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Teoria introduttiva e metodi di calcolo

dei limiti di funzioni reali di variabile


reale
Stefano Mandelli
29 novembre 2009

1
1 Introduzione storica
Il calcolo infinitesimale, la teoria dei limiti e il loro calcolo sono le basi di tutta la
matematica. Buona parte dei propblemi che verranno presentati qui di seguito
occuparono i matematici (di cui ricordiamo grandi nomi con Leibnitz, Darboux,
Weiestrass, Fermat, Pascal e Barrow) fino alla seconda metà del 1600, creando
le basi di quella che oggi è conosciuta come matematica settecentesca. La mate-
matica settecentesca, diede poi grandi possibilità di sviluppo sia per quanto ri-
guarda la fisica, sia per quanto riguarda gli aspetti matematici generali. Infatti
la matematica dell’ottocento e del novecento sono strettamente legate alle basi
messe da quella del settecento. Gli argomenti quindi sfociano forse nel punto più
alto della matematica, in particolare dell’analisi e della geometria differenziale.
In analisi la trattazione moderna di Holder, Minkovsky, Sobolev e Swartz del
concetto di funzione generalizzata (termine che su alcuni libri di fisica viene più
volte usato impropriamente) ha permesso una nuova visione dei problemi lega-
ti alle soluzioni delle equazioni differenziali alle derivate parziali dando
ipotesi debolissime.1 Nel campo della gematria differenziale, che trova i suoi
maggiori esponenti in Reimann, Ricci, Christofell, Einstain (defunti) mentre in
vita abbiamo D. Klemm e S. Hawking, hanno permesso uno sviluppo immenso
della teoria della Relatività Generale e quindi costruire modelli matematici
sempre più sofisticati per comprendere gli eventi di alcuni oggetti esotici al
nostro pensiero come , stelle, buchi neri, galassie attive ecc....
Infine concludo questa parentesi storica con la grande teoria unificatrice delle
stringhe presentata per la prima volta nel 1970 dai fisici Yoichiro Nambu, Hol-
ger Bech Nielsen, e Leonard Susskind i quali presnetano una teoria che seppure
non è stata ancora verificata da fatti sperimentali, è di un’architettura mate-
matica altamente barocca ed è terreno fertile per lo sviluppo di nuove teorie
e metodologie matematiche che vengono via via sviluppate per far fronte ai
vari problemi che la fisica delle stinghe presenta. Uno dei più grandi esponenti
europei è Dietmar Klemm, e insegna Relatività Generale presso l’Università
degli Studi di Milano.

1 A differenza del metodo con le serie di Fourier che limitava il problema a condizioni

estremamente restrittive, come la necessità di convergenza uniforme delle serie ecc.... che nel-
l’approccio distribuzionale possono essere aggirate. Infatti definendo l’operatore differenziale
in uno spazio di Sobolev, non risulta essere più chiuso e quindi tutti i teoremi di convergenza
che nell’approccio di Fourier erano necessari che scambiare integrale e sommatoria, oppure
per scambiare derivazione e sommatoria, non sono più necessari.

2
2 Topologia della retta R
Dato un generico spazio X definire una topologia su X vuol dire:
-) Definire una nozione di misura;
-) Definire una nozione di convergenza;
-) Dare conseguentemente, una definizione di insieme aperto

per quanto riguarda il nostro studio, a noi interessa definire sulla retta rea-
le intervalli aperti ed intervalli chiusi.
La metrica adottata è quella euclidea questo vuol dire che se x1 e x2 sono due
punti dell’asse reale allora la distanza tra i punti è definita come:
d(x1 , x2 ) = |x1 − x2 | (1)
Quindi abbiamo una prima definizione:

Def1: La metrica adottata nel nostro spazio (R, d) è quella euclidea. Definire
una metrica vuol dire definire una distanza che ha da intendersi come:
a, b ∈ R =⇒ d(a, b) = |a − b| (2)

Def2: Dato lo spazio (R, d). Sia X ⊆ (R, d) definisco x0 punto interno ad X
se:
∃ε > 0 : (x − ε, x + ε) sia tutto contentuo in X (3)

Def3: Dato lo spazio (R, d). Sia X ⊆ (R, d) definisco x0 punto accumulazione
di X se:
\
∃ε > 0 : (x − ε, x + ε) X 6= ∅ (4)

Def4: Dato lo spazio (R, d). Sia X ⊆ (R, d) dico che X è un insieme aperto
se è tutto costituito da punti interni

Def5: Dato lo spazio (R, d). Sia X ⊆ (R, d) dico che X è un insieme chiuso
se è tutto costituito da punti di accumulazione

Convergeza e definizone di limite di una funzione


Come già accennato in precedenza definire una topologia su uno spazio vuol
dire anche definire una convergenza delle serie. Qui di seguito verranno presen-
tate 2 definizioni di convergenza. La prima, generalissima per spazi topologici
generici, la seconda invece relativa solo allo spzio (R, d), in forma metrica.

Def6: Siano due spazi topologici generici (X, d) e (Y, d). sia f una funzione
definita nel seguente modo: f : X → Y . Successivamente possiamo definire
unaclasse di aperti U su X e una classe di aperti V in Y . Se:2
∀ε > 0∃δ > 0 : ∀x ∈ Uε (x0 ) =⇒ f (x) ∈ Vδ (f (x0 )) (5)
2 con U (x ) intendo dire, L’intorno sferico APERTO! U di raggio epsilon centrato nel
ε 0
punto x0

3
allora dico che la funzione f in x0 ammette limite, ed è f (x0 )

La definizione di limite di una funzione, intensa come una generica mappa


da uno spazio metrico topologico X ad uno spazio metrico topologico Y , è
quella più generale che si incontra nella matematica moderna. Per completezza
è stato presentato però a noi interessanno particolarmente le definizioni metri-
che cioè coem e in che modo la Def6: può essere riproposta in forma semplice
ed intuitiva alla retta reale R.

Definizioni metriche
Le definizioni che seguono sono tutte pensate nello spazio (R, d) e considerando
una funzione f definita come f : R → R.

Def7: limite Finito per x → ∞: Sia f : R → R dico che al tendere di x


a infinito la funzione ha limite finito L se: ESISTE un intorno3 di infinito
(quando dico infinito senza specificare se è più o meno infinito allora intendo
generelarmente entrambi i casi) tale che per ogni x appartenente all’intorno ho
che |L − f (x)| < ε
Formalmente scrivo:
lim f (x) = L (6)
x→∞

cioè
∀ε > 0∃M : ∀x : |x| > M =⇒ |L − f (x)| < ε (7)
Def8: limite Finito per x → x0 : Sia f : R → R dico che al tendere di x
a x0 la funzione ha limite finito L se: ESISTE un intorno di x0 cioè ∀x ∈
|x − x0 | < δ con δ > 0 tale che per ogni x appartenente all’intorno ho che
|L − f (x)| < ε con ε piccolo in modo arbitrario
Formalmente scrivo:
lim f (x) = L (8)
x→x0

cioè
∀ε > 0∃δ : ∀x ∈ |x − x0 | < δ =⇒ |L − f (x)| < ε (9)
Def9: limite Infinito per x → x0 : Sia f : R → R dico che al tendere di
x a x0 la funzione ha limite infinito (∞) se: ESISTE un intorno di x0 cioè
∀x ∈ |x − x0 | < δ con δ > 0 tale che per ogni x appartenente all’intorno ho che
|f (x)| > M con M grande in modo arbitrario
Formalmente scrivo:
lim f (x) = ∞ (10)
x→x0

cioè
∀M > 0∃δ : ∀x ∈ |x − x0 | < δ =⇒ |f (x)| > M (11)
3 intornodi +∞ = (M, +∞) con M grande a piacere;
intorno di −∞ = (−∞, −M ) con M grande a piacere;
intorno del punto x0 = (x0 − ε, x0 + ε) con ε piccolo a piacere;

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Def10: limite Infinito per x → x∞ : Sia f : R → R dico che al tendere di x
a ∞ la funzione ha limite infinito (∞) se: ESISTE un intorno di INFINITO
cioè ∀ |x| > P con P > 0 grande a piacere, tale che per ogni x appartenente
all’intorno ho che |f (x)| > M con M grande in modo arbitrario
Formalmente scrivo:

lim f (x) = ∞ (12)


x→x0

cioè

∀M > 0∃P : ∀x : |x| > P =⇒ |f (x)| > M (13)

3 Primi teoremi
Avendo dato tante definizioni ora possiamo applicarle per poter dimostrare al-
cuni teoremi particolarmente interessanti.

Th1:UNICITA’ DEL LIMITE Sia data una funzione f : R → R. Se


per x → x0 , la funzione ammette limite finito L, allora questo è unico.

Dim: La dimostrazione del teorema viene condotta per assurdo, quindi per
assurdo supponiamo che:

lim f (x) = L1 ma anche che lim f (x) = L2 (14)


x→x0 x→x0

supponiamo L1 6= L2 e che L1 < L2 . Applicando le definizioni ottengo che:

−ε < f (x) − L1 < ε (15)


−ε < f (x) − L2 < ε (16)
L1 − ε < L2 − ε < f (x) − f (x) < ε + L1 < ε + L2 (17)
L1 − ε < ε + L2 (18)

ma in questo modo ottengo : ε > L1 −L


2
2
quindi ho una limitazione sul valore di
Epsilon!!!! Per la definizione 8 Epsilon deve essere arbitario quindi abbiamo
raggiunto un assurdo rispetto alle definizioni iniziale. Quindi f quando am-
mette limite, questo è unico.
q.e.d.

5
Th2: Del confronto (o delle due Carabiniere)Siano date tre funzioni
f (x),g(x) e h(x) con la condizione tale che ∀x ∈ [a, b] si ha che f (x) ≤ h(x) ≤
g(x) allora se:

x0 ∈ [a, b] lim f (x) = L lim g(x) = L =⇒ lim h(x) = L (19)


x→x0 x→x0 x→x0

quindi se le due funzioni, superiore ed inferiore (f e g) al tendere di x ad un x0


in un certo intervallo chiuso [a, b] allora siamo crti che anche h(x) al tendere di
x a x0 nell’intervallo [a, b] tende allo stesso limite L a cui tendono sia la f che
g

Dim: La dimostrazione è molto semplice e si svolge semplicemente utilizzando


la definiozne 8 e l’ipotesi f (x) ≤ h(x) ≤ g(x) infatti dire che la f ammette
limite L vuol dire che al tendere di x a x0 vale la definizone:

L − ε < f (x) < L + ε (20)

ma ora uso l’ipotesi per cui: f (x) ≤ h(x) ≤ g(x) quindi

L − ε < f (x) ≤ h(x) ≤ g(x) < L + ε (21)

semplificando la catena di disugualianze ho come risultato:

L − ε < h(x) < L + ε (22)

che è la definizione di limite per la funzione h(x) quindi:

lim h(x) = L (23)


x→x0

q.e.d

4 Calcolo dei Limiti


La teoria svolta fin’ora permette di avere un’idea chiara della topologia che è
alla base del concetto di convergenza del limite di funzione o di una successione.
Ora però è necessario passare dall’aspetto teorico all’aspetto calcolativo. In
questa sezione delle dispense verrà esposta la metodologia standard per le classi
quinte di liceo, per apprendere il calcolo numerico dei limiti.

L’algebra degli infiniti


E’ chiaro che le scritture che verranno ora presentate non hanno un rigoroso
senso formale autosostenuto, ma bisogna considerarle come delle scritture di
passaggio al limite. Quindi, tenendo pesente questo formalismo allora possimo
dire:

+∞ + ∞ = +∞ ; −∞ − ∞ = −∞ (24)

−∞ + ∞ =⇒ Caso di indecisione!! (25)

Questo è un caso di indecisione perchè il risultato non è scontato, dipende


dalla potenza degli infiniti che entrano nel calcolo. Se il primo infinito ha una

6
potenza superiore rispetto al secondo, allora in risultato sarà −∞ se invece il
secondo infinito ha una potenza maggiore allora il risultato sarà +∞.
K K K K
k∈R; +
= +∞ ; − = −∞ ; = 0− ; = 0+ (26)
0 0 −∞ +∞

0 ∞
= indecisione!! ; = indecisione!! (27)
∞ 0
∞ 0
= indecisione!! ; = indecisione!! (28)
∞ 0
altre forme di indecisione riguardano anche le scritture: Un altro caso di in-
decisione che si inconra, nel modo specifico quando si tratta di determinare il
numero e di nepero, è la seguente:

1∞ = indecisione!!! (29)

Per i casi di indecisione (27) e (28) (si noti che i casi di indecisione (27) possono
essere ricondotti con passaggi algebrici ai casi di indecisione (28) ) è interes-
sante enunciare un teorema molti interessante. L’utilità di questo teorema
non è tanto calcolativa, infatti solitamente applicare questo teorema ai limi-
ti che presentano casi di indecisione del tipo (27) - (28) non sempre porta a
risolvere l’indecisione, e in molti casi complica di parecchio i conti. Nono-
stante tutto questo teorema trova un’applicazione calcolativa nei limiti con le
funzioni integrali in cui la sua applicazione semplifica di parecchio le cose.
Detto questo enunciamolo:

Th3 Teorema di De L’Hospital:Siano f (x) e g(x) due funzioni reali di


variabile reale tali che siano derivabili in [a, b] allora se g(x) 6= 0 , g 0 (x) 6= 0 e
il limite limx→x0 fg(x)
(x)
presenta un caso di indecisione del tipo (27) o (28) allora
vale che:
f (x) f 0 (x)
lim = lim 0 (30)
x→x0 g(x) x→x0 g (x)

quindi il limite del rapporto, converge allo stesso limite del rapporto delle
derivate.

4.1 Limiti Notevoli


I limiti notevoli, o meglio noti come sviluppi notevoli del prim’ordine so-
no utilissimi per risolvere alcuni limiti molto semplici in cui il confronto tra
infinitesimi è legato al prim’ordine. Qui di seguito presentiamo quelli utili per
svolgere i conti dandone una giustificazione che NON coinvolga gli sviluppi in
serie di potenze di McLaurin.

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Funzioni trigonometriche:

sin ϑ sin nϑ n
lim =1 ; lim = (31)
ϑ→0 ϑ ϑ→0 mϑ m
Dim:
Considro la circonferenza goniometrica, allora da semplici osservazioni geome-
triche posso dire che:
sin ϑ < Rϑ < tan ϑ ma R = 1 è la crf di raggio unitario (32)
divido tutto per sin ϑ posso farlo in quanto io considero solo un semipiano
aperto (poi estendo a tutto il piano sfruttando la disparità della fuznione seno)
ϑ 1
1< < (33)
sin ϑ cos ϑ
inverto la monotonia:
sin ϑ
cos ϑ < <1 (34)
ϑ
sono nella condizione del teorema del confronto ! infatti ho che f (x) < h(x) <
g(x) la f (x) = cos ϑ e la g(x) = 1. La f (x) per ϑ → 0 tende banalmente a 1 ,
la g(x) è identicamente sempre 1, quindi anche la h(x) tenderà a 1 al tendere
di ϑ → 0

1 − cos ϑ
lim =0 (35)
ϑ→0 ϑ
Dim:

1 − cos ϑ 1 + cos ϑ sin2 ϑ 1 sin ϑ sin ϑ


lim = lim = lim (36)
ϑ→0 ϑ 1 + cos ϑ ϑ→0 ϑ 1 + cos ϑ ϑ→0 ϑ 1 + cos ϑ
usando il limite notevole di (sin x)/x ho che
sin ϑ sin ϑ
→ 0 al tendere di x → 0 (37)
ϑ 1 + cos ϑ

1 − cos ϑ 1
lim = (38)
ϑ→0 ϑ2 2
Dim:

1 − cos ϑ 1 + cos ϑ sin2 ϑ 1 sin ϑ sin ϑ 1


lim = lim = lim (39)
ϑ→0 ϑ2 1 + cos ϑ ϑ→0 ϑ2 1 + cos ϑ ϑ→0 ϑ ϑ 1 + cos ϑ
al tendere di x a zero possiamo usare ancora i limite notevole di (sin x)/x e
quindi rimane solo:
1 1
lim = (40)
ϑ→0 1 + cos ϑ 2
1
che non presenta più un caso di indecisione e tende a 2

8
 x
1
lim 1+ =e (41)
x→∞ x

 a b
lim 1+ x = eab (42)
x→∞ x

1
bx
lim (1 + ax) = eab (43)
x→0

ln(1 + x)
lim =1 (44)
x→0 x
Dim:

ln(1 + x) 1
lim = lim ln(1 + x) x = ln e = 1 (45)
x→0 x x→0

loga (1 + x)
lim = loga e (46)
x→0 x
Dim:

loga (1 + x) 1
lim = lim loga (1 + x) x = loga e (47)
x→0 x x→0

ax − 1
lim = ln a (48)
x→0 x
Dim:
Effettuo la sostituizione: z = ax − 1 =⇒x = loga (z + 1)
z 1 1
lim = lim loga (z+1)
= = ln a (49)
z→0 loga (z + 1) z→0 loga e
z

l’ultimo passaggio è un semplice cambiamento di base.

sinh x
lim =1 (50)
x→0 x

cosh x cosh x
lim = +∞ ; lim = −∞ (51)
x→0+ x x→0− x

9
(1 + x)α − 1
lim =α (52)
x→0 x
Dim:(facoltativa)
Qui di seguito presentiamo la dimostrazione del limite notevole con uno svilup-
po di Taylor. La formula del polinomio di Taylor è definita in questo modo:

Sia data una f : (a, b) → R se la f è derivabile infinite volte in x0 ∈ (a, b)


allora nel punto x0 lo sviluppo in serie di taylor esiste e converge puntualmente
alla funzione f . La forma del polinomio di taylor è la seguente:
+∞ (k)
X f (x0 )(x − x0 )k
f (x)|x0 = (53)
k!
k=0

quindi riprendendo il limite notevole io ho a che fare con questa funzione


(1+x)α −1
x . A me interessa sapere con che grado di infinitesimo si avvicina a
zero (perchè il mio limite dev’essere calcolato per x → 0). Per mettere in luce
questo comportamento sviluppo in serie di Taylor questo termine:

α2 2
(1 + x)α = 1 + αx + x + o(x2 ) (54)
2!
quindi rimettendo tutto nel limite:

1 + αx + o(x) − 1 αx
lim = lim =α (55)
x→0 x x→0 x

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