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L’articolo 1669 del Codice civile, in materia di rovina e difetti di cose immobili,
dispone che “Quando si tratta di edifici o di altre cose immobili destinate per la loro
natura a lunga durata, se, nel corso di dieci anni dal compimento, l'opera, per vizio del
suolo o per difetto della costruzione, rovina in tutto o in parte, ovvero presenta evidente
pericolo di rovina o gravi difetti, l'appaltatore è responsabile nei confronti del
committente e dei suoi aventi causa, purché sia fatta la denunzia entro un anno dalla
scoperta. Il diritto del committente si prescrive in un anno dalla denunzia.”.
Si tratterà in questo articolo della natura della responsabilità stabilita dall’art. 1669 e
della sua possibile estensibilità ai soggetti che abbiano concorso alla costruzione
dell’immobile con funzioni di progettista e/o direttore dei lavori, alla luce della
giurisprudenza della Corte di Cassazione.
Verrà in particolare trattata la natura della responsabilità disposta dall’art. 1669 del
Codice civile e la sua possibile estensione al progettista ed al direttore dei lavori, quale
sia la specifica posizione del direttore dei lavori delineata dalla giurisprudenza e quale
la diligenza particolare che si richiede a tali soggetti nel compimento delle proprie
attività professionali, ed infine quali siano i termini di prescrizione e decadenza delle
azioni di garanzia nei confronti del progettista e del direttore dei lavori.
ESTENSIONE AL PROGETTISTA ED AL
DIRETTORE DEI LAVORI
La sentenza della Corte di Cassazione 14 aprile 1984, n. 2415 ha precisato che “non si
vedrebbe la ragione per cui al medesimo titolo essa [la norma dell’articolo 1669, NdR]
non debba estendersi a quanti abbiano collaborato alla costruzione, sia nella sua fase
ideativa con la redazione del progetto, sia in quella attuativa ad esempio mediante la
elaborazione dei calcoli di resistenza per il dosaggio del cemento armato, tutte le volte
che si dimostri che i vizi si siano verificati in dipendenza e a causa di errori commessi
nella progettazione, ovvero nei calcoli, oppure, nel contempo, nell’una e negli altri,
non potendosi negare, quanto alla legittimazione passiva, la sussistenza di essa in
soggetti che, a ragione dell’opera prestata, debbono essere considerati quali costruttori
al pari dell’appaltatore, verso il quale la specifica responsabilità appare canalizzata”
(3)
. Tale principio è stato più volte ribadito dalla giurisprudenza della Suprema Corte, si
veda ad esempio più di recente la sentenza n. 17874 del 23 luglio 2013.
Tale orientamento si è in seguito consolidato, ritenendo così applicabile l’art. 1669 del
Codice civile non solo nei confronti dell’appaltatore, ma anche nei riguardi del
(1) Per esempio nel caso di un costruttore in proprio che abbia poi venduto l’immobile.
(2)Si veda in proposito la sentenza della Corte di Cassazione civile 14 dicembre 1993, n. 12304,
secondo la quale “L'art. 1669 cod. civ. benché collocato tra le norme disciplinanti il contratto di
appalto è diretto alla tutela dell'esigenza di carattere generale della conservazione e funzionalità
degli edifici e di altri immobili destinati per loro natura a lunga durata. Conseguentemente,
l'azione di responsabilità prevista da detta norma ha natura extracontrattuale e, trascendendo il
rapporto negoziale (appalto o vendita) in base al quale l'immobile è pervenuto nella sfera di un
soggetto diverso dal costruttore, può essere esercitata nei confronti di quest'ultimo, quando
abbia veste di venditore, anche da parte degli acquirenti, i quali possono fruire del termine
annuale di decadenza”. In tal senso anche diverse altre pronunce tra le quali si citano a titolo di
esempio la sentenza 9 gennaio 1990, n. 8, e la sentenza 18 febbraio 1999, n. 1374.
(3)
La decisione sembra più direttamente applicabile al progettista, ma è comunque significativa
anche per quanto rileva il direttore dei lavori.
(4)
Si vedano in tal senso le sentenze della Corte di Cassazione: 28 aprile 1984, n. 2676; 26
aprile 1993, n. 4900; 21 marzo 1989, n. 1406.
(5) Sentenza 30 maggio 2003, n. 8811.
(6)Con la conseguenza che la domanda introduttiva del giudizio può ritenersi
automaticamente estesa anche al progettista e al direttore dei lavori.
(7)In questo senso si sono espresse le seguenti sentenze della Corte di Cassazione: 9 maggio
1980, n. 3051; 29 marzo 1979, n. 1818; 28 ottobre 1976, n. 3965; 16 ottobre 1976, n. 3541; 7
febbraio 1975, n. 475; 12 luglio 1965, n. 1456.
(8)
Si vedano in proposito le sentenze: Corte di Cassazione 28 novembre 2001, n. 15124; Corte
dei Conti, 18 settembre 2001; Corte di Cassazione 29 agosto 2000, n. 11359.
DECADENZA E PRESCRIZIONE
Ancora, in tema di responsabilità conseguente a vizi o difformità dell’opera appaltata,
con sentenza n. 15781 del 28 luglio 2005 (10) la Corte di Cassazione ha affermato
l’inapplicabilità delle eccezioni di decadenza e la prescrizione dell’azione di
garanzia alle prestazioni d’opera del progettista e del direttore dei lavori.
Il comma 1 dell’art. 1055 del Codice civile dispone che “Se il fatto dannoso è imputabile a più
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