1. Introduzione
Quando qualcuno ci dice cosa dovremmo fare, le nostre future azioni non sono
condizionate solo da cosa dice, ma anche dall’impressione che abbiamo del
parlante. Non siamo persuasi solo dal “logos”, l’argomento razionale, ma anche
dal “pathos”, le emozioni che ci fa provare, e dall’“ethos”, l’immagine di
onestà, sincerità e benevolenza che abbiamo del’Oratore.
Quando un parlante è vago, sia la parte razionale della sua argomentazione che
l’immagine che abbiamo di lui sono a rischio. Dall’altra parte la vaghezza può
dare l’impressione di apertura mentale che provoca pathos.
Come ci rendiamo conto che un politico parla in modo vago? Quale criterio
definisce il discorso politico come “vago”? La vaghezza non è mai stata
studiata da un punto di vista cognitivo.
Quando le persone parlando esse sono tenute ad essere più pertinenti possibile
in qualità e quantità. A volte però si ritrovano ad avere meno informazioni di
quanto credessero o a veicolarne meno di quante ne possiedano e questo le
rende vaghe.
La nozione di vaghezza è già stata analizzata in filosofia facendola discendere
dalla limitatezza della mente umana. In linguistica è vista come una
caratteristica tipica della lingua in mancanza di una linea di demarcazione netta
tra categorie che lascia spazio a creatività ed innovazione.
In termini cognitivi, adottando un’ottica di credenze e scopi, la vaghezza è
definita come una proprietà della conoscenza e/o una proprietà della
comunicazione del parlante. La vaghezza differisce dall’incertezza perché si
può avere una vaga idea di qualcosa, un vago ricordo di un evento, eppure
essere certi che sia avvenuto. E’ l’opposto della “precisione”, che riguarda il
ricordo dei dettagli e si differenzia dall’approssimazione, che è una mancanza
di precisione legata agli aspetti quantitativi. Nella comunicazione una persona
può essere vaga perché ha una conoscenza vaga o perchè sceglie
deliberatamente di esserlo (reticenza) per proteggere l’interlocutore, se stesso o
altri.
Altri studi hanno analizzato la “vaghezza dei segnali” (parole, gesti, posture,
espressioni facciali) utilizzate sia quando il parlante vuole rendere noto (o
scusarsi) di star fornendo meno informazioni di quante ne richieda il Principio
di Cooperazione o quando accusa l’interlocutore di essere vago. Hanno inoltre
distinto i segnali della vaghezza da quelli della ricerca di parole,
approssimazione ecc. Altri studi hanno analizzato i segnali multimediali della
vaghezza nella comunicazione politica.
Per rispondere a queste domande sono stati condotti degli studi sul discorso
politico, uno quantitativo ed uno qualitativo che hanno aperto varie domande
per studi futuri.
(Metodo)
(Risultati)
Vaghezza
-pertinente
-dritto al punto (una metafora ricorrente per ciò che non è vago è qualcosa che
colpisce il centro, che va dritto e non perde la strada)
-contiene dettagli
Ma uno che non va dritto al punto è anche uno che potrebbe non saper gestire
l’argomento nella sua completezza. Più in generale una delle condizioni per non
essere vaghi è la chiarezza, spesso rappresentata con parole tipo “spiegare” e
“chiaro”.
Inoltre, per non essere vago, un discorso deve chiarificare la posizione del
parlante e la conclusione a cui giunge.
Genericità
-preciso
-conciso
-completo
-chiaro
-concreto
Precisione
- Pertinenza
- Dritto al punto
- Chiarezza
- Dettagli
- Analisi approfondita
Stranamente due soggetti fanno anche una differenza tra precisione e presenza
di dettagli. Un altro criterio inaspettato è un possibile effetto della precisione:
provocare interesse.
Sincerità
Persuasività
(Metodo)
A 48 partecipanti (32 femmine e 16 maschi, età media 30 anni, range d’età 15-
65) sono state assegnate quattro condizioni sperimentali che consistevano in
quattro differenti messaggi, dunque ogni partecipante ha letto un differente
messaggio in base alla condizione assegnata. Dato che i partecipanti erano
pochi non è stato tenuto conto delle differenze legate all’età.
Abbiamo ipotizzato che un discorso sia percepito come vago quando non
fornisce un principio ideologico o quando non fornisce dettagli. Questi due
caratteri sono stati considerati le due variabili indipendenti, mentre quelle
dipendenti erano i comportamenti di voto.
Le quattro versioni del frammento sono state costruite in questo modo:
Domanda:
+P+D
Dovrebbe essere aggiustata. Penso che la riforma del lavoro sia una cosa
positiva, anche se con i suoi limiti. Ci sono dei diritti, tipo quello al lavoro,
che non possono essere contrattati. Proponiamo una cosa semplice *serie di
informazioni, percentuali, numeri e date*. La proposta è di rendere le norme più
snelle e trasparenti.
-P+D
Dovrebbe essere aggiustata. Penso che la riforma del lavoro sia una cosa
positiva, anche se con i suoi limiti. Proponiamo una cosa semplice *serie di
informazioni, percentuali, numeri e date*. La proposta è di rendere le norme più
snelle e trasparenti.
+P-D
Non mi piace, l’aggiusterei. Credo che la nuova riforma del lavoro sia un
insulto alla civilizzazione. La legge precedente imponeva di riassumere le
persone licenziate senza giusta causa; con questa legge invece che essere
riassunti gli vengono solo dati un po’ di soldi. Penso che prima di tutto debbano
esserci dei diritti come quello al lavoro che non possono essere contrattati.
Inoltre penso che in questo campo, avere una serie di contratti diversi significa
mancanza di lavoro per i giovani.
-P-D
L’ipotesi era che l’ultima condizione (-P-D) sarebbe stata percepita come più
saga e generica e meno precisa, coerente e persuasiva, mentre la prima(+P+D)
sarebbe stata considerata la più concreta e persuasiva.
I partecipanti dovevano rispondere ad un questionario ed assegnare un voto fino
a sette sulla scala di Likert al messaggio in termini di vaghezza, concretezza,
chiarezza, interesse, genericità, persuasività, precisione, sincerità e accordo
sull’opinione del politico. Per ogni aspetto gli è poi stato chiesto il motivo per
verificare se ci fossero differenze nella concezione di questi aspetti e nella
concezione delle differenze tra vaghezza e genericità, vaghezza e precisione,
vaghezza e concretezza.
E’ stato poi incluso un controllo per valutare il grado in cui il messaggio è stato
percepito come valutativo, ideologico, informativo e tecnico. Questo controllo è
detto “manipulation check”. Infatti una minaccia alla validità di una ricerca è
costituita dalle variabili indipendenti, poiché ipotizzate dal ricercatore. Ogni
soggetto della ricerca può avere delle proprie idee e questo può interferire con
le variabili indipendenti. Il manipulation check consiste nel verificare se la
manipolazione sperimentale è effettivamente rappresentativa del costrutto
ipotizzato.
Risultati
Sulla base di questo possiamo dire che I messaggi sono stati percepiti in
maniera differente, nonostante la stessa situazione sperimentale, e quindi la
manipolazione ha avuto successo.
2. Comportamento di voto
Nuove ricerche dovranno ripetere questi studi su più larga scala, con
partecipanti di diverse età e bilanciati in genere. Dovranno anche tenere conto
delle variabili come l’orientamento politico, il livello di comprensione del
discorso politico, differenze culturali ecc.
http://www.comunicazione.uniroma3.it/UserFiles/File/Files/1403_Political
%20Vagueness_Final_Resub.pdf