Socrate apre il dialogo con alqune domande al musicista.
“Buongiorno mio caro Ludwig” E il compositore risponde frastornato dai suo pensieri “Ciao Socrate... che vuoi?” “Sei sempre il solito scorbutico, volevo solo farti qualche domanda sulla tua musica” “La musica non è mia, ma di tutta io la incanalo semplicente e armoniosamente negli 88 tasti del pianoforte” Precisa fermamente Beethoven “Bene da questa tua affermazione allora si può dire che tutti abbiano la propria musica? O che ognuno ne possa ascoltare solo una determinata gamma di variazioni di genere?” “Non ho detto questo amico filosofo, io dico che esiste una Verità in quanto musica e che tutti la possano interpretare a loro piacere e volontà. E' la base della tua filosofia la ricerca di un'unica verità, giusto compagno?” “Bravo Ludwig, vedo che hai capito bene il mio pensiero, ed è per questo che ti pongo una domanda: essendo tu considerato il massimo espositore della musica tra i musicisti cos'è per te l'essenza della musica; cosa può definire, secondo te, il concetto di “bella musica”? Il pianista è confuso e goffamente cerca una risposta, “Bè non so bene.... magari la mia musica può essere considereta bella perchè segue alcuni canoni predefiniti come le forme sonate e spesso per comporre mi muovo in varie tonalità per rendere il brano articolato ma nello stesso tempo tengo una linea melodica che vale per tutto il brano.” E Socrate risponde. “Uhmm.. ci sei vicino. Io sono un sostenitore della teoria deglio opposti: secondo me tutte le cose accadono per opposti (se non cifosse il male non ci sarebbe il bene, se non ci fosse la malattia non ci sarebbe la cura, e così via) perciò ragioniamo per opposti: il sole sorge e poi per contrario tramonta e poi sorge nuovamente, ora applico questo procedimento alla tua musica: tu componi un brano viene suonato e poi, per contrario, dovrebbe smettere di essere suonato per dar spazio ad altri, ma ci sono alcuni tuo brani che sono ricordati in eterno, mi sapresti dire il perché?” La domanda è difficile e Beethoven inizia a formulare la risposta. “Mi vuoi mettere in difficoltà, amico mio? Penso che rimanga per l'immensa bellezza dei miei brano e perchè le persone sono riuscite a comprendere il vero significato, la vera essenza delle mie musiche.” Socrate si complimenta col pianista. “Bravo, era qui che volevo arrivare. La ricerca della Verità, o essenza come hai detto tu, è alla base della mia filosofia, che adesso spero sia riuscito a comprendere. Abbiamo fatto una bella chiaccherata. Ti saluto mio caro amico.” Beethoven congedandosi dice le ultime parole al filosofo. “Grazie Socrate, anche a te porgo i miei saluti. Ma adesso lasciami comporre che mi hai già fatto perdere troppo tempo con le tue stupidaggini!”