro 24,00)

on c’è argomento che illustri meglio la storia

«N umana del colore della pelle. Ci ha uniti nel cor-


so dell’evoluzione e divisi con muri di pregiudi-
zi e stereotipi.» Pur essendo un carattere come tanti modellato da
forze biologiche, il colore della pelle ha assunto valenze cultura-
li e sociali profonde, divenendo un’insuperabile illustrazione del-
la «intricata interazione tra influssi biologici e culturali che defini-
sce e rende unica la nostra specie». Un’interazione che Jablonski,
antropologa alla Pennsylvania State University e fra le massime
esperte della materia, illustra con un testo tanto lucido e informa-
tivo quanto chiaro e scorrevole, anche nella traduzione. Le due se-
zioni del libro, la prima sulle basi biologiche del colore della pelle,
la seconda sulle valenze culturali che ha assunto e sul concetto di
razza, sono ben armonizzate e chiare anche a chi non sia addentro
all’una o all’altra materia.
Da quando i nostri antenati divennero nudi, la pelle ha dovu-
to adattarsi a varie minacce, inclusi gli ultravioletti (UV), che ha
affrontato scurendosi. Ma non per il motivo a lungo creduto, di
prevenire i tumori cutanei: gli studi hanno mostrato che questi,
colpendo per lo più in età post riproduttiva, non esercitano una
pressione selettiva così grande. Tra le varie ipotesi proposte per
spiegare le sfumature della carnagione, dal mimetismo alla prote-
zione dalle infezioni, Jablonski ha approfondito un’altra idea: gli
ultravioletti sulla pelle distruggono i folati, la cui carenza provoca
vari problemi di salute, inclusi difetti congeniti nei nascituri. Pro-
teggere i folati sarebbe quindi la funzione primaria della melani-
na; in equilibrio però con l’azione benefica degli UV di promuo-
vere la sintesi di vitamina D, per cui le popolazioni migrate dove il
Sole è meno forte sono divenute più chiare. concetto di razza, sono sorti negli ultimi secoli con gli incontri im-
Riguardo agli aspetti sociali, Jablonski rimarca che noi uma- provvisi tra popolazioni diverse, i commerci e le esplorazioni degli
ni, da animali visivi, tendiamo a concentrarci sulle differenze d’a- Europei, e le relazioni di potere sorte di conseguenza, dal colonia-
spetto tra gli individui. Perciò il colore della pelle incide tanto sul- lismo alla schiavitù. «Questi incontri spesso mettevano insieme
la nostra cognizione sociale, e molte culture registrano preferenze persone non solo di carnagione diversa, ma anche con lingue, cul-
per la pelle chiara (simbolo di purezza, o di libertà dai tradiziona- ture e abitudini diverse. Eppure il colore della pelle emerse come
li lavori all’aperto delle classi meno agiate) o per quella scura. Lo la caratteristica più saliente, intorno alla quale si condensarono gli
illustra una panoramica tra varie culture, dagli Stati Uniti al Bra- stereotipi. Più di qualsiasi altro aspetto, significava diversità».
sile all’India – dove la preferenza per le donne chiare è tra i miglio- Capire tutti i significati del colore della pelle, conclude, potreb-
ri esempi di selezione sessuale umana attiva oggi– e al Sudafrica be aiutarci a vederlo come un semplice prodotto dell’evoluzione
prima, durante e dopo l’apartheid. Non per questo, però, siamo e non più come un valore umano. Una tesi forse ottimistica, ma
intrinsecamente razzisti. La propensione umana a distinguere tra che Jablonski ha l’abilità di perorare in sottofondo, senza procla-
«noi» e «loro» non si è sempre articolata in base alle «razze». Nelle mi, senza il tono del militante o di chi insegna ai somari, lasciando-
grandi civiltà antiche in cui si incontravano popolazioni di carna- la emergere come naturale conseguenza di quanto narrato. E que-
gioni diverse, dal Mediterraneo all’India, non ci sono mai stati pre- sto è un altro grande pregio del suo libro.
giudizi razziali come quelli attuali. I costrutti sociali odierni, e il Giovanni Sabato

94 Le Scienze 620 aprile 2020


Al pub con Schrödinger
La teoria quantistica spiegata dal nipote del fisico

La fisica quantistica è spesso presentata come una te- tori e cominciare dalla fine. Cioè dalle applicazioni più
oria adatta ad analizzare il mondo microscopico degli avanzate della teoria quantistica all’informatica piuttosto
atomi e delle particelle elementari. In realtà, la teoria che dagli esperimenti dell’inizio del secolo scorso – l’ef-
quantistica ha implicazioni che riguardano anche la re- fetto fotoelettrico, il corpo nero – da cui parte ogni bra-
altà macroscopica della vita quotidiana. Uno dei fauto- vo insegnante.
ri di questa tesi era il fisico austriaco Erwin Schrödinger, Ancor prima di comprenderne il senso fisico, gli stati in-
che sosteneva che persino un gatto poteva trovarsi in determinati («nebbiosi», scrive Rudolph) possono risol-
uno stato «quantistico», cioè indeterminato come quello vere problemi tradizionalmente complicati in pochi pas-
di un elettrone. Anche Terry Rudolph, che di Schrödin- saggi. Gli algoritmi impiegati nei computer quantistici si
ger è nipote, ritiene che il contenuto più innovativo del- basano proprio su questa possibilità. Ma la logica quan-
la fisica quantistica non riguardi le particelle elementa- tistica si può applicare anche a quesiti più semplici, co-
ri, ma il punto di vista da cui analizziamo la realtà. Se ci me scoprire se i lingotti rubati a una banca sono veri o
si allontana da atomi e molecole, l’approccio quantistico falsi o a smascherare un esperimento di telepatia. Gra-
può essere insegnato anche senza l’apparato matemati- zie a esempi come questi, Rudolph permette a chiun-
co indispensabile nei corsi universitari di fisica. que di entrare nel mondo quantistico e di esplorarne
Questa è la scommessa di Rudolph, docente all’Im- le implicazioni epistemologiche, aiutandosi con un lin-
perial College di Londra: spiegare la teoria quantistica guaggio che ricorda una chiacchierata in un pub più Quanti
usando le quattro operazioni e un poco di logica. E sen- che una lezione universitaria. Il risultato finale è un’affa- di Terry Rudolph
za adoperare parole come «quanto» o «quantistico», se scinante miscela di chiarezza espositiva e rigore logico. Adelphi, Milano, 2020,
non nel titolo. Si può fare: basta invertire l’ordine dei fat- Andrea Capocci pp. 230 (euro 14,00)

Un mare di plastica
L’impatto di questo materiale sugli oceani del pianeta

Ogni minuto finiscono in mare 300 chilogrammi di pla- ni e 100.000 mammiferi muoiono di fame con lo stoma-
stica, otto milioni di tonnellate all’anno. Una buona par- co zeppo di detriti.
te è costituita da oggetti monouso, di vita breve ma fatti I focus sull’Italia e sul Mediterraneo, a tutti gli effetti un’i-
di un materiale progettato per durare fino a centinaia di sola di plastica, evidenziano che il problema ci riguar-
anni. Da dove viene? Dove va? Come è fatta? Che cosa le da da assai vicino: tra ingestione e inalazione ognuno ne
succede? In superficie c’è solo l’uno per cento del tota- assimila l’equivalente di una carta di credito a settima-
le, il cinque per cento si spiaggia, il resto si deposita sul na. Così, l’artista Maria Cristina Finucci ha provocatoria-
fondo. Per oltre il 90 per cento, sono micro e nanopla- mente istituito il Garbage Patch State, uno stato di 16
stiche distribuite su colonne d’acqua di 30 metri e sul milioni di chilometri quadrati fatto dalle isole di plastica.
fondo: fino a quattro miliardi ogni chilometro quadrato. Che cosa fare? Ricordando che la plastica non è il male
Questi e molti altri i vertiginosi numeri e fatti che la chi- assoluto, perché il suo uso ha migliorato igiene e sanità
mica Eleonora Polo raccoglie in un saggio molto ben do- e ridotto le emissioni di gas serra nella lavorazione e nel
cumentato, ricco di foto e grafici, che chiarisce la natura trasporto delle merci, occorre intercettarla prima che fi-
delle isole di plastica. Non le distese di rifiuti galleggian- nisca in acqua, e sviluppare tecnologie per recuperarla
ti fotografate dai mezzi di comunicazione, che sarebbe- da lì. Ma soprattutto realizzare un’economia circolare, in
ro altrimenti viste dai satelliti, soprattutto nei gyre, gli 11 cui il costo delle merci tiene conto del loro smaltimento.
punti di accumulo distribuiti per il globo formati dalle E l’arte ci sta dando una mano: dal riuso creativo a ope- L’isola che non c’è
correnti oceaniche. Perché la plastica in mare si muove, re come le saponette fabbricate con l’acqua inquinata di Eleonora Polo
cambia, si degrada, forma nuove incrostazioni rocciose di Hong Kong. Un monito per non lavarsene le mani. Edizioni Dedalo, Bari, 2020,
ed ecosistemi inediti. Fino a un milione di uccelli mari- Giulia Alice Fornaro pp. 180 (euro 17,50)

www.lescienze.it Le Scienze 95
Libri & tempo libero

L’importanza del gruppo


La selezione naturale e il successo di società complesse

Leggere un nuovo libro di Edward Wilson significa go- Negli anni settanta Wilson ha cercato con la sociobio-
dere contemporaneamente dello sguardo di un uccello logia di fornire un’interpretazione unificante delle so-
e di una rana, per usare la metafora di Freeman Dyson, cietà animali, accusata spesso di riduzionismo per il
il grande fisico statunitense scomparso di recente. Wil- suo concentrarsi sui geni. Oggi la sua visione è molto
son ci porta infatti, come una rana, a osservare da vici- più ricca e complessa, come sottolinea Telmo Pievani
no il comportamento e le dinamiche sociali di formiche, nella bella introduzione al libro, e si concentra sui pro-
termiti e molti altri insetti, che sono stati al centro del- cessi di selezione di gruppo, ovvero l’ipotesi che la sele-
la sua lunghissima carriera di entomologo. Ma dall’alto zione naturale possa favorire tratti genetici di un’intera
dei suoi novant’anni ci regala anche uno sguardo a vo- comunità e dei comportamenti sociali che si sviluppano
lo d’uccello non solo su tutto il vivente – dai batteri agli al suo interno. Un approccio che aiuterebbe a spiega-
storni ai lupi fino agli esseri umani – ma anche nella di- re, per esempio, perché in società come quelle umane,
mensione del tempo profondo dell’evoluzione. ma non solo, le femmine anziane sopravvivano ancora
Un’esplorazione alla ricerca dell’eusocialità, la forma a lungo dopo l’età fertile per l’importante valore socia-
più complessa di organizzazione sociale, basata su le che rivestono.
comportamenti cooperativi e altruistici. Una caratteristi- Un libro che aiuta anche a riflettere sulla natura dei
ca rara (su un milione di specie di insetti, solo 20.000, comportamenti altruistici, che sarebbero sorti come Le origini profonde
tra api, vespe, formiche, termiti, coleotteri, manifesta- strategia vincente all’interno dei gruppi per difender- delle società umane
no comportamenti eusociali) e comparsa piuttosto tardi si dalle altre comunità. Altruismo e conflittualità sareb- di Edward O. Wilson
nella storia della vita, ma che ha determinato il succes- bero insomma riconducibili a un’unica radice evolutiva. Raffaello Cortina, Milano, 2020,
so di società complesse come di Homo sapiens. Marco Motta pp. 134 (euro 15,00)

La tenacia dell’osso
L’evoluzione della vita secondo lo scheletro

L’osso persiste: nel tempo, i fossili sono soprattutto i cal- pio ossa più dense di noi pigri agricoltori. Ma l’ozio pur-
chi mineralizzati degli scheletri del passato anche mol- troppo stimola il riassorbimento del calcio delle ossa: è
to remoto. L’osso resiste: tiene in piedi – letteralmente per esempio uno degli effetti macroscopici di lunghe
– strutture anche molto pesanti con accorgimenti adat- permanenze nello spazio, come ben sanno gli astro-
tativi molto sottili e ingegnosi. L’osso esiste: come tut- nauti. Però non lo sanno gli orsi: con il letargo inverna-
ti i viventi, cambiando in continuazione. L’affascinante le, nel loro metabolismo aumenta la produzione di pro-
viaggio dello scheletro nella storia della vita non è maca- teine che bloccano il processo di consumo di calcio, e a
bro come le danze della morte medievali, anzi racconta primavera saranno in grado di uscire dalle tane senza ri-
di un’evoluzione complessa e fortunata a partire dai pri- schiare fratture.
mi piccolissimi organismi che mostrano un abbozzo di Un libro di grande divulgazione, con molta letteratura
notocorda – un primo sostegno per l’organismo – e da citata e capace di mettere a fuoco i diversi approcci di-
cui discendono anche i vertebrati. Da allora, di strada se sciplinari: l’osso non è solo chimica, né solo paleontolo-
n’è fatta molta, e noi animali dotati di scheletro ci soste- gia, né solo anatomia. È tutto ciò e molto altro, incluso
niamo grazie a cellule in grado di produrre il tessuto os- l’aspetto culturale che emerge ovunque, anche quan-
seo con le giuste percentuali di materiali per conferire le do la scienza sembra totalmente asettica e oggettiva (e
giuste proprietà di rigidità e flessibilità. rischia l’adesione critica a idee ben poco scientifiche). Lo scheletro
Va tuttavia ricordato che un osso non è per sempre: se Merito della penna dell’autore, ispiratosi ai grandi del nell’armadio.
stiamo fermi, l’osso diventerà più molle; uno stile di vi- genere (più volte citati), appassionante per i profani ma di Brian Switek
ta attivo renderà invece il nostro scheletro più robusto. I gustosa anche per i più esperti. Il Saggiatore, Milano, 2020,
nostri antenati cacciatori-raccoglitori avevano per esem- Mauro Capocci pp. 292 (euro 26,00)

96 Le Scienze 620 aprile 2020


Prossimo numero

a maggio

Una crisi cosmica


di Richard Panek

Le due tecniche di misurazione del tasso di espansione dell’uni-


verso – la costante di Hubble – danno risultati molto diversi. La di-
screpanza forse è dovuta a problemi sperimentali, ma potrebbe
essere legata a fenomeni ancora non scoperti: una «nuova fisica».

Mappe neurali per orientarsi nella vita


di Matthew Schafer e Daniela Schiller

Modelli cognitivi dell’ambiente potrebbero essere essenziali in


processi mentali come la memoria e l’immaginazione, nelle infe-
renze e nel ragionamento astratto. Ed emergono prove che queste
mappe siano implicate nel rilevare la dinamica delle relazioni so-
ciali, cioè la posizione degli individui nelle gerarchie di gruppo.

La prima storia
di Kate Wong

Finora le prime prove di espressione creativa della nostra specie


erano state scoperte in Europa, ma il ritrovamento di una pittura
rupestre ancora più antica in Indonesia smentisce l’idea che il Vec-
chio Continente sia stato la culla del pensiero simbolico umano.

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98 Le Scienze 620 aprile 2020


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