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Come introdurre strumenti di

democrazia diretta nello statuto del


vostro comune

Scritto da Paolo Bonacchi, Presidente, Unione Federalista


con contributi di Enzo Trentin, vicepresidente, Giacomo Consalez,
vice segretario, e Giancarlo Pagliarini, segretario,
Unione Federalista
© Unione Federalista – 2011

In Italia, la classe politica è autoreferenziale. Con il voto, politico o


amministrativo, riceve una delega in bianco dai cittadini e, in moltissimi
casi, utilizza questa delega solo per servire i propri interessi di partito o
clientela, sacrificando gli interessi della cittadinanza. A livello locale,
esistono leggi che consentono la modifica di statuti e regolamenti e
l'introduzione di strumenti referendari, che consentirebbero ai Cittadini
di modificare o abrogare delibere prese dal consiglio comunale e
provinciale, così come di promulgare nuove delibere. Attraverso il
referendum comunale, i Cittadini potrebbero esercitare un effettivo
controllo in corso d'opera sulle decisioni prese dai loro rappresentanti,
costringendo questi ultimi a fare i conti con la cittadinanza e non
solamente con le proprie logiche di potere.

In questo opuscolo descriviamo le procedure che permettono di


avviare la riforma dal basso degli statuti e regolamenti comunali,
introducendo il referendum di iniziativa popolare deliberativo senza
quorum per la validità del risultato, come strumento per restituire ai
cittadini la sovranità che i partiti hanno loro sottratto illegittimamente.

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A questo scopo, il Cittadino deve inoltrare al sindaco una
petizione. La petizione può essere firmata da un singolo individuo
avente diritto al voto (come da Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n.
267, "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali" - Articolo
8, Partecipazione popolare, Comma 3), oppure da un comitato di
cittadini costituito a tale scopo. Tali comitati, in quanto libere
associazioni politiche, non necessitano d’alcuna registrazione.
Quest'ultima modalità conferisce maggiore forza all'iniziativa.

Il sindaco del comune ha l'obbligo di sentire il consiglio comunale e


di rispondere alla petizione entro 60/90 giorni dalla sua presentazione.

Questo costringerà l'intera amministrazione comunale a pronunciarsi


sull'obbiettivo primario della petizione: la sovranità dei Cittadini,
facendo venire allo scoperto i rappresentanti politici sulla condizione
essenziale della democrazia. In altri paesi, quali Svizzera e California,
l'intervento dei Cittadini nella gestione della cosa pubblica ha costretto
la politica a fare i conti con l'interesse dei cittadini, e non solo con
quello delle oligarchie e dei centri di potere che della politica si servono
per se stessi.

L'Unione Federalista rivendica la paternità di quanto segue come


patrimonio di un comune sentire, indipendentemente dai colori assunti
nel passato e dell'appartenenza di tutti coloro che si riconoscono nei
principi del vero Federalismo, che indica nelle scelte del Cittadino
sovrano, e non nei consigli o nel parlamento, l'artefice del successo (o
dell'insuccesso) di una comunità locale e di un intero popolo.

Il file della Petizione necessario per la stampa e per la raccolta delle

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firme per la presentazione della richiesta al sindaco può essere
richiesto a Unione Federalista

email: UNIONE.FEDERALISTA@gmail.com

da chi chiunque sia interessato e seriamente intenzionato a portare


avanti questa iniziativa nel proprio Comune.

Come procedere per avviare la riforma dello statuto comunale


Di seguito elenchiamo in forma schematica i passi da seguire.

1. La prima cosa da sapere è che l’elaborazione e la modifica degli


statuti dei comuni italiani sono di esclusiva competenza dei singoli
consigli comunali.

2. È necessario procurarsi lo statuto del proprio comune di


residenza e il regolamento applicativo (ove esiste). Il comune ha
l'obbligo di fornire entrambi i documenti. Spesso, questi, si
trovano nei siti internet degli enti locali. In caso di rifiuto (rarissimo
ma possibile), presentare una domanda scritta al sindaco e per
conoscenza al prefetto.

3. Sebbene la carta europea della autonomie locali riporti chiaramente


che le petizioni possono essere presentate da cittadini singoli o
associati, è preferibile far sottoscrivere la petizione dal maggior
numero possibile di cittadini aventi diritto al voto residenti nel
Comune in cui si presenta.

4. Leggere con cura lo statuto, selezionando i principi generali che si


riferiscono alla partecipazione dei cittadini alla vita della comunità, e

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gli articoli che prevedono la petizione, le proposte e il
referendum.

5. Indicare nella petizione, firmata dai Cittadini e da presentare al


sindaco perché la sottoponga al consiglio comunale, gli articoli di
riferimento dello statuto (es.: art 3 - principi) che ci si propone di
modificare.

6. La petizione può essere presentata anche da un consigliere


comunale che ne condivida lo spirito. In questo caso, essa è
trasformata in proposta di delibera consiliare.

7. Lo stesso testo, con le indicazioni di cui sopra, e sempre


consultando prima lo statuto cui ci si riferisce, può diventare:
proposta di delibera d’iniziativa popolare.

8. per la raccolta delle firme si suggerisce di fare dei banchetti in


occasione dei mercati, delle feste e delle manifestazioni di qualsiasi
tipo.

9. Si ricorda che i banchetti devono essere autorizzati


comunicando per iscritto al comando della polizia municipale il
luogo in cui il banchetto sarà effettuato, la data e l'ora di inizio e di
fine e giustificandolo con la dicitura “raccolta firme per la
presentazione al sindaco di una petizione popolare” o ”proposta di
delibera d’iniziativa popolare”.

9) Ricordarsi di portare sempre con sé ai banchetti la lettera di


autorizzazione della polizia municipale.

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10) All'atto della firma della petizione da parte dei cittadini residenti,
indicare nella domanda gli estremi della carta di identità o di
documento legale che indichi il luogo di residenza e la data ed
il luogo di nascita.

11) tenere presente che molti comuni si sono già dotati di uno
strumento referendario, ma che questo è indicato nello statuto
come “abrogativo”, “propositivo”, “consultivo” o similari, in modo
da lasciare sempre agli eletti l'ultima parola e porre ostacoli alla sua
esecuzione col preciso scopo di sottrarre ai Cittadini la possibilità di
ricorrere alla consultazione popolare. Non lasciatevi ingannare: un
referendum così definito è inteso a disattendere il pronunciamento
dei Cittadini sovrani per dare di fatto l'ultima parola ai governanti
locali.

Di seguito, forniamo al lettore un esempio di petizione.

Testo della petizione:

[Località] Data ..............

Al sindaco del comune di …............................


E p.c. ai membri del consiglio comunale

Petizione

Ai sensi dell'art. ….. Dello statuto del comune di …..........................


tesa ad attivare l'iniziativa degli organi del comune su questioni di
interesse collettivo a norma dell'art. ....….dello statuto comunale.

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Oggetto della petizione:

Modifiche statutarie, per la realizzazione di forme di autogoverno e di


democrazia diretta equilibrata con la democrazia rappresentativa, in
armonia con la Carta Europea delle Autonomie Locali, con la legge 8
giugno 1990, n°. 142, denominata “Ordinamento delle autonomie locali”
e con la legge 6 agosto 1999 n°. 265 art. 3 comma 3 e l'art. 8 del
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 - Testo unico delle leggi
sull'ordinamento degli enti locali, art. 8, comma 3.

Premesso:

• che la sovranità del popolo preesiste allo stato e che lo stato


italiano, in tutte le sue articolazioni (comune di …........ compreso),
appartiene ai Cittadini e non ai loro rappresentanti politici;
• che a conferma di ciò l'art. 1, comma 2 della costituzione sancisce:
“la sovranità appartiene al popolo...”, e che i “limiti” di cui al
secondo comma dell'art 1, al momento della discussione della
bozza di costituzione nel 1947 erano riferiti alla forma democratica
e repubblicana dello stato e non alla “sovranità popolare”;
• che appartenendo la sovranità delle istituzioni, a qualsiasi livello
dello stato ai Cittadini, sovrani per diritto naturale inviolabile,
imprescrittibile ed inalienabile, gli eletti a governare la comunità
hanno sempre il dovere di uniformarvisi qualunque essa sia;
• che in un assetto federale della forma di stato, democrazia diretta e
democrazia rappresentativa devono trovare il loro punto di incontro
e di equilibrio nelle formazione, nella deliberazione e nella
legittimazione della legge da parte dei cittadini e che pertanto ad
essi dev'essere sempre riconosciuto il potere di iniziativa di fare

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modificare, o abrogare la legge e gli atti aventi valore di legge, nella
libertà e nella diversità di opinioni e di scelte, per il bene comune e
senza assurdi ed ingiustificati vincoli burocratici;
• che i recenti risultati dei referendum popolari ( giugno2011) hanno
chiaramente indicato la volontà del popolo italiano di non
identificarsi più nelle scelte e nelle decisioni dei rappresentanti fatti
eleggere dai partiti attualmente presenti in parlamento, in quanto
nel passato tale organo ha violato i risultati di molti referendum
popolari voluti dai cittadini;
• che il quorum della partecipazione al referendum del 50% + 1 degli
aventi diritto al voto per la validità del risultato, previsto dalla
costituzione e dallo statuto del comune di ….............., conferisce ai
non partecipanti al referendum il potere giuridico di invalidare la
volontà della maggioranza dei partecipanti, tradendo con ciò i due
principi fondamentali della democrazia che sono la partecipazione
e la scelta personale del voto sui fatti e non solo sulle persone;
• che tutti i partiti si dichiarano oggi favorevoli all'introduzione di
un'organizzazione federale dello stato italiano e che sulla base
della dottrina di tale forma di stato e di governo, la legge e gli atti
aventi valore di legge possono essere legittimati solo dalla
sovranità popolare che si manifesta direttamente attraverso i
referendum deliberativi e legislativi senza quorum, come
autogoverno dei cittadini;
• che il principio fondante del federalismo è la contrattualità politica
dei rapporti fra cittadini e fra questi e le istituzioni;
• che la legge dello stato e degli enti locali deve essere, per questo,
un effetto della volontà della maggioranza degli aventi diritto al voto
(sovranità);
• che la sovranità popolare è un diritto naturale della persona che
non può essere alienata, limitata, violata o disattesa dagli organi

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rappresentativi, e che pertanto il popolo può delegare loro solo la
parte minore della sovranità restando sempre libero di modificare
le regole della delega; altrimenti il sovrano non è più il popolo, ma
altri. E la sovranità dei Cittadini è un principio che non ammette
deroghe;
• che all'Art. [principi generali, o altro come “partecipazione“, ecc.)
Dello statuto, l'art.”......, recita testualmente: (inserisci quanto
indicato in questo articolo dello statuto]...............................;
• che agli articoli dello statuto concernenti l'iniziativa popolare e le
consultazioni popolari, mediante referendum (artt. ….....)
Sanciscono testualmente (inserisci quanto indicato dagli articoli
relativi a quanto può essere utile agli effetti della giustificazione
della petizione o proposta);

Considerato

• che a distanza di oltre …..... anni dall'approvazione dello statuto del


comune di …............ da parte del consiglio comunale (citare la
data), mai sottoposto all'approvazione o rifiuto dei cittadini aventi
diritto al voto, niente è sostanzialmente cambiato nello statuto per
permettere loro, in quanto titolari della sovranità delle scelte che
incidono sulla loro vita, di deliberare direttamente senza
l'intermediazione del consiglio;
• che il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 - testo unico delle
leggi sull'ordinamento degli enti locali, modifica la precedente
normativa sui referendum, non specifica più in modo restrittivo il
tipo di referendum che deve essere previsto nello statuto comunale,

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Noi

Sottoscritti cittadini del comune di....................., in considerazione delle


osservazioni sopra esposte e delle leggi indicate con la presente
petizione, o roposta di delibera

Chiediamo:

Che nello statuto del comune di …................ venga introdotto l'istituto


del referendum deliberativo di iniziativa popolare senza quorum
per la validità del risultato, e che l'iniziativa referendaria possa essere
esercitata dai Cittadini sovrani per tutte le materie di competenza
comunale, comprese quelle fiscali e le altre eventualmente escluse nel
precedente statuto (art....) In quanto palesi violazioni del principio
inviolabile della sovranità popolare su tutti gli aspetti della vita sociale e
politica.

Chiediamo inoltre la creazione di un «procuratore civico», eletto


direttamente dagli elettori (a titolo onorario e non oneroso) in
contemporanea con l'elezione del sindaco e dei consiglieri comunali,
per una solida funzione di inchiesta, esercitata con gli stessi poteri di
indagine (e, naturalmente, gli stessi limiti) dell'autorità giudiziaria. Al
«procuratore civico» spetta di procedere, d'ufficio o su denuncia, contro
i pubblici amministratori e funzionari responsabili di cattiva
amministrazione, promuovendo il giudizio nei loro confronti davanti alla
corte dei conti (quando, ovviamente, non emergano reati addirittura
perseguibili dinanzi alla giustizia ordinaria). Attraverso questa nuova
figura, gli amministrati vogliono controllare gli amministratori attraverso
un loro diretto rappresentante.

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Restiamo in fiduciosa attesa di una sua cortese comunicazione.

Per il comitato promotore della petizione, firmano:


…...............................................................

Mittente ….....

Seguono le firme dei cittadini.

Cognome, nome, luogo e data di nascita, comune di residenza, estremi


numerici del documento
…......................................................................

…...........................................seguono firme

Argomentazioni a favore della richiesta di modifica:

Dal diritto divino alla sovranità del popolo.


Nella storia dello 'stato (moderno)' - cioè del regime politico
attualmente vigente in tutti i paesi dotati di un certo grado di civiltà - fino
alla fine del settecento, fonte di ogni 'legittimità' fu il 'diritto divino'
(ereditario) del monarca: poi questo venne sostituito dalla 'sovranità
del popolo'. E il 'diritto divino' fu contestato in primis da Marsilio da
Padova (a lungo perseguitato per questa ragione) nel Defensor Pacis,
(“difensore della pace”. La sua opera più conosciuta), scritto nel 1324,
dove tratta, fra l'altro, dell'origine della legge. Mersilio sostiene che è la
volontà dei cittadini che attribuisce al governo, pars principans, il
potere di comandare su tutte le altre parti, potere che sempre, e
comunque, è un potere delegato, esercitato in nome della volontà

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popolare. La conseguenza di questo principio era che l'autorità politica
non discendeva da dio o dal papa, ma dal popolo, inteso come sanior
et melior pars.

Perché il quorum è illegittimo


il “quorum” della partecipazione del 50%+ 1 degli aventi diritto al voto
per la validità del referendum, snatura il concetto di democrazia che si
basa sul governo diretto della maggioranza dei cittadini sovrani e
responsabili che partecipano alle scelte di governo (autogoverno) e non
su coloro che rifiutano di partecipare, essendo il comune di …..... una
associazione di cittadini sovrani, particolarmente in un ordinamento
genuinamente federalista, quale quello che alcune forze dicono di
sostenere. Il quorum del 50%+1 è chiaramente indicativo della volontà
dei partiti di porre ostacoli ingiustificati alla realizzazione della volontà
della maggioranza dei cittadini sovrani e responsabili che intendono
partecipare al governo della comunità locale, in quanto associazione
giuridica volontaria, e non feudo di partiti o dei potentati economici che
si servono di essi. Il quorum per la validità delle consultazioni, del resto,
non esiste per l’elezione del sindaco e dei consiglieri comunali, né per
le elezioni politiche. Questo dimostra che quando si tratta di partiti e
non di cittadini, si può governare con percentuali di consenso inferiori al
50% degli aventi diritto al voto.
Pretendere quindi un'affluenza del 50% + 1 dei votanti, affinché la
consultazione referendaria possa considerarsi valida, equivale a
conferire un ingiustificato potere giuridico ai non partecipanti al
referendum stesso, il che, come dovrebbe essere noto ad ognuno, è il
contrario dello spirito della democrazia, ed una palese violazione del
libero esercizio di un diritto naturale sancito dalla costituzione vigente
che recita all’art. 1, comma 2: “La sovranità appartiene al popolo....”.

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Ancora sul quorum
Visto il principio di mandato è assurdo introdurre quorum di
partecipazione al processo decisionale diretto. I cittadini che non
prendono parte ad una votazione sono considerati come se avessero
dato un mandato a coloro che vi partecipano. Se si introducono quorum
alla partecipazione si apre la porta ad azioni di boicottaggio da parte
delle minoranze. Supponiamo per esempio che vi sia un quorum di
partecipazione del 40% e che il 60% degli elettori voglia votare.
All’interno del gruppo desideroso di votare, il 55% sostiene la proposta
oggetto del voto e il 45% vi si oppone.
Gli oppositori non possono vincere la consultazione se prenderanno
parte al referendum. Ma se rimangono a casa possono prevalere,
perché allora il quorum del 40% non verrà raggiunto e la proposta verrà
respinta contro la volontà della maggioranza.
abbiamo visto che il mandato parlamentare non è che una forma
derivata del mandato ricevuto dagli elettori effettivi nel processo
decisionale diretto-democratico. Un parlamento contiene in media solo
lo 0,003% della popolazione eppure esso può sempre prendere
decisioni. Ciò vale anche per i comuni e le province. Quindi non ha
senso introdurre d’un tratto un quorum di partecipazione del 20% o
40% per il parlamento ad hoc formatosi con il referendum. L’errore che
viene fatto con i quorum di partecipazione è che le persone che
rimangono a casa sono computate o come sostenitori o come
oppositori (a seconda del referendum). In realtà essi hanno scelto di
non esprimere le proprie opinioni. Questo deve essere rispettato.
Infine possiamo anche notare che l’affluenza ad un referendum non
deve essere confrontata con l’affluenza alle elezioni. Nelle elezioni le
questioni di ogni tipo sono all’ordine del giorno o manifeste nei partiti:
quelle correnti e anche tutti i nuovi argomenti che potrebbero
presentarsi nei prossimi quattro o cinque anni. Un referendum ha una

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sola questione specifica all’ordine del giorno, quindi è logico che
l’affluenza a questo sia inferiore a quella per le elezioni.
Talvolta vengono addotte argomentazioni a favore di un quorum
basso, proprio per evitare possibili boicottaggi. Comunque anche
questo punto di vista è illogico. Un quorum o è così basso che è
destinato ad essere raggiunto - allora per essere sicuri il boicottaggio
viene escluso, ma al tempo stesso il quorum è inutile - oppure il quorum
è così alto che è improbabile che venga mai raggiunto: quindi è
possibile il boicottaggio. Tertium non datur.
Da non sottovalutare – da ultimo - il fatto che, dopo il 7 ottobre 2001
ed il conseguente referendum confermativo, è stata praticata anche la
formula “valido con qualsiasi affluenza al voto”. Se tale formula è valida
per le modifiche alla Costituzione, non si capisce perché non si possa
applicarla per quesiti referendari gerarchicamente inferiori.
L'indizione del referendum non deve essere soggetta ad alcuna
restrizione o preventivo esame di Comitati di garanti o esperti. Poiché la
volontà dei cittadini è sovrana (Art. 1, Comma 2 della Costituzione), non
è dunque ammissibile che un qualsiasi comitato, per quanto autorevole,
si frapponga tra amministratori e amministrati.

Perché referendum deliberativo e non consultivo o propositivo?


Circa la definizione dei referendum di iniziativa popolare
deliberativi senza quorum occorre ricordare che essi sono stati
introdotti nella costituzione della confederazione elvetica sin dal 1848 e
che sono regolarmente tenuti ogni due anni nello stato della California,
ed in molti stati americani, fornendo prova di intensa partecipazione
popolare, di stabilità politica e di utilità economica.
Infine, è necessario considerare che l'elettorato, prendendo
coscienza che una piccola minoranza potrebbe incidere su
deliberazioni importanti che lo riguardano, con molta probabilità si

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guarderebbe bene dal disertare le urne e diventerebbe maggiormente
responsabile delle scelte compiute nell'interesse della collettività.
Il limite del 2% per la raccolta delle firme degli aventi diritto al voto
nel Comune di… è più equo di quello previsto dallo statuto del
comune, in quanto quest'ultimoo renderebbe di fatto possibili solo i
referendum sostenuti dai grandi partiti. La costituzione italiana prevede
una soglia di appena l'1% per indire un referendum abrogativo a
carattere nazionale, similmente a quanto previsto dalla costituzione
svizzera (50.000 cittadini). Peraltro, in Svizzera, su una popolazione di
sette milioni, 100.000 aventi diritto al voto hanno il potere di chiedere la
modifica totale della costituzione.
A livello comunale, le firme di molto meno dell'1% del corpo
elettorale sono sufficienti per presentare una lista per l'elezione del
sindaco e di tutti i consiglieri comunali che restano in carica per cinque
anni e deliberano su innumerevoli materie. In considerazione di ciò,
non si vede perché il 2% del totale degli elettori non debba essere
ritenuto sufficiente per permettere ai cittadini di deliberare per una sola
volta l'anno su argomenti di interesse generale della popolazione
locale.
In democrazia il voto non è la firma di una cambiale in bianco da
parte degli aventi diritto nei confronti dei rappresentanti per la durata
della legislatura, ma un mandato revocabile di rappresentanza in cui
i cittadini riservano per sé un potere maggiore di quello che
conferiscono agli eletti (contratto politico o di federazione). Questa
è la vera base culturale e concettuale dell'idea federalista. Considerato
poi che i cittadini eleggono, e pagano, un sindaco e xy consiglieri
comunali [il numero varia di comune in comune] per delegare loro
alcune decisioni, costoro non possono arrogarsi il potere di deliberare
anche quando gli elettori, attraverso il referendum, intendono decidere
da sé.

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Se un referendum è definito consultivo o propositivo e il
pronunciamento popolare è seguito da un dibattito e dalla decisione
finale del consiglio, a quest'ultimo viene di fatto lasciata libertà di
deliberare in senso opposto al risultato del referendum, violando la
sovranità popolare garantita dall'art. 1 comma 2 della costituzione.
Un altro aspetto importante: poiché i cittadini che votano un
referendum si trasformano per quel progetto e in quel momento in
legislatori (democrazia = governo del popolo), può esserci qualcun
altro che dibatte e delibera, dopo di loro, su quell'argomento?
Sebbene non ci sia molta giurisprudenza in merito in italia, un
referendum "consultivo", "propositivo" o "abrogativo", può facilmente
tradire lo spirito della democrazia, permettendo di confondere la volontà
della maggioranza dei cittadini liberamente espressa, con un sondaggio
della pubblica opinione, con un indirizzo generale, un'indicazione da
dare al consiglio comunale, ed appare già di per sé una... "singolarità
giuridica" che esiste solo in italia.
Sulla validità di un referendum “consultivo” senza tanti giri di parole,
riportiamo di seguito quanto ha deliberato la sentenza della corte
costituzionale n. 334/2004, che chiarisce benissimo in cosa consista:
«…dal momento che il referendum ha carattere consultivo e non priva il
legislatore nazionale della propria assoluta discrezionalità quanto
all’approvazione della legge che…». Dunque, per analogia, anche il
consiglio comunale o provinciale è libero di non tener conto dell’esito.
Se i politicanti sono liberi di non tenerne conto, perché prendersi la
briga di organizzare e svolgere tale referendum consultivo?
Va infine rilevato che, poiché la volontà popolare espressa con il
risultato del referendum è ratificata dagli eletti, formalmente la
decisione finale risulterà essere del consiglio comunale. Non si
contravverrà quindi a nessun dettame di legge. In questo modo è fatto
salvo il principio di "rappresentatività" così caro all'attuale ordinamento.

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Infatti, quale migliore modo di deliberare da parte dei rappresentanti
dell'elettorato, se non in sintonia con quanto ha espresso la
maggioranza del corpo elettorale stesso sui singoli fatti della vita
sociale?
Quanto ad estendere al quesito referendario anche le materie fiscali,
va sottolineato come in un paese a noi vicino, e ben conosciuto in
quanto meta d'emigrazione per molti italiani, l'ex presidente della
federazione (carica che dura un anno): Kaspar Villiger nel 2005
affermò: «il federalismo svizzero vive del principio sancito nella
costituzione. È la sussidiarietà verticale istituzionale, dal basso verso
l’alto: quello che non può fare il singolo cittadino lo fa il comune, ciò che
non può fare il comune lo fa il cantone e quello che non fa il cantone lo
fa la confederazione. Questo enorme vantaggio svizzero funziona solo
se chi decide la spesa è anche colui che decide le imposte. In altre
parole, si tratta di ciò che il popolo svizzero accettò a larghissima
maggioranza nel 2004 nell’ambito degli articoli costituzionali per la
nuova perequazione finanziaria e il nuovo riparto dei compiti tra
confederazione e cantoni. In una frase: chi comanda paga, chi paga
comanda».

Versione 1.0 - 18 giugno 2011

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