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Vagueness in Political Discourse

(Francesca D’Errico, Laura Vincze, Isabella Poggi)

Due studi sulla vaghezza nel discorso politico.


Nel primo studio ai partecipanti sono stati fatti vedere due frammenti di un vero
dibattito politico e gli è stato somministrato un questionario tramite il quale è
stato chiesto loro di classificarli secondo “vaghezza”, “sincerità”, “persuasività”
e altri criteri. Viene dimostrato che due aspetti sono rilevanti per non
considerare “vago” un discorso politico: la presenza di un principio ideologico e
la presenza di specifiche informazioni.
Il secondo studio ha testato la rilevanza di questi criteri nelle intenzioni dei
votanti. Ai partecipanti sono stati presentati quattro frammenti di
argomentazioni con e senza principi ideologici e particolari info. I risultati
mostrano che la maggiore intenzione di voto è determinata dalla presenza di un
principio ideologico, ma la combinazione di principio ed informazioni più che
incentivare, confonde.

1. Introduzione

Quando qualcuno ci dice cosa dovremmo fare, le nostre future azioni non sono
condizionate solo da cosa dice, ma anche dall’impressione che abbiamo del
parlante. Non siamo persuasi solo dal “logos”, l’argomento razionale, ma anche
dal “pathos”, le emozioni che ci fa provare, e dall’“ethos”, l’immagine di
onestà, sincerità e benevolenza che abbiamo del’Oratore.
Quando un parlante è vago, sia la parte razionale della sua argomentazione che
l’immagine che abbiamo di lui sono a rischio. Dall’altra parte la vaghezza può
dare l’impressione di apertura mentale che provoca pathos.

Come ci rendiamo conto che un politico parla in modo vago? Quale criterio
definisce il discorso politico come “vago”? La vaghezza non è mai stata
studiata da un punto di vista cognitivo.

2. L’area della vaghezza

Quando le persone parlando esse sono tenute ad essere più pertinenti possibile
in qualità e quantità. A volte però si ritrovano ad avere meno informazioni di
quanto credessero o a veicolarne meno di quante ne possiedano e questo le
rende vaghe.
La nozione di vaghezza è già stata analizzata in filosofia facendola discendere
dalla limitatezza della mente umana. In linguistica è vista come una
caratteristica tipica della lingua in mancanza di una linea di demarcazione netta
tra categorie che lascia spazio a creatività ed innovazione.
In termini cognitivi, adottando un’ottica di credenze e scopi, la vaghezza è
definita come una proprietà della conoscenza e/o una proprietà della
comunicazione del parlante. La vaghezza differisce dall’incertezza perché si
può avere una vaga idea di qualcosa, un vago ricordo di un evento, eppure
essere certi che sia avvenuto. E’ l’opposto della “precisione”, che riguarda il
ricordo dei dettagli e si differenzia dall’approssimazione, che è una mancanza
di precisione legata agli aspetti quantitativi. Nella comunicazione una persona
può essere vaga perché ha una conoscenza vaga o perchè sceglie
deliberatamente di esserlo (reticenza) per proteggere l’interlocutore, se stesso o
altri.
Altri studi hanno analizzato la “vaghezza dei segnali” (parole, gesti, posture,
espressioni facciali) utilizzate sia quando il parlante vuole rendere noto (o
scusarsi) di star fornendo meno informazioni di quante ne richieda il Principio
di Cooperazione o quando accusa l’interlocutore di essere vago. Hanno inoltre
distinto i segnali della vaghezza da quelli della ricerca di parole,
approssimazione ecc. Altri studi hanno analizzato i segnali multimediali della
vaghezza nella comunicazione politica.

3. La vaghezza ed i suoi effetti sulla persuasione politica

Abbiamo parlato della definizione di vaghezza, ma come identifichiamo la


vaghezza nel parlare di tutti i giorni?
Altre cose che dobbiamo poi chiederci sono: la vaghezza è generalmente
accettata nei discorsi? Le differenze culturali influiscono sulla sua accettazione?
Quali sono gli effetti della vaghezza sulla persuasione?

Per rispondere a queste domande sono stati condotti degli studi sul discorso
politico, uno quantitativo ed uno qualitativo che hanno aperto varie domande
per studi futuri.

3.1. Studio 1: la comune nozione di vaghezza

(Metodo)

17 partecipanti, tutte donne (perchè, essendo uno studio preliminare, non si


voleva tenere conto dei problemi legati al genere) di età compresa tra 19 e 24
anni hanno visto frammenti di un vero dibattito politico tenuto durante le
primarie del PD, dove i cinque candidati dovevano rispondere uno alla volta
alle stesse domande. Sono state scelte unicamente le risposte di due candidati, R
e V, ad una stessa domanda, creando due frammenti di 174 e 152 parole. I
partecipanti dovevano leggere le risposte di entrambi i candidati, senza sapere
chi fossero, poi dovevano inquadrarle in base a 9 aspetti (vaghezza,
concretezza, chiarezza, interesse, genericità, persuasività, precisione, sincerità e
condivisione di quell’opinione) in una scala con 7 punti e per ogni aspetto gli è
stata chiesta la ragione della loro risposta.

L’analisi qualitativa aveva il fine di rilevare i criteri a cui i partecipanti si


affidavano per valutare il discorso come “vago”, “preciso”, “concreto” ecc.

(Risultati)

Vaghezza

Un discorso non è vago se è:

-pertinente
-dritto al punto (una metafora ricorrente per ciò che non è vago è qualcosa che
colpisce il centro, che va dritto e non perde la strada)
-contiene dettagli

Ma uno che non va dritto al punto è anche uno che potrebbe non saper gestire
l’argomento nella sua completezza. Più in generale una delle condizioni per non
essere vaghi è la chiarezza, spesso rappresentata con parole tipo “spiegare” e
“chiaro”.

Inoltre la “non vaghezza” non riguarda solo la parte informativa, ma anche


quella argomentative del discorso. In questo caso un parlante non è vago
quando fornisce argomenti a supporto della sua tesi.

Inoltre, per non essere vago, un discorso deve chiarificare la posizione del
parlante e la conclusione a cui giunge.

Genericità

I participati considerano un frammento “non generico” quando è pertinente,


dettagliato e dritto al punto, ma lo considerano troppo generale se viene
affrontato un unico argomento.
Allo stesso tempo, per non essere generico, un argomento deve essere:

-preciso
-conciso
-completo
-chiaro
-concreto

Precisione

Simili criteri sono usati per la precisione del discorso.

- Pertinenza
- Dritto al punto
- Chiarezza
- Dettagli
- Analisi approfondita

Stranamente due soggetti fanno anche una differenza tra precisione e presenza
di dettagli. Un altro criterio inaspettato è un possibile effetto della precisione:
provocare interesse.

Sincerità

In base a quanto affermato dai partecipanti, la sincerità sembra veicolata dalla


fiducia in se stessi, dal coinvolgimento emotivo, dai dettagli, dalla competenza,
dalla coerenza e dalla mancanza di esagerazione.

Persuasività

L’analisi qualitativa individua due interpretazione della parola “persuasivo”:


alcuni lo interpretano come “discorso improntato a persuadere” (intenzione
persuasiva) e altri intendono quanto li ha effettivamente convinti (effetto
persuasivo).
Per quanto riguarda il primo, i partecipanti hanno una visione piuttosto negativa
e coercitiva del discorso persuasivo. Le ragioni per vedere un discorso come
impregnato di un’intenzione persuasiva sono:

- Tentativo esplicito di convincere


- Struttura del discorso, generalmente composta da una parte informativa ed
una richiestiva

Per quanto riguarda il discorso “in grado di convincere” le caratteristiche


tipiche sono:

- Condivisione a priori di quell’opinione


- Tenere conto di ciò che vuole l’audiance
- Pertinenza e dati
- Verità di base
- Chiarezza
- Non generico
- Convinzione di quello che si sta dicendo

“Vago” e “Generico”non sono così chiaramente distinguibili dai partecipanti


poiché si rifanno agli stessi criteri. Le risposte che riguardano la sincerità e la
persuasività si dimostrano in qualche modo complementari: mentre un aspetto
della sincerità riguarda il coinvolgimento emotivo del parlante, la persusività
punta al coinvolgimento emotivo del ricevente.
Inoltre la persuasività include alcune caratteristiche della non-vaghezza e non-
genericità, come la pertinenza, la chiarezza ecc.
Queste risposte supportano una visione della persuasione come un atto che
sfrutta le tre strategie di logos (pertinenza, dati, struttura del discorso, chiarezza,
argomenti validi, discorso non-generico), ethos (convinzione del parlante) e
pathos (emozioni trasmesse).

3.2. Studio 2: l’effetto della vaghezza sull’intenzione di voto

Dopo lo studio qualitativo (1), vengono esaminati i risultati della vaghezza,


della concretezza e della precisione.

(Metodo)
A 48 partecipanti (32 femmine e 16 maschi, età media 30 anni, range d’età 15-
65) sono state assegnate quattro condizioni sperimentali che consistevano in
quattro differenti messaggi, dunque ogni partecipante ha letto un differente
messaggio in base alla condizione assegnata. Dato che i partecipanti erano
pochi non è stato tenuto conto delle differenze legate all’età.

Abbiamo ipotizzato che un discorso sia percepito come vago quando non
fornisce un principio ideologico o quando non fornisce dettagli. Questi due
caratteri sono stati considerati le due variabili indipendenti, mentre quelle
dipendenti erano i comportamenti di voto.
Le quattro versioni del frammento sono state costruite in questo modo:

1. Uno con un principio ideologico e dettagli pertinenti (+P+D)


2. Uno senza un principio ideologico, ma con dettagli pertinenti(-P+D)
3. Uno con un principio ideologico, ma senza dettagli pertinenti(+P-D)
4. Uno senza un principio ideologico e senza dettagli pertinenti(-P-D).

Domanda:

Moderatore: Parlando di lavoro, la riforma del ministro del lavoro dovrebbe


essere abolita, aggiustata o mantenuta come tale?

+P+D

Dovrebbe essere aggiustata. Penso che la riforma del lavoro sia una cosa
positiva, anche se con i suoi limiti. Ci sono dei diritti, tipo quello al lavoro,
che non possono essere contrattati. Proponiamo una cosa semplice *serie di
informazioni, percentuali, numeri e date*. La proposta è di rendere le norme più
snelle e trasparenti.

-P+D

Dovrebbe essere aggiustata. Penso che la riforma del lavoro sia una cosa
positiva, anche se con i suoi limiti. Proponiamo una cosa semplice *serie di
informazioni, percentuali, numeri e date*. La proposta è di rendere le norme più
snelle e trasparenti.

+P-D

Non mi piace, l’aggiusterei. Credo che la nuova riforma del lavoro sia un
insulto alla civilizzazione. La legge precedente imponeva di riassumere le
persone licenziate senza giusta causa; con questa legge invece che essere
riassunti gli vengono solo dati un po’ di soldi. Penso che prima di tutto debbano
esserci dei diritti come quello al lavoro che non possono essere contrattati.
Inoltre penso che in questo campo, avere una serie di contratti diversi significa
mancanza di lavoro per i giovani.

-P-D

La presente riforma è un lungo cammino di cambiamento. La mia personale


visione è ben nota, l’ho già espressa svariate volte con molta chiarezza, e penso
di aver ricevuto buoni feedback. Il sistema delle leggi sul lavoro sta andando
incontro ad un riarrangiamento globale.

L’ipotesi era che l’ultima condizione (-P-D) sarebbe stata percepita come più
saga e generica e meno precisa, coerente e persuasiva, mentre la prima(+P+D)
sarebbe stata considerata la più concreta e persuasiva.
I partecipanti dovevano rispondere ad un questionario ed assegnare un voto fino
a sette sulla scala di Likert al messaggio in termini di vaghezza, concretezza,
chiarezza, interesse, genericità, persuasività, precisione, sincerità e accordo
sull’opinione del politico. Per ogni aspetto gli è poi stato chiesto il motivo per
verificare se ci fossero differenze nella concezione di questi aspetti e nella
concezione delle differenze tra vaghezza e genericità, vaghezza e precisione,
vaghezza e concretezza.

E’ stato poi incluso un controllo per valutare il grado in cui il messaggio è stato
percepito come valutativo, ideologico, informativo e tecnico. Questo controllo è
detto “manipulation check”. Infatti una minaccia alla validità di una ricerca è
costituita dalle variabili indipendenti, poiché ipotizzate dal ricercatore. Ogni
soggetto della ricerca può avere delle proprie idee e questo può interferire con
le variabili indipendenti. Il manipulation check consiste nel verificare se la
manipolazione sperimentale è effettivamente rappresentativa del costrutto
ipotizzato.

Infine, per rendersi conto di quanto le inclinazioni influenzino le variabili


dipendenti, i partecipanti sono stati sottoposti ad un test di “bisogno di
chiusura cognitiva” (bisogno di ottenere una risposta chiara e definitiva ad un
certo oggetto di conoscenza in contrasto all’ambiguità)

Risultati

1. Control variable and Manipulation check


L’orientamento politico ha un’influenza, anche se non significativa, sul
bisogno di chiusura cognitiva. I partecipanti orientati ha destra ne hanno
un maggior bisogno.

Inoltre è emerso un effetto delle informazioni sul fattore ideologico: nella


condizione “assenza di info”, il messaggio è percepito come più ideologico

Infine appare anche un effetto di genere: le donne percepiscono I messaggi


come più ideologici rispetto agli uomini, soprattutto quando i principi
ideologici sono effettivamente presenti.

Sulla base di questo possiamo dire che I messaggi sono stati percepiti in
maniera differente, nonostante la stessa situazione sperimentale, e quindi la
manipolazione ha avuto successo.

2. Comportamento di voto

Il comportamento di voto è influenzato dal “principio ideologico”.


Curiosamente i partecipanti sono più portati a votare per un candidato che parla
di ideologia senza fornire dati o il contrario. Questo risultato contraddice
l’ipotesi iniziale per la quale I partecipanti dovevano essere più inclini a votare
chi gli avrebbe fornito entrambe queste cose.

La percezione di vaghezza, concretezza e persuasività del discorso politico è


soggetta alla presenza del principio ideologico: i messaggi in cui manca o è
poco presente sono percepiti come più vaghi, meno concreti e meno persuasivi.
Come ipotizzato, il messaggio è percepito come più vago e generico quando
sono assenti sia il principio che le informazioni dettagliate, ma anche quando
sono entrambi presenti. Questo risultato sembra supportare la tesi che in
presenza di entrambi I tipi di informazioni i partecipanti siano soggetti ad un
sovraccarico cognitivo. Il messaggio è percepito come concreto, preciso e
persuasivo soprattutto in presenza del principio e in assenza di informazioni o
viceversa.

L’analisi riguardo alla chiusura cognitiva evidenzia inoltre come il bisogno di


chiusura cognitiva aumenta la percezione del messaggio come vago e generico
e conferma l’idea che una tale disposizione può essere uno strumento per
un’analisi più approfondita del discorso politico perché permette di scovare
l’ambiguità nascosta.
Discussione

Da questi dati emerge come la presenza di un principio ideologico influenzi


l’impressione dei partecipanti più della presenza di dettagli. I risultati indicano
due diversi profili comunicativi del politico e due principali condizioni in cui
non è ritenuto vago: da una parte il politico ideologico che non perde tempo con
i dettagli, dall’altra parte il politico “tecnico” che si impegna a dare
informazioni senza legarle alla sua idea politica.

Nuove ricerche dovranno ripetere questi studi su più larga scala, con
partecipanti di diverse età e bilanciati in genere. Dovranno anche tenere conto
delle variabili come l’orientamento politico, il livello di comprensione del
discorso politico, differenze culturali ecc.

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%20Vagueness_Final_Resub.pdf

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