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Se vostro figlio inciampa spesso, fa cadere di frequente gli oggetti dalle mani e, sembra non volerne
proprio sapere di abbottonarsi una maglia da solo, non preoccupatevi. È solo un po' pasticcione! Le sue
capacità motorie - che ora sembrano ancora piuttosto incerte - possono migliorare con il tempo e
qualche piccolo stratagemma per motivarlo.
Nel frattempo, non fatelo sentire peggio rimproverandolo con affermazioni poco felici (“Sei una frana!”,
“Hai le mani di pasta frolla?”, “Combini sempre qualcosa!”).
Ogni bimbo un po' goffo tende già ad avere un basso livello di autostima, sottolinea Lisa A. Kurtz,
terapista ed educatrice per oltre 30 anni, nel suo libro “Disturbi della coordinazione motoria. Come
aiutare i bambini goffi a casa e a scuola”, (Edizioni Erickson). Non è il caso di alimentare un
meccanismo negativo (il rimprovero, la presa in giro) che potrebbe renderlo ancora più insicuro.
10 idee per la motricità globale e fine: vai alla fotogallery
MOTRICITà GLOBALE E FINE
Le tappe fondamentali dello sviluppo motorio, pur comuni a tutti e abbastanza prevedibili durante
l'infanzia, si manifestano, comunque, con tempi un po' diversi. Ogni bimbo, per esempio, impara a
gattonare e camminare quando è pronto e non esiste un'età “fissa”, identica per tutti, aspetto su cui tutti
gli esperti sono d'accordo – e lo ricorda anche il noto pediatra Italo Farnetani nella sua “Enciclopedia
del genitore” (Mondadori).
Anche le altre competenze, sempre più complesse, maturano in modo abbastanza personale tra i 3 e i
5 anni. Per questo, c'è chi ben prima dei 3 anni riesce a muoversi in punta di piedi e all'indietro intorno
a un tavolo e chi invece fatica a farlo anche più tardi. Alcuni bimbi hanno un ottimo controllo delle mani
e delle dita e già intorno ai 3-4 anni, per esempio, sono in grado di ritagliare una figura seguendo un
contorno, altri imparano verso i 4-5 anni.
di Marzia Rubega
FOTOGALLERY: 10 giochi intelligenti e super economici per bimbi da 1 a 3 anni
La cameretta di vostro figlio trabocca (letteralmente!) di giocattoli di ogni tipo che non guarda quasi
mai? Forse, è il momento di fare una selezione e mettere un po' di ordine tra quelli di quando era un
bebè.
Ma questo non significa “sommergerlo” di nuovi acquisti, con mille funzioni, luci e suoni, con l'intento di
stimolare i suoi sensi. I giocattoli migliori sono quelli più semplici che non mettono un freno alla
sperimentazione e alla fantasia del bimbo. A raccomandarlo è Federica Grittini, pedagogista Anpe -
Associazione Nazionale Pedagogisti Italiani, presso il consultorio milanese Cemp.
In questa fascia di età, tra i 12 e i 36 mesi, è fondamentale per il bimbo sperimentare ed esplorare il
mondo circostante in modo libero e sereno. È così che il bimbo, attraverso la scoperta e il gioco,
sviluppa le sue capacità motorie e cognitive. gIl gioco strutturato, invece, lascia poco spazio alla
concentrazione e alla creativitàh - spiega la pedagogista - gperché ha già una traccia definitah,
Scoperta = gioco
Il fascino dello spazzolino
Ogni scoperta è un'esperienza straordinaria: un mazzo di chiavi, aprire uno sportello o sbattere due
coperchi sono giochi divertenti (e, a volte, “ipnotici”!) per qualsiasi piccolo. Il classico giocattolo
stereotipato (così definiscono il “prodotto da negozio” i pedagogisti) - e troppo automatico - esercita
molto meno fascino. Un fatto evidente che tutti i genitori hanno sotto gli occhi (anche se sono spesso
poco convinti), confermato dagli esperti.
“Gli oggetti quotidiani, spessissimo, attirano molto più l'attenzione del bimbo rispetto a molti giocattoli,
lasciando i genitori un po' perplessi”, afferma Federica Grittini.
“Basta pensare al classico gioco dei travasi che si può fare anche in cucina, tra pentole e contenitori
mentre la mamma prepara la cena... Anche un sacco di bigodini si presta, per esempio, a tantissime
attività”.
Ma questo, ovviamente, non si traduce in un “no” tassativo a tutti i classici giocattoli da negozio che, in
alcuni casi, hanno un buon potenziale per stimolare lo sviluppo psicomotorio del bimbo: “Molto dipende
da cosa si acquista, quelli semplici sono i più validi, a partire dal tappeto delle attività per i più piccoli,
per esempio, accanto alle costruzioni e ai puzzle per i più grandi”, sottolinea Federica Grittini.
L'adulto può proporre attività e giochi adatti alla fase di sviluppo del figlio in un semplice giardino, in
cortile, al parco... Per stimolarlo nelle sue prime conquiste, per condividere insieme un'esperienza
essenziale come il gioco e sostenere la sua socialità.
Attenzione, però, a non diventare troppo invadenti. “Il bambino ha bisogno anche del suo spazio e dei suoi
tempi per creare in autonomia senza attività strutturate proposte dal genitore”, raccomanda Federica
Grittini.
In una parola: non strafate! “In questo momento storico, i genitori tendono a programmare e organizzare il
tempo libero dei bimbi, dimenticando un'altra cosa fondamentale: il diritto all'ozio”. Bene, dunque, ai
giochi organizzati ma anche solo correre, saltare, rotolarsi, girare (o gattonare per i lattanti) sono attività
importantissime per il bimbo che scopre il mondo. E non permettergli di sperimentare a pieno l'esterno
significa, alla fine, deprivarlo di un'esperienza.
“È sempre bello vivere all'aperto, in ogni stagione ci sono stimoli visivi, tattili e olfattivi diversi. Le
mamme che temono la pozzanghera al parco per paura dell'igiene, non pensano che tappeti e
moquette negli spazi chiusi veicolano molto più germi e sono molto più sporchi. Non dimentichiamo, tra
l'altro, il diritto del bambino a sporcarsih, sottolinea l'esperta.
Quanto ai piccolissimi, anche in questo caso, la pedagogista ribadisce la valenza positiva dello stare all'aria
aperta: “ Già per un neonato una passeggiata al parco è una forte esperienza emotiva. Prendere tra le
manine una foglia, toccarla, sentire che scricchiola è un gioco che mette in campo tutti i sensi ed è
un'emozione grandissima. E anche gattonare liberamente sull'erba, o stare sotto i raggi del sole, sono
pratiche (e gioco) insostituibili”.
Allora mamme, tutte pronte per correre al parco?
Mini bucato
L'idea è semplicissima ma assolutamente efficace e divertente per una giornata calda. Prendete una
bacinella un po' grande e invitate il vostro bimbo a scegliere vestitini e pupazzetti che desidera lavare.
Usate un sapone neutro e schiumoso e lasciate vostro figlio solo con il pannolino libero di fare il suo
bucatino e schizzare acqua ovunque... Ricordate che già così piccoli, i bimbi amano imitare le attività
degli adulti e imparano proprio ripetendo gli stessi gesti.
Travasi commestibili
Se in casa temete che il bimbo sporchi troppo, dimenticate questo pensiero all'aria aperta e offritegli la
possibilità di divertirsi con i travasi. Procuratevi contenitori, scatole e recipienti di diverse dimensioni e
riempiteli con terra, farina gialla (sabbia se siete al mare!) o bianca, pezzetti di ghiaccio. Il gioco dei
travasi piace moltissimo a tutti ed è molto importante: affina la capacità di manipolazione e stimola il
tatto con sensazioni diverse che il piccolo impara a riconoscere.
Vasca tattile
Procuratevi una classica piscina gonfiabile (o una “tinozza” grande e larga con bordi bassi) e
selezionate tanti materiali diversi... Ritagli di tessuto, panno, spugnette, palline leggere (ottime quelle
ecologiche di mais), quadri di cartoncino, giusto per darvi qualche idea. Potete aggiungere tutto quello
che vi suggerisce la fantasia (e il buon senso!) in grado di suscitare impressioni tattili piacevoli.
Ovviamente evitate oggetti piccoli che potrebbero essere ingoiati nella foga del divertimento. Una volta
completata la raccolta, riempite la vasca e lasciate che il vostro piccolo, coperto solo con il suo
pannolino, si “tuffi” tra i materiali sperimentando le sensazioni sulla sua pelle. Ecco un gioco sensoriale
divertente e utilissimo per stimolare il bimbo anche molto piccolo
Mosca cieca
È un gioco veramente antico: pare che fosse già diffuso ai tempi dei romani e poi conquistò le corti
europee e continua a essere praticato in tutti i paesi del mondo. Proponetelo anche voi al vostro
bambino e ai suoi amici, al parco, in giardino o in cortile. Un piccolo giocatore a sorte viene bendato e
gli altri si muovono intorno liberamente: la mosca deve cercare di “acchiappare” i compagni e
riconoscerli con il tatto. Ancora dubbi sulla sua validità? Il gioco aiuta ad acuire i sensi, la memoria e ha
un'altra importante funzione: esorcizza la paura del buio, abbastanza tipica tra i bimbi di questa fascia
di età.
Bolla gigante
Fare le bolle di sapone è un'attività sempre molto gradita: noi vi suggeriamo una “versione fai-da-te”
adatta ai più grandicelli, intorno ai 3 anni e mezzo-4. Prendete una cannuccia, circa un metro di spago,
una bacinella e del sapone liquido per fare le bolle. Tagliate la cannuccia a metà e infilatela alle due
estremità dello spago in modo da poterla stringere in mano. Bagnate la corda con il sapone liquido
nell'apposita bacinella e, raccomandando al vostro bambino di non lasciare la presa, fate ondeggiare il
filo. Piano, piano, ecco apparire una bolla gigante!
Regina reginella
Ecco un classico gioco ancora molto amato dai bambini: ve lo ricordate? A volte, ora, è chiamato
“correre come... saltare come....” ma le regole non cambiano ed è un perfetto esercizio psicomotorio (il
bimbo deve fare un “sacco di cose”: riconoscere l'animale e fare il movimento in modo corretto). La
Regina (ruolo che potete rivestire voi se i bimbi sono pochi e ancora piccoli, intorno ai 2 anni e mezzo),
si mette a circa 10-15 metri dai giocatori che a turno devono chiedere: “Regina, reginella quanti passi
devo fare per arrivare al tuo castello tanto bello?”. A sua discrezione, la Regina indica un numero di
passi da 1 a 5 di un animale, ovviamente tutti diversi. Chi sbaglia torna alla partenza, vince invece chi
arriva per primo dalla Regina. Qualche esempio di passo?
- formica, un piede davanti all'altro
- leone, balzo a piedi uniti
- gambero rosso, cammina all'indietro
- passero, passetti in punta di piedi
- rana, balzo con mani in avanti
Sardine
Il nome non vi dice nulla? Non è nient'altro che il classico Nascondino al contrario! In questa versione,
infatti, tutti i bambini fanno la conta (chiedete prima fino a che numero sanno contare, questo cambia
molto per ogni bimbo) mentre solamente uno si nasconde. Poi tutti partono alla ricerca dell'amico
nascosto. Per stabilire il primo candidato, potete ricorrere alla filastrocca che vi suggeriamo qui sotto.
Chi trova il nascondiglio si mette accanto al compagno e aspetta che anche gli altri bimbi arrivino e si
“schiaccino” nello stesso posto. L'ultimo giocatore perde e al turno successivo si nasconde. Questo
gioco di ricerca (che spesso piace anche ai bambini più grandi) contribuisce a sviluppare l'attenzione, lo
spirito di osservazione e stimola anche vista e udito... Cosa vogliamo di più?
Cerco il nascondiglio
se ti trovo non ti piglio
non ti piglio e mi nascondo
cerca tu per tutto il mondo
cerca cerca il nascondiglio
sopra il tetto, sotto il tiglio...
Chi comincia? 1,2,3 si comincia da te
Quattro cantoni
Ecco un gioco tradizionale che stimola velocità, attenzione e riflessi. Ve lo ricordate? Un bimbo sta in
mezzo a uno spazio delimitato, appunto, da 4 cantoni (alberi, sassi sul terreno, segni col gesso, palle
gonfiabili.), e gli altri 4 si scambiano liberamente i posti senza ordine preciso. Scopo del gioco è
occupare il cantone libero e, quindi, passare il turno al nuovo sfidante. Potete fare una variante con
della musica che fermerete di colpo (tipo gioco delle sedie): al bimbo senza posto, toccherà andare in
centro.
Strega comanda colore
Se pensate che i bimbi di questa fascia di età conoscano pochi colori, rimarrete stupiti. La “strega”
nomina il nome di un colore e tutti i giocatori devono correre a toccare un oggetto con quello stesso
colore, mentre la strega li rincorre per bloccarli. È un ottimo gioco sensoriale che richiede anche un
bello sforzo motorio (si corre!) e piace ai bimbi intorno ai 5 anni e anche a quelli più grandicelli (specie
alle bambine) in età scolare.
1, 2, 3 stella
Un giocatore si appoggia a un muro o, comunque, chiude gli occhi, mentre gli altri partecipanti si
mettono a circa una ventina di metri, su una linea di partenza. Scopo del gioco è avvicinarsi senza
essere visti. Il bimbo “che sta sotto” dice, infatti, “1,2,3... stella!” e si gira di scatto: chi viene visto, torna
indietro. È un ottimo gioco motorio che favorisce anche equilibrio (stare fermi immobili!) e riflessi.
Tenete presente che può piacere anche a bambini un po' più piccoli, in particolare femminucce.
Abbastanza simile è la versione chiamata "Le belle statuine" che permette di mettere ancora più alla
prova il senso dell'equilibrio. Un bimbo si volta e canta "Le belle statuine d'oro e d'argento del 1500,
cosa faran?" e tutti gli altri si devono spostare e assumere posizioni strane. Quando il bimbo si gira, chi
non è fermo come una statua, torna alla partenza.
Campana
Giocavate anche voi a Campana nel cortile di casa? Probabilmente sì, ma ripassiamo insieme le regole
per proporlo al vostro bambino e a qualche amichetto (ma potete giocare anche solo voi e vostro
figlio!). Disegnate per terra la campana, con le caselline e i numeri da 1 a 8. Per prima cosa, si tira un
sasso sul numero uno e si comincia con il piede destro sull'1, poi con il sinistro sul 2, ancora con il
destro sul 3, con entrambi i piedi su 4 e 5, destro sul 6 e di nuovo fermi su 7 e 8. A questo punto, il
bambino deve girarsi, ricominciare e, se arriva alla casella del numero 1, lanciare il sasso sul 2 e
ripartire... Ecco, di certo, non è “troppo” facile: questo antico gioco richiede infatti abilità, equilibrio e
precisione.
Bastian contrario
Con questo gioco potete intrattenere vostro figlio e un gruppetto di amici, magari in occasione di una
festa al parco. Chiedete ai bambini di formare un cerchio e voi mettetevi nel mezzo. Prendete un
cappello, un bicchiere e una sedia ed eseguite dei movimenti in sequenza: i bambini devono fare
esattamente il contrario di quello che fate. Se, per esempio, vi sedete, i giocatori dovranno alzarsi. Chi
ripete lo stesso gesto è invece eliminato, vince l'ultimo bambino che riesce a restare nel cerchio. I
possibili benefici? È un sistema divertente per allenare attenzione, memoria e anche i riflessi.
Fisarmonica
La mamma può proporre questo gioco a un gruppo di ragazzini in cerchio, magari per una festa di
compleanno. E non dimenticate carta e penna per tutti. L'adulto fa una domanda alla volta e, per
ognuna, ogni bambino scrive una risposta fantasiosa, piega il foglio e lo passa al vicino. La stessa
operazione si ripete per la seconda domanda e via di seguito: alla fine, ogni giocatore ha un foglio in
mano piegato a fisarmonica, dove ci sarà una frase per piega... Non resta che leggere le storielle nate
su tutte le “fisarmoniche”. Un premio alla più bizzarra, le risate sono garantite e pensate anche
all'esercizio di creatività, scrittura, lettura...
Ecco le domande:
1. Qual è il momento della giornata che ti piace di più?
Chi ti è davvero antipatico?
2. Quale è la cosa che il tuo migliore amico/a fa meno volentieri?
Dove metti le tue cose quando la mamma ti chiede di mettere in ordine?
Dove ti piacerebbe passare un mese da super sogno?
Con chi partiresti per la tua favolosa vacanza?
Cosa dicono i vicini di casa quando giochi e fai le feste con i tuoi amici?
Waterball
Procuratevi dei palloncini gonfiabili, e riempiteli di acqua, e asciugamani da spiaggia per questa attività
perfetta per una giornata calda. Tracciate una linea sul terreno di 4-5 metri e create due squadre di
numero pari (quindi, minimo 2 ragazzini per squadra, o 4, 8 etc) che si mettono una di fronte all'altra.
Ogni coppia tiene l'asciugamano aperto e lo usa per ricevere e lanciare il palloncino pieno d'acqua alla
squadra avversaria. Chi fa cadere la “waterball”, non riesce a buttarla oltre la riga, o la fa scoppiare
riceve un punto: a quota 3 la coppia viene eliminata. Si procede così con finali e semifinali come nelle
“vere” gare. Divertente... e allena in modo “fresco” muscoli, riflessi e velocità.
Carovana
Ecco una sfida simpatica per due squadre che mette alla prova tante capacità: attenzione, ascolto,
orientamento, riflessi... I componenti di ogni gruppo si dispongono in fila indiana, con le mani sulle
spalle di chi li precede, tutti bendati, a esclusione dell'ultimo bambino. Al momento del via, le due
squadre devono andare avanti in modo parallelo per raggiungere un obiettivo (tipo albero, muretto,
qualcosa di grosso) seguendo le indicazioni del giocatore non bendato. Sembra facile? Non lo è affatto
perché il ragazzino-guida non può parlare! Deve infatti indirizzare il bimbo davanti a lui con dei colpetti
sulle spalle e questo, a sua volta, cercherà di “passare” l'indicazione silenziosa a chi lo precede fino ad
arrivare al ragazzino in testa alla fila. Vince il gruppo che si avvicina per primo al traguardo fissato.
Pallabomba
Bastano una palla e un lettore musicale portatile per questo allegro gioco adatto a un gruppo di
ragazzini. Mentre la musica va, i giocatori si devono lanciare la palla a ritmo molto veloce: chi ce l'ha in
mano quando cade il silenzio, viene eliminato. La gara procede a furia di eliminazioni, a suon di note,
fino all'ultimo giocatore. È semplice ma il divertimento è garantito e stimola riflessi e velocità.
Cos’è che ci permette di credere di essere in grado di salire un gradino o di superare un ostacolo?
Viene immediato pensare che questa consapevolezza dipenda dalla conoscenza delle nostre capacità
motorie e fisiche.Tutti i giorni saliamo la scala, quindi siamo sicuramente capaci di salire un
gradino! Ma come si costruisce questa consapevolezza? Cosa succede quando
affrontiamo un’esperienza nuova?
Karen Adolph, l’importante ricercatrice statunitense dello sviluppo psicomotorio dell’infanzia, ha
dimostrato che il bambino piccolo percepisce diversamente le possibilità di scendere una ripida
discesa a seconda delle proprie competenze motorie. Se non è competente, ad esempio nel
camminare, effettua alcune prove che quasi sempre si rivelano fallimenti, per cui la ripida discesa si
tramuta subito in una caduta. Se invece è molto competente nel camminare, nel vedere la nuova
situazione ne percepisce la novità e la difficoltà, adotta un approccio più cauto sceglie e infine
sceglie la soluzione più idonea, per esempio si siede e scende per la discesa scivolando.
Cosa succede quando un bambino esegue qualche cosa di nuovo? Egli prova e riprova fino ad
imparare. Frequenza, intensità e durata delle esperienze permettono al bambino di apprendere.
Come gli esperimenti della Adolph suggeriscono, l’acquisizione di una competenza è il presupposto
per affrontare con successo nuovi problemi. In altre parole, se siamo capaci di fare qualcosa ci
sentiamo anche capaci di fare qualcosa di più. Ma cosa succede se il nuovo compito è
particolarmente difficile? Proviamo e riproviamo senza scoraggiarci? Oppure, fatti alcuni tentativi
infruttuosi, si instaura in noi un senso di impossibilità a compiere l’azione e rinunciamo
definitivamente?
Osservazioni fatte al parco giochi su bambini che provano giochi diversi con diversi livelli di
difficoltà:
Se l’attività richiesta è a portata di bambino egli/ella prova e riprova fino ad apprendere.
Se l’esperienza è invece molto difficile i bambini dopo qualche tentativo abbandonano il
gioco e l’attività: essi percepiscono il gioco o l’attività al di fuori della loro portata.
Il prof. Fumagalli, direttore del gruppo di ricerca sullo sviluppo motorio nell’infanzia
dell’Università di Verona, ha messo in evidenza in uno studio realizzato dal 2010-12 che i bambini
cambiano la propria percezione di difficoltà del compito se sono aiutati in modo discreto da un
esperto. Si è visto che l’importante non è far superare l’ostacolo ma fornire l’aiuto minimo che
consenta al bambino di svolgere quasi autonomamente il compito. Per esempio, dare la mano ad un
bambino che cammina sull’asse d’equilibrio serve poco allo sviluppo di quella competenza: in
realtà il bambino si autoconvince che può fare l’asse solo se accompagnato e non da solo. Se invece
l’accompagnatore si limita ad essere vicino per fornire un punto d’appoggio per i momenti di
difficoltà, il bambino gradualmente acquisisce la competenza necessaria e nel giro di poco pratica
autonomamente (e divertendosi) il gioco che sembrava così fuori dalla portata.
Questo studio dimostra come la figura dell’educatore diventa fondamentale nello sviluppo
sua capacità. L’esperienza di successo, grazie all’aiuto dell’educatore, produce nel bambino il
convincimento che anche se il compito è difficile è tuttavia fattibile. Questa percezione positiva
della relazione capacità motorie-ambiente lo sprona a provare e riprovare, mettendo in atto le