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Laboratorio di Sintesi Finale

Modulo di Tecnica del Controllo Ambientale

Generazione di energia
• Generatori a Combustione
• Pompe di Calore Reversibili
• Centrale termo-frigorifera
• Camini e canne fumarie

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Generazione: cenni introduttivi

Tipologie di impianti
Le tipologie di impianti per la “produzione” di energia termica e frigorifera si
dividono essenzialmente in due grandi categorie:
sistemi diretti e sistemi a fluido intermedio

Stufe a gas
Stufe elettriche Sistemi a fluido Acqua
Sistemi
Camini intermedio Aria
diretti
Condizionatori split (termovettore) HFC
(fluidi frigorigeni)

Sono direttamente installati Gli impianti sono centralizzati


nel luogo da controllare e c’è una rete di distribuzione

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Generazione: cenni introduttivi

Sistemi diretti

Stufe a Stufe
gas elettriche

Vantaggi: Svantaggi:
- Nessuna installazione - Poco sicuri
- Economici - Non regolabili
- Versatili - Disuniformità del microclima
- Energeticamente “assurdi” (elettrica)

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Generazione: cenni introduttivi

Sistemi diretti
Camini
Termocamini
(semi-diretto)

Svantaggi:
- Non regolabili
- Basso rendimento
Vantaggi: - Installazione gravosa
- Economici - Forte disuniformità (no
termocamini)
- Inconvenienti di manutenzione
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Generazione: cenni introduttivi

Sistemi diretti
Condizionatori split

Vantaggi: Svantaggi:
- Pochi interventi di installazione - Umidità non regolabile e comunque
- Economici troppo bassa
- Versatili - Rumorosità

I sistemi di ultimissima generazione (ancora piuttosto costosi) riescono a


controllare anche l’umidità, in inverno umidificando, in estate post-
riscaldando.
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Generazione: cenni introduttivi

Sistemi a fluido termovettore


Utenza Utenza
Utenza

Produzione
di energia
(termica,
frigorifera)

Movimentatore (Fan o Pompa) Utenza Utenza

Vantaggi: Svantaggi:
- Uniformità - Perdite di carico lungo il circuito
- Possibile controllo simultaneo di - Investimenti di installazione
temperatura e umidità - Locali di centrale
- Bassa rumorosità (cfr. sistemi diretti)

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Generazione: cenni introduttivi

Sistemi a fluido termovettore


Utenza Utenza Utenza
a doppio circuito

“Produzione”
Circuito
di energia Circuiti
primario
(termica, secondari
frigorifera)

Utenza Utenza Utenza


Vantaggi:
Svantaggi:
- Maggiore affidabilità
- Installazione più complessa
- Elevata regolabilità
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Generazione: cenni introduttivi Tradizionali

Elementi costitutivi degli impianti A temperatura


scorrevole

Generatori a combustione A Condensazione

Sistemi di Elettriche
P. di Calore reversibili
“generazione”
A Gas
Dispositivi elettrici Ad assorbimento

In questa presentazione, saranno analizzati i sistemi di produzione a


combustione ed a pompa di calore, mentre non saranno presi in
considerazione i dispositivi elettrici locali.

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Generatori a combustione

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Generatori a combustione

• Il generatore di energia termica a combustione, o caldaia,


trasferisce all’acqua l’energia termica fornita dalla combustione
di un combustibile (solido, liquido o gassoso).

• Attualmente il combustibile solido è quasi inutilizzato, quello


gassoso è impiegato più frequentemente di quello liquido.

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Generatori a combustione
Caratteristiche principali dei generatori di energia termica a
combustione
• Il fluido a cui il generatore cede energia termica segue comunque
un circuito chiuso in cui si individua convenzionalmente un tratto di
“mandata”, in uscita dalla caldaia, ed uno di “ritorno” in ingresso
alla caldaia.

• L’energia termica prodotta dalla combustione viene ceduta al fluido


in parte nella camera di combustione o focolare, in parte lungo il
successivo percorso dei prodotti della combustione, anche detto
giri di fumo.

• L’involucro (mantello) della caldaia è rivestito di materiale isolante,


per ridurre le dispersioni di calore verso l’esterno, protetto con
lamiera.
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Generatori a combustione
Caratteristiche principali dei generatori di energia termica a
combustione
• I generatori di energia termica possono essere a servizio di una
pluralità di utenze (impianti di riscaldamento centralizzati), o a
servizio di una singola utenza (impianti di riscaldamento
autonomi).

• La caldaia autonoma, generalmente alimentata con combustibile


gassoso, può essere di tipo combinato, atta cioè anche alla
produzione di acqua calda sanitaria (caldaia combinata).
Essa ha potenzialità inferiore a 35 kW e generalmente comprende
anche il bruciatore, l’elettropompa di circolazione, il vaso
d’espansione e l’insieme degli organi di sicurezza, protezione e
controllo.

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Generatori a combustione
DEFINIZIONI

• Potere calorifico di un combustibile: energia termica prodotta dalla


combustione completa dell’unità di massa di un combustibile (o di volume,
nel caso di combustibile gassoso); è espresso in kJ/kg (o kJ/Nm3 o
kWh/Nm3).

• Potere calorifico superiore di un combustibile, PCS: energia termica che si


rende disponibile per effetto della combustione completa, a pressione
costante, dell’unità di massa (o di volume) di un combustibile, quando i
prodotti della combustione siano riportati alla temperatura iniziale del
combustibile e del comburente; è espresso in kJ/kg (o kJ/Nm3 o kWh/Nm3).

• Potere calorifico inferiore di un combustibile, PCI: è pari al potere calorifico


superiore diminuito del calore di condensazione del vapor d’acqua
formatosi durante la combustione; è espresso in kJ/kg (o kJ/Nm3 o
kWh/Nm3). E’ di norma quello di riferimento.
Per il gas di rete vale 9.6 kWh/Nm3.

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Generatori a combustione
DEFINIZIONI
Pfoc
• Potenza termica del focolare (anche detta portata
termica), Pfoc: “il prodotto del potere calorifico inferiore
del combustibile impiegato e della portata di
combustibile bruciato”. In kW.
• Potenza termica utile, Pu: “la quantità di calore trasferita
nell’unità di tempo al fluido termovettore,
corrispondente alla potenza termica del focolare
diminuita della potenza termica scambiata dall’involucro
del generatore con l’ambiente e della potenza termica Pf
persa al camino. In kW.
• Potenza termica persa al camino, Pf: potenza termica
dispersa nell’atmosfera attraverso i fumi. In kW. Pd
• Potenza termica persa attraverso il mantello, Pd:
potenza termica dispersa attraverso l’involucro della Pu
caldaia per irraggiamento, per convezione e per
conduzione. In kW.

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Generatori a combustione
DEFINIZIONI

Classificazione energetica Direttiva 92/42


La direttiva europea 92/42 stabilisce i requisiti minimi di efficienza dei
generatori di calore.

I generatori di calore sono caratterizzati dalle seguenti definizioni di


classificazione energetica:
• Standard – efficienza minima - caldaia a 1 stella (*) o a due stelle (**)
• Bassa temperatura – efficienza media – caldaie a tre stelle (***);
• Condensazione – alta efficienza – caldaie a 4 stelle (****);

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Classificazione caldaie

Gli apparecchi a gas vengono classificati in base al metodo di prelievo dell’aria


comburente e di scarico dei prodotti della combustione.
• Tipo A - apparecchio non previsto per il collegamento a canna fumaria
o a dispositivo di scarico dei prodotti della combustione all’esterno del
locale in cui l’apparecchio è installato (non a norma).
• Tipo B - apparecchio a camera aperta, previsto per il collegamento a
canna fumaria o a dispositivo di scarico dei prodotti della combustione,
posti all’esterno del locale in cui l’apparecchio è installato. Deve essere
collocata in locali ben areati o all’aperto.
• Tipo C - apparecchio il cui circuito di combustione (prelievo dell’aria
comburente, camera di combustione, scambiatore di calore e scarico
dei prodotti della combustione) è a tenuta rispetto al locale in cui
l’apparecchio è installato (camera stagna). Sia il prelievo dell’aria
comburente che lo scarico dei fumi avvengono direttamente all’esterno
del locale.

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Funzionamento Caldaie / generatori a combustione


Nel bruciatore avviene il processo di combustione fra un
combustibile (carbone, gas, gasolio, biomassse) e il comburente
(aria) generando potenza termica (trasformazione esoterma) e reflui.
La conoscenza del fenomeno e la relativa ottimizzazione ha un’
enorme importanza sia in termini di risparmio energetico sia
ecologici per l'inquinamento atmosferico prodotto dai fumi.
Dispersione
Facendo un bilancio di energia si ha: per fumi

Q TOT  m H 2O  c  (Tu  Ti )  Q disp Dispersione dal


corpo caldaia
Potenza Utile

ATTENZIONE: Q disp rappresenta solo le perdite energetiche a valle del


processo di generazione di energia termica. Altre perdite vi saranno negli
altri sub-sistemi dell’impianto (distribuzione, regolazione, emissione).

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Funzionamento Caldaie / generatori a combustione


La potenza termica che una caldaia deve essere in grado di erogare
corrisponde alla somma delle seguenti voci:
1. massima potenza termica che deve essere fornita alle utenze
(potenza di picco);
2. massima potenza termica che eventualmente deve essere fornita ai
servizi ausiliari;
3. la perdita di potenza termica nella rete di distribuzione (potenza
dispersa);
4. la potenza necessaria richiesta per portare a regime le varie
utenze e la rete di distribuzione in un periodo ragionevole di tempo
(potenza di spunto).

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Caldaie a temperatura scorrevole

I generatori a temperatura scorrevole sono caratterizzati:

• da una temperatura di mandata variabile, in funzione della


richiesta del carico dell’impianto e quindi rapportata alle
condizioni climatiche;
• da elevati valori del rendimento a carico parziale e dunque
del rendimento medio stagionale;
• da una bassa temperatura di mandata che riduce anche le
perdite di distribuzione ed emissione.

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Caldaie a Condensazione
• Sono caldaie in cui la temperatura dei fumi è inferiore rispetto alle caldaie
tradizionali. Questo perché i fumi cedono energia all’acqua di ritorno
dell’impianto di riscaldamento.
• In tal modo, si riducono “le perdite al camino”, essendo recuperata le energia
dalla condensazione (così chiamata perché i fumi condensano, passando anche
in fase liquida) del vapore acqueo contenuto nei fumi stessi: si aumenta così il
rendimento termico utile.
• In una caldaia tradizionali, i fumi escono ad una temperatura tra i 130 °C
(generaori ad alto rendimento) ed i 270 °C (generatori tradizionali). In una caldaia
a condensazione, la temperatura non è superiore ai 50-70 °C, in virtù proprio
della cessione di energia dai fumi all’acqua di ritorno.
Le caldaie a condensazione sono caratterizzate da rendimenti
convenzionali variabili tra il 98 – 105% (cosa possibile perché il
rendimento si calcola rispetto al PCI).

Verificandosi però il fenomeno della condensa degli acidi, tali caldaie sono
realizzate con materiali più pregiati e costosi e con una configurazione tali da
ridurre al minimo il deterioramento della caldaia stessa.

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Caldaie a Condensazione

PARTE DI TALE ENERGIA PUO’ ESSERE


In una caldaia tradizionale, circa il 10% dell’energia RECUPERATA MEDIANTE SCAMBIO TERMICO
termica di combustione è perso attraverso i fumi. TRA ACQUA DI RIOTORNO E FUMI

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Fluidi termo-vettori in generatori a combustione

Per fluido termovettore si intende il fluido che, attraverso una opportuna


rete di distribuzione, trasporta l'energia termica che viene fornita agli
ambienti mediante i terminali. E’ il fluido cui il generatore cede energia e
attraverso cui questa è trasferita dai terminali all’ambiente.

Il fluido termovettore più frequentemente impiegato negli impianti di


riscaldamento è l’acqua, che può essere distribuita nei seguenti modi:
• acqua calda in fase liquida - a pressione ambiente e temperatura
inferiore a quella di ebollizione.
• acqua in fase liquida - a pressione superiore a quella ambiente e
temperatura inferiore a quella di ebollizione, impropriamente detta
"acqua surriscaldata“.
• acqua in fase vapore - a temperatura maggiore di quella di ebollizione
(in questo caso il fluido termovettore torna dai terminali sotto forma di
acqua condensata).

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Macchine Frigorifere e Pompe di Calore


Gli impianti nei quali si realizza un
trasferimento di energia termica da una
sorgente a temperatura più bassa a una
a temperatura più alta sono detti
frigoriferi o pompe di calore, a
seconda che la finalità sia il refrigerare
o il riscaldare.

Alla luce del secondo principio della


termodinamica, il semplice
trasferimento di energia da bassa ad
alta temperatura è impossibile, per cui,
di fatto, gli impianti utilizzano energia
in modalità lavoro.

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Macchine Frigorifere e Pompe di Calore


Il funzionamento di P.d.C. e Macchine frigorifere si basa sul ciclo
termodinamico inverso di Carnot.

Tale ciclo consente, utilizzando lavoro meccanico esterno (l'azione meccanica


del compressore) di prelevare energia termica dalla sorgente a temperatura
inferiore (azione dell'evaporatore) per poi cederla alla sorgente a temperatura
superiore (azione del condensatore).

In regime invernale, l'ambiente a temperatura inferiore è l'ambiente esterno (in cui


è posizionato l'evaporatore), mentre l'effetto utile è il trasferimento di energia
all'ambiente a temperatura superiore, cioè l'interno delle abitazioni, in cui la batteria
di scambio termico funge da condensatore.

In regime estivo, l’effetto utile è la sottrazione di energia dall’ambiente interno (in


cui è collocato l’evaporatore), per poi cederla all’ambiente esterno (attraverso il
condensatore).

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Macchine Frigorifere e Pompe di Calore


Da ora in avanti, si definiranno Pompe di Calore reversibili quelle macchine in
grado di invertire, mediante valvole a quattro vie, “evaporatore” e “condensatore”
nel passaggio inverno/estate, potendo funzionare sia a caldo che a freddo.

Ecco gli obiettivi:


• Pompe di Calore:
Addurre Qcondensatore (QA)
all’ambiente a T superiore

• Macchina frigorifera: Sottrarre


Qevaporatore (QB) all’ambiente a
T inferiore
Il costo, in entrambi i casi, è il
lavoro del compressore (L).
O meglio
L’efficienza si valuta attraverso EER
il COP = effetto/spesa.

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Macchine Frigorifere e Pompe di Calore

Nei piani termodinamici Ts e Ph accanto


riportati, si nota come per ridurre la spesa (L) si
dovrebbe scegliere TA e TB non troppo distanti.

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Macchine Frigorifere e Pompe di Calore


Ciò che accomuna tutte le tipologie di Pompe di Calore reversibili è la presenza
degli scambiatori di calore interni ed esterni (evaporatore e condensatore) e
dell’organo di laminazione (espansione).

Invece, la fase di compressione può essere realizzata in modalità differenti:

• EHP (Electric Heat Pump). Sono le tradizionali macchine a compressione di


vapore, ad azionamento elettrico.

• GHP (GAS Heat Pump). Sono dispositivi in cui la fase di compressione avviene
mediante uso di motore endotermico a GAS.

• AHP (Absorption Heat Pump). La fase di compressione avviene mediante


processo fisico-chimico, in fase liquida e non aeriforme. Serve energia termica.

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Macchine Frigorifere e Pompe di Calore. Classificazione

DESCRITTE NEL SEGUITO DELLA PRESENTAZIONE

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Fluidi frigorigeni
Per il funzionamento di macchine frigorifere e pompe di calore, sono
necessari fluidi di lavoro tali da possedere caratteristiche che li
rendano idonei alle particolari applicazioni tecnologiche.

Questi fluidi, a pressione atmosferica, bollono a temperature sotto lo


zero. Bene si adattano a questi tipi di cicli i cosiddetti fluidi frigorigeni.

Nel campo della climatizzazione dell’aria si è in passato usato l’R22.


Si tratta di un fluido sintetico ottenuto a partire dalla molecola del metano
alla quale sono stati sostituiti due atomi di idrogeno con due atomi di
fluoro e uno di cloro: si ottiene così un fluido non tossico, non
infiammabile e particolarmente adatto a lavorare nell’ambito delle
temperature tipiche della climatizzazione dell’aria.

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Fluidi frigorigeni
La presenza del cloro rende però l’R22 un fluido dannoso per la fascia di
ozono stratosferico ed quindi è stato bandito a livello della comunità Europea
dal protocollo di Kyoto.

Le macchine per il condizionamento dell’aria devono quindi funzionare con


nuovi fluidi privi della molecola di cloro e quindi a danno zero per l’ozono: si
tratta essenzialmente di miscele di idrofluorocarburi (HFC) con in testa
l’R407 e l’R410.

Per questi fluidi (che si trovano facilmente in commercio) gli impianti sono
standardizzati, ma le ricerche continuano per migliorarne le prestazioni
con le nuove miscele refrigeranti e per diminuire la loro incidenza
sull’inquinamento atmosferico.

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Pompe di calore a compressione azionate elettricamente (EHP)


La potenza meccanica per l’azionamento del compressore viene fornita da un
motore elettrico.
Sono di gran lunga le più diffuse e sviluppate, sia progettualmente, sia dal punto
di vista applicativo. Sono normalmente “reversibili”, cioè funzionano da pompa di
calore d’inverno e da frigorifero d’estate. Sono disponibili in una gamma
vastissima di potenze e tipologie:
• climatizzatori split, fino a 10-15 kW;
• sistemi multisplit oltre i 25 kW;
• refrigeratori d’acqua fino a 1000 kW.

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Pompe di calore a compressione azionate elettricamente (EHP)

Prestazione in regime di riscaldamento (funzionamento invernale)


TA
Il COPH della PdC ideale COPHEATING,rev 
TA  TB
Q A
Il COPH reale di riscaldamento: COPHEATING 
LC

Prestazione in regime di raffrescamento (funzionamento estivo)


Il COPC del refrigeratore ideale TB
COPCOOLING,rev 
TA  TB
Q B
COPCOOLING 
Il COPC reale di r: LC

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Pompe di calore a GAS (GHP – Gas Heat Pump)

La GHP è una pompa di calore nella quale al posto del motore


elettrico c’è un motore endotermico (a gas), per l’attivazione della
fase di compressione.

Vantaggi:
recupero di energia termica da:
- raffreddamento del motore
- raffreddamento gas di scarico
- maggiore rendimento (rispetto ad una caldaia)

Svantaggi: - costo più elevato (di acquisto e di gestione)


(rispetto - maggiori oneri di manutenzione del motore
a una EHP) - emissione sostanze inquinanti (per l’utenza)
- maggiore rumorosità

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Pompe di calore a GAS (GHP – Gas Heat Pump)

Sistemi di recupero dei reflui termici del motore


Come visto nella slide precedente, tra i vantaggi di una GHP è certamente da
annoverare la possibilità di recuperare i reflui termici resi disponibili dal processo
di funzionamento del motore a combustione, il quale, oltre a fungere da
compressore (energia meccanica) converte l’energia chimica del combustibile
anche in energia termica.

Tale energia può essere recuperata secondo 2 modalità:

• Recupero diretto - sistema a “4 tubi”, in cui l’energia recuperata riscalda


direttamente l’utenza.
• Recupero indiretto - sistema a “2 tubi”, in cui l’energia recuperata è usata per
innalzare la pressione di evaporazione e rendere più efficiente la macchina.

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Pompe di calore a GAS (GHP – Gas Heat Pump)

INVERNO

POMPA DI CALORE ENERGIA


100 Metano + 90 TERMICA
MOTORE A GAS CONDENSATORE

ENERGIA
50 TERMICA
CILINDRI E GAS DI
SCARICO

ESTATE

MACCHINA FRIGORIFERA ENERGIA


100 Metano + 90 FRIGORIFERA
MOTORE A GAS EVAPORATORE

ENERGIA
50 TERMICA
CILINDRI E GAS
DI SCARICO

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Pompe di calore a GAS (GHP – Gas Heat Pump)


Vantaggi delle GHP rispetto alle EHP
1. Differenziazione fonti energetiche
2. Livellamento stagionale dei vettori energetici
3. Riduzione della potenza elettrica installata
4. Eliminazione della centrale elettrica
5. Maggiore potenza termica a parità di potenzialità frigorifera
6. Defrosting: non richiede inversione del ciclo (macchine a ciclo indiretto)
7. Transitori di avviamento molto brevi
8. Minore dipendenza dalla temperatura esterna
9. Ottime prestazioni in climi rigidi

Svantaggi delle GHP rispetto alle EHP


1. Costi più elevati
2. Maggiore rumorosità
3. Manutenzione più complessa
4. Emissione locale di sostanze inquinanti

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Pompe di calore ad assorbimento (AHP – Absorption Heat Pump)


Energia termica viene utilizzata per produrre energia frigorifera e altra energia termica
(in misura maggiore rispetto a quella di ingresso).

Ne esistono di due tipologie:


- macchine monostadio o a semplice effetto;
- macchine bistadio o a doppio effetto.

In entrambi i casi, si possono avere:


- macchine a fiamme diretta (con bruciatore);
- macchine ad alimentazione indiretta (alimentate con acqua
calda, per le monostadio, o con vapore, per le bistadio).

Come prima accennato, non vi è il


La maggior parte delle macchine
compressore, sostituito da “Assorbitore e a fiamma diretta, munite di
Generatore”. Il funzionamento prevede bruciatore a gas, in inverno
una compressione “liquida” piuttosto che funziona come normali caldaie,
dell’aeriforme. piuttosto che come AHP.

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Pompe di calore ad assorbimento (AHP – Absorption Heat Pump)


Le AHP funzionano con 2 fluidi invece che 1:
REFRIGERANTE + ASSORBENTE
(Soluto) (Solvente)
Refrigerante: evaporando sottrae energia termica all’ambiente.
Assorbente: assorbendo il refrigerante, aumenta la velocità di evaporazione.

Per un funzionamento ciclico occorre evitare che, per diluizione del refrigerante,
l’assorbente perda la sua capacità; infatti nella fase di rigenerazione per
adduzione di energia termica il refrigerante, evapora e la miscela (solvente +
soluto) si impoverisce di refrigerante.

Coppie di fluidi utilizzate comunemente:

Refrigerante Assorbente

Ammoniaca (NH3) Acqua (H2O)

Acqua (H2O) Bromuro di litio (LiBr)

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Pompe di calore ad assorbimento (AHP – Absorption Heat Pump)


Nel ciclo frigorifero ad assorbimento, il refrigerante, sottratta energia termica all’ambiente
(mediante l’evaporatore), è assorbito all'interno dell'assorbitore. All'interno
dell'assorbitore, vi sono 2 componenti, l'assorbitore vero e proprio ed un generatore.
Nell'assorbitore, la sostanza assorbente assorbe il refrigerante e, diluita, è pompata nel
generatore. Qui viene riscaldata mediante fonte termica esterna (a temperatura
superiore agli 80 - 85 °C). Il refrigerante, rilasciato in virtù del riscaldamento, fluisce
nel condensatore cedendo energia all'acqua di raffreddamento, proveniente -
solitamente - da una torre evaporativa.
QA QSPESO
Pertanto, il processo frigorifero si basa
sull'utilizzo di una soluzione CONDENSATORE GENERATORE
refrigerante/sostanza assorbente, e la
capacità di raffreddamento (a rigore, la
capacità da parte della sostanza
assorbente di assorbire il refrigerante in LSPESO
uscita dall'evaporatore) è tanto più elevata
quanto più elevata la temperatura della EVAPORATORE ASSORBITORE
soluzione all'interno dell'assorbitore.
QB

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Confronto tra le prestazioni, solo qualche cenno


Abbiamo visto che, per la produzione di energia termica:
• I generatori a combustione operano una conversione chimica
• Le pompe di calore elettriche richiedono elettricità
• Le pompe di calore a gas, richiedono gas naturale
• Le pompe di calore ad assorbimento, richiedono altra energia termica.
Allora, come è possibile confrontare le prestazioni di questi diversi dispositivi,
essendo la energia in ingresso diversa e caratterizzata da una diversa qualità?
Attraverso il CUC – Coefficiente di utilizzazione del combustibile!

Si definisce CUC il rapporto tra l’energia utile resa all’utenza dal sistema e
l’energia primaria (energia a monte di ogni trasformazione) richiesta. Questo
parametro correla prestazioni e consumi ripercorrendo a ritroso tutte le
trasformazioni energetiche, correlando l’energia immediatamente in ingresso a
quella ottenuta, spesso per combustione, da una fonte energetica primaria.
In questo modo macchine che richiedono diverse forme di energia, meccanica,
elettrica, chimica, termica possono essere confrontate.

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Confronto tra le prestazioni, solo qualche cenno


ESEMPIO
SISTEMA 1: CUC 0.92/1.1 = 0.83

Estrazione
e Caldaia a gas
Distribuzione (rendimento 92%) UTENZA
GAS

1.1 kWhP 1.0 kWhG 0.92 kWhT

SISTEMA 2: CUC 1.38/1.1 = 1.25


Estrazione
e Centrale termo- Pompa di Calore
elettrica elettrica UTENZA
Distribuzione
GAS (rendimento 46%) COP = 3

1.1 kWhP 1.0 kWhG 0.46 kWhE 1.38 kWhT

Non esiste la soluzione migliore in assoluto, ma quella che risponde meglio alle
specifiche esigenze in esame (legate al clima, al tipo di fabbisogno termico, alla
funzionalità inverno / estate, etc).

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Locale centrale termica e frigorifera


Elementi, Requisiti e Norme da rispettare cambiano in funzione
della potenzialità (< 35 kW, > 35 kW, > 100 kW, > 116 kW….)

ELEMENTI: REQUISITI:
- Caldaia - Aerazione: - per aspirazione
- Gruppo pompe - per sicurezza (gas)
- Quadro elettrico-allarmi - Antideflagrazione
- Alimentatore combustibile

Norme:
1. Antincendio e Sicurezza (D.M. 12 Aprile 1996, D.M. 28 Aprile 2005)
2. Risparmio energetico (D.Lgs. 192/2005, D.Lgs. 311/2006, D.Lgs.
115/2008, D.P.R. 59/2009, D.M. 26.06.2009)
3. Antinquinamento
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Locale centrale termica e frigorifera


La centrale termica, al pari di quella frigorifera, può essere ubicata in un
manufatto separato dall’edificio (locale esterno) o nell’edificio stesso (in
genere in copertura, o a livello stradale, o al 1° livello interrato).

Tali locali devono possedere una serie di requisiti, imposti dalle norme di
sicurezza antincendio.
In funzione del tipo di combustibile (combustibile liquido o gassoso) le
caratteristiche sono stabilite:
1. dal decreto ministeriale 28 aprile 2005
2. dal decreto ministeriale 12 aprile 1996

I principali disposti di legge inerenti il locale centrale termica riguardano


ubicazione, caratteristiche costruttive, dimensioni, accesso e
comunicazioni, porte, aperture di ventilazione (anche dette aperture di
aerazione).

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Locale centrale termica e frigorifera


Nel locale adibito a centrale termica o (centrale termo-frigorifera) sono
ubicati:
1. componenti necessari per produrre l’acqua calda e refrigerata
2. collettori principali di distribuzione
3. pompe di circolazione
4. vasi di espansione (nel caso di vaso chiuso)
5. dispositivi di sicurezza, regolazione di caldaie e gruppi frigoriferi
6. quadro elettrico principale dell’impianto
7. circuiti idrici di centrale

Talvolta sono anche presenti le seguenti apparecchiature:


1. scambiatori di calore;
2. apparecchiature per l’addolcimento dell’acqua di reintegro
dell’impianto di riscaldamento;
3. serbatoio di servizio per impianti alimentati con olio combustibile.

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Locale centrale termica: alcune disposizioni esemplificative per combustibili
gas (naturale e gpl, da D.M. 12.04.1996)
Al fine di caratterizzare a grandi linee il locale caldaia, in base alle norme, si citano
alcune disposizioni (solo a titolo esemplificativo).
- Il locale può essere ricavato ovunque, purché il piano di calpestio non sia ubicato
a quota inferiore a -5 m al di sotto del piano di riferimento (fino a -10 m, in
condizioni particolari). Centrali termiche per gas densi devono essere ubicate
fuori terra.
- Una parete deve confinare con spazi liberi, e questa deve avere una lunghezza
non inferiore al 15% del perimetro del locale.
- Le centrali possono essere ricavate anche in locali confinanti con intercapedini
purché queste abbiano larghezza minima di 0.6 m e adeguata sezione netta di
aerazione al piano del grigliato.
- I locali devono essere dotati di una o più aperture permanenti di aerazione,
realizzate su pareti esterne e realizzate in modo da evitare la formazione di
sacche di gas.
- il passaggio libero fra pareti del locale e caldaie non può essere inferiore a 0.60
m. Tra il soffitto e l’involucro della caldaia ci deve essere almeno 1 m.
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Locale centrale termica: alcune disposizioni esemplificative per combustibili
gas (naturale e gpl, da D.M. 12.04.1996)

Le superfici libere minime di aerazione, in funzione della portata termica complessiva


non devono essere inferiori a (“Q” esprime la portata termica, in kW ed “S” la
superficie, in cm2):
1. locali fuori terra : S ≥ Q x 10
2. locali seminterrati ed interrati, fino a quota -5 m dal piano di riferimento: S ≥ Q x 15
3. locali interrati, a quota compresa tra -5 m e -10 m: S ≥ Q x 20 (con un minimo di
5.000 cm2)
L’altezza del locale di installazione deve rispettare le seguenti misure minime, in
funzione di Q:
- non superiore a 116 kW → 2.00 m
- superiore a 116 kW e sino a 350 kW → 2.30 m
- superiore a 350 kW e sino a 580 kW → 2.60 m
- superiore a 580 kW → 2.90 m

Si ribadisce che le prescrizioni sopra-proposte sono solo esemplificative. Ve


ne sono diverse altre non citate. Ancora, diverse specifiche sono richieste a
centrali termiche alimentate con combustibili liquidi (D.M. 28 Aprile 2005).
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Locale centrale termica


La potenza termica fornita dalla caldaia o dalla pompa di calore deve essere
uguale o leggermente maggiore della somma delle potenze termiche delle
batterie dei terminali di riscaldamento e delle Unità di trattamento dell’aria ove
presenti (anche le UTA hanno bisogno di un loro idoneo spazio, come
vedremo nel seguito).
In entrambi i casi deve essere aggiunta eventualmente la potenza termica connessa
all’umidificazione a vapore.
Nella tabella seguente vengono riportate le superfici di ingombro Sg [m2] di
generatori di tipo pressurizzato ad alto rendimento, con la superficie minima da
assegnare alla centrale termica Sp [m2], per altezza del locale variabile da 3 a 4 m.

Pn [kW] Sg [m2] Sp [m2]


100 7 20
200 12 25
400 16 40
600 18 50
1.000 20 70

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Locale centrale termica


Per valori di potenza termica inferiori a 100 kW e per una migliore leggibilità dei
dati, si possono utilizzare i valori di superficie Sp riportati nel seguente diagramma.
Superficie in pianta m2

Potenza termica kW

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Locale centrale frigorifera


Anche la potenza frigorifera che il gruppo
frigorifero deve fornire deve essere uguale o
leggermente maggiore della potenza termica
delle batterie di raffreddamento ed
eventualmente delle Unità di Trattamento
dell’Aria ove presenti (che, a loro volta, come
vedremo nel seguito, hanno bisogno di
adeguato spazio).

Riguardo allo spazio da assegnare al locale


per la centrale frigorifera, si possono in
prima approssimazione utilizzare i dati
riportati nei due seguenti diagrammi.

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Locale centrale frigorifera


Per valori di potenza frigorifera inferiori a 50 kW e per una migliore leggibilità dei dati,
si possono utilizzare i valori di superficie in pianta riportati nel seguente diagramma
(per quanto riguarda l’altezza del locale si consideri invece, nel caso di potenza
frigorifera inferiore a 50 kW, il valore minimo di 2.7 m).
Superficie in pianta m2

Potenza frigorifera kW

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Camini e Canne Fumarie


Ogni impianto termico deve essere fornito di un sistema atto allo smaltimento
dei prodotti del processo di combustione, ossia fumi ed, eventualmente, cenere.
Il sistema di smaltimento è in genere costituito da un insieme di canalizzazioni
attraversate dai fumi.
I tratti sub-orizzontali sono detti “canali da fumo”.

Le porzioni verticali dei canali, sono


dette “camini”.

Più in particolare, si parla di “camini”


quando i fumi provengono da un solo
apparecchio, di “canne fumarie”, quando
smaltiscono i fumi provenienti da più
apparecchi posti su più piani.

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Cenni a Camini e Canne Fumarie

L’evacuazione dei prodotti della


combustione è consentita dal “tiraggio
naturale” del camino (o canna
fumaria), ovvero dal moto
ascensionale dei fumi.

I fumi (più caldi) sono caratterizzati da


una minor densità rispetto all’aria
circostante (più fredda).

Il tiraggio è proporzionale
all’altezza del camino ed alla
differenza di densità dell’aria
esterna e dei fumi, determinata
dalla differenza di temperatura.

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Cenni a Camini e Canne Fumarie

E’ opportuno notare che i restringimenti di camini e canne fumarie


sono da evitarsi; qualora ciò non sia possibile, è meglio realizzare un
restringimento graduale.

Se il tiraggio risulta insufficiente, i fumi tendono a ristagnare nella


camera di combustione, ostacolando la combustione stessa.

Il ruolo espletato dal camino nel funzionamento dell’impianto è


rilevante, in quanto il corretto smaltimento dei fumi non solo migliora le
prestazioni dell’impianto stesso, ma consente inoltre di ridurre al
minimo il danno ambientale provocato dai prodotti della combustione.

Lo smaltimento dei fumi può anche essere attivato da mezzi meccanici:


“tiraggio forzato” o “tiraggio meccanico”.

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Cenni a Camini e Canne Fumarie


La determinazione delle dimensioni (larghezza e altezza) dei camini si è a lungo
avvalsa dei metodi di cui al D.P.R. 1391/70 (regolamento di attuazione della
legge 615/1966).
Q
S  K
h
• S è l'area della sezione retta del camino misurata in cm²,
• P è la potenzialità dei focolari serviti misurata in kcal/h,
• h è l'altezza del camino misurata in metri,
• K è un coefficiente pari a 0.03 per combustibili solidi, 0.024 per combustibili liquidi.
Si prevedevano correzioni per altri combustibili, per altitudini maggiori di quelle a
livello del mare, etc.
Recentemente, sono stati predisposti metodi matematici molto più affidabili:
• Norma UNI 9615 per i camini singoli,
• Norme UNI 10640 e 10641 per le canne collettive per apparecchi a gas di
tipo B (a camera aperta senza ventilatore nel circuito fumi) e di tipo C (a
camera stagna con ventilatore nel circuito fumi).

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Cenni a Camini e Canne Fumarie


Recentemente, modifiche importanti, relative a geometria, materiali e prescrizioni
per camini, canali da fumo e canne fumarie in genere sono state introdotte da
una serie di norme tecniche e dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.

In particolare, l’allegato IX del D.Lgs. 152/2006 stabilisce che:

• I camini devono assicurare una adeguata dispersione in atmosfera dei


prodotti della combustione.
• Ogni camino deve avere, al di sotto dell'imbocco del primo canale da fumo,
una camera di raccolta di materiali solidi ed eventuali condense.
• I camini devono garantire la tenuta dei prodotti della combustione,
impermeabili e termicamente isolati. I materiali devono essere resistenti a
sollecitazioni meccaniche, al calore ed all'azione dei prodotti della
combustione e delle loro eventuali condense.

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Cenni a Camini e Canne Fumarie


• La sezione interna dei camini deve essere di forma circolare, quadrata o
rettangolare con rapporto tra i lati non superiore a 1.5. Il tiraggio può essere
naturale o meccanico.
• I camini devono essere realizzati con materiali incombustibili, avere andamento
verticale e il più breve e diretto possibile tra l'apparecchio e la quota di sbocco,
essere privi di strozzature, avere pareti interne lisce, evitare condensazioni.
• I camini devono avere angoli arrotondati con raggio non minore di 20 mm, se di
sezione quadrata o rettangolare.
• I camini devono avere un'altezza correlata alla sezione utile secondo gli
appropriati metodi di calcolo riportati dalla normativa tecnica vigente (norme
UNI e norme CEN).
• Le bocche dei camini devono essere posizionate in modo tale da consentire
una adeguata evacuazione e dispersione dei prodotti della combustione e da
evitare la re-immissione degli stessi nell'edificio attraverso qualsiasi apertura.
• A tal fine, le bocche dei camini devono risultare più alte di almeno un metro
rispetto al colmo dei tetti, ai parapetti ed a qualunque altro ostacolo o struttura
distante meno di 10 metri.

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Modulo di Tecnica del Controllo Ambientale
Elenco delle principali norme tecniche e leggi di riferimento per camini e
canne fumarie
La UNI 10389-1 riguarda la misurazione in opera del rendimento di combustione
dei generatori di energia termica. La norma prescrive procedure relative alla
misurazione del rendimento di combustione e delle concentrazioni di monossido
di carbonio.
La UNI 10640 riguarda la progettazione e la verifica di canne fumarie collettive
ramificate per apparecchi di tipo B a tiraggio naturale.
La UNI 10641 riguarda la progettazione e la verifica di canne fumarie collettive e
di camini a tiraggio naturale per apparecchi a gas di tipo C con ventilatore nel
circuito di combustione.
La legge 615/66 riguarda gli impianti alimentati con combustibile solido o liquido
aventi potenzialità superiore a 34.8 kW.
Il D.P.R. 1391/70 prescrive varie indicazioni sui camini ed i canali da fumo.
La legge 46/90, oggi sostituita dal DM 37/2008, impone all’impresa installatrice
di rilasciare al committente, al termine dei lavori, dichiarazione di conformità
degli impianti realizzate nel rispetto delle norme.

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Elenco delle principali norme tecniche e leggi di riferimento per camini e


canne fumarie
Il D.P.R. 447/91, decreto di attuazione della legge 46/90, precisa che la rete di
distribuzione del gas all’interno degli edifici, a cui fa riferimento la legge 46/90,
comprende anche le predisposizioni edili e/o meccaniche per la ventilazione dei locali.
La UNI 10642 stabilisce una classificazione degli apparecchi a gas in base al metodo
di prelievo dell’aria comburente ed al tipo di scarico dei prodotti della combustione da
parte dell’apparecchio. Gli apparecchi vengono suddivisi nei tipi A, B e C.
La legge 10/91 e il D.P.R. 412/93, modificati dai D.Lgs. 192/2005, D.Lgs. 311/2006,
D.P.R. 59/2009, D.M. 26.06.2009, D.Lgs 115/2008, impongono l’obbligo di
progettazione dell’impianto di riscaldamento, e quindi anche del camino, nonché
riportano altre importanti disposizioni relative alle verifiche ed alle ispezioni periodiche
agli impianti termici ed alle canne fumarie.
La UNI 8364 riguarda gli impianti termici con potenza al focolare non minore di 35 kW.
La UNI 7129/1997 riguarda la progettazione, l’installazione e la manutenzione di
impianti a gas per uso domestico alimentati da rete di distribuzione.
Il D.Lgs. 152/2006 (Norme in materia ambientale) e s.m.i. tratta ambiti vasti, tra cui
anche la tutela dell’ambiente da emissioni dovute alla combustione in impianti termici.

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