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20/4/2020 ACCADEMIA in "Enciclopedia Italiana"

Il sec. XVII vide queste vacue accademie letterarie infittirsi e diramarsi non solo
nelle grandi città e centri di vita studiosa (Napoli, Roma, Firenze, Siena, Bologna,
Verona, Venezia), ma anche nelle città minori: le vide, sotto l'influsso dello
spagnolismo e del bigottismo, diventar esteriormente gravi, contegnose,
pretensiose sotto gli orpelli di eruditi o poetici passatempi; ma vide anche in
mezzo a questa anemica flora, lussureggiante quanto sterile, sorgere i fusti schietti
e saldi di quattro accademie, che dovevan crescere vigorose e ricche di linfe vitali.

Il culto della lingua nazionale, lo studio e l'inventariamento della sua ricchezza, la


custodia gelosa della sua purezza e proprietà, l'intento e lo sforzo di forbirla,
perfezionarla, farne un capolavoro fonetico sintattico lessicale, animarono sin
quasi dalla nascita (1582) l'Accademia della Crusca, ne diressero l'attività di solito
benefica, talora eccessivamente rigida e pedantesca; ne assicurarono la prole (unica
ma valida: il Vocabolario, 1612) e l'esistenza sino ai nostri giorni.

Oltre al rispetto e alla prevalenza letteraria della nostra lingua, l'Arcadia, sorta
verso la fine di quel secolo, promosse, ora più ora meno consapevolmente, nella
letteratura e talvolta anche nell'arte il disgusto dall'ampollosa e scapigliata ricerca
dello strano e del nuovo ad ogni costo, il ritorno, che fu lento e in parte artificioso
anch'esso, al naturale, al semplice, al sincero; e da Roma trapiantandosi e
diramandosi per quasi tutta l'Italia in cento "colonie" e "campagne" (poi anche
fuori fra gl'Italiani o gli amanti della nostra lingua e letteratura, in Germania, in
Provenza, in Ispagna, ecc.), servì quale tramite d'una iniziale unità di gusti e
d'intenti, che mantenne vivo nelle coscienze il ricordo e il travaglio dell'unità
spirituale etnica e nazionale.

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