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Storia della Chiesa I (5M13) Chiesa Antica e Medievale

Anno Accademico 2018/19


Prof. Johannes Grohe e Dott. Filippo Forlani

Duccio da
Basilika Buonisegna,
S. Maria Aussendung
Maggiore, der Apostel
Arco di trionfo (ca. 1310)
per commemorare il Concilio di Efeso 431
Storia della Chiesa I (5M13) Chiesa Antica e Medievale
Le lotte dogmatiche e la loro soluzione ai Concili generali

1. Nicea 325
Per 318 nasce un conflitto intorno al presbitero Ario (circa 260-336), dal 313
presbitero di Alessandria, e il suo vescovo Alessandro. Nei suoi sermoni, ma
anche in lettere, canzoni e nella sua opera Thaleia (= banchetto), Ario propaga
una cristologia estremamente subordinata. Siccome era un predicatore di suc-
cesso e uomo di vita ascetica, gode di grande prestigio tra la gente; la sua pole-
mica contro le dottrine della scuola alessandrina colpisce la gente. Separa il logos
totalmente da Dio. Il Logos non era vero Dio; era piuttosto essenzialmente diver-
so da Dio. Non è eterno, né onnipotente, ma creato nel tempo, non perfetto e
capace di soffrire. Anche se è la suprema di tutte le creature e il più perfetto degli
esseri umani, così che si le poteva chiamare un Semi-Dio (Demiurgo), non ha
invece la divinità de se stesso.

Con questa negazione della divinità di Cristo Ario si ha manovrato fuori della re-
ligione cristiana. Un sinodo di Alessandria respinge i suoi insegnamenti come
eresia (318/19 o 323.) Ario viene scomunicato dalla comunità ecclesiale. Fugge da
Alessandria dai suoi amici di Antiochia; trova accoglienza dal vescovo Eusebio di
Nicomedia; anche lo storico della chiesa Eusebio di Cesarea apparteneva a que-
sto cerchio. Quando gli amici s’impegnano, perchè possa ritornare ad Alessan-
dria, sorgono der conflitti seri. Infine Costantino intervenne e convoca tutti i
vescovi dell’Impero per un sinodo generale (ecumenico) a Nicea .
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Le lotte dogmatiche e la loro soluzione ai Concili generali

1.  Nicea 325
Dal 20 maggio al 25 luglio 325, questo primo sinodo imperiale si è riunito a Nicea.
L’Imperatore aveva offerto ai vescovi di tutto l’impero di usare la posta impe-
riale. Le informazioni sul numero dei partecipanti variano: 220 nomi si conser-
vano in una lista; 318 è un numero simbolico, secondo i 318 servi di Abramo (Gn
14, 14), Eusebio parla di circa 250 vescovi. Nella maggior parte dei casi, sono ve-
nuti dalla parte orientale dell’impero. Dall’Occidente ci sono solo cinque vescovi.
Papa Silvestro non era venuto a causa della sua età, ma aveva inviato due presb-
iteri come rappresentanti.

Ario era presente ed ha avuto la possibilità di difendere la sua dottrina. 17 vescovi
erano dalla sua parte, compreso il vescovo Eusebio di Nicomedia. Il giovane dia-
cono Atanasio era presente, accompagnando il suo vescovo di Alessandria. Dopo
molto dibattiti accesi ha vinto la parte ortodossa. Nel cosiddetto Credo di Nicea,
la dottrina vera è stata definita: Cristo è Figlio Unigenito di Dio, nato dal Padre
prima di tutti i secoli, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato,
non creato, della stessa sostanza (ὁμοούσιος τῷ πατρί) del padre. L’Imperatore ha
annunciato in un decreto circolare a tutta la cristianità, che Ario ed i suoi seguaci
sono stati espulsi ed esiliati come nemici della vera fede della Chiesa cristiana;
ordinò il rogo dei suoi scritti.
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Le lotte dogmatiche e la loro soluzione ai Concili generali

1. Nicea 325
Nel concilio si trattò ancora altre questioni. Si ha decretato 20 disposizioni corte
(canoni, di canon = linea guida per la vita). Dopo una discussione sul celibato
ecclesiastico dei vescovi, sacerdoti e diaconi, il Sinodo proibisce il concubinato.

Nel corso dei decenni successivi, la battaglia per i “homousios” niceno ancora
continuava. A causa della volubilità di Costantino e dei suoi figli l’Arianesimo è
tollerato o a volte persino privilegiato. L’esempio più eloquente è la sfortuna del
vescovo Atanasio di Alessandria, ripetutamente condannato all’esilio.

Dal arianesimo duro si separa un semiarianesismo più moderato. Si cerca di re-
interpretare il “consustanziale” del credo niceno in “simile nella sostanza”(ὁμοι-
ούσιος τῷ πατρί), il Figlio “simile in tutto” al Padre; volevano evitare i “homou-
sios” ad ogni costo. L’imperatore convocò per l’anno 359 dei sinodi imperiali a
Rimini e Seleucia, ma non si trovava un accordo. Tuttavia, lo stesso arianesimo
perdeva forza ed unità. Con Graziano (375-383) infine, un imperatore fedele alla
fede nicena si è stabilito la pace.

2. Costantinopoli 381
Per un chiarimento finale dei problemi legati alla crisi ariana, l’imperatore Teo-
dosio (379-395), convoca per l’anno 381 il secondo Concilio ecumenico a
Costantinopoli.
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Le lotte dogmatiche e la loro soluzione ai Concili generali

2. Costantinopoli 381

Nel frattempo, i teologi avevano elaborato in modo più chiaro i termini “perso-
na” e “natura” in Dio. Oltre a S. Atanasio si deve questa riflessione particolar-
mente ai tre “Grandi Cappadoci”, e cioè Basilio (ca. 330-379), Gregorio Nazianze-
no (329/30-390) e Gregorio di Nissa (334-394 ca.).

Essi videro la differenza tra le tre persone divine solo nelle relazioni intra-divine.
Secondo loro, vi è una sola sostanza, ma tre sopporti: un solo Dio in tre persone. I
Cappadoci affermarono anche la divinità dello Spirito Santo, contestata dagli
ariani. La sua relazione è che procede dalle altre due persone divine. Il simbolo
della fede di Nicea del 325 riceve adesso l’aggiunta: Credo nello Spirito Santo, che è
Signore e dà la vita, e procede dal Padre, e con il Padre e il Figlio è adorato e
glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti…

Come simbolo niceno-costantinopolitano è entrato sempre più nella liturgia.
Nell’epoca antica, fu inizialmente usato solo con occasione del battesimo; solo
nel VI secolo si recita nella liturgia a Bisanzio (Patriarca Timoteo, † 517), poi in
Spagna, a partire del III Concilio di Toledo (589) – completato dal Filioque, che si
introduce tuttavia nel testo solo al Concilio VIII di Toledo (653) – e, infine, arriva
nel regno dei Franchi nel VIII secolo. A Roma viene inserito nel Credo della S.
Messa nel 1014, su richiesta dell’imperatore Enrico II.
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2. Costantinopoli 381

La mossa occidentale ha portato divergenze con l’Oriente. L’Oriente conosceva la
processione dello Spirito Santo di questo modo: procede “dal Padre per il Figlio”
– l’Occidente, invece, così: procede “dal Padre e dal Figlio”. Quando si ha fatto
l’aggiunta del Filioque in Occidente, se lo considerava non come un cambio della
dottrina, ma solo come una interpretazione. L’Oriente, tuttavia, lo ha definito una
distorsione del Credo, accusando l’Occidente di eresia; così il Filioque è diventato
uno dei capi di accusa che ha portato allo Scisma dell’anno 1054 ed è rimasto uno
dei punti di discussione nel dialogo ecumenico tra Chiesa Cattolica e l’Ortodos-
sia fino ad oggi. Con Costantinopoli 381 la dottrina sulla Trinità è arrivato a un
punto di chiarezza che faceva possibile ulteriori chiarimenti sulle questioni
cristologiche.

3. Efeso 431

Nel frattempo, la teologia antiochena aveva fato delle nuove proposte. Diodoro di
Tarso († prima 394), in conformità con il metodo critico e esegetico tipico della
scuola antiochena, aveva sottolineato la piena umanità di Cristo di tale modo, che
tra la natura divina e umana rimaneva solo un collegamento esterno: il Logos di-
vino abita nell’uomo Gesù come in un tempio. Il Patriarca di Costantinopoli
Nestorio (dal 428 patriarca, anche lui un esponente della scuola di Antiochia), ar-
rivò alla conclusione, che Maria dovrebbe essere chiamata solo Madre di Cristo,
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3. Efeso 431
non invece Madre di Dio – non “Theotokos” (Θεοτόκος), ma solo “Cristoto-
kos” (Χριστοτόκος), perché ha dato a luce un uomo, Gesù. Nestorio polemizzò
contro gli alessandrini. La controversia si è centrata sempre più sul titolo della
“Theotokos”; ma dietro c’era la questione cristologica. All’opposizione delle due
scuole l’una contro l’altra si aggiungeva anche la rivalità tra i due patriarchi di
Alessandria e Costantinopoli.

Cirillo di Alessandria attaccò in lettere inviate ai vescovi e monaci dell’Egitto con
occasione della Pasqua 429 severamente Nestorio, non senza aver prima ottenuto
l’appoggio di Papa Celestino I (422-432). Scrisse 12 anatemi, anche a nome del Pa-
pa, nei confronti di Nestorio con la richiesta di revocare i suoi errori. Questo, tut-
tavia, scrisse da parte sua altri 12 anatemi per cui poteva contare con l’appoggio
dell’imperatore bizantino Teodosio II (408-450). Teodosio, d’accordo con l’impera-
tore occidentale Valentiniano II (425-455) convocò un concilio ecumenico.

Il III Concilio Ecumenico di Efeso del 431 ha una storia travagliata. Nella sessione
di apertura del 22 giugno mancavano ancora Nestorio ed i suoi seguaci. Cirillo fe-
ce leggere uno scritto dogmatico, che aveva fatto sull’unione ipostatica delle due
nature in Cristo. La dottrina su Maria Theotokos viene affermata e dichiarata
come dogma in mezzo di grandi applausi del Concilio e giubilo del popolo.
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3. Efeso 431

Più tardi, arrivò anche il patriarca Giovanni di Antiochia con altri vescovi. Essi
formarono ad Efeso un contro-Sinodo in difesa di Nestorio e la condanna di Ciril-
lo. In un confronto sempre più aspro intervenne l’imperatore per mezzo di un
commissario. Inizialmente sono messo in prigione sia Cirillo come Nestorio.
Cirillo fu poi lasciato in libertà ed è ritornato ad Alessandria. Nestorio invece è
stato condannato all’esilio in Egitto.

In Oriente c’erano non poche difficoltà per accettare la dottrina di Efeso. Si ha
costituito la Chiesa “nestoriana” dell’Oriente, che posteriormente ha mostrato
grande forza teologica e impegno missionario. Nei secoli successivi sono celebri
un monachesimo vivace e scuole teologiche significativi (Seleucia e Nisibi). I loro
missionari arrivarono fino ad Malabar, India (cristiani di San Tommaso) e
Turkestan; Il cristianesimo nestoriano posteriormente (780-823) oltre Turkestan
arriva fino il Tibet e la Cina centrale. Nel XVI secolo gran parte dei “nestoriani”
si sono uniti a Roma (caldei e cristiani del Malabar); Oggi la chiesa nestoriana in
Iraq, Iran e Siria conta ancora con circa 80.000 fedeli, più 5.000 in India e 25.000 in
America.
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4. Calcedonia 451

Eutiche, abate di un monastero a Costantinopoli e severo oppositore del nestoria-
nesimo, ha sviluppato in seguito alla la dottrina di Cirillo di una natura in Cristo
(μία φύσις = Monofisismo) una teoria, secondo la quale si fuse le due nature così
intimamente, che la natura umana è apparso completamente assorbita dallla di-
vina, così come una goccia di miele che cadde nel mare si dissolve in esso. L’inte-
grità della natura umana in Cristo è stato quindi abrogato; ess non esisteva più,
perché di fatto l’umanità di Cristo era di una sostanza diversa dalla nostra. Con
questa dottrina tuttavia non ci sarebbe più la condizione chiave per il mistero di
Cristo e della sua mediazione e redenzione, di cui le Sacre Scritture parlano con
insistenza. Tutta la dottrina cristiana della salvezza, la soteriologia, era in
pericolo.

Eutiche è stato condannato da un sinodo a Costantinopoli, ma trovò supporto dal
Patriarca Dioscoro di Alessandria, che da successore di Cirillo coltivava le stesse
idee. Un Concilio imperiale di Efeso (449) sotto la guida di Dioscoro riabilitò Euti-
che, tuttavia, il sinodo non è stato riconosciuto dal resto della Chiesa. Papa Leone
I (440-461) lo ha chiamato latrocinium. Nella sua famosa Epistola dogmatica ad
Flavianum appoggiava il Patriarca di Costantinopoli e scrisse un’autorevole
interpretazione dell’unione delle due nature nell’unica persona di Cristo (unione
hypostatica); un nuovo concilio è stato convocato a Calcedonia per 451.
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4. Calcedonia 451

Circa 350 i vescovi si riunirono per questo grande Sinodo ecumenico, il più
grande dell’antichità. Il rappresentante di Papa Leone faceva di presidente
dell’assemblea. Nella prima sessione Dioscuro venne accusato, e nella terza
sessione deposto. Seguendo la dottrina di Leone espressa nel Tomus ad
Flavianum il Sinodo respinge la dottrina monofisita di una unità delle nature in
Cristo e definì nella suaVi sessione come un dogma:

In Cristo ci sono due nature, non mescolati e inseparabili, uniti in una sola perso-
na o ipostasi. Così Leo aveva spiegato con il fondamento teologica speculativa
occidentale da Tertulliano in poi l’unità di persona (unione ipostatica). “Non
mescolate” coesistono natura umana e divina (contro Cirillo e Eutiche); ma non
sono separati l’una dall’altra, ma nella Persona del Logos Divino sono insepara-
bilmente connessi (contro Nestorio). Questo connessione si trova la base di tutta
l’opera di salvezza in Cristo. Le affermazioni sulla persona di Cristo (Cristologia)
sono allo stesso tempo il fondamento per la dottrina della salvezza (soteriologia)
e quindi di importanza fondamentale per la fede cristiana.
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Le lotte dogmatiche e la loro soluzione ai Concili generali

4. Calcedonia 451

Seguendo, quindi, i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un solo e
medesimo Figlio: il signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e per-fetto
nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e del cor-
po, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l’umanità,
simile in tutto a noi, fuorché nel peccato, generato dal Padre prima dei secoli secon-
do la divinità, e in questi ultimi tempi per noi e per la nostra salvezza da Maria
vergine e madre di Dio, secondo l’umanità, uno e medesimo Cristo signore unige-
nito; da riconoscersi in due nature, senza confusione, immutabili, indivise, insepa-
rabili, non essendo venuta meno la differenza delle nature a causa della loro unione,
ma essendo stata, anzi, salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e concorren-
do a formare una sola persona e ipostasi; Egli non è diviso o separato in due perso-
ne, ma è un unico e medesimo Figlio, unigenito, Dio, verbo e signore Gesù Cristo,
come prima i profeti e poi lo stesso Gesù Cristo ci hanno insegnato di lui, e come ci
ha trasmesso il simbolo dei padri.
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Il Concilio di Costantinopoli II 553



La decisione di Calcedonia aveva mantenuto il giusto equilibrio tra le tesi
sbagliate dei nestoriani e dei monofisiti. Tuttavia in Egitto il pensiero monofisita
era molto radicato. Ad Alessandria fu una rivolta aperta e sanguinosa, un
monofisita divenne patriarca. Per un secolo in seguito c’era una forte opposizione
contro l’imperatore e la chiesa imperiale. Gli imperatori cercarono di rimediare,
al volte a scapito della dottrina calcedonense. Basilisco concede 475/476 per un
decreto ai monofisiti dell’ Egitto, Palestina e Siria tolleranza. Papa Simplicio
protestò in vano. Ma anche l’imperatore successivo, Zenone continuò questa
linea, pubblicando un decreto imperiale, preparato dal patriarca Acacio di
Costantinopoli (l’Henotikon del 482) che cercò una formula di concordia che
invece né convinse i difensori di Calcedonia e nemmeno i monofisiti. Tuttavia i
patriarchi del oriente furono trascinati in uno scisma (Concilio lateranense del
484; scisma acaciano 484-529).
Il prossimo passo fu il progetto di una condanna dei capi della scuola antiochena:
1) persona e scritti di Teodoro di Mopsuestia († 428), 2) scritti di Teodoreto di Ciro
(† 458), 3) una lettera di Iba d’Edessa († 457), che difendeva Teodoro contro Cirillo:
I tre capitoli.
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Lo scopo: conciliare i monofisiti condannando gli avversari di Cirillo.
L’imperatore Giustiniano (527-565) convocò un concilio, d’accordo con
papa Vigilio (537-555). All’inizio Viglio accede alla volontà dell’impe-
ratore (salva in omnibus reverentia synodi Chalcedonensis). Visto la forte
opposizione contro la sua troppa acquiescenza nel confronto dell’impera-
tore nell’occidente, ritrattò. Al Concilio non volle partecipare, e fuggì a
Calcedonia. Il Concilio di Costantinopoli sotto la guida del patriarca Eu-
tichio, condannò i tre capitoli, e addirittura scomunicò papa Vigilio e i
suoi seguaci. Sotto minacce e pressioni da parte dell’imperatore e segui-
to, Vigilio fu costretto ad accettare la condanna dei Tre Capitoli (554). In
seguito a questa remissività del papa, entrarono in uno scisma le pro-
vincie ecclesiastiche di Milano e Aquileia e Nordafrica. Lo scisma ebbe
durata per ben 50 anni.
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Il Concilio di Costantinopoli III 680/81

Un nuovo tentativo di riconciliazione fu intrapreso dal patriarca Sergio di
Costantinopoli (610-638). Sottolineando l’unità morale dell’attività divino-
umana, sostiene che ci fosse soltanto una energia naturale divino-umana
e una sola volontà divino-umana (monotelismo). Un gruppo di monofisiti
moderati, i severiani (da Severo di Antiochia) assunse la teoria, i difensori
della fede calcedonense insorsero, in partiocolare Sofronio, patriarca di
Gerusalemme dal 625 al 638. Il patriarca Sergio di Costantinopoli riuscì a
strappare al papa Onorio (625-638) una dichiarazione favorevole alla dot-
trina proposta da Sergio. A base di questo si pubblicò un editto imperiale
(l’Ekthesis) nel 638.
Quando l’imperatore Costantino IV (668-685) ritornò alla fede di Calcedo-
nia, convocò in comune accordo con papa Agatone (678-681) una Concilio
a Costantinopoli. Tuttavia, nel frattempo sia Gerusalemme (637), sia
Alessandria (641) erano cadute nei mani dei musulmani arabi e non pote-
vano intervenire al Concilio che contò con 174 partecipanti. Il Concilio
condannò in presenza dell’imperatore il monotelismo e dichiarò come
concorde con gli insegnamenti dei primi cinque Concili precedenti la dot-
trina delle due volontà naturali (divina e umana) e due energie in Cristo.
Tra i condannati anche papa Onorio.
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Il Concilio di Costantinopoli 692 (Quinisesto - Trullano II)



Il 5° e 6° Concilio ecumenico (Costantinopoli II e III) non avevano dichiarato
canoni disciplinari.

Questa lacuna compensò il Concilio di Costantinopoli dell’anno 692.
102 canoni di orientamento di disciplina orientale, e con qualche condanna di
abitudini occidentali (digiuno, celibato).

Il concilio è tenuto ecumenico in oriente, non in vece in occidente.

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