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Silvia Romano sarebbe pronta a tornare in Kenya.

Questo, almeno, è ciò che


sostengono fonti – tra cui Il Messaggero – secondo cui l’attivista vorrebbe fare
ritorno lì da dove è stata liberata, portata via. Sequestrata 18 mesi fa, in un
villaggio del Kenya, la ragazza è atterrata a Ciampino, vestita con jilbab, un
abito tradizionale indossato dalle donne in Kenya e Somalia, e capo coperto, guanti
sulle mani e mascherina sul volto che abbassa per salutare. La Silvia che è tornata
ieri sembra essere un’altra persona rispetto a quella partita più di un anno fa
grazie alla onlus “Milele”, che si occupa di volontariato, per andare a prestare il
suo aiuto in un villaggio sperduto keniota. Una prima missione particolare e
pericolosa: ma le paura non l’avevano fermata e non le avevano impedito di partire.
Rapita dall’orfanotrofio di Chakama, in Kenya, da un banda di otto criminali, è
stata poi venduta ai terroristi somali di Al Shabaab e portata in Somalia, dove è
stata liberata. Ma la libertà è significata diverse cose: la conversione all’Islam,
la fede dei suoi terroristi; 4 milioni di euro pagati dallo Stato Italiano; e,
probabilmente, la sensazione che il futuro potrebbe ripetersi.

Silvia, infatti, potrebbe far ritorno in Africa. Del resto, il suo cambiamento è
stato totale e, stando alle sue parole, non ha mai subito terrorismo psicologico. A
confermare l’avvenuta conversione della cooperante, che si sarebbe concretizzata
durante la sua lunga prigionia in Somalia nelle mani del gruppo fondamentalista di
al Shabaab, è stata proprio lei, confermando così le voci che la volevano
convertita all’Islam già nei mesi scorsi. “Sono felicissima, grazie. Sto bene
fisicamente e mentalmente. Sono stata forte. Ora voglio stare con la mia famiglia”,
ha detto la ragazza alla stampa, per poi confermare la sua conversione. Conversione
che, comunque, ha definito una sua libera scelta, senza nessuna costrizione da
parte dei rapitori, che l’avrebbero trattata sempre con umanità.

Nei mesi scorsi si erano diffuse indiscrezioni, sempre smentite dai servizi segreti
italiani, sul fatto che la ragazza avesse sposato uno dei suoi carcerieri, con rito
islamico. Queste voci sono state smentite dalla stessa cooperante. Da Ciampino,
informa Rainews, Silvia Romano sarebbe stata accompagnata in una caserma dei
Carabinieri del Ros per essere ascoltata dal Pubblico ministero della procura di
Roma, Sergio Colaiocco, e dagli ufficiali dell’antiterrorismo dei Carabinieri che,
in questi mesi, hanno indagato sul suo sequestro in Kenya, avvenuto il 20 novembre
2018, in un villaggio a 80 chilometri da Malindi.

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