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Farmaci antigottosi

(A) High dietary intake of high-fructose foods and drinks, which increase the production
of inosine and purines. Fructose competes with uric acid for the secretion in the kidney.
(B) High dietary intake of rich purine foods and drinks. More purines are metabolized to
produce more uric acid. High intake of alcohol (ethanol) may increase lactic acid and
ketones and cause dehydration, while decreasing uric acid removal in the kidney.
(C) Change of body metabolisms. Starvation may enhance the body metabolism of its
own (purine-rich) tissues for energy. Chemotherapy may cause tumor lysis, increasing
purine degradation and uric acid production (tumor lysis syndrome).
(D) Medications. Some drugs, such as anti-uricosurics and diuretics, may decrease the
excretion of uric acid from the kidney. Drugs can also cause renal dysfunction, which
decreases the excretion of uric acid from the kidney.
(E) Elevated blood lead levels may cause renal dysfunction and decrease uric acid
excretion.
(F) Many different types of kidney diseases may affect uric acid secretion.
(G) Genetic factors. The gene SLC2A9 encodes a protein that helps to transport uric acid
in the kidney. Several singlenucleotide polymorphisms of SLC2A9 affect the secretion of
uric acid in the kidney.
GOTTA
La gotta, conseguenza più nota dell'alterato metabolismo delle purine, è il risultato
dell'azione di cristalli di urato monosodico monoidrato la cui formazione nei tessuti per
eccessiva concentrazione nel sangue, agendo su particolari recettori presenti sui monociti
(Toll-Like Receptors, TLR) attiva un complesso citoplasmatico denominato inflammasome
il cui prodotto finale è rappresentato da Interleukina-1β (IL-1β)
L'associazione della gotta con il diabete mellito e con varie
malattie cardiovascolari e renali, segnalata già alla fine del
1800, dalla metà del secolo scorso è tornata ad essere
oggetto di numerose ricerche epidemiologiche e
sperimentali, parte delle quali hanno portato sostegno
all'ipotesi di un rapporto causale fra iperuricemia e varie
condizioni quali ipertensione arteriosa, sindrome
metabolica, coronaropatie, malattia cerebrovascolare,
demenza vascolare, preeclampsia, nefropatie, aumento dei
marker di infiammazione e post-menopausa. Si tratta di
una ipotesi controversa, e infatti nelle attuali linee guida
l'uricemia non viene inclusa tra i fattori di rischio
cardiovascolare richiedenti trattamento.
Anche la diminuita concentrazione plasmatica di acido urico viene chiamata in causa
nella patogenesi di alcune affezioni: si tratta di varie malattie neurodegenerative, fra cui
sclerosi multipla, neurite ottica, malattie di Parkinson e di Alzheimer, lesioni midollari.
Perciò, accanto ai trattamenti dietetici e farmacologici volti a ridurre l'uricemia nei
soggetti gottosi ed anche in quelli con ipertensione arteriosa e con altre malattie
cardiovascolari o renali, sono stati proposti e/o attuati trattamenti farmacologici
destinati a far aumentare l'uricemia (mediante somministrazione di inosina, precursore
di acido urico) in soggetti con sclerosi multipla e con lesioni del midollo spinale.
Nella maggior parte dei mammiferi il
metabolismo delle basi puriniche
presenti nel DNA, adenina e guanina,
termina con la formazione di
allantoina, sostanza altamente
idrosolubile, mentre il suo precursore
acido urico, meno solubile, non supera
nel plasma la concentrazione di 2
mg/dL.
Solo nell'uomo e nelle grandi scimmie
(Chimpanzé, Gorilla, Orangutan e
Gibbone) i valori sono più elevati (4-7
mg/dL)
Questa diversità dipende dalla mancanza, nell'uomo e nelle grandi scimmie, del
gene dell'enzima urato-ossidasi (uricasi). Secondo studi di paleontologia genetica
la perdita di questo gene si deve far risalire al Miocene, cioè al periodo compreso
fra 10 e 20 milioni di anni fa. Gli stessi studi hanno permesso di stabilire che la
perdita dell'uricasi è avvenuta, nelle specie sopra indicate, in momenti diversi di
questa era geologica. E' stato ipotizzato che questo evento abbia conferito un
vantaggio ai fini della sopravvivenza di mammiferi che si alimentavano con cibi
vegetali, e quindi poveri di sale, e che stavano assumendo la posizione eretta; in
altri termini, l'aumento dell'uricemia conseguente alla scomparsa dell'uricasi nei
primati viene interpretata come un fenomeno favorevole in quanto capace di
compensare l'iponatremia e quindi utile per mantenere o elevare la pressione
arteriosa rendendola adeguata all'ortostatismo.

Questa ipotesi è suffragata da osservazioni sperimentali e cliniche. Le prime sono


rappresentate dalla riduzione pressoria che si manifesta in topi trattati con
Allopurinolo e che è di entità analoga a quella provocata negli stessi animali dalla
dieta iposodica; inoltre dall'aumento pressorio indotto, sempre nei topi, dalla
somministrazione di un inibitore dell'uricasi (acido ossonico), aumento che viene
inibito dalla concomitante somministrazione di uricasi. Una conferma clinica è
rappresentata dalla riduzione della pressione arteriosa che il trattamento con
Allopurinolo determina in adolescenti con ipertensione essenziale e con uricemia
pari o superiore a 6 mg/dL
Tra le recenti acquisizioni sul ruolo dell'acido urico in patologia umana
merita di essere menzionata quella relativa alla capacità
immunostimolante di questa molecola. L' ipotesi è stata avanzata
considerando che il potenziamento dei vaccini viene ottenuto con
l'associazione di adiuvanti che agiscono previo legame ai recettori TLR dei
monociti, già ricordati per il ruolo rivestito nella risposta immunitaria, che
sono idonei a riconoscere regioni strutturali delle molecole di origine
batterica ed a stabilire un legame con esse ma non con quelle di
provenienza umana. Il riconoscimento da parte di questi recettori è
determinante perché l'antigene possa indurre attivazione dei linfociti T;
in assenza di esso, infatti, il contatto con l'antigene può determinare un
effetto di tolleranza anziché di stimolo immunitario. Un adiuvante noto
per la capacità di attivare i linfociti T è il citosol proveniente da cellule di
mammiferi danneggiate. Le componenti citosoliche dotate di attività
adiuvante sono due: una sostanza ad elevato peso molecolare, la cui
natura non è stata ancora definita; l'altra è l'acido urico .
Si ritiene pertanto che la morte cellulare programmata dia inizio ad un
processo di degradazione delle purine con produzione locale di acido urico,
che agirebbe come "segnale di danno" diretto al sistema immunitario.
Anche con questo meccanismo la presenza di acido urico conferirebbe una
protezione per la sopravvivenza.
L’acido urico, inoltre, è il principale antiossidante naturale presente nel
sangue circolante ed è capace di prevenire la tossicità delle forme reattive
dell'ossigeno rallentando la degradazione di superossidodismutasi e
prevenendo in tal modo la formazione di perossinitrito (ONOO—) a partire
da monossido di azoto (NO) e da radicale superossido (O2.—) ).
Al perossinitrito viene attribuita la capacità di intervenire nella patogenesi di
numerose condizioni morbose quali malattie cardiovascolari, stati
infiammatori, neoplasie, ictus cerebrale, diabete mellito e malattie
neurodegnerative. Il ruolo protettivo dell'attività antiossidante di acido urico
è considerate preminente soprattutto nei confronti di queste ultime.
Immunopatogenesi della gotta
Mechanisms of monosodium urate (MSU) crystal–mediated
inflammation in acute gouty arthritis.
(1) MSU crystals interact with the surface of dendritic cells through crystal-lipid contact
in a manner that does not rely on specific cell surface receptors. Lipid bilayer
perturbation may trigger an intracellular signaling cascade, leading to spleen tyrosine
kinase (Syk) activation and additional dendritic cell activation.

(2) MSU crystals bind to Toll-like receptors (TLRs). In the presence of myeloid
differentiation factor 88 (MyD88), nuclear factor (NF)-κB is induced and pro-
inflammatory molecules are released. The expression of multiple adhesion molecules
on the surface of endothelial cells is increased.

(3) MSU crystal phagocytosis leads to phagolysosomal damage, which leads to


potassium efflux. The addition of available reactive oxygen species (ROS), ASC, and pro-
caspase-1 to the nucleotide-binding domain, leucine-rich repeat-containing 3 (NLR3)
receptor forms the NLRP3 inflammasome complex, which induces interleukin (IL)-1β.
ASC, apoptosis-associated speck-like protein containing a caspase recruitment domain;
TNF, tumor necrosis factor.
Trattamento dell'attacco gottoso
Vari farmaci sono in grado di accelerare la scomparsa dei sintomi, che in
assenza di trattamento possono richiedere vari giorni o addirittura settimane
per regredire. Le molecole più utilizzate sono i FANS (NSAIDs) e la Colchicina.
Ovviamente da evitare l'uso di inibitori della xantina ossidasi, che
peggiorerebbero le manifestazioni infiammatorie.

FANS
I vari FANS (ad eccezione di acido acetilsalicilico, che riduce l'uricuria a dosi
fino a 3 g/die e la promuove se somministrato a dosi più elevate), compresi gli
inibitori di COX-2, mostrano una efficacia equivalente, con riduzione del dolore
entro poche ore dall'inizio del trattamento. Tra le molecole più ampiamente
utilizzate sono Naprossene, 500 mg b.i.d. e Indometacina, 50 mg t.i.d.
L'alternativa offerta dalla Colchicina consiglia di evitare i FANS in presenza di
controindicazioni cardiovascolari, renali o digestive; nel caso di queste ultime si
può preferire comunque un FANS inibitore di COX-2 o l'aggiunta di un inibitore
della pompa protonica.
Glicocorticoidi

I glicocorticoidi sono utili in caso di controindicazioni all'impiego dei FANS e


della colchicina, cioè in presenza di: scompenso cardiaco, ipertensione non
controllata, insufficienza renale, ulcera peptica, diatesi emorragica, terapia
anticoagulante e intolleranza o mancata risposta a FANS o Colchicina. Le dosi
abitualmente efficaci sono 25 – 50 mg di prednisone (o dosi equivalenti di
altre molecole) al giorno per uno – due giorni e successiva riduzione fino a
sospensione dopo sette – dieci giorni. Gli effetti sono analoghi a quelli
ottenuti con i FANS, ma le ricadute dopo sospensione del trattamento sono
più frequenti. L'infiltrazione intraarticolare con forme deposito può essere
considerata in casi di interessamento di una singola articolazione .
Le recenti acquisizioni sul meccanismo flogogeno dei cristalli di urato hanno
indotto a sperimentare l'effetto di un antagonista ricombinante di IL-1
(Anakinra) , che è apparso efficace e ben tollerato; analoghi risultati sono
riportati con l'uso di un bloccante del recettore di IL-1 (Rilonacept)
Colchicina

La colchicina è un alcaloide della famiglia dei tropoloni, originariamente estratta


dalle piante del genere Colchicum (in particolare il Colchicum autumnale) La
colchicina è particolarmente efficace se somministrata precocemente, ma l'effetto
benefico è molto spesso accompagnato o anche preceduto da diarrea e/o vomito,
che si manifestano entro 24 ore dall'inizio del trattamento e precedono la riduzione
dei sintomi. La dose abitualmente impiegata è di 2-4 mg/die, che poi viene ridotta
progressivamente fino a sospensione quando i sintomi sono regrediti .
L'impiego prolungato di Colchicina a dosi ridotte, utile per prevenire gli attacchi
all'inizia di una terapia ipouricemizzante. richiede vigilanza su eventuali effetti
tossici (debolezza muscolare, aumento CPK, depressione midollare, insufficienza
renale). Predispongono alla tossicità l'età avanzata, l'insufficienza renale e le
interazioni con farmaci quali Eritromicina, Claritromicina, Simvastatina e
Ciclosporina, che riducono l'eliminazione di Colchicina ostacolandone la
biotrasformazione.
Colchicine modulates multiple pro- and antiinflammatory pathways associated with
gouty arthritis. Colchicine prevents microtubule assembly and thereby disrupts
inflammasome activation, microtubule-based inflammatory cell chemotaxis,
generation of leukotrienes and cytokines, and phagocytosis. Many of these cellular
processes can be found in other diseases involving chronic inflammation. The
multimodal mechanism of action of colchicine suggests potential efficacy of colchicine
in other comorbid conditions associated with gout, such as osteoarthritis and
cardiovascular disease.
Trattameno Uricosurico
L'uso di farmaci si rende necessario in casi di soggetti che presentano attacchi gottosi
frequenti e/o intensi e/o prolungati, di segni clinici o radiologici di artropatia gottosa,
di tofi sottocutanei o ossei, di insufficienza renale, di urolitiasi ricorrente e di uricuria
superiore a 1.100 mg/die in soggetti giovani. L'obiettivo è quello di raggiungere e
mantenere l'uricemia a meno di 6 mg/dL o, in presenza di tofi, a meno di 5 mg/dL.
Il trattamento ipouricemizzante va iniziato dopo la fine della fase infiammatoria per
evitare possibili peggioramenti a deve essere continuato a tempo indeterminato.
La riduzione dell'uricemia può essere ottenuta in due modi: facendo aumentare
l'escrezione renale dell'acido urico o riducendone la produzione. Candidati alla prima
modalità di trattamento potrebbero essere la maggioranza dei soggetti con
iperuricemia, dato che nella grandissima maggioranza dei casi questa è riconducibile
ad ipoescrezione (che comunque deve essere confermata dal rilievo di uricuria
normale o bassa in presenza di iperuricemia). Il trattamento uricosurico è però
attuabile solo in soggetti con normale funzione renale e assenza di urolitiasi ed è
comunque gravato dal rischio di favorire la formazione di calcoli e la nefropatia
uratica. I farmaci capaci di promuovere l'escrezione urica sono Probenecid,
Benzbromarone (entrambi non disponibili in Italia) e Sulfinpirazone. Quest'ultimo
(Enturen cp 400 mg), che come gli altri può provocare reazioni cutanee, intolleranza
digestiva e interazioni per interferenza con i sistemi di trasporto tubulare di numerosi
farmaci anionici, può essere utilizzato in dosi fino a 800 mg/die iniziando con 100
mg/die
Altre molecole dotate di effetto uricosurico, peraltro modesto, sono Losartan,
Fenofibrato e Vitamina C. Anche se il trattamento con uricosurici sarebbe appropriato
per una ampia proporzione di pazienti, esso è ben poco utilizzato per gli
inconvenienti cui questi farmaci possono esporre e, in Italia, per la limitata
disponibilità di uricosurici. D'altra parte la riduzione della produzione di acido urico
con Allopurinolo si dimostra efficace sia negli iper- che negli ipoescretori ed è di fatto
il trattamento abituale del'iperuricemia.
Benzbromarone

Il benzbromarone è un farmaco che ha un'azione uricosurica. Abbassa i livelli plasmatici


di acido urico bloccandone il riassorbimento tubulare.

Il benzbromarone viene assorbito in modo incompleto dal tratto gastrointestinale ed è


metabolizzato nel fegato. L'emivita plasmatica è di 3 ore.

È usato per il trattamento dell'iperuricemia nella gotta e dell'iperuricemia indotta da


tiazidici. La dose orale è di 100-200 mg al giorno; dose massima: 300 mg/die. Per
ridurre il rischio di precipitare un attacco acuto di gotta, può essere somministrata
all'inizio una dose di 500 mg di colchicina 2-3 volte al giorno.
E’ strutturalmente correlato all'antiaritmico amiodarone. Il benzbromarone è stato
introdotto negli anni '70 in circa 20 paesi in Asia, Sud America ed Europa. Nel 2003, il
farmaco è stato ritirato da Sanofi-Synthélabo, dopo che sono stati riportati gravi casi di
epatotossicità, sebbene sia ancora commercializzato in diversi paesi da altre aziende
farmaceutiche.
Il benzbromarone è un potente inibitore del CYP2C9. Si ritiene che il meccanismo
dell'epatotossicità del benzbromarone sia dovuto al suo metabolismo epatico da parte
del CYP2C9 e ai possibili effetti del composto o dei suoi metaboliti sulla funzione
mitocondriale.

Catechol (CAT), hydroquinone (DBH), and its oxidized form


(DBBQ) are known to be toxic via the formation of covalent
bonds with biological macromolecules and the catalytic reduction
of oxygen to superoxide and other reactive oxygen species.
Lesinurad

09 Marzo 2016 – AstraZeneca ha annunciato che la Commissione Europea (CE) ha


concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio per lesinurad 200 mg in
associazione a un inibitore della xantina ossidasi (XOI) come trattamento aggiuntivo
dell’iperuricemia nei pazienti adulti affetti da gotta (con o senza tofi) che non hanno
raggiunto i livelli sierici target di acido urico (sUA) con una dose adeguata di uno XOI
soltanto.

Lesinurad è un inibitore selettivo per il riassorbimento dell’acido urico (SURI) che inibisce il
trasportatore URAT1, responsabile della maggior parte del riassorbimento renale di acido
urico. Inibendo l’URAT1, lesinurad aumenta l’escrezione di acido urico e diminuisce i livelli
di sUA.

In associazione all’attuale standard di cura, gli XOI allopurinolo o febuxostat, lesinurad offre
un doppio meccanismo d’azione, incrementando da un lato l’escrezione e diminuendo
dall’altro la produzione di acido urico, consentendo così a un maggior numero di pazienti
con una gotta non adeguatamente controllata di raggiungere gli obiettivi terapeutici target.
Lesinurad atropisomers showed stereoselectivity in clinical pharmacokinetics,
metabolism, and inhibitory potency against URAT1. In vitro cell-based assays using
HEK293 stable cells expressing URAT1 and OAT4 demonstrated that atropisomer (-)
was approximately 4-fold more potent against URAT1 than atropisomer (+) and
equally active against OAT4.
Xanthine oxidoreductase Inhibitors (XOI)
XOR is a large homodimer enzyme; each subunit contains 1 molybdenum (Mo)
cofactor, 2 ferredoxin iron-sulfur clusters (2Fe- 2S), and 1 adenine dinucleotide (FAD)
cofactor. XOR controls the sequential oxidative hydroxylation of hypoxanthine to
xanthine then to uric acid, and generates 2 reactive oxygen species (ROS), superoxide
anion (O2–) and hydrogen peroxide (H2O2).
XOR has 2 forms: xanthine dehydrogenase (XDH) and xanthine oxidase (XO).
XDH prefers NAD+ as the substrate and XO prefers O2.
Allopurinolo
Allopurinolo, così come il suo metabolita attivo Ossipurinolo, è un analogo purinico che
inibisce competitivamente l'enzima xantina ossidasi arrestando il metabolismo delle
purine alla formazione di ipoxantina e di xantina, che vengono eliminate. La dose
giornaliera necessaria per portare l'uricemia ai valori desiderati è compresa tra 100 e
600 mg. L'effetto inizia entro 2 giorni e si stabilizza in una-due settimane; la
stabilizzazione è di regola più lenta nei soggetti con gotta tofacea. All'efficacia di
Allopurinolo fanno riscontro effetti avversi principalmente digestivi (nausea, vomito,
diarrea), dermatologici (eruzioni cutanee ma anche casi di necrolisi epidermica tossica
e di sindrome di Stevens-Johnson, che sembrano appannaggio dei soggetti con
aplotipo di istocompatibilità HLA-B5801) ed ematologici (leuco- e trombocitopenia).
Molto rara (0,1%) ma grave (letalità 25%) è una sindrome da ipersensibilità, che
sembra favorita dalla presenza di insufficienza renale e dall'uso di diuretici .
Altri possibili effetti avversi sono vasculiti e nefrite interstiziale; sono segnalati casi di
urolitiasi e di cristalluria (cristalli di xantina e di ossipurinolo) in soggetti con uricuria
particolarmente elevata. Allopurinolo può essere inoltre causa di interazioni
farmacologiche, rappresentate dal potenziamento degli effetti di Azatioprina e di 6-
mercaptopurina (che sono in parte degradate dalla xantina ossidasi) e da aumentato
rischio di eruzione cutanea da Ampicillina. L'elevata quota del metabolita attivo
Ossipurinolo eliminata dal rene impone una netta riduzione della dose in presenza di
insufficienza renale.
Febuxostat

Un nuovo inibitore selettivo di xantina ossidasi, Febuxostat, è stato approvato da


EMEA nel 2008 e dalla FDA nel 2009 (Adenuric® Menarini). Questa molecola, che a
differenza di Allopurinolo non è un analogo purinico , alla dose giornaliera di 80 e di
120 mg ha mostrato una capacità ipouricemizzante superiore a quella di Allopurinolo,
300 mg/die. L'efficacia è significativamente ridotta in presenza di insufficienza epatica.
Gli effetti avversi sono rappresentati da dispepsia, eruzioni cutanee, artralgie e
aumento delle transaminasi. Le interazioni farmacologiche riguardano, come per
Allopurinolo, una rallentata biotrasformazione di Azatioprina e di 6-mercaptopurina;
anche la biotrasformazione di Teofillina viene rallentata Non sono ancora definite le
eventuali limitazioni all'uso imposte da gravi alterazioni della funzione epatica o
renale, mentre lievi deficit di tali funzioni appaiono ininfluenti sulla cinetica di
Febuxostat.
Una differenza fra Allopurinolo e
Febuxostat che assume notevole
importanza data la necessità di
somministrare questi farmaci per lunghi
periodi di tempo è rappresentata dal
costo. Un paragone in Euro non è
possibile, dato che il prezzo in Italia non è
stato ancora fissato; ma negli USA il costo
di un mese di trattamento con Febuxostat
a dose standard (40 mg/die) è circa 160 $,
mentre la spesa per Allopurinolo (300
mg/die) è circa 40 $ per il preparato brand
e circa 15 $ per il "generico".

Al momento attuale la scelta fra Allopurinolo e Febuxostat deve essere guidata sia da
criteri clinici (presenza di insufficienza renale, intolleranza o inefficacia di Allopurinolo),
sia da ragioni economiche. Si deve anche ricordare che l'esperienza clinica con
Febuxostat non è ancora paragonabile a quella acquisita in quasi mezzo secolo di uso di
Allopurinolo, che appare ancora come il primo farmaco da considerare per ridurre
l'uricemia.
Topiroxostat

Topiroxostat, a XOR inhibitor, is approved as a medicine for hyperuricemia and gout in Japan.
It has been shown to decrease the urinary albumin-to-creatinine ratio (ACR) compared with
placebo in hyperuricemic stage 3 Chronic Kidney Disease (CKD) patients.
Urato ossidasi (uricasi)

L'urato ossidasi (sinonimo: uricasi) (EC 1.7.3.3) è un enzima rame dipendente,


appartenente alla classe delle ossidoreduttasi, presente nei perossisomi di molti
organismi (ma non dell'uomo) ed è attivo nel catabolismo delle purine. Catalizza
l'ossidazione dell'acido urico a 5-idrossiurato. Il prodotto della reazione è instabile e si
trasforma spontaneamente in allantoina, tuttavia in vivo esiste un enzima, 5-
idrossiurato idrolasi che catalizza il primo passaggio di questa reazione, aumentandone
la velocità.
Uricozyme
Quando la riduzione dell'uricemia non può essere ottenuta inibendone la produzione
o favorendone l'eliminazione per intolleranza ai farmaci o per inefficacia dei farmaci
stessi, ovvero quando l'obiettivo debba essere raggiunto rapidamente o ancora
quando si preveda una improvvisa grave iperuricemia come nel caso di trattamenti
citolitici, si può ricorrere all'impiego dell'uricasi (Uricozyme®), estratto dalle colture di
Apergillus flavus, disponibile solo per uso ospedaliero.

Il trattamento delle forme refrattarie di gotta e della


nefropatia urica acuta è trattato mediante Uricasi
ricombinante legata a polietilenglicole (PEG-uricasi)
(Krystexxa).
Il legame al polietilenglicole (pegilazione), già
utilizzato per altri farmaci biologici come Interferone,
prolunga l'effetto e riduce l'immunogenicità della
sostanza legata rendendone più agevole e sicuro
l'impiego. La somministrazione intramuscolare o
endovenosa di PEG-uricasi in dosi comprese fra 1 e
24 mg è risultata capace di determinare profonde e
prolungate riduzioni dose-dipendenti dell'uricemia,
che però si accompagnano spesso a reazioni locali in
sede di iniezione e generali dopo infusione
endovenosa.
Rasburicase

Rasburicase è la forma ricombinante dell’enzima urato ossidasi prodotto da un ceppo


geneticamente modificato di Saccharomyces cerevisiae clonato a partire da un ceppo
di Aspergillus flavus. Fasturtec® è un prodotto di seconda generazione rispetto alla
preparazione estrattiva ottenuta dall’Aspergillus flavus commercializzata in Francia e
in Italia con il nome di Uricozyme®, classificata come antigottoso e che, a partire da
settembre-ottobre 2002, risulta disponibile fino ad esaurimento scorte.
Come Uricozyme®, Fasturtec® catalizza l’ossidazione enzimatica dell’acido urico
(presente ad alte concentrazioni nell’iperuricemia acuta) ad allantoina, un prodotto
cinque volte più solubile e facilmente escreto per via renale con le urine.
Uno studio clinico ha indagato l’efficacia terapeutica e profilattica di Uricozyme® vs
allopurinolo in oncoematologia dimostrando che la capacità di ridurre le alte
concentrazioni di acido urico prevenendo in tal modo l’insufficienza renale associata
a linfomi maligni. Tuttavia l’attività di Uricozyme® era associata ad un maggior
numero di reazioni allergiche acute rispetto alla terapia con allopurinolo.

Anche negli studi clinici che hanno valutato rasburicase il comparator considerato è
stato allopurinolo perché, pur essendo classificato come antigottoso e presentando
un meccanismo d’azione diverso dalle urato ossidasi, è presente in tutti i paesi dove
Fasturtec® è stato oggetto di sviluppo clinico mentre Uricozyme®, non essendo
presente a livello internazionale, non viene riconosciuto come standard di
riferimento.

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