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Collegio Universitario Santa Caterina da Siena

Mercoledì 2 marzo 2011 a Pavia


“L’idioma gentile. Italiano e italiani nel giornalismo e
nella narrativa di Edmondo De Amicis”
Un convegno organizzato da Collegio Universitario S. Caterina
e dall’Università di Pavia.
Un contributo alla riflessione sui 150 anni dall’unità d’Italia

PAVIA. Il Collegio Universitario S. Caterina da Siena di Pavia, in collaborazione con il


dipartimento di Scienza della Letteratura e con il dottorato in Filologia moderna
dell’Università di Pavia, organizza il convegno “L’idioma gentile. Italiano e italiani nel
giornalismo e nella narrativa di Edmondo De Amicis”.
La giornata di studi (aperta a tutti ad ingresso libero) si svolgerà presso la Sala Conferenze del
Collegio S. Caterina da Siena (via S. Martino 17) ed è in programma mercoledì 2 marzo 2011
dalle ore 9.30

Il convegno vuole invitare a una riflessione sui 150 dell’unità italiana, osservando quell’epoca con
tutte le sue tensioni nella lente di ingrandimento della lingua, allora fattore unificante della nazione,
oggi diaframma che aiuta a comprendere più a fondo il risorgimento italiano e i primi anni della
storia unitaria.

I lavori saranno aperti dagli interventi introduttivi di Maria Pia Sacchi, Maria Antonietta
Grignani, Carla Riccardi (Università di Pavia). Al giornalismo di Edmondo De Amicis sarà
dedicato l’intervento di Franco Contorbia (Università di Genova), che nella sua attività di ricerca e
più di recente nel meridiano dedicato al giornalismo italiano un ruolo significativo ha riconosciuto
alla figura dello scrittore; il critico si soffermerà sul rapporto di De Amicis con i giornali, luogo di
incontro tra lo scrittore e il suo pubblico, un pubblico nuovo che per la prima volta
consapevolmente si affaccia alla carta stampata e all’informazione politica.
Pino Boero (Università di Genova), esperto di letteratura per l’infanzia e studioso di Cuore, tratterà
il rapporto di De Amicis con l’infanzia, ricostruendo i momenti di un’attenzione particolare rivolta
all’età della formazione, ma anche alle necessità che essa prospetta a educatori, scrittori, formatori.
Allo sguardo di De Amicis sulla classe operaia sarà dedicato il contributo di Sara Pacaccio
(Università di Friburgo), che prenderà in considerazione i modi e le forme della rappresentazione
della voce degli umili, da Manzoni a De Amicis. L’intervento di Claudia Bussolino (Università di
Pavia) e Giovanni Battista Boccardo (Università di Pavia) verrà dedicato al lessico dell’impegno

Ufficio Stampa:
Collegio Universitario Santa Caterina da Siena

politico dello scrittore, visto nel torno di tempo che va da La questione sociale a Primo maggio. I
lavori del pomeriggio, presieduti da Silvia Morgana (Università di Milano), presidente
dell’Associazione per la Storia della lingua italiana, verrà aperto da una relazione di Gianfranca
Lavezzi, metricologa e studiosa di stilistica (Università di Pavia), che ha dedicato la sua ricerca
all’analisi delle poesie di Edmondo De Amicis, entrate presto nelle antologie scolastiche e di qui
nella memoria di generazioni di allievi.
All’Idioma gentile e alla costruzione di una prosa italiana, modello rifatto sull’ideale manzoniano
adattato alle nuove esigenze di comunicazione dell’Italia unita, dedicherà la sua relazione lo storico
della lingua Massimo Prada (Università di Milano), attento studioso di autori e testi tra Cinque e
Ottocento. Giuseppe Polimeni (Università di Pavia) proporrà una riflessione sul tema dei sinonimi
e della proprietà espressiva, che De Amicis tocca più volte nell’Idioma gentile in quanto momento
portante della sua pedagogia linguistica.

Descrivendo i festeggiamenti avvenuti a Torino nei giorni che precedono la prima riunione del Parlamento
del Regno d’Italia, il 26 febbraio 1861 Vittorio Bersezio scrive sul “Corriere di Torino” che la gente,
arrivata da tutte le regioni d’Italia, si è riversata nelle strade e nelle piazze della capitale: in quella
occasione ufficiale, l’italiano è idioma comune, approdo per capirsi e comunicare. Parlata, anche se con
grande difficoltà, più dalla gente comune per le strade che dalla borghesia nei salotti (racconta Bersezio), la
lingua conosce nelle vie di Torino un primo momento di concreta unificazione e vive così l’occasione per
trasformarsi in strumento di comunicazione di un’intera società oltre che di una nazione. In quella città,
nello stesso anno, aiutato dal Bersezio, muove i primi passi della sua formazione Edmondo De Amicis, che
prende da subito a modello e per interlocutore Alessandro Manzoni: giovanissimo, gli scrive e ne riceve
risposta; negli anni del servizio militare, va a trovarlo a Brusuglio. Dopo aver partecipato alla III guerra di
indipendenza ed essere stato inviato nel Sud per sedare episodi di banditismo e per assistere gli ammalati di
colera, De Amicis torna a Firenze e diventa corrispondente della “Nazione”, inventando, con il mestiere di
inviato speciale, una lingua capace di comunicare le impressioni di viaggio. Fondato sull’idea manzoniana
di uso vivo fiorentino, l’italiano delle sue corrispondenze è una lingua capace di aprirsi alla modernità e
alle esigenze di una prosa esposta ai tempi e alle esigenze nuove dei periodici. Il 1886 è l’anno che consacra
De Amicis scrittore per ragazzi con l’uscita di Cuore, diario di un anno di scuola, narrato da un ragazzo. Il
successo è immediato e il libro diventa un bestseller per ragazzi (Benedetto Croce lo definirà “il Manzoni
dei ragazzi”): l’idea sottesa al libro è da un lato quella di un’unificazione nazionale che raccolga l’apporto
delle singole regioni e il loro contributo al Risorgimento (il piccolo scrivano fiorentino, il piccolo patriotta
padovano, la piccola vedetta lombarda) con uno sguardo particolare agli italiani d’Argentina (Dagli
Appennini alle Ande), dall’altro quella di un progetto unitario e compatto di società in cui sia garantito il
giusto spazio a tutte le classi sociali. Da questo momento De Amicis rivolge uno sguardo speciale alla classe
operaia, raccontandone situazioni e personaggi, senza mai far mancare una riflessione teorica che affronti
la cosiddetta questione sociale. La lingua italiana, raccolta dall’uso vivo fiorentino, come suggerito dal
Manzoni, ma uscita dal confronto con le teorie dell’Ascoli e della nuova scuola, diventa oggetto della
riflessione di De Amicis nell’Idioma gentile, un libro che raccoglie precetti e consigli rivolti ai ragazzi:
come imparare a parlare, come saper scrivere ed sapersi esprimere correttamente e con proprietà, come
evitare i luoghi comuni della lingua.

Ufficio Stampa:
Collegio Universitario Santa Caterina da Siena

Programma:

Ore 9.30 Saluti


Maria Pia Sacchi, Rettrice del Collegio Santa Caterina
Maria Antonietta Grignani, Università di Pavia

Ore 10.00
Presiede e introduce Carla Riccardi, Università di Pavia

-Franco Contorbia, Università di Genova “De Amicis e i giornali”


-Pino Boero, Università di Genova “De Amicis e l’infanzia”
-Sara Pacaccio, Università di Friburgo “Il ‘diritto del maggior numero’.
Sondaggi sulla rappresentazione della voce operaia”
-Claudia Bussolino, Giovanni Battista Boccardo, Università di Pavia
“Il lessico politico di De Amicis: Da La questione sociale a Primo maggio”

PAUSA PRANZO

Ore 15.00
Presiede Silvia Morgana, Università di Milano

-Gianfranca Lavezzi, Università di Pavia “La poesia onesta di Edmondo De Amicis”


-Massimo Prada, Università di Milano “«Fare prosa, e saperlo». L’Idioma gentile tra la pratica e la
grammatica”
-Giuseppe Polimeni, Università di Pavia “I sinonimi sul banco: aspetti dell’educazione linguistica
postunitaria nell’Idioma gentile”

Ufficio Stampa:

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