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Jean-Frédéric Schall*

(Strasburgo 1752 - Parigi 1825)

L’amante nascosto e il cane indiscreto


Olio su tela, cm 31 x 40, inv. 2488
Provenienza: Lascito Dimitri Sursock, duca di Cervinara, 1962
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini

La notorietà di Jean-Frédéric Schall – di là dal suo ruolo ufficiale presso la parigina Académie Royale de
Peinture et Sculpture, almeno a partire dal 1775 – è legata soprattutto ai suoi “tableaux de boudoir”, genere
cui il pittore si dedicò assiduamente e che gli guadagnò un discreto successo di mercato, ancora in età
romantica e nonostante gli orientamenti della produzione figurativa d’avanguardia, all’indomani della
Rivoluzione, avessero ormai superato il gusto tipicamente rococò di queste leziose composizioni. Il
“Watteau alsacien”, come Schall è stato chiamato in fondo non a torto, continua e prolunga in effetti una
tradizione fiorita in Francia soprattutto nella prima metà del XVIII secolo, da Watteau, appunto, a
Lancret, Boucher, Badouin, Fragonard, per non citare che i più noti. I soggetti preferiti da Schall, pur
attingendo a un convenzionale repertorio di scenette di genere galante e ambientazione aristocratica, si
caratterizzano però per una spiccata e ammiccante dimensione voyeuristica, quando addirittura non
scopertamente erotica, spesso disseminata di allusioni visive e trovate metaforiche di sapore satirico.
Il dipinto della Galleria Nazionale si qualifica propriamente per un simile insieme di ingredienti, ma in
questo caso coinvolge anche attivamente lo spettatore in un piccolo gioco di complicità. A prima vista,
infatti, il quadretto sembra raffigurare semplicemente un’ordinaria scena di vita quotidiana in un interno:
un raffinato boudoir, minuziosamente descritto nei suoi dettagli di arredo, e un’elegante gentildonna
seduta in poltrona davanti al telaio da ricamo. Tuttavia, in realtà, a uno sguardo più attento, l’immagine
racconta con ironia una tipica “disavventura” galante. Così, mentre l’occhiuta e austera istitutrice,
severamente velata di nero, controlla con tanto di occhialini il lavoro di ricamo della fanciulla
presumibilmente virtuosa, ci accorgiamo che la giovane dama è invece piuttosto preoccupata del proprio
cagnolino, che essa cerca di distrarre, senza troppo scomporsi, lanciandogli dei biscotti, mentre la fedele
bestiola continua ad abbaiare concitata rivolgendosi verso il letto, avvolto nell’ombra, sul lato sinistro
dello sfondo. L’intempestiva iniziativa del mordace cagnetto rischia infatti di scoprire la presenza
dell’amante segreto, il quale, colto evidentemente di sorpresa dall’arrivo tanto inatteso quanto importuno

* Da: Le bevande coloniali. Argenti e salotti del Settecento italiano, a cura di P. Torriti, Roma 2015
dell’anziana signora, non ha fatto neppure in tempo a uscire dall’alcova ed è stato costretto a nascondersi,
invero in modo alquanto maldestro, dietro la cortina del letto a baldacchino.
Il pittore impagina il “racconto” dell’increscioso incidente per contrasti polari, che sono insieme
spaziali, luministici e semantici. La scena è nettamente divisa in due secondo un duplice asse: a destra e
in primo piano, pienamente illuminata, è la “facciata” rispettabile ostentata dalla giovane protagonista,
decorosamente vestita di bianco, apparentemente intenta al telaio, e accanto agli strumenti delle sue
oneste e virtuose occupazioni, musica, geografia, scrittura, oltre alle preziose suppellettili che fanno bella
mostra davanti alla specchiera sul camino. Ma già la tiorba, nell’angolo in basso, in primissimo piano, si
direbbe forse troppo frettolosamente accantonata e allusiva a ben altri passatempi, in ossequio, peraltro,
a una tradizione iconografica che a Schall, specialista di duetti a sfondo erotico, verosimilmente non
sfuggiva. A sinistra e in secondo piano, infatti, letteralmente alle spalle delle figure, e soprattutto alle spalle
della zelante signora in nero, la penombra del boudoir lascia intravedere un diverso e meno presentabile
retroscena, di cui il cagnolino è involontario testimone, assieme, naturalmente, allo spettatore inosservato
del quadro stesso.
Descrizione di interni, ricostruzione d’ambiente e di costume, stereotipo e convenzionale satira sociale
si fondono nello sguardo bonariamente indiscreto della pittura di Schall, che spesso non risparmia i più
vieti cliché del genere, ma è ravvivata da un gusto prezioso e quasi miniaturistico, forse sorpassato e ben
poco ideologicamente “impegnato” all’aprirsi del XIX secolo, ma evidentemente ancora abbastanza
apprezzato da certa committenza.

Michele Di Monte

Bibliografia:
A. Girodie, Un Peintre de Fêtes Galantes. Jean-Frédéric Schall, Strasbourg 1927; Exposition Jean-Frédéric Schall,
1752-1825, a c. di A. Girodie, Paris 1929; E. Lavagnino, I quadri italiani e francesi della Collezione del Duca di
Cervinara, Roma 1962, n. 25, p. 73; L. Mochi Onori, scheda in La seduzione, cat. mostra, Roma 1992, pp.
52, 102-104; L. Mochi Onori, scheda in Capolavori del Settecento, cat. mostra, Parma 2000, p. 68; L. Mochi
Onori, scheda in Settecento: l’Europe à Rome, cat. mostra, Parigi 2000, n. 58, p. 142; L. Mochi Onori, Galleria
Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini. Dipinti del ‘700, Roma 2007, p. 173; L. Mochi Onori, R. Vodret,
Galleria Nazionale: Palazzo Barberini. I dipinti. Catalogo sistematico, Roma 2008, p. 365.

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