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Introduzione
Nelle precedenti lezioni è stato evidenziato come la rilevazione e lo scambio delle informazioni
rappresentano delle attività essenziali per la gestione di una impresa in quanto consentono di “porre
in collegamento” le varie parti del sistema azienda, supportano l’elaborazione delle strategie e la
definizione degli obiettivi da conseguire, guidano la valutazione delle performance e permettono di
individuare le modalità organizzative da adottare. È stato, inoltre, analizzato che esistono diversi
tipi di informazione, che abbiamo suddiviso in quantitative e non quantitative. Tra le quantitative si
è fatto cenno alle informazioni di bilancio e di contabilità generale, che riguardano tutte quelle
informazioni utilizzate dal management e dagli stakeholder, al fine di comprendere ed analizzare le
prestazioni economiche dell’organizzazione e, quindi, il suo andamento.
In questa lezione (e nella successiva) ci si concentrerà sull’analisi della contabilità generale, degli
strumenti da essa utilizzati (principi contabili) e del suo output (bilancio di esercizio).
In base alle finalità specifiche, è possibile distinguere tra bilancio civilistico, bilancio rettificato ai
fini fiscali e bilancio gestionale.
Bilancio ai fini civilistici: disciplinato dal codice civile e dal D.Lgs. 127/1991, ha la finalità
di fornire una conoscenza periodica ed attendibile del risultato economico conseguito
durante l’esercizio, nonché della consistenza patrimoniale dell’azienda in qualità di garanzia
e tutela dei diritti dei terzi creditori.
ESEMPIO
Gli utilizzi delle informazioni da parte degli stakeholder
Le informazioni del bilancio ai fini civilistici possono essere utilizzate dai creditori per valutare le prospettive
di recupero del proprio credito; gli azionisti invece utilizzano le informazioni del bilancio per capire in che
modo gli amministratori utilizzano le risorse, nonché per trarre indicazioni utili sulle capacità dell’azienda di
produrre redditi capaci di offrire una congrua remunerazione del capitale investito.
Il bilancio rettificato ai fini fiscali che, in realtà, è più una dichiarazione dei redditi, è un
documento in cui viene individuato il reddito imponibile, che si ottiene attraverso la rettifica
dell’utile determinato attraverso il bilancio civilistico.
Il bilancio gestionale, invece, è slegato da obblighi normativi di redazione. Ciascuna
azienda, in base al proprio settore e caratteristiche distintive, potrà utilizzare schemi e criteri
differenti. Tuttavia, a prescindere dai criteri, utilizzati, il fine del bilancio gestionale è quello
di comprendere in che modo si è formato il risultato economico dell’azienda e come si
presenta la struttura patrimoniale della stessa. Inoltre, è utile per individuare l’attitudine
dell’azienda di creare redditi e flussi di cassa in una prospettiva temporale ampia tali da
creare un valore per gli azionisti (poiché in grado di offrire una remunerazione congrua del
capitale investito). Il bilancio gestionale, quindi, è uno strumento di fondamentale
importanza per la programmazione ed il controllo dell’azienda.
L’art. 2423 del codice civile, individua i documenti di cui si compone il bilancio. In particolare
questi sono:
1. Lo Stato Patrimoniale;
2. Il Conto Economico;
3. La nota integrativa.
Tuttavia, è possibile definire che i due documenti “cardine” del bilancio di esercizio sono lo Stato
Patrimoniale ed il Conto Economico.
In particolare lo Stato Patrimoniale fornisce una vera e propria “fotografia” del capitale
dell’azienda, rappresentandone la situazione istantanea alla data di bilancio. Normalmente viene
redatto a sezioni divise e contrapposte: in una viene evidenziata la provenienza del capitale, mentre
nell’altra la destinazione.
Nella prima sezione, denominata in modo convenzionale “Passivo”, vengono evidenziate le “fonti”
del capitale; in questo senso si è soliti distinguere tra il capitale di proprietà (o Patrimonio Netto),
costituito dai versamenti iniziali dei soci e dagli utili, e capitale di debito, costituito invece da tutte
le altre forme di finanziamento (mutui, debiti verso fornitori, prestiti obbligazionari, debiti in
generale). Nella seconda sezione, denominata convenzionalmente “Attivo”, vengono iscritte le
modalità di impiego del capitale: immobilizzazioni, crediti, disponibilità liquide, etc.
In altre parole, è possibile affermare che nella sezione “attivo” vengono riportati tutti quegli
investimenti necessari all’azienda per svolgere al meglio la propria attività, mentre nel “passivo”
vengono inseriti i mezzi di cui si è dotata l’azienda per poter finanziare quegli investimenti. Inoltre,
tali mezzi sono in parte degli azionisti (cioè il Patrimonio netto - o mezzi propri – il quale è
costituito dal capitale sociale, dalle riserve e dagli utili o perdite d’esercizio) ed in parte di terzi (si
pensi ai debiti verso fornitori, verso banche, dipendenti, Erario).
Il totale delle attività deve coincidere con la somma di Passività e Patrimonio Netto. Quest’ultimo è
costituito dalla somma algebrica di Capitale Sociale (coincidente con il totale dei versamenti dei
soci), Riserve di Capitale o di utili non distribuiti e l’utile o la perdita registrati nell’esercizio d i
riferimento.
La seguente figura illustra la composizione dello schema di Stato Patrimoniale.
Se lo Stato Patrimoniale, come si è visto, costituisce una “istantanea” della situazione aziendale al
termine dell’esercizio, il Conto Economico può essere considerato il film che conduce a
quell’ultimo fotogramma. In altre parole, mentre lo Stato Patrimoniale accoglie grandezze “di
stock”, il Conto Economico evidenzia i flussi economici.
Il Conto Economico, infatti, misura il “reddito di esercizio” come differenza tra ricavi e costi di
competenza dell’esercizio; il reddito, sia esso un utile (ricavi>costi) piuttosto che una perdita
(ricavi<costi), nei fatti, altro non è che la variazione che il Patrimonio Netto ha subito nel corso
dell’esercizio per effetto della gestione.
A differenza dello Stato Patrimoniale, normalmente per il Conto Economico si predilige la forma di
un prospetto scalare nel quale si espongono in sequenza i dati reddituali suddivisi in aggregati
gestionali significativi in modo da determinare, in un’unica sezione – partendo dai ricavi di vendita
e sottraendo ad essi, via via, tutti i costi – il reddito netto d’esercizio.
Per poter stabilire qual è il risultato economico di un’azienda, è indispensabile ricorrere a delle
convenzioni, poiché la gestione è un qualcosa di continuo nel tempo, che non è possibile spezzare.
Pertanto, per determinare il reddito d’esercizio, utilizzeremo un arco temporale annuale, in cui si
determineranno i componenti (positivi e negativi), le operazioni di integrazione (ecc.) che si
ispirano ai principi di redazione di cui si parlerà nel prosieguo della trattazione.
Il conto economico può essere considerato in forma dinamica. In tal senso ci si riferisce alle
operazioni legate alla gestione caratteristica, per cui, seguendo il ciclo logistico-operativo, si ha la
possibilità di evidenziare qual è il risultato economico in conseguenza delle operazioni gestionali
(come delineato nella figura sottostante).
Processi di supporto
Il raccordo tra Stato Patrimoniale e Conto Economico è il risultato d’esercizio, definito come utile
o perdita. Tale relazione è schematizzata nella seguente figura:
In particolare, possiamo definire che lo Stato Patrimoniale al 01/01/X (che nei fatti coincide con lo
Stato Patrimoniale finale al 31/12/X-1, con l’unica differenza che l’utile dell’esercizio X-1 non
viene evidenziato o perché distribuito o perché accantonato a riserva) sintetizza la composizione del
patrimonio all’inizio dell’esercizio X. A partire da tale data il Conto Economico registra nel
dettaglio tutte le cause di variazione (ricavi e costi) della “ricchezza aziendale” dal 1 gennaio al 31
dicembre dell’anno X. Lo Stato Patrimoniale redatto al 31/12/X registrerà, quindi, tutte le variazioni
intervenute sia nella composizione delle voci dell’attivo e del passivo che l’eventuale variazione
nell’ammontare del capitale netto. Pertanto, il fil rouge che lega lo Stato Patrimoniale ed il Conto
Economico è, dunque, proprio il reddito di esercizio, che individua gli effetti della gestione sul
patrimonio netto.
A differenza del conto economico, che dà una rappresentazione dinamica della formazione del
risultato d’esercizio, lo Stato Patrimoniale consente di determinare l’utile o la perdita d’esercizio in
modo statico, attraverso il confronto tra il patrimonio netto di inizio e fine periodo.
Accanto a Stato Patrimoniale e Conto Economico, il Codice Civile prevede altri documenti
obbligatori per il bilancio di esercizio. Si tratta della Nota Integrativa e di altri documenti “a
corredo” (Relazione sulla Gestione, Relazione del Collegio Sindacale e dell’organo di controllo
contabile, Conti d’ordine, etc.). Il contenuto della Nota Integrativa è definito principalmente
dall’art. 2427 c.c., che elenca le informazioni che devono essere date con riferimento alle
valutazioni operate, ai movimenti delle poste, alla composizione di talune voci, etc. In sostanza,
essa accoglie le informazioni, espresse con linguaggio verbale ed eventualmente simbolico, volte a
chiarire quelle inserite nel Conto Economico e nello Stato Patrimoniale, così da rendere questi
prospetti maggiormente intellegibili, attendibili e comparabili. Presenta cioè le informazioni che
non hanno un’espressione contabile e commenta i criteri di valutazione applicati ed i principi
contabili utilizzati (di cui si parlerà nel prosieguo).
Nel dettaglio, la Nota Integrativa deve contenere informazioni su:
i contenuti e la classificazione delle voci;
le variazioni nella situazione patrimoniale e finanziaria;
la gestione finanziaria;
la partecipazione in altre società;
i titoli emessi dalla società;
La Relazione sulla Gestione, il cui contenuto è disciplinato dall’art. 2428 c.c., è sviluppata dal
soggetto preposto all’amministrazione dell’azienda e racchiude le informazioni necessarie affinché
si possa inserire il bilancio di esercizio in un quadro di riferimento. In particolare essa deve
contenere:
un’analisi fedele, equilibrata ed esauriente della situazione della società;
un’analisi dell’andamento e del risultato della gestione, nel suo complesso e nei vari settori
in cui la società ha operato, con particolare riguardo ai costi, ai ricavi ed agli investimenti;
una descrizione dei principali rischi e delle principali fonti di incertezza cui la società è
esposta.
La Relazione del Collegio Sindacale è, unitamente alla relazione che – per le società soggette per
legge a certificazione o che volontariamente a questa si vogliono sottoporre – l’organo esterno
responsabile del controllo contabile effettua in merito alla gestione, uno dei due possibili documenti
contenente “giudizi” sul bilancio espressi da organi di controllo.
I Conti d’Ordine sono, in calce allo stato patrimoniale, le garanzie prestate direttamente o
indirettamente (ad esempio fideiussioni, avalli, garanzie personali, garanzie reali) ad altre imprese.
Gli Allegati sono costituiti da documenti inseriti solo dalle imprese che hanno partecipazioni di
controllo (delle quali devono fornire copia dei bilanci integrali dell’ultimo esercizio) o di
collegamento (delle quali devono fornire un prospetto riepilogativo dei dati essenziali) con altre
imprese.
Per quanto riguarda il criterio di iscrizione dei valori in bilancio, mentre il modello europeo è
dominato dal principio del “costo storico”, in quello IAS/IFRS prevale il criterio del fair value. Con
il primo i beni ed i diritti sono iscritti nello Stato Patrimoniale in base al costo sostenuto per la loro
acquisizione o la loro produzione interna da parte dell’azienda. Il fair value, invece, o “valore
equo”, corrisponde al cosiddetto “valore di mercato” (o “valore corrente”) dei beni e dei diritti.
Nella nuova definizione fornita dal principio IFRS 13, emanato di recente, tale valore è definito
come il prezzo che, alla data di rilevazione, “ordinariamente sarebbe incassato dalla vendita di
un’attività oppure dovrebbe essere pagato per trasferire una passività”.
Nel modello europeo, poi, le valutazioni devono essere improntate al “criterio della prudenza”,
che consiste nel valutare le voci di bilancio in modo da imputare al conto economico le “perdite
presunte”, ma non gli “utili sperati” o “realizzabili”; elementi questi che, al contrario, il modello
IAS/IFRS, improntato al principio del mark to market, impone di iscrivere in bilancio. Ne consegue
che, mentre il risultato economico emergente dal modello europeo consiste nel reddito
effettivamente realizzato, il modello IAS/IFRS conduce alla evidenziazione di un reddito
“potenziale” che non necessariamente coincide con quello concretamente prodotto dall’impresa.
In Italia l’applicazione dei principi contabili internazionali, obbligatoria per alcune tipologie di
società, è disciplinata dal D.Lgs. n. 38/2005. In estrema sintesi, il citato decreto dispone che:
a. le società emittenti strumenti finanziari ammessi alla negoziazione in mercati regolamentati
di qualsiasi stato membro dell’Ue,
b. le società aventi strumenti finanziari diffusi tra il pubblico (cfr. articolo 116 del D. Lgs n.
58/1998),
c. le banche italiane, le società finanziarie capogruppo dei gruppi bancari (cfr. articolo 64
D.Lgs n. 385/1993), le Sim, le Sgr, le società finanziarie iscritte all’elenco speciale di cui
all’articolo 107 del D.Lgs n. 385/1993, gli istituti di moneta elettronica (cfr. Titolo V-bis del
D.Lgs. n. 385/1993),
siano obbligate a redigere in conformità ai principi contabili internazionali il bilancio consolidato a
partire dall’esercizio chiuso o in corso al 31/12/2005 ed il bilancio di esercizio a partire
dall’esercizio chiuso o in corso al 31/12/2006.
L’obbligo di redigere il bilancio consolidato conformemente agli IAS a partire da quello chiuso o in
corso al 31/12/2005 è previsto anche per le società esercenti imprese di assicurazioni.
All’interno delle classi, possono esserci delle voci (che vengono contrassegnate dai numeri arabi)
che, talvolta, possono essere codificate con le lettere minuscole (si veda figura sottostante).
B) Immobilizzazioni macroclasse
III Immobilizzazioni finanziarie classe
1) Partecipazioni in: voce
a. imprese controllate
b. imprese collegate sottovoci
c. altre imprese
C. Attivo Circolante
L’attivo circolante rappresenta quel complesso di investimenti che rimangono in azienda per un
breve periodo di tempo in quanto destinate ad un rapido impiego produttivo. I valori dell’attivo
circolante devono essere iscritti in bilancio al netto delle rettifiche di valore. Sono iscritti nell’attivo
circolante le rimanenze, i crediti, le attività finanziare che non costituiscono immobilizzazioni e le
disponibilità liquide.
Lo schema di conto economico prevede cinque raggruppamenti, che vengono indicati con le lettere
maiuscole. Oltre al valore informativo finale, sul risultato dell’esercizio in termini di utile o perdita,
tale schema evidenzia due risultati intermedi con un elevato valore informativo; inoltre, per ciascun
raggruppamento sono presenti ulteriori livelli di dettaglio, che vengono indicati con i numeri arabi e
con le lettere minuscole.
In questo schema di conto economico, si evidenziano chiaramente quattro aree di gestione che
concorrono alla formazione del reddito:
gestione operativa (caratteristica), che comprende tutte le operazioni gestionali relative
all’insieme delle attività produttrici di reddito, ossia tutte le attività che producono costi e
ricavi all’interno del ciclo acquisti-produzione-vendita dell’azienda in un dato esercizio
(raggruppamenti A e B);
gestione finanziaria, che comprende le operazioni connesse con il finanziamento del
capitale investito nella gestione operativa e che, quindi, producono oneri e proventi legati
alle transazioni finanziarie con banche e altri enti (raggruppamento C);
gestione straordinaria, che comprende tutti i fatti gestionali che non attengono
all’operatività dell’impresa o che competono a più esercizi trascorsi (raggruppamento E);
gestione tributaria, che include quei componenti di reddito non connessi all’acquisto di
fattori produttivi, ma che rappresentano quote di reddito prodotto di competenza
dell’Amministrazione tributaria.
Si analizzeranno ora, nel dettaglio, le singole componenti del Conto Economico.
A. Valore della produzione
Rappresenta il valore contabile di tutto ciò che l’azienda ha prodotto in un determinato periodo di
tempo. In relazione ai beni prodotti, la parte venduta sarà valorizzata al prezzo di vendita, quella
non venduta al costo.
APPROFONDIMENTO: il valore della produzione
1. Ricavi delle vendite e delle prestazioni, rappresenta la somma ricevuta per la vendita di beni e/o
l’erogazione di servizi al netto di sconti, imposte di vendita, ecc;
2. Variazione delle rimanenze in corso di lavorazione, semilavorati e finiti, rappresentano la differenza tra
il valore contabile delle rimanenze rilevato alla fine del periodo (attivo dello Stato Patrimoniale dell’anno in corso),
ed il valore delle stesse all’inizio del periodo (attivo dello Stato Patrimoniale dell’anno precedente).
3. Variazione dei lavori in corso su ordinazione, che è analoga alla precedente voce, ma riferita alle
rimanenze dei lavori in corso su ordinazione;
4. Incrementi di immobilizzazioni per lavori interni, riguarda quegli investimenti ammortizzabili che non sono
stati acquistati dall’esterno, ma sono stati prodotti internamente, il cui costo può essere capitalizzato.
5. Altri ricavi e proventi.
Il primo risultato intermedio di cui si parlava, riguarda la differenza tra valore della produzione
di cui al punto A e costo della produzione di cui al punto B. Questo, in particolare, rappresenta il
risultato della gestione ordinaria dell’azienda. Sebbene rappresenti buona parte dei costi e dei ricavi,
non rappresenta ancora il risultato finale dell’esercizio, che consta di altre voci che analizzeremo
nel prosieguo.
È possibile, ora, calcolare il risultato prima delle imposte attraverso la somma dei saldi relativi ai
punti C, D ed E con la differenza tra valore e costi della produzione.
Risultato prima delle imposte: (A – B) + (+/- C) + (+/- D) + (+/-E)
Successivamente sarà necessario procedere al calcolo delle imposte, che verranno sottratte dal
risultato prima delle imposte al fine di ottenere l’utile (o perdita) d’esercizio.
Bibliografia
CAVALIERI E., (a cura di), Economia aziendale, vol. II, G. Giappichelli Editore, Torino, 1999.
FERRARA L., Che cosa è e come si legge il bilancio, Il sole 24 Ore, Milano, 2010
MASSARI F., (a cura di), Bilanci e applicazioni contabili nelle imprese turistiche, Cacucci Editore,
Bari, 2011
RANALLI F., Il bilancio di esercizio, Aracne, 1996