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Verona – Trento
1-2 dicembre 2011
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ENTE PROMOTORE
Alteritas - Interazione tra i popoli
Sede: via Seminario 8 – 37129 Verona
E-mail: info@progettoalteritas.org
ENTI SOSTENITORI
Assessorato alle Relazioni con i Cittadini del Comune di Verona, Assessorato alla solidarie-
tà internazionale e alla convivenza della Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Catto-
lica Assicurazioni.
ENTI PATROCINANTI
Fondazione Toniolo, Ufficio per il Progetto Culturale della Diocesi di Verona, Università
degli Studi di Verona, Dipartimento Tempo Immagine Spazio Società dell’Università degli
Studi di Verona.
IN COLLABORAZIONE CON
Assessorato alle Relazioni con i Cittadini del Comune di Verona, CINFORMI
dell’Assessorato alla solidarietà internazionale e alla convivenza della Provincia Autonoma
di Trento, Soprintendenza per i Beni librari archivistici e archeologici della Provincia Auto-
noma di Trento.
PROGETTO GRAFICO
Massimo Saracino
REDAZIONE A CURA DI
Simona Marchesini, in collaborazione con Massimo Saracino e Donato Fasolini.
STAMPA
Stampa: Centro Duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento
Novembre 2012
ISBN 978-88-907900-0-3
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SOMMARIO
PRESENTAZIONE 7
MONS. G. GRANDIS, Vicario alla cultura, Diocesi di Verona,
Saluto introduttivo 9
L. GIOVANNAZZI BELTRAMI, Assessore alla Solidarietà e alla Convivenza
della Provincia Autonoma di Trento, Saluto introduttivo 11
S. MARCHESINI, Incontrare l’altro. Matrimoni misti come tema
Interdisciplinare 13
VERONA, 1 DICEMBRE
SINCRONIA: ATTUALITÀ
P. ZANCHETTA, Matrimoni misti a Verona 29
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TRENTO, 2 DICEMBRE
SINCRONIA: ATTUALITÀ
S. PIOVESAN, I matrimoni misti. Laboratori culturali
nella società trentina 167
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BAMBINE, SPOSE E MAMME: RIFLESSIONI SU CONTESTI LONGOBARDI
IN ITALIA
PAOLA MARINA DE MARCHI*
ABSTRACT. With reference to mixed marriage, the archaeological evidence of 6th and 7th
century A.D. shows a fleeting image (Roman or Longobard), because of the limited
availability of scheleton analyses. Thanks to the grave goods and funerary gifts
characterizing the German ritual, we can anyway distinguish these burials from the Roman
and Christian tombs. The Longobard female graves are characterized by the German rites,
while the presence of many gifts from the Roman tradition, maybe motivated by the most
real mixture of different people (service in the lands of the lord, mixed marriage). During
the 7th century the integration process grows: the wedding rings of Roman tradition in the
Longobard female graves are very common, as in the 6th century roman context: a habit
coming from the conversion to Roman Christianity, which can be interpreted as an indicator
of mixed marriages.
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La Rocca 2011, pp. 65-83. !
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Fig. 2. Castel Trosino t. 168: anelli matrimoniali a doppia losanga
(foto e disegno da Paroli 1995).
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Modzelewski 2008, in part. pp. 161-172; Jarnut 1995, pp. 12-28. Tali matrimoni spiegano
l’intrusione di oggetti di diversa tradizione in contesti longobardi, ad es. le fibule franche nella t. 48
di Collegno, Giostra 2004, pp. 73-77.!
5
Le leggi dei Longobardi 1992, cc. 205-207, per cui Modzelevski 2008, pp. 185-196, 219, che si
chiede a quale appartenenza etnica attribuire la popolazione servile, o dei coloni che servivano nelle
terre proprietà di longobardi. Sui nuclei parentali allargati, sepolti in gruppi unitari, Paroli 1995, pp.
199-212; Rupp 1996, pp. 23-88; Giostra 2011, pp. 253-272; De Marchi 2009, pp. 465-471. !
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MATRIMONI MISTI
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Fig. 3. Campione d’Italia t.10: tunica con balze in broccato (da Blockley et alii 2004).
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10
Riviére 1995, pp. 90 ; Paroli 1995, pp. 206-212; Bierbrauer 1991, pp. 121-173; De Marchi 1999, pp.
215-243. !
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MATRIMONI MISTI
La sequenza dei corredi funerari e dei doni femminili, presi in esame, è significa-
tiva dell’evoluzione del costume e della condizione femminile lungo un percorso
biunivoco di un’integrazione che coinvolge romani e Longobardi, con modalità
variabili ma costanti. Nella fase più antica è dato rilievo alle esequie destinate alla
comunità di appartenenza del defunto, ancora legata ai suoi riti ancestrali, in seguito
si verifica il passaggio alla morte cristiana celebrata, senza dispendio di doni deposti
accanto al morto, ma con sepoltura posta all’interno di oratori e mausolei funerari
privati (Fig. 4), che garantiscono in perpetuo la memoria dei defunti, associata a pre-
ghiere e cerimonie religiose, nonché la visibilità del potere economico e della fede
dei fondatori dell’edificio.11
Fig. 4. Campione d’Italia: a) pianta del mausoleo dei Totonidi (da Blockley et alii 2004).
Le sepolture esaminate attestano che non solo le donne altolocate ricevono gli
onori dovuti alla stirpe, ma che anche alle bambine morte precocemente vengono
assicurati corredi e doni degni del loro lignaggio, che l’abbigliamento, i gioielli e al-
tri manufatti vengono progressivamente attinti dal patrimonio manifatturiero locale e
bizantino, che la maternità è la causa di morte più diffusa e che madri e figli ven-
gono deposti spesso nella stessa sepoltura.
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DE MARCHI
l’abito tradizionale longobardo, come in Pannonia, con una coppia di fibule ad “S”,
decorate cloisonné con inserzione di granati, che dovevano fermare lo scollo della
tunica e il mantello, mentre tra i femori una coppia di fibule ad arco pendeva da cin-
ghie sospese alla cintura (cfr. Fig. 1a-b), anche questi complementi di abbigliamento
appartengono alla cultura germanica più antica, e vengono trasmessi spesso in ere-
dità.12 La sepoltura conteneva altri oggetti preziosi; sono significativi di benessere
economico il corno potorio in vetro, color vinaccia e decorato a festoni, deposto sul
torace (cfr. Fig. 1c), il tremisse aureo di Giustiniano (527-575), rinvenuto vicino alla
mandibola, secondo il rito del viatico di tradizione romana, una conchiglia, un amu-
leto a disco e una pisside porta unguenti in bronzo. Il risultato delle analisi
paleoantropologiche sembra indicare che i caratteri scheletrici sono morfologica-
mente compatibili con quelli che caratterizzano i Longobardi.
Il corno potorio è, insieme alla moneta d’oro, un indicatore di status e attesta che
la capacità economica e sociale dei parenti della defunta li integra nel circuito di ac-
cesso a beni di lusso tanto da poter raggiungere i territori bizantini e Roma, dove era
attiva la produzione di questo tipo di contenitori.13
A Cividale San Mauro la sepoltura di una donna adulta (t. 21) deposta abbigliata,
secondo tradizione, nell’ultimo terzo del VII secolo, contiene una padella in bronzo
fuso di produzione bizantino-mediterranea ornata da losanghe, motivi floreali entro
cornici romboidali, e da un’epigrafe augurale incisa in lingua greca, con confronti
puntuali in situle bizantine e copte di V-VII sec., attestazione di alto rango, lussuoso
simbolo di contatti, scambi, doni con il mondo romano-mediterraneo.14
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12
Ahumada Silva 2011, pp. 50-57; Melucco Vaccaro 1989, pp. 13-14.!
13
!Saguì 2001, pp. 307-322. !
14
Ahumada Silva 2011, pp. 35-50; Colussa 2011, pp. 203-212.!
15
Rupp 1996, pp. 23-88.!
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MATRIMONI MISTI
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Fig. 5. Nocera Umbra t. 100: fibula ad arco con decorazione zoomorfa (da Rupp 1996).
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16
Rupp 1996, Tavv. 1-2, e 2005, pp. 39-41. !
17
Rupp 1996, pp. 103-105.!
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La metà del VII sec. è, come si è detto, segnata dal fenomeno della riduzione dei
corredi, limitati a pochi oggetti, secondo il costume funerario cristiano, e per la
probabile esigenza di risparmiare materiali di un qualche valore che è preferibile tra-
smettere in eredità. Si sta chiudendo la tradizione dei tesori sepolti, rito e memoria
escono dall’anonimato per fare il loro ingresso in mausolei e chiese, la cui fonda-
zione si intensifica nel VII sec. (cfr. Fig. 4), testimoniando un mutamento di menta-
lità e di investimenti da parte dei “signori” del tempo. Dal dono sepolto alla pre-
ghiera e alle luminarie pro anima.
La necropoli di Castel Trosino (ducato di Spoleto, lungo la via Salaria) (AP) si
distingue per la forte componente bizantina, entro un quadro complessivo di
aristocrazia terriera che risponde al modello longobardo.
Il corredo della t. S (scavata prima delle campagne regolari) si compone di og-
getti di tradizione germanica. Le fibule ad arco in argento dorato, diffuse presso i
longobardi pre-italici, molto consumate e quindi usate a lungo (o avute in eredità),
sono ornate in stile zoomorfo Schlaufenstill, che permette di attribuirle al passaggio
tra VI e VII sec. Le fibule germaniche si trovano accanto ad una fibula a disco in la-
mina d’oro, decorata a sbalzo e con filo godronato, di produzione bizantina, forse
romana (Fig. 7).
Fig. 7. Castel Trosino t. S, fibula a disco aurea a sbalzo (da Paroli 1995).
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Rupp 1996, pp. 109-110.!
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Fig. 8. Castel Trosino t. 168: fibula a disco cloisonné (da Paroli 1995).
Sono comuni al costume delle donne vissute in età tardoantica gli orecchini a ce-
stello in oro e argento, le guarnizioni trilobate da cuffia abbinate a spilloni di bronzo
per il fissaggio al capo, la t. 31 contiene anche una brocca in ceramica tardoromana.
Il contesto è compiutamente romano, con datazione oscillante tra tardo VI e VII sec.
E’ contemporanea la sepoltura femminile (t. 32) che si caratterizza per la croce in
argento, di tradizione tardoromana e cristiana, che reca incisi il nome proprio latino
Rustica, che richiama significativamente una realtà rurale, accompagnato dalla for-
mula augurale Vivat (RUSTICA VIVAT) (Fig. 9).
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!Paroli 1995, pp. 206-211, 273-280. !
20
Paroli 1995, pp. 295-300.!
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Fig. 9. Castel Trosino t. 32: fibula cruciforme in argento con iscrizione beneaugurale (da Paroli 1995).
Il nome di persona, ma soprattutto l’uso della scrittura rimandano alla cultura cri-
stiana locale, il corredo risponde ancora una volta alle modalità funerarie
longobarde.21
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MATRIMONI MISTI
Le analisi dei resti scheletrici attestano che almeno la donna, adulta di circa 30/40
anni, deposta accanto al figlio nato morto, ha tratti somatici di tipo nordico.
Le sepolture contengono più deposizioni di uomini, donne e bambini, conservano,
quindi, i caratteri del sepolcro di un gruppo parentale come nelle più antiche necro-
poli a righe (Nocera Umbra, Castel Trosino), ma sono deposte in un edificio di culto,
secondo un modello accettato dalla chiesa romana. L’assimilazione del cristianesimo,
accompagnata alla necessità di investire in beni duraturi e celebrativi della famiglia,
documenta un processo di assimilazione ormai radicato e diffuso, confermato per al-
tro dalle analisi scheletriche che parlano di ibridizzazione.
Il ruolo della stirpe, di certo potente e di elevato potere economico, e della madre
vengono esaltati sia dal seppellimento in un mausoleo annesso ad un oratorio, con i
figli deposti nella stesso spazio dei famigliari, sia dai ricchi abiti ornati da balze in
broccato a filo d’oro (cfr. Fig. 3) e dai preziosi gioielli bizantini (t. 11) (Fig. 10).
Lo scheletro della donna della t. 10, vestito con la tunica di broccato, recava i se-
gni visibili di più maternità, l’ultima delle quali fu la causa della morte anche del fi-
glio. La giovane donna (meno di 20 anni) della t. 11 è sepolta con due uomini, uno
di circa 25 anni, l’altro d’età indefinibile, e con un bimbo di 9/10 anni. E’ molto
probabile che una malattia infettiva abbia causato la morte contemporanea del nu-
cleo famigliare.
Appartiene alla tradizione romana l’uso di deporre nelle sepolture amuleti a carat-
tere fallico, simbolo di fertilità; nella t. 10 di Campione l’amuleto posto sul petto
della donna può forse indicare le sue passate maternità. Infine i gioielli bizantini
della t. 11 non sono da considerarsi dono o corredo, ma parte dell’abbigliamento di
rappresentanza della defunta, utilizzato per il funerale.
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