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29/03/2017

ISTOLOGIA

Nel nostro organismo ci sono quattro differenti tipi di tessuto:

 Tessuto epiteliale
 Tessuto muscolare
 Tessuto connettivo
 Tessuto nervoso

Stiamo iniziando a guardare quali sono le caratteristiche generali di ciascun tessuto. Descriviamo non solo i
tessuti ma anche come questi si comportano a livello funzionale.

Il tessuto epiteliale è costituito da cellule strettamente stipate le une alle altre, che si possono disporre su una
fila a formare epiteli semplici, o su più file a formare epiteli composti. La classificazione degli epiteli si basa sia
sul numero di cellule sia sulla forma delle cellule che costituiscono lo strato più superficiale. Il tessuto epiteliale
poggia sempre su un tessuto di natura connettivale. Il tessuto connettivo è un tessuto di collegamento,
composto non solo da cellule ma anche dalla matrice extracellulare, costituita a sua volta dalla sostanza amorfa
e da fibre. Il tessuto connettivo è un tessuto trofomeccanico, in quanto sorregge l’epitelio e gli dà supporto
nutritivo. Nel nostro organismo è presente un insieme di tessuto epiteliale e connettivo perché tutto il
rivestimento sia esterno sia interno è costituito da mucosa, internamente, e da epidermide, esternamente. Sia
la mucosa sia l’epidermide poggiano sul tessuto connettivo. Nella pelle vi è l’epidermide con il derma.
Internamente vi è il rivestimento mucoso, in cui si ha epitelio e tessuto connettivo. Il rivestimento sieroso è il
rivestimento esterno degli organi. Il tessuto nervoso è costituito essenzialmente da due tipi di cellule: i neuroni e
le cellule gliali, diverse a seconda che parliamo del sistema nervoso centrale o del sistema nervoso periferico. Il
tessuto muscolare abbiamo le cellule muscolari e i periciti, con funzione contrattile. Il tessuto muscolare si
divide in: scheletrico, liscio e cardiaco. Il tessuto scheletrico ha una struttura particolare e un’innervazione
volontaria, va a costituire i muscoli volontari (es. braccia e gambe). Il tessuto muscolare liscio non presenta la
striatura del tessuto muscolare scheletrico ed è involontario (es. contrazione dei visceri.). il tessuto muscolare
cardiaco è involontario ma ha le stesse caratteristiche del tessuto muscolare scheletrico, in quanto è striato.

La maggior parte dei tessuti sono incolore, tranne i tessuti estremamente irrorati, quindi per visualizzare al
microscopio le sezioni istologiche, queste devono essere preparate. Bisogna tagliare in maniera molto sottile le
parti di tessuto che bisogna osservare al microscopio e bisogna colorarle con coloranti, che evidenziano in
maniera specifica determinate cellule, in modo da inquadrare la morfologia e descriverne le funzioni. Le
colorazioni posso essere semplici e in questo caso si utilizzano coloranti acidi o basici, che avranno affinità
rispettivamente per basi e acidi. Un tipico esempio è l’ematossilina eosina. L’ematossilina è un colorante basico,
dunque è un acidofilo e andrà a colorare, nel caso della cellula, il nucleo, mentre l’eosina è un colorante acido,
dunque è un basofilo e andrà a colorare le proteine dell’ambiente citoplasmatico. Dunque colorando con
l’ematossilina eosina quello che si vede in violetto
(ematossilina) sarà il nucleo e le componenti acide della
cellulla; quelle che si vede in rosso-fucsia (eosina) saranno le
componenti basiche della cellula.
Si possono avere anche colorazioni composte, ovvero più
coloranti in sequenza che colorano parti specifiche della cellula. In
questo caso si può avere la colorazione di Masson, costituita da
tre coloranti: uno specifico per i nuclei, uno per il tessuto
connettivo e uno per il tessuto muscolare. Ciò che stiamo vedendo è un anello cartilagineo situato al di sotto
della trachea (agg. Immagine), quello che vediamo è il tessuto cartilagineo costituito da condrociti, che hanno
lacune (in bianco), e il tessuto connettivo, colorato in blu-verde. La
colorazione di Mallory Azan colora i nuclei in porpora, il tessuto
connettivo in blu-viola e il tessuto epiteliale in rosso. Quello che stiamo
vedendo qui è una sezione di muscolo scheletrico, organizzato in due
tipologie: disposto circolarmente e longitudinalmente. Un pezzo di
tessuto muscolare è tagliato trasversalmente e un altro pezzo longitudinalmente.

TESSUTO EPITELIALE
Il tessuto epiteliale è costituito da uno o più strati di cellule strettamente adese le une alle altre e che formano
una barriera con proprietà specifiche. La barriera della pelle fa in modo che i batteri non penetrino nella pelle e
che non vi sia un’eccessiva perdita di acqua. La barriera polmonare è deputata allo scambio gassoso tra
l’ossigeno e l’anidride carbonica. Nell’intestino il tessuto epiteliale forma una barriera di assorbimento. Ogni
epitelio ha una funzione specifica e ha sempre una superficie libera esposta o verso l’ambiente esterno o verso
una cavità o un condotto, es. nella trachea il lume. Se l’epitelio è pluristratificato solo l’ultimo strato di cellule
sarà a contatto con l’ambiente esterno, mentre le cellule sottostanti non hanno superficie libera. È privo di
vascolarizzazione e quindi riceve il nutrimento da parte del tessuto connettivo, è innervato e infatti è
predisposto alla ricezione degli stimoli. Poggia sempre su un tessuto connettivo altamente specializzato,
esempio la lamina basale. Ha una spiccata polarità apico-laterale, infatti gli epiteli hanno zone specializzate:
regione laterale, basale e superficiale. Vi sono sistemi di adesione e di comunicazione e si possono avere
specializzazione sulla superficie libera: ciglia, glicocalice o microvilli.

La struttura significa funzione: non esiste una struttura senza una funzione e viceversa.
Le funzioni del tessuto epiteliale sono molteplici: proteggere i tessuti circostanti da stimoli chimici e fisici (es. la
pelle deve proteggere il nostro corpo dagli insulti chimici e fisici provenenti dall’esterno, come i raggi UV);
proteggere dagli urti; funzione di trasporto, in quanto vengono trasportate le sostanze nutritive e di scarto;
secrezione di muco, ormoni ed enzimi. Vedremo infatti che il reticolo endoplasmatico rugoso e un apparato del
Golgi molto sviluppati, in quanto gli epiteli secernenti devono secernere il muco: l’epitelio delle vie aree
superiori secerne muco che ha la funzione di lubrificare, umidificare e riscaldare l’aria, nello stomaco il muco ha
la funzione di creare uno strato protettivo nei confronti degli enzimi digestivi molto acidi, nella pelle il muco a la
funzione di ammorbidirla e non farla seccare, es. le ghiandole sebacee, oppure gli ormoni che vengono immessi
nel circolo sanguigno fino a raggiungere la cellula bersaglio. Gli epiteli sono deputati a ricevere gli stimoli, come
quello di freddo e di caldo, a livello della pelle.
Gli epiteli si classificano a seconda della forma delle cellule e del numero di strati, ma anche grazie alla presenza
delle specializzazioni di superficie.

L’epitelio può essere semplice cubico o piatto; la pelle, ad esempio, è un epitelio pluristratificato, perché
formato da più cellule, squamoso, perché l’ultimo strato è piatto e cheratinizzato, perché costituito da
cheratina, che ha la funzione d’impermeabilizzare la pelle.

Le cellule possono avere varia forma:


 cellule squamose, l’altezza è minore della larghezza
 epitelio cubico, l’altezza è uguale alla larghezza
 epitelio colonnare, l’ altezza è maggiore alla larghezza
L’epitelio squamoso è un epitelio in cui, vista l’altezza bassa, qualcosa che si trova sotto può essere trasportata
sopra. Il percorso che una sostanza fa da questa regione fino a quella superiore è molto piccola, quindi molto
veloce. Gli epiteli di tipo squamoso sono deputati al trasporto attivo o passivo di qualcosa. Il polmone, ad
esempio, ha un epitelio di tipo semplice squamoso, dal momento che la sua funzione principale è lo scambio
gassoso tra il lume dov’è arrivato l’ossigeno e i tessuti sottostanti che hanno bisogno di ossigeno per poter
sopravvivere. La stessa cosa avviene per l’anidride carbonica, raccolta a livello tissutale e veicolata attraverso il
sangue, arriva ai polmoni, dove la barriera polmonare scambia l’anidride carbonica con l’epitelio polmonare. La
stessa funzione ce l’ha anche l’epitelio cilindrico, dove questi trasporti attivi sono abbastanza veloci. L’epitelio
colonnare non ha solo una funzione di scambio, ma più che altro di secrezione. La cellula infatti è colonnare
perché, se secerne qualcosa deve avere la via biosintetitica legata al RE molto sviluppata. In questa cellula si
contravviene la funzionalità della produzione di qualcosa che viene immesso all’esterno o veicolato all’interno
della cellula (assorbimento nel caso dell’intestino). In base alla forma abbiamo l’epitelio semplice, con funzione
di assorbimento, secrezione o trasporto, che può essere:

 pavimentoso, piatto o squamoso


 cubico o isoprismatico
 cilindrico, colonnare o batiprismatico

Gli epiteli composti hanno esclusivamente una funzione


di protezione, perché avere più strati di cellule fa si che
se lo strato superficiale di cellule, accidentalmente o per
frizione, viene danneggiato, le cellule degli strati
sottostanti si differenziano e riparano il danno. Anche in
questo caso si possono distinguere in base alla forma
delle cellule più superficiali. Può essere:

 pavimentoso, cheratinizzato o non cheratinizzato


 cubico
 cilindrico

Possono esistere delle specializzazioni di membrana divise in:

 specializzazioni della regione apicale


 specializzazioni della regione laterale
 specializzazioni della regione basale

Le specializzazioni della regione basale e di quella laterale, sono le adesioni cellula-cellula e le adesioni cellula-
matrice. Sulla regione basale abbiamo le interazioni cellula matrice, quindi possiamo avere o gli emidesmosomi
o le adesioni focali. Sulla regione laterale abbiamo le giunzioni cellulari, quindi possiamo avere più
giunzioni aderenti, occludenti, desmosomali o GAP, che connettono le cellule alle altre. Nella
regione apicale possiamo trovare o le ciglia o i microvilli oppure il glicocalice. I microvilli (foto a dx)->
sono specializzazioni di membrana che servono per aumentare la superficie della cellula, nella
regione apicale avvengono infatti gli scambi. Se gli scambi devono essere veloci e abbondanti,
come nel caso della digestione in cui nell’intestino le sostanze devono essere assorbite dalle
cellule intestinali, quindi avere una specializzazione di membrana di queste cellule a livello dei
microvilli, aumenta la superficie a disposizione per l’assorbimento. Quindi, a livello strutturale, il
microvillo è costituito dalla polimerizzazione del citoscheletro di actina tenuto dalle proteine fimbrina e
vimbrina, a livello funzionale è ricco di canali ionici, pompe, trasportatori, che servono per mediare il trasporto
lungo questa superficie. Oltre ad avere i microvilli la cellula intestinale presenta altre strutture che sono ben
visibili tramite una fotografia al microscopio elettronico a trasmissione in cui si vede come la superficie apicale si
organizza a formare i microvilli, ma come attorno a questi ci sia materiale elettrondenso formato da carboidrati
e polisaccaridi che formano il glicocalice, che fondamentalmente ha sia una funzione di riserva di polisaccaridi,
ma anche una funzione di riconoscimento, perché gli zuccheri sulla superficie cellulare
svolgono la funzione di riconoscimento. Poi possiamo avere ciglia e flagelli (foto a dx) che
rappresentano delle strutture motili. E quindi legata alla struttura del ciglio è quella
dell’assonema (9+2) e del corpo basale (9 triplette). La funzione è di garantire il movimento
delle cellule: il flagello fa muovere tutta la cellula, le ciglia, muovendosi, fanno avanzare
qualcosa. L’epitelio respiratorio, ad esempio, è di tipo ciliato, perché le ciglia muovendosi
trasportano l’aria all’interno della trachea, poi nei bronchi e nei polmoni.
L’epitelio semplice squamoso è costituito da un singolo strato di cellule che
poggiano tutte sulla membrana basale, costituita da tessuto connettivo. Consente una rapida
diffusione di sostanze, secreti e fluidi sierosi. Lo ritroviamo negli alveoli polmonari, nel rene a livello
della capsula di Bowmann, nei vasi sanguigni e linfatici e nel mesotelio.

Nell’epitelio cubico abbiamo cellule che equivalgono l’altezza con la larghezza ed è un epitelio di
assorbimento e secrezione. È un epitelio cubico osservato in sezione dove si nota come
l’altezza e la larghezza delle cellule più o meno si equivalgono. Questi colorati in rosa-
fucsia corrispondono ai nuclei delle cellule. Lo ritroviamo nella maggior parte delle
ghiandole: tiroide o fegato; nell’ovaio e nella ghiandola mammaria. Lo troviamo anche nei
bronchioli, dove sono presenti anche le ciglia, che si trovano solo in alcune cellule dei bronchioli. Le
ciglia man mano che ci spostiamo dalla cavità nasale verso la trachea, i bronchi e i bronchioli si
assottigliano, perché l’aria viene veicolata all’interno del nostro corpo. Nell’epitelio nasale le ciglia sono molto
evidenti.

L’epitelio cilindrico costituisce la maggior parte del tubo digerente, dotti escretori e della tuba
uterina. Questo è un epitelio colonnare in cui osserviamo alcuni microvilli, presenti nella tuba
uterina, che ha la funzione di fare muovere l’ovocita prodotto nelle ovaie e portarlo nella tuba
dove avviene la fecondazione e verso l’utero dove avviene l’impianto dell’embrione.

Possiamo anche avere un epitelio che apparentemente sono pluristratificati, perché quando
si guarda al microscopio sembra come se le cellule fosse sovrapposte le une alle altre, ma a
un’attenta analisi, ciascuna cellula prende contatto con la membrana basale, quindi questo
tipo di epiteli, in cui i nuclei hanno altezza differenti vengono detti epiteli pseudo stratificati,
in quanto sembrano stratificati ma non lo sono. Esempio l’epitelio della trachea che è pseudo stratificato,
colonnare e ciliato. Si trovano anche nell’uretra maschile, nell’epididimo, nella cavità nasale e timpanica.

Nell’epitelio squamoso pluristratificato abbiamo una regione basale dove le cellule sono
intensamente colorate e la colorazione si va perdendo man mano che passiamo sugli strati più
superficiali. Questi epiteli hanno una funzione di protezione, quindi le cellule che stanno in basso
sono le cellule staminali, che danno origine a diversi altri tipi di cellule, e man mano che le cellule
migrano verso gli strati sovrastanti effettuano un differenziamento che li porta a desquamarsi nello stato più
superficiale. Negli strati più basali i nuclei sono più grandi e intensamente colorati, man mano le cellule si vanno
appiattendo, perdono il nucleo e la cellula muore e viene sfaldata all’esterno. Questo epitelio lo troviamo nella
cavità orale, nelle guance, nella vagina e nel retto e nella pelle che ha una specializzazione per la cheratina
(nell’epidermide vediamo differenti strati di cellule). Nell’esofago abbiamo un epitelio pluristratificato di tipo
squamoso. Noi perdiamo e ci mangiamo chili di cellule ogni mese. Abbiamo poi un epitelio pluristratificato di
tipo cilindrico, che troviamo solo nei dotti delle ghiandole sudoripare, nei follicoli ovarici e nei tubuli seminiferi.

L’epitelio di transizione si ritrova esclusivamente nella vescica e viene chiamato di transizione


perché è costituito da cellule differenti che si comportano in maniera differente a seconda dello
stato funzionale dell’organo. Queste cellule si contraggono, quindi quando la vescica è vuota
l’epitelio sembra pluristratificato, quando la vescica si riempie di urina le cellule dello strato più superficiale si
distendono e appaiono con una morfologia differente. Del tessuto epiteliale fanno parte anche le ghiandole, che
sono di derivazione epiteliale, le quali rappresentano delle invaginazioni del tessuto epiteliale e possono o
perdere il contatto con l’epitelio esterno (ghiandole endocrine) oppure rimanere in contatto con esso (ghiandole
esocrine). Le ghiandole esocrine secernono il loro prodotto direttamente sulla superficie.

Le ghiandole le possiamo classificare:

 in base a dove immettono il loro secreto:


 endocrine, immettono il loro prodotto di secrezione nel sangue
 esocrine, immettono il loro prodotto direttamente all’esterno attraverso un dotto di secrezione
 in base al numero delle cellule:
o unicellulari
o pluricellulari
 in base alla ramificazione dei dotti
 alla forma dell’adenomero
 al tipo di secrezione
 alla modalità di secrezione

Le ghiandole mucipare, di forma caliciformi sono l’unico esempio di ghiandola unicellulare e producono il muco.
Le ghiandole le possiamo suddividere in base alla forma del dotto e alla forma della porzione secernente. La
porzione secernente, detta anche adenomero, costituisce le cellule che formano il secreto; il dotto invece
rappresenta la via attraverso il quale questo secreto viene portato all’esterno. Abbiamo quindi:

 le ghiandole tubulari semplici, es. le ghiandole sudoripare, che hanno una forma a gomitolo e un dotto
molto semplice
 le ghiandole di tipo acinoso, che possono essere semplici o composte, in cui la porzione secernente è
formata da tanti acini
 le ghiandole tubulo-acinose, in cui la struttura acinosa continua a formare il tubulo, es. il pancreas. Nelle
ghiandole tubulo-acinose anche il tubulo è una porzione secernente.

Le ghiandole sono poi suddivise in base al tipo di secreto:

 le ghiandole sierose, sono quelle che producono sostanze acquose, es. quelle che producono
lacrime, latte ecc..
 le ghiandole mucose, che producono sostanze più idrofobiche, es. il muco
 le ghiandole miste, che producono sia secreti sierosi sia secreti mucosi, es. la paratiroide

Infine abbiamo una classificazione in base alla modalità con cui il prodotto viene secreto :

 le ghiandole olocrine, in cui la cellula che deve secernere il secreto attua un


meccanismo vitale secondo cui si differenzia, muore e morendo libera
all’esterno se stessa e il suo prodotto
 le ghiandole merocrine, in cui il secreto viene immesso attraverso esocitosi
 le ghiandole apocrine, in cui parte del loro citoplasma apicale viene liberato per l’immissione del
secreto, es. ghiandola mammaria

il tessuto connettivo invece è caratterizzato da altre proprietà. Oltre alle cellule presenta la matrice
extracellulare. Il tessuto connettivo lo possiamo classificare in:

 tessuto connettivo propriamente detto, diviso in:


o lasso, in cui prevale la sostanza amorfa rispetto alle cellule, es. gli epiteli e al di sotto della pelle
o denso, in cui abbiamo molte fibre che prevalgono rispetto alle cellule e la disposizione
e l’orientamento delle fibre lo rendono resistente alla trazione, regolare, compatto
o reticolare, in cui prevalgono le fibre di collagene di tipo III; lo ritroviamo nel
parenchima degli organi, es. nel fegato separa le travate di epatociti, nei linfonodi, nel
midollo osseo e nelle isole di Langerhans
o adiposo, in cui prevalgono gli adipociti, cellule in cui la maggior parte dello spazio cellulare è occupato
da una singola goccia di grasso, mentre la membrana plasmatica e i nuclei si trovano nella periferia
o elastico, in cui prevalgono le fibre di elastina, quindi sopporta l’allungamento piuttosto che la trazione
o linfoide, es. milza e linfonodi

 tessuto connettivo specializzato, di cui fanno parte il sangue, la cartilagine e le ossa

Il tessuto connettivo denso è dato dalla disposizione spaziale delle fibre di collagene che possono essere
disposte o in maniera regolare a formare il tessuto connettivo denso regolare, es. tendini e legamenti, che è
resistente alla razione, es. tendine di Achille può sopportare un peso di 50 kg senza rompersi; oppure in maniera
irregolare a formare il tessuto connettivo denso irregolare, es. il derma e le capsule che rivestono gli organi.

Dissezionando del tessuto connettivo, vediamo che risulta essere costituito da tre componenti:

 sostanza fondamentale
 fibre
 cellule

La proporzione delle tre componenti può variare dando vita a tessuti differenti. La sostanza fondamentale e le
fibre costituiscono la matrice extracellulare.

La sostanza fondamentale costituisce un gel altamente idratato in cui sono immerse le altre componenti del
connettivo. Data la sua natura idrofilica è costituita da acqua, proteine, vitamine, sali minerali, fattori bioattivi e
da glicoproteine, glicosamminoglicani e proteoglicani.

Le glicoproteine sono proteine a cui sono legati gruppi carboidratici, collegati alle proteine attraverso legami N-
glicosidici o O-glicosidici. Lo zucchero è legato all’asparagina nella N-glicosilazione, alla treonina o alla serina
nella O-glicosilazione.

I glicosamminoglicani sono dei polisaccaridi complessi con peso molecolare molto grande, dove non vi è una
porzione proteica. Sono polisaccaridi complessi, composti da un core ripetuto parecchie volte. Il core è
rappresentato da unità disaccaridiche formate da due zuccheri di cui: uno è sempre un amminozucchero, o N-
acetilglucosammina o N-acetilgalattosamina, che possono essere solfatati; l’altro è uno zucchero acido, o
galattosio o acido glicuronico. Ai glicosamminoglicani appartengono diversi tipi di polisaccaridi:

 acido ialuronico
 cheratan solfato
 eparan solfato
 condroitin solfato

Poiché sono costituiti da zuccheri, i glicosamminoglicani sono altamente idrofilici, dunque gli zuccheri in acqua
formano una matrice idratata gelatinosa. L’acido
ialuronico è il glicosamminoglicano più rappresentato nella sostanza amorfa. È un glicosamminoglicano che ha
una distribuzione ubiquitaria e che forma un gel idratato. A livello funzionale impedisce la diffusione di agenti
tossici e batteri. Si trova spesso nelle articolazioni, in quanto le mobilita.
I proteoglicani sono costituite da un core proteico e da numerosi glicosamminoglicani legati alla proteina
attraverso legami glicosidici. La loro funzione è di creare un “setaccio molecolare” in cui vengono imbrigliate le
proteine, i fattori bioattivi, gli enzimi, le vitamine, l’acqua e quindi impedisce il passaggio di alcune molecole e
facilita la diffusione di altre. I proteoglicani rappresentano una categoria eterogenea: hanno una distribuzione
specifica nei tessuti e grandezze diverse. La decorina, che è il proteoglicano più piccolo presente nella matrice,
ad esempio, presenta un core a cui si legano pochi glicosamminoglicani. L’aggrecano invece, che è il
proteoglicano più grande, presenta un core a cui si legano numerosissime catene di glicosamminoglicani.

Nella matrice abbiamo anche le fibre che possono essere:

 fibre di collagene
 fibre elastiche

le fibre di collagene sono molto resistenti alla trazione, ma non si possono allungare. I collageni sono delle
proteine basiche, che reagiscono con coloranti acidofili, si colorano dunque con l’eosina. Al microscopio ottico
non si vedono bene, mentre al microscopio elettronico è visibile la tipica struttura a bandeggio.

Il collagene è costituito da 3 differenti eliche di collagene che si aggregano a formare una tripla elica. La
composizione amminoacidica è particolare, in quanto ciascuna catena è formata da circa 1000 amminoacidi con
una sequenza ripetitiva: ogni tre aa si trova la glicina, seguita da un aa X e uno Y. Tra gli amminoacidi X vi può
essere spesso la prolina, tra gli aa Y vi può essere spesso l’idrossiprolina. La glicina fa si che ciascuna elica si
possa impacchettare bene, formando un α-elica sinistrorsa. Le tre catene invece si avvolgono in un’elica
destrogira, perché la glicina, che è un ottimo formatore di elica, si trova in competizione con la prolina, che è un
pessimo formatore di elica. Le strutture delle tre catene di tropocollagene, nello spazio extracellulare si
dispongono in maniera alternata tra di loro e sfalzata e i legami tra le fibrille vengono stabilizzati dai legami
crociati che avvengono tra le idrossiproline. I legami crociati visti al microscopio danno la classica struttura a
bandeggio: le regioni tropocollageniche rappresentano la regione chiara, mentre le regione delle α-eliche
rappresentano la regione scura.

Il collagene viene prodotto nel RER. Una volta che inizia a essere sintetizzata la sequenza pre viene tagliata dalla
peptidasi del segnale. Oltre alla sequenza pre il tropocollagene presenta una sequenza pro che non è in grado di
avvolgersi a tripla elica. Tre molecole di collagene iniziano ad assemblarsi a formare il pro collagene, che ha
all’estremità delle catene pro che non riescono a organizzarsi a tripla elica. Questi telopeptidi impediscono che
le proteine di collagene possano assemblarsi una sfalzata all’altra. All’esterno della cellula alcune peptidasi
vanno a tagliare i telopeptidi, lasciando il tropocollagene senza sequenze pro, che è quindi in grado di legarsi ad
altre molecole di tropocollagene, formando le fibrille che vengono stabilizzate dai legami delle lisine che si
trovano su catene adiacenti. Il collagene sezionato in maniera trasversale, permette di vedere la fibra di
collagene. Le cellule che stiamo osservando sono fibroblasti e tutte le fibre sono state prodotte dal fibroblasto. Il
collagene si ritrova in differenti tipi, vi sono circa 25 tipi di collagene. I collageni vengono suddivisi in base alle
strutture che formano nel tessuto connettivo e si dividono in:

 collageni fibrillari, che formano delle fibre molto lunghe in cui la tripla elica è ininterrotta
 collageni non fibrillari non formano fibre molto lunghe, ma formano reti o grani nel tessuto connettivo

Ogni tipo di collagene ha un espressione tessuto-specifica, es. il collagene di tipo I lo ritroviamo nell’osso, nella
pelle, nei tendini, nella cornea; il collagene di tipo II lo troviamo nella cartilagine, nei dischi intervertebrali, nella
notocorda; il collagene di tipo III lo troviamo nella pelle e nei vasi sanguigni. Ogni collagene ha una disposizione
particolare, es. il collagene XVII lo troviamo negli emidesmosomi. I collageni possono essere divisi in base alle
caratteristiche:

Collageni fibrillari:
 collagene di tipi I, II e III

Collageni non fibrillari:

 collagene di tipo IV, che si ritrova nella membrana basale

Collageni associati a collageni fibrillari, che connettono fibrille tra di loro:

 collagene di tipo IX, X e XII

Fibrille di ancoraggio:

 collagene di tipo VII

Collageni che formano strutture a grani:

 collagene di tipo VIII

Collageni granulari che formano strutture granellari che si uniscono tra loro:

 collagene di tipo VII

Le fibre di collagene le troviamo nel tessuto connettivo reticolare, dove abbiamo collagene di tipo III.

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