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Mitologia

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Viracocha, una divinità della mitologia inca.


Mitologia è il termine con cui si indica sia lo studio - riferito di frequente alle
singole religioni - dei miti, sia il complesso delle credenze mitiche. Queste
concernono principalmente tre argomenti: a) l'origine del mondo; b) l'origine
dell'uomo; c) l'origine del popolo privilegiato rispetto alla divinità
(l'elaboratore del mito stesso)

Disciplina considerata fenomeno culturale assai complesso, la mitologia può essere


analizzata sotto diverse prospettive; il suo corpus è comunque dato dall'insieme di
narrazioni - quasi sempre orali, spesso letterarie - e da drammatizzazioni e
rappresentazioni di tipo figurativo che mettono a fuoco le vicende di personaggi
esterni al tempo inteso in senso storico.

L'intersecarsi, il comporsi - ed anche lo scomporsi ed il successivo ricomporsi -


delle vicende mitologiche - che è possibile vedere sotto una diversa prospettiva a
seconda di una narrazione o rappresentazione rispetto ad un'altra - costituiscono
il patrimonio fondativo di una determinata cultura e di un popolo. Ciò è sempre in
qualche modo in rapporto con la sfera del sacro e del divino, per questa ragione il
confine tra mitologia e teologia è molto labile e talvolta indistinguibile.

Indice
1 Origini
2 Età contemporanea
3 Mitologia come scienza
4 Le piante nella mitologia
5 Le mitologie
6 Note
7 Bibliografia
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Origini
Può darsi che le civiltà antiche abbiano considerato i loro miti come la memoria di
avvenimenti realmente accaduti, spesso legati all'origine stessa del mondo e
dell'uomo. Di certo, le culture storiche molto spesso (o quasi sempre) hanno messo
in dubbio la verità letterale dei miti, interrogandosi sulle ragioni e sui modi
della nascita di questi antichi racconti strettamente connessi al pensiero del
divino.

Un celebre tentativo di rispondere a questo genere di domande si deve a Evemero,


filosofo greco vissuto tra il IV e il III secolo a.C. Nell'interpretazione
cosiddetta evemeristica, i miti sono in effetti resoconti di avvenimenti storici,
che però, nel loro essere tramandati di generazione in generazione, sono stati via
via sottoposti ad un insensibile procedimento fantastico, cristallizzando dettagli
inverosimili e assumendo specifiche peculiarità simboliche. Secondo questa tesi
(che ha sostenitori anche in tempi moderni), gli dèi del mito sono in realtà
antichi re e guerrieri che col tempo sono diventati leggendari o sono stati
divinizzati.

Sempre fra i filosofi greci, altri (per esempio Plotino) sostennero invece
l'infondatezza storica del mito, asserendo che la mitologia andava considerata come
un corpus di insegnamenti morali espresso in forma metaforica. Anche questa
posizione generale ha ancora i propri sostenitori, sebbene in genere gli studiosi
moderni concordino sul fatto che non tutti i miti abbiano un significato morale.

Nel XVII secolo, il filosofo Giambattista Vico suppose che il mito fosse nato dalle
caratteristiche proprie dei primi uomini: simili a "fanciulli", i nostri
progenitori, anziché formulare concetti astratti, avrebbero espresse la loro
visione del mondo mediante immagini poetiche. Si tratta di una concezione di cui
sarebbe davvero imprudente sottovalutare l'importanza: se ne ritrovano tracce, di
segno peraltro opposto, in quasi tutte le teorie antropologiche successive, sia in
quelle che vedono nell'ipotetica "fantasia" primordiale null'altro che
un'incapacità razionale, sia in quelle che all'opposto ritengono quel pensiero
"poetico" (di cui si parla per via ipotetica, occorre ricordarlo) come superiore a
quello fondato sul principio di non contraddizione e su altri protocolli della
Ragione.

Età contemporanea
Un primo contributo importante si deve al filologo Max Muller nel XIX secolo, il
quale affermava che i miti avevano avuto origine nel linguaggio, dunque il mito
nella sua interezza era, semplicisticamente parlando, una descrizione poetica degli
eventi naturali, e i nomi degli dei che venivano dati a tali fenomeni. In questo
però Muller non faceva che riprendere quanto già sostenuto nella Scienza Nuova da
Vico. Ma un'interpretazione di tipo completamente differente ci viene dallo studio
di Sigmund Freud e dei suoi seguaci ed allievi. Tra questi Carl Gustav Jung, tra la
fine del XIX secolo e i primi anni del XX secolo è sicuramente colui che si è
occupato maggiormente del mito, ma con un'interpretazione spiritualistica che
finisce per confliggere con quella materialistica del maestro. Jung apre, a tutti
gli effetti, una via alla psicanalisi su presupposti molto differenti da quelli di
Freud.

Secondo gli psicanalisti in genere, il mito nasce in seguito a due processi: il


primo si può definire come un affacciarsi alla mente dell'uomo delle attività
intellettive fondamentali, ossia la ricerca delle cause, i sentimenti contrapposti,
le intuizioni, attività che prendono piede contemporaneamente. Il secondo processo
opera una fusione della vita cosciente con la vita inconscia, ossia avviene un
meccanismo simile a quello che avviene nei sogni.

Questi due processi si integrano e si completano vicendevolmente: infatti, mentre


il primo porta alla formazione di immagini "sintetiche", ossia immagini non
direttamente stampate sulla retina dell'occhio, che racchiudono tutto quello che
concerne una determinata idea, il secondo interviene, attingendo alla capacità di
correlazione e sincretismo tra le varie attività del pensiero, per organizzare il
primo processo, dando così origine al mito.
Ad esempio, l'idea di "acqua" riunisce le idee di necessità, di causa prima, di
fecondità, e di conseguenza il secondo processo interviene per creare la figura di
un essere che ne rappresenti gli attributi e che operi di conseguenza. Nel momento
in cui nasce il mito, la potenza diventa atto.

Naturalmente questo non esclude il fatto che molti personaggi mitologici potrebbero
essere realmente esistiti, anzi in alcuni casi ne abbiamo la quasi certezza: quello
che è vero, è che probabilmente le loro imprese raccontate dai miti siano state
romanzate, per i motivi di cui sopra, ed è certo che la mitologia è stata, specie
nel passato, fonte di ispirazione nell'arte, sia in letteratura come nella pittura
e nella musica.

Mitologia come scienza


Gli aspetti fondamentali del mito sono simili in ogni parte del mondo. Ad esempio
Giorgio De Santillana ed Herta Von Dechend (in Il mulino di Amleto) affermano che
la complessità della descrizione mitologica non ha nulla da invidiare alla
complessità della scienza attuale. Attraverso il mito si scopre un messaggio
importante per l'umanità che solo ora è possibile e necessario decifrare. L'autore
afferma infatti che sia necessario affrontare una lettura "su più livelli" del
mito. Ad esempio il Diluvio universale è un mito che si trova dovunque, in quasi
tutte le antiche mitologie, anche in popoli geograficamente molto distanti. La
prima ipotesi che si affaccia alla mente è che questo mito sia la descrizione di
un'alluvione avvenuta in tempi remotissimi, il cui racconto fu tramandato oralmente
e poi trascritto.

Alcuni studiosi tuttavia credono che un mito come quello del Diluvio potrebbe
essere molto più semplicemente nato dall'idea che le antiche popolazioni potevano
avere dell'acqua: è innegabile che molte immagini risultano avere la stessa valenza
in luoghi diversi (il fuoco e l'acqua la purificazione, il fulmine l'ira divina e
così via), pertanto è possibile che l'idea di un'alluvione talmente devastante da
costringere gli uomini a ricominciare da zero sia nata nelle diverse culture per
diverse esigenze. Secondo questa ipotesi, piuttosto che un evento reale raccontato
in modi diversi, le culture antiche avrebbero adattato una identica idea ai loro
interessi, ai loro scopi; bisogna considerare che anticamente gli uomini erano
molto più vulnerabili agli eventi naturali, e potrebbero aver scelto quasi
indipendentemente un'inondazione come evento catastrofico. D'altra parte il primo
Diluvio, raccontato nell'Epopea di Gilgamesh fu ripreso nell'Enuma Elish, e da qui
si diffuse nella cultura greca e in quella ebrea, e da lì in tutto il mondo
indoeuropeo.

Le piante nella mitologia


I racconti mitologici di pressoché qualsiasi popolo tradiscono un sentimento
profondo per gli organismi vegetali che spesso venivano analizzati con cura, e di
cui ci si serviva per comunicare significati allegorici a mezzo di un linguaggio
simbolico. Inoltre laddove si analizzino alcuni racconti mitologici in relazione al
culto è possibile riconoscere un nesso di ordine tradizionale tra la flora e il
divino; basti pensare all'uso diffuso nelle celebrazioni che già in tempi remoti si
faceva dell'incenso, e ad alcuni racconti mitologici che vedono protagonisti la
pianta (mito di Leucothoe), ovvero un giovane che porta il nome della pianta
(Libanotis).[1]

Le mitologie
Arrows-folder-categorize.svg Le singole voci sono elencate nella
Categoria:Mitologia per cultura
Non esiste cultura antica senza una propria mitologia. Le aree interessate
comprendono tutti i continenti: Africa, Americhe, Asia, Europa ed Oceania. Di
seguito una lista non esaustiva delle principali mitologie:

Mitologia aborigena australiana


Mitologia albanese
Mitologia anglosassone
Mitologia armena
Mitologia azteca
Mitologia babilonese
Mitologia baltica
Mitologia bantu
Mitologia basca
Mitologia careliana
Mitologia celtica
Mitologia cinese
Mitologia ciuvascia
Mitologia coreana
Mitologia cristiana
Mitologia ittita
Mitologia dei Nativi Americani
Mitologia egizia
Mitologia etrusca
Mitologia fenicia
Mitologia finnica
Mitologia gallese
Mitologia giapponese
Mitologia greca
Mitologia hawaiana
Mitologia inca
Mitologia induista
Mitologia inuit
Mitologia irlandese
Mitologia islamica
Mitologia lituana
Mitologia maya
Mitologia mesopotamica
Mitologia mongola
Mitologia norrena
Mitologia nuragica
Mitologia persiana
Mitologia romana
Mitologia scintoista
Mitologia scozzese
Mitologia slava
Mitologia sumera
Mitologia turca
Mitologia ugro-finnica
Mitologia yoruba
Note

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