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Catechesi Giovani-Vecchi

I comandamento: senso e significato per l’oggi


Venerdì 21 Novembre 2020, II incontro

Dio si fa conoscere ricordando la sua azione onnipotente, benevola e liberatrice nella storia di colui
al quale si rivolge: «Io ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù» (Dt 5,6).
Tale conoscenza di Dio si esprime attraverso la consegna della Legge, delle dieci parole. La prima
parola contiene il primo comandamento della Legge: «Temerai il Signore Dio tuo, lo servirai [...].
Non seguirete altri dei» (Dt 6,13-14). Il primo appello e la giusta esigenza di Dio è che l’uomo lo
accolga e lo adori. Il Dio unico e vero rivela innanzitutto la sua gloria ad Israele. La rivelazione
della vocazione e della verità dell’uomo è legata alla rivelazione di Dio. L’uomo, per questo, ha la
vocazione di manifestare Dio agendo in conformità con il suo essere creato ad immagine e
somiglianza di Dio.

Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di
schiavitù: non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò
che è lassù nel cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la
terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. (Es 20,2-5)

Si potrebbe seguire una spiegazione di carattere biblico o esperienziale per parlare del primo
comandamento ma, in questo caso mi piacerebbe dare un taglio di lettura a partire dalle virtù
teologali, capisaldi per chi vuole seguire una vita morale significativa e autentica.

La fede
La nostra vita morale trova la sua sorgente nella fede in Dio che ci rivela il suo amore. San Paolo
parla dell’obbedienza alla fede come dell’obbligo primario. Egli indica nell’ignoranza di Dio il
principio e la spiegazione di tutte le deviazioni morali. Il nostro dovere nei confronti di Dio è di
credere in lui e di rendergli testimonianza. Il primo comandamento ci richiede di nutrire e custodire
la nostra fede con prudenza e vigilanza e di respingere tutto ciò che le è contrario. Ci sono diversi
modi di peccare contro la fede e tutti questi, in genere, traggono forza dal dubbio. Il dubbio
volontario circa la fede trascura o rifiuta di ritenere per vero ciò che Dio ha rivelato e che la Chiesa
ci propone a credere. Il dubbio involontario indica, invece, l’esitazione a credere, la difficoltà nel
superare le obiezioni legate alla fede, oppure anche l’ansia causata dalla sua oscurità. Se viene
deliberatamente coltivato, il dubbio può condurre all’accecamento dello spirito. L’incredulità è la
noncuranza della verità rivelata o il rifiuto volontario di dare ad essa il proprio assenso.

La speranza
Quando Dio si rivela e chiama l’uomo, questi non può rispondere pienamente all’amore divino con
le sue proprie forze. Deve sperare che Dio gli donerà la capacità di contraccambiare il suo amore e
di agire conformemente ai comandamenti della carità. La speranza è l’attesa fiduciosa della
benedizione divina e della beata visione di Dio; è anche il timore di offendere l’amore di Dio e di
provocare il castigo. Il primo comandamento riguarda pure i peccati contro la speranza, i quali sono
la disperazione e la presunzione. Per la disperazione, l’uomo cessa di sperare da Dio la propria
salvezza personale, gli aiuti per conseguirla o il perdono dei propri peccati. Si oppone alla bontà di
Dio, alla sua giustizia - il Signore, infatti, è fedele alle sue promesse - e alla sua misericordia.
Ci sono due tipi di presunzione. O l’uomo presume delle proprie capacità (sperando di potersi
salvare senza l’aiuto di Dio), oppure presume della onnipotenza e della misericordia di Dio
(sperando di ottenere il suo perdono senza conversione e la gloria senza merito).

La carità
La fede nell’amore di Dio abbraccia l’appello e l’obbligo di rispondere alla carità divina con un
amore sincero. Il primo comandamento ci ordina di amare Dio al di sopra di tutto, e tutte le creature
per lui e a causa di lui. Si può peccare in diversi modi contro l’amore di Dio: l’indifferenza è
incurante della carità divina o rifiuta di prenderla in considerazione; ne misconosce l’iniziativa e ne
nega la forza. L’ingratitudine tralascia o rifiuta di riconoscere la carità divina e di ricambiare a Dio
amore per amore. La tiepidezza è un’esitazione o una negligenza nel rispondere all’amore divino;
può implicare il rifiuto di abbandonarsi al dinamismo della carità. L’accidia (pigrizia spirituale)
giunge a rifiutare la gioia che viene da Dio e a provare repulsione per il bene divino. L’odio di Dio
nasce dall’orgoglio. Si oppone all’amore di Dio, del quale nega la bontà e che ardisce maledire
come colui che proibisce i peccati e infligge i castighi.

La preghiera: luogo della fede, della speranza e della carità

La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con
affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate
invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella
tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate
premurosi nell'ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.
Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto.
Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza;
volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a
nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile,
per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi,
carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da
mangiare; se ha sete, dagli da bere. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il
bene. (Rm 12,9-21)

La preghiera, se vissuta in modo autentico, è veicolo tra cielo e terra, è quel momento in cui
l’umanità e la divinità sono, in un certo senso, sullo stesso piano, è quel luogo in cui avviene il vero
cambiamento, la vera rinascita. La preghiera è il pane quotidiano per un vero cristiano e certamente
si impara esercitandola, vivendola, incarnando ogni parola nella propria vita; così la preghiera
diventa spazio dove incontrare Dio, dove iniziare un cambiamento vero.

Spunti per una riflessione successiva

• Come vivo nella mia vita le virtù teologali? Sono in grado di tradurre in concretezza la
fede con le opere, la speranza con la vita e la carità con un amore vero?
• Incredulità, disperazione, presunzione, indifferenza, ingratitudine, tiepidezza, accidia,
odio, orgoglio. Ecco i peccati contro il primo comandamento. Quanto fanno parte della
mia vita, delle mie giornate, dei miei pensieri?
• Come vivo la preghiera? Come un obbligo o come un luogo dove sperimento la presenza
di Dio? Come sarebbero le mie giornate se seguissi le parole dell’apostolo Paolo nella
Lettera ai Romani?

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