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EGIDIO ROMANO, IL POTERE DELLA CHIESA

INDICE GENERALE DELL’OPERA

PARTE PRIMA Iniziano i capitoli della prima parte del presente libro sul potere della Chiesa, nella quale si
prende in esame il modo in cui tale potere si confronta con la spada materiale e con il potere secolare

PRIMO CAPITOLO Prologo del libro, in cui si dimostra che non dobbiamo ignorare il potere del Sommo
Pontefice, per non essere ignorati dal Signore

SECONDO CAPITOLO Il Sommo Pontefice ha un potere tale da risultare l’uomo spirituale che giudica ogni
cosa e non viene giudicato da nessuno

TERZO CAPITOLO La potenza del Sommo Pontefice è tale che egli stesso è quel sublime potere cui
dev’essere sottomessa ogni anima

QUARTO CAPITOLO Il potere spirituale ha il compito di istituire il potere terreno e lo può giudicare
qualora non abbia agito rettamente

QUINTO CAPITOLO Le nove ragioni per le quali il potere sacerdotale risulta superiore e più ricco di
dignità di ogni potere regio

SESTO CAPITOLO Il potere sacerdotale non ha soltanto maggior dignità del potere regio, ma lo precede
anche nel tempo.

SETTIMO CAPITOLO Come l’uomo ha due sostanze, il corpo e lo spirito, che richiedono due alimenti,
quello corporale e quello spirituale, così si devono ammettere due spade, delle quali la prima dev’essere
sottomessa all’altra.

OTTAVO CAPITOLO Le due spade sono possedute da una sola e identica persona, cioè dal Sommo
Pontefice, in virtù del suo primato.

NONO CAPITOLO E’ bene che la Chiesa possieda la spada materiale non per usarla direttamente, ma per
averla a disposizione dei propri ordini, anche perché averla così indica una maggior perfezione e una
migliore eccellenza.

PARTE SECONDA Iniziano i capitoli della seconda parte di quest’opera, in cui viene preso in esame il
potere della Chiesa in riferimento alle cose temporali che vediamo

PRIMO CAPITOLO E’ lecito che la Chiesa e, in senso generale, i religiosi possiedano beni temporali

SECONDO CAPITOLO Spiegazione delle tesi evangeliche, che sembrano contrarie ai nostri intenti e
secondo le quali non sarebbe possibile permettere agli uomini di Chiesa di possedere beni terreni.

TERZO CAPITOLO Spiegazione delle tesi e degli autorevoli passi dell’Antico Testamento, secondo i qiali i
religiosi non potrebbero possedere beni temporali.

QUARTO CAPITOLO Tutti i beni terreni sono posti sotto la sovranità e il potere della Chiesa, e innanzitutto
del Sommo Pontefice.
QUINTO CAPITOLO Il potere regio è istituito grazie al potere della Chiesa e dal potere della Chiesa, e per
questo risulterà con maggior chiarezza come i beni temporali siano sottoposti al dominio della Chiesa.

SESTO CAPITOLO Il potere terreno, sia perché risulta più particolare, sia perché è rivolto alla materia e
riesce ad avvicinarsi di meno all’ottimo, per diritto e a ragion veduta è al servizio del potere spirituale, per
via di ciò che esso è di per sé e di ciò che è suo.
SETTIMO CAPITOLO Nessuna forma di sovranità sui beni o sulle persone, tanto quella che dà un utile,
quanto quela fornita di potere, non può essere giusta se non sotto la Chiesa e attraverso la Chiesa.

OTTAVO CAPITOLO Nessuno è degno dell’eredità paterna se non è servo e figlio della Chiesa e se non è
degno dell’eredità eterna, grazie alla Chiesa.

NONO CAPITOLO Nessun potere è legittimo se non proviene da Dio. Nessuno è tuttavia degno di potere, se
non lo diviene sotto la Chiesa e grazie alla Chiesa.

DECIMO CAPITOLO La Chiesa ha il dominio universale su tutti i beni temporali; i fedeli possono avere,
però, una forma particolare di dominio, in modo conforme al diritto e alla giustizia.

UNDICESIMO CAPITOLO Gli infedeli sono indegni di ogni forma di proprietà, di signoria e di qualsiasi
potere.

DODICESIMO CAPITOLO La Chiesa esercita su ogni bene temporale una forma superiore di dominio,
mentre gli altri possono esercitarne soltanto una inferiore.

TREDICESIMO CAPITOLO Le ragioni e i modi della presenza di due sole spade nella Chiesa.

QUATTORDICESIMO CAPITOLO Le cinque ragioni per cui la spada inferiore, delle due presenti nella
Chiesa, non risulta superflua a causa della superiore, dal momento che entrambe arricchiscono e fanno bella
la Chiesa militante.

QUINDICESIMO CAPITOLO Le due spade presenti nella Chiesa si riferiscono alle due citate nel Vangelo.

TERZA PARTE Iniziano i capitoli della terza parte di quest’opera, in cui vengono appianate le obiezioni che
possono essere sostenute contro le tesi avanzate in precedenza.

PRIMO CAPITOLO La Chiesa ha il dominio universale sui beni temporali; bisogna però comprendere
perché non è conforme al rigore del diritto che il giudice civile faccia appello al Papa.

SECONDO CAPITOLO Poiché la Chiesa ha il dominio universale sui beni temporali, è necessario
comprendere perché il Papa non voglia sconvolgere la giurisdizione dei re, e perché essi, non la Chiesa,
abbiano il dovere di emettere le sentenze sui possedimenti.

TERZO CAPITOLO La ragione consiglia in modo persuasivo, i beni materiale e naturali evidenziano e
certamente anche il governo di Dio dimostra quale atteggiamento debba assumere il Sommo Pontefice verso
i beni temporali.

QUARTO CAPITOLO Per Innocenzo II laChiesa esercita “la giurisdizione temporale in maniera
occasionale, dopo aver esaminato motivi ben precisi”, anche se non tutti i beni temporali sono sottoposti
all’autorità della Chiesa.

QUINTO CAPITOLO La Chiesa esercita la giurisdizione temporale nei casi di natura spirituale, quando o i
beni temporali sono resi spirituali o sono uniti ad essi, o quelli spirituali sono uniti ai temporali.

SESTO CAPITOLO La Chiesa può arrestare qualsiasi cristiano per qualsiasi peccato criminoso, perché può
esercitare la giurisdizione temporale, che innanzitutto le spetta se una controversia relativa a vicende
temporali sconvolge la pace, e se un armistizio è sottoscritto con un giuramento.

SETTIMO CAPITOLO Il Sommo Pontefice interviene nelle vicende di questo mondo per i casi di natura
spirituale, che possono derivare dalle vicende temporali, dal potere terreno, o d quello ecclesiastico.

OTTAVO CAPITOLO La Chiesa ha il compito di esercitare la giurisdizione temporale in quelle particolari


situazioni che sono desunte dal suo potere.
NONO CAPITOLO La pienezza del potere e le cause della sua sicura appartenenza al Sommo Pontefice.

DECIMO CAPITOLO Il Sommo Pontefice ha un potere che è chiamato celeste, perché ha la pienezza del
potere, pur non avendola come il cielo.

UNDICESIMO CAPITOLO La difficoltà di comprendere la tesi di Ugo di San Vittore, secondo la quale
viene concessa alle chiese la proprietà di beni di natura temporale grazie alla pia devozione dei fedeli, dopo
aver sostenuto che il Sommo Pontefice ha la pienezza del potere.

ULTIMO CAPITOLO La pienezza del potere della Chiesa è tale che esso risulta senza peso, numero e
misura.

I, 2 Il genere le tesi dei santi e dei dottori sostengono che la perfezione è di due tipi, personale e relativa al
proprio stato. Queste due perfezioni sembrano differire, perché quella personale consiste senz’altro nella
serenità e nella purezza della coscienza; invece, quella del proprio stato, e innanzitutto dello stato dei prelati
e di quanti dovranno andare il giorno del giudizio universale davanti al tribunale di Cristo a rispondere delle
anime dei fedeli, consiste nella giurisdizione e nella pienezza del potere, poiché è più perfetto quello stato il
cui potere è più ampio e la cui giurisdizione è più completa. Perciò, mostreremo chiaramente, con i sensi e
con ragioni nate dai sensi, che l’uomo spirituale giudica ogni cosa, e che per questi stessi motivi non viene
giudicato da nessuno. Chi è spirituale secondo la perfezione personale, grazie a quest’ultima e alla elevatezza
della coscienza, non sarà giudicato dagli altri, e potrà giudicare le altre cose. Al contrario, colui che, secondo
lo stato, è spirituale e perfetto fino al massimo grado, avrà la giurisdizione e la pienezza del potere, che ne
faranno quell’uomo spirituale il quale formulerà sentenza su ogni realtà, senza che nessuno possa farne
contro di lui.
Del resto, come si può riscontrare in un’atra scienza, notiamo che ciò che è retto è giudice di sé e del suo
contrario. (Aristotele) […]

I, 4 […] Come è risultato chiaro grazie a Ugo, il potere spirituale ha il compito sia di istituire quello terreno
che di giudicare se esso si è comportato rettamente, con una capacità che non sarebbe immaginabile, se non
avesse la possibilità di “piantarlo” e di “sradicarlo”. In effetti, lo può “piantare”, in quanto lo istituisce,
mentre lo può “sradicare”, in quanto giudica se si è comportato rettamente. […]
E’ assai conveniente che tali cose siano ordinate così, poiché, come noi abbiamo accennato, tutto ciò che
proviene da Dio è necessario che abbia un ordine; ma non sarebbero ordinate se una spada non venisse
ricondotta all’altra, e se non le fosse subordinata, perché, com’è stato sostenuto da Dionigi, tutto ciò è
richiesto da quella legge della divinità che Dio ha dato a quello che ha creato; in altre parole, tutto ciò è
richiesto dall’ordine dell’universo, cioè di tutte le creature, affinché non tutte siano semplicemente ricondotte
con identica immediatezza alle cose di livello più elevato come se fosse giusto farlo, ma siano riportate
quelle di livello più basso attraverso quelle di medio livello, e le inferiori per mezzo delle superiori. La spada
temporale, quindi, in quanto è inferiore, dev’essere ricondotta a quella spirituale, che è superiore, e la prima
dev’essere sottomessa in modo ordinato alla seconda, come ciò che è inferiore a ciò che è superiore.
Qualcuno potrebbe obiettare, però, che i re e i principi debbono essere subordinati in forma spirituale, non
temporale, in quanto dev’essere inteso così ciò che è stato affermato, e cioè che i re e i principi sono
subordinati alla Chiesa, in termini spirituali e non temporali. Peraltro, qualcuno potrebbe osservare pure che
la Chiesa deve riconoscere di aver avuto gli stessi beni temporali dalla sovranità temporale, com’è risultato
chiaro dalla donazione e dall’offerta di Costantino alla Chiesa. Quanti però fanno simili considerazioni, non
comprendono la forza dell’argomento: se infatti i re e i principi fossero subordinati alla Chiesa soltanto in
forma spirituale, una spada non sarebbe sottomessa all’altra, i beni temporali non sarebbero sottoposti a
quelli spirituali, non vi sarebbe ordine tra i poteri, e le cose di livello più basso non sarebbero ricondotte alle
altre di livello più elevato attraverso quelle di medio livello. Pertanto, se tali realtà hanno un ordine, è
necessario che la spada materiale sia sottomessa a quella spirituale, e che i regni abbiano esistenza sotto il
Vicario di Cristo. […]

I, 5 […] Se quindi il potere terreno sbaglia, verrà giudicato dal potere spirituale, come dal proprio superiore;
se però sbaglia il potere spirituale, e innanzitutto quello del Sommo Pontefice, potrà venire giudicato soltanto
da Dio. Per questo, nel secondo libro del De Sacramento, Ugo, dopo aver inizialmente sostenuto che il potere
terreno viene giudicato da quello spirituale, aggiunge poi che il potere spirituale è in verità istituito in primo
luogo da Dio e che quando sbaglia, può essere giudicato solo da Dio. […]

I, 7 […] Per quanto siano realtà differenti, nondimeno, sotto la legge di natura queste due spade, vale a dire il
potere regio e quello sacerdotale, erano unite in una e medesima persona, e in primo luogo nei re buoni, che
erano re e sacerdoti, com’è apparso chiaro nei casi di Melchisedec e di Giobbe. Né poteva dirsi fuor di
ragione il fatto che proprio lo stesso uomo avesse ambedue le spade, giacché un uomo e una persona umana
sono costituiti di anima e di corpo. […]

I, 8 Abbiamo sostenuto che le due spade sono distinte, che i poteri sono differenti, e che il potere terreno è
posseduto dal re, quello ecclesiastico dal sacerdote, e in primo luogo dal sommo sacerdote. Pertanto, sembra
che la spada materiale e il potere terreno non siano posseduti dal potere ecclesiastico; da tutto ciò si potrebbe
inoltre dedurre che i sacerdoti, che vivono sotto la leggere della grazia, abbiano un minor grado di perfezione
di quelli che vivevano sotto la legge di natura, dal momento che quelli erano re e sacerdoti, ed avevano l’una
e l’altra spada, l’uno e l’altro potere. Se dunque il potere è un bene, e i sacerdoti che vivevano sotto la legge
di natura ne possedevano uno che non hanno quelli che vivono sotto la legge della grazia – giacché i primi
avevano il potere terreno e la spada materiale che non hanno quelli sottoposti alla legge della grazia -, ne
deriva che ai sacerdoti che vivevano secondo la legge di natura, oppure secondo la legge scritta, spettava un
potere, e quindi un bene e una perfezione, che non spettano ai sacerdoti del Nuovo Testamento: in breve,
quelli erano più perfetti di questi, il che risulta senz’altro irragionevole.
Diremo, pertanto, che i sacerdoti, e innanzitutto il sommo sacerdote, sono tenuti ad avere, secondo la nuova
legge, la spada spirituale, e non quella materiale, non perché non abbiano in alcun modo quest’ultima, ma
perché non la possiedono per farne un uso diretto, avendola soltanto a disposizione dei propri ordini, dal
momento che è opportuno che la Chiesa e il Sommo Pontefice abbiano la spada materiale ai proprio ordini,
senza però farne un uso diretto. E poiché avere la spada a disposizione dei propri ordini vuol dire possederla
in modo più perfetto che averla per usarla direttamente, diremo che la Chiesa e il Sommo Pontefice
possiedono la spada materiale in forma più eccellente e più perfetta dei re e dei principi terreni. La Chiesa ha
poi anche la spada spirituale per poterla usare direttamente, dal momento che con essa colpisce, ferisce, e
infligge ferite più gravi di quanto non possa fare la spada materiale, in quanto la ferita dell’anima è molto più
grave di quella del corpo. D’altra parte, è osservazione comune dei dottori e di Bernardo che la Chiesa abbia
la spada materiale non per utilizzarla direttamente, ma per averla al proprio comando. La Chiesa possiede
quindi ambedue le spade, anche se in maniera diversa, perché può utilizzare quella spirituale direttamente,
mentre ha quella materiale a disposizione dei propri ordini. […]
Avere una simile spada disposizione dei propri ordini, senza farne direttamente uso, vuol dire che non la si
utilizza in forma immediata, perché si esercita la sovranità su chi ne fa un uso diretto. Inoltre, dal momento
che risulta assai più eccellente e forte il potere al quale è subordinato chi usa direttamente tale spada, di
quanto lo sia quello di chi ha la spada, è evidente che, se consideriamo lo stesso potere, indica una maggior
perfezione ed eccellenza avere la spada materiale a disposizione dei propri ordini, piuttosto che averla per
farne un uso diretto. […]
Il fine e l’intenzione del principe secolare, che ha la spada materiale per poterne fare un uso diretto, sono e
debbono essere quelli di indurre gli uomini alla virtù: gli uomini virtuosi, del resto, sono proprio nati e volti
all’obbedienza verso il potere spirituale. Per questo, il potere secolare, che ha l’uso della spada materiale,
sembra che abbia come suo fine quello di indirizzare i cittadini e i suoi sudditi all’obbedienza verso il potere
spirituale, il quale ha la spada materiale a disposizione dei propri ordini: quindi, il fine di chi fa uso e si
avvale della spada materiale rimane sotto quello del potere spirituale. Se dunque consideriamo lo stesso fine,
risulta evidente che il potere spirituale è più elevato e più forte di quello terreno, e che avere la spada
materiale ai propri ordini, piuttosto che farne un uso diretto, indica una maggior eccellenza e perfezione. […]

II, 1 […] Di conseguenza, se la proprietà rinvia alla preoccupazione per i beni di questo mondo, i religiosi
non debbono possedere nulla, affinché possano vivere con una piccola, ovvero, se fosse possibile, con
nessuna preoccupazione terrena, e inoltre affinché possano così dedicarsi più liberamente a tutto ciò che ha
natura divina. Del resto, se la proprietà rinvia alla sovranità sui beni temporali, chi potrebbe dire che il potere
spirituale non debba avere tali beni, dal momento che deve esercitare la propria sovranità su ogni tipo di
realtà? Per questo in merito all’affermazione: Viviamo come gente che non ha nulla, pure la Glossa osserva
che la gloria degli Apostoli è consistita nel non possedere proprio nulla e nel vivere senza preoccupazioni per
tutto quanto riguarda questo mondo, aggiungendo subito dopo che la gloria degli Apostoli è consistita nel
possedere tanto i beni che i loro proprietari. La gloria degli Apostoli è consistita, dunque, nel non curarsi
minimamente dei beni terreni, giacché ne avevano la più completa sovranità. […]
Osserviamo che non possedere personalmente nulla è una forma eccezionale di donazione, come il Signore
affermò, parlando a un giovane, nel cap. XIX del Vangelo secondo Matteo: Se vuoi essere perfetto va’, vendi
i tuoi beni, dalli ai poveri: in breve, non avere proprietà personali corrisponde a una forma eccezionale di
donazione, ed è il mezzo che permette di giungere alla perfezione. Possedere, tuttavia, delle proprietà non
come beni propri, ma come beni della Chiesa, non pregiudica minimamente la perfezione. […]

II, 4 […] Se il nostro fine e la nostra beatitudine non debbono essere riposti nei beni di natura temporale,
ma in quelli di natura spirituale, ne deriva necessariamente che quelli temporali non siano dei beni, se non in
quanto sono finalizzati agli spirituali.
I beni temporali sono perciò degli strumenti che sostengono e sono al servizio di quelli spirituali. Se cessano
di svolgere un simile servizio, cessano di essere dei beni, dal momento che i beni temporali non indirizzati a
quelli spirituali, né posti al loro servizio, non sono dei beni per noi, per quanto possano esserlo in sé. […]
Un principe o un qualsiasi uomo in possesso di beni temporali, se non li indirizza a quelli spirituali, non ha
dei beni, perché essi non sono utili alla sua salvezza, ma alla dannazione della sua anima. Di conseguenza, se
i beni temporali, che di per sé sono finalizzati a quelli spirituali, debbono anche essere subordinati a quelli,
dipendendo da essi, è evidente che il Sommo Pontefice, il quale nel corpo mistico è il signore universale dei
beni spirituali, lo è pure di tutti quelli temporali, dal momento che pure questi ultimi, come tali, sono
sottoposti agli spirituali. […]
Poiché, inoltre, l’anima governa il corpo, com’è opportuno e giusto che faccia, e poiché sperimentiamo che
le membra del nostro corpo so muovono seguendo l’ordine e la volontà dell’anima, così, i piedi si muovo, le
dita si stringono e si aprono, le mani, le braccia, come pure la testa, si mettono in moto, come vuole l’anima:
ne deriverà che il potere sacerdotale, e in primo luogo quello del Sommo Pontefice, che notoriamente detiene
il dominio sulle nostre anime, regna e governa sui nostri corpi e sui beni temporali che sono indirizzati a quei
corpi. […]

II, 5 […] Dobbiamo vedere, perciò, come sia stato istituito il re sopra il popolo dei fedeli in seguito
all’incarico del Signore, perché in questi modo tutti i re cristiani e tutti i re fedeli hanno l’esempio che
permette loro di credere di essere re nei termini in cui il Signore ha stabilito che si divenga tali. […]
Il potere regio non fu istituito con un incarico del Signore, se non attraverso il potere ecclesiastico. Per
questo, Ugo nel libro II del De Sacramentis afferma che in un primo momento è stato istituito il sacerdozio
da Dio, poi, in un secondo momento, è stato fondato il potere regio, per mezzo del sacerdozio e su ordine di
Dio.
Sbaglia quindi chi afferma che derivino da Dio con uguale immediatezza il sacerdozio e l’impero, ovvero il
potere sacerdotale e quello regio, in quanto il primo re fu istituito nel popolo dei fedeli, attraverso il
sacerdozio e secondo una deliberazione di Dio. […]
Il potere regio non sarebbe però istituito sotto quello ecclesiastico, se anche gli stessi beni temporali,
amministrati dal potere regio, non fossero posti sotto il potere del Sommo Pontefice. […]
In breve. La Chiesa deve possedere tutto e nulla: com’è stato già accennato, esercita una sovranità su ogni
cosa, giacché ha autorità su tutto, tanto sui beni spirituali, quanto su quelli temporali, tanto sulle cose, quanto
sui proprietari, com’è apparso evidente dalla Glossa appena riferita. Però, non deve impegnarsi a possedere
nulla con sollecitudine: di conseguenza, se non è possibile che la Chiesa non abbia proprio nessuna forma di
interesse per i beni temporali, essa, nella misura in cui lo può, deve tuttavia astenersene, per potersi dedicare
più liberamente ai beni spirituali, senza impegnarsi negli affari di questo mondo, in quanto milita in nome di
Dio. […]

II; 7 Vogliamo ora raggiungere il nostro intento e dimostrare che nessuna forma di sovranità dei beni
temporali, di chi vive nello stato laicale o di chiunque altro, sia giusta se non risulta sottoposta alla Chiesa e
se non esiste grazie ad essa, proprio come questo o quell’uomo non può possedere con giustizia un campo o
una vigna o una qualunque altra cosa, se non li possiede sotto la Chiesa e attraverso la Chiesa.
In realtà, con il secondo libro del De Civitate Dei di Agostino diremo che non c’è vera giustizia, se non in
quello stato il cui fondatore e reggente è Cristo. […]
II, 10 Nel presente capitolo vogliamo dimostrare che quest’ultima esercita su di essi il diritto e il dominio
universale, mentre secondo il diritto e la giustizia, i fedeli hanno o possono averne una sovranità soltanto
particolare; gli infedeli, poi, non possono avere nulla con giustizia. […]
Ugo di San Vittore distingue due forme di sovranità sui beni temporali: quella “utile” e quella fornita di
potere. Chiama utile quel dominio che dà frutti, mentre definisce fornito di potere quello giurisdizionale, in
quanto ha la facoltà di esercitare la giustizia. Considerando poi ambedue i tipi di sovranità, affermiamo che
la Chiesa detiene la sovranità universale sui beni temporali: di conseguenza, in riferimento ad entrambe le
forme di dominio, tanto quello dotato di potere, quanto quello che dà frutti, dimostreremo che la Chiesa
detiene la signoria universale su tutti i beni temporali. […]
La spada materiale ha senz’altro il compito di interessarsi di ciò che è ingiusto, di indurre gli uomini alle
virtù e di occuparsi di ciò che riguarda l’anima: una simile sollecitudine si avrà, però, in forma “servile”, in
quanto il corpo è messo in relazione all’anima e deve porsi al suo servizio. Al contrario, la spada spirituale si
interessa ai beni del corpo non in modo servile, ma in forma “signorile”, giacché lo spirito è signore delle
realtà corporee. […]

II, 11 […] Osserviamo che, se non si può avere nulla con rettitudine e senza peccato, senza essere tributari di
Dio e della Chiesa, gli infedeli, come pure i fedeli che peccano contro la Chiesa, non sono i giusti proprietari
di se stessi e non possiedono le proprie ricchezze come dovrebbero. Per questo nel sesto libro delle
Confessioni Agostino afferma che gli uomini malvagi non sono nemmeno padroni di se stessi. […]

II, 12 […] Se la Chiesa può dunque privare qualcuno della comunione degli uomini o della comunione dei
fedeli, lo può privare del fondamento sul quale si regge tutto ciò: in breve, una volta che egli sia stato così
depauperato, non gli saranno più di alcun giovamento divisioni, vendite, donazioni, permute e leggi di
nessun genere. Quindi, egli non potrà dire che qualcosa è suo, poiché i rapporti di partecipazione comunitaria
sono il fondamento di tutte le tesi avanzate finora, in base al quale un bene qualsiasi risulta o può risultare di
sua proprietà. […]

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