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Acura di
Marcello Massenzio eAndreaAlessandri
Prefazione di
MarcAugé
Editori Riuniti
university press
Prima ancora che la filosofia affermasse la fon-
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ANGELO BRELICH
(Budapest 20 giugno 1913- Roma l ottobre 1977)
ANDREA ALESSANDRI
Ha conseguito il dottorato di ri
cerca nel 2006. I suoi lavori e i suoi
interessi di ricerca hanno per oggetto
l'opera dei maestri italiani della storia
delle religioni (Raffaele Pettazzoni,
Ernesto De Martino e Angelo Bre
lich). Per Editori Riuniti University
Press ha curato l'edizione di diversi
volumi della Collana "Opere di Bre
lich". Presso il medesimo editore ha
pubblicato il volume Mito e memo
ria. Filottete nell'immaginario occi
dentale (2009).
Il politeismo
A cura di
Marcello Massenzio e
Andrea Alessandri
Prefazione di
Mare Augé
Editori Riuniti
university press
In copertina. Caravaggio: Giove, Nettuno e Plutone, 1597,
Roma, Villa Ludovisi
www. editoririunitiuniversitypress.it
Questo libro è stato stampato su carta certificata FSC, che unisce fibre
riciclate post-consumo a fibre vergini provenienti da buona gestione
forestale e da fonti controllate
Sommario
P refazione p.
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Introduzione .............................................................................p. 13
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IL POLITEISMO
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PREFAZIONE
MarcAugé
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Avvertenza agli studenti
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Introduzione
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IL POLITEISMO
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INTRODUZIONE
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IL POLITEISMO
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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INTRODUZIONE
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Capitolo I
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IL POLITEISMO
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CAPITOLO I
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Capitolo 2
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"origini", vale a dire nel tempo del mito. Tra questi esseri
abbiamo menzionato due tipi caratteristici: quelli definiti
dema e i cosiddetti Esseri Supremi "oziosi", cioè quelli
che dopo aver compiuto la creazione e dato origine alle
istituzioni umane, si astengono da ogni attività. L'affini
tà tra questi due tipi di esseri risiede nel fatto che essi,
avendo organizzato una volta per sempre le forme dell'e
sistenza, non intervengono più nelle vicende del mondo
e degli uomini. Questi ultimi hanno cura di conservare
le istituzioni create da quegli esseri, perché esse, proprio
per esser state fondate nel tempo sacro del mito e da
quei particolari esseri, sono sacre e hanno una validità
irrevocabile. Ogni trasgressione delle norme fissate nel
tempo delle origini provocherebbe automaticamente un
disastro, che non deve essere necessariamente concepito
come un fenomeno di natura divina. È comprensibile,
pertanto, che una religione che conosce soltanto esseri
di questo genere, non rivolga ad essi preghiere, né tri
buti loro sacrifici; ma non per questo essa sarà priva di
azioni di culto: feste che rievocano gli accadimenti delle
origini al fine di consolidare i loro effetti; riti di purifica
zione destinati a rimuovere gli ostacoli al funzionamento
dell'ordine normale; istituti fondati all'inizio dei tempi,
quali ad esempio il rituale delle iniziazioni, quello della
sepoltura eccetera, si riscontrano anche in una religione
priva di "dèi".
La differenza tra gli esseri tipo dema e l'Essere Supre
mo creatore ozioso risiede - oltre che nella pluralità dei
primi e nella relativa unicità del secondo - nel fatto che
gli uni normalmente muoiono dopo aver compiuto la
loro opera, mentre l'altro si ritira semplicemente dalla
terra, continuando ad esistere, inaccessibile e inattivo, nel
cielo oppure in un altro luogo remoto. È stato dimostrato
(Pettazzoni) che l'oziosità di questo tipo di essere creatore
ha la precisa funzione di mantenere inalterato l'ordine da
lui stabilito una volta per tutte.
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L 'antropomorfismo
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IL POLITEISMO
esseri, l'uomo si mette al riparo dai rischi che egli non può
controllare. Si forma così una situazione profondamente
paradossale: la ragion d'essere di quegli esseri è duplice
e contraddittoria, in quanto essi devono rappresentare
il non-umano e, nello stesso tempo, devono poter esser
coinvolti in rapporti umani. Tale paradossalità, che sembra
insuperabile, suscita tuttavia i continui sforzi umani tesi a
plasmare questi esseri in modo da trovare una soluzione
soddisfacente. Se negli esseri divini mostruosi, animale
schi, ibridi, dal comportamento ambiguo, prevale il primo
aspetto (rappresentare il non-umano) - per quanto non sia
assente il secondo, dal momento che anche con essi l'uo
mo realizza un certo grado di rapporto personale - nelle
divinità antropomorfe, invece, prevale il secondo aspetto.
In quest'ultimo caso si tocca il più alto grado possibile sul
piano della creazione di rapporti umani, per quanto non si
possa eliminare l'altra componente: ciò fa si che le divinità
del politeismo conservino sempre una schiacciante supe
riorità rispetto all'uomo, con la loro invincibile potenza
e con la loro invulnerabilità e immortalità. In sintesi, si
può sostenere, sia pure con qualche approssimazione, che
laddove gli esseri sovrumani non sono antropomorfi l'at
teggiamento religioso è improntato prevalentemente al "ti
more", mentre nei politeismi è l'aspetto "venerazione" che
prende il sopravvento, senza tuttavia eliminare il primo.
Già l'antropomorfismo "minimo" e "involontario" di
mostra che l'uomo non è in grado di capire nulla se non
in termini umani; dal suo canto, l'antropomorfismo crea
tivo, quello che tende ad eliminare i tratti mostruosi delle
divinità e a modellarli in forme e caratteri umani, porta
straordinariamente vicino al superamento di quel bara
tro, avvertito dalla nascente coscienza umana, tra uomo
e mondo extra-umano. Prima ancora che la filosofia af
fermasse la fondamentale affinità tra il cosmo e l'uomo,
cioè tra il "macrocosmo" e il "microcosmo", le religioni
politeistiche si avviavano già verso una interpretazione
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La costruzione di un pantheon
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CAPITOLO 2
Ciò che vale per le classi sociali, vale anche per altre
articolazioni della comunità umana: gli interessi, le preoc
cupazioni, le esperienze dell'adulto differiscono da quelli
della donna; altrettanto vale per il bambino nei confronti
dell'adolescente, del giovane nei confronti del vecchio e
via discorrendo. Tuttavia, le figure divine in cui si concen
tra la totalità degli interessi di un settore della società fini
scono per far parte un patrimonio religioso comune. (A
questo punto è bene notare, almeno tra parentesi, quanto
segue: ammettiamo che i singoli segmenti della società
creino davvero in perfetto isolamento - anche se ciò non
accade mai - le proprie divinità e che solo in un secondo
momento vengano a conoscenza di quelle degli altri: an
che in tal caso i rappresentanti di una categoria potrebbero
ugualmente stabilire una somiglianza o un'identità tra una
loro divinità e quella delle altre categorie: il dio distrutto
re che si manifesta al contadino nei temporali, per fare
un esempio, potrebbe apparire identico al dio distruttore
che opera nella guerra) . A queste già numerose divinità
vanno aggiunte quelle la cui formazione è determinata
dalla necessità di affrontare determinate situazioni critiche,
comuni a tutti gli individui: le grandi crisi del ciclo della
vita individuale - nascita, maturazione sessuale, matrimo
nio, malattia, morte, ecc. - richiedono, al fine di essere
controllate, un comportamento religioso sancito istitu
zionalmente; in una religione politeistica esse richiedono
anche di esser riferite a figure divine. Dal momento che
tali crisi vitali ricorrono nell'esistenza di ogni individuo, in
dipendentemente dalla sua classe sociale, anche le divinità
interessate ad esse possono esser comuni a tutti, oppure
risultare identiche in un secondo tempo, nel caso siano
state plasmate in una situazione di relativo isolamento, ad
opera di singole classi o di singoli ambienti locali.
I singoli settori in cui si articola la società - in base
alle divisioni per classi, tribù, mestiere, sesso, gradi di
età - hanno tra loro inevitabili interessi in comune che,
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Elenco dei testi citati
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Postfazione
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PosTFAZIONE
Marcello Massenzio
Andrea Alessandri
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Appendice
Il politeismo·
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Un profilo bio-bibliografico di A. Brelich
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(1 958), Paides e parthenoi (1 969) . L'intera produzione gli
ha assicurato una posizione di grande prestigio in campo
sia nazionale che internazionale: a titolo d'esempio può
essere citato il saggio intitolato Prolégomènes à une Histoire
des Religions, che costituisce l'introduzione teorica ai volu
mi della "Pléiade" dedicati alla storia delle religioni (Paris
1 970). Un posto a parte spetta all'Introduzione alla storia del
le religioni (1 966) - cui Brelich rimanda più volte nel testo
delle presenti dispense - testimonianza di un indefesso
impegno didattico, divenuta uno strumento essenziale
non solo per gli studenti (cui l'opera è specificamente
rivolta) ma anche per gli studiosi.
Non può non essere menzionato l'impegno civile di
Brelich, che si traduce in una vigile e costante attenzione
rivolta agli eventi politici e alle trasformazioni sociali: in
questa prospettiva s'inquadra il suo partecipe interesse
per il movimento studentesco nato nel 1 968.
A seguito di una grave malattia, muore a Roma il l0
ottobre del 1 977.
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