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to Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik
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ΑΣΥΝΑΡΤΗΤΟΙ ΣΤΙΧΟΙ
1 Cfr. Β. M. Palumbo Stracca, La teoria antica degli asinarteti, Roma 1980, 84-86; Β. Gentiii, L'asinarteto nella teoria
metrico-ritmica degli antichi, Festschrift für R. Muth, Innsbruck 1983,135-143; Β. Gentiii - L. Lomiento, Metrics and Rhyth
mics. History ofPoetic Forms in Ancient Greece, Pisa-Roma 2008,55-56.
2 R. Merkelbach - M. L. West, Ein Archilochos-Papyrus, ZPE 14 (1974) 102; M. L. West, Greek Metre, Oxford 1982,43.
2 U. von Wilamowitz-Moellendorff, Griechische Verskunst, Berlin 1921, 121: "Archilochos vereinigte daktylische Rei
hen mit iambischen, auch mit dem Ithyphallikus, aber er hielt sie streng gesondert. So verfuhr Alkman im Partheneion mit
Daktylen und Trochäen. Dass heisst in antiker Terminologie, sie bauen Asynarteten." Cos! anche O. Schröder, Nomenciator
metricus, Heidelberg 1929,14; B. Snell, Griechische Metrik, Göttingen 19623,33,41-42; D. Korzeniewski, Griechische Metrik,
Darmstadt 1968, 140. Dalle parole del Wilamowitz, si arguisce, che egli credesse che anche gli antichi metricisti usassero il
termine asinarteto con questo significato; questo è senza dubbio falso, corne vedremo. Tuttavia, corne mi fa osservare R. Kas
sel, l'attenzione di Wilamowitz era rivolta a dimostrare corne la poesia greca passi da strutture asinartetiche (cioè prive di
Kolonkontinuum) a strutture sinartetiche (e questo è senza dubbio vero). Anche Snell e Korzeniewski fanno un uso analogo
del termine; è probabile che tutti questi studiosi non fossero nemmeno interessati a intendere cosa fossero gli asinarteti per i
metricisti antichi. Una soluzione che presuppone assenza di Kolonkontinuum (come gli studiosi appena citati) e diversità ritmi
ca fra i cola dell'asinarteto (come gli studiosi citati nella nota 1) è proposta da L. E. Rossi (Asynarteta from the Archaic to the
Alexandrian Poets, Arethusa 9,1976, 207-229; id., Teoria e storia degli asinarteti dagli arcaici agli alessandrini, in Problemi
di metrica classica. Miscellanea filologica, Genova 1978, 29-48), che ritiene che gli asinarteti siano formati da due cola di
ritmo diverso e separati sempre da fine di parola e talvolta anche da pausa boeckhiana. Per ipotizzare questo, Rossi è costretto
a eliminare dalla lista degli asinarteti quelli che non presentano fine di parola fra i due elementi e quelli composti da due cola
uguali, eliminazioni arbitrarie (cfr. infra). Inoltre, egli è costretto a ipotizzare una eccezione aile norme di Boeckh, cfr. K. Itsu
mi, What's in a Line? Papyrus Formats and Hephaestionic Formulae, in Hesperos. Studies in Ancient Greek Poetry Presented
to M. L. West on his Seventieth Birthday, Oxford 2007, 318. La conclusione cui giunge Rossi non è dissimile da quanto aveva
ipotizzato G. Hermann (Elementa doctrinae metricae, Lipsiae 1816, 586-589); "Itaque veram rationem asynartetorum hanc
esse puto, ut duo numeri, sive quis versiculos dicere malit, cohaereant quidem, unumque versum efficiant, sed vinculum illud
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54 C. M. Lucarini
^ Sul lessico di Efestione, cfr. J. Urrea Méndez, El lexico me'trico de Hefestion, Amsterdam 2003, lavoro utile per la rac
colta del materiale contenuto nell'edizione di Consbruch, ma scarsamente critico.
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άσυνάρτητοι στίχοι 55
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56 C. M. Lucarini
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άσυνάρτητοι στίχοι 57
Partendo da questo passo, vediamo se esso sia conciliabile con gli usi del termine asinarteto e le sue spie
gazioni elencate supra.
Partiamo dalla spiegazione di Merkelbach e West. Corne già dicevo, essa venne proposta dai due Studio
si insieme alla pubblicazione dell'epodo di Colonia archilocheo (Archil. fr. 196 a W.2), il quäle è composto
da 3 ia II D II 2 ia. Prima della pubblicazione di taie epodo, possedevamo un unico carme in questo metro,
l'epodo 11 di Orazio. Glieditoridi Orazio stampavano diregolaDe2 ia sullastessalinea("Zeile",στίχος);
quest'uso éditoriale rispecchia la tradizione manoscritta di Orazio, ma è difficilmente giustificabile da un
punto di vista logico e razionale, dato che, in Orazio, fra D e 2 ia incontriamo alcuni sicuri indizi di fine
verso6 e l'uso moderno impone di stampare due versi su due linee. Prima della pubblicazione dell'epodo di
Colonia, si era anche pensato che la presenza di elementi che indicano fine di verso fra D e 2 ia fosse un'in
novazione di Orazio, estranea all'uso archilocheo. Quest'ultima ipotesi venne confutata in maniera definiti
va proprio dal nuovo epodo archilocheo, poiché anche in esso De2 ia vengono trattati corne due versi, non
come due cola7. D'altra parte, nel papiro di Colonia De2ia vengono disposti sulla stessa linea, esattamente
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58 C. M. Lucarini
Inoltre, Efestione dice esplicitamente che fra i cola che compongono un verso asinarteto puo non
ci fine di parola (§ 2)11: come conciliare questo con l'idea che i metricisti antichi definissero asinartet
versi che, oltre alla fine di parola, presentavano anche pausa fra i due cola?
Dunque, nessuno avrebbe potuto definire né i dattilo-epitriti né i distici elegiaci né i versi comp
da cola con Kolonkontinuum asinarteti, nel senso che a questo termine dànno Merkelbach e West; po
d'altra parte, fra i tipi di asinarteti citati da Efestione i dattilo-epitriti e, soprattutto, i distici elegiaci son
fra quelli che più spesso si incontrano nella poesia greca, ci si chiede, come sia potuto avvenire ch
termine originariamente usato per descrivere alcune forme epodiche di Archiloco, si sia esteso in m
cosi improprio. Questo non è certo di per sé impossibile: puö ben darsi che un termine nato per ind
un fenomeno, venga poi esteso; tuttavia, in questo caso, mi pare improbabile. Bisognerebbe infatti supporr
che (la fonte di) Efestione non avesse più alcuna idea del significato originario del termine. Questo a
neue Kölner Papyrus, Mus. Helv. 32,1975,12-32). Uno degli argomenti su cui più Geizer insisteva (20, nn. 23 e 24), è p
la presenza di fine di verso (e non di colon!) fra D e 2 ia; taie presenza è da ascrivere, crede Geizer, all'imperizia di un
imitatore di Archiloco, il quäle seguiva le Stesse teorie metriche di Orazio. Queste teorie risalivano alla tarda età ellen
allorché non si aveva più alcuna idea di corne davvero scrivesse Archiloco. R. Kannicht (Archilochos, Horaz und Hepha
ZPE 18,1975, 285-287), per confutare la tesi del Geizer, osserva che anche Efestione è del tutto indifferente alla prese
brevis in longo fra cola. Tuttavia, questo non mi pare significhi molto: che Efestione non conoscesse i criteri boeckhiani
indicano pausa è ben noto; il problema è che, secondo Gelzer, è l'autore dell'epodo di Colonia a non conoscerli e, in questo
certo, non pottrebbe trattarsi di Archiloco. La tesi del Gelzer parte dal presupposto che Archiloco componesse solo strutt
distiche, non tristiche; tuttavia, questo non è affatto sicuro. Per esempio, Call. Epigr. 39 Pf. e Theocr. Epigr. 21 G. prese
le seguenti strutture: 2 iaA II 2 iaA II 4 da I ith; 4 da I ith II 3 ia II 3 iaA. Non c'è nessuna ragione séria per credere che Arc
non componesse strofe tristiche. Prima délia scoperta dell'epodo di Colonia, potevamo pensare che Orazio avesse mut
struttura tristica una struttura distica archilochea. Ora sappiamo che ha imitato fedelmente il modello archilocheo. In
casi, è vero, Orazio, ha posto pausa boeckhiana fra cola che i modelli greci legavano con sinafia ritmico-prosodica (nelle st
eoliche); non è il caso di Ep. 11.
8 West (Greek Metre, cit., 43) pensa che taie disposizione fosse dovuta al desiderio di avere due versi délia stessa lung
za; in effetti la lunghezza di 3 ia non è molto différente da quella di D 2 ia; sul problema vedi infra.
9 Merkelbach-West, op. cit., 102: "Es ist also eigentlich eine dreizeilige Kurzstrophe, aber man hat die zwei kürzeren
[cioè D e 2 ia] immer in einer Zeile geschrieben. Diese Praxis hat die antike Theorie von den asynartetischen Versen
lasst." West, op. cit., 43: "When two short verses followed a longer line, they were written together in ancient books to m
line of matching length. Metricians who observed their independence called such lines άσυνάρτητα, 'disconnected', t
they failed to appreciate that the disconnection was of the same nature as that between periods written on différent lines
Ό Cosi già in Supplementum lyricis Graecis, ed. D. Page, Oxford 1974 e successivamente nell'ed. di West del 1991
quelle di A. Nicolosi (Ipponatte,Epodi di Strasburgo; Archiloco, Epodo di Colonia, Bologna 2007) e di S. Medaglia (Ecd
ed esegesi, Napoli 2007).
11 Fra gli esempi citati da Efestione Crat. fr. 360. 1-2 K.-A.; Pind. fr. 30.1; 34; 35 b S.-M.; Call. fr. 384 a Pf.; Sappho
132.1 V.; Crat. fr. 361. 2 K.-A.; Eup. fr. 42. 2 K.-A.; Sappho 112.4 V. non hanno fine di parole fra i due cola.
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άσυνάρτητοι στίχοι 59
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60 C. M. Lucarini
TABELLA I
\)xDx \ ith (Archil, fr. 168-171 W2.; Crat. fr. 360 K.-A.; §§ 2-7)
2) 4 da "" I ith ovvero 4 da I ith (Archil, fr. 188-192 W2.; Crat. fr. 225; 363 K.-A.; Arist
K.-A.; § 8)
3) D I 2 ia (Archil, fr. 196-196a W2.; Horat. Epod. 11; § 9)
4) D I pe (Ale. fr. 383 V.; Bacchylides et Pindarus, passim16; § 10)
5) pel D (Bacchylides et Pindarus, passim11', § 11)
6) D I pe i D (Bacchylides et Pindarus,passim1*; Plato fr. 96 K.-A.; § 12)
7) pe i D I pe (Bacchylides et Pindarus, passim19 § 13)
8) D I D (passim: e infatti il pentametro del distico elegiaco; §§ 14-15)
9) 2 ia I Ik (Arch. fr. 322-323 W2.; § 16)
10) 2 ia I ith (Aristoph. Vesp. 248-272; Eur. fr. 929 K.; Call. fr. 227 Pf.; § 17)
15 Non è dunque una tavola compléta con tutte le attestazioni; non è infatti per noi importante avere sotto
attestazioni, ma solo quelle che aveva presenti lo stesso Efestione. Per elenchi più completi cfr. Korzeniewski,
M. C. Martineiii, Gli strumenti del poeta, Bologna 1995,279-286.
16 Ogni volta cioè che, coi simboli maasiani, si ha Dxex.
17 Ogni volta cioè che si ha χ exD.
1® Ogni volta cioè che si ha D χ e χ D.
1" Ogni volta cioè che si ha χ e χ D χ e x.
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άσυνάρτητοι στίχοι 61
TABELLA II
cap.5 5
cap. (rcepi
(περι lappiKou):
ιαμρικου): 2 ια; 3 2ια\
ia;4 3ta;ia;
2. 4 ia; 32 iaA;
ιαΛ\ iaA; 3 iaA;
4 ιαΛ; 4 iaA; choliambus
choliambus
cap.6 6(περι
cap. (rcepi tpoxaiKov):
τροχαϊκού): lk\ 3 Ik;
tr\ 3 trA; 44trA
4 trA\ trA; 4 trA
σκάζον; oxat,ov;
5 trA\ ith; 45trAA;
trA; 4ith;
tr 4 trAA; 4 tr
cap.7 7(περι
cap. (rcepi Socictd/Ukou):
δακτυλικού): hex\ 5 dahex,
4 da 5
D; da 4 4da
4 da daD;
" χ4 χda 4 da"x
5 da χ χ 4x 5 χ
daχ dax x χ4 χda
3 da 4 x x
da""·,
da""-,xx
x 2xda~"~; 2 da 2tr,
2 da~"", da3 tr,
da tr
3 da tr
cap.8 8(περι
cap. (rcepi avarcoaaxucot)):
άναπαιστικοΰ): 4 anA; 3 4αηΛ\
anA; 3 anA;
2 anA; 2 anA;
erasrn, 2 air,erasm;
archeb 2 air, archeb
cap.
cap.99(περι χοριαμβικοΰ):
(rcepi 2 chA;
xopiapPiKoC): 3 chA;34chA\
2 chA; chA\ ar, 5 chA;or,
4 chA\ 6 chA
5 chA\ 6 chA
cap.
cap.10
10(περι
(rcepi
άντισπαστικοΰ):
avxiarcaoxiKO-u):
â, ph\ gl·,
&, hl·,
ph\phal;
gl; hi;
asclep
phal;
miir,
asclep
dodecas.
min;Ale.dodecas.
(Ale. fr. 386
Ale.
V.);
(Ale.
ascl maA\
fr. 386 V.
priap;
priap;2 2iaA
iaA
anacr;
anacr;
asclep
asclep
mal·, mai;
asclepasclep
mai x; mai
gl3chx; gl3ch
cap.
cap.11
11(περι
(rcepi
ιωνικού
vovikox)
του άπό
xoCμείζονος):
arco pev^ovoq):
tel·, Agl ba;
tel;
Aphal\
Agl ba;
Ahippch;
Aphal;sotadeus;
Ahippch;
Ahipp2ch
sotadeus;
; hag Ahipp2ch; hag
cap.12
cap. 12(περι
(rcepi
του xov arc' sXaaaovoq
άπ ελάσσονος ιωνικού):Imvikou): 4 io
4 io a min.·, a min;
4 io a min\44io
io aa minAA
minA; anael;
4 io a3 minAA
io a min·,anacl;
3 io a 3 io
minanacl·,
min anacl; 3 aiominA;
3 io a minA;
2 io a 2 io anael;
min a min 2 ioanacl;
a minA2 io a minA
cap.
cap. 13
13(περι παιωνικοΰ):
(rcepi 4 er, 5
rcavcoviKau): 4 er,
cr; 65crA; 4 ba
cr; 6 crA; 4 ba
cap.
cap.14
14(περί
(rcepi
της xrjq
κατ' άντιπάθειαν
Kax' avxircaGeiav
μίξεως):pi^ecoq):
hendecasyllabus
hendecasyllabus
sapphicus·, adsapphicus;
; hendecasyllabus
ad; hendecasyllabus
pindaricus
(w
(^ 20);
^ ^ —hendecasyllabus
w 20); hendecasyllabus
alcaicus;alcaicus;
dodecasyllabus
dodecasyllabus
alcaicus
alcaicus
(~ —(~ <->
— ~^^ ^^ ^^ —);
—);
tetrametrum epionicum cat
cat (x
(x -- trimetrum
trimetrum epionicum
epionicum aa min21',
min21; trimetrum epio
nicum a min anacP2
cap. 15 (περί
(rcepi ασυνάρτητων):
dawapxpxcov): vedi supra
cap. 16
cap. 16 (rcepi
(περί rco/\A)a%r|paxtaxcov)23:
πολυσχηματίστων)23: priap·,
priap; gl·, chodim',epionicus
gl; chodim; epionicus comicus·,
comicus; eupolideus;
eupolideus; cratineus
cratineus
Che cosa distingue le strutture metriche del cap. 15 da quelle dei capp. 5-14 e del cap. 16? La differenza
con le strutture dei capp. 5-13 è abbastanza evidente: tutte le strutture descritte nei capp. 5-14 sono com
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62 C. M. Lucarini
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64 C. M. Lucarini
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66 C. M. Lucarini
44 Su Aristide cfr. soprattutto Caesar, op. cit., VIII-IX; su Plozio Sacerdote, Palumbo Stracca, op. cit., 82-83.
4^ Cfr. Isaac Tzetzes, De metris Pindari, 94.27 sqq. Cramer (Anecdota Graeca Parisiensia, Oxford 1839; non mi
accessibile l'edizione di A. B. Drachmann, Kpbenhaun 1925); Johannes Tzetzes, Commentarium in Ranas, ed. W. J. W. Köster
Groningen-Amsterdam 1962, ad 394 a; 706 b.
4^ Cfr. e. g. Scholia in Euripidis Orestem, ed. G. Dindorfius, Oxonii 1862, 10.10; 13.8; 15.18; 24.19; Scholia in Euripid
Hecubam, ed. G. Dindorfius, Oxonii 1863, 209.24; 217.14; Scholia in Sophoclis Oed. Tyr., ed. O. Longo, Padova 1971, 276.2
280.16; Scholia in Aristophanis Aves, ed. D. Holwerda, Groningen 1991, ad 451 a; 539 a; 626 a; Scholia in Aristophanis Nub
ed. W. J. W. Koster, Groningen 1974, ad 563 d; 1206 a; Scholia in Aristophanis Ranas, ed. M. Chantry, Groningen 2001,
674-685 c; Scholia recentia in Pindari epinicia, ed. E. Abel, Budapestini et Berolini 1891,48.10; 147.4; 198.2; 311.24.
47 Cfr. anche J. Irigoin, Les scholies métriques de Pindare, Paris 1958, 58-59; 93; N. Wilson, Scholars of Byzantiu
London 19962,190; 252.
48 È tuttavia probabile, che Triclinio non abbia capito che, per Efestione, per fare un colon di un asinarteto, non e
sufficiente una συζυγία: cfr. Scholia in Sophoclis Oed. Tyr., cit., 276.24-25: To α' άσυνάρτητον έκ ιαμβικής συζυγίας κ
τροχαϊκού έφθημιμεροΰς. D'altra parte Triclinio si allontana da Efestione anche per un altro particolare, in quanta consid
l'encomiologico un asinarteto άντιπαθής, mentre in Efestione (50.18-51.12) è considerato έπισΰνθετος.
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άσυνάρτητοι στίχοι 67
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68 C. M. Lucarini
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