Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Può darsi che le civiltà antiche abbiano considerato i loro miti come la memoria di
avvenimenti realmente accaduti, spesso legati all'origine stessa del mondo e
dell'uomo. Di certo, le culture storiche molto spesso (o quasi sempre) hanno messo
in dubbio la verità letterale dei miti, interrogandosi sulle ragioni e sui modi
della nascita di questi antichi racconti strettamente connessi al pensiero del
divino.
Sempre fra i filosofi greci, altri (per esempio Plotino) sostennero invece
l'infondatezza storica del mito, asserendo che la mitologia andava considerata come
un corpus di insegnamenti morali espresso in forma metaforica. Anche questa
posizione generale ha ancora i propri sostenitori, sebbene in genere gli studiosi
moderni concordino sul fatto che non tutti i miti abbiano un significato morale.
Nel XVII secolo, il filosofo Giambattista Vico suppose che il mito fosse nato dalle
caratteristiche proprie dei primi uomini: simili a "fanciulli", i nostri
progenitori, anziché formulare concetti astratti, avrebbero espresse la loro
visione del mondo mediante immagini poetiche. Si tratta di una concezione di cui
sarebbe davvero imprudente sottovalutare l'importanza: se ne ritrovano tracce, di
segno peraltro opposto, in quasi tutte le teorie antropologiche successive, sia in
quelle che vedono nell'ipotetica "fantasia" primordiale null'altro che
un'incapacità razionale, sia in quelle che all'opposto ritengono quel pensiero
"poetico" (di cui si parla per via ipotetica, occorre ricordarlo) come superiore a
quello fondato sul principio di non contraddizione e su altri protocolli della
Ragione.