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''E' UNA BRUTALE MENZOGNA DI BRUXELLES

DIRE CHE SONO FINITI I SOLDI E VA TAGLIATA LA


SPESA PUBBLICA'' (THE GUARDIAN)
giovedì 1 maggio 2014

Spiacenti, non ci sono più soldi. E quindi: rigore, tagli alla spesa pubblica, spending review. Per colpire, solo e
sempre, il settore pubblico: il welfare, la spesa vitale per i cittadini, da cui dipende strettamente la salute
dell’economia privata di aziende e famiglie. Stando a politici, tecnocrati e banchieri, è come se il denaro «fosse
una risorsa limitata, alla stregua della bauxite o del petrolio». Errore: il denaro è inesauribile, illimitato. Perché può
essere creato dal nulla, in qualsiasi momento, a una sola condizione: che venga accettato come valore di
scambio, per acquistare beni e servizi e pagare le tasse. Quella che a prima vista può sembrare la scoperta
dell’acqua calda, secondo David Graeber del “Guardian” è un’esternazione epocale: perché proviene dalla Banca
d’Inghilterra, che ammette ufficialmente che la quantità di denaro circolante – quella in nostro possesso, e a
disposizione dei nostri Stati – non dipende assolutamente da un ammontare frutto di risparmi, ma da una semplice
decisione politica, attuata dalle banche centrali e dai super-banchieri che le gestiscono.

Il sistema continua dirci che «semplicemente non c’è abbastanza denaro per finanziare lo stato sociale», e
preferisce «parlare dell’immoralità del debito pubblico o di una spesa pubblica che “svuota le tasche” al settore
privato»? Tutto falso.

«Il sistema della riserva frazionaria permette alle banche di prestare somme considerevolmente superiori a quelle
che detengono nelle riserve». E, se i risparmi dei correntisti non bastano, «le banche possono farsi prestare altro
denaro dalla banca centrale», la quale «può stampare tutto il denaro che vuole», riassume Graeber, citando il
documento intitolato “La creazione della moneta nell’economia moderna”, redatto da tre economisti del
dipartimento di analisi monetaria della Bank of England.

«Non c’è davvero alcun limite alla quantità di denaro che una banca può creare, a patto che trovi persone che
vogliano prendere in prestito quel denaro. Non rischieranno mai di finire senza soldi, per il semplice motivo che, in
genere, i loro mutuatari non prenderanno mai il denaro per metterlo sotto al materasso: alla fine, tutto il denaro
che una banca presta tornerà indietro in qualche modo in qualche altra banca».

Le banche, sottolineano gli analisti della banca centrale britannica, non ricevono i risparmi dai privati per poi
successivamente prestarli. Al contrario: «Sono i prestiti delle banche a creare i depositi», attraverso la banca
centrale. «E la moneta della banca centrale non è nemmeno “moltiplicata” sotto forma di prestiti e depositi»,
perché viene semplicemente creata dal nulla.

«Nel caso le banche avessero bisogno di prelevare denaro dalla banca centrale – scrive Graeber – possono
prenderne in prestito quanto ne vogliono; tutto ciò che fa quest’ultima è determinare il tasso di interesse, il costo
del denaro, non la sua quantità».

Per questo, «non c’è alcuna spesa pubblica che “svuoti le tasche” al settore privato. E’ esattamente l’opposto»: è
la finanza a chiudere i rubinetti, a costringere intere nazioni a tirare la cinghia.

«Perché, così all’improvviso, la Banca d’Inghilterra ammette tutto ciò?». Forse, si risponde Graeber, la banca di
Stato britannica ha capito che è «un lusso che non si può più permettere» il mantenere in vita «la versione
“fantasilandia” dell’economia, che si è rivelata così conveniente per i ricchi».

Politicamente, secondo il giornalista del “Guardian”, i banchieri centrali inglesi stanno affrontando un rischio
enorme: «Immaginate cosa potrebbe succedere se i titolari dei mutui si rendessero conto che il denaro che la
banca ha prestato loro non proviene in realtà dai risparmi di una vita di qualche pensionato parsimonioso, ma sia
invece un qualcosa creato dal nulla da una bacchetta magica in loro possesso, che noi gli abbiamo consegnato».

Certo, la Gran Bretagna non è in sofferenza quanto l’Eurozona: la sterlina sovrana consente a Londra di cambiare
politica, per esempio di aumentare la spesa pubblica e la protezione dello Stato verso i cittadini. Operazione
preclusa ai paesi la cui sovranità finanziaria è stata confiscata dall’euro, i cui gestori ripetono che, semplicemente,
“non ci sono più soldi”. Come se il denaro fosse un bene materiale, anziché un valore convenzionale che si può
liberamente immettere nel sistema economico.
Se oggi si “scopre” che la fonte del credito non è certo la riserva frazionaria – cioè la percentuale di depositi
accantonati per la solvibilità del sistema – a diffidare della libera emissione di moneta furono economisti di destra
ma anche di sinistra. Secondo la scuola marxista, l’espansione del credito assicura una forte crescita, che però
finisce per provocare crisi di sovrapproduzione o crisi economiche dovute all’insolvenza di molte imprese alla
scadenza dei debiti.

Più in generale, si teme che la quantità di moneta prestata possa non corrispondere ad una ricchezza reale, e
quindi causare inflazione e calo della domanda. Analoghe conclusioni dalla “scuola austriaca” di economia: se si
espande il credito oltre il “tesoro” della riserva frazionaria, i prezzi cresceranno molto più in fretta del Pil,
generando inflazione. Tesi sostanzialmente smentite dalla storia e dalla realtà di oggi: gli Usa uscirono dalla
Grande Depressione proprio espandendo il credito mediante creazione di moneta, e oggi il dramma dell’Eurozona
si chiama deflazione: insufficiente quantità di denaro a disposizione delle imprese e delle famiglie, a causa dei
tagli imposti agli Stati che, limitando la spesa pubblica (in fase di recessione economica) condannano il sistema
all’asfissia.

Fin dall’inizio della recessione, scrive il “Guardian”, le banche centrali degli Usa e della Gran Bretagna hanno
ridotto quasi a zero il costo del denaro: attraverso il “quantitative easing”, cioè l’alleggerimento quantitativo,
«hanno pompato quanto più denaro potevano nelle banche, senza produrre alcun effetto inflattivo».

Il significato di tutto questo? «Il tetto dell’ammontare della moneta in circolazione non è dato da quanto le banche
centrali siano disposte a prestare, ma da quanto denaro siano disposti a prendere in prestito governi, aziende, e
cittadini ordinari». La questione è politica: «La spesa dei governi ha il ruolo principale in tutto ciò».

E lo stesso documento della Bank of England «ammette, leggendolo con attenzione, che alla fine le banche
centrali forniscono denaro ai governi». Certo, le banche centrali degli Stati con moneta sovrana – quindi non i
paesi dell’Eurozona.

«Storicamente – rileva Graeber – la Banca d’Inghilterra tende a essere un precursore, esternando quelle che
possono sembrare posizioni radicali ma che poi finiscono per diventare la nuova ordotossia». E’ come se gli
analisti inglesi avesso detto, chiaro e tondo, che bisogna bocciare la Bce e tutte le politiche restrittive dell’Unione
Europea. Non è vero che “non ci sono più soldi” per gli Stati.

E’ vero il contrario: Bruxelles ha deciso che gli Stati, e i loro cittadini, devono soffrire. Solo degradando le
condizioni generali di vita, abolendo diritti sociali e diritti del lavoro, l’élite può sperare di disporre di “sudditi” docili,
disposti a tutto per un salario schiavistico. Il paradiso in terra per i monopolisti della moneta ex-sovrana, super-
tecnocrati al servizio degli oligarchi planetari, i grandi privatizzatori del nostro futuro.

Fonte notizia: libreidee.org Autore del testo originale: David Graeber del “Guardian” - che ringraziamo.

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