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Catechesi Giovani-Vecchi

III comandamento: senso e significato per l’oggi


18 dicembre 2020, IV incontro

« Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo
lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun
lavoro » (Es 20,8-10)

Il terzo comandamento del Decalogo ricorda la santità del sabato perché il settimo giorno vi sarà
riposo assoluto, sacro al Signore (Es 31,15). La Scrittura a questo proposito fa memoria della
creazione: «Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma
si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato
sacro » (Es 20,11). La Scrittura rivela nel giorno del Signore anche un memoriale della liberazione
di Israele dalla schiavitù d’Egitto:

«Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire
di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il
giorno di sabato» (Dt 5,15)

Dio ha affidato a Israele il sabato perché lo rispetti in segno dell’Alleanza perenne. Il sabato è per il
Signore, santamente riservato alla lode di Dio, della sua opera creatrice e delle sue azioni salvifiche
in favore di Israele. Per noi cristiani tale giorno diventa la domenica, giorno che ricorda il Signore
(domini) risorto che ha vinto definitivamente il gioco del peccato e della morte. Vediamo ora a
riguardo tre categorie importanti che hanno a che fare con i giorni sacri: memoriale, liturgia e
Tradizione.

Memoriale
Memoriale indica, nella liturgia ebraica e cristiana, l'atto liturgico di far memoria di un avvenimento
importante della storia della salvezza. Tale memoria è ritenuta attualizzante: il fatto ricordato è reso
presente, e i suoi frutti resi disponibili per i partecipanti al rito. Il concetto nasce nell'ebraismo: in
esso la celebrazione della Pasqua, nella quale si ricorda la liberazione del popolo d'Israele dalla
schiavitù d'Egitto attraverso il rito dell'agnello pasquale, è ‫( זִ ָּכרֹון‬Zikkaron) ossia "memoriale" di
quella prima liberazione e promessa della liberazione futura.

Questo giorno sarà per voi un memoriale (zikkaron); lo celebrerete come festa del Signore:
di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne. (Es 12,14)

La Chiesa crede che tutta la liturgia è memoriale del mistero della salvezza, cioè dell'opera che Dio
Padre ha realizzato attraverso suo Figlio Gesù Cristo, fatto uomo per gli uomini, morto e risorto per
la nostra salvezza. Il memoriale per eccellenza che la Chiesa cattolica celebra è l'Eucaristia, nella
quale si ri-attualizza la passione, morte e risurrezione di Gesù.

Liturgia
La liturgia, nella quale Cristo è presente, attua e continua l'edificazione della sua Chiesa. Infatti, se
nella liturgia non emergesse la figura di Cristo, che è il suo principio ed è realmente presente per
renderla valida, non avremmo più la liturgia cristiana, completamente dipendente dal Signore e
sostenuta dalla sua presenza. Quindi, esiste un rapporto intrinseco tra fede e liturgia, entrambe sono
intimamente unite. In realtà, senza la liturgia e i sacramenti la professione di fede non avrebbe
efficacia, perché mancherebbe della grazia che sostiene la testimonianza dei cristiani.

«dall'altra parte, l'azione liturgica non può mai essere considerata genericamente, a
prescindere dal mistero della fede. La sorgente della nostra fede e della liturgia eucaristica,
infatti, è il medesimo evento: il dono che Cristo ha fatto di se stesso nel Mistero pasquale»
(Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis, 34)

Tradizione
Il termine Tradizione indica la trasmissione di notizie e fatti riguardanti la fede, avvenuta dapprima
solo oralmente e poi conservata anche in forma scritta. Fa parte delle modalità di trasmissione della
Rivelazione o del Depositum fidei della Chiesa cattolica, unitamente con le Sacre Scritture e il
Magistero della Chiesa. La parola "tradizione" è tratta dal latino trado, che significa "consegnare" o
"lasciare in eredità". Gli insegnamenti di Dio sono scritti nella Bibbia e sono tramandati non solo
nella Scrittura, ma anche nella vita di chi vive secondo i suoi insegnamenti. Gli insegnamenti della
Tradizione non sono necessariamente messi per iscritto, ma sono vissuti e tramandati oralmente da
coloro che hanno vissuto secondo i suoi insegnamenti, seguendo l'esempio della vita di Cristo, degli
apostoli e di Paolo di Tarso così come riportati nel Nuovo Testamento. Questo perpetuo
tramandando degli insegnamenti della Sacra Tradizione viene detto "tradizione vivente"; è la
trasmissione degli insegnamenti della Tradizione da una generazione alla successiva. Il termine
"deposito della fede" si riferisce all'interezza della rivelazione di Gesù Cristo ed è passato alle
generazioni successive in forme diverse di tradizioni. Essere allora depositari della Tradizione
significa essere discepoli appassionati che vivono la propria vita non tanto quanto un’imitazione ma
un sequela o confermazione a Cristo.

Spunti per una riflessione successiva

• Come vivo nella mia vita la santità e la sacralità nelle cose, nei giorni e nelle persone?
• Quanto fa parte della mia vita, delle mie giornate, dei miei pensieri il tema della
memoria? Vivo la mia vita di fede come una memoria o come un azione delle tante?
• Come vivo la liturgia? Come un obbligo o come un luogo dove sperimento la presenza e
l’amore di Dio? Come sarebbero le mie giornate se ogni giorno mettessi al centro Cristo e
non me stesso?
• Sono nella Tradizione o seguo le tradizioni e le mie tradizioni?

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