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Telegram: @WorldAndNews
Il prossimo virus
Gli scienziati studiano i rischi
di un nuovo spillover
dagli animali all’uomo
RIVISTA MENSILE - NUMERO 621 - 1 MAGGIO 2020
POSTE ITALIANE SPED. IN A.P. - D.L. 353/2003
CONV. L. 46/2004, ART. 1, C. 1, DCB - ROMA
80
ETOLOGIA
Che cosa
sta uccidendo
le farfalle
monarca?
di Gabriel Popkin
Sembrava così
semplice: il
diserbante Roundup
stava distruggendo
una delle farfalle più
amate d’America.
E invece, nuove
evidenze hanno
alimentato un
urgente dibattito su
altre possibili cause
più creativa
NEUROSCIENZE
ARCHEOLOGIA
48 Mappe neurali per orientarsi nella vita
di Matthew Schafer e Daniela Schiller 74 La prima storia
Circuiti neurali che tracciano la nostra posizione nello di Kate Wong
spazio e nel tempo svolgerebbero anche un ruolo vitale Una pittura rupestre scoperta a Sulawesi, in Indonesia, è il
nel determinare i nostri rapporti con gli altri. più antico esempio noto di arte narrativa
www.lescienze.it Le Scienze 3
Sommario Rubriche
7 Editoriale
di Marco Cattaneo
8 In edicola
10 Intervista
Dalla caccia a ET alla conquista di Alfa Centauri
di Matteo Serra
12 Made in Italy
Vicini ai pazienti con l’intelligenza artificiale
di Letizia Gabaglio
10
14 Il matematico impertinente
La geometria dei virus di Piergiorgio Odifreddi
15 Scienza e filosofia
Il disaccordo scientifico di Elena Castellani
16 Homo sapiens
Convivenze arcaiche di Giorgio Manzi
17 La finestra di Keplero
Quarantene spaziali di Amedeo Balbi
88 Coordinate
Una marea di satelliti di Mark Fischetti
17
89 Povera scienza
La donna che fiuta il Parkinson di Paolo Attivissimo
90 La ceretta di Occam
92 Rudi matematici
Auscape/Universal Images Group via Getty Images (telescopio);
SCIENZA NEWS
Prepariamoci
Edoardo Boncinelli docente di biologia,
docente, Università Vita- Rensselaer Polytechnic
Salute San Raffaele, Milano Institute
Arthur Caplan Telmo Pievani
docente di bioetica, professore ordinario filosofia
www.lescienze.it Le Scienze 7
In edicola A richiesta con «Le Scienze» di giugno, La formula,
di Albert-László Barabási, un libro sulla scienza
delle reti e le dinamiche del successo sociale
QUADERNI R I S E R VAT O
A G L I A B B O N AT I
gli altri quaderni già pubblicati, anche Buchi neri è solo digitale – in GEDI e grandi opportunità
formato PDF interattivo, scaricabile e stampabile – e raccoglie al- anche per l’acquisto di collane.
cuni dei migliori articoli, italiani e internazionali, pubblicati nell’edi- Rimane sempre attivo il nostro
zione cartacea e in quella on line della rivista su un tema di attuali- Servizio Clienti al numero
tà scientifica. I quaderni sono disponibili sul nostro sito: https://www. 0864.256266 dal lunedì
lescienze.it/plus/edicola/collane/quaderni.jsp. al venerdì dalle 9-18.
Copia di promopress
Ad aprile e a maggio a richiesta con la rivista, In edicola
Esperimenti scientifici, due volumi illustrati per
giocare con la scienza in casa
www.lescienze.it Le Scienze 9
Intervista A colloquio con Pete Worden, direttore esecutivo
di Breakthrough Initiatives, un progetto
con obiettivi quasi visionari nell’ambito dello spazio
Dalla caccia a ET
alla conquista di Alfa Centauri
ove sono tutti quanti? ». La leggenda vuole che
Di che cosa si tratta? sica Tabetha Boyajian con il telescopio spaziale Kepler. La luce di
L’astrofisico russo Nikolai Kardashev, da poco scomparso, ave- quella stella mostrava variazioni di luminosità fortemente irrego-
va suggerito di classificare in tre categorie le civiltà extraterre- lari e difficilmente riconducibili a fenomeni astrofisici noti, tan-
stri intelligenti, a seconda che siano in grado di sfruttare le risorse to che in molti avevano avanzato l’ipotesi che potesse davvero es-
energetiche rispettivamente del loro pianeta (come facciamo noi), sere la spia della presenza di una struttura artificiale. Successive
di una stella o di un’intera galassia. osservazioni però ci inducono a credere che il fenomeno sia stato
Una civiltà appartenente alla seconda categoria potrebbe aver prodotto da una semplice interferenza da polveri. Tuttavia il no-
costruito una struttura attorno a una stella per raccoglierne l’e- stro programma di osservazioni punta a indagare anche questo ti-
nergia: la presenza di una struttura del genere indurrebbe una va- po di segnali.
riazione di luminosità della stella che, nel caso la si osservasse, ap-
parirebbe molto anomala. Oltre alla ricerca di segnali extraterrestri, il vostro progetto più ambizio-
CHI È
PETE WORDEN
Astrofisico, è stato professore di astronomia anni, dal 2006 al 2015, il centro di ricerca AMES Dal 2015 è direttore esecutivo di Breakthrough
all’Università dell’Arizona ed è considerato uno della NASA. Initiatives e presidente della Breakthrough Prize
dei massimi esperti nel settore spaziale in ambito Ha ricoperto incarichi di vertice nell’aeronautica Foundation, che mette in palio ogni anno premi in
civile e militare. È stato co-investigator di due militare degli Stati Uniti. Nel 1994 ha ricevuto la denaro per scienziati e gruppi che si siano distinti
missioni spaziali della NASA e ha diretto per nove Outstanding Leadership Medal della NASA. nella fisica, matematica e scienze della vita.
www.lescienze.it Le Scienze 11
Made in Italy Grazie all’apprendimento automatico, PatchAi
ha sviluppato il primo assistente virtuale empatico
da usare in contesti di medicina personalizzata
Vicini ai pazienti
con l’intelligenza artificiale
n queste settimane abbiamo imparato ad apprezzare il lavo-
Inseguire un sogno
«L’idea è nata quando lavoravo nei reparti di oncologia ed ef-
fettuavo studi di ricerca sponsorizzati che testavano l’efficacia di
farmaci. Nella maggior parte dei casi, per la raccolta dei dati dei
pazienti usavamo strumenti cartacei quando venivano per i con-
trolli, mentre quando erano a casa chiedevamo loro di compila-
re un diario», spiega l’ex infermiere di ricerca oggi amministrato-
re delegato della start-up PatchAi. «Se i pazienti avevano qualche
dubbio o volevano informazioni e rassicurazioni, ci raggiunge-
vano con una email o un messaggio su whatsapp, strumenti che
non garantiscono fino in fondo la privacy e che non permettono di
avere uno storico di quel singolo paziente». ment, Economics and Policy dell’Università Bocconi e si trasferi-
Dalla constatazione di quello che non funzionava e dalla neces- sce da Padova a Milano per inseguire il suo sogno. Ed è fra i banchi
sità di avere invece informazioni strutturate e quanto più possibi- del master che conosce le persone con cui fonderà la sua azien-
le accurate prende il via il ragionamento del giovane infermiere, da, nata da un’esercitazione in cui gli studenti dovevano simulare
da sempre appassionato di tecnologia. «Ho unito le mie due pas- lo sviluppo di un’idea di business. Una volta presentato il compi-
sioni. Da una parte sapevo che se avessi abbattuto la barriera in- to ai professori, i tre – insieme a Monterosso ci sono Kumara Pa-
formativa raccogliendo meglio i dati relativi alla qualità di vita dei lanivel, medico indiano, e Filip Ivancic, farmacologo serbo – non
pazienti quando erano lontani dall’ospedale, avrei migliorato la si sono più fermati e hanno parlato di quella loro idea a molti, rac-
qualità del servizio; dall’altra ho raccolto prove della capacità dei cogliendo sempre commenti entusiasti. Così hanno deciso di fare
chatbot di migliorare la cosiddetta customer satisfaction, la sod- sul serio e presentarsi a diversi concorsi per start-up vincendone
disfazione del consumatore praticamente in tutti settori», spiega più d’uno: nel 2019, in sei mesi hanno vinto 12 competizioni a livel-
Monterosso. «Per trasportare tutto questo in medicina avevo bi- lo nazionale e internazionale. A quel punto essere in tre non basta-
sogno di aggiungere l’empatia, perché la relazione terapeutica è va più: dopo aver portato a bordo un dirigente sanitario con espe-
metamorworks/iStock
basata sul prendersi cura, e questo è davvero specifico del nostro rienza ventennale, Daniele Farro, PatchAi comincia ad assumere
campo. E poi avevo un gran bisogno di capire come si facesse a sviluppatori, e a portare dentro la piccola azienda quel know-how
sviluppare un’azienda». Detto fatto. così importante per la buona riuscita del progetto.
Monterosso lascia il suo posto a tempo indeterminato come in- «Siamo stati incubati da Unicredit Start-up Lab e poi dall’Isti-
fermiere e si iscrive al master in International Healthcare Manage- tuto europeo di innovazione e tecnologia, nella sezione Health.
L A S C H E D A - PAT C H A I
re per lo studio clinico: un dato importante considerando che il 38 il programma Health Batch X che nei prossimi tre mesi metterà
per cento dei pazienti ha difficoltà a seguire la routine dello studio fianco a fianco le start-up con 20 tra le maggiori aziende farma-
e che ben l’85 per cento dei trial non riesce a rispettare le tempi- ceutiche, ospedali e centri di ricerca per costruire il maggior nu-
stiche stabilite all’inizio proprio per la difficoltà di mettere insie- mero di progetti possibili.
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Il matematico impertinente di Piergiorgio Odifreddi
Il disaccordo scientifico
Quando gli esperti non vanno d’accordo,
come regolarsi?
è un tema che oggi sembra par- munque porre alcune questioni di carattere
www.lescienze.it Le Scienze 15
Homo sapiens di Giorgio Manzi
Convivenze arcaiche
Due milioni di anni fa, tre generi di ominidi vissero
contemporaneamente nella stessa area del Sudafrica
e la ricordo bene quella tiepida mento sono le più antiche per un sito con la
Quarantene spaziali
Anche gli astronauti e le sonde
devono fare attenzione ai microrganismi
rima che l’emergenza legata a Co- Covid-19 causerà, in futuro, una revisione del-
piuttosto spiacevole. È noto il caso dell’astro- corpi appartenenti a questa categoria dovreb-
nauta Ken Mattingly, che fu escluso dalla mis- bero essere completamente sterilizzate, per
sione Apollo 13 per essere stato a contatto con non alterare l’ambiente originale.
un altro astronauta, Charles Duke, che aveva Naturalmente, vale anche il discorso op-
preso la rosolia da un amico del figlio. Per evi- posto. Quando in futuro le sonde spaziali ri-
tare il ripetersi di casi simili, oggi gli astronau- porteranno sulla Terra materiale prelevato su
ti vengono isolati dal resto del mondo molti corpi celesti che, ipoteticamente, potrebbero
giorni prima della partenza. E non c’è dubbio contenere organismi viventi, i campioni do-
che la comparsa del nuovo virus che provoca vranno essere trattati con le dovute cautele.
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News
AMBIENTE
Luci che si spengono. Tra gli insetti che stanno diminuendo ci sono le
lucciole. Proprio come altri insetti, anche le lucciole soffrono per perdita di
habitat, uso di pesticidi e cambiamento climatico, ma hanno un ulteriore
nemico di origine antropica: l’inquinamento luminoso.
www.lescienze.it Le Scienze 19
News
ASTRONOMIA
del New South Wales di Sydney, dove un gruppo di fisici guidati da dei ricercatori, non solo dopo l’incidente il dispositivo ha continuato a
Andrea Morello ha realizzato un esperimento di «risonanza elettrica funzionare, ma il nucleo ha cominciato a comportarsi in modo molto
nucleare», che dimostra la possibilità di controllare il nucleo di un strano: solo dopo un po’ di tempo Morello e colleghi hanno capito
singolo atomo usando solo campi elettrici (e non magnetici). che l’antenna danneggiata stava creando un forte campo elettrico, e
La scoperta – che realizza per la prima volta un’idea avanzata nel 1961 che quello che stavano osservando era una risonanza elettrica e non
dal fisico olandese Nicolaas Bloembergen – in questo caso non solo magnetica.
è arrivata per caso, ma addirittura in seguito a un piccolo incidente Il risultato, pubblicato su «Nature», è notevole: riuscire a controllare
avvenuto in laboratorio. il nucleo di un atomo senza applicare campi magnetici, difficili da
Morello e colleghi inizialmente avevano l’obiettivo di effettuare confinare in piccoli spazi e che necessitano di un alto dispendio di
un esperimento di risonanza magnetica nucleare su un atomo di corrente, rappresenta una svolta sperimentale di grande portata e potrà
antimonio, allo scopo di studiare in particolare il comportamento dello portare ad applicazioni molto interessanti, in particolare nell’informatica
spin nucleare, una proprietà quantistica associata al nucleo atomico. quantistica e nella sensoristica.
Per farlo, gli scienziati avevano messo a punto un dispositivo dotato di Matteo Serra
modelli che descrivono la materia oscura. so più luminoso in corrispondenza delle regio- quello presente sulla Terra
I ricercatori hanno studiato in particolare le ni più ricche di materia oscura, e viceversa. Ma nell’Archeano, fra 4 e 2,5
osservazioni del telescopio cileno usato per la i raggi gamma osservati potrebbero essere sta- miliardi di anni fa, come
campagna Dark Energy Survey (DES) e quelle ti prodotti da altri fenomeni astrofisici, come testimoniato dai reperti
dell’osservatorio spaziale Fermi Large Area Te- per esempio i blazars (buchi neri supermassicci paleomagnetici di quel
lescope (LAT). I dati raccolti da DES individua- molto energetici). Serviranno quindi nuove os- periodo geologico.
no la posizione delle cosiddette lenti gravitazio- servazioni per avere una risposta più chiara. Emiliano Ricci
nali (un effetto relativistico per cui l’immagine di Matteo Serra
www.lescienze.it Le Scienze 21
News
BIOLOGIA
Alleanze tra
La longevità è femmina batteri diversi
per resistere
Dai mammiferi ai pesci, le femmine vivono più dei maschi agli antibiotici
L’alleanza tra batteri fa la
forza, anche senza scambio
di materiale genetico. E
complica il trattamento delle
infezioni, che è tarato più
sul singolo patogeno che
sulla variegata comunità di
cui fa parte.
Come si legge in uno studio
pubblicato su «Science
Advances», Jordi García-
Ojalvo e Letícia Galera
dell’Università «Pompeu
Fabra» di Barcellona hanno
dimostrato che due specie
comuni di batteri mostrano
risposte opposte agli
antibiotici a seconda della
presenza dell’altra specie.
Se cresciuto in colture
separate, Escherichia
coli risultava sensibile a
concentrazioni anche
modeste di ampicillina,
che inattiva le proteine
leganti la penicillina (PBP),
fondamentali nella stabilità
della membrana cellulare.
Al contrario, Bacillus subtillis
tollerava l’antibiotico.
Tuttavia, se le due specie
on succede solo a noi umani: le femmine pesci, insetti e altri invertebrati. In genere, vive venivano coltivate insieme,
N vivono più dei maschi in gran parte dei
mammiferi. Jean-François Lemaître, dell’Uni-
di più il sesso che ha due copie del cromosoma
sessuale principale: nei mammiferi le femmine
B. subtilis riduceva la
quantità di ampicillina nel
versità di Lione 1, ha ricostruito i tassi di morta- col doppio X, mentre negli uccelli, per esempio, mezzo permettendo a E. coli
lità per età per un centinaio di specie di mammi- i maschi che hanno due cromosomi Z. Lo studio non solo di sopravvivere a
feri in natura e mostra sui «Proceedings of the rafforza un’ipotesi formulata da tempo ma mai concentrazioni più elevate
National Academy of Sciences» che nel 60 per verificata a fondo: gli animali con una sola copia ma perfino di sopraffare il
cento delle popolazioni esaminate le femmine del cromosoma sessuale maggiore sarebbero più coinquilino.
sono più longeve, in media del 18 per cento (negli vulnerabili alle mutazioni nei suoi geni. I ricercatori hanno sviluppato
esseri umani la differenza è di quasi l’8 per cen- Questa però non è l’unica spiegazione, perché un modello matematico
to). I tassi di invecchiamento però non differisco- le femmine hanno un certo vantaggio a prescin- che riproduce i risultati
no tra i sessi; la differenza non dipende quindi da dere: quando sono il sesso più longevo, vivono in sperimentali, suggerendo
una senescenza più rapida dei maschi, ma dalla media il 21 per cento in più dei maschi, mentre che l’alta concentrazione
loro maggiore mortalità in ogni fascia di età. nel caso opposto il vantaggio medio dei maschi di PBP nella membrana
Un motivo sembra essere la dotazione di cro- è solo del sette per cento. Devono quindi essere di E. coli inneschi una fitta
claudio.arnese/iStock
mosomi sessuali. Lo mostra un altro studio pub- in gioco anche altri fattori, come il maggior peso corrispondenza di risposte
blicato su «Biology Letters» da Zoe Xirocostas, sui maschi della selezione sessuale, o il loro stile antibiotiche tra le due specie
dell’Università del New South Wales a Sydney di vita spesso più rischioso, e forse gli effetti de- batteriche.
in Australia, che conferma le osservazioni nei gli ormoni sessuali. Davide Michielin
mammiferi e le estende a uccelli, rettili, anfibi, Giovanni Sabato
«Environmental Research Letters», in cui si L’articolo di Zhang e Fujimori mostra allora negli sforzi di mitigazione climatica risulterà
analizza il potere di riduzione dei trasporti che, se questa energia fosse prodotta tutta sicuramente importante nel prossimo futuro.
elettrificati insieme ai percorsi socio- (o quasi) da combustioni fossili, le emissioni Antonello Pasini
www.lescienze.it Le Scienze 23
News
La vita marina
Esoscheletri è in fuga verso i poli
a motore per
È bastato l’aumento di un grado delle tempera-
correre ancora ture medie degli oceani rispetto ai livelli prein-
più veloci dustriali per sconvolgere la distribuzione della
vita marina. È quanto emerge da uno studio ef-
Nel gergo di chi si occupa di fettuato da Martin J. Genner, ecologo evolutivo,
robotica, gli «esoscheletri» dell’Università di Bristol e colleghi, pubblicato
sono strutture da indossare su «Current Biology».
che sostengono gli arti nei I ricercatori hanno esaminato le fluttuazioni
movimenti. Possono essere a livello globale nelle popolazioni di 304 specie
passivi, cioè dotati di soluzioni marine, che includono plancton, invertebrati,
meccaniche come sistemi pesci e uccelli. In tutti i gruppi è emersa la stes-
di cavi e molle, oppure attivi, sa tendenza: una crescita sul lato polare del lo-
con motori elettrici. ro areale di distribuzione e un declino su quello
Quelli per gli arti inferiori equatoriale. Questo significa che le specie mari-
trovano impiego soprattutto ne non riescono ad adattarsi all’aumento di tem-
nella rieducazione post- peratura dell’acqua, che potrebbe raggiungere
traumatica o post-ictus, 1,5 °C entro il 2050.
tuttavia, c’è chi pensa di Serviranno nuovi studi per sapere se la ten-
usarli per il divertimento. denza è dovuta a limiti fisiologici delle specie o a
Come Steven H. Collins cambiamenti in altri organismi con cui interagi-
della statunitense Stanford scono. È probabile, però, che l’impatto sulle atti-
University che, insieme a vità legate alla pesca sarà drammatico. Gli stock
colleghi della Carnegie Mellon ittici (come quelli di merluzzo) potranno aumen-
University, sempre negli tare localmente nei mari freddi, mentre le acque
Stati Uniti, e dell’Università tropicali diventeranno sempre meno pescose.
di Ghent, in Belgio, hanno Un dato è certo: la perdita di biodiversità marina
cercato di capire quale tipo di sarà inevitabile. (EuMe)
esoscheletro sia più efficace
nell’assistere i runner.
L’esito dello studio di Collins L’origine della mano nella pinna del pesce fossile
e colleghi, pubblicato
su «Science Robotics», Nuotava in acque basse ma poteva anche rimanere sulla terraferma per brevi intervalli di tempo.
ha rivelato che a dare i È Elpistostege watsoni, vissuto circa 380 milioni di anni fa, l’anello evolutivo mancante nella transizione dai
risultati migliori non sono gli pesci agli animali a quattro zampe (tetrapodi), passaggio decisivo per la storia della vita. Il suo scheletro
esoscheletri passivi, come fossile è stato ritrovato nel 2010 a Miguasha, in Canada, da Richard Cloutier della Flinders University di
ipotizzavano i ricercatori, ma Adelaide, in Australia, e colleghi. Dopo anni di meticolose ricostruzioni, si è scoperto che il reperto, descritto
quelli a motore, più pesanti. su «Nature», fornisce importanti novità sull’origine e sull’evoluzione della mano umana.
Testati su persone che Effettuando TAC sulla pinna pettorale, i ricercatori hanno evidenziato la presenza di omero, radio, ulna, ossa
correvano su un tapis roulant, del carpo e falangi terminali organizzate in dita, articolate nella pinna allo stesso modo in cui le dita sono
i primi hanno richiesto un articolate nella mano umana. La struttura complessa serviva a sostenere l’animale, lungo 1,57 metri, e a
consumo di energia superiore distribuire il peso in maniera equilibrata, offrendo più piani di flessibilità per i movimenti. Secondo gli autori, Katrina Kenny (pesce fossile); hudiemm/iStock (banco di pesci)
dell’11 per cento rispetto «Elpistostege non è necessariamente un nostro antenato, ma, tra le forme di vita vissute sulla Terra, è la più
alla corsa libera, i secondi vicina a un vero fossile di transizione, un intermediario tra pesci e tetrapodi». (GiAs)
inferiore del 15 per cento.
A che cosa potrebbe servire
un esoscheletro del genere?
Per ridurre gli impatti della
corsa sulla colonna ma
anche, pensano gli autori
dello studio, per permettere di
correre a fianco di qualcuno
più veloce oppure per
muoversi più rapidamente a
piedi. (RiOl)
24 Le Scienze
La crescita lenta Osservare neutrini
del cervello di Lucy con un radar I giorni
più brevi
Il cervello di Australopithecus afarensis era an- I neutrini cosmici, prodotti in seguito a violen-
cora organizzato come quello delle scimmie an- ti eventi astrofisici, sono messaggeri molto pre-
del Cretaceo
tropomorfe, ma cresceva già più lentamente. E ziosi di quello che accade nell’universo. Tutta- superiore
la lenta maturazione cerebrale avrebbe prolun- via, riuscire a rilevarli è un’impresa assai difficile
gato l’infanzia, imponendo lunghe cure paren- (e finora abbastanza rara), a causa della scarsa La durata del giorno terrestre
tali ma estendendo il periodo dell’apprendimen- capacità di interazione di queste particelle ele- non è costante perché, nel
to. Lo mostra l’analisi di otto crani fossili, due dei mentari, prive di carica elettrica e di massa pic- corso del tempo, il nostro
quali infantili, pubblicata su «Science Advances» colissima. Ma adesso un gruppo di fisici, diretto pianeta ha rallentato la sua
da Philipp Gunz, del Max-Planck-Institut für da Steven Prohira della statunitense Ohio Sta- velocità di rotazione. Grazie
evolutionäre Anthropologie di Lipsia. te University, ha proposto su «Physical Review all’analisi del fossile di un
L’origine della riorganizzazione e della cre- Letters» un metodo innovativo che potrebbe au- mollusco bivalve attualmente
scita protratta del cervello umano è dibattuta, mentare le probabilità di osservare queste elusi- estinto, un gruppo di
fra chi le ritiene conseguenza dell’aumento di di- ve particelle. ricercatori guidato da Niels
mensioni cerebrali nel genere Homo, e chi pen- Il metodo consiste nel generare un segnale J. De Winter, della Vrije
sa che sia iniziata già negli australopitechi, pre- radar (rilevabile) prodotto da una cascata di par- Universiteit di Bruxelles, in
ludendo alle evoluzioni successive. Le impronte ticelle cariche, a sua volta indotta dall’interazio- Belgio, ha potuto calcolare
di alcuni tratti cerebrali nei crani degli australo- ne tra un fascio di particelle ad alta energia e un che 70 milioni di anni fa,
pitechi sembravano indicare già una riorganiz- bersaglio. Prohira e colleghi l’hanno testato con durante il Cretaceo superiore,
zazione in senso umano. Ma questi tratti si im- successo usando un fascio di elettroni e sottoli- il giorno durava circa
primono male nel cranio, e Gunz, ricostruendo neano che sarebbe possibile ottenere lo stesso mezz’ora in meno rispetto
virtualmente i crani danneggiati con tecniche effetto facendo incidere sul bersaglio un fascio a oggi.
più precise, ha appurato che in realtà quei trat- di neutrini altamente energetici. Il vantaggio di Il valore di 23 ore e 31 minuti
ti erano ancora scimmieschi. I due bambini mo- questo metodo è che permetterebbe di osserva- è il risultato dell’osservazione
strano però che la crescita era già più lenta, «co- re neutrini che hanno energia compresa tra 10 e che, all’epoca, un anno
sa probabilmente essenziale per l’evoluzione 100 milioni di miliardi di elettronvolt, un inter- comprendeva 372 giorni
della prolungata fase di apprendimento negli vallo di energie fuori dalla portata degli attuali invece degli attuali 365. Dalla
ominini». (GiSa) rivelatori. (MaSe) variazione della velocità di
rotazione della Terra, gli autori
dello studio, pubblicato su
Una pioggia di microplastiche «Paleoceanography and
Paleoclimatology», hanno
Anche piccoli gesti possono danneggiare anche dedotto che la Luna
l’ambiente, rivela uno studio su «Scientific era in media più vicina
Reports». Stappando una bottiglia d’acqua, alla Terra di circa 1000
tagliando un pezzo di nastro adesivo o aprendo chilometri.Per ottenere
una confezione di plastica liberiamo nell’aria circa questo risultato, De Winter
0,46-250 microplastiche per centimetro (l’esatta e colleghi hanno studiato gli
quantità dipende da parametri come densità, «anelli di accrescimento»
spessore o rigidezza del materiale). Lo spiegano della conchiglia di un
gli autori, coordinati da Cheng Fang dell’Università mollusco della famiglia
di Newcastle in Australia, che hanno studiato le delle rudiste, applicando
microplastiche usando una microbilancia a cristalli una particolare tecnica
di quarzo, microscopi elettronici e a infrarossi. Entro di analisi spettroscopica.
il 2060 potrebbero essere da 155 a 265 milioni le Inoltre, poiché le condizioni
tonnellate di plastica nell’ambiente, il 13,2 delle climatiche alterano
quali rappresentato da microplastiche (frammenti, l’accrescimento delle
filamenti, particelle, detriti da 1 nanometro a 5 conchiglie, gli scienziati
millimetri). Dovremo rivedere questa stima al hanno potuto anche stimare
rialzo? Di certo dovremo capire meglio gli effetti di le temperature delle acque
questo inquinamento sulla salute degli animali. in cui vivevano questi
Nei pesci causa problemi respiratori e riproduttivi, molluschi, scoprendo che
Daisy-Daisy/iStock
www.lescienze.it Le Scienze 25
SALUTE PUBBLICA
Il prossimo
spillover
Il salto di specie del virus che ha causato la pandemia da Covid-19
non è stato il primo evento del genere e non sarà l’ultimo, per questo
è importante prevedere dove potrebbe avvenire il prossimo spillover
di Cristina Da Rold
“A
bbiamo violato, e continuiamo a farlo, le ultime grandi foreste e al-
tri ecosistemi intatti del pianeta, distruggendo l’ambiente e le co-
munità che vi abitavano. […] Uccidiamo e mangiamo gli animali di
questi ambienti. Ci installiamo al posto loro. […] Esportiamo i no-
stri animali domestici, che rimpiazzano gli erbivori nativi. Le cir-
costanze ambientali forniscono opportunità per gli spillover. L’evoluzione le coglie, esplo-
ra le potenzialità e dà gli strumenti per tramutare gli spillover in pandemie.»
A scrivere queste righe è David Quammen in Spillover, testo pici adatti all’avvio del focolaio. Perché gran parte delle situazioni
imprescindibile per comprendere le dinamiche che sottendono al potenzialmente a rischio non esplode? Alla base dell’accensione
nascere e all’evolvere delle pandemie oggi. della miccia c’è un evento singolo, il cosiddetto spillover appunto,
Cittadini, mezzi di comunicazione e politici non sono prepa- il «salto di specie» compiuto da un agente patogeno, cioè quando
rati a una grande epidemia, come dimostrano gli eventi recenti. un virus o un batterio passa per ragioni accidentali, per esempio
La percezione comune è, o meglio era, che eventi così catastrofi- un contatto diretto, da una specie all’altra generando una zoonosi,
ci non possano più avvenire. Gli scienziati invece ne sono consa- cioè una malattia che colpisce la nostra specie e che può trasmet-
pevoli da tempo e monitorano questi fenomeni con diversi mezzi, tersi da persona a persona. Tutto questo è avvenuto nel 2019 con
cercando di «prevedere», per quanto possibile, la prossima «malat- il virus SARS-CoV-2, che causa la malattia indicata come Covid-19
tia X», come era stata definita nel 2018 dall’Organizzazione mon- e che probabilmente è passato da pipistrelli o pangolini a esseri
diale della Sanità (OMS) la prossima grave minaccia infettiva che umani, forse sfruttando un altro animale come ospite intermedio
avremmo dovuto affrontare. Da una parte all’altra del globo grup- in questo salto. Al 13 aprile, secondo le stime dell’OMS, la pande-
pi di ricerca continuano ogni giorno a monitorare tramite model- mia da Covid-19 aveva causato oltre 111.600 vittime.
MediaProduction/Getty Images
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agraria dell’Università degli Studi di Napoli «Federico II» e respon- Cristina Da Rold è giornalista scientifica freelance e data-
sabile della Wildlife Research Unit. «Sempre di più gli esseri uma- journalist, si occupa di salute ed epidemiologia. Dal 2015
ni vivono in promiscuità con la fauna selvatica sia tramite la cac- è consulente per la comunicazione per l’Ufficio italiano
cia, specie quella illegale, non regolamentata da norme igieniche, dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
sia con il traffico, la caccia, la macellazione, la vendita e il consu-
mo di molte specie animali tipici di certe regioni del globo, spes-
so in condizioni igieniche assai precarie che aumentano il rischio
di trasmissione di patogeni», dice Russo. Si può pensare che lo si
sia sempre fatto. E in effetti è così: nel corso della nostra storia so- teragire diversamente con i virus creando molte varianti, alcune
no stati molti gli spillover generati da un contatto non sicuro con la delle quali possono essere molto pericolose per noi.
fauna selvatica. Basti pensare all’HIV, originatosi in Africa da un vi- A livello più dettagliato accade questo: l’attività metabolica le-
rus presente nelle scimmie (si veda il box a p. 30). gata al volo intenso dei pipistrelli produce specie chimiche assai
«Questi spillover, però, stanno aumentando in modo esponen- reattive, chiamate radicali liberi, che tra le altre cose danneggia-
ziale perché la nostra impronta ecologica ci avvicina sempre di no il DNA cellulare. Questi frammenti di DNA vengono liberati
più alla fauna selvatica in aree prima inaccessibili del pianeta, e nell’organismo e, normalmente, scatenerebbero una potente ri-
il commercio, anche per collezionismo, porta questi animali nei sposta infiammatoria. «Nei pipistrelli, però, questa risposta è mi-
centri urbani. La costruzione di strade con un ritmo senza pre- tigata, altrimenti un pipistrello in volo sarebbe soggetto ogni volta
cedenti comporta in molte aree una deforestazione senza segui- a una sorta di tempesta infiammatoria. Questa proprietà ha come
re criteri di sostenibilità, e al tempo stesso la bonifica e lo sfrutta- conseguenza anche la messa in atto di risposte mitigate alla pre-
mento massiccio dei territorio per fini agricoli, nonché i viaggi e senza di virus», spiega Russo.
il commercio ormai globale, ci rendono estremamente sensibili ai Nel corso della sua evoluzione, quindi, il pipistrello si è adattato
patogeni come i coronavirus». A scrivere queste parole in un arti- in modo da non ammalarsi pur essendo un forte portatore di cari-
colo pubblicato sul «New York Times» nel febbraio 2020 è Peter ca virale. «Non dobbiamo dimenticare che anche noi esseri umani
Daszak, ecologo delle malattie e presidente di EcoHealth Allian- spesso non ci ammaliamo per il virus in sé – prosegue Russo – ma
ce, un’organizzazione non governativa che ha come obiettivo pro- per la reazione infiammatoria che il nostro corpo mette in atto,
teggere la salute di persone, animali e ambiente dalle malattie in- per esempio la polmonite nel caso di Covid-19, quando riconosce
fettive emergenti. l’agente patogeno da combattere. È stato osservato che i pipistrelli
esprimono questa reazione infiammatoria in modo più controlla-
Pipistrelli, uccelli, roditori to, quindi ospitano il virus senza ammalarsi».
Fatto salvo che sono gli esseri umani ad accendere la miccia In altre parole non è colpa dei pipistrelli, o di altre specie porta-
dello spillover con il loro comportamento, ci sono specie più pre- trici di carica virale, se avviene uno spillover; soprattutto, nel ca-
disposte di altre a incubare i virus. «I pipistrelli sono certamente so dei pipistrelli non è la loro presenza nelle vicinanze delle nostre
fra gli animali con la maggiore diversità virale – continua Russo – case a rappresentare un rischio. Al contrario, sono importantissi-
ma non dobbiamo dimenticare che lo spillover non dipende solo mi per lo stato di salute di un ecosistema. Molte delle 1400 specie
da questo fattore: può originarsi anche da specie che ospitano me- di pipistrelli sono insettivore, garantendo un risparmio enorme in
no virus. Dipende da quanto prossimo è il nostro contatto con gli termini di pesticidi e quindi di salute.
animali. La questione è culturale». Insomma: la specie è un fattore, Nel 2011 un gruppo di scienziati guidato da Thomas Kunz, del-
non l’elemento determinante. l’Università di Boston, ha calcolato quanto più denaro i coltivatori
Nel 2017 un articolo pubblicato su «Nature» da Kevin J. Oli- di cotone in una regione del Texas avrebbero speso per i pesticidi
val e colleghi, tutti di EcoHealth Alliance, ha analizzato il poten- se i pipistrelli non avessero potuto svolgere il loro lavoro quotidia-
ziale di pipistrelli, primati e roditori nel trasportare specie vira- no. In un articolo poi pubblicato su «Science» gli scienziati hanno
li che potrebbero essere trasmesse all’essere umano, mostrando stimato che i pipistrelli farebbero risparmiare gli agricoltori statu-
che i pipistrelli erano, appunto, portatori di un’alta carica virale. nitensi intorno ai 22,9 miliardi di dollari all’anno.
Le caratteristiche che rendono i pipistrelli ospiti particolarmente
accoglienti sono tre. Innanzitutto questi animali vivono in grup- Genetica e spillover
pi molto popolosi e promiscui. È più facile quindi che si trasmetta- Non sempre lo spillover diventa outbreak, epidemia, e questo
no il virus fra loro facilitando mutazioni genetiche virali fra gene- è testimoniato dal fatto che gli spillover sono molti di più di quelli
razioni. Inoltre va considerato che si spostano su lunghe distanze che vediamo. «Il virus può non saper infettare, può non saperlo fa-
rispetto ad altre specie animali più localizzate. Infine, le specie di re in maniera sufficientemente efficace, o non sapersi trasmette-
pipistrelli sono moltissime, quasi 1400, ognuna delle quali può in- re tra esseri umani», spiega Stefania Leopardi, veterinaria, ricerca-
IN BREVE
Le grandi epidemie causate da quando abbiamo iniziato ad e il commercio di fauna selvatica, dove potrebbero verificarsi i prossimi
dal passaggio di un patogeno addomesticare gli animali. anche in aree densamente popolate eventi di spillover e come prevenirli.
dagli animali agli esseri umani, il Questi salti di specie, però, ora come le città. Ma per essere efficaci le politiche
cosiddetto spillover, non sono eventi stanno aumentando di frequenza Scienziati, enti pubblici e dei vari paesi basate su queste
anomali nella storia dell’umanità perché sta aumentando a organizzazioni private hanno messo iniziative dovrebbero essere
da almeno 10.000 anni, cioè dismisura la distruzione di habitat in atto iniziative che mirano a capire coordinate a livello internazionale.
Alto
Basso
Da Global hotspots and correlates of emerging zoonotic diseases, di Toph Allen, Peter Daszak e altri, in «Nature Communications»,
Vol. 8, articolo 1124, 24 ottobre 2017 (mappe); CC BY 4.0: http://creativecommons.org/licenses/by/4.0
Alto
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www.lescienze.it Le Scienze 29
L E O R I G I N I D E L L’ A I D S
trice al Laboratorio zoonosi emergenti e riemergenti dell’Istituto «La domanda è molto interessante – risponde Leopardi – e al mo-
zooprofilattico sperimentale delle Venezie a Legnaro, in provincia mento possiamo dire che per alcuni virus non sappiamo ancora
di Padova. È utile citare tre esempi: rabbia, Ebola e HIV. Nel pri- bene da dove siano partiti».
mo caso il virus si trasmette da animale a essere umano, nel secon- Sappiamo che la prima grande ondata di zoonosi è avvenuta
do caso è mantenuto in natura dall’animale e genera poi epidemie quando abbiamo iniziato ad addomesticare animali, circa 10.000
a seguito di trasmissione interumana; nel terzo il virus è stato tra- anni fa, come è intuibile. E riusciamo a ricavare questa informa-
smesso in origine dall’animale ma è ora adattato all’essere umano zione studiando la genetica dei singoli virus, in particolare l’evo-
e non ha bisogno di ulteriori introduzioni. luzione del loro genoma nel tempo. «Il metodo che usiamo noi
La maggior parte dei virus ha a disposizione solo l’RNA per re- scienziati è l’analisi degli alberi filogenetici, una sorta di albero ge-
plicarsi, come per esempio SARS-CoV, cioè il virus della SARS, che nealogico dei virus, cioè studiamo che cosa è accaduto quando da
tra il 2002 e il 2004 ha causato un’epidemia globale, ma che è leg- un ramo se ne sono generati due, anche se non sempre è così sem-
germente diverso dal SARS-CoV-2 che causa Covid-19, o come per plice dare risposte certe», spiega Leopardi.
esempio i virus dell’influenza ed Ebola. L’elemento cruciale per lo
spillover è il rapporto corretto fra proteine specifiche sulla super- L’approccio One Health
ficie del virus e i recettori sulle cellule dei loro ospiti. Il virus ha La grande domanda è come intercettare questo rischio pri-
strutture proteiche esterne che usa come chiavi per aprire le cel- ma che si verifichi il problema. La buona notizia è che molti so-
lule (animali o umane) ed entrare. «Non sempre però queste chiavi no i gruppi di ricerca nel mondo che studiano questi fenomeni,
sono adatte per aprire la serratura cellulare umana», continua Leo- coordinati in consorzi e reti intercontinentali, fra cui la già citata
pardi. «Solo in certi casi la chiave è quella corretta e il virus riesce EcoHealth Alliance.
a entrare e quindi inizia a riprodursi con facilità». Non si tratta solo di genetica. Il punto di partenza è che la salute
Un altro momento cruciale per la diffusione di un virus è che umana è un evento che origina dall’intersecarsi di molti piani, eco-
deve sapersi riprodurre all’interno dell’ospite. «Il sistema di ripro- logico, climatico, antropico, ambientale, ed è fortemente connes-
duzione dei virus è relativamente semplice, perché si basa sul co- sa con la salute degli animali e degli ecosistemi. A partire da questo
piare moltissime volte la sequenza genomica per poi far produrre assunto, One Health significa lavorare con un approccio collabora-
alle cellule dell’ospite le proteine che compongono il virus. Il pun- tivo, multidisciplinare, intersettoriale e coordinato per affrontare
to è che talvolta questi processi di replicazione sbagliano – prose- i rischi legati ai punti di contatto fra ambiente, ecosistema anima-
gue Leopardi – e per caso alcuni pezzi mutati del genoma si tra- le e umano. Gli ambiti in cui si applica questo approccio sono molti:
sformano in una chiave ancora più adatta alla serratura, per un sicurezza alimentare, controllo delle zoonosi, lotta alla resistenza
processo di adattamento. In altre parole, il virus è forte proprio agli antibiotici. «One Health non è un accordo, non è un framework
perché sbaglia tanto». o un documento specifico, ma un orizzonte di significato che ab-
I ceppi inoltre possono mutare anche a seconda della persona biamo cominciato a riconoscere decenni fa, in Italia già dal 1978
che li ospita, ragione per cui è importante isolare più campioni vi- con la riforma sanitaria, e che oggi è la base su cui scienza e politica
rali possibile in caso di epidemia. sanitaria lavorano insieme», spiega Aldo Grasselli, presidente del-
la Federazione veterinari, medici e dirigenti sanitari (FVM) e pre-
Zoonosi antichissime sidente onorario della Società italiana di medicina veterinaria pre-
Nonostante finora abbiamo parlato di ceppi virali presenti ne- ventiva (SIMeVeP).
gli animali, si stima che meno dello 0,1 per cento di tutti i virus che Collaborano in un’ottica One Health le maggiori istituzioni
potrebbero costituire una minaccia per la salute globale si sia ri- mondiali: Commissione Europea, vari centri per il controllo delle
versato dagli animali alla nostra specie. Viene da chiedersi se sia- malattie a livello globale, Nazioni Unite, Banca Mondiale, FAO, Or-
no mai esistiti virus umani che non provengano da uno spillover. ganizzazione mondiale della sanità animale, Organizzazione mon-
sarebbe partito Covid-19, uno dei punti di rischio di un prossimo nazionale nata per rilevare la maggior parte delle minacce virali
spillover. Il modello alla base della mappatura migliora sotto va- sconosciute del nostro pianeta. La sfida di fondo del GVP è passa-
ri aspetti modelli simili precedenti, affermano gli autori dell’arti- re da essere «reattivi» di fronte a una minaccia epidemica, agendo
colo, e include nuove serie di dati. Nessuna profezia, ma un’analisi di conseguenza per arginarne contorni ed effetti, a essere «proat-
www.lescienze.it Le Scienze 31
tivi», preparandosi cioè prima che si verifichi il primo vero spillo- all’individuazione di hot-spot pandemici emergenti, EcoHealth
ver e il primo focolaio. «Per essere pienamente preparati dobbia- Alliance sta lavorando per scoprire le malattie emergenti sfruttan-
mo conoscere il nemico prima che emerga», dichiara il GVP. do una mappa predittiva unica nel suo genere.
L’obiettivo del GVP è costruire una rete di sorveglianza globale Interessante nell’ambito dei monitoraggi sotto l’ombrello di
e stabilire un quadro legale, regolamentare ed etico per la condivi- One Health è anche il lavoro della Global Viral Forecasting Ini-
sione di campioni, dati, informazioni, in modo da mettere a punto tiative, dal 2019 confluita in una start-up chiamata Metabiota,
un atlante virale globalmente accessibile, una banca dati ecologica che offre una mappatura in tempo reale e dettagliata di più di 120
e genetica completa di praticamente tutti i virus presenti in natura. patogeni, includendo un profilo sul virus o sul batterio in que-
Con questa immensa banca dati, il GVP mira a identificare compor- stione, la storia della sua diffusione e proponendo all’utente gra-
tamenti e pratiche che possono dare origine a uno spillover, per- fici e dati. Metabiota collabora con governi, agenzie sanitarie, isti-
mettendo di prendere misure di mitigazione del rischio. tuzioni accademiche e imprese private in quasi tutti i continenti.
La fattibilità del GVP è stata validata tramite il programma PRE- Secondo la start-up, i modelli di Metabiota rappresentano il più
DICT di USAID, l’agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo interna- grande catalogo di malattie infettive, per oltre 20 milioni di simu-
zionale. PREDICT è stato il primo progetto ad aver permesso la lazioni, catturando eventi sia ad alta sia a bassa probabilità.
sorveglianza globale di agenti patogeni che possono diffonder-
si dagli animali alle persone, sviluppando capacità per rilevare e Iniziative sovranazionali
scoprire virus con potenziale pandemico. Questo programma di Durante l’Assemblea mondiale della Sanità, nel 2016, l’Orga-
ricerca in ambito virologico opera da un decennio in oltre 30 pae- nizzazione mondiale della Sanità ha avviato un progetto di ricer-
si e ha scoperto centinaia di virus, stimando l’esistenza di oltre 1,6 ca e sviluppo per prevenire le epidemie elaborando modelli di fi-
milioni di specie virali sconosciute nelle popolazioni di mammife- nanziamento e coordinamento per essere pronti alla prossima
ri e uccelli. Di questi, circa 700.000 specie avrebbero il potenziale epidemia e con la messa a punto di un elenco prioritario di agenti
di entrare in contatto con l’essere umano infettandolo e innescan- patogeni che più minacciano la salute globale e per i quali non era-
do una zoonosi. no in preparazione vaccini o farmaci.
Un’altra iniziativa importante è la Coalition for Epidemic Pre-
Quale strategia scegliere? paredness Innovations (CEPI) lanciata nel 2017 al World Econo-
«Dal punto di vista operativo sono due gli approcci possibili», mic Forum di Davos, in Svizzera. CEPI è una fondazione globale
prosegue Leopardi. «Da una parte possiamo puntare tutto su pro- che riceve donazioni da organizzazioni pubbliche, private, filan-
getti come il Global Virome Project per
estrapolare obiettivi sulle specie più a ri-
schio, sullo stato reale dell’acqua e setac- Si stima l’esistenza di oltre 1,6 milioni di specie virali
ciare tutto il pianeta dal profondo degli
abissi fino alle cime delle montagne per
sconosciute in mammiferi e uccelli, di cui 700.000
trovare tutti i virus e studiare come inte- avrebbero il potenziale per innescare una zoonosi
ragiscono con i recettori umani per ca-
pire i più pericolosi, oppure possiamo
investire sulla sorveglianza attiva», C’è infatti anche chi non è d’ac- tropiche e dalla società civile, che poi investe in progetti indipen-
cordo con l’approccio che prevede di puntare tutto su iniziative denti per accelerare lo sviluppo di vaccini specifici contro nuove
come il GVP, perché ritiene che sia come cercare un ago in un pa- malattie infettive. Gli investimenti di CEPI sono centrati su alcu-
gliaio enorme, dal momento che l’effettivo spillover avviene per ni dei «patogeni prioritari» per l’Organizzazione mondiale della Sa-
caso, al di là del fatto che noi dipingiamo scenari più o meno a ri- nità, che includono: MERS-CoV (e in seguito Covid-19), virus del-
schio. «Questi ultimi propongono invece di investire tutto sulla la febbre di Lassa, virus della febbre della Rift Valley , virus Nipah,
sorveglianza sull’azione umana per migliorare la rilevazione pre- Chikungunya, febbre emorragica Congo-Crimea e la già citata Ma-
coce degli spillover», spiega Leopardi. lattia X. Al momento l’OMS considera prioritari anche SARS, feb-
Si tratterebbe di iniziare a studiare attentamente la zoonosi non bre emorragica Congo-Crimea, virus Ebola, virus Marburg.
appena si verifica, capendo subito che anche il più piccolo feno- In Europa anche il Centro europeo per la prevenzione e il con-
meno può diventare di portata mondiale, come ha dimostrato Co- trollo delle malattie (ECDC) lavora nell’ambito della sorveglianza
vid-19. In quest’ultimo caso comunque, sebbene il virus sia stato epidemiologica con uno sguardo One Health. A fine anno l’ECDC,
isolato dopo dieci giorni da quando il focolaio fu dichiarato, non è insieme all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA),
bastato per non originare un’epidemia, anche perché il virus è sta- pubblica i risultati delle attività di monitoraggio delle zoonosi nei
to riportato dalle autorità con qualche ritardo rispetto a quando è paesi europei. L’ultimo rapporto è stato pubblicato nel dicembre
stato scoperto. 2019 e comprende analisi condotte nel 2018 in 36 paesi europei: la
«In entrambi i casi una questione complessa rimane tale: come prima e la seconda zoonosi negli esseri umani sono state rispetti-
si quantificano le azioni necessarie per la prevenzione in ogni sin- vamente campylobatteriosi e salmonellosi, ed è stato rilevato un
golo caso, dato che non è l’ambiente ma il comportamento umano grande incremento di infezioni umane da West Nile virus, il cui
a originare uno spillover?», conclude Leopardi. serbatoio naturale sono gli uccelli selvatici, per un totale di 1548
Un’iniziativa centrale in questa direzione è la già citata EcoHe- casi, di cui il 39 per cento in Italia.
alth Alliance. Lavorando negli Stati Uniti e in oltre 30 paesi, gli In Italia One Health ha radici ben consolidate. «La buona noti-
sforzi di EcoHealth Alliance si concentrano in cinque direzioni: zia è che il nostro paese ha messo in piedi da quarant’anni un siste-
biosorveglianza, deforestazione, conservazione della fauna sel- ma sanitario strutturato nell’ottica di One Health, e in questo sia-
vatica, prevenzione pandemica e approccio One Health. Riguardo mo stati degli apripista», spiega Grasselli. Già nel 1978 con la legge
di riforma sanitaria che ha istituito il Servizio sanitario nazionale ca coordinate da una catena di comando univoca a livello planeta-
sono stati creati i Presidi multizonali di prevenzione, gli Uffici di rio non andremmo lontano», spiega Grasselli. Le politiche di One
igiene e medicina veterinaria. Health devono essere sovranazionali e intercontinentali, per met-
In Italia siamo i primi al mondo ad aver istituito nel 1992 il Di- tere a fuoco la tutela del patrimonio zootecnico anche nelle aree
partimento di prevenzione, obbligatorio per legge all’interno più povere del pianeta, dove è a più alto rischio, secondo il presi-
di ogni Azienda sanitaria locale, che prevede diversi servizi in- dente della FVM. «Un rischio che purtroppo nelle malattie infetti-
tegrati che si occupano di salute umana e animale, tra cui igiene ve non si arresta alle frontiere e può assumere forme ed effetti col-
e sanità pubblica, sanità animale, igiene degli allevamenti e del- laterali molto diversi. Basti pensare agli scenari di migrazione delle
le produzioni zootecniche. Inoltre in Italia ci sono i dieci istituti popolazioni africane da aree dove per ragioni sanitarie non è più
zooprofilattici sperimentali, che rappresentano un altro fonda- possibile allevare specie di piccoli ruminanti fondamentali per la
mentale presidio di One Health. Va detto poi che l’Organizzazio- sussistenza alimentare dei villaggi. Proteggere gli animali dalle loro
ne mondiale della sanità animale vide la luce nel 1924, ben prima patologie infettive è fondamentale, è la prima barriera per proteg-
dell’Organizzazione mondiale della Sanità, nel 1948, per affronta- gere gli esseri umani dalle zoonosi e dalle crisi sociali», conclude.
re il problema della salute animale a livello globale, considerando L’idea di fondo che anima le ricerche sul tema degli spillover
l’impatto che le malattie animali hanno su salute umana, disponi- è dunque che le connessioni fra sistemi sono molto più strette di
bilità di derrate alimentari e condizioni di vita delle popolazioni quanto possiamo intuire, e che studiare la genetica dei virus per-
più disagiate del pianeta che trovano nella pastorizia una delle po- mette di illuminare questi percorsi tramite cui si originano le zoo-
che fonti di sostentamento. nosi. La pandemia di Covid-19 ci sta mostrando che resta però an-
L’attenzione verso lo stato di salute del mondo animale è im- cora da capire come diventare proattivi in poco tempo, per reagire
portante per avvertire quei mutamenti che ci devono mettere in alla minaccia prima che diventi un problema di tenuta delle infra-
allarme. «Le api, per esempio, sono un indicatore importante delle strutture sanitarie. Q
Il tema principale rimane l’organizzazione delle politiche a livel- Daszak P. e altri, in «Nature», Vol. 546, n. 7660, pp. 646-650, 21 giugno 2017.
lo internazionale, facendo in modo che gli sforzi dei paesi siano co- The Evolution of HIV-1 and the Origin of AIDS. Sharp P.M. e Hahn B.H.,
ordinati. «Anche sequenziando i genomi di tutti i virus del mondo in «Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences»,
e cercando di realizzare vaccini per ciascuno, senza un’unica stra- Vol. 365, n. 1552, pp. 2487-2494, 27 agosto 2010.
tegia di sorveglianza, senza azioni di prevenzione e sanità pubbli- Spillover. Quammen D., Adelphi, Milano, 2014.
www.lescienze.it Le Scienze 33
Virus in laboratorio
tra rischi e benefici
Oliver Bunic/Bloomberg/Getty Images
di Massimo Sandal
U
n Jurassic Park in pro-
vetta. Un ente biologi-
co di un tempo remo-
to, più piccolo ma più
terribile di un qualsia-
si tirannosauro, ricostruito dalla biotecno-
logia, da genomi sepolti in resti di autopsie
sotto formalina o in cadaveri congelati nel
permafrost dell’Alaska. Non è un film. Nel
2005 i laboratori dei Centers for Disease
Control and Protection di Atlanta, negli Sta-
ti Uniti, hanno ricreato così il virus dell’in-
fluenza «Spagnola», scomparso da un seco-
lo. Tra il 1918 e il 1920 la «Spagnola» causò la
più mortale pandemia del XX secolo: alme-
no 50 milioni di morti, 20 milioni in più di
quelli che ha fatto l’HIV in tutta la sua storia.
In laboratorio, il virus è stato all’altezza del-
la sua fama. Terrence Tumpey, primo auto-
re dell’esperimento, ha dichiarato a Nature:
«Non mi aspettavo fosse così letale».
www.lescienze.it Le Scienze 35
Coltivato in cellule polmonari umane, dopo un solo giorno il vi- Massimo Sandal è stato ricercatore in biologia e ora
rus della «Spagnola» aveva sviluppato 50 volte più particelle vira- scrive di scienza come freelance. Suoi articoli sono
li rispetto a un’influenza normale. E se un’influenza normale non apparsi su «Le Scienze», «Wired», «Il Tascabile»
e altre testate. Ha pubblicato il libro La malinconia
uccide i topi, nell’esperimento di Tumpey era morto il 100 per
del mammut (il Saggiatore, 2019).
cento dei topi infetti: nei loro polmoni c’era quasi 40.000 volte più
virus rispetto ai valori attesi.
Esperimenti folli, degni di un film di James Bond? Il banale cli-
ché degli scienziati pazzi o incoscienti che fanno sfuggire virus e
causano catastrofi lo conosciamo tutti. Di recente sono rimbalza-
te sui mezzi di comunicazione e perfino rilanciate da alcuni politi-
ci teorie secondo cui il coronavirus SARS-CoV-2 sarebbe il prodot-
to artificiale di qualche ricerca nei laboratori cinesi. Non è questo
il caso: tutti i dati indicano che l’attuale pandemia è perfettamen-
te naturale, spillover del virus da una «specie serbatoio», come i
pipistrelli o i pangolini, all’essere umano. Sarebbe però sbagliato
ridurre tutto al complottismo. Da anni gli scienziati dibattono su
come regolamentare gli esperimenti su virus capaci di scatenare
pandemie. Non è impossibile che la prossima pandemia esca da
un laboratorio. Eppure questi esperimenti potrebbero essere armi
fondamentali contro i virus. Quanto vale questo rischio? Dobbia-
mo cedere al panico e chiudere tutto, ora che l’umanità sta passan-
do il guado profondo della pandemia di Covid-19? O lasciare carta
bianca agli scienziati? La realtà, come sempre, è più complessa di
un film catastrofico con gli scienziati cattivi.
IN BREVE
Lo studio dei virus in laboratorio Tutto questo implica a volte Il rapporto tra costi e benefici Finora il dibattito su questo
Igor Onuchin/Getty Images
serve per capirne il funzionamento esperimenti rischiosi. Per esempio di esperimenti del genere è difficile argomento si è sviluppato solo
e quindi per sorvegliarli, cercando ricostruire virus ormai estinti e noti da calcolare, anche perché non in seguito a incidenti del genere,
di prevenire future pandemie, per la loro pericolosità, o rendere mancano incidenti in cui ricercatori tra scienziati e a livello nazionale.
o per combatterli, per esempio artificialmente un virus più letale, si infettano con virus studiati Sarebbe necessaria invece una
sviluppando farmaci e vaccini. o capace di diffondersi per via aerea. in laboratorio e fughe accidentali. discussione pubblica internazionale.
www.lescienze.it Le Scienze 37
tunatamente leggero, aveva un genoma quasi identico a un ceppo Anche i laboratori dove si manipola materiale biologico «sicuro»
virale isolato nel 1950, come venne stabilito già nel 1978 dall’ana- comportano rischi. Spesso patogeni pericolosi sono inattivati per
lisi genomica pubblicata su «Nature» e ulteriormente confermato poter essere studiati anche in laboratori a bassa sicurezza, ma non
nel 2015 su «mBio» da Michelle Rozo e Gigi K. Grownall, del Johns sempre la procedura va a buon fine. Il Government Accountability
Hopkins Center for Health Security. È assai improbabile che il vi- Office degli Stati Uniti, l’organo supremo di auditing e valutazione
rus sia rimasto geneticamente immutato per quasi trent’anni. Più indipendente del governo statunitense, ha contato dal 2003 al 2015
plausibile, secondo i virologi, che sia stato conservato nei freezer almeno 21 incidenti di inattivazione incompleta di patogeni ad alto
dei laboratori sovietici e accidentalmente rilasciato durante lo svi- rischio; tra questi, il bacillo dell’antrace e il virus Ebola.
luppo di un vaccino. Nel 2007 un’epidemia di afta epizootica nel In Europa un caso inquietante, venuto alla luce nel 2016, è
Regno Unito è stata invece collegata alla perdita di materiale infet- quello di una studentessa italiana che è stata infettata dall’HIV a
to da una tubatura di un istituto di ricerca. Ginevra durante la tesi di laurea, nonostante in teoria lavorasse
Le infezioni da laboratorio sono purtroppo comuni. A Birming- con un ceppo virale privo di un gene essenziale, quindi inattivo.
ham, nel Regno Unito, la fotografa medica Janet Parker fu l’ultima Le analisi genetiche hanno confermato che il virus che l’ha infet-
vittima di vaiolo della storia: colpita da una fuga del virus in labo- tata è lo stesso con cui lavorava in laboratorio. In qualche modo
ratorio nel 1978, mentre il vaiolo era già estinto ormai da almeno il gene mancante è arrivato per errore, probabilmente tramite al-
un anno in natura. Dal 1981 al 2016 sono state accertate almeno tro materiale biologico manipolato nel laboratorio, ed è riuscito a
220 infezioni acquisite in laboratorio. In generale, per i laborato- rientrare nella coltura virale, esponendo la studentessa a un’infe-
ri di livello di sicurezza BSL-3, dove si lavora con patogeni capaci zione che nessuno poteva prevedere.
di causare malattie serie e trasmissibili per via aerea, come posso- C’è infine l’incognita bioterrorismo. È un rischio considera-
no essere il bacillo della peste, il virus della febbre gialla, SARS- to improbabile, ma non impossibile. Tra il 18 settembre e il 12 otto-
CoV e SARS-CoV-2, si registrano due infezioni
accidentali all’anno ogni 1000 lavoratori. I labo-
ratori di livello di sicurezza massimo BSL-4, do- A seconda delle stime, l’errore umano
ve si manipolano i patogeni più pericolosi come
gli ebolavirus o il vaiolo, sono più sicuri ma non
causa dal 67 all’80 per cento degli incidenti
immuni da incidenti. Ci sono stati almeno quat- nei laboratori biologici di alta sicurezza
tro casi di infezione da Ebola originati in labo-
ratorio, con un decesso. E dove c’è infezione c’è
sempre la possibilità che il virus si propaghi. bre 2001 c’è stato il famoso caso delle lettere all’antrace inviate ne-
Ogni fuga è come una scintilla sulla paglia secca: moltissime si gli Stati Uniti, che hanno infettato 22 persone uccidendone cinque.
spengono senza danno, ma ne basta una per provocare un incen- L’identità del terrorista non è mai stata chiarita completamente,
dio. Sappiamo per esempio che il coronavirus della SARS è sfuggi- ma l’indagine dell’FBI ha concentrato i sospetti su Bruce Edwards
to almeno sei volte dai laboratori di virologia. In almeno un caso Ivins, suicidatosi nel 2008, un microbiologo del laboratorio di ri-
propagandosi, con una vittima da infezione secondaria, la madre cerca medica militare di Fort Detrick, in Maryland, dove lavorava
di una ricercatrice dell’Istituto nazionale cinese di virologia, e cin- anche con il bacillo dell’antrace. Procedure di massima sicurezza
que casi di infezione terziaria. possono proteggere contro un incidente, ma è molto più difficile di-
fendersi da una persona determinata che ha accesso ai laboratori.
Il pericolo del fattore umano
Bastano migliori tecnologie e protocolli di sicurezza? Il virolo- Aprire una conversazione globale
go Daniel R. Perez, direttore del gruppo che ha creato H7N1 capa- Finora si è ragionato, spesso, a posteriori. La pubblicazione de-
ce di trasmettersi per via aerea, ritiene di sì, come ci ha dichiarato: gli esperimenti sull’influenza del 2011 è stata bloccata sul nascere
«Il progetto dei laboratori, le misure di sicurezza e gli equipaggia- e permessa solo dopo mesi di controversie, a causa della possibili-
menti protettivi vanno ben oltre il necessario per minimizzare i tà che gli studi potessero essere usati a fini bioterroristici, ma or-
rischi. Ci sono così tanti passaggi a prova di errore che mi è diffi- mai gli esperimenti erano stati fatti. In seguito alla pubblicazione
cile pensare come tutto possa andare storto allo stesso tempo e ri- di ulteriori esperimenti e a incidenti di sicurezza biologica, il 16 ot-
lasciare accidentalmente un patogeno. Un medico, un’infermiera tobre 2014 l’amministrazione Obama ha annunciato per gli Stati
o una persona che faccia acquisti in un mercato di animali vivi so- Uniti una moratoria, durata fino a fine 2017, sul finanziamento di
no molto più a rischio di infettarsi di uno scienziato in un labora- esperimenti gain-of-function per i virus dell’influenza e i corona-
torio.» Secondo un editoriale di «Nature» del 29 luglio 2014 però virus SARS e MERS. Nel maggio 2016 il National Science Adviso-
«molti incidenti non sono causati da una mancanza di barriere fi- ry Board for Biosecurity ha emesso le sue raccomandazioni, che
siche o di regolamenti, ma dalla mancanza di una forte cultura di sono state incluse nel cosiddetto HHS P3CO Framework. Si tratta
sicurezza nei laboratori e nelle istituzioni che li ospitano». L’erro- del documento di riferimento in questo settore, per tutta la ricer-
re umano causa, a seconda delle stime, dal 67 all’80 per cento degli ca internazionale, le cui linee guida sono tutto sommato una lista
incidenti nei laboratori biologici di alta sicurezza. di buon senso: deve esserci una solida revisione esterna, il rappor-
Questi incidenti vanno dai più comuni e prevedibili, come pun- to tra costi e benefici deve giustificare la ricerca, non devono es-
ture dovute alla manipolazione di siringhe o morsi di animali in- serci metodi alternativi di giungere allo stesso risultato.
fetti, ai più improbabili, come un caso, citato in un rapporto dei In generale non si tratta di norme di legge ma di regole interne
National Institutes of Health statunitensi, in cui il coperchio di per l’accesso ai fondi pubblici di ricerca, che dunque possono esse-
una centrifuga si è scontrato con una piastra con pozzetti colmi di re, e sono, scavalcate. La ricostruzione del vaiolo equino pubblica-
materiale infettivo, che si è rovesciato sul bancone del laboratorio. ta nel 2018 è stata fatta in Canada e finanziata da un’azienda statuni-
tense. In altri paesi, come India e Cina, le regolamentazioni etiche nosciuto come una minaccia solo grazie agli esperimenti di Baric,
sono indietro, e molte ricerche sono finanziate da privati. in cui questi virus sono stati resi capaci di attaccare le cellule uma-
Come sarà il futuro della ricerca virologica dopo la pandemia ne. Un avvertimento importante, anche se non il solo, sulla perico-
di Covid-19? Secondo Daniela Ovadia, neuroscienziata, giornali- losità dei coronavirus esistenti in natura: se SARS-CoV-2 è esploso,
sta scientifica ed esperta in bioetica e neuroetica, è difficile fare forse è anche perché abbiamo trascurato questi dati.
previsioni, ma a suo parere «ci potrebbe essere un potenziamento Comunque vada, il dibattito non può restare chiuso dietro le
della ricerca sui potenziali virus pandemici in contesti sempre più porte dell’OMS o delle agenzie scientifiche dei singoli paesi, ma
legati alla ricerca militare, anche perché sono contesti che i gover- deve includere il pubblico in una conversazione internazionale.
ni si sentono in grado di controllare. E ci sarà un’esplosione di ri- Finora non c’è stata una vera discussione pubblica su questo tema.
cerca nel mondo delle biotech private. Il rischio è che tutto que- Tenere le porte chiuse ha portato solo confusione e sospetto sui
sto accada più segretamente di oggi, perché l’accettazione sociale mezzi di comunicazione, come ha denunciato Anthony Fauci, di-
di questi esperimenti tenderà a diminuire». In un mondo spaven- rettore dello statunitense National Institute for Allergy and Infec-
tato da Covid-19 sarà forte la tentazione di bloccare gli studi consi- tious Diseases, quando sono usciti gli esperimenti sul virus H5N1.
derati pericolosi, ma per Ovadia le moratorie «sono scarsamente Una situazione che, se ha permesso di sottovalutare o ignorare l’e-
efficaci se non controproducenti: bloccano lo sviluppo delle com- sistenza di rischi reali di sicurezza, dall’altro ha fomentato teorie
petenze scientifiche dei ricercatori consapevoli dei rischi, ma cer- del complotto o addirittura inchieste giudiziarie campate in aria.
to non fermano i ricercatori malintenzionati o semplicemente me- Come dimostra il caso della virologa italiana Ilaria Capua, additata
galomani, come si è visto nel caso delle bambine geneticamente come «trafficante di virus» a causa di un grossolano equivoco e in-
modificate con la tecnologia CRISPR-Cas9 in Cina». dagata, per poi essere completamente prosciolta.
Di sicuro, se vogliamo dare un senso a questi esperimenti do- Alcuni ricercatori contattati per questo articolo hanno preferito
vremo ascoltarli. Forse è questo il passaggio che manca. Gli non commentare, temendo – nell’attuale situazione – di essere pre-
esperimenti di Fouchier e Kawaoka, comunque la si pensi, hanno si di mira. È un timore comprensibile. Ma è probabile che solo con
dimostrato che una pandemia da H5N1 è possibile, e che quindi è l’assoluta trasparenza il pubblico possa riguadagnare fiducia nella
necessaria una stretta sorveglianza sul virus. Ma non è chiaro se ricerca scientifica, specie quando questa prende decisioni che po-
applichiamo le lezioni di questi studi. Daniel R. Perez ci ha detto: trebbero avere un impatto enorme sulla nostra vita. Q
zo sistematico per eliminarli e prevenirne la circolazione». R.A.M. e altri, in «Science», Vol. 336, n. 6088, pp. 1534-1541, 22 giugno 2012.
E per la pandemia da SARS-CoV-2? Sebbene esperimenti più si- Potential Risks and Benefits of Gain-of-Function Research. Summary of a
curi avessero già identificato alcuni coronavirus del pipistrello co- Workshop. Institute of Medicine e National Research Council, The National
me potenzialmente pericolosi, almeno uno di questi è stato rico- Academies Press, Washington, 2015.
www.lescienze.it Le Scienze 39
ENERGIA
La soluzione
di Peter Fairley
www.lescienze.it Le Scienze 41
Peter Fairley vive tra Victoria, in Canada, e San
Francisco, negli Stati Uniti, e scrive di energia
e ambiente. È l’autore dell’articolo Costruire una rete
elettrica intelligente basata sul meteo pubblicato
su «Le Scienze» di ottobre 2018.
N
ei tubi sotto le strade di Cappelle-la-Grande scorre idrogeno, che con-
tribuisce a dare energia a 100 case di questo Comune nel nord del-
la Francia. Su una stradina laterale adiacente al centro del paese, un
nuovo elettrolizzatore contenuto in un piccolo capanno metallico
bombarda l’acqua con elettricità proveniente da centrali eoliche e fo-
tovoltaiche per generare idrogeno «rinnovabile» da immettere nel flusso di gas naturale
che scorre già nei tubi. Sostituendo parte di quel combustibile fossile, l’idrogeno riduce fi-
no a un massimo del 7 per cento le emissioni di carbonio della comunità, provenienti da
caldaie, riscaldatori ad acqua calda e fornelli.
Il sistema di Cappelle-la-Grande è un laboratorio dal vivo crea- e quella eolica avrebbero scisso una risorsa illimitata, l’acqua, per
to da Engie, azienda parigina del settore energetico, che prevede produrre idrogeno per elettricità, riscaldamento ed energia per
una forte espansione dell’energia da idrogeno via via che il costo l’industria, dando un sottoprodotto gradito come l’ossigeno.
degli elettrolizzatori, come anche dell’elettricità rinnovabile, con- Nel 2003 il presidente statunitense George W. Bush, nel suo
tinuerà a scendere. Se Engie ha ragione, l’immissione dell’idro- Discorso sullo stato dell’Unione, ha lanciato un poderoso stanzia-
geno nelle reti locali del gas potrebbe accelerare una transizione mento per la ricerca pari a 1,2 miliardi di dollari, per diffondere nel
dall’energia fossile a quella pulita. giro di una generazione i veicoli con celle a combustibile alimen-
L’azienda è in buona compagnia. L’idrogeno rinnovabile è es- tati a idrogeno. Inoltre si sarebbero potute usare le celle a combu-
senziale nella visione della Commissione Europea per raggiunge- stibile nei garage come riserva di energia per le case. Qualche me-
re entro il 2050 la neutralità nelle emissioni di carbonio. E questo se dopo la rivista «Wired» ha pubblicato un articolo intitolato How
aspetto è sempre più importante anche per i colossi industriali del Hydrogen Can Save America: l’idrogeno avrebbe posto fine alla di-
continente. A partire dal 2021, tutte le nuove turbine per centrali pendenza dal petrolio importato e sporco.
elettriche prodotte nell’Unione Europea (UE) dovranno essere in Nell’immediato, i progressi non sono stati all’altezza di aspet-
grado di bruciare una miscela di idrogeno e gas naturale, e i pro- tative così elevate. Sulla scena della mobilità verde sono diventate
duttori dell’UE sostengono che le turbine saranno certificate per protagoniste le auto elettriche, meno costose e in rapido migliora-
l’idrogeno puro entro il 2030. Nel frattempo le acciaierie europee mento. Nel 2009 l’Amministrazione del presidente Barack Oba-
fanno esperimenti per usare come combustibile nelle loro fornaci ma ha messo in secondo piano il lavoro con l’idrogeno. Il fisico e
l’idrogeno rinnovabile al posto del carbone. premio Nobel Steven Chu, primo segretario per l’energia di Oba-
Se l’idea di alimentare le economie con l’idrogeno rinnovabile ma, ha spiegato che la tecnologia a idrogeno non era per niente
non vi sembra nuova, avete ragione. Quasi cent’anni fa J.B.S. Hal- pronta, e che le celle a combustibile e gli elettrolizzatori forse non
dane, noto genetista e matematico britannico, immaginò un’epo- avrebbero mai avuto costi sostenibili.
ca post-combustibili fossili, spinta da «grandi centrali elettriche» La ricerca però non si è fermata, e oggi lo stesso Chu ricono-
alimentate a idrogeno. All’inizio di questo secolo la visione ha as- sce che gradualmente si stanno superando alcuni ostacoli. La di-
sunto un fascino irresistibile. Nel 2002 il libro del futurologo Je- mostrazione di Cappelle-la-Grande è solo un progetto piccolo, ma
remy Rifkin Economia all’idrogeno ha profetizzato che il gas avreb- in tutto il mondo, a partire dall’Europa, si stanno avviando decine
be dato il via a una nuova rivoluzione industriale. L’energia solare di installazioni sempre più grandi e ambiziose. Come ha osservato
IN BREVE
I progetti per convertire del tutto le compresi i combustibili. che poi è distribuito in tubature e in serbatoi e grotte sotterranee, in
nazioni all’elettricità rinnovabile non L’eccesso di energia solare ed riconvertito in elettricità quando modo da formare una rete in grado
avranno successo se quei paesi non eolica può alimentare elettrolizzatori necessario. di alimentare l’industria e creare
riconfigureranno i sistemi energetici, che convertono l’acqua in idrogeno, L’idrogeno si può immagazzinare riserve per le reti elettriche.
rare idrogeno, che si conserva in vista dei giorni di pioggia. Quindi ri della rete a spegnere alcuni generatori rinnovabili: così nel solo
l’idrogeno immagazzinato sarebbe riconvertito in elettricità, con 2017 si è persa energia per un valore di 1,4 miliardi di euro.
celle a combustibile o turbine, per sostenere la rete. In futuro il problema più grande per le nazioni sarà riuscire a ca-
Ridurre fortemente il carbonio significa anche trovare combu- varsela dopo la chiusura prevista per le centrali a combustibili fos-
stibili sostitutivi per quei segmenti dell’economia in cui non ba- sili (e, in Germania, anche quelle nucleari). Come faranno i gestori
www.lescienze.it Le Scienze 43
U N M O N D O C O N L’ I D R O G E N O
Energia solare
Gas di Gas di
idrogeno ossigeno
Ingresso
d’acqua
Rete
elettrica Case
Elettrolizzatore
L’idrogeno Industria
crea l’elettricità
Quando la rete ha bisogno di
elettricità, l’idrogeno immagazzinato
è inviato a una turbina a gas. Quindi
è iniettato come combustibile in
una camera di combustione, dove
si mischia con l’aria compressa e
si incendia, generando un flusso di
gas ad alta pressione che mette in
L’elettricità crea l’idrogeno
movimento le pale di
Gli elettrolizzatori hanno svariate Presa Compressore Albero di potenza
una turbina, che fanno
progettazioni. In un sistema diffuso d’aria Turbina
girare un generatore Scarico
(illustrato), le molecole d’acqua reagiscono
producendo elettricità.
con un anodo, scindendosi in molecole
di ossigeno e ioni idrogeno. L’ossigeno
è liberato nell’aria. Gli ioni idrogeno
attraversano una membrana polimerica
arrivando a un catodo, dove reagiscono Combustibile nella Al generatore
formando molecole di idrogeno gassoso, camera di combustione di elettricità
che sono immagazzinate.
Turbina a gas
Deposito di
idrogeno
Illustrazione di 5W Infographics
www.lescienze.it Le Scienze 45
per il sistema energetico su vasta scala, e non è poi molto diverso rittura a una futura stazione di rifornimento per veicoli con celle a
dall’uso che oggi molte reti elettriche fanno delle centrali alimen- combustibile. «Puntiamo a realizzare una rete del gas destinata al
tate a gas naturale. E aggiunge: «Da decenni esistono centrali elet- 100 per cento all’idrogeno», spiega Frank Heunemann, ammini-
triche che si attivano solo ogni qualche anno». stratore delegato di Nowega, operatore della rete regionale del gas
e tra i partner del progetto.
Condotte riconvertite Nowega può riusare alcuni gasdotti vuoti perché in questa re-
Anche se oggi se ne genera una quantità scarsa, l’Europa sta gione ci sono due reti del gas naturale. Una trasporta quello nor-
puntando sull’idrogeno rinnovabile per decarbonizzare i pro- male, costituito quasi solo da metano, mentre l’altra era stata co-
pri sistemi energetici. La Commissione Europea prevede che nel struita inizialmente per trasportare gas naturale locale, ricco di
2050 le fonti rinnovabili arriveranno a coprire più dell’80 per cen- acido solfidrico, e l’idrogeno può rendere fragili alcuni tubi di ac-
to della produzione energetica continentale, con oltre 50 gigawatt ciaio. Nowega sta via via escludendo il gas locale, lasciando vuo-
– pari grosso modo alla capacità di 50 centrali nucleari – generati ti tubi in acciaio che secondo Heunemann dovrebbero riuscire a
dalle celle elettrolitiche. Anche gli Stati membri si stanno ponendo sopportare eventuali reazioni con l’idrogeno puro. Il fornitore di
obiettivi. La Francia invita le sue industrie che consumano idroge- energia europeo RWE costruirà l’elettrolizzatore principale del
no a raggiungere una quota del 10 per cento di idrogeno rinnova- consorzio e prevede di bruciare parte della produzione di idroge-
bile entro il 2022 e tra il 20 e il 40 per cento entro il 2027. no nella sua centrale elettrica di Lingen. Il colosso dell’ingegneria
Sarà difficile realizzare questi obiettivi senza politiche che in- Siemens punta a ottimizzare una delle quattro turbine a gas della
coraggino le imprese ad avviare con forza la produzione in massa centrale in modo da gestire l’idrogeno puro.
degli elettrolizzatori. Un punto di partenza è far confluire l’idroge- Il consorzio pensa anche a un’espansione. Lingen si trova a cir-
no nelle condotte del gas naturale, usando così un’infrastruttura ca 48 chilometri da miniere di sale sotterranee, create per lo stoc-
già presente. Per molto tempo gli ingegne-
ri avevano dato per scontato che l’idrogeno
molecolare – la molecola più piccola e mol- Secondo l’International Energy Agency,
to reattiva – nelle condotte del gas natura-
le già esistenti si sarebbe degradato o sareb- l’idrogeno ha bisogno dello stesso tipo di sostegno
be sfuggito nell’ambiente esterno. Ricerche
recenti dimostrano però che si può miscela-
governativo che ha favorito i primi passi
re l’idrogeno fino a una quota del 20-25 per di solare ed eolico, che oggi attraggono oltre 100
cento senza perdite o danni ai gasdotti. I pae-
si europei permettono la miscelazione, e in miliardi di dollari all’anno di investimenti
decine di siti in Italia, Germania, Regno Uni-
to e altrove si sta iniettando idrogeno per
contribuire ad alimentare termosifoni, fornelli e altri apparecchi caggio del gas naturale. Secondo Heunemann, nella prossima fa-
in casa dei consumatori, senza bisogno di modifiche purché il se sarebbe logico immagazzinare parte dell’idrogeno di Lingen in
contenuto di idrogeno resti inferiore al 25 per cento circa. una di queste caverne, a oltre 1000 metri di profondità. Già oggi in
A Cappelle-la-Grande, Engie esegue questa miscelazione da Stati Uniti, nel Texas e nel Regno Unito si stoccano grandi masse
oltre un anno senza incidenti od opposizioni, come racconta la di idrogeno nelle grotte.
project manager Hélène Pierre. E spiega che l’accettazione da par- Nowega immagina inoltre una rete di gasdotti lunga 3200 chi-
te delle persone è merito anche di un monitoraggio approfondi- lometri, che potrebbe raggiungere la maggior parte di acciaierie,
to, che dimostra come nelle case dove si usa la miscela l’aria sia più raffinerie e stabilimenti chimici in Germania. Il piano si basa sulla
pulita; l’aggiunta dell’idrogeno – osserva – migliora la combustio- riconversione delle condotte per gas naturale che in origine era-
ne del gas negli elettrodomestici, riducendo i livelli di sostanze no state costruite per trasportare il «gas di città», ricco di idrogeno
inquinanti, come il monossido di carbonio, che si creano quando il e ricavato dal carbone, che era diffuso in Europa fino agli anni ses-
gas naturale non brucia completamente. santa. I gasdotti che storicamente tolleravano l’idrogeno al 50 per
In Europa la prossima ondata di progetti con l’idrogeno rinno- cento – commenta Heunemann – si dovrebbero usare senza pro-
vabile potrebbe spingere la crescita della produzione. In Francia blemi anche «per l’idrogeno al 100 per cento».
e in Germania alcuni consorzi industriali cercano finanziamenti e
autorizzazioni per celle elettrolitiche da 100 megawatt, dieci vol- Il futuro è incerto
te più grandi rispetto alla più grande oggi in funzione. Due enor- L’interesse crescente per l’idrogeno rinnovabile non riguar-
mi progetti di elettrolizzatori stanno richiedendo il sostegno del da solo l’Europa. Il Giappone ha in programma per i prossimi de-
governo per stimolare un’economia regionale basata sull’idroge- cenni uno spostamento verso una «società dell’idrogeno», inseri-
no nella zona di Lingen, una città nel nord-ovest della Germania ta nella politica energetica ufficiale fin dal 2014. Il paese dovrebbe
che ospita un paio di raffinerie petrolifere. cominciare a raggiungere uno dei suoi primi obiettivi – la dimo-
A offrire un modello per una rete nazionale dell’idrogeno po- strazione di una tecnologia in grado di importare l’idrogeno effi-
trebbe essere un progetto cui partecipano Enertrag, una grande cacemente – nel 2020, trasportando con petroliere l’idrogeno gri-
azienda di servizi, e varie tra le principali società energetiche e di gio dal Brunei, una piccola nazione ricca di gas situata nel Borneo.
ingegneria tedesche. Il progetto si basa sull’infrastruttura del gas In Australia, partiti politici rivali stanno mettendo a punto pro-
già esistente, ma non per la miscelazione. L’idea invece è ricon- getti concorrenti per esportare idrogeno in Giappone. A dicem-
vertire gasdotti inutilizzati per trasportare l’idrogeno rinnovabi- bre 2019 i ministeri dell’energia dei vari Stati e territori australiani
le alle raffinerie locali, come anche a una centrale elettrica e addi- hanno adottato una strategia nazionale per l’idrogeno, e il gover-
del MIT e secondo segretario dell’energia per Obama, auspica che Hydrogen Roadmap Europe. Fuel Cells and Hydrogen Joint Undertaking,
la California non si faccia sfuggire il «valore enorme» offerto dall’i- febbraio 2019.
drogeno rinnovabile e da altri combustibili a basse emissioni. Lo The Future of Hydrogen: Seizing Today’s Opportunities. Rapporto sulla
studio conclude che senza di loro, per la California potrebbe esse- tecnologia, International Energy Agency, giugno 2019.
re impossibile raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. Economia all’idrogeno. Wald M.L., in «Le Scienze» n. 430, giugno 2004.
www.lescienze.it Le Scienze 47
NEUROSCIENZE
Mappe neurali
per orientarsi
nella vita
Circuiti neurali che tracciano la nostra posizione
nello spazio e nel tempo svolgerebbero anche un ruolo vitale
nel determinare i nostri rapporti con gli altri
S
pesso ci dicono che nella vita non ci sono scorciatoie. Ma
il cervello, anche quello di un topo, è cablato in modo da
ignorare completamente il monito. Quest’organo, in effet-
ti, incarna una macchina per scoprire scorciatoie. Il primo
segno che il cervello ha un talento per la scoperta di strade
alternative fu descritto nel 1948 Edward Tolman, dell’Università della Ca-
lifornia a Berkeley.
Tolman eseguì un esperimento singolare: un topo pare del tavolo. Dopo incursioni di pochi centimetri
affamato correva attraverso un tavolo circolare ed en- in alcuni di essi, il topo scelse infine di correre fino in
trava in un passaggio stretto e buio; il roditore girava fondo al percorso numero sei, quello che conduceva
a sinistra, poi a destra e poi ancora a destra, per affret- direttamente al cibo.
tarsi quindi verso l’estremità di una stretta striscia be- Prendere la strada diretta verso una ciotola di ci-
ne illuminata dove, finalmente, lo aspettava una cio- bo senza esperienze precedenti potrebbe sembra-
tola di cibo. Nessuna scelta da fare: l’animale doveva re un compito banale, ma per gli psicologi comporta-
seguire l’unico tortuoso percorso disponibile. E così mentali dell’epoca il successo del topo nell’orientarsi
fece, più e più volte, per quattro giorni. fu un’impresa notevole. All’epoca la scuola ufficiale
Il quinto giorno, mentre correva di nuovo attra- in materia di apprendimento animale sosteneva che
Illustrazione di Richard Borge
verso il tavolo dritto verso il passaggio, urtò contro il comportamento del topo nel labirinto si limitasse
un ostacolo: il percorso era bloccato. Tornò indietro e ad associazioni tra lo stimolo e la risposta: quando gli
cominciò a cercare alternative, ma il tavolo, da roton- stimoli ambientali generavano affidabilmente una ri-
do che era, nottetempo era stato trasformato in una sposta efficace, le connessioni neurali che rappresen-
specie di arena. Ora, invece di uno solo, di percorsi tano l’associazione si rafforzavano.
da esplorare ce n’erano 18, che si irradiavano da ogni Secondo questa teoria, il cervello opera come una
Le Scienze 49
centralina telefonica che conserva solamente le connessioni affi- Matthew Schafer, dottorando in neuroscienze alla
dabili tra le chiamate in arrivo dagli organi di senso e i messaggi in Mount Sinai Icahn School of Medicine di New York,
uscita ai muscoli. Ma la centralina comportamentale non spiegava studia i meccanismi neurali della cognizione sociale nel
la capacità di scegliere correttamente una scorciatoia, così su due cervello.
piedi, senza avere prima provato quella specifica strada. Le scor-
ciatoie, e molte altre affascinanti osservazioni simili, hanno ali- Daniela Schiller è professoressa associata di neuroscienze e
mentato una scuola di pensiero alternativa, promossa da teorici, psichiatria alla Mount Sinai Icahn School of Medicine, dove
secondo i quali, nel corso dell’apprendimento, nel cervello del to- studia i meccanismi neurali alla base del controllo emotivo
po si consolida una mappa. Tolman, uno degli ispiratori di questa che servono per adattarsi ai mutamenti ambientali.
scuola di pensiero, coniò il termine mappa cognitiva.
Secondo Tolman, il cervello non si limita a imparare associazio-
ni dirette tra stimoli. In effetti, queste associazioni sono spesso la- Nella vicina corteccia entorinale, una regione connessa all’ip-
bili, rese obsolete dai cambiamenti nell’ambiente. Come gli psico- pocampo, il gruppo guidato da Edvard Moser e May-Britt Moser,
logi hanno imparato nei decenni trascorsi dagli studi di Tolman, già visiting fellow nel laboratorio di O’Keefe, scoprirono neuro-
il cervello costruisce, archivia e usa anche mappe mentali. Que- ni molto simili alle cellule di posizione. Anche queste cellule sca-
sti modelli del mondo ci permettono di orientarci nell’ambiente ricavano quando l’animale si trovava in posizioni specifiche. Ma,
circostante, anche in luoghi complessi e mutevoli, permettendo a differenza delle cellule di posizione, ciascuna di queste cellule
all’occorrenza la flessibilità per usare scorciatoie o deviazioni. Il appena scoperte manifestava il picco di attività con regolarità in
topo affamato degli esperimenti di Tolman deve aver ricordato la molteplici posizioni. Quando erano abbinati alla posizione dell’a-
posizione del cibo, ricavata dall’angolo verso di esso, e scelto la via nimale, gli schemi di attività di queste grid cell, o cellule griglia,
che lo avrebbe condotto più probabilmente alla meta. In parole assumevano l’aspetto di triangoli equilateri molto regolari. Come
povere, deve avere costruito un modello dell’ambiente. un’unità di misura spaziale, queste cellule scaricavano quando un
Questa costruzione di modelli, o creazione di mappe, si esten- animale attraversava i vertici dei triangoli. La scoperta di questi ti-
de oltre lo spazio fisico. Ci sarebbero mappe mentali anche al cuo- pi cellulari suscitò entusiasmo, per via del quadro emergente di
re di molte capacità tipicamente «umane», come la memoria, l’im- come il cervello controlla la navigazione. Le cellule di posizione
maginazione, le inferenze, il ragionamento astratto e persino la e le cellule griglia offrivano un mezzo per localizzare se stessi nel-
dinamica delle interazioni sociali. I ricercatori hanno cominciato lo spazio e per determinare distanza e direzione. Questi strumen-
a studiare se le mappe mentali documentano quanto un individuo ti di navigazione sono essenziali per costruire le mappe mentali.
è distante da un altro, o vicino, e dove si trova quell’individuo nel- Per inciso, nel 2014 O’Keefe e i coniugi Moser ricevettero il pre-
la gerarchia sociale di un gruppo. Ma come fa il cervello a creare le mio Nobel per la medicina proprio per i loro studi su cellule di po-
mappe che ci permettono di orientarci nel mondo? sizione e cellule griglia.
Un’ampia varietà di informazioni è utile per creare una map-
Una mappa spaziale pa del genere, e il sistema ippocampo-entorinale ne codifica buo-
I primi indizi di una base neurale delle mappe mentali risalgo- na parte. Scoprire la posizione di un obiettivo fisico è un esempio:
no agli anni settanta. Studiando l’ippocampo dei roditori, John mentre un animale naviga verso di esso, alcuni neuroni dell’ippo-
O’Keefe e il suo allievo Jonathan Dostrovsky, dello University Col- campo scaricano in base alla direzione e alla distanza per raggiun-
lege di Londra, scoprirono una particolare classe di neuroni che si gerlo. Le cellule aumentano la propria frequenza di scarica quan-
attivavano quando i topi occupavano posizioni specifiche nel lo- do l’animale si avvicina all’obiettivo.
ro ambiente. Alcuni di questi neuroni scaricavano quando l’ani- Ora anche altre cellule rientrano nel quadro. Una popolazione
male era in una particolare posizione; altri si attivavano quando specifica di cellule «della ricompensa» codifica posizioni di ricom-
si spostava nel punto successivo lungo la strada che stava percor- pensa in ambienti differenti, e così fornisce il segnale per guida-
rendo, come se le cellule fossero specializzate nel rilevare la po- re la navigazione dell’animale (immaginate una «X» che evidenzi
sizione del topo nello spazio. Collegando sequenze di queste pla- il punto del tesoro sulla mappa di un pirata). Altre cellule rileva-
ce cell, o cellule di posizione, i ricercatori riuscirono a ricostruire no la velocità e la direzione, agendo così da tachimetri e da bussole
la traiettoria esplorativa di un animale. Studi svolti nei decenni se- che calcolano il progresso dell’animale mentre si sposta attraverso
guenti hanno confermato l’esistenza di cellule di posizione in altri l’ambiente. Cellule specifiche, che segnalano le posizioni di pun-
animali, incluso l’uomo, e chiarito molte loro proprietà. Strada fa- ti di riferimento nell’ambiente circostante, servono da riferimento
cendo, sono emersi vari tipi cellulari, ciascuno dei quali contribui- per correggere errori nella traiettoria dell’animale. Una mappa de-
sce in modo esclusivo alla codifica delle rappresentazioni spazia- ve avere anche dei confini: cellule che scaricano più intensamente
li nel cervello. quando l’animale si avvicina al perimetro della mappa.
IN BREVE
Come fanno gli animali, dai topi percorsi migliori a partire da Modelli cognitivi dell’ambiente emergenti che le mappe siano
all’uomo, a intuire le scorciatoie un modello interiorizzato potrebbero essere essenziali in implicate nel rilevare la dinamica
spostandosi da un luogo a un altro? dell’ambiente. processi mentali come la memoria e delle relazioni sociali, vale a dire
Gli scienziati hanno scoperto la Lo spazio fisico non è l’unica l’immaginazione, nelle inferenze quanto sono distanti, oppure vicini,
presenza di mappe mentali nel cosa che viene tracciata nell’attività e nel ragionamento astratto. gli individui tra loro e qual è la loro
cervello che aiutano a raffigurarsi i cerebrale di creazione di mappe. Più interessanti sono le prove posizione nelle gerarchie di gruppo.
Astrazione crescente
e
Spazio fisico I f
Informazione
i socia
sociale
ia nello spazio
o fisico Spazio
Spaz
z o socia
zi sociale
ale
M i e
Maggiore
Soggetto
Soggett
getto
to
P
Potere
y y
Minore
x x i
Vicino Affiliazione
Affili i Distante
Quanto all’uomo, il significato di una simile abbondanza di tipi scariche se, per esempio, varia la lunghezza di un compito. Alcu-
cellulari sembra chiaro: il cervello ha la responsabilità di conosce- ne cellule del tempo codificano anche lo spazio. In effetti, nel cer-
re la posizione di casa o del lavoro, dei muri e dei vicoli ciechi, del vello lo spazio fisico e quello temporale potrebbero essere legati.
negozio preferito o del supermercato all’angolo. È ancora un mi- La scoperta dell’importanza di queste aree cerebrali dedicate
stero come queste informazioni siano elaborate in una mappa coe- allo spazio e al tempo non è stata una completa sorpresa: da tempo
rente. Ma queste cellule sembrano fornire l’elenco di elementi di gli psicologi sospettavano che le cose stessero così.
una cartografia neurale. Tuttavia il sistema ippocampo-entorina- Nel 1953 Henry Molaison fu sottoposto a resezione bilaterale
le è più di un disegnatore di mappe, e le mappe sono più di un mo- dell’ippocampo, per ridurre gli attacchi epilettici estremi che ave-
do per localizzare se stessi nello spazio: usandole, avviene una pia- vano sconvolto la sua vita. L’intervento represse con successo gli
nificazione attiva. attacchi, ma – conosciuto per decenni solo dalle iniziali H.M. – di-
Quando raggiunge uno snodo in un labirinto che gli è familiare, ventò uno dei casi più celebri nella storia delle neuroscienze.
un topo farà una pausa mentre si attivano sequenze di scarica di Ricordava buona parte delle esperienze risalenti a prima dell’in-
cellule di posizione correlate a opzioni differenti: come se l’anima- tervento: persone che conosceva e ricordi culturali e politici. Ma
le stesse considerando le scelte. L’uomo impiega processi simili. dopo l’intervento la sua capacità di formare quei ricordi espliciti fu
Fonte: “Navigating Social Space,” By Matthew Schafer and Daniela Schiller, In Neuron, vol. 100; October 24, 2018
Ricerche su volontari che navigavano in ambienti virtuali mentre pressoché nulla. Tuttavia, alcune forme di apprendimento e di me-
il loro cervello era osservato con la risonanza magnetica funziona- moria rimasero intatte: poteva imparare ancora alcune nuove abi-
le hanno rivelato che l’ippocampo si attiva in modo coerente con lità, con un esercizio sufficiente. I suoi ricordi di persone, fatti ed
la pianificazione spaziale: valutare e pianificare percorsi. eventi nuovi svanivano invece immediatamente.
La pianificazione avviene anche nel sonno. Sequenze di attivi- Osservando Molaison, i neuroscienziati scoprirono che l’ippo-
tà delle cellule di posizione si riattivano nel sonno per riprodurre il campo era essenziale per formare i ricordi episodici che registra-
passato o per simulare il futuro. Senza la capacità di simulare nuo- no fatti ed eventi. Fu un’esplosione di ricerche sul ruolo dell’ip-
vi comportamenti dovremmo esplorare molteplici alternative nel pocampo nella memoria episodica, per lo più in parallelo a studi
mondo reale prima di decidere quale azione intraprendere. Sarem- sulle sue funzioni di mappa.
mo degli empiristi permanenti, capaci di agire soltanto per osser- Le scoperte sui ruoli dell’ippocampo e della corteccia entori-
vazione diretta. Invece, le simulazioni offline ci permettono di im- nale nella navigazione spaziale e nella memoria episodica furo-
maginare possibilità senza sperimentarle direttamente. no significative per almeno un paio di ragioni. Gli studi sulla na-
vigazione spaziale nei roditori segnarono la prima volta in cui una
Viaggio nel tempo mentale funzione cognitiva di ordine superiore – che andava oltre i proces-
Tempo e spazio sono strettamente legati. È difficile parlare del si sensoriali elementari – corrispondeva a chiari correlati neurali.
tempo senza usare una metafora spaziale: il tempo «scorre» men- H.M. ci mostrò che esistevano molteplici tipi di memoria alimen-
tre lo «attraversiamo»; guardiamo «in avanti» al futuro e «indie- tati da sistemi neurali almeno in parte differenti, e che l’ippocam-
tro» al passato. Lo stesso sistema ippocampo-entorinale registra il po aveva un ruolo centrale nella formazione e nell’archiviazione
movimento nel tempo. Ricerche svolte soprattutto nel laborato- di nuovi ricordi episodici.
rio di Howard Eichenbaum, all’Università di Boston, hanno rive- Queste scoperte suggerivano che i meccanismi di navigazio-
lato neuroni nel sistema ippocampo-entorinale che codificano il ne spaziale e temporale fossero alla base della memoria episodi-
decorso temporale della esperienza di un animale. Le cellule del ca. Questa sintesi è spiegata forse meglio dal costrutto teorico che
tempo scaricano in momenti successivi, ma non segnano il tem- Tolman aveva proposto decenni prima: la memoria episodica e
po in modo semplice, come un orologio; segnano invece il conte- anche la navigazione spaziale rifletterebbero la formazione e l’u-
sto temporale, allungando o comprimendo la durata delle proprie so di mappe cognitive da parte del cervello.
www.lescienze.it Le Scienze 51
COME NASCE UNA MAPPA
La cartografia
cognitiva è fisica
Ippocampo
Posizioni che
inducono la e sociale
scarica delle
(sede delle Il cervello forma l’idea di amico o di nemico unendo diverse caratteri-
cellule di
cellule di posizione stiche sociali da ricordi che localizzano la propria posizione. Secondo
posizione) quanto suggeriscono le ricerche, queste memorie possono essere poi
Corteccia Posizioni che
entorinale inducono la
usate per collocare una persona in una gerarchia sociale che evidenzia,
(sede delle scarica per esempio, dove si trova in relazione ad altri.
cellule griglia) delle cellule
griglia
Il salto alle mappe sociali
Cellule di posizione e cellule griglia All’angolo svolta a destra e prosegui fino a destinazione. Costruire una
Le cellule di posizione individuano le posizioni. Ciascuna cellula scarica mappa dell’ambiente fisico è compito delle cellule di posizione e delle
quando si raggiunge un particolare punto su una mappa mentale. Una cellule griglia. Ma il cervello potrebbe usare queste cellule anche per
cellula griglia si attiva quando un animale attraversa i vertici di triangoli costruire mappe dell’ambiente sociale: localizzando un conoscente che
sovrapposti a una mappa mentale. Lo schema di attivazione dei triangoli si avvicina ma perde potere in una relazione.
aiuta gli animali a calcolare direzione e distanza percorsa lungo un tragitto.
Navigazione fisica Navigazione
Na
a ga
avigazione
avigazione soc
sociale
y Ma
aggiore
Soggetto
Sogg
gg
g o
ge
getto
e
Potere
inore
Minore
x Vicina Distante
Distante
Affiliazione
Fonti: Scientific Background: The Brain’s Navigational Place and Grid Cell System, di Ole Kiehn e Hans Forssberg, con illustrazioni di Mattias Karlen.
Le mappe non sono ritratti accurati del mondo in tutta la sua Doeller, del Max-Planck-Institut für Kognitions- und Neurowis-
complessità. Piuttosto, sono rappresentazioni di relazioni, vale a senschaften di Lipsia, e di Neil Burgess, dello University Colle-
dire distanze e direzioni tra posizioni, e tra ciò che esiste in quel- ge di Londra, che avevano rivelato per primi una rappresentazio-
le posizioni. Le mappe riducono una quantità vertiginosa di infor- ne a griglia entorinale in persone che navigavano in un labirinto
Nobelprize.org; Navigating Social Space,” di Matthew Schafer e Daniela Schiller, in «Neuron», Vol. 100, 24 ottobre 2018
mazioni del mondo reale a un modello semplice, di facile lettura, virtuale. Per le relazioni sia fisiche che astratte l’organizzazione
utile per una navigazione efficace e flessibile. a griglia è molto efficiente: rende più prevedibili i collegamen-
I tipi cellulari citati in precedenza (cellule di posizione, cellu- ti di luoghi o di concetti, aumentando la rapidità delle inferenze
le griglia, cellule dei confini) cucirebbero insieme questi elemen- su queste relazioni. Come per lo spazio fisico, questa organizza-
ti correlati in una mappa mentale che poi altre regioni cerebrali zione delle informazioni permette di inferire scorciatoie: relazio-
possono leggere per guidare la «navigazione», che sfocerà in una ni tra idee o forse analogie, stereotipi e persino alcuni aspetti della
presa di decisioni adattativa. La mappatura permette di inferire creatività potrebbero dipendere da tali inferenze.
relazioni, persino quando non sono state sperimentate. Permet-
te anche alle scorciatoie mentali di andare oltre l’ambito dei domi- Mappe di persone
ni spaziale e temporale. In effetti, il ragionamento usando concetti La progressione dal mondo fisico a quello astratto si ripercuo-
astratti potrebbe dipendere da alcuni di questi stessi fondamen- te sul modo in cui il cervello rappresenta le relazioni sociali. Fram-
ti neurali. menti vari di conoscenze su un’altra persona sono distillati nel
In un esempio di questa nuova linea di indagini, Alexandra concetto di quell’individuo. Quando vediamo una fotografia di
Constantinescu, Jill O’Reilly e Timothy Behrens, dell’Università di qualcuno, oppure udiamo o leggiamo il suo nome, si attivano le
Oxford, hanno chiesto a volontari di imparare associazioni di sim- stesse cellule ippocampali, indipendentemente dai dettagli senso-
boli differenti con disegni di uccelli stilizzati, con varie lunghezze riali dello stimolo, come il celebre «neurone di Jennifer Aniston»
del collo e delle zampe. Un uccello dal collo lungo ma dalle zampe descritto da Itzhak Fried e colleghi dell’Università della California
corte, per esempio, potrebbe essere collegato all’immagine di una a Los Angeles. Queste cellule ippocampali sono preposte a rappre-
campana, mentre un uccello con un collo corto e zampe lunghe a sentare concetti di individui specifici.
un orsacchiotto di peluche. Questi collegamenti hanno creato uno Altre cellule ippocampali rilevano la posizione fisica di altre
spazio di associazioni bidimensionale. Benché le neuroimmagini persone e sono dette social place cell, cellule di posizione socia-
con la risonanza magnetica siano troppo approssimative per rive- le. In un esperimento di David Omer, della Hebrew University di
lare le cellule a griglia nel cervello umano, l’acquisizione di imma- Gerusalemme, di Nachum Ulanosky, del Weizmann Institute of
gini durante il test ha rilevato comunque uno schema di attivazio- Science a Rehovot, sempre in Israele, e colleghi, alcuni pipistrel-
ne a griglia nella corteccia entorinale. li osservavano loro simili che navigavano in un semplice labirinto
Questi risultati si aggiungono a studi precedenti di Christian per raggiungere un premio. Il compito di un pipistrello osservato-
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COSMOLOGIA
Una crisi
cosmica
Due misurazioni della velocità a cui si espande
l’universo danno risultati diversi,
ma non possono essere entrambe corrette.
C’è qualcosa che non va, ma che cosa?
di Richard Panek
Le Scienze 55
Richard Panek è autore di Il 4% dell’universo (Codice,
2012), vincitore di una Guggenheim Fellowship
in Science Writing. Il suo libro più recente è Il mistero
sotto i nostri piedi (Raffaello Cortina, 2020).
V
erso la fine del Novecento, il modello cosmologico standard sembrava
completo. Pieno di misteri e ricco di aree fertili per ulteriori ricerche,
certo, ma nel complesso pareva solido: l’universo è formato per cir-
ca due terzi da energia oscura (qualcosa di misterioso che accelera l’e-
spansione dell’universo), forse per un quarto da materia oscura (qual-
cosa di misterioso che determina l’evoluzione della struttura nell’universo) e per il 4 o 5
per cento da materia «ordinaria» (quella di cui siamo fatti noi, i pianeti, le stelle, le galassie
e tutti gli altri oggetti che, fino a pochi decenni fa, credevamo costituissero l’universo nella
sua interezza). Tutto tornava.
Un attimo, non corriamo troppo. Letteralmente, perché il pro- ni dall’universo recente all’indietro ne rivelano un altro. Questo ti-
blema è proprio nella velocità a cui si muove tutto. po di situazione non è raro in ambito scientifico; di solito scompare
Negli ultimi anni è emersa una differenza tra due modi di mi- a un esame più attento, e negli ultimi dieci anni i cosmologi non se
surare il tasso di espansione dell’universo, un valore chiamato co- ne sono crucciati proprio supponendo che sarebbe scomparsa in
stante di Hubble (H0). Le misurazioni che iniziano dall’univer- questo modo. Invece la differenza è peggiorata, anno dopo anno,
so odierno e procedono all’indietro verso fasi sempre più antiche via via che ogni serie di misurazioni diventava sempre più intratta-
hanno trovato in modo coerente un certo valore per H0. Le misu- bile. Adesso è emersa un’opinione condivisa sul problema.
razioni che partono dalle prime fasi dell’universo e procedono in Nessuno dice che l’intero modello cosmologico standard sia
avanti, invece, prevedono coerentemente un valore diverso, che sbagliato. Ma c’è qualcosa che non va, forse nelle osservazioni o
suggerisce che l’universo si stia espandendo più velocemente di forse nell’interpretazione delle osservazioni, sebbene entram-
quanto pensassimo. be le possibilità siano improbabili. Rimane un’ultima opzione, al-
La differenza è matematicamente sottile ma, come succede trettanto improbabile ma sempre meno impensabile: che qualco-
spesso per le sottili differenze matematiche ingigantite dalla sca- sa non vada nel modello cosmologico stesso.
la spazio-temporale dell’universo, significativa a livello cosmico.
Conoscere il vero tasso di espansione dell’universo permette ai co- Un programma in due numeri
smologi di estrapolare all’indietro nel tempo per determinare l’età Per la stragrande parte della storia umana lo «studio» delle no-
dell’universo, e di estrapolare in avanti per capire quando, secon- stre origini cosmiche era costituito solo dal mito, con le sue varia-
do la teoria attuale, lo spazio tra le galassie sarà diventato così vasto zioni sul tema del «in principio». Nel 1925 l’astronomo statuniten-
che il cosmo sembrerà una distesa vuota oltre i nostri immediati se Edwin Hubble lo portò verso l’empirismo, quando annunciò di
dintorni. Un valore corretto di H0 potrebbe anche aiutare a chiari- aver risolto il mistero secolare dell’identità delle chiazze sfuma-
re la natura dell’energia oscura che alimenta l’accelerazione. te in cielo che gli astronomi chiamavano «nebulose». Le nebulose
Finora le misurazioni dell’universo primordiale che procedono erano formazioni gassose che risiedevano nella volta stellata? In
in avanti prevedono un certo valore per H0, mentre le misurazio- tal caso forse questa volta celeste, che si estendeva fin dove i più
IN BREVE
Gli astronomi hanno ripetutamente conflitto che è apparentemente valore. L’altra strategia, che sfrutta nessun ricercatore sa quali possano
calcolato il tasso di espansione insanabile. il bagliore residuo del big bang, ne essere. Un’altra possibilità è che il
dell’universo – la costante di Hubble Un metodo, che si basa su trova un altro. conflitto tra i valori dei due metodi
– con due tecniche diverse. Queste stelle e supernove dell’universo La differenza è forse dovuta a derivi da fenomeni ancora non
misurazioni hanno portato a un relativamente recente, arriva a un problemi sperimentali, tuttavia scoperti: una «nuova fisica».
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LO SCENARIO
Big bang
ESA e collaborazione PLANCK (CMB da Planck); NASA e WMAP Science Team (dettaglio CMB da WMAP); fonte: The Carnegie-Chicago Hubble Program. VIII. An Independent Determination
alcuni tipi di esplosioni stellari
dette supernove di tipo Ia. base dei calcoli del primo passo ed è
Gli astronomi calibrano calibrata rispetto alla luminosità apparente
of the Hubble Constant Based on the Tip of the Red Giant Branch, di Wendy L. Freedman e altri, in «Astrophysical Journal», Vol. 882, n. 1, 29 agosto 2019 (grafico risultati divergenti)
queste due diverse tecniche di una supernova vicina.
usando galassie vicine che
ospitano sia Cefeidi sia Terzo passo: la posizione della supernova
supernove di tipo Ia. nella galassia distante è determinata sulla
base di calcoli del secondo passo.
RISULTATI DIVERGENTI
per 3,26 milioni di anni luce)
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sipando la fitta nebbia di protoni ed elettroni liberi e liberando cambiato valutazione. In fisica delle particelle, ha detto, «non lo
spazio a sufficienza affinché i fotoni potessero viaggiare per il co- chiameremmo né tensione né problema, ma piuttosto crisi».
smo. Sebbene la prima immagine del CMB ottenuta dai Bell Labs «D’accordo,» ha detto Riess, concludendo la discussione. «Allo-
fosse una distesa uniforme, i teorici ritenevano che, a una risolu- ra sappiate che ci troviamo in una crisi».
zione più elevata, la radiazione di fondo avrebbe rivelato variazio-
ni di temperatura che rappresentavano i semi di densità che si sa- Tre possibilità
rebbero evoluti nella struttura dell’universo come la conosciamo: A differenza di una tensione, che richiede un allentamento, o di
galassie, ammassi di galassie e superammassi di galassie. un problema, che richiede una soluzione, una crisi richiede qual-
Nel 1992 il Cosmic Background Explorer della NASA, la prima cosa di più: un ripensamento globale. Ma di che cosa? Chi studia la
sonda spaziale che ha studiato il fondo cosmico a microonde, ha costante di Hubble vede tre possibilità.
trovato queste variazioni distintive; nel 2003 una sonda spaziale Una è che qualcosa non vada nel modo in cui studiamo l’uni-
successiva, la Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (WMAP) verso recente. Una «scala delle distanze» cosmiche che si esten-
della NASA, in collaborazione la Princeton University, ha fornito de sempre più lontano nell’universo è solo robusta quanto i gradi-
una risoluzione molto più elevata che ha permesso ai fisici di iden- ni che la formano: le candele standard. Come in ogni osservazione
tificare la dimensione delle onde sonore primitive prodotte dal- scientifica, gli errori sistematici fanno parte dell’impostazione.
la materia primordiale. Come ci si può aspettare da onde sonore Questa possibilità ha scosso il convegno al KITP. All’incontro,
che hanno viaggiato quasi alla velocità della luce per 379.000 an- un gruppo diretto da Wendy L. Freedman, astrofisica ora all’U-
ni, i punti densi nel CMB condividono un raggio comune di cir- niversità di Chicago, che era stata ricercatrice principale del Key
ca 379.000 anni luce. E poiché quei punti sono cresciuti portando Project, ha presentato un risultato in controtendenza. Usando un
all’universo che studiamo oggi, i cosmologi possono usare que- tipo ancora diverso di candela standard – le stelle chiamate giganti
sta dimensione iniziale come «righello standard» con cui misurare rosse che, sul punto di estinguersi, sperimentano un «flash di elio»
la crescita e l’espansione della struttura su larga scala fino ai gior- che ne indica in modo affidabile la luminosità – Freedman e colle-
ni nostri. Queste misurazioni, a loro volta, rivelano il tasso dell’e- ghi avevano raggiunto un valore che, come diceva il loro artico-
spansione: la costante di Hubble. lo, «si colloca a metà dell’intervallo definito dall’attuale tensione
La prima misurazione di H 0 effettuata grazie a WMAP, nel di Hubble»: 69,8 ± 0,8, un risultato che non offre una sovrapposi-
2003, è stata di 72 ± 5. Perfetto. Il nume-
ro corrispondeva esattamente al risulta-
to del Key Project, con l’ulteriore vantag- Se la fonte della tensione non è nelle osservazioni
gio di un intervallo d’errore più ristretto.
Ulteriori risultati di WMAP sono stati leg-
dell’universo, i cosmologi non hanno molta altra
germente inferiori: 73 nel 2007, 72 nel scelta se non seguire l’opzione di una nuova fisica
2009, 70 nel 2011. Nessun problema, pe-
rò: l’errore per le misurazioni SH0ES e
WMAP continuava a sovrapporsi nell’intervallo 72-73. Giunti al zione rassicurante con i margini di errore di SH0ES o di Planck. Il
2013, tuttavia, i due margini si sfioravano appena. In quel momen- tempismo con cui è stata presentata la ricerca è sembrato una pro-
to il risultato più recente di SH0ES dava una costante di Hubble di vocazione ad alcuni dei presenti che si occupavano dell’universo
74 ± 2, mentre il risultato finale di WMAP mostrava un valore di recente. I ricercatori di SH0ES, in particolare, hanno avuto poca
70 ± 2. Ma non c’era ancora da preoccuparsi: i due metodi pote- opportunità di digerire i dati (cosa che hanno cercato di fare la se-
vano concordare su 72. Sicuramente i risultati di uno dei approcci ra stessa della presentazione a cena), tanto meno di decidere co-
avrebbero cominciato a tendere verso quelli dell’altro via via che me rispondere.
metodi e tecnologia miglioravano, magari già appena fossero stati Appena tre settimane dopo, però, hanno reso pubblico un ar-
disponibili i primi dati dell’osservatorio spaziale Planck, il succes- ticolo di risposta. Il metodo usato dal gruppo di Freedman «è una
sore di WMAP realizzato dall’Agenzia spaziale europea. candela standard promettente per misurare distanze extragalatti-
I dati sono arrivati nel 2014: 67,4 ± 1,4. L’errore non si sovrap- che», esordiscono gli autori diplomaticamente, prima di sviscera-
poneva più, non ci andava nemmeno vicino. I successivi dati di re gli errori sistematici che a loro avviso gravano sui risultati del
Planck si sono dimostrati impietosi come quelli di SH0ES. Il valore gruppo. L’interpretazione preferita da Riess e colleghi dei dati del-
di Planck per la costante di Hubble è rimasto 67, mentre il margine le giganti rosse riportava la costante di Hubble a un valore ben
di errore scendeva a 1 e poi, nel 2018, a una frazione di 1. all’interno dei confini precedenti: 72,4 ± 1,9.
«Tensione» è il termine che si usa per una situazione del gene- Freedman dissente con veemenza da questa interpretazio-
re, come nel titolo di un convegno al Kavli Institute for Theore- ne: «È sbagliata», afferma. «Hanno frainteso il metodo, e sì che
tical Physics (KITP) a Santa Barbara, in California, l’estate scor- gliel’abbiamo spiegato in diversi incontri».
sa: Tensions between the Early and the Late Universe (Tensioni tra All’inizio di ottobre del 2019, in occasione di un altro incontro
l’universo primordiale e quello recente). Il primo oratore è stato sulla «tensione», la diatriba ha preso una svolta personale quando
Riess, e alla fine del suo intervento si è rivolto a un altro Nobel tra Barry Madore, collaboratore e marito di Freedman, ha mostrato in
i presenti, David Gross, fisico delle particelle ed ex direttore del un presentazione la testa di Riess in una ghigliottina. L’immagine
KITP, chiedendogli che cosa ne pensasse: abbiamo una «tensione» faceva parte di una metafora scientifica centrata sul ceppo del bo-
o abbiamo un «problema»? ia e in seguito Madore ha detto che mostrare la testa di Riess era
Gross ha sottolineato che queste distinzioni sono «arbitrarie», uno scherzo. Ma Riess era tra il pubblico, e basti dire che nella suc-
per poi concludere: «Penso che lo possiamo chiamare problema». cessiva pausa caffè si è svolta, su richiesta di molti partecipanti,
Venti minuti dopo, alla chiusura delle domande dal pubblico, ha una discussione sui codici di condotta professionali.
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COSMOLOGIA
Viviamo
in un universo
curvo?
La maggior parte dei cosmologi ritiene che l’universo
sia piatto, ma nuove analisi dei dati sulla struttura
del cosmo mettono in dubbio questa visione
di Andrea Capocci
IN BREVE
incontrano e la somma degli angoli interni di un il cosmo dall’epoca immediatamente successiva al big
qualsiasi tipo di triangolo fa sempre 180 gradi. bang, indicherebbe che viviamo in un universo curvo.
Questo modello dipende da parametri come la Nei prossimi anni, diversi progetti di ricerca
densità di materia ed energia oscure o la velocità di verificheranno la solidità del modello cosmologico
espansione del cosmo, il cui valore è stato misurato standard.
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Andrea Capocci è fisico teorico. Dopo aver svolto
attività di ricerca in Svizzera e in Italia, oggi lavora
come giornalista scientifico per il quotidiano «il
Manifesto» e per diverse testate on line.
di carta, la Terra appare piatta e la sua geometria euclidea. Solo su uguale in ogni punto. Le configurazioni compatibili con il prin-
distanze maggiori possiamo renderci conto che la Terra è una sfe- cipio cosmologico sono poche. Immaginarle in uno spazio tridi-
ra e che rette e triangoli rispettano regole diverse. mensionale è difficile, ma limitandosi a due dimensioni è possibile
Allo stesso modo, nella vita quotidiana la luce sembra seguire visualizzarle.
le regole della geometria euclidea. Ma su scale più grandi, come In due dimensioni, l’universo euclideo corrisponde a un foglio
la distanza tra le Iadi e la Terra, pari a 151 anni luce, è possibile os- perfettamente piatto di estensione infinita. Le geometrie non eu-
servare piccole distorsioni. Su distanze ancora maggiori la luce clidee a curvatura costante possono avere solo due forme. Una è
potrebbe rispettare la geometria euclidea, salvo deviazioni locali la superficie di una sfera, ed è detta «chiusa» perché muovendo-
Radiazione
cosmica
di fondo, circa
380.000 anni
dopo il big bang
Fotone
Universo attuale
si lungo una direzione dopo un po’ si torna al punto di partenza. fisico sovietico nacque la teoria del big bang. Per capire la geome-
L’altra è simile a una sella: in questo caso si parla di una superficie tria e l’evoluzione dell’universo, non rimaneva che stimare i pa-
curva ma «aperta» perché, come nel caso del piano, seguendo una rametri delle equazioni di Friedmann, prime fra tutti la densità di
direzione ci si allontana indefinitamente dalla posizione iniziale massa e di energia.
(si veda l’illustrazione a p. 66).
Come capì per primo il fisico sovietico Aleksandr Alexandro- Due questioni oscure
vich Friedmann, è la densità di massa ed energia a determinare se A quasi un secolo di distanza, natura e densità della materia e
l’universo sia chiuso oppure aperto. Nel 1922 Friedmann elaborò dell’energia contenute nell’universo sono ancora tra gli inter-
un modello dinamico ipotizzando che l’universo possa espandersi rogativi principali per la fisica teorica. La quantità della materia
Cortesia ESA e Collaborazione Planck
oppure contrarsi e lo riassunse in due celebri equazioni che pren- ordinaria, cioè quella che forma gli atomi, può essere stimata di-
dono il suo nome. Secondo queste equazioni, la materia con la sua rettamente. Dalle osservazioni emerge che la densità media del-
attrazione gravitazionale rallenta l’espansione dell’universo e, al la materia ordinaria nell’universo è molto bassa, circa la massa di
di sopra di una certa densità critica pari a circa sei atomi di idroge- un protone quando non è in movimento, 1,67 × 10–27 chilogrammi
no per metro cubo, conferisce all’universo una geometria chiusa. ogni 4 metri cubi.
Pochi anni dopo l’astronomo statunitense Edwin Hubble scoprì Tuttavia, la materia ordinaria non è in grado di spiegare le ca-
che l’universo si espande davvero, e l’interesse per il modello di ratteristiche su larga scala dell’universo. Stelle, galassie e ammas-
Friedmann crebbe enormemente. Sulla base delle equazioni del si di galassie si aggregano in formazioni ancora più grandi, fino a
www.lescienze.it Le Scienze 65
formare «super-ammassi», «filamenti», «muri» che possono esten-
dersi per centinaia di milioni di anni luce, cioè migliaia di volte più
grandi della nostra galassia. Solo al di là di questa scala l’universo
può essere considerato davvero omogeneo come prevede il prin-
cipio cosmologico.
Tuttavia, la materia è troppo rarefatta per creare le grandi
strutture cosmiche che osserviamo. Secondo i cosmologi la loro
formazione si spiega con l’esistenza di un’altra forma di materia,
detta «oscura» perché non è visibile ai nostri telescopi, che eserci-
terebbe la forza di gravità necessaria per tenere insieme aggrega-
zioni così grandi. Secondo la teoria, la materia oscura si muove a
velocità molto inferiori a quelle della luce. Dato che nella materia
ordinaria la temperatura di una sostanza è legata alla velocità delle
sue particelle, la materia oscura è detta «fredda».
L’ipotesi della materia oscura spiegherebbe anche la rotazione
anomala delle galassie a spirale scoperta dall’astronoma Vera Ru-
bin tra gli anni settanta e ottanta. Le stelle più esterne di queste
galassie si muovono con la stessa velocità di quelle vicine al bul-
bo centrale. In assenza di materia oscura, in un sistema rotante in
cui è presente solo la forza di gravità i corpi più esterni dovreb-
bero ruotare più lentamente, come suggerì per primo Keplero nel
Seicento osservando il sistema solare. La presenza della materia
oscura intorno alle galassie risolverebbe questo enigma.
E non è finita qui. Alla fine degli anni novanta, osservando su-
pernove distanti, ovvero esplosioni immani di stelle, due gruppi
indipendenti guidati dagli statunitensi Saul Perlmutter, Adam
Riess e Brian Schmidt hanno scoperto un fenomeno sorprenden-
te. Malgrado la materia tenda ad aggregarsi sotto l’azione della
forza di gravità, l’universo non sta collassando su se stesso, anzi:
l’espansione dell’universo sta accelerando. Secondo i cosmologi,
questa accelerazione è causata da un’ulteriore forma di energia, strutture in varie epoche dell’universo. Il modello non è perfetto,
chiamata «energia oscura» perché la sua natura è ancora misterio- ci sono incongruenze. Per esempio riguardo all’abbondanza di li-
sa, che contrasta la gravità e alimenta l’espansione. L’attuale mo- tio primordiale, che secondo il modello dovrebbe essere tre volte
dello dell’universo prevede approssimativamente che la materia maggiore rispetto a quello osserviamo, o al valore della costante
ordinaria costituisca solo il 5 per cento dell’universo, la materia di Hubble, che determina la velocità con cui le galassie si allon-
oscura il 26 per cento e l’energia oscura il 69 per cento. Con il ri- tanano tra loro al variare della loro distanza. Servirà un lavoro
sultato che il 95 per cento del contenuto dell’universo ci è del tut- notevole per capire se queste incongruenze siano dovute a errori
to ignoto e finora non è mai stato osservato direttamente. osservativi o a lacune del modello».
Oltre all’esistenza di materia ed energia oscure, il modello
Il modello standard della cosmologia ΛCDM ipotizza che l’universo sia «piatto», cioè che la sua geome-
Le equazioni di Friedman insieme alle ipotesi della materia e tria su larga scala rispetti le regole della geometria euclidea. La
dell’energia oscure costituiscono una sorta di «modello standard» densità totale dell’energia nell’universo sia sotto forma di radia-
per la cosmologia. Il modello è indicato con la sigla ΛCDM, dove zione che di materia ordinaria e oscura deve essere proprio quel-
la lettera greca «lambda» (Λ) si riferisce all’energia oscura: Λ era la critica calcolata da Friedmann. Dunque, se nelle osservazioni
il simbolo di una costante cosmologica già introdotta da Einstein emergesse una stima della densità radicalmente diversa, una delle
nella sua teoria dell’universo per contrastare il collasso gravitazio- ipotesi fondamentali del modello ΛCDM e della cosmologia di pre-
nale. «CDM» sta per cold dark matter, la «materia oscura fredda». Il cisione verrebbe a cadere.
modello dipende da parametri come densità di materia ed energia
oscure o la velocità di espansione dell’universo, il cui valore esatto La radiazione cosmica di fondo
è stato misurato sempre più precisamente, interpretando i dati ot- La principale fonte di informazioni sulla struttura su larga scala
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tenuti in osservazioni astronomiche indipendenti tra loro. del cosmo è la cosiddetta «radiazione cosmica di fondo». Si tratta
Questa procedura di approssimazione successiva ha fatto delle onde elettromagnetiche che riempiono l’universo dall’epoca
nascere l’espressione «cosmologia di precisione» o «modello di immediatamente successiva al big bang, un’espressione impro-
concordanza». «Di precisione, perché i parametri del modello so- pria perché suggerisce che l’universo sia iniziato con un’esplo-
no misurati con precisione dell’1 per cento, e in alcuni casi dell’1 sione. L’idea che si sono fatti gli scienziati non prevede nessuno
per mille e oltre», spiega Silvia Galli dell’Institut d’Astrophysique scoppio: riavvolgendo all’indietro il nastro dell’espansione osser-
di Parigi. «Di concordanza – aggiunge Galli – perché questo mo- vata da Hubble, i cosmologi ritengono che circa 14 miliardi di an-
dello descrive con pochi parametri liberi una gamma di osserva- ni fa l’universo occupasse un volume piccolo, denso e caldissimo
zioni impressionante, come l’abbondanza di elio e deuterio, la ra- in cui particelle elementari e onde elettromagnetiche, o «fotoni»,
diazione cosmica di fondo, la distribuzione statistica delle grandi formavano un gas estremamente turbolento. L’espansione causò
il raffreddamento dell’universo e, quando la temperatura arrivò ta sperimentalmente dal fisico tedesco Wilhelm Wien nel 1893, la
tra 3000 e 4000 kelvin, protoni con carica elettrica positiva ed lunghezza d’onda dominante nella radiazione emessa da un corpo
elettroni carichi negativamente iniziarono a formare i primi atomi è inversamente proporzionale alla temperatura del corpo stesso.
neutri. Si tratta della fase della «ricombinazione», avvenuta circa La lunghezza d’onda dominante nella radiazione solare indica che
380.000 anni dopo il big bang. A quel punto i fotoni smisero di la superficie della nostra stella ha una temperatura di circa 6000
interagire con le particelle cariche elettricamente e poterono dif- kelvin (cioè 5700 gradi Celsius). La temperatura della radiazione
fondersi liberamente in ogni direzione. cosmica di fondo è invece 2000 volte inferiore: circa 3 kelvin. Co-
La dilatazione dello spazio è poi proseguita mentre nell’uni- me è stato stabilito nel 1993 dalla missione Cosmic Background Ex-
verso si formavano strutture più complesse e ha avuto l’effetto di plorer della NASA, il suo valore esatto è 2,7 kelvin.
«stirare» le onde elettromagnetiche aumentandone la lunghezza Le osservazioni successive hanno dimostrato che la tempera-
d’onda. Qualcosa di simile a quello che avviene se disegniamo tura della radiazione di fondo non è esattamente la stessa in ogni
piccole macchie su un palloncino sgonfio: quando il palloncino si direzione di osservazione, ma ha piccolissime irregolarità, dette
gonfia, anche le macchie si dilatano. «anisotropie», dell’ordine di una parte su 100.000. Se si colorasse
La radiazione di fondo che osserviamo oggi è composta proprio ogni punto della volta celeste in base alla temperatura della radia-
da quei fotoni che si diffusero nell’universo dopo la ricombinazio- zione di fondo, nella mappa del cielo osserveremmo «macchie»
ne e il successivo «stiramento». È stata rilevata per la prima volta corrispondenti a regioni più calde separate da altre macchie che
nel 1964 dai fisici statunitensi Arno Penzias e Robert W. Wilson, corrispondono a regioni più fredde, al cui interno sono visibili al-
che per la scoperta hanno ricevuto il premio Nobel nel 1978. Dalla tre macchie ancora più piccole.
sua scoperta, la radiazione cosmica di fondo è stata studiata sem- Queste irregolarità sono una miniera d’oro per i cosmologi. Se-
pre più in dettaglio perché trasporta preziose informazioni sull’u- condo la teoria del big bang dipendono dallo stato dell’universo
niverso primordiale. immediatamente successivo alla fase della ricombinazione e dalla
Questa radiazione contiene fotoni di ogni lunghezza d’onda, geometria dello spazio attraversato dai fotoni giunti fino a noi. Le
proprio come quella proveniente dal Sole. Tra i fotoni solari, quelli macchie principali dipendono dalle fluttuazioni di densità della
con una lunghezza d’onda di circa mezzo milionesimo di metro so- materia nell’universo primordiale e possono essere ingrandite o
no più abbondanti degli altri e possono essere rilevati dalle cellule rimpicciolite dalla curvatura dell’universo dovuta alla densità di
visive umane. I fotoni dominanti nella radiazione di fondo, invece, materia ed energia.
hanno una lunghezza d’onda 2000 volte più grande, pari a circa un Poiché disponiamo di metodi affidabili per stimare la densità
millimetro a causa dello «stiramento» subito durante l’espansione di particelle al momento della ricombinazione, l’ampiezza delle
dell’universo. Si tratta dunque di «microonde», non troppo diver- macchie principali fornisce informazioni dirette sulla geometria
se da quelle con cui scaldiamo il caffè. Secondo una legge stabili- dell’universo. L’ampiezza si misura con l’angolo formato dalle linee
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che, dall’osservatore, puntano a due macchie adiacenti sulla volta Planck hanno attraversato una porzione di universo in cui ci so-
celeste. Se l’universo fosse piatto e la densità di materia e energia no materia ed energia che ne deviano la traiettoria e tendono a ri-
fosse quella critica, le macchie più grandi nella mappa delle tempe- mescolarli. Il fenomeno è detto «lensing», perché ricorda quello
rature dovrebbero avere un’ampiezza di circa un grado. che avviene alla luce quando attraversa una comune lente ottica,
e rende più uniforme la distribuzione delle anisotropie della ra-
Da BOOMERanG a Planck diazione sulle scale angolari più piccole (si veda il box a p. 65). «In
La prima missione che ha registrato dati dettagliati su queste passato questo tipo di analisi non era fattibile perché le missioni
fluttuazioni si chiamava BOOMERanG (da Balloon Observations precedenti, come WMAP o BOOMERanG, non disponevano di
Of Millimetric Extragalactic Radiation and Geophysics). Nel 1998 il una sufficiente risoluzione angolare», spiega Melchiorri.
gruppo di ricerca guidato dall’astronomo Paolo De Bernardis, della L’intensità del lensing permette di stimare la quantità di mate-
«Sapienza» Università di Roma, e da Andrew Lange, del California ria diffusa nello spazio. Per spiegare il lensing rilevato nei dati di
Institute of Technology di Pasadena, avevano installato un telesco- Planck, la densità di materia dovrebbe essere superiore del 4 per
pio su un pallone aerostatico che aveva fluttuato nella stratosfera al cento rispetto alla densità critica. Questo implica che la geometria
di sopra dell’Antartide per circa 11 giorni. L’analisi dei dati pubbli- dell’universo non sia piatta e aperta, ma sferica e chiusa, facendo
cata due anni dopo su «Nature» aveva confermato che le macchie saltare una delle ipotesi del modello ΛCDM. «Il dato sul lensing
di temperatura hanno un’ampiezza media proprio di un grado. La era noto a tutti fin dai primi dati della missione Planck pubblicati
densità di materia ed energia nell’universo era proprio quella criti- nel 2013 – dice Melchiorri – ma dopo il successo di BOOMERanG
ca prevista da Friedmann. L’ipotesi della teoria ΛCDM, che presup- l’ipotesi dell’universo piatto era data per scontata un po’ da tutti
poneva un universo piatto, era sembrata verificata dai dati. gli scienziati, per cui quella distorsione del quattro per cento non
I risultati di BOOMERanG sono stati confermati anche da altri aveva ottenuto molto risalto».
osservatori terrestri come MAXIMA (Millimeter-wave Anisotropy Secondo Di Valentino, Melchiorri e Silk, una maggiore densità
Experiment Imaging Array), DASI (Degree Angular Scale Interfe- di energia e un universo chiuso permetterebbero di risolvere al-
rometer), CBI (Cosmic Background Imager), VSA (Very Small Ar- tre anomalie nei dati di Planck. «In questo modo si spiegherebbe
ray), Archeops e ACBAR (Arcminute Cosmology Bolometer Array anche perché la correlazione statistica tra le anisotropie a distan-
Receiver). Negli anni successivi sono state avviate due missioni ze angolari maggiori di 60 gradi sono più basse del previsto». Di
più ambiziose, perché prevedevano di
mettere in orbita telescopi per osser-
vare il cielo senza il disturbo dell’atmo- Il 95 per cento del contenuto dell’universo
sfera. La prima è stata organizzata dalla
NASA e chiamata WMAP (Wilkinson
ci è del tutto ignoto, fino a oggi non è mai stato
Microwave Anisotropy Probe). Il satel- osservato in modo diretto
lite WMAP è stato lanciato nel 2001 e
ha registrato dati con sempre maggior
dettaglio fino al 2008, confermando l’ipotesi dell’universo piatto. Valentino e colleghi parlano di una «possibile crisi» nella cosmo-
L’anno dopo è stato messo in orbita dall’Agenzia spaziale europea logia, riferendosi alla necessità di superare il modello ΛCDM. Mel-
(ESA) il satellite Planck, che ha scrutato il cosmo fino al 2013. chiorri ci tiene a precisare: «Non si tratta di una diatriba tra i soste-
La missione Planck ha messo a disposizione della comunità nitori di un universo piatto e quelli di un universo curvo. Il nostro
scientifica la più ricca mole di dati sulla radiazione di fondo. Dalla risultato, piuttosto, vuole evidenziare una crisi della cosmologia
loro prima pubblicazione, i dati sono stati oggetto di analisi sem- di concordanza basata sul modello ΛCDM, che dovrebbe fondarsi
pre più raffinate sia da parte degli scienziati della collaborazione su osservazioni in accordo fra loro. E questo accordo non c’è».
sia da ricercatori esterni. L’ultima versione del catalogo di dati è
stata pubblicata su Internet nel 2018 e i relativi articoli sono in cor- È una vera crisi?
so di pubblicazione sulla rivista «Astrophysics & Astronomy». Altri scienziati mantengono invece un atteggiamento più cau-
Per la maggior parte dei cosmologi, anche i dati della missio- to. Secondo Antony Lewis, ricercatore all’Università del Sussex e
ne Planck rappresentano una sostanziale conferma del modello tra i coordinatori dell’analisi dei dati ottenuti con Planck insieme
ΛCDM e permettono di determinare i parametri cosmologici con a Galli e al britannico George Efstathiou, dell’Università di Cam-
più precisione rispetto alle missioni precedenti. L’età dell’univer- bridge, «l’effetto del lensing sulle anisotropie della radiazione di
so viene stimata in 13,8 miliardi di anni. La costante di Hubble in fondo è analogo a quello di un’immagine vista attraverso un ve-
circa 68 chilometri per secondo per megaparsec. tro non levigato, che ne sfuma i contorni. Nel caso dei dati della
Nella collaborazione Planck, però, non tutti sostengono che le missione Planck, il lensing imprevisto potrebbe dipendere da una
osservazioni del satellite confermino il modello ΛCDM. Il grup- fluttuazione statistica, da una maggiore curvatura spaziale o da
po di ricerca guidato da Alessandro Melchiorri, della «Sapienza» qualunque altro effetto fisico che aumenta il lensing. Il problema
Università di Roma, in un articolo pubblicato a novembre 2019 su è che disponiamo di molte altre misurazioni dirette della curvatu-
«Nature Astronomy» insieme a Eleonora Di Valentino, dell’Univer- ra spaziale, come quella basata sulle oscillazioni acustiche bario-
sità di Manchester, e al britannico Joseph Silk, dell’Institut d’Astro- niche [le onde che si formarono nel gas di particelle dell’universo
physique di Parigi, ha concluso che i dati della missione Planck so- primordiale e oggi sono responsabili di variazioni di densità della
no in maggiore accordo con un universo curvo, non piatto. La tesi materia su larga scala, N.d.A.]. Ma queste osservazioni, se confron-
deriva dall’analisi della deformazione delle «macchie» della radia- tate con i dati della missione Planck, contraddicono l’ipotesi di un
zione cosmica di fondo determinata dalla materia. universo chiuso».
I fotoni liberati all’epoca della ricombinazione e rilevati da Melchiorri non è d’accordo con questa interpretazione dei da-
www.lescienze.it Le Scienze 69
EVOLUZIONE
N
el cuore dell’inverno, la
temperatura delle ac-
que coperte dai ghiacci
dell’Oceano Artico può
scendere sotto zero. Fa
abbastanza freddo da congelare molti pesci,
ma il merluzzo non ha problemi: nel sangue
e nei tessuti ha una proteina che si lega ai
minuscoli cristalli di ghiaccio, fermandone
la crescita. Helle Tessand Baalsrud, biologa
evoluzionistica, voleva capire da dove pro-
veniva questo talento del merluzzo.
Insieme al suo gruppo all’Università di Oslo, la scienziata norve- I geni de novo stanno addirittura sollecitando un ripensamen-
gese ha analizzato i genomi del merluzzo nordico (Gadus morhua) to di alcune parti della teoria evolutiva. L’idea condivisa era che
e di alcuni suoi parenti stretti, con l’idea di rintracciare i cugi- i nuovi geni tendono a emergere quando quelli già esistenti ven-
ni del gene antigelo. Non ne hanno trovato neanche uno. Baals- gono accidentalmente duplicati, mescolati con altri o fatti a pezzi,
rud, che allora era diventata madre da poco, è arrivata addirittu- ma adesso alcuni ricercatori pensano che i geni de novo possano
ra a temere che la mancanza di sonno le stesse facendo sfuggire essere decisamente comuni: certi studi suggeriscono che almeno
qualcosa di ovvio. un decimo dei geni possa avere origine in questo modo; altri sti-
Poi però si è imbattuta in diversi studi che suggerivano che non mano che i geni de novo potrebbero essere più numerosi rispetto
sempre i geni si evolvono da geni esistenti, come supposto da tem- a quelli che emergono da duplicazioni geniche. La loro esistenza
po dai biologi. Alcuni geni, invece, sono ricavati da desolati trat- confonde il confine di che cosa sia un gene, rivelando che il mate-
ti del genoma che non codificano per nessuna molecola funziona- riale di partenza per alcuni nuovi geni è il DNA non codificante (si
le. Quando è tornata di nuovo ai genomi dei pesci, la scienziata ha veda il box a p. 73).
trovato indizi che fosse proprio così: la proteina antigelo – essen- La capacità degli organismi di acquisire nuovi geni in questo
ziale per la sopravvivenza del merluzzo – sembrava essere stata modo testimonia la «plasticità» dell’evoluzione «nel rendere pos-
costruita partendo da zero. Nel frattempo anche un altro ricerca- sibili cose apparentemente impossibili», dice Yong Zhang, gene-
tore era giunto a conclusioni simili. tista dell’Istituto di zoologia dell’Accademia cinese delle scienze
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Il merluzzo è in buona compagnia. Negli ultimi cinque anni al- di Pechino, che ha studiato il ruolo dei geni de novo nel cervello
cuni ricercatori hanno trovato numerosi indizi di geni nuovi di umano.
zecca, detti geni de novo, in tutte le linee di discendenza che han- Tuttavia i ricercatori devono ancora capire come identificare in
no esaminato. Fra queste ci sono organismi modello come il mo- modo definitivo i geni de novo, e restano aperte diverse domande
scerino della frutta e il topo, importanti piante coltivate e l’essere su come esattamente – e quanto spesso – nascano questi geni. Gli
umano; alcuni di questi geni sono espressi nel cervello e nei tessu- scienziati si chiedono inoltre perché l’evoluzione debba prendersi
ti testicolari, altri in varie forme di cancro. la briga di fare geni da zero quando c’è già tanto materiale pronto
Con l’antigelo naturale. In alcune specie di merluzzo c’è un gene nuovo di zecca che è coinvolto nella prevenzione del congelamento dei pesci e che
dunque aiuta a sopravvivere nelle fredde acque coperte dai ghiacci all’estremo nord della Terra, nell’Oceano Artico.
da cui partire. Sono domande di fondo, che danno il senso di quan- ni. Ci sono anche ampi tratti di DNA – spesso ancora detto «DNA
to il campo sia ancora giovane. «Non c’è bisogno di tornare indie- spazzatura» – che sembrano privi di funzione. Alcuni di questi
tro di molti anni per trovare il momento in cui l’evoluzione de no- tratti condividono certe caratteristiche con i geni che codificano
vo dei geni è stata scartata», dice Baalsrud. per le proteine pur senza essere essi stessi geni: per esempio sono
pieni di codoni di tre lettere che, in teoria, potrebbero dire alla cel-
Nuovi arrivati lula di tradurre il codice in una proteina.
Negli anni settanta i genetisti vedevano l’evoluzione come un Solo nel XXI secolo gli scienziati hanno cominciato a osser-
processo piuttosto conservatore. Quando Susumu Ohno aveva vare indizi per cui le sezioni non codificanti del DNA posso-
ipotizzato che la maggior parte dei geni si evolve per duplicazio- no portare a nuovi codici funzionali per le proteine. Quando il
ne, aveva scritto: «Strettamente parlando, nulla nell’evoluzione è sequenziamento del materiale genetico è progredito fino a per-
creato ex novo. Ogni nuovo gene deve emergere da uno esistente». mettere il confronto tra interi genomi tra parenti stretti, i ricerca-
La duplicazione dei geni avviene quando qualche errore nella tori hanno cominciato a trovare prove della possibilità che i geni
replicazione del DNA produce più copie di un gene. Nel corso del- scompaiano piuttosto in fretta nel corso dell’evoluzione. E questo
le generazioni, le copie accumulano mutazioni e divergono, e alla li ha spinti a chiedersi se non potessero anche apparire con altret-
fine codificano per molecole diverse, ognuna con una sua funzio- tanta rapidità.
ne. Dai tempi di Ohno, i ricercatori hanno trovato un gran numero Nel 2006 e nel 2007 David Begun, genetista evolutivo dell’Uni-
di altri esempi di come l’evoluzione traffica con i geni: i quali, per versità della California a Davis, ha pubblicato quelli che molti con-
esempio, possono essere fatti a pezzi o trasferiti, «lateralmente», siderano i primi lavori a sostegno del fatto che certi specifici geni
da una specie all’altra. Tutti questi processi hanno qualcosa in co- siano emersi de novo nei moscerini della frutta. Gli studi collega-
mune: il loro ingrediente principale è un tratto codificante già esi- vano questi geni alla riproduzione nei maschi: Begun ha trovato
stente e ben inserito in un oliato meccanismo molecolare. che erano espressi nei testicoli e nelle ghiandole che producono il
Ma nei genomi c’è molto di più dei soli geni: di fatto, solo una liquido seminale, dove sembrava che la nascita dei geni fosse gui-
piccola percentuale del genoma umano, per esempio, codifica ge- data dalla potente forza evolutiva della selezione sessuale.
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Poco prima Mar Albà, studiosa di genomica evolutiva all’In- Alcuni ricercatori sono andati oltre le osservazioni e hanno ma-
stituto Hospital del Mar de Investigaciones Médicas di Barcello- nipolato organismi in modo che esprimessero materiale non co-
na, aveva mostrato che quanto più un gene è recente, in termini dificante. Michael Knopp e colleghi, all’Università di Uppsala, in
evolutivi, tanto più velocemente tende a evolvere. La scienziata ha Svezia, hanno mostrato che inserire e far esprimere ORF genera-
ipotizzato che accada perché le molecole codificate dai geni più ti casualmente in Escherichia coli può incrementare la resistenza
giovani sono meno raffinate e richiedono ancora qualche messa del batterio agli antibiotici; una sequenza ha prodotto un pepti-
a punto, e questo potrebbe essere una conseguenza del fatto che de che aumentava questa resistenza di 48 volte. Con un approc-
quei geni sono emersi de novo: non erano già legati strettamen- cio simile, Diethard Tautz e il suo gruppo al Max-Planck-Institut
te a una funzione come quelli evolutisi da geni più vecchi. Albà e für Evolutionsbiologie di Plön hanno mostrato che metà delle se-
Begun ricordano che pubblicare i loro primi lavori su questi temi quenze rallentava la crescita del batterio, e un quarto sembrava
non è stato facile. «C’era tanto scetticismo», dice Albà. «È sorpren- accelerarla; il risultato però è discusso. Questi studi fanno pensa-
dente quanto sono cambiate le cose.» re che i peptidi originati da sequenze casuali possano essere sor-
Gli studi iniziano anche a chiarire che cosa fanno i geni de novo. prendentemente funzionali.
Uno permette alla pianta Arabidopsis thaliana di produrre amido, Ma le sequenze casali di DNA possono anche codificare per
per esempio, e un altro aiuta la crescita delle cellule di lievito. Ca- peptidi «reattivi e maligni, che tendono ad aggregarsi e a fare co-
pire a che cosa servono all’organismo che li ospi- se brutte», dice Joanna Masel, biologa evolutiva
ta dovrebbe essere utile a spiegarne l’esistenza, e Un gene nuovo dell’Università dell’Arizona a Tucson. Esprimere
il motivo per cui è più vantaggioso crearli da ze- a bassi livelli queste sequenze potrebbe aiutare la
ro invece di evolverli da materiale già esistente. di zecca selezione naturale a eliminarne porzioni poten-
«Non capiremo perché si producono questi geni potrebbe zialmente pericolose – quelle che creano proteine
senza capire quello che fanno», dice Begun. disordinate o mal ripiegate – in modo che quello
aiutare a che resta in una specie sia relativamente benigno.
Geni in attesa Generare geni da regioni non codificanti po-
Studiare i geni de novo finisce per essere un
rispondere a un trebbe avere qualche vantaggio rispetto ad al-
misto di genetica ed esperimenti mentali. «Perché cambiamento tri meccanismi, dice Albà. La duplicazione geni-
il nostro campo è così difficile?», si chiede Anne- ca è «un meccanismo molto conservatore», dice,
Ruxandra Carvunis, dell’Università di Pittsbur- ambientale e produce proteine ben adattate ma della stes-
gh. «Perché c’è una questione filosofica». Centrata sa stoffa dei suoi antenati; i geni de novo, invece,
su una domanda che Carvunis si fa da dieci anni: che cos’è un ge- probabilmente producono molecole nettamente diverse. Questo
ne? Comunemente, un gene è definito come una sequenza di DNA potrebbe ostacolarne l’inserimento in reti ben consolidate di ge-
o RNA che codifica per una molecola funzionale. Nel genoma del ni e proteine, tuttavia al tempo stesso potrebbe renderle più adat-
lievito, però, ci sono centinaia di migliaia di sequenze dette mo- te a compiti nuovi.
duli di lettura aperti (Open Reading Frame, ORF), che in teoria po- Un gene nuovo di zecca potrebbe aiutare un organismo a ri-
trebbero esser tradotti in proteine, ma che i genetisti ritenevano spondere a un cambiamento ambientale, per esempio. E proprio
troppo brevi, o di aspetto troppo diverso da quelli degli organismi questo sembra il caso del merluzzo, che ha acquisito la sua protei-
strettamente imparentati per avere una probabile funzione. na antigelo quando l’emisfero settentrionale si è raffreddato, circa
Studiando i moduli del lievito per il suo PhD, Carvunis ha ini- 15 milioni di anni fa.
ziato a sospettare che non tutte queste sequenze fossero dormien-
ti. In uno studio pubblicato nel 2012 è andata a vedere se gli ORF I tassi di nascita
fossero trascritti in RNA e tradotti in proteine: come per i geni, Per capire quali geni di un organismo siano stati prodotti de no-
molti di essi lo erano, anche se non era chiaro se le proteine fosse- vo, i ricercatori hanno bisogno di sequenze esaustive di quell’orga-
ro utili al lievito o se fossero tradotte a livelli abbastanza elevati da nismo e dei parenti stretti. Una pianta coltivata che risponde a que-
avere qualche funzione. «E allora, che cos’è un gene? Io non lo so», ste caratteristiche è il riso. La calura di Hainan, un’isola tropicale
dice Carvunis. Quello che pensa di aver trovato, però, è «materiale della Cina meridionale, è l’ambiente ideale per coltivarlo, anche se
grezzo, un serbatoio, per l’evoluzione». le condizioni di lavoro possono essere pesanti. «È tremendo», dice
Alcuni di questi geni «in prova» o, come li hanno chiama- Manyuan Long, genetista evolutivo dell’Università di Chicago. Fa
ti Carvunis e colleghi, protogeni, erano più simili di altri ai veri e tanto caldo «che nella sabbia ci puoi cuocere le uova».
propri geni, con sequenze più lunghe e un po’ più delle più istru- Il gruppo di Long voleva sapere quanti sono i geni emersi de
zioni necessarie per passare dal DNA alle proteine. I protogeni po- novo nel riso Oryza sativa japonica, e quali proteine producano.
trebbero costituire un fertile campo di prova per l’evoluzione, in Quindi hanno confrontato il suo genoma con quelli dei suoi pa-
cui convertire materiale non codificante in geni veri e propri. «È renti stretti, e con un algoritmo hanno individuato le regioni che
come lanciarli in versione beta», suggerisce Aoife McLysaght, che contenevano un gene in qualche specie ma ne erano prive in altre.
lavora sull’evoluzione molecolare al Trinity College di Dublino. Così hanno potuto identificare il DNA non codificante da cui viene
IN BREVE
Negli ultimi cinque anni alcuni gruppi di ricerca non codificanti del DNA, e contraddicono la teoria Geni de novo sono stati scoperti in diversi
hanno trovato numerosi indizi di geni de novo. per lungo tempo più accreditata secondo cui i organismi, compresi gli esseri umani. Ora gli
Si tratta di geni nuovi di zecca, emersi da tratti geni emergono solo da geni già esistenti. scienziati cercano di capirne a fondo la funzione.
www.lescienze.it Le Scienze 73
Alcune figure scoperte in una grotta
in Indonesia sono state datate a 43.900
anni fa, cioè sono significativamente
più antiche rispetto a opere
paragonabili scoperte in Europa.
ARCHEOLOGIA
La prima
storia
Una pittura rupestre scoperta
a Sulawesi, in Indonesia, è il più antico
esempio noto di arte narrativa
di Kate Wong
Kate Wong è senior editor di «Scientific American»
per i temi dell’evoluzione e dell’ecologia.
N
ella sala numero 67 del Museo Nacional del Prado, a Madrid, il Saturno
di Francisco Goya affascina i visitatori con una scena abominevole. Il
dipinto rappresenta il mito greco di Crono (Saturno per i romani) che
divora i propri figli per timore di essere da loro spodestato. Nella ver-
sione di Goya, in cui il dio cannibale è rappresentato mentre mangia il
figlio con gli occhi spalancati per l’orrore, la vergogna e la follia, i critici hanno visto un’al-
legoria per le devastazioni della guerra, per la decadenza della società spagnola, per il de-
clino psicologico dell’artista.
Si tratta di uno dei grandi capolavori di arte narrativa di tutti Agus Oktaviana e Adam Brumm, tutti della Griffith University, in
i tempi. Naturalmente sono pochissime le persone che riescono Australia, e i loro colleghi riferiscono che l’opera, una pittura ru-
a raggiungere una simile maestria nella narrazione visiva, ma an- pestre, sembra rappresentare diverse figure umane fantastiche
che nelle sue espressioni meno raffinate questo tipo di espressio- che cacciano animali reali. Se hanno ragione, la scoperta potrebbe
ne creativa ha qualcosa di speciale: a quanto ne sappiamo, solo la costituire anche la più antica traccia pittorica di narrazione e pen-
nostra specie, Homo sapiens, inventa storie e le trasmette attraver- siero soprannaturale al mondo.
so le immagini.
Gli archeologi sono impegnati con zelo nella ricerca delle ori- Una scena antica
gini di questo nostro comportamento artistico distintivo. Per mol- Il gruppo di ricerca ha scoperto questo dipinto preistorico nel
to tempo tutti gli esempi più antichi di arte figurativa (cioè non 2017 nel sud di Sulawesi, in una grotta denominata Leang Bulu’ Si-
limitata a segni astratti) e tutte le rappresentazioni di creature im- pong 4, nella regione carsica di Maros-Pangkep, una regione spet-
maginarie provenivano da siti in Europa e risalivano a meno di tacolare caratterizzata da torri svettanti e scogliere calcaree. Sulla
40.000 anni fa. Però negli ultimi anni i ricercatori hanno scoper- parete irregolare della grotta, sei minuscoli cacciatori affrontano
to esemplari di arte figurativa più antichi nel Sudest asiatico, e ora un grosso bufalo, armati di corde e lance. Nei paraggi, altri caccia-
alcuni archeologi che lavorano sull’isola di Sulawesi, in Indonesia, tori attaccano altri bufali e anche alcuni maiali. I cacciatori sem-
hanno individuato l’esempio più antico noto al momento. In un brano umani, ma mostrano misteriosi tratti animali, per esempio
articolo pubblicato a dicembre su «Nature», Maxime Aubert, Adhi uno ha una coda e un altro ha il becco. Questi ibridi umano-ani-
Pagine precedenti: Adhi Agus Oktaviana
IN BREVE
Homo sapiens è l’unica specie, Per anni si è osservato che le fosse stato una sorta di «scuola l’hanno scoperta rappresenta
a quanto ne sappiamo, che crea tracce più antiche di questa forma di perfezionamento» per la nostra una scena di caccia con elementi
opere d’arte figurativa, si dedica al di espressione creativa provenivano specie. soprannaturali, è più antica
pensiero spirituale e racconta storie dall’Europa, il che aveva portato a Una pittura rupestre in Indonesia, delle opere paragonabili scoperte
trasmettendole per immagini. ritenere che il Vecchio Continente che secondo gli scienziati che in Europa.
mali si chiamano teriantropi (dalle parole Una pittura rupestre è stata scoperta da
greche che significano «bestia» ed «esse- alcuni archeologi in un sito denominato Leang
re umano») e sono considerati indicatori Bulu’ Sipong 4, sull’isola di Sulawesi, in
di pensiero spirituale; ne sono esempi il Indonesia (1). L’ingresso della grotta,
Leang Bulu’
Minotauro con la testa di toro nella mito- Sipong 4 molto in alto rispetto al livello del terreno,
logia greca e il dio egizio Anubi, che ha è di difficile accesso (2).
una testa di sciacallo. I ricercatori sugge-
INDONESIA
riscono che le varie figure, disegnate con sa grotta di Lascaux in Francia, che risale a
un pigmento del colore della ruggine vec- 17.000 anni fa.
chia, facciano tutte parte di una stessa scena, La collocazione geografica dell’opera è
che forse rappresenta una tecnica di caccia di significativa. Anche se gli esperti riconoscono
gruppo in cui si fa uscire la preda allo scoperto e la ormai da molto tempo che gli esseri umani ebbe-
si sospinge verso altri cacciatori. ro origine in Africa, «un tempo l’Europa era considera-
Per datare le immagini, i ricercatori hanno misurato il decadi- ta una sorta di “scuola di perfezionamento” dell’umanità», spiega
mento radioattivo dell’uranio nei depositi minerali che si sono for- l’archeologa April Nowell, dell’Università di Victoria, in Canada,
mati al di sopra di esse. Analizzando campioni di depositi prelevati perché lì erano stati scoperti tutti gli esempi noti di arte e di altri
da varie sezioni della scena, il gruppo di ricerca è arrivato a stabili- comportamenti complessi. Invece in realtà la distribuzione delle
re date minime che vanno da 43.900 ai 35.100 anni fa. Se il dipinto scoperte era solo un riflesso della sproporzione tra la ricerca ar-
avesse almeno 43.900 anni, come sostengono Aubert e colleghi, cheologica effettuata in Europa, soprattutto in Francia, e quella
supererebbe di diverse migliaia di anni l’opera che deteneva fino- condotta altrove. «Questa nuova scoperta si aggiunge a un insie-
ra il primato di arte figurativa più antica, un’immagine di un ani- me già ricco di pitture rupestri antiche e variegate in Indonesia
male simile a una vacca trovata in una grotta nel Borneo e datata a e in Australia, e sottolinea l’importanza di fare ricerche al di fuori
Kim Newman (1, 2)
40.000 anni fa. Supererebbe anche la statuina del Löwenmensch dell’Europa», sostiene Nowell.
(«uomo-leone», in tedesco), risalente a 39.000-40.000 anni fa, È interessante anche la posizione della pittura rupestre appe-
che fu scoperta in Germania e che a lungo ha vantato il primato na scoperta, in una grotta il cui ingresso si trova a circa 7 metri di
di teriantropo più antico, come pure la scena di caccia della famo- altezza, e che di conseguenza è di difficile accesso per i visitato-
www.lescienze.it Le Scienze 77
Alcune figure
apparentemente
teriantropiche (esseri
mitologici che sono in parte umani
e in parte animali) sembrano
cacciare un piccolo bufalo
endemico della zona (1) in una
sezione della pittura rupestre.
Anche se le figure sono state
parzialmente cancellate dal
tempo, un’immagine composita
dell’intera superficie della
pittura rupestre (2) e una sua
riproduzione tracciata (3)
mostrano altre figure
teriantropiche, diversi bufali e
anche qualche maiale selvatico.
Alcuni campioni prelevati dai
depositi minerali che si sono
formati sopra le immagini sono
stati datati con il metodo che
misura il decadimento radioattivo
dell’uranio. I risultati indicano date
minime che vanno dai 43.900
1
ai 35.100 anni fa.
Ratno Sardi (1); Adhi Agus Oktaviana, Ratno Sardi E Adam Brumm (2, 3)
3
ri moderni senza l’aiuto di una scala o di attrezzatura per l’arram- lazioni antiche solo per realizzarvi le immagini», spiega Brumm.
picata. In Europa le pitture rupestri si trovano spesso in passaggi «Non sappiamo il perché. Ma forse creare pitture rupestri in po-
profondi e completamente bui, in cui era difficile arrivare o lavo- sti così elevati, inaccessibili e liminali aveva qualche significato
rare, il che suggerisce che quei luoghi potessero avere un signifi- culturale e simbolico più profondo». L’archeologo aggiunge che
cato speciale per gli artisti. Brumm nota che a Sulawesi le immagi- per arrivare in questi posti è probabile che gli artisti dovessero ar-
ni antiche si trovano principalmente nelle vicinanze degli ingressi rampicarsi su liane, o magari su pali di bambù, o in alcuni casi far-
di grotte e ripari rupestri, cioè nella zona illuminata, non in quella si strada in una rete di passaggi tra le grotte all’interno delle torri
buia. Però, come nel caso di Leang Bulu’ Sipong 4, furono create in carsiche. Però, anche se gli artisti preistorici di Sulawesi e i loro si-
grotte e nicchie difficili da raggiungere, in posizioni elevate nelle mili in Europa potrebbero aver scelto entrambi luoghi pieni di si-
torri calcaree e nelle pareti delle scogliere a strapiombo. gnificato per realizzare le loro opere e usato alcune convenzioni
«A parte i dipinti, questi siti non mostrano altre tracce di pre- stilistiche simili nel ritrarre i loro soggetti, «è improbabile qualsia-
senza umana, e presumiamo che fossero frequentati dalle popo- si collegamento storico o culturale diretto tra le rappresentazioni
Per quanto riguarda gli autori delle immagini di Leang Bulu’ Earliest Hunting Scene in Prehistoric Art. Aubert M. e altri, in «Nature», Vol.
Sipong 4: non sono stati trovati resti di scheletri umani risalenti 576, n. 778, pp. 442-445, 19 dicembre 2019.
a quel periodo né in quella grotta né in alcun altro luogo di Su- La nascita delle culture umane. D’Errico F. e Chikhi L., in «Le Scienze» n. 609,
lawesi. Sappiamo che oltre a H. sapiens creavano arte anche al- maggio 2019.
www.lescienze.it Le Scienze 79
Che cosa sta uccidendo
ETOLOGIA
K
aren Oberhauser si stava arrampicando su una montagna un centi-
naio di chilometri a nord-ovest di Città del Messico quando cominciò
a temere per il futuro della farfalla monarca. Era l’inverno del 1996-
1997, e lei, ecologa all’epoca all’Università del Minnesota e più abitua-
ta ai piatti bassopiani del Midwest degli Stati Uniti, ansimava senza
fiato lungo la ripida salita in quota.
L’aria era così sottile da darle il mal di testa, ma quando si fer- diventate meno di 100 milioni. Il rimedio, secondo Oberhauser e
mò per guardarsi intorno vide milioni di farfalle monarca avvolge- altri, era piantare asclepiadi in grandi quantità per compensare le
re come gioielli viventi gli abeti che abbracciavano i pendii. Qua- perdite. All’appello risposero migliaia di cittadini appassionati di
si tutta la popolazione mondiale di farfalle monarca era stipata in conservazione ambientale. Michelle Obama piantò asclepiadi in
quel punto e in poche foreste vicine: un totale di appena 18 prezio- un giardino della Casa Bianca. Gruppi ambientalisti rivolsero una
si ettari. Gli scienziati che le studiano conoscevano il luogo, ma era petizione allo U.S. Fish and Wildlife Service per inserire la farfalla
la prima volta che Oberhauser lo visitava. Pensò che una forte tem- monarca, Danaus plexippus plexippus, nell’elenco delle specie mi-
pesta o il disboscamento illegale avrebbero potuto raderlo al suolo. nacciate, così da proteggerne meglio l’habitat.
Ricorda di «aver capito quanto sono incredibilmente vulnerabili». Da allora, tuttavia, la teoria delle asclepiadi ha cominciato a
Quella foresta è il punto d’inizio di un’eccezionale migrazione mostrare diverse lacune dal punto di vista scientifico. I censimen-
che ogni anno, durante l’estate, conduce le farfalle monarca verso ti della farfalla monarca negli Stati Uniti, sia durante sia dopo la
nord, fino in Canada, e le riporta in Messico l’inverno successivo. stagione estiva della riproduzione, non hanno rivelato alcun de-
Lungo la strada si riproducono e si nutrono nei campi coltivati del clino costante mentre in Messico i numeri scendevano vertigi-
Midwest, dove abita l’ecologa. Che negli anni successivi alla sua vi- nosamente. E, secondo altri dati, molte farfalle messicane prove-
sita alla foresta messicana cominciò a sospettare che la sua regione nivano da regioni degli Stati Uniti senza molti campi impregnati
fosse diventata un altro punto critico per le farfalle monarca. Gli di Roundup. Gli scienziati più scettici dissero che gli insetti non
agricoltori stavano irrorando i campi della zona con il pesticida avevano problemi a riprodursi nei climi settentrionali, ma qualco-
Roundup per annientare molte piante moleste. Il diserbante, tut- sa li stava eliminando lungo la strada verso il Messico. «La migra-
tavia, uccide anche qualcosa di prezioso per la farfalla monarca: le zione è simile a una maratona», sostiene Andrew Davis, professore
piante succulente del genere Asclepias, le asclepiadi, su cui le far- di ecologia all’Università della Georgia. «Se il numero di persone
falle adulte depongono le uova e che per i bruchi è l’unica fonte di che iniziano la maratona è più o meno sempre lo stesso negli ul-
cibo. Con i colleghi, Oberhauser cominciò a contare le piante e le timi vent’anni, ma il numero di quelle che tagliano il traguardo è
uova, concludendo che un numero minore di asclepiadi nei campi diminuito, non concludiamo che il numero di persone si sta ridu-
implicava meno uova e, di conseguenza, meno farfalle adulte che cendo, ma che sta succedendo qualcosa durante la corsa».
tornavano in Messico. Nel 2012 fu coautrice di un articolo che an- L’identità di questo qualcosa, tuttavia, resta un mistero elusi-
nunciava la «ipotesi della limitazione delle asclepiadi» e la sua pre- vo e preoccupante. Secondo alcuni dati, la natura ha perso piante
occupante implicazione: il Roundup stava mettendo in pericolo la nettarifere di cui si nutrono le farfalle monarca adulte durante il
grande migrazione della farfalla monarca. loro viaggio verso sud, cosa a cui si aggiunge il deterioramento
L’ipotesi galvanizzò l’opinione pubblica e molti esperti di far- delle importantissime foreste al termine della rotta migratoria.
falle monarca. Aveva senso: una fonte di cibo fondamentale stava Gli scienziati hanno anche ipotizzato che il responsabile della ri-
Pagine precedenti: Ingo Arndt/Nature Picture Library
svanendo proprio mentre in Messico la popolazione delle farfalle duzione degli insetti migratori possa essere un’infezione parassi-
stava crollando. Nell’inverno del viaggio di Oberhauser le farfal- taria. Per inciso, recentemente si è ridotta anche una popolazione
le erano circa 300 milioni, ma appena dieci anni più tardi erano più piccola di farfalle monarca, che trascorre l’inverno lungo la
IN BREVE
Quando il Roundup uccise le diserbante della netta riduzione che per esempio i cambiamenti in corso preoccupati per il destino
asclepiadi nei terreni agricoli, si osservava nelle popolazioni di nelle foreste meridionali, dove gli dell’amatissima farfalla, stanno
all’inizio di questo secolo, farfalle monarca. insetti migrano ogni anno. discutendo su quale sia la vera
gli scienziati incolparono il Sono però emersi altri sospetti, Al momento gli scienziati, minaccia e come si possa fermarla.
www.lescienze.it Le Scienze 83
Ready», a prova di Roundup, erano una manna, ma per le piante L’articolo di Davis non ottenne molta attenzione quando fu
che occupavano lo spazio tra i filari erano una condanna a morte. pubblicato, nel 2012, e Oberhauser e Pleasants notarono che gli
Nel 2007, praticamente tutta la soia e oltre metà del mais coltivato imbuti si trovavano a nord e a est della Corn belt (la fascia in cui
negli Stati Uniti era ormai Roundup Ready. si coltiva il mais); di conseguenza non era possibile che mostras-
Sulla base dei dati raccolti in Iowa, Pleasants e Oberhauser sero gli effetti delle perdite di asclepiadi nei terreni agricoli del
avevano stimato che nel Midwest, tra il 1999 e il 2010, il numero Midwest. «Nessuno voleva sentirsi dire che le farfalle monarca
complessivo di asclepiadi era diminuito del 58 per cento. Brower e non stavano diminuendo, per quanto folle possa suonare», com-
colleghi avevano riferito che, in quell’arco di tempo, le popolazio- menta Davis.
ni di farfalle monarca che svernavano in Messico si erano ridotte L’articolo attirò l’attenzione di Anurag Agrawal, un ecologo
vertiginosamente. Durante l’inverno 2009-2010, in effetti, l’area evoluzionista della Cornell University che aveva studiato il modo
forestale messicana occupata dagli insetti era più che dimezzata in cui le farfalle monarca usano le sostanze prodotte dalle ascle-
rispetto all’anno precedente, scendendo per la prima volta (da piadi. Anche Agrawal cominciò a sospettare che la storia di Plea-
quando era iniziata la raccolta dei dati, all’inizio degli anni novan- sants e Oberhauser, per quanto chiara e convincente, fosse troppo
ta) a meno di due ettari. Il legame tra le due tendenze sembrava semplice per spiegare la dinamica delle popolazioni di un insetto
inevitabile e spinse Pleasants e Oberhauser a pubblicare il loro che attraversa un territorio vasto e variegato. Nello Stato di New
storico articolo del 2012, in cui sostenevano che la perdita di ascle- York da cui proviene Agrawal, per esempio, i terreni agricoli sono
piadi stava uccidendo le farfalle monarca. Oberhauser parlò di circondati da prati, pascoli e altri ecosistemi. Gli sembrava che,
«prove inconfutabili». anche se le asclepiadi fossero scomparse dai filari delle coltiva-
Se l’articolo fosse stato su un altro insetto, se ne sarebbe accorta zioni, ci sarebbero stati molti altri luoghi in cui le farfalle monarca
solo una manciata di scienziati specializzati. La farfalla monarca, potevano trovare delle piante.
però, occupa un posto speciale nei cuori delle persone che abita- Ma, racconta Agrawal, questo punto di vista non fu apprezzato
no le tre nazioni del Nord America: il suo colore arancione brillan- da tutti. Durante un convegno organizzato nel 2012 da Oberhau-
te, le grandi dimensioni, le aggraziate circonvoluzioni in volo e, ser all’Università del Minnesota, chiese ad alcuni partecipanti che
soprattutto, la sua migrazione spettacolare hanno reso la farfalla cosa pensassero dell’articolo di Davis. Agrawal ricorda che Chip
monarca una celebrità molto amata. Taylor lo afferrò per un braccio e gli chiese di non insinuare che
Senza contare che nella storia c’era un cattivo che il pubblico il declino delle farfalle monarca fosse esagerato, perché avrebbe
era già pronto a odiare. Il produttore del diserbante
Roundup, la Monsanto (che oggi fa parte del gruppo
Bayer), incarnava paure molto diffuse relative all’in- «Nessuno voleva sentirsi dire che le farfalle
gegneria genetica e al controllo dell’agricoltura da
parte delle multinazionali. L’ipotesi che il prodotto monarca non stavano diminuendo,
simbolo della Monsanto stesse uccidendo l’insetto per quanto folle possa suonare»
simbolo di tutta l’America era da prima pagina. La
notizia dell’idea di Oberhauser e Pleasants fu ampia- Andrew Davis, Università della Georgia
mente diffusa dai mezzi di comunicazione statuni-
tensi, compresa questa rivista.
Si mobilitò un esercito di conservazionisti. Nel 2014 in tutti gli compromesso gli sforzi di conservazione. Taylor dice di non ricor-
Stati Uniti erano spuntate più di 10.000 «stazioni di passaggio per dare l’incontro e di dubitare che abbia mai avuto luogo.
le farfalle monarca», grazie a un programma di piantumazione di Le perplessità di Agrawal e Davis, tuttavia, erano condivise da
asclepiadi condotto da Orley «Chip» Taylor, ecologo degli insetti altri scienziati. Leslie Ries, professore di ecologia alla Georgetown
dell’Università del Kansas. Negli anni seguenti il presidente Ba- University, anche lui presente al convegno, esaminò i dati di un
rack Obama e le sue controparti messicana e canadese promisero gruppo di monitoraggio della North American Butterfly Associa-
tutti di proteggere la farfalla, e pochi mesi dopo la First Lady fu tion (NABA). I volontari del gruppo vanno in luoghi selezionati e
immortalata mentre, insieme ad alcuni bambini, piantava ascle- registrano tutte le farfalle che vedono in un giorno in un’area di 24
piadi in un apposito giardino per l’impollinazione. chilometri di diametro. In un articolo del 2015 Ries ha riferito che
queste serie di dati (come un’altra specifica dell’Illinois) non dava-
Conti che non tornano no alcuna indicazione che nel nord degli Stati Uniti la popolazione
Eppure, mentre l’ipotesi della limitazione delle asclepiadi gua- delle farfalle monarca fosse diminuita nei 21 anni precedenti.
dagnava il sostegno del pubblico, alcuni scienziati sospettavano Agrawal è andato ancora oltre, raccogliendo numerosi conteggi
che le sue basi fossero inconsistenti. Uno dei primi a esprimere di lungo periodo effettuati sugli insetti in diversi momenti del ciclo
dubbi fu Davis, l’ecologo della Georgia. Aveva analizzato i conteggi vitale, tra cui i dati sullo svernamento, quelli della NABA e quelli
delle farfalle monarca finite in un paio di «imbuti» durante il loro degli imbuti. Il ricercatore, come molti colleghi, voleva capire se
viaggi di fine estate verso il Messico: Peninsula Point, sulla riva oc- le stime della popolazione in una fase potevano prevedere quelle
cidentale del Lago Michigan, e Cape May, nel New Jersey, una pic- della fase successiva – una catena di connessioni fondamentale per
cola striscia di terra compresa tra l’Oceano Atlantico e la Delaware il ragionamento secondo cui meno asclepiadi nel Midwest d’esta-
Bay. In entrambi i luoghi per molti decenni, gruppi di volontari te portavano a meno farfalle in Messico d’inverno. Prima nel 2016
avevano contato gli insetti e gli uccelli diretti a sud alla fine dell’e- sulla rivista «Oikso» e poi nel 2018 su «Science», sono usciti articoli
state. Nel caso delle farfalle monarca, Davis notò che i numeri non che osservavano che verso la fine di questa catena c’era una grossa
mostravano un declino stabile, ma salivano e scendevano da un falla: gli ultimi conteggi di fine estate non erano predittivi delle po-
anno all’altro, con un andamento tipico delle popolazioni di insetti. polazioni invernali. I conteggi estivi restavano più o meno costanti
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www.lescienze.it Le Scienze 85
1
anche quando quelli invernali precipitavano. Come Davis, Agra- mitazione: per convincere gli scienziati che sta succedendo qual-
wal e i suoi coautori pensavano che qualcosa stesse decimando le cosa di diverso, dovevano individuare un altro colpevole, ma non
farfalle monarca durante la migrazione autunnale verso sud, qual- avevano alcuna alternativa concreta.
cosa che sembrava più importante degli eventi che avevano luogo La situazione è cambiata nella primavera del 2019, quando un
durante la stagione riproduttiva estiva. diverso gruppo di ricercatori ha trovato due possibili sospetti: dan-
Uno studio di tipo diverso ha dato agli scettici ancora più armi. ni alle piante nettarifere lungo la rotta migratoria e cambiamenti
Nel 2017 Tyler Flockhart, biologo delle popolazioni all’Univer- della densità delle foreste messicane. In un articolo pubblicato sui
sità di Guelph, nell’Ontario, ha cercato di stabilire non perché le «Proceedings of the National Academy of Sciences», un gruppo
farfalle stessero morendo, ma da dove provenissero. Ha analiz- guidato da Elise Zipkin, ecologa della Michigan State University,
zato isotopi di idrogeno e carbonio in oltre 1000 farfalle monar- ha esaminato le correlazioni statistiche tra le dimensioni delle po-
ca raccolte in Messico nel corso di quarant’anni. Questi isotopi si polazioni delle farfalle monarca in momenti diversi dell’anno e una
trovano in rapporti variabili in diverse regioni e sono assorbiti dai vasta gamma di dati ambientali. È stata la prima ricerca a dividere
corpi e dalle ali degli insetti, formando una sorta di firma geogra- le farfalle invernali in 19 colonie, anziché raggruppare insieme tut-
fica che indica dove si erano nutrite le farfalle giunte in Messico te le aree forestali. È emerso così che le colonie con una copertura
per l’inverno. Flockhart ha concluso che il Midwest era il punto di forestale più densa ospitano più farfalle.
partenza per appena il 38 per cento dei lepidotteri diretti in Mes- Il gruppo di Zipkin ha anche usato immagini satellitari per
sico. Le farfalle provenivano in gran numero anche dalle regioni quantificare la presenza di materiale vegetale vivente in un terri-
degli Stati Uniti nordorientali e meridionali e dal Canada centrale torio. Quando gli Stati Uniti meridionali in autunno erano più ver-
e orientale, dove mais e soia occupano una percentuale di terreno di, in Messico arrivavano più farfalle; quando erano più marroni,
molto inferiore. come succede in periodi di siccità, ne arrivavano meno. Questo an-
damento, secondo i ricercatori, è dovuto al fatto che piante più ver-
Non i soliti sospetti di e più sane producono più nettare per alimentare le farfalle mo-
Dal punto di vista di Agrawal e Davis, Flockhart ha fornito più narca durante la migrazione. E tra il 2010 e il 2013, proprio quando
prove per confutare l’ipotesi della limitazione delle asclepiadi. Se in Messico la popolazione delle farfalle monarca toccava il fondo,
meno di due farfalle monarca su cinque provenivano dalla Corn gli Stati Uniti meridionali sono stati colpiti da una forte siccità.
Belt, come era possibile che una perdita di asclepiadi in quella re- Secondo Agrawal e Davis, lo studio evidenziava le vere cause,
gione fosse responsabile della decimazione in Messico? non legate alle asclepiadi, dei problemi sofferti dalla popolazione
Flockhart è più cauto. Anche se è possibile che nel Nord Ame- nelle fasi finali della migrazione. «Questo è l’articolo che le affronta
rica ci siano ancora abbastanza asclepiadi per mantenere in salute nel modo più quantitativo», commenta Agrawal. Ci sono anche al-
una popolazione di farfalle monarca, il biologo sospetta che l’uso di tri sospetti, delineati in modo più vago. Davis pensa che un proto-
Roundup possa aver cambiato la distribuzione delle piante in modi zoo parassita che infetta le farfalle monarca starebbe guadagnan-
National Geographic Image Collection
potenzialmente nocivi. Se l’effetto del diserbante è stato quello di do posizioni in classifica. Secondo una ricerca condotta da sua
concentrare le asclepiadi in aree più piccole, esterne ai campi colti- moglie Sonia Altizer, anche lei etologa all’Università della Geor-
vati, è possibile che le femmine del lepidottero abbiano dovuto de- gia, negli Stati Uniti meridionali i livelli di Ophryocystis elektro-
porre tutte le uova una attaccata all’altra, costringendo più bruchi scirrha – che può indebolire o uccidere la farfalla monarca – sareb-
a competere per lo stesso cibo e, suggerisce Flockhart, stressando bero in aumento. Davis e altri ricercatori, inoltre, hanno suggerito
eccessivamente la popolazione. che i cambiamenti dell’habitat abbiano peggiorato lo stress fisiolo-
Questa ipotesi sottolinea un problema per gli oppositori alla gico delle farfalle migranti, indebolendone la resistenza durante il
teoria delle asclepiadi. Non basta trovare falle nell’ipotesi della li- lungo tragitto autunnale.
www.lescienze.it Le Scienze 87
Coordinate
Satelliti attivi
Una marea
di satelliti
Le orbite più basse della Terra
sono sempre più affollate
Grafica di Nadieh Bremer; fonte dati: rapporto di Jonathan McDowell del 2019 (https://planet4589.org)
L’orbita bassa è divisa in due perché al di sotto di
circa 550 chilometri di quota l’attrito atmosferico
trascinerà i satelliti indietro sulla Terra in poche
decine di anni
Fino a febbraio
2020 Space X
aveva lanciato
240 satelliti
I piccoli CubeSats
Starlink
sono aumentati
(ciascuno di 260
notevolmente di
chilogrammi).Ha
numero, diminuendo
l’autorizzazione
la massa media
per lanciarne
degli oggetti in orbita
circa altri
bassa inferiore
12.000 nelle
due orbite basse,
circa sei volte i
satelliti ora lassù
www.lescienze.it Le Scienze 89
La ceretta di Occam di Beatrice Mautino
Un effetto positivo
Da prodotti erotici, i lubrificanti personali sono diventati
uno strumento per garantire il benessere femminile
Acque ricostruite
A metà Settecento, la moda delle acque termali stimolò
la ricerca di metodi per produrre acqua gassata
www.lescienze.it Le Scienze 91
Rudi matematici Rudy e Piotr prendono un treno per Zurigo, ma
non rispettano la prenotazione del posto. Quale
sarà la probabilità di sedersi a quello giusto?
«Non edulcorare i termini, Doc; sono uno scienziato, non ho «Come hai detto che si chiama, questa malattia? Isteria? Mi
paura delle parole neanche quando sono dure e riguardano me sembra giusto sia il termine che la punizione che hai scontato.»
stesso. Io non sono affetto da “rigore sulla puntualità”, ma da una «Oh, lieto di sentire che il tuo sarcasmo gode ancora di buo-
vera e propria “isteria da anticipo”. E comunque, Treccia, è presto na salute. Comunque, beh, mi sono sentito un po’ contrariato. Al
detto: odio l’idea di perdere una coincidenza e arrivo sempre al bi- punto che ho pensato di attuare una sofisticata protesta.»
nario con grande anticipo. Stavolta ho forse esagerato un po’, per- Alice sgrana gli occhi: «Ma perché “contrariato”, poi? Sono si-
IL PROBLEMA DI APRILE
Due problemi proposti il mese scorso. Uno riguardava i primi 2002 nu- gliere sempre l’elemento della «coppia» corrispondente a numero pro-
meri naturali: due giocatori, a turno, ne scelgono uno alla volta, fino a nunciato dal secondo giocatore. Questi alla fine si ritroverà con il solo
esaurimento; a ripartizione completata, si sommano tutte le cifre meno residuo 2001, che sarà perdente contro il 2002 scelto inizialmente dal
significative (insomma, solo le unità) e chi ha il totale più alto vince. L’al- primo giocatore.
tro si basava su 11 pile di 10 pedine da dama ciascuna; ogni giocatore Nel secondo gioco, la strategia vincente esiste per il secondo giocatore.
a turno può prendere 1, 2 o 3 pedine a scelta, con la regola che il primo Lo si può capire costruendo un modello bidimensionale delle pedine po-
deve prenderne una ciascuna da 1, 2 o 3 colonne contigue, mentre l’al- nendole su un quadrato 11 × 11, con l’accortezza di lasciare una «dia-
tro può prenderne sempre 1, 2 o 3, ma tutte dalla stessa colonna; vince gonale» vuota, libera da pedine. Si vede in questo modo che le mosse
chi fa l’ultima mossa. permesse del primo giocatore sono mosse orizzontali, mentre quelle del
Nel primo gioco, il primo giocatore ha una strategia di vincita: immagi- secondo sono verticali; le caselle vuote della diagonale lasciata libera de-
niamo i numeri da 1 a 2000 «accoppiati» nella forma (k, 1000 + k), con vono semplicemente essere ignorate.
k che va da 1 a 1000. Se i giocatori si suddividono equamente le cop- Con questo modello, il secondo giocatore potrà sempre replicare, dal
pie, le somme delle loro cifre meno significative saranno uguali. Il primo proprio «punto di vista», la mossa del primo: l’ultima mossa sarà pertan-
giocatore può vincere scegliendo inizialmente il numero 2002, e poi sce- to comunque sua.
www.lescienze.it Le Scienze 93
Libri & tempo libero
Le meraviglie dell’evoluzione
Il ruolo della bellezza nel mondo animale, tra forme, suoni e colori
Non è ancora stato accettato come era geologica, se Dalla nuova forma di intelligenza non si arriverebbe a
mai lo sarà, ma qualcuno comincia già a pensare al do- una guerra tra esseri umani e macchine, come quel-
po Antropocene. E se a farlo è un pensatore fuori dagli le raccontate dalla fantascienza. Al contrario, Lovelock
schemi come il centenario James Lovelock, si può esse- prevede una temporanea, come minimo, mutua colla-
re certi che anche questo libro non passerà inosservato borazione per la sopravvivenza di Gaia.
e provocherà molte reazioni, a favore e contro. Su queste due linee di ragionamento si sviluppa il ritrat-
Innanzitutto, Lovelock è ottimista sul futuro della Terra. to della nuova era, il Novacene, che potrebbe già es-
Il complesso sistema autoregolante che quarant’anni fa sere cominciato senza che ce ne fossimo accorti e che
lo stesso Lovelock chiamò Gaia ha, per così dire, tut- potrebbe portare a una reale conquista del resto dell’u-
to l’interesse a riuscire a superare la crisi causata dal ri- niverso da parte di una forma di intelligenza.
scaldamento globale, perché dalla sopravvivenza della Molte delle idee espresse in questo libro non sono ar-
biosfera di cui facciamo parte anche noi dipende la so- gomentate in profondità, perché basate su una forma
pravvivenza di Gaia come organismo. di comprensione intuitiva, come era per l’ipotesi Gaia.
Altro assunto è che l’intelligenza artificiale genererà pre- Questo modo di procedere può disturbare il lettore più
sto una nuova forma di vita iperintelligente. Ma, alme- abituato all’argomentazione e al ragionamento logico,
no inizialmente, a questi cyborg non sarà utile eliminare ma è innegabile che provochi nuove domande. E ali-
Homo sapiens, perché anche la nostra specie fa parte mentare dibattiti, stimolare e guardare il monda da pro- Novacene
del complesso sistema regolatorio del pianeta; quindi i spettive originali sono sempre stati gli interessi principa- di James Lovelock
cyborg sarebbero interessati alla sopravvivenza della vi- li di Lovelock. Bollati Boringhieri, Torino, 2020,
ta organica per garantire la loro. Marco Boscolo pp. 128 (euro 18,00)
Una larga parte del mondo sfugge ai nostri organi di stile è coinvolgente, punteggiato di citazioni e aneddo-
senso e, in particolare, alla vista. Le scienze naturali ci ti tratti dalla storia e dalle vicende personali di chi scrive.
hanno insegnato che la realtà vista dalle varie specie, Inevitabilmente questo entusiasmo si trasmette anche
che la osservano con occhi modellati in modi differen- al lettore, che viene guidato a comprendere la reale por-
ti dalla loro storia evolutiva, ha un aspetto radicalmen- tata del contributo della microscopia alla scienza.
te diverso, perché non a tutti gli esseri viventi è utile per- Un contributo che non si è senz’altro esaurito, come
cepire le stesse cose. Oltre al limite rappresentato da si scoprirà nel corso della trattazione, in particolare
quelle lunghezze d’onda che si collocano al di fuori del- nell’ultima parte dedicata al futuro di questa tecnica. In
lo spettro visibile, c’è anche tutto quello che è troppo quest’ottica, è proprio il caso di dirlo, si comprende an-
piccolo per essere colto dal nostro mezzo visivo e non che la scelta di non abbassare troppo il livello, lasciando
per questo è meno interessante. Virus, batteri, cellule, spazio anche a parti più tecniche e alle relative formu-
tessuti e molto altro sono elementi che per essere osser- le. Una scelta forse impopolare, ma necessaria, sotto-
vati hanno bisogno di strumenti che hanno contribuito linea l’autore, a bilanciare le esigenze della divulgazio-
in modo sostanziale all’ampliamento delle nostre cono- ne con quelle del rigore, senza confinare gli aspetti più
scenze: i microscopi. Alberto Diaspro, direttore del Di- complessi in box astratti dal contesto. «Il suggerimento
partimento di nanofisica all’Istituto italiano di tecnologia è quello di leggere le formule come testo, come il testo Quello che gli occhi
e professore ordinario all’Università di Genova, decide di una poesia», dice Diaspro. D’altronde, già Galileo sot- non vedono
in questo libro di percorrere la storia e raccontare le me- tolineava la necessità di avvicinarsi al linguaggio con cui di Alberto Diaspro
raviglie di questi rivelatori dell’invisibile. è scritto l’universo, che è quello della matematica. Hoepli Editore, Milano, 2020,
L’entusiasmo dell’autore per la materia è tangibile: lo Anna Rita Longo pp. 192 (euro 12,90)
www.lescienze.it Le Scienze 95
Libri & tempo libero
La complessità dell’acqua
I risvolti delle nostre relazioni con questa risorsa preziosa
Chissà quanti dei milioni di turisti che mettono la mano sporca delle fogne a quella pura che diventa merce rara
nella Bocca della Verità sanno che la stanno infilando in in sempre più città, anche ricche. Dalla forza distruttiva
un tombino. Il celebre mascherone, infatti, non era altro vista in Bangladesh con gli occhi di Namrata, raccogli-
che un chiusino della Cloaca Maxima, testimone di una trice di gamberetti, a quella produttiva ma spesso pro-
concezione delle fogne e delle acque ben diversa dalla blematica, per esempio per i danni delle dighe. Dal suo
nostra. «Senza la Cloaca Maxima, Roma sarebbe rima- ruolo nel creare conflitti a quello nell’unire le comunità.
sta un villaggio di pastori assediati dalle malattie e dalla Il libro è rivolto a «chi l’acqua non la conosce o la co-
puzza.» Oggi, nelle fogne del mondo, anziché dee tro- nosce poco», perché la sua gestione «non è solamente
viamo mostri: i fatberg, ammassi a volte colossali di compito di ingegneri, economisti o ecologi, ma è com-
«olio vegetale, grasso, salviettine, preservativi, panno- pito di tutti». Perciò Borgomeo si è riproposto, con suc-
lini, avanzi, creme per il viso, feci», un cui frammento cesso, di dare un’idea della sua complessità. Supe-
trova posto in un museo. rando l’«idrofobia» di una società che, quando non
Sono alcuni degli aneddoti narrati da Edoardo Borgo- dà l’acqua per scontata, la considera solo come fonte
meo. Ricercatore all’Environmental Change Institute di cataclismi o di conflitti, o preda di appropriatori sen-
dell’Università di Oxford, consulente in gestione di risor- za scrupoli. Arrivare a una sua gestione sostenibile non
se idriche per governi e organismi internazionali, Bor- è una questione tecnica, quindi, ma culturale: ci vuole
gomeo non affronta gli aspetti tecnici o scientifici della anzitutto una visione più «idrofila», che «non è addome- Oro blu
materia. Narra invece nove storie, ricche di informazio- sticare né temere l’acqua», ma va costruita cambiando di Edoardo Borgomeo
ni e riflessioni stimolanti, che esplorano i risvolti socia- il nostro modo di vederla. Laterza, Bari-Roma, 2020,
li e umani delle nostre relazioni con l’acqua. Dall’acqua Giovanni Sabato pp. 176 (euro 14,00)
Un corpo obsoleto
Evoluzione e nuovi di stili di vita non vanno di pari passo
La strada alle nostre spalle è molto lunga. Centinaia di stile di vita che cambia molto rapidamente con un cor-
migliaia di anni se guardiamo solo alla specie Homo sa- po che ha tempi darwiniani lenti? Per esempio, la colon-
piens, qualche milione se risaliamo il cespuglio evolu- na vertebrale ha messo millenni ad adattarsi al bipedi-
tivo fino agli australopitechi. Il cammino ci ha segnato, smo, ma poi nel giro di pochi secoli abbiamo inventato
ma non abbastanza. Da un lato, ci siamo evoluti diven- le sedie e un gran numero di lavori ripetitivi e sedenta-
tando una specie in grado di costruire computer, scate- ri. L’evoluzione non va al passo delle sedie da ufficio e
nare risse sui social network, modificare (spesso in peg- del mouse, e quindi il mal di schiena è la maggiore (non
gio) il pianeta in cui viviamo e cambiare stile di vita in la più grave) causa di perdita di giorni di lavoro a livel-
modo radicale. Dall’altro, il nostro organismo non è mu- lo globale. Dal punto di vista della vertebra, è molto più
tato sufficientemente da non risentire del cambiamento usurante un pomeriggio al computer che ore di cammi-
di stile di vita. Il «corpo dell’Antropocene» è quindi il ri- nata. Mentre alcuni studi mostrano come la miopia sia
sultato di questa tensione, e viene osservato in dettaglio correlata allo stare poco all’aperto nell’infanzia.
nei vari capitoli di questo libro. Per alleviare i disagi dovuti al mismatch, la mancata
Correlando cambiamenti di dieta, lavoro, attività fisica, corrispondenza tra il nostro corpo attuale e l’ambiente
con le conoscenze della biomedicina contemporanea, in cui ci troviamo, alla fine dei diversi capitoli (che iden-
il giornalista Vybarr Cregan-Reid costruisce un percor- tificano le diverse epoche della nostra specie) troviamo Il corpo
so stimolante, divertente e accurato che segue la crono- anche consigli basati sulle attuali prove e almeno in te- dell’Antropocene
logia della nostra specie: da quando abbiamo cambia- oria facili da mettere in atto. Spoiler: muovetevi, pande- di Vybarr Cregan-Reid
to dieta, diventando agricoltori, che cosa è cambiato, e mie, lavoro e social network permettendo. Codice Edizioni, Torino, 2020
cosa è rimasto uguale? Come facciamo ad allineare uno Mauro Capocci pp.416 (euro 31,00)
a giugno
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