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Jaco Pastorius - Una vita infranta di A.D.

consueta spocchiosità dei puristi di ogni tipo i quali, guarda caso, mai riescono a spiegare che cosa vi sia di
puro in musica.

Una rivista deve tenere ben conto degli umori dei propri lettori ed è sicuramente per questa ragione che, dopo
i fatti raccontati in precedenza, Downbeat spedisce il giornalista Larry Birnbaum a sentire che cos'ha da dire
la band. L'intervista viene pubblicata in ben quattro pagine del numero del febbraio del 1979 sotto un titolo
inequivocabile, "I Weather Report rispondono ai detrattori" [29].
Gli animi accesissimi di Zawinul e Pastorius di fronte ad un cronista che in questa occasione non brilla per
perspicacia fanno sì che l'incontro sia uno scambio gratuito di incomprensioni ed esagerazioni pittoresche:
"chiunque dà una sola stelletta ad un disco così non può che essere un pazzo!", dice Zawinul senza tanti
eufemismi. E però vengono fuori un paio di spunti interessanti: quando Birnbaum racconta di essere rimasto
colpito nella performance della sera prima da un heavy rock feel della sezione ritmica, viene prontamente
bloccato. Non è rock, risponde Pastorius, è Rhythm & Blues. Spiega che l'R&B ha un'anima nera e che per
tutta la sua vita lui non ha suonato nient'altro che musica con quell'anima. Zawinul conferma e allinea il tiro,
aggiungendo che certi brani dei WR mantengono la forza del R&B ma reinterpretandone completamente i
ritmi, come "River People". Che non si parli di rock, per favore.

"River People" era stata composta da Pastorius quattro anni prima, durante una vacanza in barca alle
Everglades da dedicarsi alla pesca e al relax con un paio di amici. La gente del fiume di cui parla il brano è
quella che vive in quei posti, che entra a piedi nudi nel fango: il lungo tema suonato in apertura del brano
vuole rendere proprio questa idea. I primi accordi delle tastiere, in strati che riproducono una sezione di fiati,
introducono l'arrivo dell'alba, della luce che cresce sempre più su di una cassa in quarti, sino ad un bang! dal
quale è già pieno giorno, con un groove ballabile dall'andamento lento e trascinato che potrebbe non
terminare mai, il charleston sui sedicesimi nei quali è ben scandito il levare. È il proseguire del giorno, dei
momenti più divertenti e piacevoli della giornata. Nella parte finale del brano arriva il solo di Zawinul, che
con i suoi marchingegni riproduce prima un simil-trombone e poi una specie di organo. Il brano, interamente
scritto come peraltro buona parte del disco, viene arrangiato durante un periodo in cui Pastorius si è appena
rotto un polso: i due musicisti registreranno poi le rispettive parti di basso e tastiere, cui vengono
successivamente sovraincise le parti di batteria, timpani, voce del solo Pastorius e il poco evidente sax
soprano di Shorter.
In un'intervista di qualche tempo addietro, Julie Coryell aveva chiesto a Jaco come si potesse etichettare il
genere di musica da lui suonato [30]: la risposta era stata quantomai enigmatica, punk jazz. Pastorius racconta
in una successiva conversazione con un altro giornalista che in Florida vengono chiamati punk i ragazzi di
strada particolarmente svegli e furbi, che hanno coraggio a sufficienza per difendersi da soli. Niente a che
vedere, dunque, con il filone che contemporaneamente si va sviluppando in Inghilterra [31]. Ma "Punk Jazz" è
anche il titolo di un brano da lui composto apposta per questo disco, sarà bene ascoltarlo con attenzione.
Anche questa composizione è quasi completamente scritta: ancora una volta i protagonisti sono il basso, che
nella lunga introduzione si dimena come un serpente e le tastiere, a tratti semoventi, altrove portanti,
entrambi impegnati in un cammino lento e parallelo nel quale si guardano costantemente, lanciandosi delle
occhiate talvolta accomodanti, altre quasi sospettose. Il charleston regolarmente in levare di Tony Williams
sottolinea quest'andamento a passi lenti, regolarmente intervallati, sul quale si staglia un solo magico di
Shorter al sax soprano.
Il brano è una miscela esplosiva, tutto il disco lo è pur nella sua stranezza congenita. L'indiscutibile genialità
di Zawinul, che pure incappa in qualche abbaglio elettronico, è l'ingrediente principale di una svolta
coraggiosa nella carriera artistica della band, che si troverà davanti una scelta difficile: proseguire su di un
sentiero accidentato e incerto o fare un passo indietro, ritornando a soluzioni più tradizionali e correggendo
uno squilibrio evidente ma che in verità non si è rivelato funesto per la qualità della musica. Mr. Gone si
chiude con "And Then", un brano sinuoso che improvvisamente implode in una canzone splendida e
originale per struttura e arrangiamento, con le voci di Deniece Williams e del popolarissimo cantante degli
Earth, Wind & Fire, Maurice White.

Qualche lettore si sarà già posto delle domande su di un aspetto che non abbiamo ancora trattato, il suono del
basso di Pastorius. I modelli utilizzati in studio sono, come già detto, il Fender Jazz Bass Standard del 1962
senza tasti ed un altro -con i tasti- del 1960, entrambi con corde Rotosound Superwound che, secondo quanto

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