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16/3/2021 Una X sul sole: Giorni di un futuro passato – Lo Spazio Bianco

E’ il 1981.
Alla Casa Bianca si è da poco insediato un ex attore hollywoodiano. In Cina
stanno per aprire la prima fabbrica di Coca Cola e, in California, una ditta che ha
per simbolo una mela è pronta a rivoluzionare la vita di milioni di persone, con un
oggetto, ancora misterioso, chiamato personal computer.
E’ difficile immaginare cosa attenda il mondo da lì ai successivi trent’anni.
Ma quando lo sceneggiatore Chris Claremont e il disegnatore (nonché coautore
dei testi) John Byrne decidono di mettere in scena il futuro degli X-Men, gli
stupefacenti supereroi mutanti della Marvel Comics, non hanno dubbi a
immaginarsi un domani cupo e terribile, ambientato (curiosa coincidenza, con il
senno di oggi) nel 2013.

LA STORIA

Pubblicata sui numeri 141 e 142 di Uncanny X-Men, Giorni di un Futuro


Passato racconta un avvenire da incubo, in cui i robot controllori Sentinelle hanno
instaurato un regime di segregazione razziale ai danni di quel che resta del
genere umano e soprattutto dei mutanti, discriminati in ragione del loro genoma
speciale. Per tentare di modificare il corso degli eventi che hanno portato le
Sentinelle ad assumere il potere, l’ormai matura Kitty Pride – uno dei
pochi “super”stitiancora in azione – torna indietro nel tempo (nel presente
narrativo) per incarnarsi in se stessa teenager e cercare l’aiuto degli X-Men.
Se la trama vi sembra barocca, vuol dire che non siete assidui frequentatori della
Scuola per Giovani Dotati di Charles Xavier e del variopinto universo narrativo
allestitogli intorno dal deus X machinadella serie, Chris Claremont, nel corso di un
impegno quasi ventennale sulla testata Marvel dedicata ai mutanti.

CLAREMONT TOUCH

Giorni di un Futuro Passato è un perfetto compendio dello stile


drammaturgico di Claremont, fondato su un uso sapiente degli stilemi e dei ritmi
della narrativa popolare – dal feuilleton alle soap-opera – ricodificati all’interno
della cornice supereroistica.
Prendiamo lo spunto della vicenda: viaggi nel tempo, ucronie, realtà parallele che
s’incrociano… Sono evidenti i riferimenti a tutta una tradizione fantascientifica
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antecedente, da La macchina del


tempodi H.G.Wells a La svastica sul Sole di Philip K.
Dick. Lo sceneggiatore della Marvel riesce perfino ad
anticipare lo sfruttamento intensivo dei paradossi
temporali che il cinema hollywoodiano farà suo da lì a
pochi anni con
spettacolari franchise come Terminator e Ritorno al
futuro.
Per restare al fumetto, possiamo anche notare che
Claremont, nel raccontare la svolta “autoritaria”
dell’America del 2013, disegni uno scenario non
dissimile da quello delineato, qualche tempo dopo,
da Alan Moore nel capolavoro Watchmen: anche lì, in
un’ America alternativa in cui lo scandalo Watergatenon è mai avvenuto, i
supereroi sono stati messi al bando.

BOLLE DI SAPONE MUTANTE

All’impasto di risonanze trans mediali e di genere, Claremont e Byrne danno però


una forma drammaturgica che è tipicamente seriale, tutta interna alla logica
dell’universo narrativo in progress degli Uomini X.
Basti pensare alla scelta di costruire la vicenda attorno a Kitty Pride, personaggio
nuovo entrato nella serie solo da alcuni numeri, ma che la storia – fin dalle prime
vignette – ripresenta al pubblico in maniera imprevedibile e spiazzante. Il lettore
ha appena iniziato a conoscerla come una teenagerfragile, alle prese con i tutti i
problemi dell’essere adolescente e, in più, la difficoltà di gestire i suoi poteri
speciali; invece, nella vicenda, la vediamo come una donna forte e coraggiosa,
temprata dalle asperità della vita e pronta a sacrificarsi per il bene comune.

Lo stesso effetto narrativo spiazzante per il lettore affezionato viene ribadito con la
scelta di inquadrare, in una delle prime tavole ambientate nel futuro, un cimitero in
cui spiccano le lapidi di molti X-Men e altri celebri eroi Marvel. Oggi, dopo decine
di supermorti celebri- da Superman a Capitan America – l’escamotage può
sembrare fin troppo abusato ma, nel 1981, una vignetta del genere rappresentava
un enorme shock visivo (anticipato peraltro, come spesso accade nei comic book
da una copertina altrettanto disturbante).
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Più in generale, sono frequenti, nel corso di tutto il


racconto, riferimenti a vicende di episodi precedenti,
o che suggeriscono – tra le righe – sviluppi
successivi.
Se ciò è vero in generale per tutte le serie Marvel, in
cui vige l’amata/vituperata (a seconda dei
gusti) continuity,ovvero la stretta concatenazione
temporale tra gli eventi narrati, negli X-Men il gioco
di finzione – portato avanti per anni e anni – ha dato
luogo a un complesso intrigo di fili narrativi, un
intreccio inestricabile che è valso a questa serie il
soprannome di “Soap opera mutante”, come l’ha
definita acutamente anche Luca Scatasta, editor storico delle pubblicazioni italiane
dedicate agli Uomini X.
Per esempio, alcune delle esche espressive lanciate da Claremont e Byrne
in Giorni di un Futuro Passato(la relazione tra Kitty e Colosso, il cambiamento
interiore di Ororo, la conversione del malvagio Magneto a leader positivo, etc.)
prenderanno all’amo e trascineranno il pubblico per diversi anni. E’ un gioco che
può piacere o no, ma di cui non si può negare la raffinatezza – per certi versi
eccezionale – nell’ambito del fumetto popolare.

LA LEGGE DI MURPHY-XAVIER

Se, infatti, ne La saga di Fenice Nera, Claremont e Byrne avevano già utilizzato la
dimensione della ‘morte’ – in quel caso con lo sconvolgente suicidio
dell’eroina Jean Grey – per scardinare uno degli assunti positivi della narrativa
popolare (“gli eroi non muoiono mai”), nella presente saga ucronica si spingono
addirittura oltre.
Raccontando al lettore di come i suoi beniamini siano condannati a un futuro
tetro, gli autori riscrivono il mood caratteristico del mondo Marvel. Non che
nelle vicende di Spider-Man, Fantastici Quattro & Co. mancassero gli accenti
drammatici ma il “sorridente” Stan Lee e gli artefici creativi della Casa delle Idee,
avevano – fino ad allora – mantenuto un tono sostanzialmente positivo ed
ottimista, se volete figlio del clima kennediano degli anni Sessanta in cui la Marvel
era nata.

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Al contrario, Giorni di un Futuro Passato fa emergere una


diversa interpretazione del celebre motto Marvel: “da
grandi poteri derivano grandi responsabilità”, o meglio vi
aggiunge un’implicita postilla: “da grandi poteri e da
grandi responsabilità non possono che derivare
grandi problemi”.

Non si tratta, invero, di una tendenza rintracciabile solo


nella serie degli Uomini X, ma trasversale a tutto il
fumetto supereroistico degli anni Ottanta (in merito si
rimanda al bel saggio di Daniele Barbieri“Uccidere gli
Eroi” citato nella bibliografia dell’articolo). La tragicità, il
dramma, il dolore, non sono più elementi accessori nelle
vicende di questi supereroi problematici: sono il motore stesso del racconto, quasi
che il leggendario gene X porti con sé anche una grossa dose di iattura.
Nelle vicende del professor Xavier, di Kitty Pride, Colosso, etc. è insomma
destinata a trionfare drammaturgicamente la Legge di Murphy: se qualcosa deve
andare storto, ci andrà.

IL CASO, IL DESTINO, IL FATO

E’ curioso, in questo senso, notare come un altro dei personaggi cardine della
vicenda sia la veggente cieca Destiny, affiliata alla Confraternita dei Mutanti
Malvagi. Come nella tragedia greca antica, la figura dell’indovino, capace di
vedere cose che agli altri sono negate, fungeva da simulacro dei dubbi del
pubblico, così i dialoghi tra Destiny e
l’amica Mystica,sulla credibilità o meno delle sue
premonizioni, fungono da simulacro dei dubbi che il
lettore affezionato si trova a vivere di fronte ad una
saga tanto cupa.
Ma davvero le cose sono destinate ad andare così
male?
Gli X-Men possono cambiare questo futuro?

La saga, da questo punto di vista, si conclude con un


finale tutto sommato aperto e variamente interpretabile, come peraltro tipico dello
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stile di Chris Claremont. Ma la sensazione che qualcosa di superiore guidi il


destino dei personaggi, oltre la loro stessa volontà, resta nell’aria: una sorta di
“Fato” – e anche qui, per quanto il rimando possa sembrare audace, esso ci
riporta alla tragedia antica – alimenta al fondo la saga.

Si è soliti sottolineare come uno degli elementi più fascinosi nell’affresco dipinto
da Claremont stia nella costante ridiscussione del confine tra “bene” (vs)
“Male” con personaggi come Jean Grey, Magneto, Rogue – e perfino
Ororo/Tempesta – che si trovano a fare la spola tra un estremo e l’altro. In realtà,
se andiamo a ricostruire le storyline nel loro andamento complessivo, ci
accorgiamo che per quanto i “giri di valzer” siano ampi, i personaggi – come
tipicamente accade nelle soap opera – alla fine tornano al punto di partenza. Ma
non si può nemmeno negare che di queste “odissee” emotive – ne è un esempio
ancora Kitty Pride – i protagonisti finiscano per portare le cicatrici, fisiche e
psicologiche.

C-MEN (AND WOMEN)

E’ alle storie di questi uomini e donne di carta che


lo scrittore americano di origine britannica ha inteso
dedicare un impegno professionale totale. Forse,
proprio per questa sua consacrazione
monoteistica, Claremont non ha raccolto gli allori
critici di altri celebrati autori quali Neil
Gaimaned Alan Moore. Difficile dire se sia giusto o
sbagliato, ma di certo la sua interminabile run sugli
X-Men, e in particolare cicli come Giorni di un
Futuro Passato, restano centrali per comprendere
l’evoluzione del fumetto supereroico negli anni
Ottanta e Novanta.
Claremont per quasi quattro lunghi lustri ha portato ogni mese in edicola le
sue trenta pagine di X-Men a un pubblico giovanile sempre più vasto. A
questa sterminata platea di esseri in trasformazione, con gli ormoni in subbuglio e
perseguitati dall’acne, Claremont ha offerto le avventure di super esseri in
trasformazione, con il DNA in subbuglio e perseguitati dal destino.

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Pur muovendosi nell’alveo della narrativa popolare, l’autore non ha mai rinunciato
a perseguire una vocazione morale come scrittore e, dopo tutto, in storie
come Giorni di un Futuro Passato l’accento drammaturgico non è sulla “X” della
testata, quanto sul “Men” dopo il trattino.

Abbiamo parlato di:


Giorni di un Futuro Passato
Chris Claremont, John Byrne, Terry Austin
traduzioni di Marco Marcello Lupoi, Nicola Martelli
Ultimate Edition,Marvel Italia, 1999
ASIN: B00BL7PHFE

Bibliografia dell’articolo

“Uccidere gli eroi: Riflessioni sul nuovo fumetto americano dei supereroi”
Daniele Barbieri
“La soap-opera mutante: gli incredibili X-Men”
Luca Scatasta in:
I mille volti del supereroe
Brolli, Daniele (a cura di), Star Comics, Perugia, 1991
“X-istential X-Men: Jews, Supermen, and the Literature of Struggle”
Jesse Kavadlo in:
X-Men and philosophy
Rebecca Housel, J. Jeremy Wisnewski (a cura di), Wiley, Hoboken, 2009
Bam! Sock! Lo scontro a fumetti. Dramma e spettacolo del conflitto nei comics
d’avventura
Valentina Semprini, Tunué, Latina, 2006

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