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ESEDRA
e d i t r i e e
Questo volume è stato pubblicato con la collaborazione
dell'Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Discipline Linguistiche, Comunicative e dello Spettacolo
e con contributi MURST, fondi ex 40% (F.S.2.11.03.02)
I. LA PREMESSA NARRATIVA p. 11
L'occasione autobiografica p. 11
Un'originale configurazione a incastro p. 14
Un modello non molto nascosto p. 20
Una cortigiana che si sacrifica per amore p. 24
La revisione del 1872 p. 40
Tópai romanzeschi e codice spettacolare p. 44
Peripezie di una riduzione teatrale p. 46
DAC = ALEXANDRE DUMAS FILS, La dame aux camélias, préface d'Andre Maurois,
édition établie et annotée par Bernard Raffalli, Paris, Gallimard, 1975.
DAME 1852 = ALEXANDRE DUMAS FILS, La dame aux camélias, pièce en 5 actes, mèlée de
chants, Paris, Giraud et Dagneau, 18525.
DAME 1882 = ALEXANDRE DUMAS FILS, La dame aux camélias, in ALEXANDRE DUMAS
FILS, Théàtre compiei. Édition des comédiens avec les premières préfaces, revue, corrigée et
augmentée de varìantes et de notes inédites, 1 voli., Paris, Calmann-Lévy, 1882-1885,
voi. I, pp. 41-220.
DAME 1923 = ALEXANDRE DUMAS FILS, La dame aux camélias, in ALEXANDRE DUMAS
FILS, Théàtre compiei avec préfaces inédites, 10 voli., Paris, Calmann-Lévy, 1923-1925,
voi. I, pp. 1-188.
DAME RONDEL = ALEXANDRE DUMAS FILS, La dame aux camélias, manoscritto conser-
vato a Parigi presso la Bibliothèque National, Département des arts du spectacle,
segnatura RONDEL MS 1336.
MARGRITIN = FEDERICO GARELLI, Margrìtin die Violette, dramma in tre atti, imitazione
della nota produzione francese di A. Dumas, La Signora delle camelie, in FEDERICO
GARELLI, Teatro Comico in dialetto piemontese, Torino, Gazzetta del popolo, 1876,
voi. X.
alla fine del secolo XIX, 1859-1900. Notizie stanche e statistiche, Imola, Paolo Calcati,
1907.
SCIORA = ALEXANDRE DUMAS FILS, La sdora di cameli, dramma in cinque atti, ridotto
in dialetto da detto Arrighi (Carlo Righetti), in Repertorio del Teatro Milanese,
Milano, Barbini, 1884, fase. 140.
SDC = ALEXANDRE DUMAS FILS, La signora delle camelie, Milano, Mondadori, 1988.
STMC/2 = ROBERTO ALONGE - GUIDO DAVICO BONINO, Storia del teatro moderno e
contemporaneo IL II grande teatro borghese. Settecento-Ottocento, Torino, Einaudi, 2000.
STMC/3 = ROBERTO ALONGE - GUIDO DAVICO BONINO, Storia del teatro moderno e
contemporaneo IH. Avanguardie e utopie del teatro. Il Novecento, Torino, Einaudi, 2001.
TETTONI = ALEXANDRE DUMAS FILS, La signora dette camelie, dramma in cinque atti,
libera versione di Luigi Enrico Tettoni, in PIETRO MANZONI (a cura di), Florilegio
Drammatico ovvero scelto repertorio moderno di componimenti teatrali italiani e stranieri,
Milano, Borroni e Scotti, 1852, III, voi. XI, n. 157.
Manifesti e locandine
3 L'atto di riconoscimento di paternità porta la data del 17 marzo 1831 (cfr. Vie
d'Alexandre Dumas fils (1824-1895), in DAC, pp. 313-324, riferimento pp. 313-314; ENRICO
MONTECORBOLI, Alessandro Dumas figlio, in «Nuova Antologia», 1 febbraio 1896, pp. 417-
444, riferimento a p. 421); per l'episodio del tribunale cfr. HENRY BLAZE DE BURY, Alexandre
Dumas, sa vie, son temps, san oeuvre, Paris, Calmann Lévy, 1885.
4 Cfr. L'affaire Clémenceau, e la préface a La Femme de Claude.
5 Cfr. HENRY LYONNET, La dame aux camélias d'Alexandre Dumas fils, cit, p. 32 e pp. 137-
138.
6 Rappresentato un'unica volta nel 1845, il testo viene pubblicato solo nel Théàtre com-
piei (cfr. VOCE: Dumas Alexandre (fils), a cura di Louis Allard e Niccolo Gallo, in Enciclopedia
dello spettacolo, voli. I-IX, Roma, Sansoni "Le maschere", 1954-1962).
Marguerite Gautier lo induce ad adattare subito l'opera per la scena ma
la pièce, inizialmente proibita dalla censura per la presunta immoralità
dell'argomento trattato, debutta trionfalmente solo quattro anni dopo, il
2 febbraio 1852.
Da questo momento in poi Dumas fils si dedica quasi esclusivamente
al teatro9, affrontando di preferenza temi sociali e morali in una serie di
commedie a tesi che, prendendo spunto dalla sua vita o sviluppando temi
7 VOCE: Dumas Alessandro, in FRANCESCO REGLI, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed
artisti melodrammatici, tragici e comici, maestri, concertisti, coreografi, mimi, ballerini, scenografi,
giornalisti, impresari ecc. che fiorirono in Italia dal 1800 al 1860, Bologna, Forni, 1990 (copia
anastatica di Torino, 1860).
8 Cèsarne (1848); Le docteur Servans, Le roman d'une /emme, Antonine (1849); Tristan le
Roux (1850); Revenants, Diane de Lys et Grangette, Trois hommes forts (1851); Le régent Mustel
(1852); La dame aux perles, Ce que l'on voit tout les jours, Sophie Printemps (1853). Le date si
riferiscono all'anno di pubblicazione (cfr. VOCE: Dumas fils (Alexandre), in HUGO THIEME,
Bibliographie de la littérature franfaise de 1800 a 1930, 2 tomes, Genove, Slatkine, 1983, tome
I, pp. 642-646, riferimento a p. 642).
9 Diane de Lys (1853), Le demi-monde (1855), La question d'argent (1857), Le fils naturel
(1858), Un péreprodigue (1859), L'ami desfemmes £1864), Les idées de M" Aubray (1867), La
prìncesse George (1871), Une visite de noces (1871), L'homme-femme (1872), Lafemme de Claude
(1873), Monsieur Alphonse (1874), L'étrangère (1876), La prìncesse de Bagdad (1881), Denise
(1885), Francìllon (1887), L'affaire Clemenceau (1890). Accanto ai suoi drammi a tesi più
conosciuti, Dumas fils scrive anche lavori teatrali in collaborazione con altri: Alala, drame
lyrique (1848), musica di Varney; Èva, pièce mèlée de chant (1854), con Montjoye e
Deslandes, musica di Montaubry; Comment la trouves-tu?, comédie-vaudeville (1857), con
Pagesis, de Chambrait e Crétet; Un mariage dans un chapeau, buffonnerie (1859), con Vivier;
Le Supplice d'une femme, drame (1865), con de Girardin; Heloise Paranquet (1866), con
Durantin; LeFilleuldePompignac, comédie (1869), conjalin e Fournier; LesDanicheff, come-
die (1876), con de Corvin; La Comtesse Romani (1877), con Fould; Joseph Balsamo, drame
(1878), probabilmente con Dumas pére [non pubblicato]. Le date si riferiscono all'anno
di pubblicazione (cfr. VOCE: Dumas Alexandre (fils), a cura di Louis Allard e Niccolo Gallo,
in Enciclopedia dello spettacolo, cit.; VOCE: Dumas fils (Alexandre), in HUGO THIEME,
Bibliographie de la littérature franfaise de 1800 a 1930, cit., tome I, p. 642; MAURICE DESCOTES,
Lepublic de théàtre et san histoire, Paris, Presses Universitaires de France, 1964, p. 307).
I temi così frequentemente affrontati per le scene si ritrovano anche
nelle ultime produzioni come L'Affaire Clemenceau (1866), la serie di
novelle di riflessione filosofica e sociale Les Entr'actes, o i libelli antifemmi-
nisti e divorzisti10. Nel 1875 viene accolto nell'Académie Frangaise e, pago
del prestigio conseguito, negli ultimi anni di vita abbandona l'attività let-
teraria e sociale per dedicarsi alla passione per l'occultismo e la chiro-
manzia.
II 27 novembre 1895 Alexandre Dumas fils muore a Marly-le-Roi, sei
mesi dopo il suo scandaloso secondo matrimonio con la giovane
Henriette Régnier. La sua tomba si trova a Parigi al cimitero di
Montmartre, dove lo scrittore ha voluto essere sepolto anziché nel mau-
soleo di famiglia di Villers-Cotterèts11. Qui le sue spoglie riposano poco
distante dal sepolcro della donna che ispirò il suo capolavoro.
10 Lesfemme qui tuent et lesfemme qui votent, Pour l'émancipation progressive de lafemme, La
question du divorce (1880); La recherche de la paternité (1883) (cfr. VOCE: Dumas fils
(Alexandre), in HUGO THIEME, Bibliographie de la littérature frangaise de 1800 a 1930, di., tome
I, p. 642; Note bibliographique, B. Autre ceurrres d'Akxandre Dumas fils, in DAC, pp. 367-368).
11 Cfr. BERNARD RAFFALLI, La dame aux camélias dans l'osuvre de Dumas, in DAC, pp. 340-
347, riferimento a p. 346.
12 GEORGE JACQUES, La dame aux camélias, roman de Dumas fils: une réhabilìtation nécessaire,
in «Les Lettres Romanes», n. 4,1983, pp. 259-285, citazione a p. 259.
trasparire dalle pagine dell'opera è soprattutto la sostanziale inesperienza
del giovane Autore, quell'ingenuità che in seguito molti si sarebbero inu-
tilmente sforzati di imitare.
Il testo si apre con un Narratore che, imbattutosi in un avviso d'asta a
causa di un decesso, decide di recarsi a visitare l'appartamento in questio-
ne. Curiosando tra mobili e suppellettili, scopre di essere nella lussuosa
abitazione di Marguerite Gautier, una mantenuta morta tre settimane
prima, coperta di debiti. Nonostante non si siano mai conosciuti perso-
nalmente, egli indugia ricordandone la bellezza, la diversità di comporta-
mento rispetto alle altre mantenute e il curioso soprannome, "signora
dalle camelie", dovuto ai fiori di cui amava circondarsi. In particolare
ricorda come, ammalatasi di tisi, negli ultimi anni vivesse unicamente con
un vecchio duca, che rivedeva in lei la figlia morta dello stesso male. Il
giorno della vendita, quando tra i molti oggetti viene messo all'asta il
libro Manon Lescaut, non può esimersi dal rilanciare l'offerta fino ad assi-
curarselo per cento franchi.
A causa di questo volume nasce l'incontro con l'amante della donna
scomparsa, Armand Duval, che in preda a una forte emozione chiede di
poterlo ricomprare. Dopo aver mostrato una lettera di Marguerite
morente, il giovane si impegna a tornare per raccontare la storia del loro
amore. Dopo qualche tempo, non avendo più avuto sue notizie, il
Narratore si reca al cimitero dove è stata sepolta la donna. Dal giardinie-
re viene a sapere che Armand è andato dalla sorella della defunta a chie-
dere l'autorizzazione a riesumarne la salma, per trasferirla in una conces-
sione perpetua e poterla così rivedere un'ultima volta. Al suo ritorno, i
due uomini assistono insieme all'apertura della bara ma, alla vista del
volto in decomposizione, Duval viene colto da una violenta crisi nervosa.
Una volta ristabilitosi, inizia il suo racconto.
La prima volta che si imbatte in Marguerite rimane folgorato nel
vederla scendere da un calesse ed entrare in un negozio; la seconda,
quando un amico si offre di presentargliela, si comporta goffamente ren-
dendosi conto che è una mantenuta. Da quel giorno la incontra in vari
tosse prende il sopravvento su Marguerite, Armand la scongiura di curar-
si dichiarandole il suo amore. Scoperta la lunga dedizione dell'uomo, la
cortigiana si commuove e gli permette di divenire suo amante, a patto
che obbedisca ciecamente a ogni suo desiderio. Il giovane non riesce
però ad accettare l'idea che lei riceva, oltre al vecchio duca, un altro
uomo, e quando gli viene proposto di andare a trascorrere l'estate in
campagna rifiuta, intuendo che il conte di G... sarebbe stato il mecenate
della loro felicità, al pari del signor B... per Manon Lescaut e des Grieux.
La sera successiva, vedendo salire in casa di Marguerite il conte, dopo
esserne stato allontanato con una scusa, in preda alla gelosia le scrive un
impertinente biglietto d'addio. Non ricevendo alcuna risposta e penten-
dosi del gesto, implora il suo perdono.
Dopo una lunga spiegazione, Armand accetta la parte di "amante del
cuore", le regala il libro Manon Lescaut e, per poterle comunque offrire
alcuni costosi "capricci", si fa prendere dalla febbre del gioco. L'amore
del giovane lentamente cambia le abitudini di Marguerite che, dopo sei
settimane, lascia definitivamente il conte. In seguito a una gioiosa giorna-
ta trascorsa a Bougival, riprendono il progetto di affittare una casa in
campagna, questa volta a spese del vecchio duca. La vita tranquilla e l'a-
more di Armand, con cui vive ormai pubblicamente, trasformano a tal
punto la mantenuta che, rinunciando alla protezione economica, all'insa-
puta dell'amante, comincia a vendere gran parte dei suoi beni per poter
essere libera da ogni legame col passato.
Il giovane, informato da Prudence di tanta generosità, le offre di
impegnare il suo patrimonio per renderle i gioielli venduti, ma
Marguerite gli espone il proprio progetto: dopo aver alienato il super-
fluo, col ricavato avrebbe affittato un appartamento più modesto, rima-
nendo indipendente e padrona di se stessa. Accolto con gioia il suo dise-
gno, Duval decide di intestarle una piccola rendita ereditata dalla madre
morta. Mentre fervono i preparativi della nuova abitazione, il padre di
Armand, giunto a Parigi, manda a chiamare il figlio e, dopo averlo rim-
proverato aspramente per la scandalosa relazione, gli impone di lasciare
ripresenta a Parigi e, per ripicca, diviene l'amante di Olympe, una corti-
giana con cui non perde occasione di maltrattare e umiliare l'antica
amante. Un ennesimo sgarbo costringe Marguerite, ormai estenuata nel
fisico e nello spirito, a recarsi dal giovane per implorare grazia. Armand
chiede inutilmente una spiegazione per la loro rottura e, vedendosi
comunque rifiutato dopo una notte d'amore, le invia del denaro a paga-
mento della prestazione, che gli viene restituito. Quando infine la donna
decide di partire per l'Inghilterra, il giovane s'imbarca per un lungo viag-
gio in Oriente.
A questo punto termina il racconto di Armand che, spossato dai tristi
ricordi, si addormenta e offre il pretesto al Narratòre di leggere il diario
di Marguerite. In un lungo passaggio la donna svela finalmente il motivo
del suo abbandono. Racconta come uno degli ultimi giorni di Bougival
Duval padre si sia recato a trovarla. Dapprima rammentandole l'impossi-
bilità di un futuro decoroso per il loro amore, poi insinuandole una futu-
ra stanchezza nella relazione, infine prendendo a pretesto il discredito
gettato sull'onore della figlia in procinto di sposarsi, egli riesce a convin-
cerla a lasciare Armand. Il diario continua con il minuto resoconto degli
ultimi mesi di vita della cortigiana: la malattia, la solitudine, il sequestro
dei beni. Le ultime pagine vengono redatte da Giulia Duprat, l'amica che
veglia al suo capezzale. Alla fine della lettura, dopo aver accompagnato
Armand da Prudence, da Giulia, a visitare la tomba di Marguerite, e infi-
ne presso la sua famiglia, il Narratore inizia a trascrivere la storia che gli è
stata riferita.
Il romanzo utilizza l'espediente abbastanza convenzionale di introdur-
re il lettore all'interno della vicenda attraverso la presenza di un narrato-
re che si rende contemporaneamente mediatore delle emozioni e testi-
mone della veridicità dei fatti esposti. La novità rispetto al passato risiede
nell'assenza di qualsiasi mascheramento da parte del soggetto narrante,
che sin dall'inizio si mostra apertamente nella propria qualità di garante.
Dichiarando francamente la sua "inesperienza", non solo il Narratore si
inventa un mezzo per inferire la propria assoluta incapacità di creare per-
palesa il suo ruolo di doppio anche nei confronti del giovane uomo.
Saranno proprio i numerosi paralleli tra le due figure, presenti in gran
parte del testo, a rafforzare e definire implicitamente il forte legame auto-
biografico tra il protagonista e l'Autore, suggerito persine dall'identità
delle iniziali (Alexandre Dumas, Armand Duval)14. Al racconto in prima
f
persona della cornice (capitoli I-VI e XXVII), si sostituisce, con un'origi-
-f
nale configurazione a incastro, non solo la confessione di un narratore di
secondo grado, Armand Duval (capitoli VII-XXIV), ma anche il diario in
forma epistolare tenuto dalla donna nei suoi ultimi mesi di vita (capitoli
XXV-XXVI), cui è affidato il resoconto rivelatore della vicenda, insieme
alla testimonianza dell'agonia e della sua morte redatta dall'amica.
Attraverso la presenza di più narratori, si introduce e si giustifica una
seconda peculiarità strutturale del romanzo: il racconto si sviluppa secon-
do due diversi piani temporali che permettono di iniziare l'esposizione
della vicenda principale dal suo epilogo, la morte della cortigiana. I capi-
toli che abbiamo identificato come cornice si svolgono in un arco di
tempo di poco più di un mese (dal 12 marzo 1847, giorno in cui il narra-
tore legge l'avviso d'asta, a circa la metà del seguente aprile), mentre le
vicende rievocate dal secondo narratore abbracciano i due anni prece-
denti (dalla primavera 1845 fino all'autunno 1846). Alle pagine del dia-
rio infine è affidato il compito di colmare il lasso di tempo che permette
il ricongiungimento del passato con il momento iniziale (dal 20 dicem-
bre 1846 al 22 febbraio 1847, data del funerale), fornendo inoltre il tas-
sello mancante agli episodi riferiti in precedenza.
Questo tipo di struttura a inversione temporale, congiunta con altre
acronie disseminate in tutto il testo, comporta prima di tutto la coscienza
13 Cfr. SDC, p. 15; TADEUS KOWZAN, Le mythe de la Dame aux camélias: du mélodrame au
mélodmmatisme, in «Revue des Sciences Humaines», n. 162, 1976, pp. 219-230, riferimento
a p. 222.
14 Cfr. GEORGE JACQUES, La dame aux camélias, roman de Dumas fils: une réhabilitation néces
saire, cit., pp. 278-280.
poco confessabili tentazioni voyeuristiche»16. Attraverso le indiscrezioni
del Narratore si penetra nel suo appartamento e se ne conoscono la con-
dizione di cortigiana, le dispendiose abitudini e l'insolita bellezza, men-
tre con l'arrivo dell'amante sconvolto dal dolore si assiste alla descrizione
di una donna buona e rassegnata, della cui bellezza non rimane altro che
un cadavere in decomposizione. Solo con l'inizio del racconto di Armand
la donna è finalmente viva e protagonista.
Il sapiente indugio e la lenta progressione utilizzati nell'esposizione
delle vicende legate al padre di Armand (capitoli XX-XXII) creano infi-
ne un effetto di suspense, preparatorio al colpo di scena della lettera
dove Marguerite annuncia di essere divenuta l'amante di un altro uomo.
Ma le motivazioni di questo gesto e la conseguente agnizione vengono
riferiti al lettore solo alla fine, attraverso le pagine di quel diario, che
Armand ha già letto quando inizia la sua esposizione.
Accanto a quella determinata dai narratori e dal tempo del racconto,
George Jacques individua una rigorosa relazione strutturale anche tra la
suddivisione interna del testo e il suo contenuto. Secondo la sua lettura, i
ventisette capitoli, facendo perno sul quattordicesimo (quello della
prima rottura tra i protagonisti), si disporrebbero a due a due in corri-
spondenza simmetrica. Così il Narratore da curioso osservatore dell'ap-
partamento della cortigiana (primo capitolo), si trasforma in scrittore e
autentico doppio di Duval nell'ultimo, mentre i ragguagli sui doni e i
ricordi contenuti nei capitoli secondo e terzo, rivelano il loro profondo
significato solo alla luce delle spiegazioni della cortigiana (capitoli venti-
cinquesimo e ventiseiesimo). Armand entra in scena solo nel quarto capi-
tolo e allo stesso modo scompare dal romanzo nel ventiquattresimo. La
visita al cimitero (quinto capitolo) corrisponde al ballo di Olympe, da cui
15 Cfr. ANGELO MARCHESE, L'officina del racconto. Semiotica della narratività, Milano,
Mondadori, 1983, p. 135; GERARD GENETTE, Figure III. Discorso del racconto, Torino, Einaudi,
1986, p. 83.
16 GIOVANNI BOGLIOLO, Introduzione a SDC, pp. 3-9, citazione a p. 5.
della sera a teatro e la doccia fredda del richiamo ai legami familiari. Allo
stesso modo Marguerite si mostra frivola e superficiale nel nono capitolo,
quanto semplice e innamorata nel diciannovesimo. Se poi alla confessio-
ne (decimo capitolo) corrisponde il rimorso (diciottesimo capitolo),
quando Marguerite diventa finalmente l'amante di Armand (undicesimo
capitolo), la relazione acquista un aspetto definitivo solo rompendo i rap-
porti con il duca (diciassettesimo capitolo). Infine come alla gelosia
(dodicesimo capitolo) si contrappone la spensieratezza (sedicesimo capi-
tolo), all'inganno (tredicesimo capitolo) segue il perdono (quindicesimo
capitolo)17.
Quantunque molto suggestiva, quest'analisi non viene confermata
dalla versione definitiva del romanzo, dove le numerose e profonde
modifiche apportate da Dumas fils scardinano completamente la perfetta
simmetria interna individuata, che finisce con l'essere, anche nell'opinio-
ne dello stesso Jacques, solo una geniale intuizione inconsapevole.
17 Cfr. GEORGE JACQUES, La dame aux camélias, roman de Dumas fils: une réhaìrilitation néces-
saire, cit., p. 268.
18 Cfr. ivi, p. 261; jEANjACQUES WEISS, Le Théàtre et les mceurs, Paris, Calmann Lévy, 1889,
p. 129. Per il debito verso i maestri del Seicento francese, cfr. VITTORIO LUGLI, Dumas figlio
e i classici, in VITTORIO LUGLI, Dante e Balzac con altri italiani e francesi, Napoli, Edizioni
porsi come riscrittura esplicita e articolata del romanzo di Prévost19. È
indubbio come questo libro, che tutti i personaggi conoscono e citano, si
presenti programmaticamente quale oggetto votato a una circolazione
altamente simbolica all'interno dell'opera dumasiana. Il volume, di pro-
prietà della cortigiana defunta, attira il Narratore che lo acquista; da que-
sti viene quindi regalato all'antico amante della donna venuto a ripren-
derlo20. I contenuti sono poi molto spesso commentati, a partire dalla
dedica lasciata da Armand sul frontespizio ( «Manon a Margherita,
Umiltà»), che sembra circoscrivere il valore specifico del paragone tra
Marguerite e Manon all'interno del romanzo nell'evidenziare la superio-
re capacità di sentimento dell'una rispetto all'altra.
Quello che sicuramente fece molto scalpore all'epoca della prima pub-
blicazione della Dame aux camélias, in un certo senso decretandone il suc-
cesso, fu la clamorosa promozione di una cortigiana a eroina. Nonostante
il tema della "prostituta redenta" goda proprio nel diciannovesimo secolo
di un periodo di intensa fioritura nelle produzioni di quasi tutti i maggio-
ri autori e lo stesso Dumas fils dichiari apertamente alcuni dei modelli let-
terali contemporanei cui fa riferimento, la nuova luce in cui pone la pro-
tagonista suscitò per lungo tempo scandalo e accesi dibattiti.
Il tono lieve e apparentemente liberale con cui, fin dalle prime pagine
il!
iti
33 Cfr. ELIANE LECARME-TABONE, Manon, Marguerite, Sapho et les autres..., cit., pp. 26-28.
34SDC, p. 31. Gli esempi citati si riferiscono alle seguenti opere: Marìon Delorme
\(1829), dramma di Victor Hugo; Frédérìc et Bernerette (1838), racconto di Alfred de Musset;
Fernande (1844), romanzo di Alexandre Dumas pére.
amato»), Dumas fils si preoccupa di giustificare eticamente la propria
creazione artistica, ma sarà proprio quest'audace applicazione di temati-
che evangeliche al suo «tenue soggetto» a fornire l'occasione per le mag-
giori critiche36.
Malgrado la prostituzione sia sempre esistita, tutti coloro che si sono
occupati del fenomeno concordano nell'affermare che nel diciannovesi-
mo secolo ha cambiato statuto e natura diventando un fenomeno di
massa. Altra faccia di una femminilità ragionevole e materna, la prostitu-
ta provoca insieme attrazione e repulsione, scavalca le classi sociali,
infiamma l'immaginario facendo arretrare le frontiere del pudore e della
rispettabilità. Nell'analizzare il fenomeno, Laure Adler pone una distin-
zione di fondamentale importanza.
35 In particolare la vicenda di Louise e della giovane con un bimbo di pochi mesi (cfr.
ivi, pp. 17-19 e p. 20).
36 Cfr. ivi, pp. 30-33. Secondo la tradizione Maria Maddalena (Le. 8, 1-3; Me. 15, 40-41;
Gv. 19, 25; 20) viene identificata con la peccatrice a cui sono rimessi i peccati (Le., 7, 36-
50). Sulla figura della Maddalena e la questione dell'unità cfr. MARILENA Mosco, La
Maddalena: un'identità velata e violata, in MARILENA Mosco (a cura di), La Maddalena tra
Sacro e Profano, Milano-Firenze, Mondadori-La Casa Usher, 1986, pp. 17-23, in particolare
nota 4; VOCE: Maria Maddalena, in / personaggi biblici. Dizionario di storia, letteratura, arte,
musica, Milano, Bruno Mondadori, 1997, pp. 339-345.
37 LAURE ADLER, La vita quotidiana nelle case chiuse in Francia (1830-1930), Milano,
Rizzoli, 1994, pp. 10-11.
dal loro posto di vertice esercitano una notevole influenza sulla società,
facendo battere il cuore a banchieri e uomini d'affari.
Dispongono del loro corpo, della loro bellezza, della loro giovinezza, delle
loro belle maniere come di un capitale. La loro arma più efficace è il disprezzo
celato ma profondo che tributano ai loro amanti-clienti. Non basta pagare, per
poter possedere, ma innanzitutto bisogna pagare. Pagare il palazzo, i cavalli, la
carrozza, le vesti, le serate. Spendere, divorare, rovinare, respingere per poi tro-
vare altre fortune con cui ricominciare38.
38 M, p. 22.
39 L'edizione compulsata del romanzo di Balzac, che si indicherà semplicemente come
Splendeurs et misères, è quella curata da Pierre Baréris (cfr. HONORÉ DE BALZAC, Splendeurs et
misères des courtisanes, Paris, Gallimard, 1973); per i riferimenti ci si awarrà della traduzio-
ne italiana di Marise Ferro (cfr. HONORÉ DE BALZAC, Splendori e miserie delle cortigiane,
Torino, Einaudi, 1991, d'ora in poi SPLENDORI).
quando il Narratore intuisce di trovarsi nell'alcova di una cortigiana pro-
prio dalla ricchezza dell'arredamento: mobili in legno di rosa, vasi di
Sèvres e di dina, statuine di Saxe, rasi, velluti e pizzi. Entrando poi in una
stanza «parata con stoffe di Persia» scopre una collezione ancor più ricca:
Su una gran tavola accosta al muro, larga tre piedi e lunga sei, brillavano i
tesori di Aucoc e Odiot: tutta una collezione magnifica, e non uno di quei tanti
oggetti, così necessari all'abbigliamento di una donna come quella in casa della
quale ci trovavamo, non uno che non fosse d'oro o d'argento. Certo una tal rac-
colta non poteva essersi fatta che a poco a poco, e certo non era stato uno stesso
amore a compierla41.
Venticinque giorni il mese le camelie erano bianche, gli altri cinque giorni,
rosse; né mai si seppe la ragione di questo cambiamento di colori (io lo noto,
non lo spiego) che i frequentatori dei teatri dove ella più spesso andava, e i suoi
43 SDC, p. 24.
44 Ivi, p. 91.
45 «Così lo stesso ramo che vien portato come un giglio da una fanciulla innocente è
nello stesso tempo un'allusione alla Signora delle Camelie che, com'è noto, portava sempre
una camelia bianca, tranne nel periodo mestruale, in cui portava una camelia rossa»,
SIGMUND FREUD, L'interpretazione dei sogni, Milano, Boringhieri, 1973, pp. 297-298.
46 Cfr. LAURE ADLER, La vita quotidiana nelle case chiuse in Francia (1830-1930), cit., p. 35.
Ir?
fogge della signora, un bell'abito e darete ordine che la nuova carrozza sia alla
porta alle quattro. Dopo la Borsa, salirete da lei e andrete a fare una passeggiati-
na al Bois de Boulogne. Già: in questo modo Esther ammette di essere la vostra
amante e s'impegna davanti a tutta Parigi... [...] Pranzerete da lei (so prepararli
bene quei pranzetti): la condurrete allo spettacolo, ai Variétés, in palco di pro-
scenio e allora tutta Parigi dirà: "Ecco quella vecchia volpe di Nucingen con la
sua amante..." Lusinghiero farlo credere, no?47.
Molto si rise e bevve e mangiò a quel cenino. Presto l'allegria toccò gli estremi
limiti, e quei motti che certa società trova spiritosi, e macchiano sempre la bocca
che li pronunzia, balzavano fuori tratto tratto, fra gli evviva di Nannina, di
Prudenza e di Margherita. [...] Per un istante cercai anch'io di stordirmi, di ren-
dere cuore e mente indifferenti alla realtà di ciò che vedevo e prender la mia
parte di un'allegria che pareva essere uno dei piatti del pasto; invece a poco a
poco m'ero isolato da quel rumore, il mio bicchiere era rimasto pieno, e una sorta
di tristezza mi aveva preso guardando quella bella creatura di vent'anni, bere, par-
lare come un facchino, e ridere tanto più quanto più si dicevano cose scandalose.
Eppure tanta allegria, tanta smodatezza nel parlare e nel bere, che negli altri
convitati giudicavo frutto dell'abituale gozzoviglia o anche di una certa abbon-
danza di vita, mi sembravano in Margherita un bisogno di dimenticare, e come
una febbre e un'irritazione nervosa53.
55 LAURE ADLER, La vita quotidiana nette case chiuse in Francia (1830-1930), cit., p. 9.
56 Cfr. SPLENDORI, pp. 205-206.
57 Cfr. SDC, pp. 75-77 e pp. 98-99.
58 Cfr. SPLENDORI, pp. 196-197.
derasse come un incesto «qualsiasi altro rapporto con lei, airirìfuori di
quelli del cuore»60, il suo comportamento sarebbe del tutto assimilabile a
quello di un qualsiasi vecchio libertino con una cortigiana, tanto che la
loro relazione viene interpretata proprio in questi termini dalla società
parigina, che non ne conosce la vera natura.
Da questi elementi si può già intuire come Dumas fils adotti sin dall'i-
nizio una precisa strategia nella costruzione del personaggio di
Marguerite, che per sua stessa ammissione è un'eccezione: smorzando
abilmente le implicazioni dello stato di cortigiana, pone alcune delle pre-
messe per poter giustificare le risoluzioni che verranno prese in seguito e
indirettamente concede maggior spazio a un aspetto e correlato.
In molti romanzieri dell'Ottocento il tema della cortigiana viene lega-
to strettamente a quello dell'essere angelicato, per aderire alle nuove
istanze di un ideale estetico che predilige l'unione inseparabile di supre-
ma bellezza e corruzione61. Già presente nei secentisti come posa dell'in-
telletto, la tematica della bellezza intorbidata riappare nell'universo
romantico come «posa della sensibilità»62, che mira spesso a scuotere il
senso morale del lettore, affettando un vero e proprio gusto per un'avve-
nenza minata dalla malattia, o addirittura putrescente. A questo motivo si
ispirano sicuramente tutta l'evoluzione della malattia di Marguerite e l'e-
pisodio della riesumazione della sua salma, dove l'indugiare del
Narratore sul raccapriccio provato all'apertura della bara denota anche
Dal gusto per una bellezza pallida e sofferente nasce anche la moda
romantica per le tisiche, il cui morbo diviene ben presto portatore di un
duplice significato: segno sia di intimo languore che d'insaziata e febbrile
voracità, talora viene a significare distacco dalle cose terrene e ispirazione
al sacrificio, altre serve a spiegare la corruziorse morale e fisica, alimen-
tando in un caso la castità, nell'altro il sesso64. Dumas fils presenta la
tubercolosi, di cui è affetta la protagonista del romanzo, essenzialmente
nella seconda accezione: una febbre che divora l'animo e spinge verso
una vita dissoluta. Anche il sopirsi o il riacutizzarsi della malattia viene ad
assumere una precisa funzione, in un disegno più ampio che oppone i
temi di malattia, città, vizio a quelli di salute, campagna e virtù. Quando
Marguerite si stacca per un certo lasso di tempo dalla sua frenetica vita di
cortigiana, recandosi fuori Parigi (a Bagnères e a Bougival) o grazie ad
alcuni accorgimenti presi da Armand, la sua salute migliora, mentre in
corrispondenza delle successive ricadute nella sregolatezza gli effetti
benefici vengono meno65.
Nel momento in cui alla bellezza corrotta e macilenta si aggiunge
anche il terna della virtù intaccata dal vizio, si ha un raddoppiamento del
motivo estetico in ambito etico. L'antico modello della fanciulla perse-
guitata, rinnovato già nel settecento da Richardson in quello della
donna sedotta che si ammala e, dopo aver perdonato i torti subiti, soc-
combe in modo esemplare, si trasforma radicalmente66. Ora si passa da
un'innocente peccatrice (magari al modo della giovane Cecilia Volanges
63 SDC, p. 55.
64 Cfr. ARNALDO CHERUBINI, Una malattia fra romanticismo e decadenza, Siena, Nuovo
Aminta, 1975, pp. 36-37.
65 Cfr. SDC, pp. 139-140 e p. 193.
66 Cfr. MARIO PRAZ, La carne, la morte e il diavolo netta letteratura romantica, cit., p. 86. Il
romanzo di Richardson a cui ci si riferisce è Clarissa (1747-48).
Se la colpa viene riscattata nel destino inesorabile della tubercolosi, affio-
rano anche i tratti comuni fra il tema della malattia e quello della sensua-
lità.
Estendendo queste considerazioni al romanzo di Dumas fils, si può
pensare che l'Autore abbia preso ispirazione da questa tipologia di corti-
giana, come è dimostrato dal fatto che nella figura di Marguerite si
riscontrano, accanto agli elementi del vizio, anche quelli propri della
donna angelicata. Nell'universo dicotomico dove la fanciulla perseguita-
ta, portatrice delle istanze del Bene, è distinta e opposta alla donna fatale
lattice del Male, l'aspetto esteriore riflette sempre le qualità morali del
personaggio. Se la bellezza è rilevante per entrambi i tipi, diverso è l'uso
al quale è destinata. L'eroina è pura, virtuosa, dagli occhi azzurri e dai
capelli biondi, rappresenta la luce e le qualità angeliche. La donna
bruna, al contrario, è il simbolo delle tenebre e dell'azione diabolica,
un'awenturiera che vive ai margini della società. Nel momento in cui le
due figure si fondono in una sola erma bifronte rispecchiano la maggiore
o minore presenza dell'una o dell'altra tendenza69.
Se la descrizione fisica del personaggio di Goualeuse, dalla voce dolce
e armoniosa, propende totalmente per la bellezza dell'eroina canonica,
ed Esther in Splendeurs et misères simboleggia a tal punto la fusione delle
due istanze da presentarsi a volte bionda e a volte bruna, la fisionomia di
Marguerite combina volto angelico, capigliatura corvina, ardore sensuale
e un'estrema magrezza70.
Come potesse una vita così ardente non cancellare dal viso di Margheri
quell'espressione virginea, infantile quasi, che le era propria, è per l'appunto c
che noi siamo costretti a riconoscere senza comprenderlo72.
C'era in quella donna come una specie di candore: si intuiva in lei anco
una verginità nel vizio. [... ] Insomma in quella figliola subito riconoscevi la ve
gine mutata da un nulla in cortigiana, e la cortigiana che un nulla avrebbe rif
to vergine la più amorosa e la più pura73.
Avrei potuto dirvi: "Ho bisogno di ventimila franchi". Innamorato di me, voi
li avreste trovati, salvo poi rinfacciarmeli più tardi. Preferii non dovervi nulla. Voi
non avete capito questa delicatezza, veramente una delicatezza. [...] Vi ripeto
dunque che da parte di Margherita Gautier il mezzo trovato per pagare i suoi
debiti e il non domandare a voi il denaro necessario era una delicatezza, da
approfittarsene senza dir parola76.
Tremavo di dover prender certezza che Margherita non meritava il mio turba-
mento. [...] io, che avrei voluto soffrire per quella donna, paventavo un suo
troppo facile assenso e ottener da lei, subito concesso, un amore ch'io mi sogna-
vo al prezzo di una lunga attesa e di grandi sacrifici77.
131.
'Mp. 61.
Sulla scorta di De Foe, Prévost, Rousseau, Goethe e Schiller, i romanti-
ci, approfondiscono il motivo della «purezza nella prostituzione» come
uno degli aspetti del loro culto per la bellezza contaminata, legando stret-
tamente la rigenerazione spirituale della donna "caduta" non più alla
religione, ma all'amore per un uomo che sia riuscito a riconoscere in lev
la virtù nel vizio79. Nel momento in cui la cortigiana si innamora, si tra-
sforma, rinasce a nuova vita e prova orrore per l'esistenza dissoluta con-
dotta in passato. Nelle parole di Marion Delorme, eroina dell'omonimo
dramma di Victor Hugo, scopriamo che la purezza di questo amore, rige-
nerando la verginità nell'animo della donna, rende palese l'abiezione
della condizione precedente e impensabile un ritorno a tale vita:
MARION Dovete essere proprio un uomo molto infarne, molto vile, per cre-
dere che una donna — sì, Marion de Lorme! — dopo aver amato un
uomo, il più puro che mai il ciclo creasse, dopo aver bruciato tutte
le sue scorie nella casta fiamma, dopo essersi rifatta con quell'ani-
ma un'anima, potrebbe dall'alto di un amore così soave e sublime,
ricader tanto in basso da scendere fino a voi!80.
Voi siete buona, e c'è nell'anima vostra una generosità, sconosciuta a molte
donne che forse vi disprezzano e non vi valgono. Ma, a fianco di un amante,
ricordatelo, c'è la famiglia, e oltre all'amore esistono i doveri: e all'età della pas-
sione succede l'età in cui l'uomo, per essere stimato, deve solidamente stabilirsi
in una seria condizione sociale86.
86 SDC, p. 208.
87 Cfr. ràt, pp. 210-211.
precisa richiesta della famiglia, abbandona l'amato Maurice, affinchè
ritrovi l'affetto della moglie, e sparisce misteriosamente per ritirarsi a vita
privata88. Dumas fils invece preferisce rimanere fedele al modello roman-
tico iniziale, facendo compiere a Marguerite una scelta dal forte spessore
melodrammatico. Decidendo di tradire, innesca una reazione a catena
tale che dall'inganno nasca l'odio di Armand, dal suo accanimento con-
tro di lei una pena maggiore e di qui la morte. Anche la fine precoce
della protagonista si inscrive comunque nel canonico epilogo dettato da
una tipologia che, in ogni caso, non può ammettere il "lieto fine" se non
a scapito dell'ordine morale.
Nel 1872, a più di vent'anni dalla prima comparsa della Dame aux
camélias, Dumas fils apporta rilevanti modifiche al romanzo che, nell'atte-
nuare l'emozione e l'esplicita simpatia per la cortigiana, mutano profon-
damente il senso dell'opera89. Il raffronto con l'edizione originale del
1848, mette in luce, secondo lo studioso George Jacques, il tentativo
dell'Autore di eludere alcune banalità che rischiavano di sopraffare l'o-
pera90. Così come i luoghi comuni sulla cortigiana morente di tisi, prolife-
rati successivamente alla trasposizione teatrale, rischiavano di ridurre e
travisare l'intento iniziale, anche la maggiore libertà di costumi poteva
far apparire inattuali alcuni motivi del romanzo.
Lo scrittore sembra voler risolvere questa impasse prima di tutto limi-
tando il proprio coinvolgimento diretto, particolarmente evidente in
alcuni punti dove la figura del Narratore non riesce a celarne completa-
88 Cfr. ALEXANDRE DUMAS PÉRE, Fernande, Paris, Michel Lévy frères, 1848 [Ia ed. 1844].
89 Cfr. Note bibliographique, A. Editions de La dame aux camélias, in DAC, p. 366.
90 Cfr. GEORGE JACQUES, La dame aux camélias, roman de Dumas fils: une réhabilitation néces-
saire, cit., p. 260.
to del sublime, Dumas fils si propone di privilegiare la descrizione
comportamento sociale anche a scapito del sentimento morale. Ne c
segue che le visitatrici dell'appartamento di via d'Antin non osservino
con «ammirazione» bensì «soprattutto con curiosità», e nello ste
tempo che, dopo la morte di Marguerite, nel suo appartamento possa
penetrare le donne «più distinte» piuttosto che «le più virtuose»
Armand non parla più dell'amata come di una «mantenuta» ma come
una «ragazza galante» nel cui vizio si intuisce il «noviziato» anziché
«verginità», mentre l'estatica ammirazione mostrata per il disintere
della donna nei confronti del conte di N... si riduce a uno scarno co
mento di poche righe93. Infine la stessa protagonista non definisce
come «casto» ma «sussiegoso»94 il comportamento del giovane Duval c
le chiede di non cantare canzoni oscene.
Alla luce delle riflessioni contenute nello scritto A propos de la dame a
camélias, del dicembre 1867, risulta poi evidente l'esigenza dell'Autore
smussare alcuni passaggi del romanzo in una direzione meno anacroni
ca. Il progressivo prestigio sociale acquisito dalle cortigiane, che da «c
segreto» passano a essere un lusso pubblico e da donne che «conserva
no cuore e sentimento» diventano femmes libres dove «l'amore se n'è an
to ma la ricchezza è venuta», ha portato le donne oneste a voler rival
giare sul loro stesso terreno, finendo col condividerne lo stile, il lingu
gio, il vestiario e perfino gli amori95. Di conseguenza, se nell'edizione
1848 si mette in risalto l'ipocrisia dell'atteggiamento di alcune g
dame, che sfruttano l'occasione dell'asta dei beni di Marguerite solo
"Senti prendi quella chiavetta dorata che è sul camino, apri quella porta,
rimetti qui la chiave e va. Nella giornata riceverai una lettera e i miei ordini; per-
ché tu mi devi obbedire, lo sai, ciecamente."
"Lo so, ma se io ti chiedessi una cosa?"
"Quale mai?"
"Che tu mi lasci questa chiave."
"Non ho mai fatto per alcuno quello che tu mi domandi ora."
"Ebbene, fallo per me; perché ti giuro che io non ti amo come ti amavano
quegli altri."
"E sia, tienila; ma ti avverto che non dipende che da me che questa chiave
non ti serva a nulla."
"E come?"
"La porta ha chiavistelli interni."
"Cattiva!"
"Li farò togliere."
"Mi vuoi dunque un po' di bene?"
"Non so come avvenga, ma mi pare di sì. Ora vattene: casco dal sonno"99.
96 Cfr. SDC, p. 27; Notes et choix de variantes. La dame aux camélias, in DAC, p. 358, nota 10.
97 GEORGE JACQUES, La dame aux camélias, roman deDumasfils: une réhabilitation nécessaire,
cit, p. 266.
98 Cfr. DAC, p. 19, pp. 25-27, p. 29 e pp. 205-206.
99 SDC, pp. 103-104. L'episodio soppresso comprende l'inizio del dodicesimo capitolo
e la fine del quindicesimo. Nell'edizione del 1872 il capitolo dodicesimo inizia con il rien-
lili
sce in malo modo), con l'eliminazione dell'episodio del dono si viene a
perdere la valenza sublime e ideale dell'impegno preso.
La motivazione addotta dalla cortigiana, di aver voluto incontrare «un
uomo abbastanza superiore che non chiedesse conto della mia vita e
fosse l'amante dei miei sentimenti assai più che del mio corpo», e il suc-
cessivo rimprovero all'amato di non voler accettare la parte assegna-
tagli101, risultano pertanto deboli argomentazioni senza l'ausilio di un
gesto forte, compiuto in precedenza, che le giustifichi. A seguito di questa
eliminazione, la gelosia di Armand si fonda su inferenze più solide agli
occhi del lettore, dal momento che si apprende il significato del possesso
della chiave solo nell'accezione data dal protagonista maschile. Il diverso
percorso emotivo delineato tramite questo taglio testuale, obbliga Dumas
fils a cancellare anche l'ultima ricorrenza della chiave che, dopo l'avve-
nuta rappacificazione degli amanti, viene restituita al giovane Duval con
un eloquente commento102.
L'ultimo tipo di modifica apportata nell'edizione definitiva del roman-
zo, riguarda l'assetto della struttura. Fondendo insieme sia i capitoli otta-
vo e nono che venticinquesimo e ventiseiesimo, l'Autore rende più agile
e continua la narrazione di due momenti nevralgici del racconto (l'in-
contro a casa di Marguerite e la lettura del diario della donna), prima
affidati ciascuno a due sezioni distinte. A causa di questi raggruppamenti
la relazione di simmetria interna individuata da George Jacques nell'edi-
zione del 1848 rimane invariata solo per i nove capitoli del nucleo centra-
le dell'opera.
tro di Armand nel proprio appartamento (cfr. DAC pp. 136-137 e pp. 180-181; Notes et
choix de variantes. La dame aux camélias, in ivi, p. 361, nota 31).
100 Cfr. SDC, p. 106, p. 108 e pp. 118-119.
101 Cfr. ivi, pp. 133-134.
102 «aprirete voi la porta; tenete la mia chiave, e cercate di non perderla più», ivi, p.
134.
Amore e morte, amore mortale: se non è tutta la poesia, è almeno tutto ciò
che v'ha di popolare, di universalmente toccante nelle nostre letterature; nelle
nostre più vecchie leggende e nelle nostre più belle canzoni. L'amore felice non
ha storia. Romanzi ne ha dati solo l'amore mortale, cioè l'amore minacciato e
condannato dalla vita stessa. Ciò che esalta il lirismo occidentale non è il piacere
dei sensi, né la pace profonda della coppia. È meno l'amare soddisfatto che la
passione d'amore. E passione significa sofferenza. Ecco il fatto fondamentale103.
107 ALEXANDRE DUMAS FILS, Notes de La dame aux camélias, in ALEXANDRE DUMAS FILS,
TJtéàtre compiei. Édition des comédiens avec les premières préfaces, reuue, corrìgée et augmentée de
variante! et de notes inédites, 7 voli., Paris, Calmann-Lévy, 1882-1885, voi. I, pp. 198-220, cita-
zione pp. 198-199. D'ora in poi la sezione relativa alla Dame aux camélias del primo volume
ste nell'importanza accordata a due nuovi personaggi, che Dumas fils
manterrà nella pièce definitiva: Gustave e Nichette, giovani innamorati il
cui amore felice fa da contrasto a quello dei protagonisti109. Ritenendo
però piuttosto deludenti gli esiti di questa collaborazione, Dumas fils si
accinge a trarre lui stesso un dramma dal suo romanzo.
Questa pièce è stata scritta nell'estate del 1849, in appena otto giorni, a casac-
cio, come si dice, su tutti i pezzi di carta quadrati o lunghi che ho trovato sul mio
tavolo. Ho ancora il manoscritto. Il secondo atto, tra gli altri, è stato scritto da
mezzogiorno alle cinque. Di sicuro non ci sono più di venticinque cancellature
in tutto il testo110.
di questa edizione sarà indicata come DAME 1882; la traduzione dei brani citati dalle Notes
de La dame aux camélias è nostra. Sulla vicenda della riduzione di Béraud cfr. anche ENRICO
MONTECORBOLI, Alessandro Dumas figlio, cit., p. 423; HENRI DE LAPOMMERAYE, Histoire du
début d'Alexandre Dumas fils au théàtre ou les tribulations de La dame aux camélias, Paris, Michel
Lévy, 1873, pp. 6-8.
108 Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, Notes de La dame aux camélias, in DAME 1882, p. 199;
HENRY LYONNET, La dame aux camélias d'Akxandre Dumas fils, cit., p. 78; JACQUES ROBICHEZ,
La dame aux camélias, in «Revue des Sciences Humaines», n. 104, Octobre-Décembre 1961,
pp. 477-487, citazione a p. 478.
109 Gustave e Nichette sono comunque personaggi creati da Dumas fils per il romanzo
Antonine (1849).
110 ALEXANDRE DUMAS FILS, Notes de La dame aux camélias, in DAME 1882, p. 198.
111 JACQUES ROBICHEZ, La dame aux camélias, cit., p. 479 e nota 12.
sentazioni. Da questo momento inizia per La dame aux camélias una trava
gliata odissea tra consuetudini sceniche e censura.
Dopo la chiusura del Théàtre-Historique Dumas fìls propone la sua
pièce ad altri direttori di teatro ma al Gaìté viene rifiutata, al Gymnase v
trovano troppe analogie con Manon Lescaut (che il teatro è in procinto d
mettere in scena), all'Ambigu-comique non ne vogliono sapere e infine
al Vaudeville sarebbero favorevoli se non fosse per il dissesto in cui versa
il teatro, che non ne permette l'allestimento112. Nemmeno il tentativo d
far sostenere l'opera da un'attrice stimata, desiderosa di interpretare la
parte di Marguerite, ha un esito felice: MUe Page del théàtre des Variétés
a causa di un malinteso, non accetta nemmeno di ricevere lo scrittore
Déjazet, famosa per i suoi travestimenti e a quel tempo di scena a
Théàtre du Vaudeville, seppur commossa dopo una lettura a casa sua
non esita ad affermare che, per poter recitare in quel ruolo, l'azione
avrebbe dovuto essere trasportata all'epoca di Luigi XV mentre la prota
gonista avrebbe dovuto cantare dei couplets e sposare Armand nel finale
infine MUe Rachel, stella della Comédie-Francaise, dopo aver invitato d
sua iniziativa lo scrittore a leggerle il dramma, gli preferisce una partita a
tombola113.
Pur essendo figlio del più importante autore drammatico del suo
tempo, Dumas fils viene trattato come uno sconosciuto arrivato dalla pro
vincia, e finisce per riporre il manoscritto in un cassetto. Nel gennaio
1850 lo riprende in mano, per apporvi alcune modifiche, tra cui lo spo
stamento della morte di Marguerite al primo giorno dell'anno. Questo
dettaglio induce Robichez a presupporre almeno un secondo stadio de
testo, dal momento che la stesura è più vicina al romanzo che alla prima
112 Cfr. MAURICE DESCOTES, Le public de théàtre et san histoire, cit., p. 317, nota 5
ALEXANDRE DUMAS FILS, Notes de La dame aux camélias, in DAME 1882, p. 202; HENRY
LYONNET, La dame aux camélias d'Alexandre Dumas fils, cit., p. 79.
113 Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, Notes de La dame aux camélias, in DAME 1882, pp. 202-203
Materializzando i timori di Dumas pére e di Madame Déjazet, il dram-
ma viene proibito dalla censura della Seconda Repubblica «senza alcuna
spiegazione all'autore, senza la minima disposizione da parte dei censori
a un'intesa con lui»115. Dumas fils racconta di essere venuto a conoscenza
in modo alquanto fortuito dei motivi di questa interdizione, ascrittagli
non solamente per l'immoralità del soggetto ma ancor più per un rispet-
to dovuto alla fama del padre. A nulla valgono, presso il ministro
Faucher, le raccomandazioni di potenti personaggi politici come
Monsieur de Morny, o le intercessioni di grandi scrittori come Jules
Janin, Leon Gozlan o Émile Augier a sostegno della moralità dell'opera.
Nemmeno le modifiche apportate al testo, per adeguarlo ai canoni
imposti per legge, sortiscono l'esito sperato. In un primo tempo infatti
Dumas fils, pur consapevole che teatri come il Vaudeville, il Variétés e il
Gymnase dovevano limitarsi a rappresentare pièces in prosa non superio-
ri ai tre atti, frammezzate di canzoni e commenti musicali, non volendosi
sottomettere a un'ordinanza considerata ridicola, aveva inviato alla cen-
sura il manoscritto della Dame aux camélias senza alcun inserimento melo-
dico. È dunque solo per cercare di ovviare al più evidente tra i motivi di
interdizione, che l'Autore inserisce nella pièce alcuni couplets, la canzone
di Gaston e il coro licenzioso alla fine del primo atto. Il testo si viene dun-
que a trovare ora a un nuovo stadio di elaborazione, che presumibilmen-
te non coincide ancora con la prima versione a stampa.
Presso il Département des arts du spectacle della Bibliothèque
National di Parigi è oggi conservato un manoscritto della Dame aux camé-
lias diverso da quello menzionato nel saggio di Robichez. La peculiarità
116 Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, La dame aux camélias, manoscritto conservato a Parigi
presso la Bibliothèque National, Département des arts du spectacle, con la collocazione
RONDEL MS 1336, d'ora in poi DAME RONDEL. Henry Lyonnet, nel suo saggio del 1930, cita
la presenza negli Archives du Vaudeville, Biblioteca Rendei, di «una copia manoscritta de
La dame aux camélias, tranne il terzo atto» (HENRY LYONNET, La dame aux camélias
d'Alexandre Dumas fils, cit, p. 143). È lecito supporre che questo manoscritto di cui parla
Lyonnet corrisponda a quello da noi indicato come DAME RONDEL e che pertanto possa
provenire dagli archivi del Théàtre du Vaudeville.
117 Cfr. DAME RONDEL, II, 5-6.
118ALEXANDRE DUMAS FILS, La dame aux camélias, pièce en 5 actes, mèlée de chants, Paris,
Giraud et Dagneau, 18525, d'ora in poi DAME 1852, p. 2. La traduzione dei brani citati da
questa edizione è nostra.
' Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, Notes de La dame aux camélias, in DAME 1882, p. 209.
La successiva modalità di sostituzione riguarda il cambiamen
senso come avviene nel primo atto, quando Varville commenta come
na l'idea di Marguerite «di sacrificare tutto il mondo a monsieu
Mauriac», anziché censurare il proposito «di ricevere sempre mons
de Mauriac»168. L'ultimo caso da esaminare è quando la battuta, o p
di essa, viene sostituita con un'altra completamente diversa ma sostan
mente con il medesimo senso. Questo avviene soprattutto nel seco
atto nel colloquio con il conte di Giray, dove cambia il commen
Marguerite all'annuncio del matrimonio tra Adèle e un principe pola
come mutano sia una coppia d'interventi a seguito della richies
denaro contante, sia la replica della donna sull'opportunità di pag
creditori169.
Il terzo ordine di sostituzioni prevede l'utilizzo di sinonimi che
non alterando sostanzialmente il contenuto e il senso delle battute, ta
ta spostano o limitano il campo d'azione di un concetto, da astra
concreto, da reale a ideale, da neutro a morale, o viceversa. Una d
strazione efficace si trova nel terzo atto, quando il padre di Armand
ma che l'amore dei protagonisti non è l'unione di due affetti «innoc
(anziché «casti»), o la cortigiana si rende conto di non poter occupa
posto che «la virtù sola» deve occupare (e non più «il pudore»)170.
Come ultima tipologia di modifica abbiamo indicato l'inserimen
parole, frasi o intere battute nel corpo testuale della pièce. Gli interv
più importanti riguardano alcune aggiunte ex-novo. Nel primo atto
bra rilevante come Gaston introduca nuovi argomenti alla perorazion
favore dell'anziano libertino Saint-Gaudens, quasi per costruirgli un
portamento dignitoso e cinicamente superiore ai meschini tradim
delle cortigiane.
167 Cfr. DAME 1852, HI, 4, pp. 69-70; DAME 1923, III, 4, pp. 135-137.
168 DAME 1852,1,3, p. 11; DAME 1923,1, 3, p. 56.
169 Cfr. DAME 1852, II, 6, pp. 46-47; DAME 1923, II, 6, pp. 103-104.
170 DAME 1852, III, 4, pp. 69-70; DAME 1923, III, 4, pp. 135-138.
alla Drammaturgia esemplare o modello da rielaborare?
inda
i! Chi Attorno alla metà del diciannovesimo secolo la scuola dram
e che
edal-
francese, identificabile nella triade di autori formata da Emile
elCa- Alexandre Dumas fils e Victqrien Sardou, propone un codice di st
lon al zione drammaturgica dei testi così efficace, da costituire, per u
quantina d'anni, il grande repertorio teatrale europeo, il cui p
partenza è unanimemente riconosciuto nel debutto della Dame au
agan- lias1. L'ininterrotta e vasta fortuna riscossa da questo testo sulla sc
lympe
liana per un arco temporale di circa ottani'anni induce una rifl
sul suo processo di propagazione nella nostra penisola, per ve
ludens come e in che misura la particolare situazione teatrale esistente, d
Saint- ta dall'assetto per ruoli delle compagnie drammatiche e dalla poet
presentativa del grande attore, interagisca con tale successo.
Capita sovente che sulla scena di un secolo o di un paese l'aut
gran attuale non sia né un contemporaneo né un conterraneo: è questo
ite in di Alexandre Dumas fils che, con il ventaglio di tutti i suoi d
izione diventa il più importante drammaturgo nel teatro italiano
ìtto la Ottocento e dei primi anni del Novecento. La dame aux camélias
siano senta per molte attrici l'occasione di dimostrare la propria abilità
nella concezione della figura della protagonista (tranne per le pi
re che si rifiutano di interpretarla), sino a costituire con il tempo
e proprio banco di prova per la consacrazione nell'olimpo artist
1 Cfr. RENZO GUARDENTI, L'industria dello spettacolo: il teatro in Francia nel secondo
in ROBERTO ALONGE - GUIDO DAVICO BONINO, Storia del teatro moderno e contempor
grande teatro borghese. Settecento-Ottocento, Torino, Einaudi, 2000, d'ora in poi STM
513-564; FERDINANDO TAVIANI, Uomini di scena, uomini di libro. Introduzione alla lette
trale italiana del Novecento, Bologna, II Mulino, 1995, pp. 14-15; CESARE MOLJNARI,
teatro, Bari, Laterza, 1996, p. 213.
2 «II primo passo di un attore al mattatorato era quello di affrontare uno
d'obbligo considerati come l'esame di maturità per aspirare al titolo: di solito, A
gli attori, La signora delle, camelie per le attrici», SERGIO TOFANO, tt teatro all'antica i
110 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
5 Cfr. GIGI LIVIO, La scrittura drammatica. Teoria e pratica esegetica, Milano, Mursia, 1992,
p.13.
6 Cfr. EUGENIO BUONACCORSI, Un pano testuale pilotato. La Maria Antonietta di Paolo
Giacometti nella corrispondenza con Adelaide Ristori, in EUGENIO BUONACCORSI, L'arie della recita
e la bottega. Indagini sul "grande attore" deU'800, Genova, Bozzi, 2001, pp. 141-268.
7 Fondamentali a questo proposito gli studi avviati da Roberto Alonge sugli adattamen-
ti italiani dei testi ibseniani (cfr. ROBERTO ALONGE, Ibsen. L'opera e la fortuna scenica, Firenze,
Le Lettere, 1995; FRANCESCA MALARA, Copioni e drammaturgie di fine Ottocento, Milano, LED,
2000; FRANCESCA SIMONCINI, Strategie detta scena di fine Ottocento. Le prime traduzioni italiane di
Ibsen, in «II Castello di Elsinore», n. 16,1993, pp. 123-142).
112 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
14 Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, La signora delle camelie, dramma in cinque atti, libera versio-
ne di Luigi Enrico Tettoni, in PIETRO MANZONI (a cura di), Florilegio Drammatico ovvero scelto
repertorio moderno di componimenti teatrali italiani e stranieri, Milano, Bortoni e Scotti, 1852,
HI, voi. XI, n. 157, d'ora in poi TETTONI. Considerando che in tutte le successive ristampe
il titolo del dramma viene normalizzato in La signora dalle camelie, mentre si preferisce
riservare la preposizione articolata delle per identificare il titolo del romanzo, si è scelto di
seguire questa convenzione per maggior chiarezza.
15 La sua occupazione di agente teatrale è stata in parte messa in luce dal lavoro tutto-
ra inedito di Laura Maria Colombo (cfr. LAURA MARIA COLOMBO, Agenzie teatrali e stampa
specializzata nella Milano dell'Ottocento, tesi di dottorato in Teoria e storia della rappresenta-
zione drammatica, Vili ciclo, Milano, 1997); per un'analisi della sua intera attività si
rimanda a uno studio in preparazione (cfr. VOCE: Tettoni, in Letteratura italiana. Gli Autori.
Dizionario bio-bibliografico e Indici, 2 voli., Torino, Einaudi, 1990-1991, voi. II, p. 1715).
16 La versione di Tettoni si ripresenta uguale in tutte le ristampe successive (tra quelle
reperite: Milano, Libreria, 1876; Firenze, Salani, 1891; Firenze, Salani, 1897).
114 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
" Cfr. MARIO LAVAGETTO, Prefazione a ANNA BUIA, Un così eroico amore. Genesi e
censurata, del libretto de La Traviata di F. M. Piave, in «Musica e Teatro. Quaderni deg
della Scala», n. 10,1990, pp. 9-11, riferimento a p. 11.
18 La giovane Nichette diventa Erminia (cfr. TETTONI, p. 1 ), Prudence Duverno
la connotazione onomastica assumendo il nuovo nome di Francesca (cfr. ivi, I, 6
infine monsieur Duval si presenta col nome di Ernesto ma continua a firmars
Giorgio Duval nella lettera a Margherita (cfr. ivi, III, 4, p. 42; V, 5, p. 70).
19 Cfr. ivi, I, 6, p. 9; II, 8, p. 31; DAME 1852,1, 6, pp. 18-19; II, 8, pp. 50-51.
20 Cfr. SIRO FERRONE, Problemi di drammaturgia, in SIRO FERRONE (a cura di)
dell'Italia unita, cit., p. 56.
•e struttura- fornire ulteriori elementi alla trama: per spiegare l'insolito c
:dizioni più mento della cortigiana si sostituisce una netta cesura fra le dive
gli oggetti zioni a un delicato tessuto di continui rimandi dialogici21.
didascalie Oltre a ciò, vengono eliminati alcuni dialoghi che nell'origin
dell'azione, cese fungono da liaison tra le scene. Dal momento che nel prim
liventa una signora Duvernoy non entra ad interrompere il tète-à-tète tra Ma
imento alla Armando per fornire, attraverso la maschera della curiosità, un
A. supporta- momento di pausa alla concitazione degli animi, la conseguente
pressione di zione del dialogo costringe ad eliminare anche le successive tred
:olloqui dei te, che riportavano gradualmente la conversazione all'intensità
oghi depu- precedente22. Allo stesso modo la soppressione nel quinto atto d
e la parola dialogo tra la cortigiana e la modista, offre a Margherita l'occ
resenza in esprimersi in un unico monologo dal forte spessore melodramm
e semplice- Per le scene italiane Tettoni sceglie poi la strada della qu
mico, men- espunzione degli interventi musicali: si eliminano entrambe le
fczata19. couplets e diminuisce sensibilmente la musica intradiagetica,
'intento di gioca più nemmeno il ruolo principale nel provocare il m
si dramma- Margherita. In questo modo il traduttore limita l'esaltazione de
deUe "arie" sia orgiastica nel primo atto, escogita una nuova chiusura d'a
a per i per- Margherita sola al centro della scena si sente travolgere dall'em
>uro e sem- essere amata dal giovane Duval23 e, considerando le particolari c
studiate in itineranti delle compagnie teatrali italiane, rimuove la necessit
dare un'orchestra per l'allestimento del dramma.
Il secondo ordine di modifiche introdotte investe più propri
tesi e diffusione
ni degli amici
contenuto del dramma. Dopo una prima lettura si ricava un
impressione, come se tutti i momenti scoppiettanti e briosi del
ivernoy perde
ivi, I, 6, p. 9),
ìnnarsi come 21 Or. TETTONI, II, 1-3, pp. 22-23; II, 9-11, p. 32; DAME 1852, II, 1-4, pp. 38
p.52.
22 Cfr. TETTONI, 1,10, p. 19; DAME 1852,1,10-12, pp. 32-34.
ira di), Teatro 23 « MARGHERITA — ( si pone una mano al cuore) II mio cuore !... (va atta porta d
poggia al muro guardando di fuori) Egli mi ama!», TETTONI, 1,10, p. 20.
116 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
24 SILVANA MONTI, // teatro realista della nuova Italia (1861-1876), Roma, Bulzoni
94.
nue interruzioni di Gaston costituiscono l'apice in un sapiente crescendo
tecnico, cede il posto a una repentina e dignitosa ammissione di tradi-
mento. Benché nel quarto atto anche Tettoni proponga, in apertura di
sipario, un salottiero gioco d'azzardo, la soppressione di alcuni personag-
gi e di una ventina di battute, riduce la scena a una generica introduzio-
ne descrittiva in attesa dell'arrivo alla festa di Armando. Siamo lontani
dal propiziare un vero e proprio inquadramento del gioco nella società
galante, come avviene invece nella Dame aux camélias.
Con un vago senso di epurazione si eliminano, dalla trasposizione ita-
liana, gran parte dei riferimenti al mondo delle cortigiane e alla società
che le circonda, ma ciò non significa che l'attribuzione di tematiche
angeliche a una donna dal passato non irreprensibile, sia comunque ben
accetta. Mentre si fa particolare attenzione a espungere dalle battute
della protagonista ogni specifico richiamo al motivo della purezza, si assi-
ste invece all'intensificazione sistematica del patetico inerente alla vicen-
da amorosa, tramite varianti lessicali o una cospicua aggiunta testuale. In
questo modo una delle due tematiche che informavano l'impianto della
pièce di Dumas fils viene meno: l'universo pubblico, che dovrebbe identifi-
care socialmente la protagonista, è gradualmente relegato sullo sfondo
per lasciare maggior spazio alle passioni intcriori. Dal dissidio tra i due
poli di tensione emerge un unico motivo drammatico, la nascita di un
amore che fatalmente si sacrifica alle convenzioni borghesi. Un esempio
per tutti. Quando la cortigiana introduce il concetto di sacrificio in rela-
zione alle richieste del vecchio Duval, egli prima la lusinga simulando di
comprenderne l'intensità emotiva («dareste volentieri la vostra vita piut-
tosto che rinunciare a quest'amore»), quindi le delinea un avvenire di
crudele durezza: l'affetto per Armando è un sogno che dissipandosi le
squarcerà dinanzi agli occhi una «terribile realtà», e una sorgente di sven-
ture, quando verrà «esposto alla taccia del mondo che lo condannerà»25.
37 Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, La signora dalle camelie, dramma in cinque atti, Trieste,
Coen, 1860.
38 Cfr. ivi, I, 8, p. 17; III, 7, p. 73; IV, 1, p. 80. DAME 1852,1, 8, pp. 24-25; IH, 7, p. 74; IV,
l,p. 80.
39 Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, La signora dalle camelie, dramma in cinque atti, Milano,
Treves, 1890; ALEXANDRE DUMAS FILS, La signora dalle camelie, dramma in cinque atti, nuova
traduzione italiana di Massimo Bontempelli, Firenze, Barbèra, 1929, d'ora in poi
BONTEMPELLI.
w Cfr. MASSIMO BONTEMPELLI, Prefazione, a BONTEMPELLI, pp. III-VII, riferimento a p. VI.
Bontempelli decide di eliminare l'inno cantato da Gaston e il coro alla fine del primo
122 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
45 FOLCO PORTINARI, Sulla struttura del libretto romantico, in ELVIRA ZORZI GARBERÒ - SERGIO
ROMAGNOLI (a cura di), Scene e figure del teatro italiano, Bologna, II Mulino, 1985, pp. 247-
265, citazione a p. 248.
46 Cfr. FRANCESCO MARIA PIAVE - GIUSEPPE VERDI, La Traviata, melodramma in tre atti,
Milano, Ricordi, 1977, d'ora in poi TRAVIATA. Dal momento che i documenti non permet-
tono di sostenere con certezza se il musicista abbia assistito o meno al debutto della pièce,
pur essendo a Parigi nello stesso periodo, si rinvia alla copiosa critica verdiana, limitando-
ci a osservare che le prime notizie certe della scelta del dramma dumasiano, quale testo di
riferimento per la nuova opera commissionata dalla Fenice di Venezia per il carnevale
della stagione 1852/1853, non risalgono già alla firma del contratto (4 maggio 1852), ma
solo al successivo mese di ottobre (cfr. GAETANO CESARI - ALESSANDRO Luzio (a cura di), /
copialettere di Giuseppe Verdi, Milano, Stucchi Ceretti, 1913, pp. 134-142; DANIELA GOLDIN
POLENA, La Traviata di Francesco Maria Piave e Giuseppe Verdi, cit, pp. 503-505). In attesa del-
l'edizione completa del carteggio tra Giuseppe Verdi (1813-1901) e Francesco Maria
Piave (1810-1876), curata da Marco Manca per conto dell'Istituto nazionale di Studi
Verdiani, e per tutti i documenti relativi ai rapporti con La Fenice per La Traviata, cfr.
MARCELLO CONATI, La bottega detta musica. Verdi e La Fenice, Milano, II Saggiatore, 1983;
FRANCA CELLA, Fiamma e sentimento: Francesco Maria Piave. Profilo del poeta e librettista celebre
per la sua collaborazione solidale e tormentata con Giuseppe Verdi, in «Amadeus», n. 2 (147), feb-
braio 2002, pp. 34-36.
47 Nella Francia del Settecento «l'idea che una ragazza di buona famiglia non potesse
sposare un buon partito per il fatto che suo fratello aveva una mantenuta di lusso [...]
124 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
Trasfigurazioni dialettali
65 CATHERINE CLEMENT, L'opera lirica o la disfatta delle donne, Venezia, Marsilio, 1979, p.
73.
66 GlGI Livio, La scena italiana. Materiali per una storia detto spettacolo dell'Otto e Novecento,
Milano, Mursia, 1989, p. 7.
130 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
71 Cfr. FRANCA ANGELINI, II teatro della nuova Italia dalle origini al 1880, in SIRO FERRONE
(a cura di), Teatro dell'Italia unita, eh., pp. 153-162, riferimento a p. 157.
72 Marguerite Gautier diventa Margritin Belcheur; Armand e Georges Duval, rispettiva-
mente Carlo e Ludvich Dorati, avvocato e ricco negoziante; Varville, il barone Seranet,
banchiere; Nichette, Teresin; Prudence Duvernoy, Madama Maniass; Olympe, Carolina;
Saint-Gaudens, Monssù Cracon; Nanine, Rosin; Gaston Rieux, Monssù Lunétta; il dottore
è 'L medich Pautass (cfr. MARGRITIN, p. 8).
73 Armand e Georges Duval, Armando e Giorgio Dellavalle; Varville, il sur Maggi;
Nichette, La Scianna; Prudence Duvernoy, la sura Carlotta; Olympe, Ernestina; Saint-
Gaudens, Gogodentì; Gaston Rieux, il signor del Rio (cfr. SciORA, p. 5).
132 LA SIGNORA DALLE CAMELEE
ben 'd toa famia, per l'onor 'd toa sorela, per fe
tre meis ass sacrifica, a pena, ass martirisa l'anima
te so amor, soa felicità, tut, tut an sìa tera per to
peuss pi nen pèrmète 'n sacrifissi parei, ch'a l'è c
dia disperassion 'd me fieul. Va, sercla, menla sì
la riconossa per fia74.
Variazioni di censura
99 Ivi, p. 202.
100 II copiane è un manoscritto redatto a mano, spesso frutto di successivi adattamenti
mentre con libretto di scena, o libretto per suggeritore, si indica la versione a stampa di un
dramma, dove siano presenti una serie di segni grafici, convenzionali e pressoché ugual
per tutti, indicanti i tagli o le varie interpolazieni operate sul testo. La parte levata identifi
ca infine un testo manoscritto dove.tutte le battute attribuite a un determinato personag
gio vengono estrapolate dal contesto del copione e scritte in un'unica sequenza.
101 Cfr. MARDE-ANTOMETTE ALLEW, La mise en scène en France dans la première motte du dix
neuvième siede. Édition critique d'une mise en scène romantique, Genève, Slatkine, 1976
(Réimpression de l'édition 1938), pp. 127-132 e pp. 220-221. Per quanto riguarda La dam
aux camélias, il fondo di Kvrets scéniques dell'Amicale des Bégisseurs de Théàtres frangais, ogg
conservato presso la Bibliothèque Historique de la Ville de Paris, contiene dodici livrets d
mise en seme, presumibilmente relativi ad allestimenti dell'ultimo quarto del diciannovesi
mo secolo.
138 LA SIGNORA DALLE CAMELEE
103 Libretto di scena della Signora dalle camelie appartenuto alla Drammatica Compagnia
Morelli, tramandato insieme al Copione Morelli e conservato a Roma presso la Biblioteca
Teatrale del Burcardo (cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, La signora dalle camelie, dramma in cinque
atti, libera versione di Luigi Enrico Tettoni, s.l., s.n., s.d., segnatura 02.26.03.28, d'ora in
poi MORELLI/Z).
104 Libretto per suggeritore della Signora dalle camelie di proprietà di Riccardo Caimmi
(1865-1940), conservato a Bologna presso la Biblioteca della Casa di Riposo Artisti
Drammatici Italiani Lyda Borelli (cfr. ALEXANDRE DUMAS FELS, La signora dalle camelie, dram-
ma in cinque atti, libera versione di Luigi Enrico Tettoni, Firenze, Satani, 1897, segnatura
C/487, fase. 169, d'ora in poi CAIMMI/I).
105 Copione manoscritto deila Signora dalle camelie di proprietà di Alamanno Morelli
(1812-1893) e in seguito di Luigi Rasi (1852-1918), tramandato unitamente al libretto
Morelli e conservato a Roma presso la Biblioteca Teatrale del Burcardo (segnatura
C.174:10, d'ora in poi MORELLI/e).
106 Copione manoscritto della Signora dalle camelie di proprietà di Tommaso Salvini
(1829-1915), conservato a Genova presso il Civico Museo Bibliotèca dell'Attore del Teatro
Stabile (cfr. Fondo Salvini, copione n. 17, d'ora in poi SALVIMI/e).
107 Tre copioni manoscritti della parte di Armando di proprietà di Francesco Pasta
(1839-1905), conservati a Roma presso la Biblioteca Teatrale del Burcardo (segnatura
C.228:05). Per poter distìnguere senza possibilità d'equivoco ogni singola parte levata ci si
deve affidare ai rispettivi numeri d'inventario: 72501 (d'ora in poi PASTA/pii); 72503
(d'ora in poi PASTA/pl2); 72504 (d'ora in poi PASTA/pU).
140 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
MORELLI/e TETTONI
MARGHERITA MARGHERITA
Quanto è mai bizzarra la nostra esi- Quanto è mai bizzarra la nostra esi-
stenza. Chi m'avrebbe mai detto or stenza! Chi m'avrebbe detto, or son
son 15 giorni, che questo giovine, che quindici giorni, che questo giovine,
io neppure conosceva occuperebbe in che io neppure conosceva, occupereb-
si breve spazio di tempo, il mio cuore be in sì breve spazio di tempo il mio
111 «Visto e si permette la recita, Trieste 24 maggio 1876», MORELLI//, p. 1. Cfr. VOCE:
Morelli Alamanno, in LUIGI RASI, / comici italiani. Biografia, bibliografia, iconografia, 2 voli.,
Firenze, Bocca-Lumachi, 1897-1905; VOCE: Morelli Alamanno, in NARDO LEONELIJ, Attori tra
gici, attori comici, prefazione di Renato Simoni, 2 voli., Milano, Tosi, 1940; VOCE: Morelli
Alamanno, a cura di Giuseppe Pastina, in Enciclopedia detto spettacolo, cit.
142 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
120 Cfr. MORELLI/e, V, 3-4, cc. 31r-32n MORELLI/*, V, 5-6, pp. 8458.
121 Cfr. SALVINI/C, 1,6, e. 9r, TETTONI, 1,10, pp. 18-19; DAME 1852,1,10
122 «MARGHERITA - Prudenza non dice male. Castone dite qualche bri
sì un brindisi! / CASTONE — Vha un ciclo che Maometto / offre pe" suo
ed amori ardenti / D'arcana voluttà! / Ma quei piaceri incogniti / No
non schiudono il sorriso / Di queste mie beltà / 0O / Crediamo a
Inebriam la vita / Quando sarà finita / Maometto penserà!», SAL
MORELLI/e, 1,6, e. 7w; MORELLI//, 1,8, pp. 16-17, foglio incollato.
125 Cfr. SALVINI/C, 1,6, cc. 7r-7z>.
monte l'impasse della musica intradiagetìca con la sostituzione di un flau
to al pianoforte125. .
124 Cfr. SALVINI/C, 1,4, e. 4r, II, 3, e. 15»; IV, 1-2, cc. 28r-28v. DAME 1852,1, 5, p. 15; II,
p. 49; IV, 1-2, pp. 78-81.
125 Cfr. SALVINI/C, 1,1, e. 2r, I, 3, e. 4r, I, 6, e. 6r.
126 Cfr. TUMiATiA, fase. 2, II, 2, cc. 4z^5r; TETTONI, II, 3-5, pp. 25-26; DAME 1923, II, 4-
pp. 98-100.
127 Cfr. TUMIATI/e, fase. 5, V, 8-9, cc. 6r-9r.
146 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
128 «La prima cosa che faceva un suggeritore [...] era di sopp
tutte le didascalie [...] cancellandole con violenti freghi orizzontali
blu invece erano i tagli», SERGIO TOFANO, H teatro all'antica italiana
teatro all'antica italiana e atiri scritti di teatro, cit., p. 115.
129 Cfr. GAMMI/4 V, 5, pp. 92-96.
130 PICCOLET [Antonio Fiacchi], La pelliccia nell'arte, in «II Pic
luglio 1887.
sono qui venuto perché ella pure verrà. aveva bisogno di un 'affezione pura, reale,
Quello che succederà l'ignoro, ma qua- perché potessi ancor vivere dopo aver perduto
lunque cosa succeda avrò bisogno della Margherita. Io mi lasciai condurre da mio
tua amicizia, o Gustavo; essa ha un padre a Tours! speravo che la vista di mia
amante, egli potrà chiedermi ragione di sorella valesse a rendermi là tranquillità! Oh!
un affronto; ebbene, noi allora ci batte- io non dormiva più, mi 'sentiva soffocare, ad
remo e ci batteremo a morte131. ogni poco ero obbligato ad uscire, ed allora
correva come un demente per la campagna
chiamando ad alta voce Margherita; io l'ave-
va troppo amata questa donna fatale perché
in un istante potessi odiarla. Allora non ebbi
pur la forza, dì sopportare quella vita d'ango-
scie; mi sembrava che ne sarei morto se non
avessi più dovuto rivederla, se non avessi
sentito a ripetere dalle sue stesse labbra quan-
to mi aveva scrìtto... ho voluto guarire dal-
l'amore sotto l'egida del disprezzo, obliare il
passato odiandola. Io sono qui venuto
perché ella pure verrà. Quello che suc-
cederà l'ignoro, ma qualunque cosa suc-
ceda avrò bisogno della tua amicizia, o
Gustavo; essa ha un amante, egli potrà
chiedermi ragione d'un affronto; ebbe-
ne noi allora ci batteremo e ci battere-
mo a morte138.
1131 PASTA/pll, W, 2, cc. \2r-lZv. Cfr. MORELLI/e, IV, 3, e. 26r, MORELLI//, IV, 3, pp. 67-68;
CMMMt/4 IV, 3, pp. 75-76; PASTA/pl2, W, 2, e. 6w.
132 TETTONI, IV, 3, p. 58, corsivo nostro. Cfr. SALVINI/C, IV, 3, e. 30r; PASTA/pl3, IV, 3, cc.
lOw-llr:
148 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
Riflessioni
134 «È curiosissima la deformazione che lo stile teatrale dei drammi romantici francesi
aveva subito nelle traduzioni italiane di mezzo secolo fa: tanto più curiosa in quanto esse
traduzioni erano destinate alle scene, e in generale scene popolaresche. Ne era nato quel-
lo stile da palcoscenico, stile falsissimo, che insieme con il tipo del "tenore" da melodram-
ma, fu una delle invenzioni più buffe del teatralismo italiano», MASSIMO BONTEMPELLI,
Prefazionea. BONTEMPELLI, pp. VI-VII.
ifc I 150 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
, 'A
•I
le, quella di Tettoni risulta una "forzatura interpretativa" di successo. Per
capirne le ragioni è necessario rivolgere uno sguardo alle particolari
modalità interpretative con cui il grande attore italiano pone in scena il
capolavoro di Dumas fils.
Una premessa ermeneutica: la drammaturgia d'attore
1 Cfr. EUGENIO BUONACCORSI, La recitazione del "grande attore" tra Modena e Tommaso
Salvini, in EUGENIO BUONACCORSI, L'arte della recita e la bottega. Indagini sul "grande attore"
dell'800, cit., pp. 75-140. Sulla figura di Gustavo Modena e la sua riforma cfr. CLAUDIO
MELDOLESI, Profilo di Gustavo Modena. Teatro e rivoluzione democratica, Roma, Bulzoni, 1971;
TERENZIO GRANDI, Gustavo Modena attore e patriota (1803-1861), Pisa, Nistri-Lischi, 1968;
LUIGI BONAZZI, Gustavo Modena e l'arte sua, cit.
2 CESARE MOLINARI, Teorie della recitazione: gli attori sull'attore. Da Rossi a Zucconi, in SERO
FERRONE (a cura di), Teatro dell'Italia unita, cit., pp. 75-97, citazione a p. 78. Sull'argomento
cfr. EUGENIO BUONACCORSI, II lavoro dell'attore da Vittorio Alfieri a Gustavo Modena, in
EUGENIO BUONACCORSI, L'arte della recita e la bottega. Indagini sul "grande attore" dett'800, cit,
154 LA SIGNORA. DALLE CAMELEE
pp. 15-74; GIGI Livio (a cura di), // grande attore nell'Otto e Novecento. Con
Torino, 19-21 aprile 1999, Torino, Università degli studi di Torino-DAMS, 200
3 Cfr. ALAMANNO MORELLI, Prontuario delle pose sceniche, Milano, Borroni
Per una trattazione sintetica del tema cfr. GIGI LIVIO, H teatro del grande attore
inSTMC/2, pp. 611-675.
4 Cfr. ALESSANDRO D'AMICO, n teatro verista e il "grande attore", in ALESSAND
cura di), II teatro italiano dal naturalismo a Pirandello, cit., pp. 25-46, riferim
SILVIO D'AMICO, L'attore e la messinscena, in SILVIO D'AMICO, Tramonto de
Firenze, La casa Usher, 1985 [1° ed. Milano, Mondadori, 1929], pp. 19-34, ri
30.
tativi particolarmente problematici, l'attore italiano preferisce stimolare
in un pubblico tradizionalmente distratto il culto della propria persona e
della propria abilità artistica, anziché puntare sulla forza cogente della
struttura drammatica originaria.
A questo proposito Claudio Meldolesi individua una relazione di inter-
dipendenza tra la ciclica affermazione di attori di particolare talento, e
l'avvento di un'originalità stilistica che soppianta la precedente.
Riflettendo sul fatto che il pubblico dell'Ottocento non concepiva che
nell'olimpo teatrale coesistessero più tendenze, ipotizza che ogni stadio
artistico (composto da più singoli protagonisti emergenti) fosse in grado
di sostituirsi al precedente solo nel momento in cui questo aveva esaurito
la propria forza di stimolazione.
Tipologìe interpretative
aprile 1876; 22 e 23 maggio 1876), Giuseppina Boccomini Lavaggi (cfr. GIUSEPPE COSENTINO,
L'Arena del sole, cit., p. 145 e p. 152; «H Piccolo Faust», n. 36, settembre 1887), Rosetta Solari
(cfr. «Il Piccolo Faust», n. 26, 14 giugno 1888; n. 39, 13 settembre 1888), Laura Marini
(cfr. «Il Piccolo Faust», n. 31, 18 agosto 1887; n. 27, 21 giugno 1888), Felicita Prosdocimi
(cfr. «Il Piccolo Faust», n. 26,14 giugno 1888), Mirra Buccellati (cfr. REPERTORIO IMOLA, p.
XLIII), Lina Novelli (cfr. «Il Piccolo Faust», n. 38, 6 settembre 1888), Emina Ivon (cfr.
«Asmodeo», nn. 3/4, 13 gennaio 1882), Adalgìsa Manchetti, Bolaffi (cfr. REPERTORIO IMOLA,
p. XXXTX), Giulia Panetti (cfr. «Il Piccolo Faust», n. 4, 27 gennaio 1887), Graziosa Gleeh
(cfr. «Il Piccolo Faust», n. 36, 22 settembre 1887), Emilia Aliprandi Pieri (cfr. «Il Piccolo
Faust», n. 8, 23 febbraio 1888; n. 36, 23 agosto, 1888), Olga Lago (cfr. REPERTORIO IMOLA, p.
XL), Emma Cromatica (cfr. Locandine conservate presso la Biblioteca Civica di Padova,
buste non inventariate, Busta «Teatri di Padova», Cartella Drammatica Teatri di Padova
1903-1906, e. n. n.), TeresaFranchimi (cfr. MORELLI/e, frontespizio).
9 DAME 1852, p. 5. Cfr. VOCE: Doche M" E, in HENRY LYONNET, Dictionnaire des comédiens
frangati (ceux d'hier). Biographie, Bibliographie, Iconographie, 2 tomes, Genève, Slatkine, 1969
(Réimpression de l'éditìon de Paris et Genève 1902-1908).
10 THEOPHILE GAUTIER, Vaudeville. La Dame atix camettias, in THEOPHILE GAUTIER, Histoire
de l'ari dramatique en France depuis vingt-cinq ans, 6 tomes, Bruxelles, Hetzel, 1858-1859,
tome VI, pp. 300-308, citazione a p. 308.
158 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
14 GIUSEPPE COSTE-ITI, Fanny Sadawski, in GIUSEPPE COSTETTI, / dimenticati vivi della scena
italiana,.Roma., Stabilimento Tipografico della Tribuna, 1886, pp. 49-63, p. 53. Sull'attrice
cfr. anche LUIGI MONGELLI, Cenni artistico-biografici su Fanny Sadowsky, Napoli, Tipografia
Partenopea, 1899.
15 VOCE: Sadoski Fanny, in FRANCESCO REGLI, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed arti-
sti melodrammatici [...], cit.
16 GIOVANNA CIOTTI CAVALLETTO, Attrici e società nell'Ottocento italiano, cit., p. 84.
160 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
Ckmentina Cazzola. Una grande attrice dell'Ottocento 1831-1868, Mantova, Casa del Mantegna,
1990,p. 96).
20 LUIGI BONAZZI, Gustavo Modena e l'arte sua, cit., p. 32. Cfr. anche GIUSEPPE COSTETTI, //
teatro italiano nel 1800 (indagini e ricordi), Bologna, Cappelli, 1901, p. 212; Gioì LIVIO, La
scena italiana. Materiali per una storia dello spettacolo dell'Otto e Novecento, cit., p. 31.
21 Cfr. TOMMASO LOCATELLI, La drammatica Compagnia Dondini, in TOMMASO LOCATELLI,
L'appendice della gazzetta di Venezia. Prose scelte, cit., voi. XII, n. XXV, pp. 179-180; Appendice,
in «L'Eptacordo», 10 dicembre 1856.
162 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
27 CESARE MOUNARI, Teorìe della recitazione: gli attori sull'attore. Da Rossi a Zacconi, in SIRO
FERRONE (a cura di), Teatro dell'Italia unita, cit., p. 84. Cfr. anche ALESSANDRO D'AMICO, II
164 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
30 JARRO [Giulio Piccini], Adelaide Tessero, in JARRO [Giulio Piccini], Sul Palcoscenico e
platea. Ricordi crìtici e umorìstici, Firenze, Bemporad, 18972, pp. 1-16, citazione a p. 8.
31 GIUSEPPE SOLDATINI, Adelaide Tessera-Guidone artista drammatica. Cenni biografici, cit.,
12.
32 GELSO SALVIMI, Adelaide Tessero, in GELSO SALVINI, Le ultime romantiche, Firenze, Libre
del Teatro, 1944, pp. 85-126, citazione a p. 117.
33 VOCE: Pezzana Gualtierì Giacinto, in LUIGI RASI, / comici italiani. Biografia, bibliogra
iconografia, cit. Cfr. GELSO SALVINI, Giacinto Pezzana, in GELSO SALVINI, Le ultime romantic
cit., pp. 7-47, riferimento pp. 30-31; ERNESTO Rossi, Quarantanni di vita artistica, cit., voi
p. 160; ARMANDO PETRINI, Attori e scena nel teatro italiano di fine Ottocento. Studio crìtico
Giovanni Emanuel e Giacinta Pezzana, Torino, Università degli studi di Torino-DAMS, 200
p. 22.
166 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
K GELSO SALVIMI, Virginia Marini, in GELSO SALVIMI, Le ultime romantiche, cit., pp. 49-83,
citazione a p. 60. Sugli esordi dell'attrice e il rapporto con Clementina Cazzola cfr. GELSO
SALVIMI, Tommaso Salvini nella storia del teatro italiano e nella vita del suo tempo, Bologna,
Cappelli, 1955; RICCARDO SCAGLIA (a cura di), Virginia Marini (1842-1918), Alessandria,
F.lli Grasso, 1928.
36 JARRO [Giulio Piccini], Virgìnia Marini, in JARRO [Giulio Piccini], Sul Palcoscenico e in
platea. Ricordi critici e umoristici, cit., pp. 17-31, citazione a p. 31.
37 Cfr. ACANTO, Corrispondenze, in «L'Arte Drammatica», n. 1, 6 novembre 1871;
CAMILLO ANTONA-TRAVERSI, Virginia Marini, in CAMILLO ANTONA-TRAVERSI, Le grandi attrici
del tempo andato, cit., voi. I, pp. 217-283, riferimento pp. 230-232; MINOSSE E RADAMANTE, in
168 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
Fig. 4: PAUL AUDOUARD, Eleonora Duse, La signora delle camelie, 1890 circa,
Fondazione Giorgio Cini.
Fig. 5: PAUL AUDOUARD, Eleonora Buse, La signora delle camelie, 1890 circa, Venezia,
Fondazione Giorgio Cini.
178 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
48 Ivi, p. 229.
49 HUGO VON HOFMANNSTHAL, Eleonora Duse. Una settimana teatrale a Vienna, in HUGO
VON HOFMANNSTHAL, L'ignoto che appare. Scrìtti 1891-1914, Milano, Adelphi, 1991, pp. 45-50,
citazione a p. 47.
50 Cfr. LUIGI RASI, La Duse, con postfazione di Mirella Schino, Roma, Bolzoni, 1986, pp.
53-67; CESARE MOUNARI, L'attrice divina. Eleonora Duse nel teatro italiano fra i due secoli, cit.,
pp. 92-101.
51 PAUL SCHLENTHER, Eleonora Duse, in «Die deutsche Rundschau», gennaio 1893, artico-
lo riportato in traduzione da EMIL ALPHONS RHEINHARDT, Eleonora Duse, Milano,
Mondadori, 1931, pp. 146-149, citazione a p. 146. Cfr. CESARE MOUNARI, L'attrice divina.
Eleonora Duse nel teatro italiano fra i due secoli, cit., p. 87 e pp. 93-94.
180 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
sfumature impercettibili.
Il quinto atto è sin dall'apertura del sipario quello della
certo senso la fine è già avvenuta, si tratta solo di prender
L'azione è un unico monologo, interrotto a quando a
poche parole di qualcuno, dove l'elemento scenografico d
letto, posto al centro della scena, vicino alla ribalta. Molto
rarsi nervosamente di Castone o di commentare con amar
regali di Capodanno, l'inquietudine di Margherita si accent
risistemare la vestaglia, un gesto emblematico di ciò che H
chiama colmare le lacune della motivazione. Alla fine del fa
gare per la stanza, privando l'azione di «tutto quel corred
tosse, di guardate allo specchio, di svenimenti plastici»61, l
Margherita si concentra nella lettura della lettera di monsie
conserva sotto il cuscino: seduta sul letto, di faccia al pubb
giando gli avambracci sulle gambe aperte nell'atteggiame
noncurante di chi non è veduto, ed anche se lo fosse non g
rebbe»62.
Gli occhi sono ancora una volta fissi nel vuoto. Il pensie
concentrato altrove che al rientro di Nannina realizza in r
delle sue parole («ascolta con la solita aria di sfiaccolame
non si accorge dell'arrivo dell'amato. Poi solo un guizz
morte, che giunge sommessa, in tono minore, ben lontan
rità teatralizzata di Sarah Bernhard! («Appena qualche Ar
con un grande sospiro, come se l'anima sua si dissolvess
61 Ivi, p. 64.
'• CESARE MOLINARI, L'attrice divina. Eleonora Duse nel teatro italiano fra
99.
65 LUIGI RASI, La Duse, cit., p. 65.
stesso tempo reinterpreta con soluzioni del tutto originali l'esecuzion
del personaggio. Lavorando continuamente per "sottrazione", l'attric
smorza, attenua, raffredda quasi tutti i passaggi passionali della pièce pe
mettere maggiormente in luce il versante introspettivo, "in minore", dell
diverse situazioni. L'intensità emotiva si dispiega allora in modo allusivo
con un impiego minimo di energia vocale o gestuale, là dove le altre attr
ci utilizzano le proprie doti espressive al massimo della loro intensità.
disagio esistenziale, il tedio, la mestizia con cui caratterizza le scene pro
grammaticamente più ardite, permettono di considerare la sua cortigian
una figura sostanzialmente positiva sin dall'inizio perché insoddisfatta
decisamente in difficoltà nell'ambiente in cui si trova, quindi in un cert
senso già pentita.
1 Ivi, p. 66.
184 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
70 RENATO SIMONI, Virginia Reiter, in RENATO SIMONI, Teatro di ieri. Ritratti e ricordi,
Milano, Treves, 1938, pp. 119-126, citazione a p. 119.
71 CAMILLO ANTONA-TRAVERSI, Virgìnia Reiter, CAMIULO ANTONA-TRAVERSI, Le grandi attrici
del tempo andato, cit., voi. Ili, pp. 5-86, citazione a p. 25.
72 «Andando dalla Reiter non s'andava a sentire un autore, ma unicamente lei, la
Reiter, che a manifestar la sua virtuosità si serviva indifferentemente di qualunque prete-
sto [...] il resto non contava. Rivedemmo così, e lo spettacolo era già inusitato, una
"prima attrice" che non aveva avanti a se la quarta parete, ma il pubblico; che non creava
caratteri, ma diceva stupendamente delle battute; che quando taceva non costruiva il qua-
dro, non viveva il dramma, ma guardava la sala e il proscenio [...] sorvegliava la scena e
teneva il pubblico alla catena», ivi, pp. 71-73. Cfr. PAOLA DANIELA GIOVANELLI, La società tea-
trale in Italia fra Otto e Novecento. Lettere ad Alfredo Testoni, cit., voi. I, p. 128.
73 CESARE LEVI, Virginia Reiter, Milano, Modernissima, 1920, pp. 16-17.
186 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
78 SlRO FERRONE, Drammaturgia e ruoli teatrali, cit., p. 41. Cfr. RUDOLF ARNHEIM, Arte e per-
cezione visiva, Milano, Feltrinelli, 1984.
190 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
79 Cfr. ALEXANDRE DUMAS FILS, Préface de La dame aux camélias, in DAME 1852
momento che qui non si fa menzione alla relazione tra ruoli e interpreti, dov
è cercato di desumerla dalle singole voci biografiche ordinate alfabeticamen
via (cfr. HENRY LYONNET, Dictionnaire des comédiens franfais (ceux d'hier)
Bibliographie, Iconographie, ut.). Per un approccio al sistema dei ruoli in Fran
mentale importanza si è rivelato il lavoro di Elena Randi (cfr. ELENA RAND
Franfaise nei primi decenni dell'Ottocento: tipologia dei ruoli e realizzazione di un a
UMBERTO ARTIGLI (a cura di), II teatro dei ruoli in Europa, cit., pp. 29-82).
80 Charles Albert Fechter (1823/24-1879) Secondo Febvre è un amoureux
pale qualità è lo charme di un viso dolce, rischiarato da due grandi occhi ne
sione tenera e infantile, che gli conquistavano tutti i favori sin dall'entrata in
il debutto del 1852 percorre la provincia con MUc Page nella parte di Marguer
81 Henriette-Eugénie Fitzelier (moglie di Jean Astruc dal 1823/25), deb
alla Comédie Francaise, e dal 1822 prende il ruolo di soubrette. Alla Porte-St-
giochi mordaci, la sua franchezza insieme alla voce forte, burbera e comic
numerose simpatie. Una delle creazioni che contarono di più nella sua ca
prio Prudence nella Dame aux camélias.
82 Rene Luguet, pseudonimo di Alexandre Bénéfand (1813-1904), g
Dorval, inizia la carriera artistica recitando parti di amoureux, approdando
degli amoureux comiques.
83 Scarne sono le notizie su M"e Eugènie Worms, che troviamo al Théàtre
1846 e al Vaudeville dal 1852 al 1858; nel 1853 non ha ancora trovato una
Saint-Gaudens88, Allié interpreta il conte di Giray con tutta la dignità, l'e-
leganza e lo scetticismo indispensabili a un giovane uomo di mondo lega-
to da rapporto d'amore a pagamento con una cortigiana89. Infine per
quanto riguarda le figure minori come il signor de Varville di Dupuis,
l'Arthur di M"e Clorinde90, il Commissionaire di Roger o il Docteur di
della Signora dalle camelie effettuate dalla Drammatica Compagnia n. 1, diretta da Luigi
Belletti Bon: Enrico Salvadori è primo attor giovane, mentre il primo attore è Cesare Vitaliani
che interpreta Ernesto Duval (cfr. Locandine del Reale Teatro Tommaso Salvini di mar-
tedì 5 e di mercoledì 6 febbraio 1878, e Locandina del Teatro dei Fiorentini di mercoledì
30 ottobre 1878, conservate presso la Biblioteca Teatrale del Burcardo di Roma,
Collezione Capranica, Locandine e avvisi teatrali, segnature 14-024, 14-025 e 04-020, d'ora
in poi BB1/18780205; BB1/18780206; BB1/18781030).
93 Varville è interpretato nel 1857 da Luigi Girlanda, primo amoroso con la compagnia di
Valentino Bassi (cfr. Avviso straordinario di recita al Teatro Concordi per la sera di sabato
28 marzo 1857 della Compagnia di Valentino Bassi, conservato presso la Biblioteca Civica
di Padova, buste non inventariate, Busta «Teatri di Padova», Cartella Drammatica Teatri di
Padova 1838-1897, d'ora in poi BASSI/18570328; Manifesto che annuncia per la
Quaresima 1857 la Drammatica Compagnia di Valentino Bassi, conservato presso
l'Archivio di Stato di Padova, Archivio Teatro Concordi, busta n. 134, d'ora in poi
BASSI/1857), nel 1898 da Ciro Galvani, primo attor giovane nella compagnia di Eleonora
Duse (cfr. Locandina del Reale Teatro Niccolini di sabato 26 febbraio 1898, conservata
presso la Biblioteca Teatrale del Burcardo di Roma, Collezione Capranica, Locandine e
avvisi teatrali, segnatura 21-040, d'ora in poi DUSE/18980226).
94 Cfr. ALAMANNO MORELLI, Note sull'arte drammatica rappresentativa, cit., pp. 113-117.
Duval padre è interpretato nel 1856 da Lorenzo Piccini, generico primario nella Compagnia
Dondini (cfr. Appendice, in «L'Eptacordo», 10 dicembre 1856), nel 1857 da Cesare Asti,
promiscuo e.caratterista nella compagnia di Valentino Bassi (cfr. BASSI/18570328;
BASSI/1857), e infine da Ugo Piperno nel 1903, caratterista promiscuo nella compagnia di
Virginia Reiter (cfr. Locandina del Teatro Garibaldi di venerdì 22 maggio 1903, conserva-
ta presso la Biblioteca Civica di Padova, buste non inventariate, Busta «Teatri di Padova»,
Cartella Drammatica Teatri di Padova 1903-1906, d'ora in poi RErrER/19030522).
194 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
98 Cfr. ALESSANDRO VARALDO, Appunti sui "Ruoli", cit., p. 245. Castone de Rieux nel
è interpretato da Giovanni Seraffini, brillante nella Compagnia Alberti (cfr. Locandin
Teatro dei Fiorentini del 2 gennaio 1874, conservate presso la Biblioteca Teatral
Burcardo di Roma, Collezione Capranica, Locandine e avvisi teatrali, segnature 01-
04-055), nel 1878 da Napoleone Masi, brillante nella Compagnia di Alamanno Morell
Locandina del Teatro Tommaso Salvini del 26 ottobre 1878, conservata pres
Biblioteca Teatrale del Burcardo di Roma, Collezione Capranica, Locandine e avvis
trali, segnatura 14-065) e da Arturo Garzes, secondo brillante con al Compagnia n. 1 d
da Belletti Bon (cfr. BB1/18781030), nel 1898 da Galliani, brillante nella compagn
Eleonora Buse (cfr. BUSE/18980226) e da Armando Falconi, secondo brillante nella co
gnia Di Lorenzo-Andò (cfr. Locandina del Teatro Costanzi del 23 luglio 1898, conse
presso la Biblioteca Teatrale del Burcardo di Roma, Collezione Capranica, Locand
avvisi teatrali, segnatura 01-059).
99 GIUSEPPE COSTETTI, Bozzetti di teatro, Bologna, Zanichelli, 1883, pp. 48-49.
196 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
100 Cfr. ivi, p. 59; ALAMANNO MORELLI, Note sull'arte drammatica rappr
127-128.
101 Cfr. SERGIO TOFANO, E teatro all'antica italiana, in SERGIO TOFANO, II
liana e altri scritti di teatro, cit., pp. 32-33. Alcuni studi recenti si sono sof
rare l'evoluzione del ruolo attraverso la specializzazione di un artis
PASQUALE, II brillante si fa ragionatore. Claudio Leigheb e il teatro dei ruol
2001) o alla luce del teatro Pirandelliano (cfr. SIRO FERRONE, / ru
Pirandello. "Pensaci, Giacomino!", in «Arici», n. 3, 1986, pp. 100-107; U
Specchio e reminiscenza: il metateatro di "Ciascuno a suo modo", in «II Castel
36, 1999, pp. 33-55, ripreso e approfondito in UMBERTO ARTIGLI, Pirande
tasmi dell'immaginario cristiano, Bari, Laterza, 2001; ELENA ADRIANI, Sergio
te"nel teatro di Pirandello, in «L'Angelo di Fuoco», n. 3, 2003, pp. 81-103).
102 Cfr. ARTHUR POUGIN, Dictionnaire historique etpittoresque du Théàtre e
tachent, Paris, Firmin-Didot et Cie, 1885; BERNHARD DIEBOLD, Dos Rolle
Theaterbetrieb des IS.Jahrhunderts, Leipzig und Hamburg, Leopold VoB, 1
ne italiana cfr. BERNHARD DIEBOLD, II sistema dei ruoli nel teatro tedesco del Se
zione del brindisi sembrano infatti cominciare nuovamente ad arricchire
la parte scritta da Tettoni di quella verve, che lentamente diviene tipica
del brillante, e spiegare così l'attribuzione successivamente al 1874. Nel
momento in cui il ruolo italiano si modifica per annettere delle parti che
prima non vi erano comprese, la figura di Castone, divenendo patrimo-
nio del brillante, si riawicina anche al proprio modello originario, benché
non torni mai a coincidere con esso.
Il caso della signora Duvernoy si presenta invece del tutto diverso.
L'interprete parigina della parte di Prudence era una soubrette, un ruolo
del teatro drammatico e dell ' opéra-comique francese da non confondere
con il termine equivalente adottato dal teatro di varietà italiano con attri-
buti del tutto opposti. La soubrette è in origine una suivante (una confidente
che accompagna o è al seguito di un personaggio di alta condizione).
Spigliata e maliziosa, è una serva che parla in modo diretto e franco; suc-
cessivamente diviene più raffinata ed elegante senza per questo abbando-
nare la propria spregiudicata schiettezza e agendo talvolta senza troppi
scrupoli. Non essendo necessariamente un ruolo giovane, nella maturità
la sua saggezza amorale acquista uno spessore di indecenza. Il corrispon-
dente italiano sarebbe propriamente la servetta (divisa tra l'affetto per la
padrona e l'amore per il denaro), se il ruolo non avesse cominciato a
decadere già nel primo Ottocento, per morire definitivamente con la
commedia sociale, quando le sue parti vengono divise tra la prima attrice e
l'amorosa, o, dove necessario, la seconda donna101. Inoltre se la parte raggira-
103 Cfr. VOCE: Soubrette, in PIERRE LAROUSSE, Grand dictionnaire universeldu XIX' siècle [...]
cit.; VOCE: Servetta, in PARMENIO BETTÒLI, Dizionario comico, cit.; ALESSANDRO VARALDO,
Appunti sui "Ruoli", cit., pp. 256-257; ELIGIO POSSENTI, Vita segreta del teatro, Milano,
Garzanti, 1948, pp. 98-102. Sull'analisi dell'evoluzione e stabilizzazione del ruolo riman
gono imprescindibili alcuni studi sul teatro goldoniano (cfr. LAURA Ricco, Introduzione a
CARLO GOLDONI, La castalda. La gastalda, a cura di Laura Ricco, Venezia, Marsilio, 1994,
pp. 9-67; SIRO TERRONE, Introduzione a CARLO GOLDONI, Gl'Innamorati, a cura di Siro
Ferrone, Venezia, Marsilio, 2002, pp. 9-39), mentre l'assunzione delle competenze da
198 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
parte di altri gradi del sistema nel corso dell'Ottocento, è già chiaramen
capolavoro metateatrale di Paolo Ferrari del 1852 (cfr. SIMONA BRUNETTI,
"Goldoni e le sue sedici commedie nuove", in «II Castello di Elsinore», n. 43, 2002
104 La signora Duvernoy viene interpretata nel 1857 da Anna Job, madr
nella compagnia di Valentino Bassi (cfr. BASSI/18570328; BASSI/1857)
Adelaide Falconi, madre e caratteristica nella compagnia Zerri-L
ZELA/18771202), nel 1878 da Angela Beseghi, madree caratteristica con la C
di Belletti Bon (cfr. BB1/18780205; BB1/18780206; BEI/18781030), nel
Zucchini Majone, madre e caratteristica nella compagnia di Virgini
REITER/19030522).
dominare l'azione, essa necessita oltre che dell'abilità, anche di una c
bellezza di forme, voce armoniosa, gestire parco e dignitoso, e una co
nuta facoltà di commozione. Tuttavia il compito principale della pr
attrice sembra essere la capacità di distinguere tra caratteri affini per n
ra, quali la donna semplice, l'ingenua e la sciocca, oppure la lusinghi
l'illustre cortigiana e la voluttuosa105. Quest'ultimo esempio risulta pa
colarmente interessante per il nostro discorso, perché l'analogia fra le
tipologie femminili consiste nell'afferire alla sfera sensuale media
un'esplicita provocazione sessuale, la cui maggiore o minore inten
determina il singolo carattere richiesto. Se nel primo caso l'accento in
pretativo cade sull'adulazione quale mezzo per acquisire un vantag
personale, nel secondo l'attenzione si sposta sulla discrasia che giusti
la mercificazione del proprio corpo con un elevato sentire, mentre
terzo il motore dell'azione del personaggio è la ricerca del piacere
sensi.
L'ipotesi proposta da Gattinelli introduce implicitamente una rilev
te questione attinente al rapporto tra il ruolo e i personaggi afferenti,
ché evidenzia come nella penisola italiana alla prima attrice siano asseg
te parti che, per esempio, in Francia vengono attribuite a ruoli dist
Almeno due dei caratteri descritti sono infatti tipici della coquette, a
vengono affidate parti di smorfiosa, civetta o di donne decisamente
sionali e sensuali. In questo modo la prima attrice italiana, non potend
affidare a una decisa distinzione di ruolo per ricreare concretamente s
scena la differenziazione nei caratteri, si deve awalere, secon
Gattinelli, di una metodologia che vede l'elemento di discrimine nel r
noscimento dell'unica passione dominante del personaggio.
A questo proposito Alamanno Morelli limita in un'unica direzion
campo d'azione della prima attrice affermando che tutti gli «affetti ro
105 Cfr. ALESSANDRO VARALDO, Appunti sui "Ruoli", cit., p. 246; GAETANO GATTIN
Dell'arte rappresentativa. Manuale ad uso degli studiosi della drammatica e del canto, cit., pp
34.
200 LA SIGNORA DALLE CAMELEE
Epilogo prìmonovecentesco
114 PIERO GOBETTI, Opere complete voi. III. Scrìtti di critica teatrale, Torino, Einaudi, 1974, p.
55. Cfr. anche VINCENZO CARDARELLI, Maria Melato («II Tempo», 15 dicembre 1918), in
VINCENZO CARDARELLI, La poltrona vuota, a cura di Gian Antonio Cibotto e Bruno Blasi,
Milano, Rizzoli, 1969, pp. 154-155.
115 DARIA BERTINI, Maria Melato, nella vita e nell'arte, Milano, Mariani, 1952, p. 89.
116 Cfr. JEAN CHEVAUER - ALAIN GHEERBRANT, Dizionario dei simboli, 2 voli., Milano, Rizzoli,
1986.
206 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
117 RENATO SIMONI, La signora dalle camelie, 13 febbraio 1921, in RENATO SIMONI
di cronaca drammatica, cit., voi. I, p. 437.
"8 SILVIO D'AMICO, "La signora dalle camelie" di Alexandre Dumas fils all'A
SILVIO D'AMICO, La vita del teatro. Cronache, polemiche e note varie I. 1914-1921
guerra e della crisi, Roma, Bulzoni, 1994, pp. 562-563, citazione a p. 563. La
diversità dei due allestimenti riguarda i componenti della compagnia perché
entrambi gli spettacoli sono firmate da Caramba (Eduardo Boutet).
zione nella ricerca di una tragica fissità («immobile, pare che ella sia
fuori di tutto ciò che avviene; non un fremito: lo strazio è tutto nell'atteg-
giamento statuario»). La commozione si tramuta in rigida dignità, le
lacrime in «freddezza di ghiaccio». Il critico ricorda inoltre come la
Borelli, per coerenza di stile ed «elevatezza di gusto», non inserisca la
richiesta del tradizionale bacio a suggello del sacrificio, rinunciando così
all'applauso a scena aperta.
Tutti i critici concordano anche nell'ammirazione per la purezza linea-
re espressa dall'attrice nel quinto atto. In particolare ci si sofferma a
descrivere minutamente l'esecuzione della scena della lettera, offrendoci
così il modo di scoprire come l'artista abbia reinterpretato la soluzione
formale inventata da Eleonora Duse. Traendo fuori dal guanciale lo scrit-
to «con un fremito contenuto, che dice ansia, gioia, anelito d'amore», lo
bacia ma dopo un fugace sguardo non si accinge a leggerlo come previsto
da Dumas fils. Abbandonata ai suoi pensieri «ella si dice quella lettera che
ha ormai tutta la sua passione: delicatamente, precisamente, sicura»120.
119 PIERO GOBETTI, Ancora di Aldo, Borelli, in PIERO GOBETTI, Opere complete voi. IH. Scritti i
crìtica teatrale, cit., pp. 152-155, citazione a p. 153.
120 Ivi, p. 155.
208 LA SIGNORA DALLE CAMELIE
121 SILVIO D'AMICO, Tatiana Pavlova, in SILVIO D'AMICO, Tramonto del gran
pp. 92-95, citazione a p. 92. Sulla figura dell'artista russa cfr. DAMILO Ruo
Pavlova diva intelligente, Roma, Bulzoni, 2000.
122 MARCO PRAGA, II fenomeno russo, 2 dicembre 1923, in MARCO PRAGA, Cro
1919-1928, Milano, Treves, 1920-1929, voi. 1923, pp. 257-265, citazione a p. 26
123 SILVIO D'AMICO, Tatiana Pavlova, in SILVIO D'AMICO, Tramonto del grande
94.
mobili, il problema è semplicemente risolto. Nel primo atto un pianoforte, un
divano, una poltrona, poi una tavola per la cena; nel secondo un tavolino per la
toilette e una sedia; nel terzo un tavolino, una sedia e una panca da giardino; nel
quarto (il festino... pel "pagata io l'ho") niente: dei veli dorati dietro i quali si
profilano e si deformano sino allo spasimo delle ombre cinesi; nel quinto, un
letto enorme...124.
124 MARCO PRAGA, Le recete della compagnia Pitoèff, 15 febbraio 1926, in MARCO PRAGA,
Cronache teatrali 1919-1928, cit, voi. 1926, pp. 41-50, citazione a p. 46.
125 Ivi, pp. 48-49.
126 SILVIO D'AMICO, I Pitoèff, in SILVIO D'AMICO, Tramonto del grande attore, cit., pp. 139-
144, citazione a p. 144, nota 2; cfr. anche DISCORSO, cc. 3r-3w.
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