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2006 - 2007
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Capitolo 4:
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Tecnica ed Economia dei Trasporti A.A. 2006 - 2007
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4.1 – Il problema
Un progetto, in linea di principio, può essere definito come un insieme di
attività economiche che utilizzano alcune risorse scarse, al fine di ottenere benefici
nel tempo.
Nel caso del settore dei trasporti, al quale ci riferiamo, i progetti riguardano i
piani di riorganizzazione dei trasporti in una certa area, riferiti ad una o più modalità
di trasporto, la realizzazione di nuove infrastrutture o i piani di ristrutturazione della
gestione di un sistema di trasporto già esistente.
La redazione di un progetto normalmente si articola in quattro fasi temporali,
distinte per contenuti, scopi, impegno di lavoro e competenze coinvolte.
La prima fase è rappresentata dallo Studio di Prefattibilità, volto ad
identificare il problema alla cui soluzione è finalizzato il progetto stesso, presentando
differenti alternative progettuali ritenute utili a fissare le dimensioni economiche e
finanziarie degli interventi e degli effetti potranno essere prodotti dalle opere.
La seconda fase è relativa allo Studio di Fattibilità ed al progetto preliminare,
e che sulla scorta delle osservazioni prodotte nella fase precedente, forniscono
approfondimenti su aspetti tecnici istituzionali, finanziari ed economici in grado di
fornire a chi si occupa di effettuare le scelte, i parametri necessari a valutare le varie
alternative in gioco sotto il maggior numero di punti di vista possibili.
La terza e quarta fase, di contenuto prettamente tecnico ingegneristico,
coincidono tra loro e sono rappresentate dal Progetto Definitivo e dal Progetto
Esecutivo, per la realizzazione di nuove opere, o dalla Proposta di Piano nel caso di
piani territoriali.
Bisogna sottolineare come non sia possibile automatizzare il processo di
scelta, non solo perché questo è legato ad un numero elevatissimo di parametri,
variabili da caso a caso, ma soprattutto perché, come generalmente accade, essendo il
processo di scelta di competenza di un organo politico, questo è tenuto ad effettuare
delle scelte che risultino ottimali ad un livello notevolmente più alto di quello
intrinsecamente connesso al settore in cui si inquadra il progetto stesso.
In particolare, un progetto di intervento sul sistema dei trasporti si colloca
sempre nel contesto di un progetto intersettoriale che si propone obiettivi generali di
sviluppo definiti in relazione ad ancor più generali obiettivi politici: in tale ambito, il
contributo che l’ingegnere specializzato in Tecnica ed Economia dei Trasporti può
dare è la formulazione di un giudizio che va tenuto presente in sede di scelta finale,
che risulta essere sicuramente condizionante, anche se non al punto da impedire al
soggetto pubblico di prendere in considerazione anche altre alternative.
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Infine per alcune voci possono essere adottati dei prezzi ombra, ovvero dei
prezzi che tengano conto delle differenze tra i valori che taluni beni hanno per la
collettività e per il mercato: un tipico esempio sono i costi energetici, che spesso
sono valutati a prezzi più alti di quelli di mercato, visto che alla collettività costano
di più in termini di rapporti di cambio valute con l’estero
Figura 4.01
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∫ CdU (4.04)
( )
( ) = (C ) (
− C ' * U '+U * )
*
1
∆ surplus = C * − C ' * U * + U '−U * (4.07)
2 2
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C*
C’
Utenti
U*=U’
Figura 4.02
ed il beneficio diretto prodotto dalla realizzazione dell’opera, passaggio dal costo c*
al costo c’ è pari a:
( )[ ]
∆ surplus = C * − C ' * U * (4.08)
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dove n è la somma degli anni necessari per realizzare il progetto e degli anni di vita
dello stesso.
Un progetto, per essere economicamente conveniente, deve avere un VAN
positivo: tra due progetti alternativi ed incompatibili, è preferibile scegliere quello
con il VAN maggiore.
Figura 4.03
Nel calcolo del VAN ha grande importanza il valore del tasso r, che riflette le
condizioni economiche e politiche esterne al settore dei trasporti.
Se si immagina di riportare in un unico grafico (Figura 4.03) il VAN di tre
progetti (A, B, C) in funzione del tasso r, si potranno fare alcune considerazioni.
Innanzi tutto si tratta sempre di curve discendenti, in quanto il VAN è la
differenza attualizzata tra i benefici lontani nel tempo e spese d’investimento
generalmente prossime nel tempo: valori crescenti di r fanno ridurre i valori lontani
nel tempo molto più rapidamente di quelli prossimi nel tempo, con il risultato che la
differenza decresce fino a cambiare di segno.
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b) i costi che la collettività dovrà sostenere per la realizzazione della opera e per la
manutenzione e gestione dell’intero sistema di trasporto (impianti esistenti +
nuova opera);
c) i costi generalizzati che l’utente marginale sosterrà per muoversi in questa
nuova realtà (disponibilità a pagare dell’utente marginale);
d) i benefici indiretti;
e) il valore residuo dell’opera.
3) Calcolo degli indicatori
a ) Calcolo della differenza dei costi che la collettività deve sopportare per
realizzare la situazione di progetto anziché quella di non progetto;
b) calcolo dei benefici a favore della collettività derivanti dalla realizzazione del
progetto come prodotto dell’utenza media (tra le due situazioni) per la
differenza delle disponibilità a pagare dell’utente marginale (tra situazioni di
non progetto e di progetto);
c) calcolo del VAN e del SRI.
4.3.7.2 – Risultati
1.a e 2.a: Domanda di mobilità
Si supponga che, dalla simulazione della domanda di mobilità, si sia giunti
alla valutazione dei flussi di persone su tutti i rami della rete di trasporto, pubblici e
privati, in assenza e in presenza della nuova linea di metropolitana.
In via esemplificativa si supponga che i risultati della simulazione possano
essere così sintetizzati:
- utenza giornaliera media della intera linea e costante nel tempo: 500.000 pers/g;
- di cui 400.000 pers/g ex utenti di linee automobilistiche;
- e 100.000 pers/g ex utenti di automobili;
- numero di spostamenti di auto che continuano a spostarsi lungo la direttrice
servita dalle nuove linee e che beneficiano di una maggiore fluidità del traffico
a seguito del trasferimento sulla nuova linea delle 100.000 pers/g: 200.000
spost/g nei due sensi.
Disponendo di un efficiente modello domanda/offerta, le poche cifre qui
riportate possono essere sostituite da valori più dettagliati e cioè suddivisi per ramo e
per mezzo di trasporto. Analogamente può essere simulata la situazione di non
progetto che certamente, anche se di poco, differisce dall’attuale. In via
esemplificativa si suppone che essa coincida con l’attuale assetto.
Per semplicità di calcolo si suppone che tutte le cifre dell’utenza siano
invariabili nel tempo dal primo giorno di inizio dell’esercizio dell’impianto.
1.b e 2.b: Costi per la realizzazione del “progetto” e del “non progetto”
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4.3.7.3 – Conclusioni
I valori dei costi e dei benefici sono riportati nelle Figure 4.06 e 4.07. Si
sono quindi calcolati i valori attualizzati e si è calcolato, per interpolazione, il tasso
per cui il VAN è nullo (e cioè il SRI). Al tasso del 10% il VAN risulta pari a 4900
Ml e il SRI risulta pari al 16%: si può ritenere l’opera economicamente conveniente.
Costi Costi esercizio Costi manutenzione Costi esercizio Totale
Anni
costruzione metropolitana metropolitana autobus costi
1980 -10 100.000 0 0 0 100.000
1981 -9 150.000 0 0 0 150.000
1982 -8 200.000 0 0 0 200.000
1983 -7 300.000 0 0 0 300.000
1984 -6 400.000 0 0 0 400.000
1985 -5 500.000 0 0 0 500.000
1986 -4 600.000 0 0 0 600.000
1987 -3 200.000 0 0 0 200.000
1988 -2 100.000 0 0 0 100.000
1989 -1 50.000 0 0 0 50.000
1990 1 0 50.000 0 -60.000 -10.000
1991 2 0 50.000 0 -60.000 -10.000
1992 3 0 50.000 0 -60.000 -10.000
1993 4 0 50.000 6.000 -60.000 -4.000
1994 5 0 50.000 0 -60.000 -10.000
1995 6 0 50.000 30.000 -60.000 20.000
1996 7 0 50.000 0 -60.000 -10.000
1997 8 0 50.000 6.000 -60.000 -4.000
1998 9 0 50.000 0 -60.000 -10.000
1999 10 0 50.000 75.000 -60.000 65.000
2000 11 0 50.000 0 -60.000 -10.000
2001 12 0 50.000 6.000 -60.000 -4.000
2002 13 0 50.000 0 -60.000 -10.000
2003 14 0 50.000 30.000 -60.000 20.000
2004 15 0 50.000 0 -60.000 -10.000
2005 16 0 50.000 6.000 -60.000 -4.000
2006 17 0 50.000 0 -60.000 -10.000
2007 18 0 50.000 30.000 -60.000 20.000
2008 19 0 50.000 0 -60.000 -10.000
2009 20 0 50.000 51.000 -60.000 41.000
2010 21 0 50.000 0 -60.000 -10.000
2011 22 0 50.000 30.000 -60.000 20.000
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2013 24 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 895.697 101.666
2014 25 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 93.476
2015 26 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 871.697 82.533
2016 27 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 77.974
2017 28 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 895.697 70.742
2018 29 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 65.043
2019 30 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 900.197 59.307
2020 31 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 54.257
2021 32 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 49.554
2022 33 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 45.259
2023 34 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 41.336
2024 35 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 37.753
2025 36 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 34.481
2026 37 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 31.492
2027 38 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 28.763
2028 39 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 26.270
2029 40 -80.600 897.220 63.033 10.044 1.700 300 891.697 901.697 23.993
VAN 4.823.319
Figura 4.07
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dipendenti dai soli costi della strada larga. Solo se la domanda è insufficiente a
riempire la strada stretta fino al livello in cui alcuni veicoli scelgono la strada
larga, i costi sulla strada stretta sono indipendenti dai costi sulla strada larga.
Figura 5.01
La più efficiente distribuzione delle risorse corrisponde al punto di
eguaglianza dei costi marginali (F). A tal fine si impone una tassa (F-G) ai veicoli
che usano la strada stretta, tale che all’equilibrio i costi medi sulla strada stretta siano
minori di quelli sulla strada larga, ma il costo medio più la tassa eguagli il costo
marginale.
Nessun veicolo quindi paga più di prima, ma le risorse consumate sono
minori. Questo è il paradosso di Knight.
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di infrastrutture stradali;
- il rapporto da instaurare tra spostamenti in autovettura e trasporto pubblico.
Quanto alla prima rilettura, si interpreti la curva dei costi C-D come
caratteristica di una infrastruttura viaria proposta e la costanza dei costi con i flussi
(retta A-B) come andamento dei costi medi aggregati di itinerari alternativi.
Questa raffigurazione è caratteristica dell’esistenza di una notevole quantità
di percorsi alternativi (un esempio è la rete stradale di un’area metropolitana).
Se la ripartizione dei flussi generata dalla realizzazione della nuova
infrastruttura è tale per cui i flussi su di essa non raggiungono il punto di equilibrio
(E), si ha una riduzione dei costi degli utenti; viceversa, se lo raggiungono, i costi
totali rimangono inalterati. La costruzione della infrastruttura viaria non porta cioè
benefici.
Appartiene a questa categoria di eventi il completamento della tangenziale
est, realizzato a Roma nell’ambito dei lavori dei mondiali di calcio.
Infatti se come usuale negli studi di pianificazione dei trasporti, si suddivide
l’area metropolitana in n zone, le coppie OD risultano pari ad n(n-1); nel caso di
Roma, tale valore è di circa 80.000.
E’ inoltre senz’altro ipotizzabile che la suddetta tangenziale, per la sua
lunghezza e localizzazione, interessi almeno il 10% delle citate coppie OD.
Il risultato è:
- per la tangenziale flussi maggiori della capacità (al più 1800-2000
veic/h/corsia), e quindi congestione in ampi tratti e per numerose ore della
giornata;
- per le OD coinvolte, un allevio assolutamente trascurabile, (mediamente 1
unità).
Questa rilettura del Paradosso di Knight indica quando e dove una politica di
costruzione di infrastrutture viarie porti benefici.
I flussi che la utilizzeranno, valutati in un contesto di rete, devono risultare
inferiori alla capacità, o creare congestione per un periodo limitato, comunque da
valutare, anche tenendo conto del noto fenomeno della ridistribuzione degli orari.
La seconda rilettura del Paradosso di Knight è in termini di valutazione
globale di una rete multimodale. Si interpreti la retta A-B come andamento dei costi
generalizzati del sistema di trasporto pubblico e quella C-D, come andamento dei
costi generalizzati del trasporto privato di un insieme di “O/D” che utilizzano lo
stesso cammino.
FG rappresenta così il road pricing a cui il trasporto privato dovrebbe essere
soggetto, in un contesto di equità distributiva, che miri a ripianare lo squilibrio tra
costi generalizzati subiti da utenti del trasporto pubblico e utenti del trasporto
privato.
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Risulta definibile, per questa via, la politica tariffaria dei parcheggi nelle aree
urbane.
Questa attenzione nella scelta del sistema di trasporto pubblico scaturisce dal
fatto che il rapporto dei costi per la costruzione di un sistema di trasporto del tipo
metropolitana classica, metropolitana leggera e tram in sede propria è 20:10:3-5.
Infine è altresì da osservare come l’alternativa, a parità di costi, tra realizzare
5 km di tram o uno di metro possa risultare suggestiva non solo per l’usuale contesto
di carenza diffusa in cui versa il sistema di trasporto pubblico nelle aree
metropolitane, ma anche in relazione al più contenuto impatto ambientale e alla
maggiore accessibilità propria dei sistemai a minore capacità.
Figura 5.02
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Figura 5.03
La successiva conseguente implicazione è che, se si vuole migliorare il livello
di servizio su strade congestionate, il solo intervento efficace consiste nel migliorare
il livello di servizio del sistema ferroviario (Mogridge et al. 1987; Mogrid:e e
Holden, 1988). Questo punto di vista è supportato dai risultati sperimentali riportati
nella Figura 5.03, che è una riproduzione da Mogridge (1990).
Tali risultati sono stati variamente criticati da Bly, Johnston e Webster (1987)
e da Johnston (1988) che propongono una teoria alternativa all’interpretazione degli
andamenti delle velocità. Nel primo articolo si ammette la possibilità che gli
investimenti in superstrade urbane possano risultare controproducenti, ma si afferma
che ciò è assai poco probabile.
Recentemente Williams et al. 1991) nel contesto di un raffinato articolo
concernente la valutazione delle diverse politiche di intervento in un contesto
multimodale, ritornano sull’argomento per dimostrare che eventi come quelli
esemplificati nel Paradosso di Downs-Thomson sono possibili, in via di principio,
ma estremamente improbabili; perché capiti, infatti, che un investimento in
infrastrutture stradali urbane comporti benefici totali negativi, devono verificarsi
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5.5 – Dogmi
I paradossi illustrati in precedenza invitano a esercitare una certa cautela nei
confronti di una sostanziale passiva accettazione di alcuni dogmi: nello specifico
hanno evidenziato l’efficienza e l’efficacia di nuove costruzioni stradali nei riguardi
della riduzione dei costi dei trasporto, (Braess, Knight, Teoria dei buchi neri), nonché
evidenziato la funzione del sistema di trasporto pubblico come elemento di
definizione degli equilibri circolatori plurimodali (Down-Thomson, Knight).
Un discorso a parte per la rilevanza che ha assunto in questi anni e per i fondi
che varie leggi si apprestano a stanziare, merita un altro dogma: quello della velocità.
Adorisio (1989), sempre alla ricerca di paradossi che colpiscano il lettore,
così si esprime:
“A che serve la velocità? Non ai dirigenti e agli imprenditori i quali, tangenti
a parte, possono risolvere i loro problemi con i mezzi della telematica.
Non ai turisti che avrebbero bisogno di lentezza per apprezzare le vacanze.
Come mostra la sua storia essa è desiderata dagli omosessuali, dai criminali e
dagli idioti. Soprattutto a quelli che appartengono alle classi dirigenti.
Allora la tecnica deve tornare a essere casuale. Da adottare, come sempre è
stato, per aumentare il tempo della vita e non quello dell’operare.
Abolire i trasporti aerei regolari, che consumano più tempo sociale di quanto
non ne facciano guadagnare, a vantaggio di pochi privilegiati, la maggior parte dei
quali, tra l’altro, viaggia a spese della collettività. Ampliare la potenzialità di
trasporto viaggiatori e merci delle ferrovie abolendo gradualmente la possibilità di
trasporto parallelo su strada. Mezzi posti a disposizione del pubblico, di scarsa
velocità e autonomia, sono in grado di assicurare i trasporti trasversali. Si rinunci
soprattutto alla velocità, in una società che venga resa disponibile di tutto il tempo
che gli anni luminosi del Medioevo dedicavano alla mobilità”.
Questo può sembrare un po’ forte. E’ però il caso di illustrare alcune
esemplificazioni che lo possono far apparire assai meno “eccessivo”.
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Figura 5.04
Per esemplificare: l’attuale linea ferroviaria Firenze-Bologna ha una velocità
di progetto di circa 150 km/h.
Per il suo duplicamento in termini di Alta Velocità (270-300 km/h) era stata
presentata una stima di minima di 1500 miliardi, destinata a subire un congruo
incremento per l’alea che la realizzazione di circa 80% del tracciato in galleria
comporta.
Di converso, per realizzare il duplicamento mantenendo le caratteristiche
progettuali della linea attualmente in esercizio, il costo ipotizzabile è circa la metà;
inoltre, poiché la quota da realizzare in galleria scende a circa il 40%, anche l’alea di
incremento si riduce in maniera considerevole.
Il guadagno di tempo di percorrenza che si ottiene con l’Alta Velocità è, al
più, di 15 minuti.
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essere realizzati con risultati soddisfacenti, specie per tragitti non particolarmente
lunghi, sistemi di trasporto più modesti, a condizione che sia possibile garantirne
un’affidabilità,che, se anche non paragonabile con quella assoluta della
metropolitana, ne consenta un esercizio di buon livello, tale, cioè, da rappresentare
elemento di larga attrattiva.”
Figura 5.05
Tale modello è definito lineare; infatti estende all’universo dei veicoli, in
termini di proporzionalità diretta, le indicazioni valide per un singolo veicolo.
La ripercussione di questo modello nelle scelte degli interventi tesi a
migliorare la mobilità è, evidentemente, una propensione verso quelle misure che
tendono ad aumentare la velocità degli spostamenti in autovettura.
Figura 5.06
Tale linea di pensiero non tiene in alcun modo conto né della sovente
notevole aliquota di domanda potenziale inespressa caratteristica dello scenario
urbano, generalmente congesto; né della propensione del singolo ad usare la propria
auto in alternativa al trasporto pubblico, non appena le condizioni glielo consentano;
né, soprattutto, di quanto il mezzo di trasporto pubblico costituisca, specie se mal
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Figura 5.07
Un modello di questo tipo è riportato nelle Figure 5.06 e 5.07 (Newman,
Kenworthy, 1984). La Figura 5.06 è relativa a condizioni di flusso non congesto:
un miglioramento della rete delle infrastrutture stradali (nuove costruzioni, ma anche
provvedimenti di velocizzazione) si traduce così direttamente in più bassi consumi a
livello del singolo veicolo e, fin qui esiste un completo accordo con il modello
lineare.
Queste condizioni, tuttavia, generano sull’universo degli utenti la percezione
d i un aumentato livello dell’offerta stradale, che si traduce in:
- incremento nell’uso dell’autovettura;
- decremento nell’uso del trasporto pubblico;
- a lunga scadenza modifiche nell’uso del territorio con tendenza a un aumento delle
distanze medie percorse.
Tutto ciò induce un nuovo aumento della congestione, dei consumi di
carburante e, di conseguenza, delle emissioni di gas di scarico.
La Figura 5.07, relativa a condizioni di traffico congestionato, conduce a
situazioni opposte rispetto al precedente. All’aumentare della congestione crescono i
consumi e le emissioni a livello di singolo veicolo, ma si genera un decremento
nell’uso delle autovetture, un incremento del trasporto pubblico e, nel lungo periodo,
una riduzione delle distanze percorse.
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Figura 5.08
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Figura 5.09
Si noti come i due andamenti risultino assai simili, almeno dal punto di vista
qualitativo, malgrado i differenti contesti e le diverse dimensioni.
Così, dal grafico in cui sono posti a confronto i consumi per unità di distanza
e procapite in funzione della posizione della singola zona rispetto al Central Building
District (CBD), o al centro storico, si evince, in termini generali, che, nelle zone più
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lontane dal CBD, essendo la congestione minore, la velocità media per effettuare gli
spostamenti aumenta ed i consumi specifici diminuiscono, al contrario i consumi
procapite aumentano, il che indica un maggior uso delle autovetture.
I risultati delle ricerche confermano con buona approssimazione le previsioni
e cioè:
- le zone più esterne, con minore dotazione di servizi, sono caratterizzate da più
elevati consumi procapite, indice di spostamenti di maggiore lunghezza;
- la congestione è un fattore che, scoraggiando l’uso dell’autovettura determina
un incremento nell’uso del trasporto pubblico, nelle zone dove questo presenta
caratteri di efficienza;
- la “densità“ di servizi di trasporto pubblico e la loro competitività, valutata in
termini di velocità media, sono ben correlati con la diversione privato-pubblico.
5.6 – Conclusioni
L’analisi condotta per paradossi ha avuto il fine di evidenziare l’eccessiva
rigidezza con cui sovente ci si pone di fronte a problematiche complesse che ancor
oggi non sono perfettamente chiarite e governabili con gli strumenti disponibili.
Ed è in questa ottica di sviluppo della ricerca nella direzione di una reale
comprensione dei fenomeni, e non di una mera applicazione di modelli assai limitati
nella loro capacità di “spiegazione della realtà” che, a conclusione di questa nota, si
propone ancora una riflessione di Adorisio:
“Malthus aveva ragione. Malthus sostenne che incrementare la fornitura di
una risorsa ne aumenta pericolosamente la domanda sino a provocare il collasso
ambientale.
Troppo cibo fornito a una specie ne determina la crescita abnorme che ne
chiede sempre più cibo, in una spirale che si avvolge sino alla sua scomparsa.
Naturalmente ciò accade in quanto il nuovo evento, naturale o artificiale, si
scontra con la finitezza delle possibilità di ricostituzione del ciclo ecologico.
Lo stesso accade per le tecniche, il cui abuso si scontra sempre con un
qualche fattore limitante. E’ questo il principio della contro produttività delle
tecniche, analizzato da Ivan Illich. I trasporti sono in proposito esemplari.
Aumentando le facilitazioni meccaniche cresce il numero degli spostamenti
per cui occorre fornire sempre più infrastrutture e mezzi meccanici (Paradosso di
Downs-Thomson n.d.r.).
Tutti possono osservare che qualunque miglioramento infrastrutturale ha
sempre un vantaggio effimero. A Los Angeles nel 1956 è stato aperto all’esercizio un
sistema di autostrade urbane progettato con l’obiettivo che nessuno dovesse
impiegare più di otto minuti nel percorso casa-lavoro.
Oggi il tempo medio di spostamento dei pendolari è di un‘ora e un quarto. Si
prenda il caso di Parigi. Nella prima metà del secolo scorso gli operai vivevano al
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centro…. la rendita del centro urbano li scaccia nei ghetti periferici. Successivamente
anche gli strati sociali elevati subiranno la stessa sorte; quando le loro abitazioni
saranno sostituite dagli uffici.
Nei “Manoscritti filosofici del 1824” Marx riteneva scandaloso che quasi la
metà degli operai fosse costretta a una marcia a piedi che poteva raggiungere anche i
due chilometri. I pendolari di oggi i due chilometri a piedi, dal più vicino parcheggio
li aggiungono alle ore di marcia in colonna.
I trasporti, dopo aver distrutto la possibilità di vita nelle strade, eccitano la
rendita urbana, la quale confina i salariati (e, via, via anche i ceti più elevati, n.d.r.)
nei quartieri prigione della periferia.
Non mi risulta che sia stato proposto un modello di trasporti che tenga conto
dell’effetto Malthus. Il fatto che i docenti, quasi sempre senza alcun loro interesse, si
adeguino alle ragioni del dominio è una prova del fatto che le tecniche non sono
ideologicamente neutrali .”
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