SERENISSIMA ACCADEMIA VENETA
Già Accademia degli Uniti – A.D. 1551
«Vicissim nectuntur»
IL FASTIDIO PER LA DEMOCRAZIA
La democrazia nasce per liberare la popolazione dall’oppressione di una casta dominante.
La democrazia quindi ha un fine preciso e molto concreto: impedire che la popolazione subisca
passivamente un’autorità superiore.
Allora niente più dominatori, i sudditi diventano cittadini, diventano essi stessi la massima autorità e quindi
si autogestiscono.
Come realizzare una simile forma di governo?
Dall’antichità ci giunge il sistema diretto, nel quale tutti i cittadini si riuniscono in un’assemblea e prendono
le decisioni in modo collettivo. Cosa questa che avviene ancor oggi in molti Comuni svizzeri.
Nei moderni stati nazionali, non potendo riunire in una sola
assemblea migliaia di persone si è introdotto il metodo
indiretto. Ora i cittadini non partecipano all’assemblea ma
inviano dei rappresentanti che lo faranno al posto loro.
Però se i cittadini delegassero tutti i loro poteri
ai rappresentanti, questi diverrebbero la nuova
massima autorità, segnando la fine della
democrazia.
I cittadini‐elettori‐contribuenti devono mantenere, invece, la I cittadini deliberano
propria sovranità conservando il potere di sostituire, in direttamente nella piazza di
qualsiasi momento, i propri rappresentanti in caso li deludano, Glarus, capoluogo del Cantone
ed accettare o rifiutare le leggi che non li soddisfano. Se svizzero omonimo.
venisse meno la capacità di eleggere o rimuovere liberamente
e consapevolmente leggi e rappresentanti, verrebbe meno
anche la democrazia.
Tuttavia nel mondo attuale per essere eletti non serve rappresentare i cittadini.
È necessario procurarsi adeguati finanziamenti per le campagne pubblicitarie.
Oppure per manipolare l’informazione sui mass media.
Bisogna inoltre entrare nella lista dei candidati controllata in genere dai partiti e non dagli elettori.
Vince le elezioni chi meglio riesce a circuire il cittadino medio.
Ma… imbrogliare qualcuno è il contrario di rappresentarlo!
In molti Stati i cittadini non possono cambiare i candidati del partito, e quindi è assai difficile sostituire
quelli che hanno mal governato.
Ci si riduce al massimo ad una vuota alternanza fra due falsi schieramenti uniti nella conservazione del
potere.
Oggi, in Italia, non siamo in grado di eleggere liberamente e consapevolmente i nostri rappresentanti né
tantomeno di rimuoverli.
Per definizione allora non viviamo in un mondo democratico.
Eppure l’Art. 1, Comma 2 della Costituzione sancisce: «La sovranità appartiene al popolo…»
Da nessuna parte di questo testo, poi, c’è scritto che essa è ceduta tramite il voto ai partiti.
Art. 49: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo
democratico a determinare la politica nazionale.»
Poche striminzite parole e solo per dire, quasi di malavoglia, che i cittadini hanno il diritto (possono, ma non
è obbligatorio e forse neanche opportuno) di organizzarsi in partito. E i partiti CONCORRONO a
determinare la politica.
Dunque, secondo quest’ultimo articolo ci sono altri soggetti legittimati a
“governare”: i cittadini‐elettori‐contribuenti appunto.
Non bastasse, Piero Ostellino sul “Corriere della Sera” di
lunedì 23/8/2010 scrive tra l’altro: «L'articolo 1 della
Costituzione recita: «La sovranità appartiene al popolo, che
la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Non
spetta agli eletti dal popolo, che ne hanno solo
l'esercizio, porre limiti alla sovranità popolare.
Che non deve trovare nelle procedure un
ostacolo, bensì la propria piena realizzazione. Il
soggetto è la sovranità, non sono le forme e i
limiti nei quali il popolo la esercita.» (Vedere
http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/23/nostro_sist
ema_istituzionale_Parodia_delle_co_9_100823049.shtml )
Tuttavia i partiti italioti fanno orecchie da mercante.
L’ennesimo esempio lo propongono alla Regione Veneto, tra le ultime Regioni a dover rinnovare lo statuto
(con il Veneto mancano all’appello da oltre una dozzina d’anni solo il Molise e la Basilicata).
Recentemente i finti schieramenti contrapposti di “sinistra” e “destra” hanno depositato una loro bozza di
Statuto Veneto che al di la’ del magniloquente linguaggio è l’ennesimo esercizio di gattopardismo:
«tutto deve cambiare affinché nulla muti.».
Infatti, sia nella bozza presentata da Consiglieri che si rifanno al centrosinistra (vedere:
http://www.consiglioveneto.it/crvportal/pdf/pratiche/9/prs/PRS_0001/1000_5Ftesto_20presentato.pdf)
sia del cosiddetto centrodestra (vedere:
http://www.consiglioveneto.it/crvportal/pdf/pratiche/9/prs/PRS_0002/1000_5Ftesto_20presentato.pdf)
persiste il referendum CONSULTIVO.
Sulla validità di un referendum “consultivo” senza tanti giri di parole, riportiamo di seguito quanto ha
deliberato la sentenza della Corte costituzionale n. 334/2004, che chiarisce benissimo in cosa consista:
«…dal momento che il referendum ha carattere consultivo e non priva il legislatore
nazionale della propria assoluta discrezionalità quanto all’approvazione della
legge che…».
Dunque, per analogia, anche il Consiglio regionale, provinciale o Comunale è libero di NON tener conto
dell’esito.
Se i politicanti sono liberi di non tenere conto
dell’esercizio della volontà popolare espressa
dalla maggioranza attraverso il voto referendario,
perché consentire detto referendum
CONSULTIVO?
Per demagogia?
Per dare il fumo negli occhi ai
cittadini?
I semplici cittadini o i molti soggetti politici non
omologati alla partitocrazia che invocano un
referendum per questa o quella ragione
dovrebbero riflettere su quanto sopra.
Considerando anche l’esistenza dell’iniquo
quorum della partecipazione dei votanti (il
50%+1) affinchè l’esito sia valido. Un quorum che non esiste nelle democrazie reali.
Ambedue le bozze, poi, prevedono il referendum abrogativo per Leggi e/o delibere regionali, ma cosa se ne
sia fatto a livello nazionale di tale esercizio di sovranità popolare lo abbiamo visto nel corso degli ultimi
decenni. E per blindare definitivamente questo istituto di reale democrazia non è ammesso il referendum
per l'abrogazione delle leggi tributarie e di bilancio.
Libero arbitrio, quindi, per la costituzione di Enti inutili, partecipazione ad imprese
produttive (espressamente previste nelle bozze di cui sopra) in manifesta
concorrenza con l libero mercato, e chi più ne ha più ne metta. La cronaca degli
oltre 60 anni di questa repubblica è piena di esempi.
Eppure i Parlamenti erano sorti per controllare e limitare le spese dei sovrani; ma i “cittadini sovrani” non
possono controllare e limitare le spese del Parlamento nazionale ed in questo caso del parlamentino
regionale okkupato dai partiti.
Le bozze di Statuto Veneto depositate prevedono anche altri strumenti di “partecipazione popolare” e
“democrazia partecipativa” (e in queste definizioni c’è tutta la malafede degli estensori. Esiste una reale
democrazia che non lo sia popolare e partecipativa, ma “rappresentariva”?) che in questo caso significa
niente di più che partecipazione alle “ciacole” non certo alle deliberazioni nell’interesse del bene comune.
Gli strumenti di democrazia diretta dovrebbero essere: le proposte di legge d’iniziativa popolare, le Istanze
e le Petizioni, ma anche qui è necessario constatare che delle oltre 620 proposte di legge d’iniziativa
popolare depositate in Parlamento, nessuna è stata trasformasta in legge, e quasi tutte non sono nemmeno
state esaminate dalle Camere. Quanto alle Istanze e Petizioni il fastidio per la democrazia sinora espresso
da tutti i partiti presenti nella scena politica italiota è tale che esse sono state trattate alla stregua di
semplici suppliche medievali. Dunque…?
L’elettore italiota assomiglia sempre più al personaggio interpretato e diretto da Charlie Chaplin nel 1917,
nella pellicola dal titolo Il suo passato preistorico (His Prehistoric Past), conosciuto anche come Charlot re
per un giorno.
Il “suddito” italiota è re solo il giorno delle elezioni, dopo è nulla, e guai a lui se non rispetta le Leggi e paga
le tasse che dall’alto i suoi “rappresentanti” (Sic!) gli calano.
Nelle bozze di Statuto suindicate ci sono altre magniloquenti affermazioni di princìpio, ma in assenza delle
condizioni che abbiamo cercato d’illustrare più sopra non ci resta che constatare:
• Il disprezzo del popolo.
• L’avversione allucinata per le riforme democratiche.
• La nausea morale.
Questi sembrano tempi propizi a dire che tutto deve essere dimenticato. Le stesse leggi dello Stato come
quelle della Regione. C'è in giro una gran voglia di rivincita. Si prepara una restaurazione e la chiamano
riforma istituzionale. E come ogni restaurazione che si rispetti, irresistibilmente assume caratteri reazionari,
ed è destinata a incontrarsi con il potere personale. Eccolo, il regime che ci aspetta, che sta arrivando, che,
prima o poi, saremmo costretti a vivere.
Molto appropriatamente scriveva Simone Weil nel suo libro migliore: «L’enracinement» (nell’edizione
italiana, «La prima radice» pubblicato postumo nel 1949), ed anche nel: «Manifesto per la soppressione dei
partiti politici»:
«Dovunque ci sono partiti politici, la democrazia è morta. Non resta altra soluzione pratica che la vita
pubblica senza partiti…
Bisogna creare un'atmosfera culturale tale che un rappresentante del popolo non concepisca di abdicare
alla propria dignità al punto da diventare membro disciplinato di un partito».
Ma con i mezzi d’informazione in mano ai potentati economico‐politici o sovvenzionati dagli stessi partiti
che dominano il Parlamento, le Regioni, le Province e quasi tutti i Comuni i sentimenti prevalenti sono
prima di ribrezzo a cui segue una stanchezza rassegnata.
Che altro dire, pensare e scrivere ormai di fronte a questa storia sprezzante ed offensiva?
25 Agosto 2010
p. Serenissima Accademia veneta
(il Presidente: Enzo Trentin)
L‘Accademia degli Uniti ha come simbolo una catena d'oro, col motto latino: Vicissim
nectuntur (sono legati assieme).
Il suo statuto ha come finalità la divulgazione della cultura ed il bene della comunità. Sin dal
1551 s’è impegnata in difesa dei poveri, degli orfani, delle vedove, di ogni sorta di miserabili.
Istituì anche un comitato di avvocati per patrocinare gratuitamente i meno abbienti.
Finalità dell’attuale sodalizio è quella di divulgare la storia e la cultura, nella convinzione che
conoscendo le nostre origini avremo idee più chiare su come programmare il futuro.
L’Accademia, dal lontano 1551, organizza giornate di studio sulla politica, l'economia, l'arte,
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