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Didattica e letteratura
Insegnare letteratura
Teorie e pratiche di una disciplina
a cura di Ambra Carta
QdR / Didattica e letteratura
Collana diretta da Natascia Tonelli e Simone Giusti
La collana
La didattica della letteratura è una disciplina ancora giovane, che dagli anni Sessanta
del secolo scorso ha accompagnato con riflessioni teoriche e proposte pratiche il
cambiamento della società contemporanea. Oggi, di fronte agli sconvolgimenti legati
alla rivoluzione digitale e alle profonde mutazioni del contesto socio-culturale, si
rende necessario stipulare un nuovo patto tra scuola e università, tra insegnamento
e ricerca, al fine di individuare metodi e strumenti idonei a valorizzare il ruolo
degli studi letterari, della scrittura, della lettura, e dell’interpretazione delle opere
letterarie.
In un momento in cui si discute la necessità di formare i docenti in servizio e,
soprattutto, si sta per avviare una nuova fase nella formazione iniziale dei docenti
(TFA), la collana intende colmare un vuoto e divenire un punto di riferimento per
coloro che, nel mondo della scuola e dell’università, sono interessati ad approfondire
i problemi dell’insegnamento letterario e degli apprendimenti correlati alla fruizione
della letteratura.
Comitato scientifico
Paolo Giovannetti (IULM)
Pasquale Guaragnella (Università degli Studi di Bari)
Marielle Macé (CRAL Parigi)
Francisco Rico (Universitat Autònoma Barcelona)
Francesco Stella (Università degli Studi di Siena)
I volumi della collana sono sottoposti a un processo di peer review.
Volumi pubblicati
- Jean-Marie Schaeffer, Piccola ecologia degli studi letterari. Come e perché studiare la
letteratura?
- Cinzia Ruozzi, Raccontare la scuola. Testi, autori e forme del secondo Novecento
- Pasquale Guaragnella, Barocco e «nuova scienza». Proposte di ricerca didattica per il
docente di italiano
- Marielle Macé, La lettura nella vita. Modi di leggere, modi di essere
- Le competenze dell’italiano, a cura di Natascia Tonelli
- Per leggere i classici del Novecento, a cura di Francesca Latini e Simone Giusti
- Letterature e letteratura delle origini: lo spazio culturale europeo. Prospettive
didattiche per la Scuola secondaria e per l’Università, a cura di Giuseppe Noto
- Simone Giusti, Tradurre le opere, leggere le traduzioni
Prossime uscite
- Ariosto tra gli specchi del Novecento, a cura di Clara Allasia e Carla Sclarandis
QdR 9
Didattica e letteratura
Insegnare letteratura
Teorie e pratiche di una disciplina
a cura di Ambra Carta
© Loescher Editore - Torino 2019
http://www.loescher.it
Ristampe
6 5 4 3 2 1 N
2024 2023 2022 2021 2020 2019
ISBN 9788820138646
Nonostante la passione e la competenza delle persone coinvolte nella realizzazione di quest’opera, è possibile
che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni. Ce ne scusiamo fin d’ora con i lettori e ringraziamo coloro
che, contribuendo al miglioramento dell’opera stessa, vorranno segnalarceli al seguente indirizzo:
Loescher Editore
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Indice
Premessa 9
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Bibliografia 131
‘PERSONA’ E ‘MONDO’. L’EVOLUZIONE STORICA DI DUE LEMMI TRA ANTICHITÀ E CULTURA DELL’ILLUMINISMO
1. A. Gramsci, Quaderni del carcere, edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di V. Gerratana, Torino,
Einaudi, 1975, III, Quaderno 12 (XXIX), 1932 (Osservazioni sulla scuola: per la ricerca del principio educativo), 53
p. 1542.
INSEGNARE LETTERATURA
ed estranei l’un l’altro, connessi solo dal legame debole del mercato». “Inat-
tuale”, quella concezione, anche perché oppositiva rispetto all’idea, sempre
più diffusa, della cultura «come risorsa mercantile scambiabile in una logica
di vantaggi competitivi»10. D’altra parte oggi la funzione intellettuale sembra
essere diventata sempre più evanescente, sempre meno riconoscibile. Il cor-
porativismo dell’universale, di cui parlava Bourdieu, appare ormai defini-
tivamente tramontato11. Gli intellettuali sempre più si rinchiudono nello
spazio ristretto del loro specialismo settoriale e disciplinare e gli insegnanti
si vedono sempre più costretti a rispondere non alla loro funzione originaria,
ma alle mansioni burocratiche richieste dal ruolo istituzionale12.
Ad averci richiamato più volte le posizioni di Gramsci, e l’opportunità
di riprendere in considerazione alcune sue prospettive, è stato soprattutto
Giulio Ferroni, uno dei non molti italianisti che alla scuola hanno anche re-
centemente dedicato articolate riflessioni, anche con saggi monografici13. Già
in un testo del 1997 dedicato alle «illusioni della riforma», Ferroni ricordava
come Gramsci rappresentasse una «luminosa eccezione» nell’atteggiamento
verso la scuola degli intellettuali italiani, continuamente ondeggiante «tra
pedagogismo programmatico e anarchico fastidio», ma con una sempre cre-
scente «sacca intermedia di quasi totale indifferenza»14. L’esordio del più re-
cente saggio dedicato da Ferroni alla scuola suona a tal proposito come un
controcanto rispetto all’infastidita indifferenza tanto diffusa tra gli intellet-
tuali italiani. La riflessione sulla scuola (come ci ricorda) comporta infatti la
necessità di sottrarsi ad ogni specialismo, ad ogni visione del particolare; im-
pone di pensare non solo a un’istituzione o a una funzione, ma, più in gene-
rale, «al destino del proprio paese, dell’umanità, del mondo»; riflettere sulla
scuola, infine, non solo significa chiamare in causa le contraddizioni del
presente, le prospettive sul futuro, ma «le ragioni stesse del nostro essere al
mondo, la cura dei propri figli e di tutto ciò che si ama»15.
La posizione di Gramsci sulla scuola (come segnalava Ferroni in un con-
vegno del 1997) ci riporta «lontano dal pedagogismo» dilagante. Alla base del
suo pensiero pedagogico infatti «c’è una critica assai netta alle pedagogie della
spontaneità, al loro spirito illusoriamente libertario e pseudoilluministico,
10. Cfr. M. Revelli, Prefazione a G. Benedetti, D. Coccoli, Gramsci per la scuola cit.
11. Cfr. R. Luperini, Tramonto e resistenza della critica, Macerata-Roma, Quodlibet, 2013, pp. 15-28.
12. Cfr. F. Fortini, Intellettuali, ruolo, funzione, in Id., Questioni di frontiera. Scritti di politica e di letteratura,
1965-1977, Torino, Einaudi, 1977, pp. 68-73.
13. Cfr. G. Ferroni, La scuola impossibile, Roma, Salerno Editrice, 2015. E cfr. anche G. Baldi, La sfida della
scuola. Crisi dell’umanesimo e tradizione del dialogo, Milano, Paravia, 2016; R. Luperini, Insegnare la lettera-
tura oggi, San Cesario di Lecce, Manni, 2013.
56 14. G. Ferroni, La scuola sospesa. Istruzione, cultura e illusioni della riforma, Torino, Einaudi, 1997, pp. 47-48.
15. Ferroni, La scuola impossibile cit., pp. 7-8.
4. COME FORMARE I FUTURI INSEGNANTI? ALCUNE CONSIDERAZIONI A PARTIRE DALLE RIFLESSIONI DI ANTONIO GRAMSCI
legato al presupposto della ‘trasparenza’ educativa, alla pia fiducia in una co-
municabilità e una realizzabilità immediata dei modelli positivi, che non fa i
conti con le contraddizioni delle situazioni concrete, con la resistenza mate-
riale dei soggetti e i condizionamenti eterogenei e incontrollabili del mondo
esterno»16. E in effetti contro il crescente pedagogismo già allora Gramsci ri-
chiamava la necessità del sapere disciplinare, con il suo «bagaglio» di «no-
zioni concrete»17, e di non facile apprendimento, come nel caso del latino («si
studia per abituare i fanciulli a studiare in un determinato modo», «per ve-
dere in ogni fatto o dato ciò che ha di generale e ciò che di particolare, il con-
cetto e l’individuo»18). Concludendo le sue riflessioni sulla scuola, con corag-
giosa lucidità, Gramsci non eludeva la questione «complessa» del rapporto tra
«partecipazione di più larghe masse» alla scolarizzazione e «tendenza a ral-
lentare la disciplina dello studio, a domandare “facilitazioni”», non nascon-
dendo come la diversa provenienza sociale comportasse un dislivello nell’af-
frontare la difficoltà dello studio. «Quistioni», notava, che possono «diventare
asprissime», prevedendo le «difficoltà inaudite» che «si avranno da superare».
Eppure, a maggior ragione, richiamava l’assoluta necessità di «resistere alla
tendenza di render facile ciò che non può esserlo senza essere snaturato»19.
Per la loro discordante, oppositiva “inattualità”, le considerazioni di
Gramsci gettano un’ombra sul nostro presente, e forse possono aiutarci a
prenderne maggiore consapevolezza. Il pedagogismo che vedeva già dilagare
con tendenze facilitanti e antidisciplinari è ormai divenuto egemonico. Lo
testimonia lo spazio preponderante riservato, nei cosiddetti 24 CFU, alle di-
scipline antropo-psico-pedagogiche, con un’inversa, tendenziale riduzione
dello spazio dedicato nel percorso formativo universitario ai saperi e alle di-
dattiche disciplinari. La «retorica», il «vero» solo nelle parole, da cui Gramsci
ci metteva in guardia, si è manifestato nel lessico didattichese e burocra-
tico dilagante e imposto agli insegnanti. Ciò che tutt’al più era un semplice
mezzo sostituisce sempre più il fine. Le «difficoltà inaudite» che Gramsci pre-
vedeva non sono purtroppo state affrontate per «creare un nuovo strato di
intellettuali, fino alle più grandi specializzazioni, da un gruppo sociale che
tradizionalmente non ha sviluppato le attitudini conformi»20: come testimo-
niano recenti statistiche, la scuola italiana ormai ha smesso di essere l’ascen-
16. G. Ferroni, Lontano dal pedagogismo, in Scuola, intellettuali e identità nazionale nel pensiero di Antonio
Gramsci. Atti del Convegno (Reggio Emilia, 11 dicembre 1997), a cura di L. Capitani, R. Villa, prefazione
di R. Zangheri, Roma, Gamberetti, 1999, pp. 25-36: 28-29.
17. Gramsci, Quaderni del carcere cit., III, p. 1517.
18. Ivi, p. 1545.
19. Ivi, p. 1550. 57
20. Ibidem.
INSEGNARE LETTERATURA
Sviluppare nei corsisti la consapevolezza del ruolo dell’educazione letteraria nella forma-
zione degli alunni; promuovere la capacità di individuare, nei diversi contesti situazionali,
adeguate modalità di trasmissione delle conoscenze disciplinari e in particolare di quelle
58
21. Ivi, p. 1534.
4. COME FORMARE I FUTURI INSEGNANTI? ALCUNE CONSIDERAZIONI A PARTIRE DALLE RIFLESSIONI DI ANTONIO GRAMSCI
relative alla civiltà letteraria italiana; promuovere la capacità di elaborare strategie didat-
tiche adatte a favorire la maturazione della competenza letteraria/interpretativa; aggior-
nare la riflessione sullo statuto disciplinare della letteratura italiana, alla luce dei muta-
menti profondi intervenuti (informatizzazione, prevalenza dell’immagine sulla lettura;
marginalizzazione dell’umanesimo). Il fine auspicato del corso è quello di poter garantire
alle nuove generazioni le possibilità formative proprie dell’educazione letteraria, e di rilan-
ciare il senso profondo, ancora oggi indispensabile, dell’insegnamento della letteratura.
della focalizzazione risiede uno dei punti più problematici e più delicati del
rapporto tra ricerca e insegnamento universitario, da una parte, e i mutamenti
nella pratica dell’insegnamento in atto a scuola, dall’altra. Su questo nodo
sono innegabili le difficoltà nell’interazione tra università e scuola nell’ambito
della formazione dei futuri insegnanti: da una parte l’oggetto della disciplina
(lo specifico letterario, lo spessore storico, la tradizione interpretativa, la filo-
logia), dall’altra la focalizzazione sul fruitore, l’esaltazione del «momento della
partecipazione interpretante»22. Conciliare l’attenzione sull’alunno-lettore (e
alle competenze) e sulla specificità della disciplina (e delle competenze scien-
tifiche dei docenti universitari) rappresenta uno dei nodi più complessi del
rapporto tra scuola e università. Nei confronti della didattica per competenze
risultano scontati i sospetti, le perplessità, la diffidenza, da parte dei docenti
universitari, e nel caso specifico, da parte degli italianisti. È più che compren-
sibile, per la diversità di funzioni, il timore del docente universitario nei con-
fronti di un possibile snaturamento della specificità disciplinare, determinata
da uno sbilanciamento sul polo dell’alunno-fruitore.
Giulio Ferroni ha messo sull’avviso di quanto possa essere pericoloso e di-
struttivo «mettere tra parentesi il corpo delle discipline, la loro compattezza
istituzionale», sostituendo ad esse «la costruzione di significati pronti ad
erompere dal mondo stesso dello studente, dallo stesso universo antropologico
dei cosiddetti nativi digitali»23. Un monito rafforzato dal richiamo a Gramsci,
al noto passo sulla severa disciplina dello studio («occorre persuadere molta
gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale
tirocinio oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di
adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza»)24.
Un monito ribadito da Ferroni anche con una citazione efficacissima di Medi-
tazione di Saba, dei versi in cui il poeta invitava a riflettere su quanto lunga e
faticosa sia stata la costruzione anche dei più semplici oggetti quotidiani:
22. Cfr. Luperini, Insegnare la letteratura oggi cit., p. 67, sulla sostituzione della vecchia formula della “cen-
tralità del testo” (diffusa nelle scuole dallo strutturalismo), con quella della “centralità della lettura”.
60 23. Ferroni, La scuola impossibile cit., p. 54.
24. Gramsci, Quaderni del carcere cit., III, p. 1549.
4. COME FORMARE I FUTURI INSEGNANTI? ALCUNE CONSIDERAZIONI A PARTIRE DALLE RIFLESSIONI DI ANTONIO GRAMSCI
25. Cfr. U. Saba, Meditazione, da «Poesie dell’adolescenza e giovanili», in Poesie scelte, a cura di G. Giudici, con
una nota bio-bibliografica a cura di S. Miniussi, Milano, Mondadori, 1976. pp. 7-8; cfr. anche in U.
Saba, Il canzoniere (Letteratura italiana Einaudi), in Tutte le poesie, a cura di A. Stara, Milano, Monda-
dori, 1988, pp. 23-24. 61
26. Ferroni, La scuola impossibile cit., p. 55.
INSEGNARE LETTERATURA
27. M. Lavagetto, Eutanasia della critica, Torino, Einaudi, 2005, pp. 81-82.
28. Cfr. N. Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, Libro III, 1, in Id., Opere, a cura di M. Bonfanti-
ni, Napoli, Ricciardi, 1974 («I classici del pensiero italiano», edizione speciale per la Biblioteca Treccani,
2006), pp. 309-314; e cfr. Luperini, Tramonto e resistenza della critica cit., 2013, p. 50.
29. Y. Citton, La compétence littéraire: apprendre à (dé)jouer la maîtrise, in «Il Verri», 45, 2011, pp. 32-41, cita-
zione alle pp. 32-33.
30. Dal Protocollo d’intesa tra il Miur e l’Università di Bari (ateneo capofila), per la realizzazione del
progetto denominato Le competenze d’italiano nel secondo biennio e nell’ultimo anno delle scuole superiori di
secondo grado.
31. Citton, La compétence littéraire cit.; Id., Future umanità. Quale avvenire per gli studi umanistici?, trad. it. di
62 I. Mattazzi, Palermo, Duepunti, 2012.
32. Citton, La compétence littéraire cit., p. 32.
4. COME FORMARE I FUTURI INSEGNANTI? ALCUNE CONSIDERAZIONI A PARTIRE DALLE RIFLESSIONI DI ANTONIO GRAMSCI
35. P. Ferratini, L’uomo dei libri, in E. Raimondi, Le voci dei libri, a cura di P. Ferratini, Bologna, il Mulino,
64 2012, pp. 101-113: 109. Cfr. J.W. Goethe, Massime e riflessioni, a cura di S. Seidel, introduzione di P. Chia-
rini, Roma-Napoli, Theoria, 1983, p. 152, n. 565.
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DA I.V.A. (DPR 26-10-1972, N.633, ART. 2, 3° COMMA, LETT. D.). ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO.
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Insegnare letteratura
Teorie e pratiche di una disciplina
Il mutato scenario culturale, sociale e legislativo, e l’impatto massiccio delle
tecnologie nella vita quotidiana impongono a università e scuola un radicale
ripensamento di modelli teorico-epistemologici e di pratiche didattiche.
Le recenti acquisizioni scientifiche offrono a chi si occupa di ricerca
umanistica e di formazione una straordinaria occasione per tracciare nuovi
percorsi di indagine e sperimentare nuovi approcci metodologici.Le voci che
compongono variamente questo volume si confrontano, pertanto, su alcune
delle questioni più urgenti degli studi letterari, e provano a ridisegnare un
orizzonte epistemologico condiviso e di ampio respiro, capace di individuare
linee programmatiche di intervento, azioni, modelli e paradigmi teorici. Gli
autori, che da tempo si occupano di teoria letteraria, di ricerca umanistica e
di formazione, si misurano sul terreno delle scienze del bios, in un rinnovato
dialogo tra cultura umanistica e cultura scientifica – dalla neuroestetica
alla biologia della letteratura – per offrire risposte adeguate alle sfide educative
e formative contemporanee.
ISSN 2385-0914
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