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La direzione artistica di Baccanti 1922 è affidata al traduttore del dramma, il filologo Ettore Romagnoli. L’interpretazione
del grecista influenza lo scenografo e costumista, Duilio Cambellotti: l’artista gioca con riferimenti all’architettura
micenea e con dettagli decorativi di età arcaica, e anche le movenze del coro danzante si richiamano esplicitamente ai
modelli della pittura vascolare e ai bassorilievi ellenistici. Giuseppe Mulè, che compone la musica per lo spettacolo, scrive
per le danze melodie in cui predominano i suoni vibranti di cembali, arpe, sistri, oboe, riprendendo il "timbro limpido e
frenetico, dato dalle vecchie canzoni popolari, onde la Sicilia trae l'ardore e la tristezza". L’enfasi recitativa del
protagonista caratterizza la messa in scena: “Annibale Ninchi avvolto in un gran peplo con una pelle di leopardo sulle
spalle, stringendo in pugno il tirso guizzante di fiamme, sembra davvero un semidio. La sua voce calda, maschia, potente,
conquista sin dai primi accenti gli spettatori che nelle sue fervide modulazioni sentono passare veramente un alito
dell'ebbrezza dionisiaca" ("La Tribuna", 28 aprile 1922).
Baccanti 1922: scenografia e figurino per i costumi delle Baccanti di Duilio Cambellotti; le menadi alla fonte di Dirce
L'allestimento della seconda edizione delle Baccanti a Siracusa è affidato a Guido Salvini: il regista privilegia una lettura
in chiave religiosa della tragedia, pur puntando sulla spettacolarità dei movimenti scenici. La reinvenzione delle forme
‘all’antica’ dei costumi – ideati, come la scena, da Veniero Colasanti – non può non richiamare alla mente il gusto 'peplum'
che in quegli anni comincia a manifestarsi anche nel cinema. Le melodie create dal compositore Guido Turchi si
combinano con le danze delle baccanti:
"Il caldo, morbido, a volte esasperante, altre volte quieto respiro orgiastico delle ebbre Menadi, è stato reso con giusta misura, con composto equilibrio, senza
mai distaccare dallo spirito religioso il movimento innanzitutto e soprattutto classico" ("Il Corriere di Sicilia", 7 maggio 1950).
Al successo dello spettacolo si affianca quello personale del protagonista, Vittorio Gassman, che compie "un eroico
prodigio riempiendo tutto da solo la scena in lungo e in largo, dal primo momento in cui è apparso. È Dioniso, 'bello come
un bel Dio', presente, tonante, voluttuoso, vittorioso, spietato" ("Il Tempo", 7 maggio 1950).
Baccanti 1950: scenografia di Veniero Colasanti; un quadro plastico del coro danzante; Vittorio Gassman nei panni di Dioniso
Dopo trent’anni il riallestimento di Baccanti è affidato alla regia di Giancarlo Sbragia e alla traduzione di Vincenzo Di
Benedetto e Agostino Lombardo. La scena ideata da Vittorio Rossi ruota attorno a un enorme cratere lavico: è dai fumi del
sottosuolo, un tempo dimora di Semele, che emerge Dioniso, un Michele Placido dall’aspetto e dalle movenze ferine. Le
baccanti si muovono scarmigliate in pose sinuose, su ritmi tribali ed echi orientaleggianti proposti in una nuova
interpretazione da Guido Turchi. Il filo conduttore della regia è la ricerca dell’identità, ma l’eccessiva modernità della
rilettura tragica non persuade il pubblico; colpisce però l’interpretazione di Agave da parte di Anna Maria Guarnieri:
"È bastato vederla procedere verso l'orchestra ammantata di maschera d'attrice tragica, alta sui coturni, con la voce chioccia di chi è visitata dal dio, le chiome
del figlio in mano scambiate per una criniera di leone: e poi, nell'attimo della terribile scoperta, rifatta d'un tratto piccola ma tutta tesa nello spasimo della
consapevolezza del delitto, tutta in un urto, questo sì ferino, per capire che questa attrice ha una marcia in più di tutti i suoi compagni" ("La Stampa", 31
maggio 1980).
Baccanti 1980: scenografia di Vittorio Rossi; Michele Placido nei panni di Dioniso
È una giungla metropolitana la Tebe ideata da Luciano Damiani per Walter Pagliaro nell’edizione 1998; il regista mette in
scena l’incontro scontro tra umano e divino, tra Oriente e Occidente, che si concretizza in una inquietante invasione dello
straniero mentre il potere si racchiude in fragili palazzi di cristallo. Dioniso, interpretato da Paolo Graziosi, quasi
scompare nell’orgia delle baccanti: il coro si impadronisce della scena in veste di nomadi. Nei corpi delle menadi abita la
frenesia, l'istinto liberato: la loro forte sensualità trova espressione nei colori accesi dei costumi di Alberto Verso, nei
tessuti leggeri e ondeggianti che scoprono la pelle anziché coprirla. La musica domina la scena:
"I ritmi tribali di un gruppetto di agili percussionisti (e danzatori) senegalesi si scontrano con la mescolanza melodica di fiati e archi che salta dallo
sperimentalismo agli spirituals, dalla leggerezza del musical agli slanci operistici" ("La Gazzetta del Sud", 18 maggio 1998).
Dopo l'11 settembre 2001 le parole del regista a commento delle sue Baccanti appaiono quasi profetiche: "Se la nostra
cultura fra qualche tempo si comporterà come Penteo ci ritroveremo con il nostro 'palazzo di cristallo' crollato" (Numero
Unico 1998).
La prima edizione del dramma nel nuovo millennio è allestita appena quattro anni dopo quella del ’98, a ribadire
l’importanza che la tragedia euripidea riveste per la contemporaneità. La regia è affidata a Luca Ronconi, che intende
mettere in scena “i pericoli dell'incontro tra umano e divino, la distruttività che l'incontro col sacro può avere sugli uomini
se non mediato dal rito” (Numero Unico 2002). Le baccanti sono donne comuni, che, invasate e ingravidate dal dio, vivono
in una costante dimensione di possessione; sono – secondo le parole di Ronconi – “la frantumazione della polis”, si
muovono in massa nell’ambiente naturale ricreato da Margherita Palli. La traduzione di Maria Grazia Ciani è chiara e
incisiva, e Dioniso, interpretato da Massimo Popolizio, è un dio umano e terribile, dall’aspetto attraente e dal piglio
persuasivo, col quale irretisce e finalmente distrugge il borioso Penteo, impersonato da Giovanni Crippa (una recensione
della stagione 2002 in Engramma n. 16 )
Bibliografia di riferimento
Artista di Dioniso. Duilio Cambellotti e il Teatro Greco di Siracusa 1914-1918, catalogo della mostra (Siracusa, maggio 2004-gennaio 2005), a cura di
M. Centanni, Milano 2004
( recensione della mostra in engramma n. 34 )
INDA Retroscena. Prometeo, Baccanti, Rane, a cura di M. Centanni, catalogo della mostra (Siracusa, giugno-settembre 2002), Siracusa 2002M.
Fusillo, Il dio ibrido: Dioniso e le Baccanti nel Novecento, Bologna 2006 ( recensione del volume in engramma n. 55 )
E. Giliberti, L. Faraci, La scena ritrovata. Novanta anni di teatro antico a Siracusa, Catania 2003
Numeri Unici per le stagioni 1980 (XXVICiclo di Spettacoli Classici – Le Trachinie di Sofocle, Le Baccanti di Euripide), 1998 (XXXVCiclo di Spettacoli
Classici – Ecuba di Euripide, Baccanti di Euripide), 2002 (XXXVIII Ciclo di Spettacoli Classici – Prometeo di Eschilo, Baccanti di Euripide, Le rane di
Aristofane), a cura dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico, Siracusa
I documenti e i materiali riprodotti in questo saggio sono conservati presso l'Archivio Fondazione Inda di Siracusa (AFI) e sono riprodotti per gentile
concessione della Fondazione .
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