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L’uomo della Luna

Immergo i piedi nudi nella sabbia, scavando fino a ricoprirli. L’acqua mi lambisce e
si ritira in una manciata di secondi. C’è una brezza selvaggia questa notte, insolito
dato il periodo. Dovrei aspettarmelo, i giorni da Visione non sono mai stati comuni. Il
viso di Rosario tremola e s’infrange nelle onde che battono sullo scoglio dove siedo.
: - Sei in ritardo, Rosa – la riprendo – ti sto aspettando da ore –
- Lo sai che non mi piacciono i tuoi frequentatori- mi risponde, con il solito tono
sommesso – e non dovrebbero piacere nemmeno a te-
Sorrido e mi giro a guardarla. Il vento le scompiglia i capelli impastati di sabbia e
salsedine, la veste fiorata gocciola ancora d’acqua. Ogni volta che ci incontriamo è
come guardarmi allo specchio, ma c’è sempre una luce nei suoi occhi che io
purtroppo ho perso da tempo. E non so spiegarmi come fa a conservarla nonostante il
Marchio. Nella mano destra stringe la torcia che ci fa luce.
: - Niente tizzone infuocato? - la stuzzico
-Mi fido di te- replica
- Di me puoi fidarti, stanne certa. E non devo dirtelo io. Ma faresti bene a non fidarti
della gente che gira in baia, tra lupi mannari vampiri e cacciatori, non dovresti
dormire in spiaggia-
- Non corro pericolo. Per ora, almeno- conclude.
Mi alzo e le aggiusto i riccioli ribelli sparpagliati sulla fronte. Lei mi afferra la mano.
: - Per un attimo ho avuto paura non saresti venuta, hermanita – mormora – ti prego
di prendermi seriamente questa volta-.
Sospiro e le accarezzo la guancia
: - Devo fare il mio dovere Rosa, lo sai – ribadisco – qualunque cosa tu abbia visto
non mi fermerà -
- Ascoltami! – geme – Non andare! Questo lavoro ti porterà solo problemi. La
capofamiglia è ancora alleata con il clan AngeloNero, ma vorrebbe il potere assoluto.
Lo sai. Comunque vadano le cose, rischi solo di rimetterci. Sei una pedina, null’altro
per Judith. La mia Visione era chiara Isabella, l’ho vista! Ucciderai una ghoul
neonata. È come se uccidessi un’umana, è un crimine! Sarai denunciata comunque
dagli altri clan -
- Se deve andare così, così andrà-.
Mi allontano da lei. Ho imparato da tempo a non considerare i Figli di Eva meritevoli
di protezione.
Mia sorella scuote la testa
: - Se non avevi intenzione di prendere in considerazione la mia Visione, perché sei
venuta?- domanda con voce spezzata – perché ti sei esposta così?-
- Sei tu la Veggente di famiglia – scherzo – sicuramente puoi rispondere meglio di me
-
- Ti prego smettila! – piange – non c’è nulla su cui scherzare -.
La osservo, sorpresa dal suo stato di insolita agitazione. Un brivido mi percorre la
schiena
: - Il luogo dell’incontro è il nightclub? - mi limito a domandarle – puoi confermarlo?
-
- Si, la troverai lì – risponde rassegnata – seduta al bancone e con un bicchiere
scheggiato in mano. Sorseggiando del brandy. Ma come sai, certi dettagli possono
cambiare-
- Le tue Visioni sono sempre state precise in ogni particolare. Almeno fin ora. Sappi
che ci resterei molto male, dovessi deludermi proprio oggi -
-Stai attenta, Bella. Promettimelo -
-Non sono più la tua hermanita, Rosa. So badare a me stessa. Diversamente, sarei già
stata sotterrata o incenerita da un pezzo. Piuttosto tu, fai molta attenzione. Non ci
rivedremo per un po’-
- Addio Bella. Per me sarai sempre la mia hermanita. Che Caino ti protegga -.
Il tono serio della sua voce mi intristisce. Vorrei rassicurarla. Alla fine, le invio un
bacio con la mano. Ho già perso molto tempo, è ora di mettersi a lavoro.
Sorpasso il gruppo di ghoul che sciamano attorno al falò e raggiungo l’uscita. Salgo
le scale a rapidi balzi, l’odore e il suono dell’oceano che diventano sempre più
distanti. Non nascondo che un po’ mi dispiace e invidio Rosario; l’oceano è una delle
poche cose qui a Santa Monica che mi rilassa.
Un’auto grigia mi sfreccia davanti mentre esco dal parcheggio e inchioda,
sbarrandomi il passo. Rallento e aspetto che scenda l’idiota di turno. La portiera della
Mercedes si spalanca di botto e una mano callosa e irsuta fin troppo familiare mi fa
cenno di entrare. Do una rapida scrollata ai pantaloni ricoperti di sabbia e salto
dentro. Chiudo lo sportello
: - Muoviamoci, rischio di arrivare in ritardo- dico spiccia.
Hermes mi scocca un’occhiata annoiata con quegli occhi sporgenti da pesce lesso che
vorrei tanto cavargli.
: - Cambio di programma– annuncia partendo a razzo – il mio nuovo boss ha altri
programmi -
- Il tuo nuovo padrone non è il mio padrone – preciso – ora tu mi porti al club, o farò
in modo che i cacciatori ti trovino e ti diano una bella lezione -
- Andiamo Bella, le condizioni sono vantaggiose! - chiosa
- Non chiamarmi Bella, e non discutere. Vuoi che dica tutto a Judith? -
-Ehi! C’era un patto tra noi -
- Si, di non pestarci i piedi a vicenda. Stai interferendo con il mio lavoro -
- Sei la solita testona! Non ne verrà nulla di buono-
- Comunque, da quando ti preoccupi così per me? -
Il suo silenzio improvviso parla da solo
: - Pensavo di averti detto di stare lontano da mia sorella, occhiacci da triglia – sbotto
- è già abbastanza esposta senza che ci pensi tu a metterla nei guai -
- Bah! Sei tu, il vero guaio – borbotta – siamo arrivati, signorina De La Cruz. La mia
corsa termina qui -
- Sono fortunata stanotte – lo rimbecco.
Scendo e gli sbatto la portiera in faccia, fingendo di non vedere il dito medio alzato
oltre il finestrino. Me ne occuperò la prossima volta.
Corro lungo il marciapiede che mi separa dall’Ecclesia. Mantengo un’andatura
moderata per non allertare le prostitute e i barboni negli angoli. In pochi minuti ho
già coperto il tragitto. Mi sento stranamente affaticata, eppure ho preso la pozione
regolarmente. Sarà l’ansia. Stringo bene il laccio attorno alla coda e sistemo gli ultimi
riccioli ostinati dietro le orecchie. Prima di varcare la soglia sfilo il paletto nascosto
nello stivale e lo nascondo nel vaso accanto allo zerbino. La prudenza non è mai
troppa. Sono pronta a entrare.
Il boato della musica mi travolge con violenza. Detesto questo dannato chiasso, non
vedo l’ora di concludere e fuggire nel mio appartamento a farmi coccolare dallo
Cherry.
Il tocco gelido di Judith mi riporta alla realtà. Dalla velocità con cui è apparsa posso
dire che mi stava aspettando. Do una rapida occhiata ai suoi vestiti; top in pelle
scarlatto, pancia scoperta, calze a rete e shorts inguinali
: - Tabitha, tua sorella ti ha detto che sono qui per lavoro? – pronuncio con cautela,
sperando che emerga presto la personalità di Judith. Non ho tempo di giocare con lei.
Il suo largo sorriso conferma che sono proprio baciata dalla fortuna questa notte
: - Tranquilla, mia rosa senza spine – trilla – oggi non ho voglia di giocare con te.
Una mia amica è venuta a trovarmi e indovina? È anche una tua amica! Mi ha chiesto
di accompagnarti da lei, così potete giocare insieme. Non è fantastico?!-
- Grazie, Tabitha – rispondo a denti stretti.
Deve avermi confusa con Rosario, ma non è il caso di contraddirla. Lo Scambio
dovrebbe scattare nel giro di un’ora. L’assecondo e la seguo verso il bancone.
Prendo posto su uno sgabello al centro, alle spalle di una figura femminile con le
trecce bionde
: - Eccoci qui! - squittisce Tabitha – Una rosa senza spine e un fiorellino di cristallo.
Che incontro interessante! -.
La sua risatina spasmodica mi irrita più della musica. Faccio uno sforzo e le sorrido
: - Sei stata davvero carina, Tabitha- la ringrazio – ora magari vuoi andare a dire a tua
sorella che tarderò? -
- Ok, la guasta feste! - sbuffa lei, cacciandomi la linguaccia.
La guardo allontanarsi a saltelli tra la folla danzante, una gazzella su tacchi
vertiginosi, i boccoli argentei da bambola pieni di fiocchi ballonzolanti che
minacciano di strapparmi una risata.
Rivolgo la mia attenzione alla ragazzina che ora si è girata verso il bancone. Ha
appena ordinato un brandy. Che sia lei? Ma la Visione non parlava di una ragazzina
così giovane. E il bicchiere è intatto.
Assomiglia alle bambole di Tabitha; camicetta rosa confetto, treccine biondo cenere e
gonna color lilla a palloncino che le scopre gambe snelle e corte. Sembra quasi una
bambina, non deve avere più di 11,12 anni. No, non può essere lei la mia vittima.
La sua testa si smuove e un dolce odore di violetta mi avvolge le narici, quello stesso
odore di quando ero bambina…sono passati quanti anni dall’ultima volta che l’ho
sentito? Non me lo ricordo più ormai. Probabilmente Tabitha avrà voluto farmi uno
dei suoi soliti scherzi
: - Tabitha è andata via? – esclama la sua voce tenera – ci ha lasciate a giocare da
sole? È stata molto, molto cattiva. Ma noi ci divertiremo comunque, vero Bella? -.
Tremo
: - Sol? - farfuglio – sei tu Sol? Ma no, non può essere! Chi ti ha pagata per questo
scherzo?! È stato Hermes?! Tabitha?! -
- Non ti ricordi più di me? - piagnucola – Come hai potuto dimenticarti di Sol?! Della
spiaggia e dell’uomo della luna! - .
La osservo da vicino. Il suo viso tondo e minuto è tempestato di lentiggini, la pelle
vellutata come pesca, la bocca piccola tinta da un gloss color ciliegia. Ho solo sprazzi
di memoria, ricordi vaghi, ma ho conosciuto un’unica ragazzina con il suo nome nella
mia adolescenza prima dell’Abbraccio e con questi tratti. È lei, è proprio la mia Sol.
Per quanto assurdo possa essere. Stringo gli occhi per trattenere le lacrime
: - Chi ti ha trasformata? – riesco solo a biascicare – tu dovresti essere morta. Io ti ho
visto morta. I cacciatori ti hanno uccisa-
- Hai perso i tuoi petali – risponde lei con la sua vocina infantile – i fiori senza petali
sono brutti. Non mi piaci più come prima -.
La sua piccola, gracile mano sfiora le ciocche di capelli che ora mi arrivano sulle
spalle ma un tempo, quando giocavamo insieme, mi ricadevano fino alla vita. Le
lascia scivolare via dalle dita sottili, come se stesse gettando dei fili ormai rotti. Ha
una smorfia di disgusto sul volto.
Solleva il bicchiere di brandy scheggiato sul bordo, facendo dondolare il liquido a
destra e sinistra. Lo fissa ipnotizzata, ed è in questo momento che mi rendo conto che
le iridi dei suoi occhi un tempo verde giada sono scolorite
: - Il marchio dell’Angelo Folle – mormoro – è stata Tabitha -
Lei non mi ascolta, continua a far girare il liquido nel bicchiere con un’aria
insoddisfatta e annoiata
: - Non sento più il profumo, mi serve un’altra caramella – si lamenta – ne prenderesti
una per me, Bella? Laggiù ce ne sono tante a ballare. Forse così potrei perdonarti -
- Attenta a quello che fai! – tuona Arthur dal bancone – lo sai che è VIETATO! Tieni
ferma la tua amichetta, ibrida, o quando quella pazzoide di Tabitha andrà via dovrò
fare denuncia a Judith. Se proprio vuole bere, si trovasse un angoletto come tutti
cazzo! -
- Tranquillo Arthur, ci penso io – ribatto.
Mi sfilo uno spillone dalla coda e glielo mostro
: - Ecco un po’ di succo di caramella, Sol – le dico dolcemente – spero ti piaccia.
Dopo andiamo a giocare da un’altra parte -
- Fai in fretta, o rischia di rovinarmi le entrate – ringhia il Mannaro, spruzzi di saliva
che planano sul bancone come grandine. Pianto lo spillone nel legno.
: - Se non smetti di lamentarti e sputarmi addosso, ti mostrerò quanto possa essere
utile uno spillo per uccidere i mannari grassi come te – sibilo – e sai che non scherzo
-
Il suo grugnito di risposta è più che eloquente. Svelta mi pungo il dito e lascio colare
qualche goccia nel brandy
: - Ora bevi, da brava, e non piangere più – la esorto, accarezzandole i capelli.
Sol beve il liquore tutto di un fiato, leccandosi le labbra. Sorride
: - Il tuo nettare è dolcissimo! – commenta esaltata – ne voglio altro -
- Dopo – le rispondo – ti darò un’intera sacca di succo dolce a casa mia. Adesso devi
fare la brava, qui non possiamo prendere troppo succo. Ascolta, hai un Padrino o una
Madrina? - .
Mi guarda inespressiva e scuote la testa
: - Cosa sono? Fiori speciali? – chiede – si mangiano? La signora con i capelli
argentati mi aveva promesso un dolce con le fragole e tanto succo di caramelle -
- Intendi dire Judith? Ti ha portato lei qui? -
- Tabitha mi ha fatto vedere la signora con i capelli d’argento, dice che è sua sorella,
ma io non le ho viste insieme. Sono uguali. Come tu e Rosa. Oh, Rosa! Dov’è Rosa?
Voglio giocare anche con lei! -
- D’accordo Sol, vieni con me – sospiro – andiamo a giocare tutte e tre insieme. Poi
parlerò con la signora Judith e ti troveremo altri amici e uno spazio dove potrai
giocare e imparare tante cose belle -
- Anche sui fiori? -
- Certo, soprattutto sui fiori -
La tengo per un braccio e la conduco verso l’uscita del locale. È così bassa da
arrivarmi all’ombelico. Sto ancora tremando, non so se dalla paura o dall’ansia e
dalla disperazione. Devo parlare subito con Judith. Raggiunto l’uscio, mi blocco.
Avverto il calore della luce dei primi raggi di sole già da qui.
Prendo Sol in braccio e le faccio posare la testa sulla mia spalla.
Appena fuori dall’Ecclesia, avverto una spinta e perdo l’equilibrio. Sbatto a terra e lei
sguscia via dalle mie braccia. Ha le braccia tese verso di me, con i pugni stretti
: - Sol dobbiamo andarcene, la luce ti fa male. Torna qui e fai la brava – la supplico.
Mi tiro su, massaggiandomi il fianco. Per essere così piccola e giovane ha una forza
pari a quella di un vampiro adulto e completo. Non è normale.
: - La sfera colorata – bisbiglia – la vedo dentro di me. Così bella, così calda. La
voglio. Devo andare da lei. Devo andare nel giardino -
- No Sol! – grido – ti farà male! La voce nella tua testa non è sempre buona. Io ti farò
vedere come non farti bruciare dalla sfera, ma non adesso. Vieni qui! - .
La raggiungo e la riprendo, stringendola forte mentre lei si divincola e scalcia.
Comincia a graffiarmi e urlare. C’è qualcosa di strano, non riesco a muovermi veloce
come vorrei. Poteri psichici? Devo agire in fretta. La scaravento contro il muro. Le
sue lacrime sono una tortura.
Con la mano libera mi sfilo il secondo spillo dalla coda
: - Farà male, ma poi starai bene – la rassicuro. Lo lancio verso il suo petto,
centrandolo. Lei si accascia inerte, come una bambola scarica. Corro a riprenderla. La
sollevo. Un nugolo di cenere e polvere mi crolla addosso, assieme ai vestiti.
: - Ottimo lavoro, Isabella – echeggia la voce glaciale di Judith alle mie spalle –
temevo che il veleno non avrebbe avuto effetto istantaneo data la compresenza della
parte umana. Per fortuna ho sovradosato il tuo spillo. Quella stupida di mia sorella ha
creato una ghoul completamente difettosa. Le avevo detto di stare lontana dalla
necromanzia avatarica, ma sai che non ho nessun potere diretto su di lei. Ci avrebbe
rovinati tutti, è contro ogni regola. Adesso puoi anche andare a riposarti. Troverai il
compenso sul tavolo -
Barcollo verso il ciglio della strada, ignorandola. Sfilo il mio cellulare dalla tasca.
Prima che possa digitare il numero, la Mercedes di Hermes si ferma davanti a me.
Salgo senza dire una parola
: - Metti almeno questi, o ti rovinerai gli occhi – interviene Hermes, porgendomi i
suoi occhiali da sole. Li prendo ma non li indosso
: - Hai le pillole? – chiedo debolmente. La sua mano mi posa la boccia nel palmo. Ne
prendo tre e le butto giù
: Ehi ehi! - lo sento bofonchiare – vacci piano con questa roba, lo sai che ti fa male
così! Non voglio morti nella mia macchina-
- Pensaci tu – riesco solo a dire mentre la vista mi si annebbia.
La luce accecante del neon mi ferisce gli occhi. Mi copro con l’avambraccio.
Intravedo la sagoma sbiadita di Hermes seduto difronte a me
: - Che ci fai ancora qui? - brontolo con una voce che nemmeno riconosco per quanto
è rauca - Vedi di non procurarmi casini con gli spacciatori -
- Non mi ha seguito nessuno, tranquilla – risponde lui.
La sua voce mi rimbomba nelle orecchie come un martello. Gemo. Con il braccio
destro faccio leva sui cuscini per tirarmi su. Sbatto le palpebre, ma la vista è ancora
offuscata. Se non fosse per l’odore familiare di rosa, faticherei a credere di essere nel
mio appartamento
: - Dammi da bere, ho la gola secca – rantolo – dovrebbe esserci dello Cherry nel
frigo. Muoviti -
- No donna, stammi un po’ a sentire – protesta – ora ti stendi e aspetti di tornare in te.
Per Caino, hai l’aspetto di un cadavere! -
- Non fare lo stronzo o te le suono, Hermes. Dammi subito quello Cherry. E le pillole,
stanno sul tavolo -
- Allora faccio prima a chiamare i cacciatori per fare un falò party. Sei impossibile -
- Hermes! - grido, sbattendo il pugno sul vetro del tavolo davanti al divano – portami
quella cazzo di bottiglia e le pillole o giuro che ti ficco un paletto nel petto! -.
Sento il sangue schizzare dalla ferita della mano lungo il braccio. Lo lecco via,
trattenendo a stento il vomito. Odio il sapore del mio sangue
: - Sei davvero impossibile, femmina maledetta! – blatera il ghoul – tieni le tue
pillole. Ammazzati se vuoi, ma io me ne vado. Non voglio passare per il tuo assassino
-
Un cartoccio mi colpisce la guancia, rimbalzando sul bracciolo
: - Guardati, hai i riflessi di un umano mezzo morto – riprende – non riuscirai a
rimetterti in piedi nemmeno con un pacco intero di roba. Fai un favore a Rosa,
almeno. Torna a dormire e rimettiti in piedi per domani. Io me ne devo andare,
tornerò più tardi nel caso -
- Non coinvolgere Rosa – borbotto – non voglio che si preoccupi -
Hermes scuote la testa, passandosi la mano livida sui capelli flosci dal sudore. La mia
vista sta tornando alla normalità. Riconosco sulla sua faccia cinerea i segni
dell’astinenza.
: - Prendile tu, ne hai più bisogno di me di sicuro – replico – non voglio che mia
sorella ti veda così -
- Pensavo volessi farmi vedere morto – ridacchia – o il trauma ti ha cancellato la
memoria? -
Gli rilancio l’involucro con le pastiglie
: - Chiudi quella fogna, e prendimi almeno lo Cherry. Non approfittare della mia
stanchezza -
- Tieni, bevi dalla mia – risponde.
Ciondolando mi porge la sua fiaschetta d’argento. Inarco un sopracciglio
: - Pensavo fossi allergico – osservo
- Sono un ibrido, a quanto pare non reagisco allo stesso modo degli altri Mannari
all’argento – spiega – utile, ma anche una bella fregatura. Mi affidano sempre le
missioni più pericolose -
- Me ne ricorderò la prossima volta che penserò di infilzarti con la mia Scarlett -.
Accosto la fiaschetta alle labbra. È proprio Cherry. Faccio un lungo respiro
: - Sei un fottuto bastardo – commento – devo ricordarmi di mettere la chiave di
sicurezza al minibar -
- Me lo ha regalato Rosa – ribatte – sapeva che ne avresti avuto bisogno. Sai, non te
la meriti. Io non la merito. L’amicizia, l’amore di una donna così. Lei non dovrebbe
vivere in questo posto di merda. E ora ammazzami pure, ma dovevo dirtelo -
- Hai ragione – mormoro, abbassando la testa – non merita questo. Ma non ho avuto
altra scelta. Una strega ghoul è una schiava per qualsiasi vampiro. Tenendola qui,
potrò evitare che finisca in mani peggiori. In ogni caso, dovesse succedermi
qualcosa… prenditi cura di lei. Altrimenti tornerò dall’Oltremondo e ti infilerò un
paletto dritto nel culo su fino alla gola -
- Ah, le vecchie tradizioni europee! – sghignazza – Sarebbe affascinante vederti in
azione. Non su di me, comunque. Finché avrò fiato in questo corpo mezzo morto,
Rosa starà bene. Piuttosto sono preoccupato per te. Cosa hai intenzione di fare ora, ci
hai pensato? -
- In che senso? -
- Ho fatto i compiti, mia Bella. So chi ti ha fatto uccidere quella puttana di Judith, e
so perché. Ma credo tu possa arrivarci da sola. Sei quella sveglia -
- Un incidente – mento – è stato semplicemente un incidente. Andava fatto. Inoltre, è
il mio lavoro. Sono una Vigilante. L’amicizia è secondaria, io proteggo il benessere di
tutta Santa Monica -
-E l’amore? -
Spalanco occhi e bocca, incapace di spiccicare parola. Le sue labbra rigonfie si
piegano in un sorriso che, per la prima volta, non è di scherno.
: - Ho fatto i compiti, te l’ho detto – ripete – e se mi permetti, comincerei a farmi due
domande su quanto vale essere una Vigilante, se non si può proteggere chi si ama -
- Non dire stronzate, eravamo ragazzine – farfuglio – non capivo nemmeno cosa
fossero quei bacetti sulla bocca. E ora sparisci, voglio tornare a dormire. Mi hai fatto
aumentare il mal di testa - -
Si, devo andare – concorda – nel caso ti serva qualcosa dopo, chiama. Anche se credo
che il mio boss saprà sistemare tutto da solo -
- Starò bene – rispondo – non sono un ghoul debole e drogato-
- No, sicuro. Sei una ghoul forte con la passione per l’atropina. Grande differenza.
Dormi bene, Bella -.
Sprofondo di nuovo nei cuscini e mi rannicchio contro il velluto della fodera. Serro le
palpebre e aspetto che i passi pesanti di Hermes spariscano dietro la porta. Le
lacrime, calde e dall’odore metallico di sangue, esplodono come torrenti silenziosi e
inarrestabili. Il buio arriva, un vortice di polvere cenere e vestiti sgargianti che mi
trascinano nell’abisso.
È il suono del vento a svegliarmi questa volta. Sussulto e scatto in piedi, ogni
muscolo e nervo del mio corpo teso. Fiuto un nuovo odore, un misto di sandalo e
sangue di drago con sottofondo di note muschiate e aspre. Intossicante e avvolgente,
caldo e silvestre al tempo stesso. Non è l’odore di un mannaro o di un ghoul. I
vampiri in città non indossano profumi così intensi, e sono certa che nessun umano
nemmeno un cacciatore si azzarderebbe ad entrare da solo nel mio appartamento.
D’istinto, afferro Scarlett dal tavolo e la carico. Una freccia velenosa dovrebbe
bastare per qualunque essere, umano o umanoide che sia.
: - Chi sei, cosa vuoi? - chiedo a voce alta - se sei qui per cacciare, hai sbagliato
posto. Abbiamo una tregua da un anno. Se non la rispetti, Judith ti farà staccare la
testa -
- Bella De La Cruz – riverbera una voce maschile alle mie spalle. Mi volto in
direzione della finestra aperta, ma non vedo nessuno.
: - Hermes, se è il solito giochetto dell’illusione sonora, piantala – lo avverto.
Ma non è Hermes, non può essere lui.
Ora la sento, quest’aura che si arrotola attorno a me come le spire di un serpente,
sempre più stretta fino a mozzarmi il fiato. Una folata di fumo purpureo appare
davanti ai miei occhi, per svanire in un battito di ciglia.
Una mano si posa sulla mia spalla. Sussulto e lascio cadere la balestra.
Il tocco non è gelido come quello di un vampiro, ma tiepido come quello dei viventi.
Lentamente, respirando a fatica, mi volto. Ho il corpo intorpidito come se avessi
appena bevuto una bottiglia di Cherry e Belladonna.
Il fumo purpureo si compatta, addensandosi in una figura umana.
L’uomo che mi sta difronte torreggia su di me, è alto almeno 2 metri e le sue spalle
sono larghe quanto quelle di un Mannaro. Non ho mai incontrato un maschio così
imponente, né tra i mannari né tra i vampiri o i ghoul.
Indossa un completo elegante di giacca e pantaloni neri con cravatta, chiaramente di
fattura umana, ma al di sotto spicca una camicia rosso sangue con delle rouches stile
settecentesco.
Ma il dettaglio che trovo più strano sono i capelli: raccolti in un codino, lucidi e rossi
come la ruggine. Non ho mai incontrato vampiri con questa caratteristica qui a Santa
Monica, nemmeno tra i delegati esteri in visita.
La sua pelle è marmorea eppure non pallidissima come quella vampiresca, ha un
colorito avorio, quasi dorato. Non fosse per gli occhi dalla sclera sanguigna, potrei
dire che è uno stregone umano.
Mi sorride e si piega in avanti per fissarmi, curvando un angolo della bocca larga e
carnosa. Dal suo sguardo, nonostante la fame, traspare curiosità. Sembra un adulto
che guarda una bambina con divertimento. Detesto questo atteggiamento
: - Isabella - lo correggo seria - Isabella De La Cruz. Sono io. In cosa posso esserle
utile? E cosa ci fa in casa mia? Tutti i miei affari sono gestiti da Judith AliGrigie -
- Stai tranquilla, Bella – mi rassicura con tono profondo e calmo – Non sono qui per
derubarti o ucciderti. Non sono un cacciatore, non mi manda un clan rivale. Hermes
mi ha detto che hai un ottimo cherry, ero curioso di provarlo. Posso assaggiare? Avrei
proprio bisogno di una bevanda dissetante, come puoi notare dai miei occhi –
conclude, aggirandomi per sedersi al mio posto.
Hermes, dovevo immaginarlo!
Gli passo la fiaschetta con quello che resta dello Cherry.
: - Non ho sangue artificiale al momento, ho esaurito le scorte – chiarisco – non
ammetto la caccia nella mia zona e non dispongo di Donatori, quindi dovrà
accontentarsi delle pillole di Belladonna -
- Permetteresti? - sussurra suadente, allungando un dito affusolato e lungo per
catturare una delle lacrime sulla mia guancia.
Una scossa elettrica al contatto mi pervade.
: - Se le piace, prego – sibilo in risposta – non amo lo Scambio con stranieri, ma non
voglio incidenti -
- Non ne hai motivo, Bella – sorride lui – non bevo sangue umano -.
Lo osservo mentre fa gocciolare il sangue delle mie lacrime nel bicchiere sul tavolo,
per poi versare lo cherry fino all’orlo. Ogni gesto ha un’eleganza e calma estrema,
quasi umana nella sua delicatezza. Deve essere davvero molto vecchio, e
probabilmente di discendenza nobiliare.
: - La mia casa non è un club per Scambisti, signore – specifico, incrociando le
braccia – posso suggerirle di prenotare il Bloody Mary, lì troverà sicuramente altri
vampiri o ibridi disposti a soddisfare la sua sete -
- La mia sete, adesso, è soddisfatta – dichiara con tono soave, come se stesse
decantando dei versi poetici – ora vorrei soddisfare la tua, mio amore -
- Non mi interessa, grazie – nego, ma intanto il mio cuore accelera alla vista del
sangue sul suo dito indice – se non posso esserle d’aiuto, preferirei restare sola a
riposare -
- Hermes è tornato ore fa – risponde, ignorando le mie parole – credo che il tuo sonno
sia stato più che sufficiente. Abbiamo superato il crepuscolo. Momento perfetto per
godersi la giornata, o no? -
Ride, una risata vibrante, scura e a tratti amara
: - Non che questo verbo abbia davvero significato per noi - aggiunge, di colpo serio -
ti prego, bevi con me. Voglio alleviare almeno una parte del tuo dolore. Poi ti
mostrerò perché sono venuto a cercarti -.
Confusa ma attratta dal suo profumo e dal sangue accetto e scolo in fretta la bevanda.
Un piacevole, dolce calore pervade e accarezza ogni pezzo del mio corpo.
Per un attimo è come tornare umana, distesa sulla sabbia della spiaggia in Florida,
avvolta dal calore delle fiamme del falò che splendono sul mio corpo nudo circondato
da conchiglie e cristalli per l’Esbat.
Ho 12, 13 anni? E c’è anche Rosario accanto a me, intenta a suonare il tamburello
che abbiamo costruito per la cerimonia, e la mia dolce Susie che danza in tondo. In
mezzo al nostro cerchio, un giovane uomo altissimo e dalla capigliatura rosso ruggine
poggia a terra un piatto con frittelle dolci, dandoci le spalle. Sta intonando una strana
filastrocca sulla Luna. Non ricordo le parole, solo la melodia per quanto mi sforzi.
: - Ah, la Florida – sussurra lo straniero – posto incantevole. Ci sono stato al tempo
della colonizzazione, non esattamente un ottimo periodo direi. Mi sono ripromesso di
tornarci. Magari, quando avrò finito i miei affari qui, ci andremo insieme e mi farai
da guida. Quel giorno mi hai accolto bene e abbiamo fatto il giro di tutta la spiaggia.
Però ho la memoria, temo, un po’ arrugginita. Più dei miei capelli, sicuramente –
Altra risata.
Qualcosa però, una gelida malinconia, non riesce a scaldare il suo sguardo che ora si
sta schiarendo. Le sue iridi sono ambrate, ambra scuro come le pupille dei gatti che si
accendono nella notte. Le mie stesse iridi.
: - Chi sei?! - grido tremante - Cosa vuoi da me? -
Indietreggio, ma lui svanisce in una nuvola di fumo per riapparire alle mie spalle. Le
sue braccia d’acciaio mi intrappolano in una morsa.
: - Ben ritrovata, mia amata hermanita - mormora al mio orecchio - mi sei mancata.
Ma ora il tuo uomo della luna è tornato, e ti porterà via da qui-
I suoi canini affondano nel mio collo. I sensi vacillano e si offuscano, ovattandosi
fino a sospendere ogni percezione. Il dolce sapore del sangue inizia a scorrere nella
mia bocca dalla sua.
C’è silenzio e pace intorno a me, sento il profumo del mare e il tepore del fuoco sulla
spiaggia. La sua voce mi culla, cantando la strana filastrocca di cui ora distinguo bene
le parole
: - Vedo la luna, vedo le stelle, vedo Caino che fa le frittelle -

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