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A questo scopo, il Cittadino deve inoltrare al sindaco una
petizione. La petizione può essere firmata da un singolo individuo
avente diritto al voto (come da Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n.
267, "Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali" - Articolo
8, Partecipazione popolare, Comma 3), oppure da un comitato di
cittadini costituito a tale scopo. Tali comitati, in quanto libere
associazioni politiche, non necessitano d’alcuna registrazione.
Quest'ultima modalità conferisce maggiore forza all'iniziativa.
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firme per la presentazione della richiesta al sindaco può essere
richiesto a Unione Federalista
email: UNIONE.FEDERALISTA@gmail.com
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gli articoli che prevedono la petizione, le proposte e il
referendum.
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10) All'atto della firma della petizione da parte dei cittadini residenti,
indicare nella domanda gli estremi della carta di identità o di
documento legale che indichi il luogo di residenza e la data ed
il luogo di nascita.
11) tenere presente che molti comuni si sono già dotati di uno
strumento referendario, ma che questo è indicato nello statuto
come “abrogativo”, “propositivo”, “consultivo” o similari, in modo
da lasciare sempre agli eletti l'ultima parola e porre ostacoli alla sua
esecuzione col preciso scopo di sottrarre ai Cittadini la possibilità di
ricorrere alla consultazione popolare. Non lasciatevi ingannare: un
referendum così definito è inteso a disattendere il pronunciamento
dei Cittadini sovrani per dare di fatto l'ultima parola ai governanti
locali.
Petizione
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Oggetto della petizione:
Premesso:
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modificare, o abrogare la legge e gli atti aventi valore di legge, nella
libertà e nella diversità di opinioni e di scelte, per il bene comune e
senza assurdi ed ingiustificati vincoli burocratici;
• che i recenti risultati dei referendum popolari ( giugno2011) hanno
chiaramente indicato la volontà del popolo italiano di non
identificarsi più nelle scelte e nelle decisioni dei rappresentanti fatti
eleggere dai partiti attualmente presenti in parlamento, in quanto
nel passato tale organo ha violato i risultati di molti referendum
popolari voluti dai cittadini;
• che il quorum della partecipazione al referendum del 50% + 1 degli
aventi diritto al voto per la validità del risultato, previsto dalla
costituzione e dallo statuto del comune di ….............., conferisce ai
non partecipanti al referendum il potere giuridico di invalidare la
volontà della maggioranza dei partecipanti, tradendo con ciò i due
principi fondamentali della democrazia che sono la partecipazione
e la scelta personale del voto sui fatti e non solo sulle persone;
• che tutti i partiti si dichiarano oggi favorevoli all'introduzione di
un'organizzazione federale dello stato italiano e che sulla base
della dottrina di tale forma di stato e di governo, la legge e gli atti
aventi valore di legge possono essere legittimati solo dalla
sovranità popolare che si manifesta direttamente attraverso i
referendum deliberativi e legislativi senza quorum, come
autogoverno dei cittadini;
• che il principio fondante del federalismo è la contrattualità politica
dei rapporti fra cittadini e fra questi e le istituzioni;
• che la legge dello stato e degli enti locali deve essere, per questo,
un effetto della volontà della maggioranza degli aventi diritto al voto
(sovranità);
• che la sovranità popolare è un diritto naturale della persona che
non può essere alienata, limitata, violata o disattesa dagli organi
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rappresentativi, e che pertanto il popolo può delegare loro solo la
parte minore della sovranità restando sempre libero di modificare
le regole della delega; altrimenti il sovrano non è più il popolo, ma
altri. E la sovranità dei Cittadini è un principio che non ammette
deroghe;
• che all'Art. [principi generali, o altro come “partecipazione“, ecc.)
Dello statuto, l'art.”......, recita testualmente: (inserisci quanto
indicato in questo articolo dello statuto]...............................;
• che agli articoli dello statuto concernenti l'iniziativa popolare e le
consultazioni popolari, mediante referendum (artt. ….....)
Sanciscono testualmente (inserisci quanto indicato dagli articoli
relativi a quanto può essere utile agli effetti della giustificazione
della petizione o proposta);
Considerato
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Noi
Chiediamo:
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Restiamo in fiduciosa attesa di una sua cortese comunicazione.
Mittente ….....
…...........................................seguono firme
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popolare. La conseguenza di questo principio era che l'autorità politica
non discendeva da dio o dal papa, ma dal popolo, inteso come sanior
et melior pars.
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Ancora sul quorum
Visto il principio di mandato è assurdo introdurre quorum di
partecipazione al processo decisionale diretto. I cittadini che non
prendono parte ad una votazione sono considerati come se avessero
dato un mandato a coloro che vi partecipano. Se si introducono quorum
alla partecipazione si apre la porta ad azioni di boicottaggio da parte
delle minoranze. Supponiamo per esempio che vi sia un quorum di
partecipazione del 40% e che il 60% degli elettori voglia votare.
All’interno del gruppo desideroso di votare, il 55% sostiene la proposta
oggetto del voto e il 45% vi si oppone.
Gli oppositori non possono vincere la consultazione se prenderanno
parte al referendum. Ma se rimangono a casa possono prevalere,
perché allora il quorum del 40% non verrà raggiunto e la proposta verrà
respinta contro la volontà della maggioranza.
abbiamo visto che il mandato parlamentare non è che una forma
derivata del mandato ricevuto dagli elettori effettivi nel processo
decisionale diretto-democratico. Un parlamento contiene in media solo
lo 0,003% della popolazione eppure esso può sempre prendere
decisioni. Ciò vale anche per i comuni e le province. Quindi non ha
senso introdurre d’un tratto un quorum di partecipazione del 20% o
40% per il parlamento ad hoc formatosi con il referendum. L’errore che
viene fatto con i quorum di partecipazione è che le persone che
rimangono a casa sono computate o come sostenitori o come
oppositori (a seconda del referendum). In realtà essi hanno scelto di
non esprimere le proprie opinioni. Questo deve essere rispettato.
Infine possiamo anche notare che l’affluenza ad un referendum non
deve essere confrontata con l’affluenza alle elezioni. Nelle elezioni le
questioni di ogni tipo sono all’ordine del giorno o manifeste nei partiti:
quelle correnti e anche tutti i nuovi argomenti che potrebbero
presentarsi nei prossimi quattro o cinque anni. Un referendum ha una
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sola questione specifica all’ordine del giorno, quindi è logico che
l’affluenza a questo sia inferiore a quella per le elezioni.
Talvolta vengono addotte argomentazioni a favore di un quorum
basso, proprio per evitare possibili boicottaggi. Comunque anche
questo punto di vista è illogico. Un quorum o è così basso che è
destinato ad essere raggiunto - allora per essere sicuri il boicottaggio
viene escluso, ma al tempo stesso il quorum è inutile - oppure il quorum
è così alto che è improbabile che venga mai raggiunto: quindi è
possibile il boicottaggio. Tertium non datur.
Da non sottovalutare – da ultimo - il fatto che, dopo il 7 ottobre 2001
ed il conseguente referendum confermativo, è stata praticata anche la
formula “valido con qualsiasi affluenza al voto”. Se tale formula è valida
per le modifiche alla Costituzione, non si capisce perché non si possa
applicarla per quesiti referendari gerarchicamente inferiori.
L'indizione del referendum non deve essere soggetta ad alcuna
restrizione o preventivo esame di Comitati di garanti o esperti. Poiché la
volontà dei cittadini è sovrana (Art. 1, Comma 2 della Costituzione), non
è dunque ammissibile che un qualsiasi comitato, per quanto autorevole,
si frapponga tra amministratori e amministrati.
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guarderebbe bene dal disertare le urne e diventerebbe maggiormente
responsabile delle scelte compiute nell'interesse della collettività.
Il limite del 2% per la raccolta delle firme degli aventi diritto al voto
nel Comune di… è più equo di quello previsto dallo statuto del
comune, in quanto quest'ultimoo renderebbe di fatto possibili solo i
referendum sostenuti dai grandi partiti. La costituzione italiana prevede
una soglia di appena l'1% per indire un referendum abrogativo a
carattere nazionale, similmente a quanto previsto dalla costituzione
svizzera (50.000 cittadini). Peraltro, in Svizzera, su una popolazione di
sette milioni, 100.000 aventi diritto al voto hanno il potere di chiedere la
modifica totale della costituzione.
A livello comunale, le firme di molto meno dell'1% del corpo
elettorale sono sufficienti per presentare una lista per l'elezione del
sindaco e di tutti i consiglieri comunali che restano in carica per cinque
anni e deliberano su innumerevoli materie. In considerazione di ciò,
non si vede perché il 2% del totale degli elettori non debba essere
ritenuto sufficiente per permettere ai cittadini di deliberare per una sola
volta l'anno su argomenti di interesse generale della popolazione
locale.
In democrazia il voto non è la firma di una cambiale in bianco da
parte degli aventi diritto nei confronti dei rappresentanti per la durata
della legislatura, ma un mandato revocabile di rappresentanza in cui
i cittadini riservano per sé un potere maggiore di quello che
conferiscono agli eletti (contratto politico o di federazione). Questa
è la vera base culturale e concettuale dell'idea federalista. Considerato
poi che i cittadini eleggono, e pagano, un sindaco e xy consiglieri
comunali [il numero varia di comune in comune] per delegare loro
alcune decisioni, costoro non possono arrogarsi il potere di deliberare
anche quando gli elettori, attraverso il referendum, intendono decidere
da sé.
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Se un referendum è definito consultivo o propositivo e il
pronunciamento popolare è seguito da un dibattito e dalla decisione
finale del consiglio, a quest'ultimo viene di fatto lasciata libertà di
deliberare in senso opposto al risultato del referendum, violando la
sovranità popolare garantita dall'art. 1 comma 2 della costituzione.
Un altro aspetto importante: poiché i cittadini che votano un
referendum si trasformano per quel progetto e in quel momento in
legislatori (democrazia = governo del popolo), può esserci qualcun
altro che dibatte e delibera, dopo di loro, su quell'argomento?
Sebbene non ci sia molta giurisprudenza in merito in italia, un
referendum "consultivo", "propositivo" o "abrogativo", può facilmente
tradire lo spirito della democrazia, permettendo di confondere la volontà
della maggioranza dei cittadini liberamente espressa, con un sondaggio
della pubblica opinione, con un indirizzo generale, un'indicazione da
dare al consiglio comunale, ed appare già di per sé una... "singolarità
giuridica" che esiste solo in italia.
Sulla validità di un referendum “consultivo” senza tanti giri di parole,
riportiamo di seguito quanto ha deliberato la sentenza della corte
costituzionale n. 334/2004, che chiarisce benissimo in cosa consista:
«…dal momento che il referendum ha carattere consultivo e non priva il
legislatore nazionale della propria assoluta discrezionalità quanto
all’approvazione della legge che…». Dunque, per analogia, anche il
consiglio comunale o provinciale è libero di non tener conto dell’esito.
Se i politicanti sono liberi di non tenerne conto, perché prendersi la
briga di organizzare e svolgere tale referendum consultivo?
Va infine rilevato che, poiché la volontà popolare espressa con il
risultato del referendum è ratificata dagli eletti, formalmente la
decisione finale risulterà essere del consiglio comunale. Non si
contravverrà quindi a nessun dettame di legge. In questo modo è fatto
salvo il principio di "rappresentatività" così caro all'attuale ordinamento.
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Infatti, quale migliore modo di deliberare da parte dei rappresentanti
dell'elettorato, se non in sintonia con quanto ha espresso la
maggioranza del corpo elettorale stesso sui singoli fatti della vita
sociale?
Quanto ad estendere al quesito referendario anche le materie fiscali,
va sottolineato come in un paese a noi vicino, e ben conosciuto in
quanto meta d'emigrazione per molti italiani, l'ex presidente della
federazione (carica che dura un anno): Kaspar Villiger nel 2005
affermò: «il federalismo svizzero vive del principio sancito nella
costituzione. È la sussidiarietà verticale istituzionale, dal basso verso
l’alto: quello che non può fare il singolo cittadino lo fa il comune, ciò che
non può fare il comune lo fa il cantone e quello che non fa il cantone lo
fa la confederazione. Questo enorme vantaggio svizzero funziona solo
se chi decide la spesa è anche colui che decide le imposte. In altre
parole, si tratta di ciò che il popolo svizzero accettò a larghissima
maggioranza nel 2004 nell’ambito degli articoli costituzionali per la
nuova perequazione finanziaria e il nuovo riparto dei compiti tra
confederazione e cantoni. In una frase: chi comanda paga, chi paga
comanda».
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