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Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto MicioGatto

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MicioGatto Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto

Queste pagine sono un estratto del Manuale


“Come capire e risolvere i 10 problemi
comportamentali più diffusi del gatto“, che
puoi trovare qui:

http://www.miciogatto.it/manuale-problemi-comportamentali-del-
gatto-stampato/

Il Manuale, che ho creato assieme ad


un Veterinario ed a una Veterinaria
comportamentalista, cerca di rispondere
in modo esauriente a 10 problemi
comportamentali che si presentano spesso nel
gatto.

Nel Manuale completo, trovi un aiuto


concreto, capendo se ci siano problemi
comportamentali risolvibili in autonomia,
oppure se è il caso di correre dal Veterinario.

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Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto MicioGatto

Ciao, e benvenuto nell’estratto


del Manuale per risolvere i 10
problemi più comuni ed ostici della
convivenza con il tuo gatto.
Ma prima...se non mi conosci già, mi presento!

Mi chiamo Elisa e sono la


fondatrice di Miciogatto.it

Ho sempre amato ed avuto gatti, mi


affascinano e li ammiro tantitssimo.

I mici che ho avuto hanno segnato


la mia vita, li ricordo ad uno ad
uno, ognuno con il suo carattere particolare, il suo modo di fare, le
sue particolarità.

Ricordo la profonda e inconsolabile tristezza quando è venuta a


mancare la gatta che era stata con me per 15 anni, che mi aveva
seguito nel trasloco da casa dei miei genitori alla mia nuova casa,
che mi aveva fatto compagnia tanto a lungo, ed il mio proposito di
non avere più gatti, per non soffrire più quando sarebbero venuti a
mancare.

Ma poi non ho resistito, quando ho visto le foto di Lady e Oscar,

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trovatelli, piccolissimi ed indifesi, sono andata a prenderli ed ora sono


con me da qualche anno.

Sono la mia gioia e la mia compagnia, sento che è mio dovere rendere
la loro esistenza il più felice possibile!

Ho deciso di creare Miciogatto.it per condividere la mia passione


con altri fanatici gattari come me, ma in seguito ,visto il successo
che aveva, ho deciso di arricchirlo con contenuti utili per tutti gli
appassionati di gatti, contattando un veterinario che potesse scrivere
degli articoli sulla salute del gatto, il comportamento, i problemi che
può avere, ed io scrivendo delle recensioni sui migliori prodotti da
avere per il benessere del gatto.

Purtroppo sui gatti ci sono ancora molti pregiudizi, si pensa che basti
del cibo e dell’acqua e loro sono a posto, che siano indipendenti e
non abbiano bisogno della presenza umana.

Ho notato, da quando ho aperto il sito e la pagina Facebook, che


ci sono anche molti gattari appassionati che non sanno come
comportarsi in determinate situazioni, che non sono preparati per
rendere felici i nostri amici pelosetti e spesso compiono errori grossi e
non sanno nemmeno il perché.

E così ho deciso di approfondire sempre di più l’aspetto “utile” di


Miciogatto, diffondendo informazioni e cercando di formare le

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persone il più possibile sulla risoluzione dei problemi che si trovano


ad affrontare con i loro miciotti.

Se hai scaricato questo estratto del Manuale, significa che anche sei
interessato a conoscere le soluzioni ai problemi di convivenza con un
gatto, che hai a cuore la felicità del tuo amico felino, ed hai bisogno di
aiuto ed assistenza per risolvere qualche piccolo problema quotidiano
per convivere al meglio felici.

Questa guida nasce proprio per questo.

Grazie al sondaggio a cui hanno partecipato in massa gli iscritti


alla community di Miciogatto.it (e li ringrazio molto, se non hai
visto il sondaggio, eccolo qui: https://docs.google.com/forms/
d/19cwpXK0oSjHVkzT9knF4PrA-NR3V71qu35VgmOJtHFo/viewform),
ho selezionato 10 tra i problemi più sentiti e più diffusi, che i
“proprietari” di un gatto si trovano a dover affrontare.

Una volta appurati quali sono i problemi più diffusi di chi convive
con uno o più gatti, ho chiesto ad un veterinario e ad una
comportamentalista, di aiutarmi a dare una risposta, in modo da fare
la felicità dei gatti ed anche degli umani che vivono con loro.

Il risultato del nostro lavoro è proprio il Manuale “Come capire e


risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto“.

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Prima di entrare nel vivo, permettimi di fare un accenno a


Valerio Guiggi ed Elena Borrione, il veterinario e la veterinaria
comportamentalista che hanno collaborato con me nella stesura del
manuale. Nel manuale è presente anche la loro biografia completa,
oltre che tutti i loro recapiti, a cui puoi scrivere per fare delle
domande.

Valerio Guiggi
Valerio collabora ormai da qualche anno con me
nella scrittura di articoli su Miciogatto.it.
E’ di Pisa, laureato in Medicina Veterinaria e
abilitato alla professione dal 2013.
Sta diventando veterinario ufficiale ASL,
specializzato nella Ispezione degli Alimenti.
Il suo punto di vista è sempre schietto e molto sincero, per qquesto
apprezzo molto il suo stile di scrittura, al di là delle sue comprovate
competenze.

Elena Borrione
Elena è una conoscenza recente, non potrei
essere stata più fortunata nel trovare lei.
Laureata nel 2003 in Medicina veterinaria, con
un Master di II livello di veterinario Esperto
in Comportamento Animale ed il titolo di
Educatore cinofilo di III livello, mi è sembrata più
che competente per rispondere alle domende che le ponevo, anche
perché da anni svolge la sua professione di comportamentalista,
approfondendo anche con attività di pet therapy.

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Indice dei problemi


comportamentali trattati nel
manuale
• Il mio gatto è troppo vivace (corre in giro per casa, si arrampica
sulle tende, butta giù le cose dalle mensole), che devo fare?

• Il mio gatto è spaventato, come conquisto la sua fiducia?

• Il mio gatto lascia i suoi bisogni in giro, mi fa la pipì sul letto,


perché e cosa devo fare?

• Il mio gatto è aggressivo e non si lascia coccolare/manipolare,


che devo fare?

• Il mio gatto mastica i fili elettrici, le piante, tutto, che devo fare?

• Come posso educare il mio gatto alle buone maniere, ad


ubbidirmi?

• Il mio gatto miagola di notte, miagola al vuoto e davanti alle


porte, che devo fare?

• Il mio gatto si lecca compulsivamente, che devo fare?

• Come posso introdurre un nuovo gatto al micio che ho già?

• Il mio gatto rifiuta il cibo, ma miagola che ha fame, che devo


fare?

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Ed ora, ecco il tuo estratto:

Il mio gatto è aggressivo e non si


lascia coccolare o toccare, che devo
fare?

Ti capita di accarezzare il tuo gatto e all’improvviso questo ti azzanna?


Oppure il tuo gatto non vede l’ora di vederti a piedi scalzi, per anco-
rarsi ai tuoi piedi con le unghie?

Ci sono casi in cui il gatto non si lascia nemmeno sfiorare, senza pian-
tarci le unghie.
Cerchiamo di capire perché si comporta così, e come si può migliorare
il nostro rapporto con lui.

Anche perché, se il gatto non si lascia proprio toccare, di solito un


motivo c’è.

Ecco che cosa ne pensa la Lady:

“Odio, odio, odio profondamente quando la mia


umana mi accarezza il pancino.

Ma non capisce che mi giro a pancia in su per


stare più rilassata?
E lei taac eccola che allunga la mano per toccarmi la pancia. Mi
da anche fastidio perché i miei capezzolini sono tanto sensibili
e non voglio che vengano toccati!

A volte la lascio fare perché quando l’ho mordicchiata per farle


capire che non gradisco, mi ha pure sgridata! Uff….”

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Vediamo, assieme al Veterinario Valerio, se può esserci un problema


di salute che non capiamo.

“Sebbene l’aggressività del gatto dipenda la maggior parte delle


volte da una problematica di tipo comportamentale, più che da un
problema di tipo fisico, ci sono anche delle situazioni in cui problemi
fisici possono sfociare in un’aggressività e un comportamento molto
simile ad un problema caratteriale.

Il fatto che un gatto che ha un problema fisico cambi comportamento


non è una cosa incomprensibile, noi stessi se abbiamo la febbre ci
comportiamo in modo diverso dagli altri giorni, ma di solito l’effetto
è il contrario: un gatto che sta male tende ad essere abbattuto, e
se si tratta di un gatto che sta in casa, che è abituato a stare con le
persone, quindi non di un randagio, sarà anche abbastanza incline a
farsi fare di tutto. Del resto, sta male.

Aggressività da problema fisico generico


L’aggressività generica la abbiamo, invece, se un problema fisico
circoscritto colpisce il gatto, e in quel caso per un’istinto di difesa
stimolerà la sua aggressività.

Per dolore circoscritto si intende un dolore non generalizzato a tutto


il corpo ma che ne riguarda una parte; il malessere da febbre, ad
esempio, è generale, mentre un taglio, una ferita, una frattura, un
ematoma sono esempi di dolore circoscritto.

In questi casi il gatto sembra stare bene, anche se potrebbe avere

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un comportamento strano: cammina inarcando un po’ la schiena,


oppure zoppica, o ancora tende a leccarsi spesso un punto ben
preciso.
In questo caso, però, l’aggressività non si manifesterà sempre e
comunque, con il gatto che non si fa avvicinare.

La miglior cosa da fare è quella di farci annusare la mano, per


fargli capire che non abbiamo brutte intenzioni, e poi iniziare ad
accarezzare la testa, quindi scorrere dolcemente su tutto il corpo
zampe comprese e cercare di capire a che punto inizia ad avere il
problema.

Se, ad esempio, toccando una zampa il gatto ci guarda male


probabilmente abbiamo trovato il punto dolente e dobbiamo cercare
di capire qual è il problema.

Un taglio o una ferita sono riconoscibili, così come una spina in un


cuscinetto plantare, mentre un ematoma o un ascesso che inizia a
crescere possono essere più complessi: chiaramente, per la soluzione
c’è bisogno dell’intervento veterinario.

Tuttavia, avendo compreso l’origine del dolore, e quindi


dell’aggressività del gatto, sarà sufficiente prestare attenzione a
quella zona fin quando non andiamo dal veterinario, per non vedere
il gatto “accendersi” dalla rabbia: del resto, se a noi fa male in un
punto e qualcuno infierisce non siamo portati ad aggredirlo, anche
solo verbalmente?

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Aggressività da problemi metabolici


Situazione completamente differente per alcune malattie
metaboliche, malattie degli organi interni, che possono portare ad
uno stato di aggressività nel nostro gatto.

In questo caso la problematica, visivamente, é più simile ad un


problema di natura comportamentale, anche se dobbiamo fare caso
ad una serie di altri sintomi; originando il problema da un organo
interno, ci saranno problemi anche nelle feci, o nelle urine, problemi
che un gatto con un disturbo del comportamento non ha perché a
livello fisico è sano.

L’encefalopatia epatica
Tra le malattie metaboliche causa di aggressività, una è la situazione,
dipendente da un’infiammazione o degenerazione epatica, chiamata
encefalopatia epatica.
Si tratta di una situazione che si manifesta quando il fegato risulta
completamente compromesso e non svolge più il suo lavoro
correttamente.

Le tante patologie che possono portare ad un malfunzionamento del


fegato, che vanno dall’ingestione di sostanze tossiche, a problemi
come la steatosi (fegato troppo grasso che, si, forse c’è quando un
gatto pesa 12 chili!), a malattie epatiche come le epatiti, ai blocchi
delle vie biliari, portano alla perdita delle funzionalità epatiche.

Visto che il fegato è un po’ il “dottore” dell’organismo, che ha lo


scopo di rendere le molecole tossiche che arrivano dall’apparato
digerente meno tossiche, per poi inviarle ai reni che le filtreranno

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ed elimineranno con le urine, il fegato che non funziona porterà


ad una permanenza in circolo di queste sostanze. Questo significa
essenzialmente che alcune tra queste (tra cui l’ammoniaca) possono
raggiungere il cervello, e dare manifestazioni particolari, tra cui
rientra anche il comportamento aggressivo.

Non si tratta di una situazione semplice da curare, ma richiede un


intervento veterinario quanto prima; se alcune sostanze alterano il
comportamento altre addirittura danneggiano l’organismo, il che
significa che il gatto è in pericolo di vita in queste situazioni.

L’ipertiroidismo
Altra malattia metabolica tra l’altro difficile da trattare che può
colpire il gatto è l’ipertiroidismo, un funzionamento troppo marcato
della ghiandola tiroide, ghiandola secernente ormoni che regolano il
metabolismo.

Quando questa ghiandola, per motivi vari, produce troppi ormoni,


la sua azione viene accentuata; visto che l’ormone tiroideo ha la
funzione di distruggere a scopo energetico grassi e zuccheri presenti
nell’organismo, tra gli altri sintomi (tipo il leccamento compulsivo)
il gatto potrebbe diventare aggressivo, a causa di questa “tanta
energia” che ha addosso.

A lungo andare l’ipertiroidismo da origine a danni nell’organismo,


ma anche in questo caso, essendo un problema metabolico, sono
presenti altri sintomi: i più evidenti sono il vomito, la diarrea e il
grandissimo appetito, accompagnato tra l’altro da un dimagrimento
del gatto perché tutto ciò che mangia viene consumato per azione

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dell’ormone.

Una patologia metabolica molto pericolosa per il gatto, che deve


essere diagnosticata con certezza grazie alle analisi del sangue e la
terapia deve iniziare quanto prima.

L’ipoglicemia
In alcuni casi anche l’ipoglicemia, che generalmente si manifesta
dopo la secrezione insulinica in corso di diabete, può causare
aggressività.

Questo è dovuto al fatto che l’abbassamento del livello di zuccheri


nel sangue può dare origine a momenti in cui il cervello non ha
abbastanza nutrimento e il gatto potrebbe reagire in modo non
consono al suo comportamento solito: situazione comunque rara,
perché generalmente un abbassamento repentino degli zuccheri
porta ad avere svenimento o, in altre condizioni, crisi convulsive,
piuttosto che aggressività in sé.

Aggressività da assunzione di farmaci


Ci sono alcuni farmaci che potrebbero causare, anch’essi, l’insorgenza
di comportamenti aggressivi nel gatto.
Sono farmaci che generalmente sono somministrati sotto controllo
diretto veterinario, che sa che cosa aspettarsi, ma allo stesso tempo
se il gatto ingerisse medicinali umani, anche per sbaglio, potrebbe
avere comportamenti aggressivi (ma anche effetti più gravi, per cui
bisogna correre da un veterinario) in conseguenza all’assunzione di
questi farmaci.

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Tra questi, troviamo alcuni farmaci anticonvulsivanti, ma anche alcuni


tipi di cortisonici e antistaminici, in particolare se sono formulazioni
non direttamente pensate per il gatto (ad esempio, vengono forniti
farmaci per il cane).

Aggressività da rabbia
Se parliamo di una malattia in passato diffusa come la Rabbia,
causata da un Lyssavirus, pensiamo generalmente al cane, non al
gatto, perché i cani (e i pipistrelli) sono gli animali che è più probabile
trasmettano la malattia.

Certo è che qualsiasi animale può prenderla, la rabbia, e se un


bovino cadrebbe per terra morto e un uomo diventerebbe idrofobo
(situazione gravissima, peraltro), un gatto generalmente si ammala e
diventa aggressivo ma non va a cercare vittime da mordere come fa
un cane.
È per questo che la rabbia è un problema epidemiologico per quanto
riguarda i cani, non per i gatti.

Il gatto che ha la rabbia, comunque, mostrerà un comportamento


aggressivo all’incirca cinque giorni dopo una morsicatura da parte di
un altro animale, di solito un cane.
La rabbia si trasmette solamente tramite la saliva, da morso.

Il gatto è aggressivo, ma non è aggressività da difesa: sembra proprio


pazzo, con tanto di bava alla bocca, tremori costanti, occhi dilatati,
crisi convulsive a tratti: non conviene nemmeno avvicinarsi, in questo
caso, ma si devono chiamare le autorità sanitarie quanto prima,
perché si tratta tra l’altro di un problema di sanità pubblica.

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Salvo un particolare: in Italia la rabbia non c’è.


C’era fino agli anni ’60, poi è ricomparsa in Trentino e Friuli nel 2012,
ma è stata tenuta sotto controllo e ad oggi l’Italia è indenne, e i traffici
di animali strettamente regolamentati da questo punto di vista. Se un
cane morde il vostro gatto, insomma, non prenderà la rabbia, anche
se tutte le altre conseguenze del morso chiaramente non si evitano.

Aggressività da meningite
Anche se non ci sono malattie infettive tipiche del gatto che causano
meningite come sintomo principale, batteri patogeni che possono
interessare le sue meningi ci sono, e la loro presenza potrebbe
causare aggressività.

Le meningi sono tre invogli (dura madre, aracnoide e pia madre)


che circondano, come “gusci”, il cervello e il midollo spinale. Sono
esterni ma sono a diretto contatto con il sistema nervoso, e la loro
infiammazione, oltre al forte dolore encefalico, potrebbe avere azione
sul sistema nervoso centrale e causare anche aggressività. L’infezione
alle meningi è frequente perché le meningi sono un filtro per il
sangue (nel cervello non c’è il sangue, solo le sostanze nutritive che
passano per diffusione dalle meningi) e proprio perché sono un filtro i
batteri tendono ad accumularsi e a danneggiare.

Quanto detto vale sia per le meningiti causate da agenti infettivi


come il virus della FIP, della Peritonite Infettiva, che può dare questo
sintomo (anche se è rarissimo), o dal virus della Rinotracheite
Infettiva, oltre che alcuni funghi come il Criptococco o parassiti come
il Toxoplasma, o ancora batteri come Listeria, ma sono comunque

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evenienze molto rare in un gatto.

Da riportare anche alcune malattie autoimmuni come la


meningoencefalite granulomatosa o eosinofilica, che provocano
infiammazioni forti alle meningi con lo stesso effetto.

Queste condizioni, sebbene piuttosto rare, sono comunque sempre


molto difficili da curare soprattutto a causa della difficoltà di
raggiungere tanto con i farmaci quanto con gli interventi chirurgici un
punto così difficile dell’organismo.

In ogni caso, in questa situazione l’aggressività del gatto sarà costante,


e soprattutto rivolta anche ad oggetti inanimati; insomma, non è una
manifestazione volontaria e l’intervento veterinario è imprescindibile.

Aggressività da neoplasie
Anche le neoplasie, ovvero le crescite nuove e incontrollate di cellule,
meglio note come tumori, possono scatenare aggressività nel gatto
a causa della pressione che portano sulle aree del cervello deputate
alla gestione del comportamento.

Purtroppo, un fatto grave come la neoplasia, può agire in vari modi


e in punti diversi dell’organismo, e questo significa che una crescita
cellulare nel cervello potrebbe causare anche un comportamento
aggressivo e, in certi casi, anche del tutto imprevedibile: un attimo
prima il gatto mangia senza alcun problema, un attimo dopo
aggredisce chi gli sta intorno. Il problema, in questo caso, è da
ricondurre proprio alla malattia.

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Le neoplasie riguardano tuttavia solamente i gatti anziani, perché


le cellule anche se neoplastiche hanno bisogno di molto tempo per
poter crescere, e comunque spesso non l’aggressività non è l’unico
sintomo, ma è accompagnato da altri.

Magari può essere il primo che si presenta, ma visto che la


formazione cresce potrebbe schiacciare altre parti del cervello
deputate magari al controllo del movimento del gatto, o dell’appetito,
o ancora dei centri respiratori: ciascuna di queste parti ha come
conseguenza la perdita di funzionalità di quello specifico apparato, in
aggiunta all’aggressività.

Purtroppo si tratta di una tra le patologie più difficili in assoluto da


curare, sulla quale si fa poco anche con un intervento chirurgico a
causa della difficile asportazione di parte del cervello, intervento
che comunque scongiurerebbe una crescita del tumore nelle fasi
successive ma non garantirebbe, specialmente in un gatto anziano, il
recupero delle funzionalità precedenti.

Insomma, una delle situazioni più gravi che, per casualità, potrebbe
mostrarsi anche con sintomi come l’aggressività.

Chiaramente in questi casi il confronto con il veterinario è essenziale,


ma non è detto assolutamente che sia risolutivo: in molti casi, visto le
scarse speranze di vita e la difficoltà (oltre che gli oneri) della terapia
inducono i proprietari ad optare per l’eutanasia.”

Ecco che cosa ci dice Elena, la nostra comportamentalista, in merito

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all’aggressività del gatto.

“Per il gatto il senso del tatto assume un’importanza notevole.

Basti pensare all’esistenza dei peli tattili, peli che si sono sviluppati in
modo tale da essere molto sensibili a minime pressioni (sono sensibili
anche a minime correnti d’aria), per permettergli di orientarsi e di
cacciare anche in condizioni di oscurità.

Le vibrisse, questo il nome di questi particolari peli, trovano maggior


sviluppo e presenza a livello della testa.

Ben noti a tutti gli enormi baffi che incorniciano il muso dei nostri
amati felini ma vi sono peli tattili anche sopra gli occhi, vicino alle
orecchie, a livello delle guance, sotto il mento e persino a livello del
carpo (il polso).

Il senso del tatto trova la sua massima espressione in un’attività che


quotidianamente occupa i nostri gatti: la toeletta (grooming).

I gatti hanno una lingua ruvida che permette loro di tenere pulito il
mantello ma che svolge anche un’azione di “massaggio”.

La sequenza di pulizia, sequenza perché si tratta di gesti e movimenti


meticolosi e svolti con precisione e costanza, permette al gatto
non solo di raggiungere l’obiettivo pulizia ma anche un senso di
rilassamento.

La comunicazione tattile dei gatti comprende anche l’allogrooming,


la toeletta reciproca, ed il dormire insieme ad altri membri della

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famiglia (persone o animali).

In questi casi sono rivolti a soggetti verso i quali si è creata una


relazione preferenziale.

Importante forma di comunicazione che mette in gioco il tatto è


anche lo strusciarsi e deporre così feromoni di identificazione sia su
oggetti che su esseri viventi.

Infine possiamo tenere in considerazione una forma di contatto


fisico tipica dei gattini quale è il “fare la pasta” , che si può ritrovare
negli adulti come infantilismo (mantenere un carattere tipico del
cucciolo anche in età adulta), e che può o meno essere associata
all’allogrooming.

La tolleranza alla manipolazione è soggettiva ma possiamo


sicuramente individuare aree del corpo in cui è più gradita e aree per
così dire off limits.

Sicuramente le aree della testa vicino alle orecchie, fronte, mento


rientrano nel primo gruppo così come il dorso della schiena.
Zampe, ventre e coda sono invece zone che se approcciate dal
proprietario possono innescare risposte come morsi o graffi.

Vi è un ‘area, che non è uno spazio reale ma virtuale, incentrato


sull’animale che si definisce campo di aggressione, le cui dimensioni
sono varabili da gatto a gatto ma anche da momento a momento, per
quanto riguarda uno stesso soggetto, questo perché sono in relazione
con lo stato emotivo e fisiologico del gatto.

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MicioGatto Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto

Qualsiasi intrusione all’interno di questo spazio scatena una risposta


aggressiva.
Talvolta caratterizzata da segnali di minaccia premonitori orecchie
portate indietro, coda battuta come un tamburo, rigidità muscolare,
movimento ad onda del mantello e altre volte da veri e propri attacchi
nei confronti di chi mette in atto l’intrusione in quest’area.

Alla base delle aggressioni le cause possono essere diverse.

La prima da tenere in considerazione è un apprendimento legato ad


un errato e non corretto modo di giocare con il gatto da parte del
proprietario.

Quando si ha a che fare con dei teneri batuffoli di pochi mesi è la


tentazione di molti quella di giocare lasciandosi mordere le mani, le
braccia ed i piedi da parte di un esserino così piccolo che appare buffo
nel suo maldestro tentativo di “lottare e uccidere una preda”.

Il problema è che una volta adulto ci troveremo a fare un gioco di


forza con una tigre dalle dimensioni più contenute.
A questo punto il maldestro gattino avrà lasciato il posto ad un
esperto gatto capace di calibrare il tiro e affondare i denti e gli artigli
nelle membra del mal capitato.

Un’altra causa può essere da ricercare in un defict degli autocontrolli,


situazione frequente in quei soggetti separati troppo precocemente
dalla madri o che sono rimasti orfani.

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Trascorrere le prime settimane di vita con la mamma aiuta ad


apprendere come modularsi e regolare diversi aspetti emotivi e
fisici, ma generalmente quelli che vengono per primi adocchiati dal
proprietario sono quelli fisici.

Questi gattini infatti non solo tendono a mordere le mani e i piedi del
proprietario con una certa frequenza e forza ma sono anche soggetti
sempre molto attivi, che corrono per tutta casa e che raggiungono
ogni angolo, anche il più nascosto, e facilmente eccitabili, è raro
riuscire ad accarezzarli per fare loro qualche coccola comodamente
seduti sul divano.

Infine non vanno dimenticate le manifestazioni aggressive


conseguenti ad irritazione del gatto.
Più frequentemente riscontrabili in quei gatti che hanno proprietari
che non possono resistere a fare qualche “piccolo dispetto” al loro
amato felino: importunarlo mentre mangia o mentre dorme, cercare
di prenderlo in braccio appena riescono ad averlo a tiro, forzare i
contatti ben oltre il tempo limite stabilito dal gatto.

Generalmente in queste situazioni il gatto emette dei segnali di


disagio e fastidio: si irrigidisce, muove la coda velocemente, compie
dei movimenti ad onda con il mantello, fino a dare qualche colpetto
con la zampa senza l’utilizzo degli artigli.
Tutti segnali che se ignorati dal proprietario possono con il tempo
lasciare il posto ad aggressioni molto più incisive e cruenti, a volte
veri e propri attacchi alla sola vista del proprietario o di un altro
animale presente in casa.

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MicioGatto Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto

Nel caso si riscontrassero problematiche legate a carenze degli


autocontrolli o forme di aggressività da irritazione sarebbe opportuno
contattare un veterinario esperto in comportamento per poter
ristabilire quanto prima una corretta relazione e comunicazione,
soprattutto in situazioni trascurate nel tempo che si sono ormai
evolute e sono fuori dal controllo del proprietario

Cosa fare se il tuo gatto è aggressivo:


• interpretare i segnali che il gatto ci da: allontanamento,
irrigidimento del corpo, orecchie portate indietro, coda battuta
velocemente, movimenti ad onda del mantello

• interrompere il contatto tutte le volte che il gatto manifesta un


disagio

• non importunare il gatto mentre sta compiendo altre attività


(mangiando, giocando, dormendo)

• evitare di giocare lasciandosi mordere le mani o i piedi (anche


se tenuti sotto e coperte)

• nei casi gravi e fuori controllo da parte del proprietario,


contattare un veterinario esperto in comportamento animale ”

Oltre a queste problematiche, Elena ha approfondito anche un’altra


possibile patologia, più rara, l’iperestesia felina.

“La sindrome da iperestesia felina, nota anche come rolling skin


syndrome o neurodermatite atipica è una condizione ancora oggi non
ben conosciuta.

I comportamenti che il gatto può manifestare se affetto da questa

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problematica possono essere comportamenti simili a quelli


manifestati durante l’estro (il calore):
• morsi autoinflitti a livello della coda, dei fianchi, della regione

lombare in cui è comune osservare diradamento del pelo fino a


riscontrare vere e proprie ferite,
• oppure ancora arricciamento della pelle, con il caratteristico

movimento ad onda del mantello (rolling skin) generalmente


localizzato a livello del dorso e
• spesso accompagnato da corse sfrenate per casa,

• vocalizzi e aggressioni rivolte a se stessi ma talvolta anche ai

conviventi (altri animali o propri familiari).

Inizialmente i segni possono essere vaghi e non così estremi.


Il proprietario può riscontrare un aumento nel movimento (il gatto
inizia a camminare per casa) , generale agitazione, il leccarsi la coda o
il retro delle zampe.

Successivamente possono aggiungersi soffi e ringhi rivolti alla propria


coda e a questi associarsi i morsi.

Durante questi “attacchi” il gatto difficilmente può essere interrotto.

Il primo passo in caso si sospetti questa sindrome è quello di


escludere la presenza o la compresenza di cause cliniche quali
problematiche dermatologiche, neurologiche, algiche (dolorose).

Talvolta anche dopo aver risolto le cause organiche restano le


problematiche comportamentali, in questo caso è bene, vista la
gravità della manifestazione, contattare un veterinario esperto in

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comportamento animale.

Cosa fare:
• assicurarsi che l’ambiente del gatto sia idoneo e non causa di
ulteriore disagio: numero adeguato di ciotole di cibo, di cassette
igieniche, di cucce.

• Evitare di cercare di calmare il gatto quando in preda ad una


“crisi”, si rischierebbe di subire aggressioni ridirette da parte del
gatto

• Cercare se possibile di distrarlo proponendogli altre attività ad


esempio il gioco”

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