Tale la storia schematica dell'Accademia propriamente detta, secondo la tarda
partizione dei cinque periodi: partizione non ancora nota, infatti, né a Cicerone né a Varrone, che conoscono solo un'Accademia antica, fondata da Platone, e un'Accademia nuova, fondata da Arcesilao. Nei secoli seguenti non mancarono filosofi, di varia tendenza, ma per lo più eclettica o moderatamente scettica, che si dissero accademici: ma la funzione dell'Accademia, come centro di studî, si ridusse grandemente. Essa ebbe un'energica ripresa soltanto sul principio del quinto secolo d. C., quando, con gli scolarchi Plutarco e Siriano e soprattutto, poi, col loro scolaro e successore Proclo (vissuto dal 410 al 485), la dottrina neoplatonica, già elaborata da Plotino, in Roma, nel terzo secolo d. C., raggiunse, nella scuola d'Atene, le sue estreme formulazioni, confinanti con la teologia e con la teosofia: secondo l'indirizzo che, attraverso gli scolari Ammonio, Asclepiodoto, Damascio e Simplicio, si mantenne poi sostanzialmente immutato fino al giorno in cui, nel 529, l'imperatore Giustiniano soppresse, con la scuola d'Atene, l'ultimo grande centro di elaborazione e di diffusione del pensiero antico.