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controcorrente
In nome del popolo sovrano – A. Lo Presti _____________________» pp. 5-9
L’onda dei populismi appare ingrossarsi nello scenario politico internazionale. Essa
è favorita dallo sviluppo del rapporto che la politica ha con il mondo dei mass media.
Ormai il consenso è misurato sui social network, e questi sono spesso influenzati da
gruppi di potere particolari. È necessario continuare a lavorare per il rafforzamento
della democrazia, attraverso la crescita della società civile come soggetto autono-
mo dalla realtà politica, dunque come strumento capace di controllare le derive po-
puliste. È una sfida che l’etica cristiana ha ingaggiato nel mondo moderno e che oggi
si propone come antidoto ai capi politici demagoghi del popolo sovrano
Focus
La piaga della corruzione
Corruzione giuridica e corrosione sociale – S. Barbaro ________ » pp. 11-29
Cosa è la corruzione? Cosa si cela all’interno di questo fenomeno? Come combat-
tere questa piaga? Il presente lavoro offre uno sguardo sul problema della corruzio-
ne analizzando alcuni dati statistici sul fenomeno che ritraggono una realtà ancora
preoccupante per il nostro Paese. I tanti strumenti normativi internazionali e nazio-
nali, finalizzati alla lotta alla corruzione, pur evidenziando diversi pregi (ma anche
molte lacune), non sono, da soli, in grado di debellare completamente le pratiche
corruttive. È necessario un approccio culturale diverso, che porti al superamento
della logica egoistica dell’altro come mero strumento per il perseguimento dei pro-
pri interessi.
tura del servizio” e “fraternità”, per ridare voce ai doveri di giustizia e verso l’umani-
tà. La risposta si fa così impegno di ognuno nell’oggi della storia.
scripta manent
Il processo a Verre – M.T. Cicerone __________________________ » pp. 67-72
Corre l’anno 70 a.C. quando si svolge la causa contro Verre, di recente titolata: Pro-
cesso per corruzione. Il senatore Marco Tullio Cicerone sostiene l’accusa per incarico
delle 64 città della provincia di Sicilia, che si costituiscono “parte civile”. Invocano
giustizia contro i soprusi e le vessazioni subite ad opera di Gaio Verre, governatore
di Roma nell’isola di Sicilia, nei tre anni precedenti. Un episodio antico ma quanto
mai attuale nei suoi contenuti.
parole chiave
Legalità – C. D’Alfonso ____________________________________ » pp. 73-77
La legalità costituisce oggetto e fine dell’operare, determinando schemi di azione
(legalità-indirizzo) e fissando l’obiettivo dell’attività (legalità-garanzia). Lo schema
legale tipico è fissato dalla norma che attribuisce alla sua violazione la relativa san-
zione ma non di rado il contegno delle parti, in astratto lecito, può generare fenome-
ni di illiceità che l’ordinamento ha lo scopo di prevenire e sanzionare. L’arretramento
della tutela spesso costituisce occasione per consentire la conversione del modello
di condotta a garanzia dei diritti dei terzi senza frustrare la realizzazione di interessi.
punti cardinali
Duhem e le origini cristiane della scienza – A. Giostra _______ » pp. 79-90
La visione sostenente una netta contrapposizione tra scienza e religione è stata del
tutto superata nel XX secolo dal lavoro di alcuni pensatori che, pur evidenziando le
differenze nel metodo di queste discipline, hanno rigettato l’idea di una loro incom-
sommario
Camminare insieme verso l’unità. Nel 500° della Riforma, alcuni stimoli
per avanzare sulla via dell’ecumenismo – H. Blaumeiser _______ » pp. 91-100
Quali gli atteggiamenti per poter progredire speditamente verso l’unità dei cristia-
ni? E come potrà contribuire in questo campo il carisma di Chiara Lubich? Sono le
domande che l’Autore ha affrontato in questo intervento alla Giornata ecumenica
Gaandeweg één svoltasi il 18 marzo 2017 a Mariënkroon, Nieuwkuijk, in Olanda, alla
presenza di 380 persone, tra cui i leader delle principali denominazioni cristiane
presenti nel Paese. L’occasione era offerta dai 500 anni della Riforma e dal settimo
anniversario della morte di Chiara Lubich. Con stimoli di riflessione teologicamente
fondati, l’articolo offre spunti per la prassi ecumenica.
Spunti per uno studio linguistico del testo di Chiara Lubich Ho un solo
sposo – M.C. Atzori _______________________________________» pp. 121-142
Tra i preziosi autografi a firma di Chiara Lubich, ve n’è uno di particolare rilievo nella
storia personale dell’Autrice. Si tratta di Ho un solo sposo sulla terra: Gesù Abban-
donato. Redatto di getto il 20 settembre 1949, lo scritto ha conosciuto nel tempo
importanti rivisitazioni, scandendo tappe significative della storia di Chiara e del
Movimento dei Focolari. Lo studio qui proposto, di carattere linguistico-letterario, si
concentra sulle varianti che hanno accompagnato e caratterizzato alcune edizioni
del testo, dall’autografo (1949) fino al suo inserimento nel libro Il grido (2000).
sommario
in biblioteca
Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società –
A. Mazzella ____________________________________________ » pp. 143-147
Introduzione al pensiero politico di Ketteler – G. Rossi _____ » pp. 148-153
ché convinto che, sul terreno del pluralismo democratico, la società civile
avrebbe attivato antidoti alle influenze esercitate dall’uso spregiudicato dei
mass media. Il riferimento più eclatante è a Jürgen Habermas, il quale era
convinto che i mezzi di comunicazione dovessero essere i «mandatari di un
pubblico illuminato», una sorta di cinghia di trasmissione fra la società civile,
e le istanze che la attraversano, e la politica. In realtà i populismi raramente
incontrano resistenze “illuminate”. I piccoli o grandi incidenti di percorso,
gli scandali e le gaffe, raramente riescono a intaccare in modo importante
la fiducia in personaggi che sanno navigare nel mare magnum della comu-
nicazione globale.
Qualche decennio fa si diceva che questo era ormai un vero potere, un
“quarto potere”, che non poteva essere previsto dai padri del costituzio-
nalismo moderno (Locke, Montesquieu, Constant) i quali, nei loro secoli,
poterono al massimo immaginarsene tre (legislativo, esecutivo e giudizia-
rio). Per quarto potere s’intendeva la reale capacità di orientare le scelte dei
cittadini a piacimento, attraverso la manipolazione condotta dai mezzi di
comunicazione. Per molto tempo è stata avanzata la richiesta di aggiornare
la disciplina della separazione dei poteri dello Stato, contemplandoli tutti,
pure il quarto. Ancora oggi è ampia la domanda di fare norme che impedi-
scano la concentrazione dei mezzi di comunicazione e di impedire stretti
collegamenti fra potere politico e potere dei mass media. Nel frattempo,
però, questo quarto potere si è evoluto, costituendosi a fonte di ratificazione
degli altri tre. Non teme più nulla, ha persino smesso di nascondersi, cioè
non agisce più dietro le linee, favorendo in modo surrettizio questo o quel
leader politico, ma partorendo da sé tali leader (tycoon, guru, magnati…).
Credo che l’ampiezza e la portata dei processi di comunicazione sociale
rendano insufficiente un approccio esclusivamente giuridico al problema.
Lo abbiamo visto con le ultime tornate elettorali in giro per il mondo. Or-
mai è acclarato che la pirateria informatica ha avuto un ruolo nelle elezio-
ni di Trump. Secondo i rapporti dell’intelligence americana, sarebbe stato
direttamente Putin a ordinare attacchi informatici ai danni del Partito de-
mocratico, al fine di screditare Hillary Clinton nella fase iniziale della cam-
pagna elettorale e di favorire l’elezione di Trump nella parte conclusiva. Lo
stesso Trump ha dovuto riconoscere che la Russia ha avuto un ruolo nella
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Parole di vita
vol. 5 della nuova collana
OPERE DI CHIARA LUBICH
a cura di Fabio Ciardi
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focus. la piaga della corruzione
Corruzione giuridica
e corrosione sociale
Sergio
Barbaro la corruzione: un fenomeno
di difficile definizione
avvocato.
professore Cosa è la corruzione? Cosa si cela all’interno di que-
incaricato di sto fenomeno? Come combattere efficacemente questa
comparative law
presso l’istituto
piaga? Sono tutte domande che ci poniamo ogni giorno
universitario e che trovano difficile soluzione. Lo stesso concetto di
sophia di corruzione ha contorni sfuggenti che ne rendono ardua
loppiano (figline una definizione univoca1.
- incisa valdarno, Le ragioni di tale difficoltà risiedono in diverse mo-
firenze).
tivazioni: in primis nella mutevolezza del fenomeno che
assume forme e manifestazioni diverse essendo legato
alla società e alle consuetudini sociali2. In secondo luo-
go la corruzione è un fenomeno nascosto e sommerso
all’interno della realtà sociale per cui lo studio dello stes-
so non è agevole3. In terzo luogo la corruzione è spesso
messa in atto da soggetti che ricoprono ruoli rilevanti
e che hanno un elevato rango sociale4. Non ultimo le
pratiche corruttive hanno assunto negli ultimi anni una
valenza transazionale e internazionale riguardando fat-
tispecie che vanno oltre i confini nazionali di uno Stato5.
La corruzione, difatti, ha negli ultimi anni espresso ma-
nifestazioni sempre più complesse e insidiose proprio in
ragione dello sviluppo della globalizzazione dell’econo-
mia e del ruolo egemone assunto dalle imprese transna-
zionali e dalla tecnologia, diventando «un elemento en-
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zioni. Partendo proprio dall’etimologia latina del termine cum rumpere, con
riferimento all’azione volta a spezzare, rompere, disgregare la coesione di
qualcosa, la corruzione viene definita come il comportamento volto a in-
durre una persona, con doni e promesse, a compiere un’azione contraria
al dovere14. Secondo altra autorevole dottrina, per corruzione da un punto
di vista economico si deve intendere un atto con cui un potere pubblico o
privato15 è utilizzato per un guadagno personale in modo da contravvenire
alle regole del gioco16. Secondo questo orientamento, per la sua esistenza
sono necessari tre elementi: 1) il possesso di un potere discrezionale da
parte del soggetto corrotto, il quale anteponga i sui interessi personali a
quelli dell’organizzazione a cui appartiene e per cui lavora; 2) la concreta
possibilità di creare un vantaggio economico attraverso l’esercizio di tale
potere discrezionale; 3) la debolezza delle istituzioni incapaci di prevenire
le pratiche corruttive17.
La Commissione europea nella prima Relazione dell’Unione sulla lotta
alla corruzione adotta una definizione più ampia definendo la corruzione
come «qualsiasi abuso di potere ai fini di un profitto privato»18.
Non ci soffermiamo ulteriormente sugli aspetti penalistici del fenome-
no che verranno trattati maggiormente nei prossimi contributi. In questo
lavoro si vuole, in primo luogo, dare conto di alcuni dati statistici che trac-
ciano un quadro tutt’altro che positivo sulla corruzione in Italia rispetto ai
progressi manifestati dagli altri Paesi. Nella parte centrale del lavoro si trat-
terà specificatamente della lotta internazionale alla corruzione attraverso
l’esame di alcune delle principali convenzioni internazionali evidenziandone
pregi e limiti. Successivamente si prenderanno in esame gli sforzi della Ue e
del Consiglio d’Europa contro la corruzione e i principali documenti in mate-
ria da questi emanati. In conclusione si prenderà in considerazione l’ultimo
rapporto del Greco, il Gruppo di Stati contro la corruzione19, del 201720 sulla
lotta alla corruzione in Italia e i passi avanti e i tanti ancora da compiere dal
nostro Paese rispetto alle raccomandazioni internazionali.
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Diversi sono gli spunti di riflessione che emergono dalla lettura del
recente rapporto del Greco. In primo luogo in relazione ai parlamentari
il Greco conferma come gli italiani percepiscano ancora tale categoria
come fortemente corrotta e corruttibile. Non sorprende pertanto come il
rapporto formuli un consistente numero di raccomandazioni in relazione
all’attività degli stessi. In primis la necessità di rafforzare adeguatamente
le regole di condotta per senatori e deputati adottate nel nostro Paese che,
sebbene formalmente condivisibili, sono ritenute dal report come dotate
di scarsa efficacia concreta. Il codice di condotta dei deputati, approvato
dalla Giunta del regolamento della Camera il 12 aprile 2016, su pressione
della Ue, regolamenta dettagliatamente gli obblighi di trasparenza a carico
dei deputati, prevedendo la necessità che gli stessi debbano rendere noti
gli interessi finanziari e gli incarichi ricoperti prima della nomina. Tuttavia
il report sottolinea come tali norme siano prive di un valido meccanismo di
enforcement, ossia la violazione delle stesse disposizioni non trova alcuna
sanzione. Difatti l’unica conseguenza dell’omissione o della reticenza del
parlamentare nella comunicazione di tali informazioni è la pubblicazione
sul sito del Parlamento del nome del parlamentare. Questo perché i codici
non sono stati incorporati nei regolamenti parlamentari che prevedono
meccanismi sanzionatori di altra consistenza51. Lo stesso dicasi per il di-
vieto per i parlamentari di accettare doni, regalie o altri benefit superiori ai
250 euro, consacrato nel medesimo codice, ma privo di adeguate sanzio-
ni52. Ancora, il report stigmatizza come le norme sul conflitto di interesse
dei parlamentari siano prive di organicità e di difficile comprensione e in-
terpretazione e non vi sia anche in questo caso un sistema sanzionatorio
rapido ed efficace53. Infine il report sottolinea l’importanza di prevedere
delle norme che vietino di generare situazioni di conflitto di interesse an-
che dopo la cessazione dell’incarico parlamentare54.
Uno dei punti più interessanti del rapporto Greco in esame è dato dalla
rilevanza che il testo accorda all’educazione alla legalità. A chiusura delle
raccomandazioni brevemente esaminate sui parlamentari, il testo sottolinea
come la formalizzazione di regole spesso anche complesse non è sufficiente
se non è accompagnata da un percorso di training, ovvero di formazione e
di educazione dei parlamentari (molti dei quali alla prima legislatura) fina-
lizzato a creare negli stessi un’effettiva consapevolezza del ruolo e dei va-
lori sottesi all’incarico ricoperto55. Non basta l’emanazione di regole spesso
draconiane affinché venga ricostruita la fiducia tra parlamentari e cittadini,
ma è necessario, secondo il Greco, che il Parlamento esplori nuove vie, per
ripristinare tale legame fiduciario, che pongano al centro una cultura dell’in-
tegrità e della legalità e che coinvolgano pienamente il pubblico nello svilup-
po di tale cultura56.
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1
Sul punto cf. le considerazioni di A. Di Nicola, Dieci anni di lotta alla corruzione
in Italia: cosa non ha funzionato e cosa può ancora funzionare, in M. Barbagli (ed.), Rap-
porto sulla criminalità in Italia, il Mulino, Bologna 2003, p. 109.
2
Cf. ibid.
3
Cf. ibid.
4
Cf. ibid.
5
Cf. V. Mongillo, Introduzione, in Id., La corruzione tra sfera interna e dimensione
internazionale, ESI, Napoli 2012, p. XXV.
6
Ibid.
7
P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa
e nella società, Rizzoli, Milano 2017.
8
Francesco, Prefazione, in P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere
la corruzione nella Chiesa e nella società, cit., p. 6.
9
Ibid.
10
Francesco, Messaggio per la Celebrazione della XLVII giornata della pace 1°
gennaio 2014, Fraternità come fondamento e via della pace, disponibile su https://
w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/papa-france-
sco_20131208_messaggio-xlvii-giornata-mondiale-pace-2014.html.
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11
Sulla fraternità come categoria giuridica cf. A. Cosseddu (ed.), I sentieri del
giurista sulle tracce della fraternità. Ordinamenti a confronto, G. Giappichelli Editore,
Torino 2016.
12
Cf. P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere la corruzione nella
Chiesa e nella società, cit., p. 163.
13
Ibid., p. 164.
14
Cf. M. Cozzio, Appalti pubblici e legalità. Prevenzione e contrasto della corruzione
nelle nuove direttive europee in tema di appalti pubblici e concessioni, in «Diritto e Prati-
ca Amministrativa», ottobre 2014, n. 10, p. 40.
15
Di corruzione tra privati si parlerà in seguito.
16
Cf. A.K. Jain, Corruption: A review, in «Journal of Economic Surveys», 15, 2001,
p. 73.
17
Cf. ibid.
18
Commissione Europea, Relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamen-
to Europeo. Relazione dell’Unione sulla lotta alla Corruzione. Bruxelles 3.02.14 COM
(2014) 38, disponibile su https://ec.europa.eu/home-affairs/sites/homeaffairs/
files/e-library/documents/policies/organized-crime-and-human-trafficking/cor-
ruption/docs/acr_2014_en.pdf.
19
Il Greco (Group of States against Corruption) è un gruppo di lavoro istituito dal
Consiglio d’Europa per monitorare, attraverso un processo di valutazione reciproca
dei Paesi aderenti, lo stato di implementazione delle convenzioni stipulate in mate-
ria di corruzione con particolare riferimento alla Convenzione penale sulla corruzio-
ne del 1999. Sul punto si tornerà in seguito nel corso di questo lavoro.
20
Greco, Fourth Evaluation Round. Corruption prevention in respect of members of
parliament, judges and prosecutors, Evaluation Report Italy, 19 January 2017, disponi-
bile su https://rm.coe.int/16806dce15.
21
Cf. R. Galullo, Così la corruzione colpisce l’economia, in «Il Sole 24 Ore», 21 ago-
sto 2016.
22
Cf. ibid.
23
Cf. ibid.
24
Cf. il sito di Transparency International Italia: https://www.transparency.it/
visione-missione-valori/.
25
Cf. ibid.
26
Transparency International, Corruption perceptions index 2016, disponibile su
https://www.transparency.org/news/feature/corruption_perceptions_index_2016.
Cf. anche https://www.transparency.it/cpi-2016-l-italia-guadagna-una-posizione-
ma-non-basta.
27
Cf. S. Uccello, Corruzione, l’Italia migliora ma è comunque terz’ultima in Europa, in
«Il Sole 24 Ore», 25 gennaio 2017.
28
Transparency International Italia, Agenda anticorruzione 2017, https://www.
transparency.it/wp-content/uploads/2017/10/Agenda-Anticorruzione-2017.pdf.
29
Cf. ibid., p. 9.
30
Cf. Greco, Fourth Evaluation Round. Corruption prevention in respect of members
of parliament, judges and prosecutors, Evaluation Report Italy, cit.
31
Cf. Greco, Fourth Evaluation Round. Corruption prevention in respect of members
of parliament, judges and prosecutors, Evaluation Report Italy, cit., p. 8.
32
L’Ocse è un’organizzazione istituita con la convenzione sull’Organizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo economico, firmata il 14 dicembre 1960, sosti-
tuendo l’Oece, creata nel 1948 per amministrare il cosiddetto Piano Marshall per la
ricostruzione postbellica dell’economia europea. Ha sede a Parigi e ne fanno parte
34 Paesi (Australia, Austria, Belgio, Canada, Cile, Danimarca, Estonia, Finlandia,
Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Islanda, Israele, Italia,
Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo,
Repubblica Ceca, Repubblica di Corea, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Stati
Uniti, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria). Si occupa prettamente di tematiche eco-
nomiche (concorrenza, agricoltura, imprese, servizi, sviluppo locale e commercio);
finanziarie (mercati finanziari, assicurazioni, pensioni, investimenti e imposte, tra-
sparenza e cooperazione fiscale); sociali (istruzione, lavoro, salute e migrazioni);
nonché di governance (riforme aziendali, pubbliche e lotta alla corruzione), sviluppo
sostenibile (ambiente, energia, pesca e sviluppo sostenibile), cooperazione e in-
novazione (biotecnologie, ICT e ulteriori questioni scientifiche). L’Ocse mantiene
stretti contatti con oltre 70 Paesi non membri, economie in via di sviluppo e in tran-
sizione (che possono partecipare come osservatori ai lavori dei Comitati o a deter-
minati programmi dell’Organizzazione) e con le altre organizzazioni internazionali.
33
Cf. V. Mongillo, La corruzione tra sfera interna e dimensione internazionale, cit., p.
527.
34
Cf. ibid.
35
Cf. D. Gallo, La corruzione di pubblici ufficiali stranieri e di funzionari delle organiz-
zazioni internazionali: considerazioni critiche sulla convenzione OCSE del 1997, in A. Del
Vecchio - P. Severino (edd.), Il contrasto alla corruzione nel diritto interno e nel diritto
internazionale, Cedam, Padova 2014, p. 385.
36
Cf. ibid., p. 386.
37
Cf. G. Sacerdoti, The 1997 OECD Convention on Combating Bribery of Foreign
Public Officials in International Business Transactions: An Example of Piece-Meal Regula-
tion of Globalisation, in Italian Yearbook of International Law, Brill, Leiden 1999, pp. 28
e 35.
38
Cf. V. Mongillo, La corruzione tra sfera interna e dimensione internazionale, cit., p.
528.
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39
Cf. ibid.
40
L’Italia ha ratificato detta Convenzione con la Legge 3 agosto 2009, n. 116.
41
Cf. V. Mongillo, La corruzione tra sfera interna e dimensione internazionale, cit., p.
560.
42
Cf. ibid., p. 479.
43
Decisione quadro 2003/568/GAI del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa
alla lotta contro la corruzione nel settore privato, disponibile su http://eur-lex.euro-
pa.eu/TodayOJ.
44
Il Consiglio d’Europa è la più antica organizzazione intergovernativa europea,
fondata il 5 maggio 1949 al fine di promuovere la democrazia, i diritti umani e l’i-
dentità culturale europea. Attualmente fanno parte del Consiglio d’Europa 47 Stati
membri di cui 28 sono membri della Ue. Per maggiori approfondimenti si veda il sito
http://www.coe.int/it/web/portal/home.
45
Criminal Law Convention on Corruption - E.T.S. No. 173 V.
46
Civil Law Convention on Corruption – E.T.S. No. 174 V.
47
Parte II, cap. I, par. 19 della Convenzione.
48
Cf. Explanatory Report on the Criminal Law Convention on Corruption, p. 11, dis-
ponibile su https://rm.coe.int/16800cce44.
49
È il cosiddetto wistleblowing su cui si tornerà in seguito nel paragrafo conclu-
sivo di questo contributo.
50
Cf. Greco, Fourth Evaluation Round. Corruption prevention in respect of members
of parliament, judges and prosecutors, Evaluation Report Italy, cit.
51
Cf. ibid., pp. 14-15.
52
Cf. ibid., pp. 16 -17.
53
Cf. ibid., p. 16.
54
Cf. ibid., p. 19.
55
Cf. ibid., p. 23 dove si legge: «The institutionalisation of a sound integrity
system in Parliament is a learning process necessitating inculcation, reinforcement
and measurement. Training, raising awareness and disseminating the core values
and standards of the code are inseparable elements for proper implementation».
56
Cf. ibid., pp. 23-24. Alle stesse conclusioni perviene il recentissimo rapporto
di Transparency International Italia, Agenda Anticorruzione 2017, cit., p. 7,
57
Cf. Greco, Fourth Evaluation Round. Corruption prevention in respect of members
of parliament, judges and prosecutors, Evaluation Report Italy, cit., p. 8.
58
Cf. ibid.
59
L’emanazione di stringenti norme contro il riciclaggio di denaro sporco è avve-
nuta da ultimo con il recepimento della IV direttiva antiriciclaggio europea (Diretti-
va UE 2015/849), attraverso il d.lgs. 90/17.
60
Dal 1° gennaio 2015 (introdotto dall’art. 3, comma 3, l. 15 dicembre 2014, n.
186) è in vigore la fattispecie dell’autoriciclaggio prevista dall’art. 648 ter. c.p. che
sanziona la condotta di riciclaggio posta in essere dallo stesso soggetto che ha
commesso o concorso a commettere il reato presupposto dal quale derivano i pro-
venti illeciti.
61
Il whistleblowing è stato previsto nel settore pubblico con l’art. 54 bis del d.lgs.
30.03.2001, 165, introdotto con l. 6.11.12, n. 190. Una proposta di legge per una tu-
tela più comprensiva dei segnalanti nel settore pubblico e privato è in discussione al
senato: DDL S. 2208 («Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati
o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro
pubblico o privato»), che è stato congiunto al DDL S. 2230 («Disposizioni a tutela
degli autori di segnalazioni di condotte illecite nel settore pubblico e privato»).
62
Una parola che letteralmente significa “soffiare nel fischietto” e deriva dall’in-
glese “to blow the whistle”, con chiaro riferimento all’azione dell’arbitro nel segna-
lare un fallo o a quella di un poliziotto che tenta di fermare un’azione illegale.
63
Sul punto cf. A.M. Baggio, Introduzione. La fraternità come categoria politica, in
A.M. Baggio (ed.), Caino e i suoi fratelli, Città Nuova, Roma 2012, pp. 5ss.
64
Cf. E. Gonthier, Liberty, Equality, Fraternity: The Forgotten Leg of the Trilogy, or
Fraternity: The Unspoken Third Pillar of Democracy, in «McGill Law Journal», 45, 2000,
p. 567; S. Rodotà, Gratuità e solidarietà tra impianti codicistici e ordinamenti costituzio-
nali, in A. Galasso - S. Mazzarese (edd.), Il principio di gratuità, Giuffrè, Milano 2008,
p. 100.
65
Cf. A.M. Baggio (ed.), Caino e i suoi fratelli, cit., p. 11. Per un approfondimento
del dibattito sul principio di fraternità cf. senza pretese di completezza: E. Gonthier,
Liberty, Equality, Fraternity: The Forgotten Leg of the Trilogy, or Fraternity: The Unspoken
Third Pillar of Democracy, cit., pp. 567ss.; G. Alpa, Solidarietà, in «Nuova Giurispru-
denza Civile Commentata», 1994, II, p. 365; E. Resta, Il diritto fraterno, Laterza, Bari
2005; A. Marzanati- A. Mattioni (edd.), La fraternità come principio del diritto pubbli-
co, Città Nuova, Roma 2007; A.M. Baggio (ed.), Il principio dimenticato. La fraternità
nella riflessione politologica contemporanea, Città Nuova, Roma 2007; I. Massa Pinto,
Costituzione e fraternità. Una teoria della fraternità conflittuale: “come se” fossimo fratel-
li, Jovene, Napoli 2011; F. Pizzolato, Il principio costituzionale di fraternità. Itinerario di
ricerca a partire dalla Costituzione italiana, Città Nuova, Roma 2012; S. Rodotà, Quella
virtù dimenticata, in «Repubblica», 25 settembre 2012; Id., Solidarietà. Un’utopia ne-
cessaria, Laterza, Roma-Bari 2014, pp. 20ss.
66
Cf. A.M. Baggio (ed.), Caino e i suoi fratelli, cit., p. 11.
67
Cf. A. Cosseddu, L’orizzonte del diritto “luogo” di relazioni, in A.M. Baggio (ed.),
Caino e i suoi fratelli, cit., p. 171.
68
Ibid.
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69
Cf. S. Rodotà, Solidarietà. Un’utopia necessaria, cit., p. 4.
70
Cf. C.D. Gonthier, Liberty, Equality, Fraternity: The Forgotten Leg of the Trilogy, or
Fraternity: The Unspoken Third Pillar of Democracy, cit., p. 570.
71
Cf. ibid. L’Autore così testualmente riferisce: «Fraternity is essential to the
well-being of liberty and equality, because only with shared trust and civic commit-
ment can one advance these goals of liberty and equality».
72
Così la fraternità viene definita da L. Bruni, voce Fraternità, in L. Bruni - S. Za-
magni (edd.), Dizionario di Economia Civile, Città Nuova, Roma 2011, p. 444.
73
Cf. N. Kasirer, Agape, in «Revue international de droit compare», vol. 53, n. 3,
Juillet-september 2001, p. 596.
74
Cf. ibid., p. 577.
Maria
di Chiara Lubich
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focus. la piaga della corruzione
Quando le norme
da sole non bastano
Adriana
1. nuove “declinazioni” di un fenomeno
Cosseddu antico: i tanti volti della corruzione
docente di diritto
penale presso La generosità, la benevolenza, o «il desiderio di far
l’università cosa grata a un altro o di ricambiare il beneficio», dove
di sassari. potrà esserne l’origine? Derivano – così, già in epoca
responsabile di
“comunione e
pre-cristiana, Marco Tullio Cicerone – dall’«inclinazione
diritto” per il reciproca degli uomini ad amarsi», su cui va posto «il
dialogo con la fondamento del diritto»1.
cultura. membro Rileggere tali affermazioni ancora oggi ci interpella:
del centro si tratta di parole superate, risalenti a un tempo ormai
interdisciplinare
di studi “scuola
lontano, oppure, le stesse sono “sigillo” di un’esperienza
abbà”. senza tempo e dunque sempre “nuova” nel “poter es-
sere” dei rapporti tra gli uomini? Di certo, emergono in
maniera sorprendente i tratti di quell’humanitas che in
Cicerone arriva a farsi cultura e conduce, in forza della
comune natura universale, al sentimento di solidarietà,
al rispetto dell’altrui persona. Di più: «La legge naturale
invita gli uomini non solo a rispettarsi, ma anche ad amarsi
reciprocamente, e non solo fra i membri della stessa famiglia
o della stessa patria, ma fra tutti, in quanto uomini»2.
Ma perché richiamare contenuti così distanti o con-
trapposti rispetto a un tema come la corruzione? Oggi, se
proviamo a risalire alla radice etimologica della parola,
ne troviamo una spiegazione quasi inedita, che pare farsi
al contempo eco di un’evidente contraddizione rispet-
si può capire guardando alle relazioni che ha l’uomo nella sua natu-
ra più profonda […]. Quando l’uomo rispetta le esigenze di queste
relazioni è onesto, assume responsabilità con rettitudine di cuore e
lavora per il bene comune. Quando invece egli subisce una caduta,
cioè si corrompe, queste relazioni si lacerano […]. Allo stesso tem-
po, ancora come conseguenza della caduta, la corruzione rivela una
condotta anti-sociale tanto forte da sciogliere la validità dei rappor-
ti e quindi, poi, i pilastri sui quali si fonda una società: la coesistenza
fra persone e la vocazione a svilupparla. La corruzione spezza tutto
questo sostituendo il bene comune con un interesse particolare che
contamina ogni prospettiva generale3.
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servizio alla società. È la distruzione del tessuto sociale sotto le parvenze del
compimento della legge»6, è rubare ai giovani il futuro e la speranza.
Eppure, gli ordinamenti democratici, come l’Italia, non hanno esitato a
stigmatizzare l’illiceità di comportamenti corrotti, sanzionando penalmente
sia il corrotto che il corruttore. Di ciò si dirà più avanti nel ripercorrere al-
cune tappe che aiutino a comprendere quale evoluzione si sia verificata nel
tempo, tanto da non limitare oggi la portata della corruzione all’ambito della
pubblica amministrazione, da tutelare nel suo prestigio e nella correttezza
dell’agire. Il danno si diffonde, assume vari nomi e ricade sui tanti, scono-
sciuti ai più. Sono i volti nascosti a ogni norma giuridica, che tuttavia, nel
dettare le regole, tacitamente li contempla, come emerge dalle suggestive
espressioni: «Ci può essere poesia nel legiferare, visto che bisogna essere
artisti per immaginare la realtà e vedere, nel singolo fatto disciplinato dalla
legge, non l’astratta violazione di una norma, ma i destini di mille individui
concreti che soffrono»7.
Ed è ancora la storia a indicarcene i percorsi attraverso l’Esprit des lois
(1748), l’opera in cui Montesquieu scriveva:
ombre, papa Francesco avverte che dobbiamo lavorare tutti insieme per un
“nuovo umanesimo”, che non si accontenta di denunciare e contrastare un
malaffare economico e politico, ma si impegna in una «ri-creazione contro la
corruzione»9. Occorre però comprenderla e per questo “entrare” nella piaga
che porta con sé degrado fino a conseguenze criminali, alterando la vita
delle istituzioni e le condizioni della convivenza sociale.
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che con abuso della qualità o dei poteri induca taluno alla dazione o alla
promessa indebita di denaro o altra utilità. È questa un’ipotesi che si affian-
ca alla concussione (art. 317 cod. pen.), caratterizzata piuttosto da una vera
costrizione ai danni del privato, ovvero una pressione psicologica maggiore,
sempre nell’intento di ottenere l’erogazione o la promessa indebita di dena-
ro o altra utilità.
Si direbbe un apparato normativo capace nel suo complesso di interve-
nire anzitutto come “deterrente” nel fenomeno corruttivo; in realtà, la mol-
teplicità dei rapporti interpersonali e le condizioni ambientali affidano alle
indagini giudiziarie e all’organo giudicante il compito di tracciare il confine
tra ipotesi concussive e corruttive, con una grande differenza nella valuta-
zione del comportamento del privato: è vittima o corruttore? Ed è qui che
il terreno normativo lascia posto a un’analisi che introduce «la distinzione
criminologica tra corruzione burocratica […] e corruzione politico-affaristi-
ca»13: la prima, incline anche a forme di sopraffazione da parte dei soggetti
pubblici nei confronti del privato cittadino, possibile vittima di una vera con-
cussione; la seconda, compatibile con una visione economicistica in ragione
dei “rapporti d’affari” tra soggetti pubblici e privati imprenditori.
Un ultimo cenno merita, solo per completezza del quadro normativo, la
nuova ipotesi, sollecitata peraltro a livello internazionale, ovvero il Traffico di
influenze illecite (art. 346 bis cod. pen.), reato introdotto anch’esso nel 2012.
È volto a sanzionare l’intermediario «che realizza l’intesa corruttiva senza
la necessità che pubblico agente e privato nemmeno s’incontrino e si cono-
scano personalmente»; si tratta di una mediazione illecita, a carattere one-
roso, che si focalizza nel «puro “contatto” tra funzione pubblica e interessi
privati»14, contatto realizzato, con conseguente vantaggio, da parte di chi,
soggetto pubblico o privato, vende la propria mediazione.
L’ampliarsi delle previsioni legislative, qui per brevità solo accennate,
sembra sottolineare, e quasi con un senso di impotenza, lo “sfumare” delle
condotte, sempre più evanescenti, ma di certo non meno pericolose, fino
a segnare, nel tentativo di sanzionare ogni comportamento illecito, quello
che in fondo si può definire come perdita del senso della legalità. I compor-
tamenti si intrecciano nel labile confine tra pubblico e privato, in una com-
mistione di interessi, politici, amministrativi e imprenditoriali, generando
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tici sono considerati corrotti, anche «l’uomo della strada non vedrà alcuna
ragione per non perseguire il proprio interesse particolare»34. Conflitti e li-
tigiosità, ma soprattutto scarsa assunzione di responsabilità costituiscono
il segnale di un’alterazione dei rapporti di fiducia, generata nella collettività
dalla corruzione. La stessa non sarà più tanto fonte di disfunzioni o di un
danno d’immagine per la pubblica amministrazione, costituirà in realtà un
vero danno sociale e una profonda ferita nei rapporti a tutti i livelli.
Anche l’economia è alterata da un mercato illegale infiltrato dal crimine
organizzato, che «finisce per gestire il mercato della corruzione». Si gene-
ra quello che è stato definito un sistema criminale, con il risultato di una
«alterazione delle regole del gioco politico, ma anche la produzione di beni
o inutili o scadenti, o il costo eccessivo di tali beni». L’altra ricaduta è sulle
opere pubbliche, che «finiscono per costare dal doppio a sette volte di più
del dovuto»35.
Ma la corruzione è anche dei 28 Paesi membri dell’Unione europea: uno
studio di questi ultimi anni della Banca mondiale riporta il dato di mille mi-
liardi di dollari pagati ogni anno nel mondo in tangenti, mentre le perdite
economiche che ne derivano arrivano a superare anche ampiamente tale
cifra. Di contro, «i poveri pagano una percentuale più alta dei loro redditi
in tangenti». La corruzione, a seconda della società, assume naturalmente
forme diverse con una tolleranza che muta da Paese a Paese, «ma dovun-
que è fuori discussione che incida negativamente sulla vita quotidiana degli
individui»36.
Pratiche illecite nelle aziende e nelle società, attraverso modalità di cor-
ruzione anche tra privati37, sono causa di progetti realizzati in tutto il mon-
do più nell’obiettivo del profitto privato che della loro effettiva utilità; e in
numerosi casi il pagamento di tangenti ne costituisce condizione alla con-
cretizzazione. Un esempio? La diga di Yacyretá, al confine tra Argentina e
Paraguay, che Carlos Menem, ex presidente dell’Argentina, qualche anno
dopo l’inaugurazione (1998) definì «un “monumento alla corruzione”»38. O,
ancora, la centrale nucleare di Bataan nelle Filippine. La società statunitense
Westinghouse Electric Corporation, che si aggiudicò l’appalto, ammise di
aver pagato al presidente filippino, il dittatore Ferdinand Marcos (destituito
a seguito della rivolta popolare del 1986), 17 milioni di dollari in commissio-
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Forse, giunti a questo punto, possiamo concordare con le parole con cui
Ferrajoli ricorda la “lezione di Bobbio”: il diritto è una costruzione umana, di cui
tutti portiamo la responsabilità, anche come cittadini.
Torniamo per un attimo alle considerazioni iniziali, con le quali abbiamo
introdotto la corruzione nella sua dimensione non solo giuridica, ma socia-
le e, ancor prima, culturale. Sono aspetti che appaiono tra loro inscindibili,
tanto che autorevoli giuristi e penalisti42 non solo sottolineano i limiti e l’in-
sufficienza delle norme ad arginare un fenomeno ormai sistemico, ma gli
stessi si appellano a istanze di moralizzazione, a un’ineludibile educazione,
anche nell’ambito delle imprese, così come a un’etica pubblica e degli affari.
Si ripropongono letture del diritto capaci di ridare voce ai doveri, in una reci-
procità con i diritti che in fondo, al di là della formalizzazione giuridica ope-
rata dalle norme, riguarda nella quotidianità l’altro da me, da riconoscere e
rispettare nella sua incommensurabile dignità.
Degli stessi doveri, di recente, si è scritto con efficacia:
Ecco, dunque, per riflettere ancora sul piano giuridico, non solo la ne-
cessità di contrastare la corruzione attraverso la repressione penale dei
comportamenti illeciti, ma soprattutto attuando strumenti di prevenzione.
Emergono a tal fine, fra gli altri, misure atte a prevenire il conflitto d’interes-
si; il rafforzamento di un sistema disciplinare efficace e la previsione, anche
all’interno della pubblica amministrazione, di compliance programs, ovvero
modelli di organizzazione e gestione dell’attività, che ne assicurino la tra-
sparenza. Diventa auspicabile un intervento di governance negli statuti dei
partiti politici, così che la forma associazionistica trovi al suo interno regole
capaci di evitare il perseguimento personale di interessi economici e finan-
ziari da parte degli esponenti44.
Dinanzi alle tante degenerazioni, non sono mancate parole forti, scrit-
te di recente da Gustavo Zagrebelsky: «Quante violazioni dei diritti (altrui)
avvengono in nome dei diritti (propri)? Ecco qua la questione: i diritti non
come protezione contro le ingiustizie, ma, al contrario, come legittimazione
delle ingiustizie»45. E nel tracciare i mali della società al tempo della glo-
balizzazione, il giurista non esita, per spiegare l’“ingordigia”, ad affermare:
«Si cerca il denaro per comperare potere; si cerca il potere per accumulare
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1
Cf. M.T. Cicerone, De legibus, I, XV, 43, in L. Perelli (ed.), Umanesimo di Cicero-
ne. Antologia delle opere filosofiche, Lattes, Torino 1954, p. 107.
2
L. Perelli, Umanesimo di Cicerone, cit., rispettivamente, Introduzione, pp. V-XV
e p. 85 (corsivo nel testo originale).
3
Francesco, Prefazione, in P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere
la corruzione nella Chiesa e nella società, Rizzoli, Milano 2017, pp. 5-6.
4
P. Gazzara, Processo per corruzione da Le Verrine di Cicerone (prefazione di S.
Zavoli), manifestolibri, Roma 2006, p. 59. L’attualità si conferma oggi attraverso le
parole di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, che
nella Relazione annuale 2014 al Parlamento esemplifica la corruzione, sottovalutata
per troppo tempo, come «un “sistema gelatinoso”», che risiede soprattutto negli
appalti pubblici (2 luglio 2015), in www.anticorruzione.it.
5
Cf. S. Seminara, La riforma dei reati di corruzione e concussione come problema
giuridico e culturale, in «Diritto penale e processo», n. 10/2012, pp. 1238-1239.
6
B. Forte, Corruzione, la menzogna che ruba il futuro ai giovani, in «Il Sole 24 Ore»,
25 giugno 2017.
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7
Sono parole di Claudio Magris riprese da G. Forti, Introduzione, in G. Forti - C.
Mazzucato - A. Visconti, Giustizia e letteratura, I, Vita e Pensiero, Milano 2012, p.
XIV.
8
Montesquieu, Lo spirito delle leggi, (libro V, XVII-XVIII), a cura di S. Cotta, vol.
I, Utet, Torino 1952, pp. 147-149.
9
Francesco, Prefazione, cit., p. 9.
10
F. Palazzo, Le norme penali contro la corruzione tra presupposti criminologici e
finalità etico-sociali, in «Cassazione penale», n. 10/2015, p. 3392.
11
Cf. F. Palazzo, Le norme penali contro la corruzione tra presupposti criminologici
e finalità etico-sociali, cit., p. 3396, e S. Seminara, La riforma dei reati di corruzione e
concussione come problema giuridico e culturale, cit., p. 1236.
12
Rilievo formulato da H.J. Woodcock, La corruzione per asservimento, in L. Gior-
dano - R. Piccirillo (edd.), Corruzione e illegalità nella pubblica amministrazione. Evolu-
zioni criminologiche, problemi applicativi e istanze di riforma, Aracne, Roma 2012, pp.
67-68, e per il fenomeno più diffuso, Id., La corruzione internazionale, in ibid., pp.
37-63.
13
F. Palazzo, Le norme penali contro la corruzione tra presupposti criminologici e
finalità etico-sociali, cit., p. 3395.
14
Ibid., pp. 3397-3398.
15
Cf. i rilievi svolti da S. Seminara, La riforma dei reati di corruzione e concussione
come problema giuridico e culturale, cit., pp. 1244-1245.
16
Cf. V. Manes, Le qualifiche soggettive agli effetti penali. L’impatto dei processi
di privatizzazione e liberalizzazione, in L. Giordano - R. Piccirillo (edd.), Corruzione e
illegalità nella pubblica amministrazione, cit., pp. 9-19.
17
Anche per quanto segue in testo, F. Palazzo, Le norme penali contro la corruzio-
ne tra presupposti criminologici e finalità etico-sociali, cit., pp. 3390-3391; cf. altresì F.
Cingari, Repressione e prevenzione della corruzione pubblica. Verso un modello di contra-
sto “integrato”, G. Giappichelli Editore, Torino 2012, pp. 31-45.
18
F. Palazzo, Le norme penali contro la corruzione tra presupposti criminologici e
finalità etico-sociali, cit., p. 3391.
19
Cf. A. Fioritto, La corruzione nei lavori pubblici, in F. Palazzo (ed.), Corruzione
pubblica. Repressione penale e prevenzione amministrativa, Firenze University Press,
Firenze 2011, p. 77.
20
F. Palazzo, Conclusioni. Per una disciplina “integrata” ed efficace contro la cor-
ruzione, in F. Palazzo (ed.), Corruzione pubblica, cit., p. 100. F. Cingari, Repressione e
prevenzione della corruzione pubblica, cit., p. 23, non esita a dare evidenza alla «fitta
rete di connivenze tra politica, massoneria e criminalità organizzata».
21
Cf. P. Davigo, Gli intatti meccanismi della corruzione sistemica, in G. Forti (ed.),
Il prezzo della tangente. La corruzione come sistema a dieci anni da “mani pulite”, Vita e
Pensiero, Milano 2003, p. 180.
22
A. Vannucci, La corruzione nel sistema politico italiano a dieci anni da “mani puli-
te”, in G. Forti (ed.), Il prezzo della tangente, cit., p. 36, e ibid., nota 48.
23
Cf. Comitato di studio, La lotta alla corruzione, Laterza, Roma-Bari 1998, pp. 9
e 13.
24
Ibid., p. 20.
25
Ibid., p. 28.
26
Cf. F. Cingari, Repressione e prevenzione della corruzione pubblica, cit., pp. 25-26.
27
Cf. Comitato di studio, La lotta alla corruzione, cit., pp. 30-31.
28
F. Cingari, Repressione e prevenzione della corruzione pubblica, cit., p. 30.
29
Ibid., p. 31.
30
Ibid., pp. 45-46.
31
F. Cingari, Corruzione e concussione, in L. Giordano - R. Piccirillo (edd.), Corru-
zione e illegalità nella pubblica amministrazione, cit., p. 29 e, per la citazione che segue,
ibid., p. 26.
32
F. Stella, La «filosofia» della proposta anticorruzione, in «Rivista trimestrale di
diritto penale dell’economia», 1994, p. 937; in rifermento alla Proposta Cernobbio,
cf. ibid., pp. 911-918. Da ultimo, nell’obiettivo della prevenzione, sono stati emanati il
d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50, e il d.lgs. 25 maggio 2016, n. 97.
33
P. Davigo, Il sistema della corruzione, Laterza, Bari-Roma 2017, p. 28.
34
Cf. G. Forti, Il diritto penale e il problema della corruzione dieci anni dopo, in G.
Forti (ed.), Il prezzo della tangente, cit., pp. 133-135.
35
Cf. P. Davigo, Il sistema della corruzione, cit., pp. 40-46 e, a p. 48, scrive: «Il
problema è che i politici professionisti si sono presentati più o meno come dei pa-
droni di casa, sostanzialmente facendo intendere “non dovete darci fastidio”. Io
penso invece che i padroni di casa siano i cittadini».
36
I dati sono tratti da Il costo della corruzione pubblica e privata. Le idee chiave di
Myrdal, Buchanan, Becker e North, RBA, Milano 2017, pp. 75-79.
37
Tale ipotesi, introdotta in Italia nell’ambito dell’attività societaria, è stata ora
ulteriormente modificata per effetto del d.lgs. 15 marzo 2017, n. 38 (Attuazione del-
la decisione quadro 2003/568/GAI del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa alla
lotta contro la corruzione nel settore privato).
38
Cf. Il costo della corruzione pubblica e privata, cit., pp. 62-65.
39
Ibid., pp. 102-103.
40
Ibid., p. 12.
41
Cf. ibid., p. 84, cui segue, pp. 96-101, l’ulteriore problema della giustizia cor-
rotta; per la citazione conclusiva nel testo, ibid., p. 136.
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42
Fra i tanti, M. Pelissero, Le istanze di moralizzazione dell’etica pubblica e del mer-
cato nel “pacchetto” anticorruzione: i limiti dello strumento penale, in «Diritto penale e
processo», n. 3/2008, p. 282.
43
G. Zagrebelsky, Diritti per forza, Einaudi, Torino 2017, p. 94.
44
Cf. in merito F. Cingari, Repressione e prevenzione della corruzione pubblica, cit.,
pp. 7 e 46-47.
45
G. Zagrebelsky, Diritti per forza, cit., p. 6; per la citazione che segue, ibid., p. 59.
46
P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione, cit., p. 92. Anche P. Davigo, Il sistema
della corruzione, cit., pp. 87-102, ravvisa un problema culturale.
47
Ibid., p. 113, e per i rilievi sul diritto pp. 176-180.
48
Cf. Francesco, Discorso ai partecipanti al 3° incontro mondiale dei movimenti
popolari, 5 novembre 2016. Particolarmente significativo peraltro l’intervento del
procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo F. Roberti, Mafie e corruzione: po-
tere, giustizia e verità, in «Questione Giustizia» (10 giugno 2016), ove ripetutamente
emerge l’espressione volta a sottolineare l’importanza di «un Potere al servizio del
bene comune».
49
Cf. C. Mortati, Istituzioni di diritto pubblico, II, Cedam, Padova 1969, pp. 767 e
772.
50
Cf. Il costo della corruzione pubblica e privata, cit., p. 13.
51
Cf. Francesco, Discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale delle Asso-
ciazioni di imprenditori cattolici, 17 novembre 2016, e i riferimenti in P.K.A. Turkson
- V.V. Alberti, Corrosione, cit., p. 164.
52
Ci permettiamo di rinviare per la prospettiva accennata ai contributi raccolti
nel volume: A. Cosseddu (ed.), I sentieri del giurista sulle tracce della fraternità. Ordi-
namenti a confronto, G. Giappichelli Editore, Torino 2016.
53
Francesco, Prefazione, cit., pp. 9-10.
CRISTIANI RAGIONEVOLI
oltre i luoghi comuni della scienza
e dell’esistenza
di Leonardo Becchetti / Alessandro Giuliani
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focus. la piaga della corruzione
E se la corruzione fosse
la radice di tutti
i problemi dell’Africa?
Raphaël
Takougang
introduzione
avvocato
La graduatoria rivela che ben cinque dei dieci Paesi più corrotti del mon-
do sono nel continente africano. Il primato in assoluto di Paese più affetto
da questa metastasi sociale è detenuto dalla Somalia, con solo dieci punti,
seguito dal Sud Sudan, Corea del Nord, Siria, Yemen e Sudan. Un’altra os-
servazione interessante è che in 159esima posizione, insieme ad Haiti, tro-
viamo ben quattro Paesi africani: Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad e
Repubblica del Congo. Non ci sono però solo casi negativi da segnalare per
quanto riguarda l’Africa. Tra i Paesi africani virtuosi, c’è il Botswana, classi-
ficato al 35° posto, seguito da Capo Verde, Mauritius, Ruanda e Namibia.
«La corruzione, però, continua a negare ai cittadini giustizia e sicurezza»,
scriveva già l’organizzazione nelle sue conclusioni dell’anno precedente, e
«mentre una Somalia devastata dai conflitti finisce di nuovo in fondo alla
classifica, molti Paesi sono piagati dalla mancata applicazione della legge»,
ospitando la polizia e i tribunali «maggiormente interessati da tangenti». «In
molti Paesi, tra i quali Angola, Burundi e Uganda, assistiamo a una mancata
persecuzione degli ufficiali pubblici da una parte e l’intimidazione dei citta-
dini che si ergono contro la corruzione dall’altra»3, così si legge nello studio.
Se la corruzione può essere definita strictu sensu come ogni scambio il-
lecito fra un atto di potere di un membro di un’organizzazione a favore di
un altro soggetto e una prestazione di denaro o altro vantaggio personale4,
conviene dire che noi vorremmo intenderla come ogni atto o pretesa che
tende a chiedere, aspettare oppure esigere una contropartita di ogni tipo
prima di svolgere un’azione dovuta legittimamente all’altra persona. La cor-
ruzione può anche consistere nel fatto di usare il denaro oppure altra “esca”
per richiedere e ottenere da un soggetto ciò di cui non si ha diritto, così che
quest’ultimo agisca contro i propri doveri e obblighi. In realtà ogni definizio-
ne della corruzione incontra inevitabilmente problemi di natura culturale,
metodologica, disciplinare e normativa.
Il fenomeno ha molte implicazioni, soprattutto dal punto di vista sociale
e giuridico, sia per le cause e le conseguenze nella vita di un dato gruppo, sia
per la complessità nello sforzo di poter individuare e punire gli attori coin-
volti e nel lottare contro il fenomeno in generale.
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blici sono usati per la campagna elettorale del partito al potere, gli elettori
sono “convinti” con i soldi a votare lo stesso partito.
Ma ora i popoli, dopo decenni di sottomissione e di paura, stanno spin-
gendo per un cambiamento di fondo. L’oppressione e le sofferenze causate
da questi sistemi hanno portato la gente a prendere posizioni sempre più
coraggiose, anche a rischio della propria vita. L’andamento delle numerose
elezioni tenutesi nel 2016 in tutto il continente africano fornisce una valida
riflessione per definire le tendenze di corruzione nella regione. In Ghana per
esempio, lo scorso dicembre, gli elettori hanno espresso la loro insoddisfa-
zione contro la dilagante corruzione del governo di John Dramani Mahama,
non rieleggendolo alle funzioni di presidente della repubblica. In Gambia,
dove per 23 anni il presidente uscente Yahya Jammeh ha governato con un
pugno di ferro portando il tessuto economico del Paese alla decomposizio-
ne, con metodi altamente corrotti, il popolo ha espresso il proprio disappun-
to in dicembre non rieleggendo il tiranno. Dopo sei settimane di braccio di
ferro con l’Ecowas, la comunità economica degli Stati dell’Africa occiden-
tale, dinanzi alla sua insistenza nel non accettare la sconfitta elettorale, il
21 gennaio 2017 è stato costretto a lasciare il potere al nuovo presidente
Adama Barrow.
Nel caso dei Paesi africani, conviene notare che, ben prima dei barconi
che da qualche anno riversano ogni giorno migliaia di persone sulle coste
europee, c’era già da molto tempo una migrazione dell’élite africana. Tutti
gli intellettuali, per fuggire dai regimi dittatoriali e corrotti, sono migrati nei
Paesi con migliori condizioni, specialmente negli Stati Uniti, in Francia, in
Canada, in Gran Bretagna e in Germania. La quasi totalità dei giovani arrivati
in questi Paesi per studiare, una volta laureati, non tornano più nei rispettivi
Paesi, ma rimangono nei Paesi di accoglienza per lavorare, perché vi trovano
trattamenti decisamente migliori di quelli che potrebbero avere nei propri
Paesi. Col tempo, gli uni e gli altri hanno preso la nazionalità dei Paesi ospi-
tanti e lì si sono impegnati in diversi campi.
La corruzione nel frattempo ha continuato a corrodere la società; sem-
pre più giovani, una volta finita l’università, si trovano senza lavoro e senza
futuro. Il tasso di disoccupazione ha continuato a crescere, la povertà ha
continuato a crescere, e sempre più persone hanno perso la speranza in un
futuro migliore. Emigrare per sperare è diventata non solo l’idea, ma la con-
vinzione di tanti, la via di uscita per una dignitosa sopravvivenza. A emigrare
questa volta non sono solo intellettuali, ma la massa di tutti quelli che, non
potendo crearsi una strada in questo contesto altamente corrotto, sognano
un futuro migliore per loro stessi e per le loro famiglie. Lasciano intere fa-
miglie per intraprendere questo cammino pieno di incertezze e pericoli di
ogni tipo.
Questa “fuga” di forze e intelligenze porta un danno serio allo sviluppo
del continente che vede così svanire le migliori forze per lo sviluppo, e non
solo perché molto spesso – specie nel primo caso – si tratta di una mano
d’opera qualificata, ma anche perché si tratta di quelli che potrebbero esse-
re fermento per la lotta contro la corruzione latente e contribuire a un nuovo
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modo di governare. Ogni giorno tuttavia abbiamo notizia di quanti tra que-
sti “avventurieri dei barconi” non arrivano neanche a vedere quella che per
loro è la terra promessa, cioè il continente europeo. Se non sono uccisi dai
trafficanti di essere umani in Libia, vengono “ingoiati” dal Mar Mediterraneo
durante la traversata pericolosissima, che non lascia via di scampo specie a
chi non gode di ottime condizioni di salute.
Non è certo un segreto per nessuno che l’Africa sia ricca di risorse pre-
giate: oro, diamanti, coltan, petrolio, rame e altro. Da questo punto di vista,
si può dire che Dio ha benedetto l’Africa in modo speciale. I Paesi africani
ricchi di questi minerali si contano a decine. La logica vorrebbe che tali Paesi
ricevessero, nel mercato internazionale, denaro equivalente alle risorse da
loro prodotte, e ciò per il loro sviluppo e per il benessere della propria gente;
ma il paradosso africano anche qui vuole che più risorse produce un Paese,
più instabilità politica e sociale conosce. Come si spiega ciò?
Un Paese come la Nigeria, da qualche anno primo in Africa nel campo
economico, davanti al Sudafrica, è anche il Paese di tutti i contrasti. Per anni
è stato il Paese più corrotto del mondo dove è in atto anche una ribellione
che crea ancora più povertà e miseria per la popolazione. Boko Haram è
un’istituzione che semina solo morte, distruzione e desolazione. Più attivo
nel nord del Paese, è anche l’espressione violenta di una frangia del popolo
– pur di minoranza – che non acconsente al modo in cui vengono sfruttate le
molteplici risorse del Paese.
La Repubblica Democratica del Congo ha una superficie che è otto volte
superiore a quella dell’Italia, con una popolazione di più di 50 milioni di abi-
tanti. L’agricoltura contribuisce al prodotto interno lordo per il 56% (grazie
alle esportazioni di caffè), ma, soprattutto, questo Paese è una vera e pro-
pria “gallina dalle uova d’oro” per le risorse naturali: diamanti, oro, petrolio,
uranio, cobalto, rame, zinco, stagno e il coltan “strategico”, che viene uti-
lizzato per ottimizzare l’uso di energia nei telefoni cellulari, ed è essenziale
per la produzione di materiale spaziale, airbag, aerei, console di fibra ottica.
58 nu 228
raphaël takougang
to. In questo senso la corruzione in Africa assume altri volti rispetto a quelli
tradizionali. È una corruzione istituzionale eretta a sistema di governo.
Il 17 gennaio 1961 Patrice Emery Lumumba, primo ministro del Congo
appena indipendente, venne assassinato per il suo coraggio, la sua determi-
nazione a non lasciare che decisioni riguardanti il suo Paese fossero prese
per gli interessi economici dei Paesi colonizzatori a scapito delle sue popola-
zioni. Al suo posto subentrò Mobutu Sesse Seko, il quale faceva il gioco delle
potenze economiche occidentali. Il 15 ottobre 1987 il capitano Thomas San-
kara, allora presidente del Burkina Faso e militante convito nella lotta contro
il neocolonialismo, impegnato nel dare al suo Paese una dignitosa situazione
economica pur nella sua povertà, fu assassinato in condizioni ignobili, e tutti
sanno che la sua scomparsa era nell’interesse di quelli che vogliono essere
sempre i maestri in terra africana. Blaise Compaoré, il suo migliore amico,
fu “usato” a tale fine, ha preso il potere e tutto è ritornato come prima, anzi
peggio.
Più vicini a noi sono i casi di Laurent-Désiré Kabila della Repubblica De-
mocratica del Congo e di Laurent Bagbo della Costa d’Avorio. Asceso al
potere il 17 maggio 1997 con forze armate, grazie anche al Ruanda e all’U-
ganda, Kabila si è rivelato un “tiranno nazionalista”, pronto a dare tutto per
il suo Paese, un Paese, come già detto, ricchissimo di miniere. Chi si era
“appropriato” delle risorse di questo Paese indipendente, non contento di
aver suscitato conflitti armati nell’est del Congo, zona particolarmente ricca
di coltan, ha organizzato l’omicidio di questo capo di Stato divenuto ingom-
brante, il 16 gennaio 2001. È stato quindi messo al suo posto il figlio Joseph
Kabila (anche se questa filiazione è stata contestata dai congolesi stessi che
lo considerano ruandese), più malleabile e corruttibile.
Dopo le elezioni del novembre 2010, contestate in tutta la Costa d’Avo-
rio, si è assistito a una vera caccia all’uomo ad Abidjan. Il nuovo presidente
Alassane Dramane Ouattara è stato portato al potere con l’aiuto di forze
armate esterne perché Laurent Gbagbo, presidente uscente, si era chiara-
mente schierato per una politica aperta, deciso a contrattare solo con chi
prendeva in considerazione gli interessi del suo Paese, a scapito di chi nel
trattare con questo Paese, faro della regione dell’Africa dell’ovest, mette
60 nu 228
raphaël takougang
La lotta contro la corruzione in Africa non porta tanto frutto da anni, per-
ché gli stessi dirigenti politici, i loro familiari e anche coloro ai quali è stato
affidato il compito di eradicarla si trovano molto spesso coinvolti. Finché
l’esempio non viene da chi governa, poco ci si può aspettare dagli sforzi di
sradicarla. Questo, almeno, è il pensiero di tanti autori africani per i quali
la lotta contro la corruzione deve essere una priorità dei capi di Stato. Non
devono esitare a punire, e questo avrà ripercussioni a cascata fin nella base
della società. Così facendo dovranno aspettarsi anche l’impopolarità, di
avere nemici “intimi”, ma è solo a tale prezzo che aiuteranno davvero il loro
popolo. Quando si vuole restituire al popolo ciò che gli appartiene, bisogna
avere il coraggio di sanzionare quelli che agiscono solo per i propri interessi
a scapito della maggioranza11.
Nell’Africa di oggi, le molte delusioni e le aspettative disattese in più di
mezzo secolo di indipendenza hanno reso le persone più disilluse; le suc-
cessioni nei governi con poteri dittatoriali o militari, che hanno fallito nel
loro compito di assicurare alle popolazioni una vita dignitosa con le tante
ricchezze dei Paesi, hanno reso l’Africa il continente più miserabile del pia-
neta, facendo così credere ad alcuni che si tratti di un continente dannato.
La realtà è che le nazioni africane hanno un serio problema di leadership,
soffrono la carenza di persone con una visione del proprio Paese per la quale
siano disposti a non scendere a compromessi. Qualcuno ci ha provato ed è
stato troncato, ma il sacrificio di questi pionieri non sembra aver portato
tanto frutto, perché ci si sarebbe aspettati che morto uno, ne nascessero
cento con la stessa grinta.
C’è urgenza di inventare un nuovo modo di governare, di far emergere
una nuova generazione di leader, capaci di rifondare lo Stato postcoloniale
in crisi, capaci di difendere meglio gli interessi dei propri popoli12. Il vento di
democrazia soffiato anche in Africa all’inizio degli anni ’90 non ha portato la
trasformazione radicale che si sperava della classe politica, ad eccezione di
alcuni casi come il Benin, il Botswana, Capo Verde e il Ghana.
Purtroppo le profonde divisioni ideologiche tra le élite intellettuali afri-
cane sono anche all’origine del fallimento del discorso sullo sviluppo e della
mancanza di soluzioni alternative ai modelli presi dall’estero. Le élite afri-
cane, divise tra pensieri di tipo liberale, marxista-leninista e religioso, non
62 nu 228
raphaël takougang
1
Cf. Transparency International, CPI 2016 Ranking.
2
Cf. ibid.
3
Ibid.
4
Cf. AA.VV., La corruzione fra teoria economica, normativa internazionale, modelli
d’organizzazione d’impresa, in «I quaderni europei», n. 18, 2010.
5
Cf. Autorità Nazionale Anticorruzione, NOi contro la CORRUZIONE, 2014.
6
R. Cantone - F. Caringella, La corruzione spuzza, Mondadori, Milano 2017.
7
Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Africa, 40.
8
Cf. A. Garric, Ces multinationales européennes qui pillent les ressources des pays
du Sud, in «Le Monde», 20 ottobre 2010.
9
Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica postsinodale Ecclesia in Africa, 40.
10
Cf. Autorità Nazionale Anticorruzione, NOi contro la CORRUZIONE, cit.
11
Cf. T. Enone Eboh, Il faut un sacrifice pour lutter contre la corruption en Afrique, in
Journées Annuelles sur la Gouvernance en Afrique, 2012–2016.
12
Cf. J. O. Igue, A new generation of leaders in Africa: What issue do they face?, in
«International Development Policy», gennaio 2010.
13
Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Africae munus, 11.
14
Cf. J.A. Mbembe, Les jeunes et l’ordre politique en Afrique noire, L’Harmattan,
Paris 1985.
15
Cf. Benedetto XVI, Esortazione apostolica postsinodale Africae munus, 130
e 131: «Testimoniare Cristo nel mondo mostrando, con l’esempio, che il lavoro può
64 nu 228
raphaël takougang
essere un luogo di realizzazione personale molto positivo, e che non è prima di tutto
un mezzo di profitto [...]. Agendo così, voi sarete “il sale della terra” e “la luce del
mondo”, come ci chiede il Signore [...]. Vorrei anche incoraggiarvi ad avere una pre-
senza attiva e coraggiosa nel mondo della politica, della cultura, delle arti, dei media
e delle diverse associazioni. Che questa presenza sia senza complessi o vergogna,
fiera e consapevole del prezioso contributo che può apportare al bene comune!».
DI PROSSIMA USCITA
Gianni Bianco-Giuseppe Gatti
ALLE MAFIE DICIAMO NOI
postfazione di don Luigi Ciotti
Le mafie si sconfiggono solo insieme. Storie di legalità al
plurale
nu 228
scripta manent
Il processo a Verre
Forse qualcuno di voi, giudici, o del pubblico qui presente si stupisce che
io, per tanti anni impegnato in cause civili e in processi penali a difendere
molti senza danneggiare nessuno, ora a un tratto, mutato proposito, mi ab-
bassi ad accusare.
[...]
Dopo che fui questore in Sicilia, giudici, partii da quella provincia lascian-
do a tutti i Siciliani un gradito e durevole ricordo della mia questura e della
mia persona.
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marco tullio cicerone
[...]
Ora, vittime di devastazioni e vessazioni, essi mi inviarono tutti quanti
deputazioni ufficiali per sollecitarmi ad assumere la causa in difesa dei loro
interessi.
[...]
Era venuto il momento, dicevano, non già di difendere i loro interessi, ma
la vita e la salvezza dell’intera provincia: ormai nelle loro città non avevano
neppure gli dèi in cui cercare rifugio, perché Gaio Verre aveva portato via le
loro sacre effigie dai santuari venerati.
[...]
Giudici, il senso del dovere, la lealtà, la compassione, l’esempio di mol-
ti uomini dabbene, l’antica consuetudine e la tradizione istituita dai nostri
antenati mi indussero a sentirmi obbligato ad assumere l’onere di questa
fatica, di questo dovere, nell’interesse non mio ma dei miei clienti.
In questo affare, giudici, c’è tuttavia una cosa che mi consola: questa
che sembra un’accusa si deve considerare non tanto un’accusa ma piuttosto
una difesa. Difendo infatti molti uomini, molte città, la Sicilia intera. Perciò,
dato che devo accusare una sola persona, mi sembra quasi di restare fedele
alla norma di condotta che mi sono prefissa e non discostarmi affatto dal
difendere e aiutare la gente.
[...]
In questi abusi sfrenati di uomini scellerati, nella lamentela quotidiana
del popolo romano, nell’ignominia del sistema giudiziario, nel discredito
dell’intera classe senatoria, ritengo che questo sia l’unico rimedio a così tan-
ti mali: uomini capaci e onesti abbraccino la causa dello Stato e delle leggi.
Per conto mio dichiaro che nell’interesse di tutti mi sono accostato alla parte
più sofferente dello Stato bisognoso di cure2.
[...]
Ora ecco che cosa ha in mente quest’uomo pieno di audacia e del
tutto insensato. Capisce che io mi presento al processo così preparato
e fornito di prove che riuscirò a fissare non solo nelle vostre orecchie
ma negli occhi di tutti i suoi furti e le sue scelleratezze. Vede che sono
testimoni della sua audacia molti senatori, molti cavalieri romani, inoltre
gran numero di cittadini e alleati a cui ha fatto rilevanti ingiustizie; vede
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marco tullio cicerone
1
P. Gazzara, Processo per corruzione da Le Verrine di Cicerone, prefazione di S.
Zavoli, manifestolibri, Roma 2006, una rielaborazione e “attualizzazione” del pro-
cesso contro Gaio Verre, governatore di Roma, da cui si traggono alcune citazioni:
rispettivamente, pp. 17ss.; 30ss.; 31-32; 157 e 88-89.
2
Brani tratti da M.T. Cicerone, Il processo di Verre, introduzione e premesse al
testo di N. Marinone, traduzione e note di L. Fiocchi - N. Marinone, vol. I, Rizzoli, Mi-
lano 1992, pp. 73; 75; 79 (In Quintum Caecilium divinatio). L’opera di Cicerone, nella
72 nu 228
parole chiave
Legalità
legalità indirizzo
legalità garanzia
74 nu 228
chiara d’alfonso
1
Gli articoli 1 c.p. e 11 preleggi regolano anche il divieto di applicazione retro-
attiva della norma penale, tutelando la conoscenza della norma penale da parte del
cittadino che potrà essere punito solo in forza di una norma penale entrata in vigore
prima del fatto commesso.
2
Artt. 12 e 14 preleggi che fissano il principio di interpretazione letterale e ana-
logica con esclusione dell’analogia per le leggi penali ed eccezionali.
3
Parametro per i contratti misti e atipici che, non essendo espressamente di-
sciplinati dal codice civile, vengono sottoposti al vaglio di legittimità e meritevolez-
za di cui all’articolo 1322 c.c.
4
Sanzione che trova temperamento nel principio di conservazione: artt. 1367
c.c e 1424 c.c.
5
Cf., per esempio, l’articolo 1339 c.c. che disciplina l’introduzione automatica
di clausole legali. Talvolta al termine legalità il nostro legislatore sostituisce quello
di buona fede o equità, parametro cui affida l’interpretazione del contratto e i suoi
effetti (artt. 1450 c.c. e 1384 c.c.).
6
Legge 5992/1889 istitutiva della IV sezione del Consiglio di Stato art. 3 e
legge 1034/1971 istitutiva dei Tar.
7
Cf. in Enciclopedia Treccani la voce “elusione fiscale”: «Comportamento del
contribuente che, pur rispettoso della lettera della normativa tributaria, tende a evi-
tare il pagamento dell’imposta con costruzioni negoziali il cui solo scopo è quello di
sottrarsi all’obbligo fiscale. In molti casi, tuttavia, l’e. non ha niente di condannabile
e si distingue quindi dall’evasione che consiste invece in un illecito occultamento
della materia imponibile. Per contrastare l’e. il legislatore ha agito sia sul piano della
definizione delle fattispecie impositive sia su quello dell’accertamento fiscale. Più in
particolare, nell’ordinamento italiano, la lunga assenza di simili disposizioni è sta-
76 nu 228
chiara d’alfonso
ta colmata dall’art. 10 della l. 408/1990 e quindi dall’attuale art. 37 bis del d.p.r.
600/1973 (introdotto dal d. legisl. 8 358/1997)».
8
Per esempio l’articolo 318 c.p. “corruzione impropria” così recita: «Il pubblico
ufficiale che, per compiere un atto del suo ufficio, riceve per sé o per un terzo, in de-
naro o altra utilità, una retribuzione che non gli è dovuta, o ne accetta la promessa».
9
Per esempio l’articolo 317 c.p. “concussione per induzione” così recita: «In
questo caso entrambe le parti fanno riferimento ad una sorta di convenzione tacita-
mente riconosciuta, richiamandosi le parti a condotte già “codificate” nel qual caso
al giudice è richiesto di accertare il concreto atteggiarsi della volontà del pubblico
ufficiale e del privato cittadino, nonché il rapporto instaurato tra i due soggetti» (cf.
ex multis Cassazione penale, sezione VI, 19 gennaio 1998 n. 5116; Cassazione pena-
le, sezione VI, 13 aprile 2000 n. 11918).
10
Cf. M. Bellacosa, La corruzione privata societaria, in A. Del Vecchio - P. Severino
(edd.), Il contrasto alla corruzione nel diritto interno e nel diritto internazionale, Cedam,
Padova 2014, pp. 11ss.; L. Foffani, Infedeltà patrimoniale e conflitto d’interessi nella
gestione d’impresa. Profili penalistici, Giuffrè, Milano 1997; G. Forti, La corruzione tra
privati nell’orbita di disciplina della corruzione pubblica: un contributo di tematizzazione,
in «Rivista Italiana diritto processuale penale», IV 2003, pp. 1115ss.
11
Il legislatore ha introdotto un reato proprio, che possono commettere ammini-
stratori, direttori generali, dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili
societari, sindaci e liquidatori di società o di enti privati; in tale ultima dizione il le-
gislatore sembra aver voluto ampliare effettivamente il raggio di operatività dell’ar-
ticolo 2635 c.c., riferendolo anche a tutti quei soggetti non necessariamente dotati
di personalità giuridica, anche non svolgenti attività di tipo economico. Potrebbero
quindi rientrare tra i soggetti attivi gli amministratori di onlus, delle organizzazioni
no profit e finanche, ad esempio, gli amministratori dei condomini, gli organi di ver-
tice di una fondazione oppure di un partito politico.
12
Nell’ultima formulazione la fattispecie si caratterizza come reato di pericolo
non essendo più necessario che venga fornita la prova del nocumento generato in
capo alla società.
13
In violazione dell’articolo 2484 c.c.
14
In violazione del principio di postergazione di cui all’articolo 2467 c.c.
15
Artt. 160ss. RD 16 marzo 1942 n. 267 e l. 3/2012. Con la legge 19 ottobre 2017
n. 155 è stata conferita delega al Governo per il riordino della legge fallimentare e
della disciplina della crisi d’impresa; si prevede l’emanazione di un decreto delegato
che disciplini sia la crisi che l’insolvenza privilegiando le proposte volte ad assicura-
re per le imprese la continuità aziendale, ricorrendo alla liquidazione giudiziale solo
in ipotesi di mancanza di idonea soluzione alternativa.
nu 228
punti cardinali
Duhem e le origini
cristiane della scienza
introduzione
Alessandro
Nella cultura contemporanea è presente un diffu-
Giostra so pregiudizio concernente una presunta opposizione
stanley jaki tra scienza e teologia cristiana. Tra i fattori che hanno
society. contribuito ad alimentare questo preconcetto vi è, per
insegnante esempio, il richiamo alla cautela nelle applicazioni tec-
di filosofia e nologiche, continuamente espresso dal mondo catto-
storia presso il
liceo scientifico
lico. A ciò si aggiungano alcuni episodi storici, spesso
“a. orsini” di male interpretati, come la condanna di Galileo Galilei
ascoli piceno. (1564-1642). Altri eventi hanno incentivato tale errata
interpretazione, come le critiche mosse al darwinismo
dai teologi creazionisti e alcune forzate, e non scientifi-
che, interpretazioni della teoria di Darwin (1809-1882)
che ignorano il carattere storico, e pertanto non con-
trario all’idea di evoluzione, del rapporto tra Creatore e
creatura nella teologia cristiana1. La realtà storica, inve-
ce, presenta un quadro del tutto diverso della situazione.
Nonostante vi sia una diversità nel metodo e nei conte-
nuti di queste due discipline, un’attenta lettura dei testi
dei protagonisti della Rivoluzione scientifica rivela il ruo-
lo essenziale del principio cristiano di creazione dal nulla
per l’emergere delle scienze esatte. L’idea di un universo
modellato secondo archetipi matematici di origine divi-
na e l’idea di un uomo, fatto ad immagine e somiglianza
di Dio, che con la sua ricerca si rende partecipe del pro-
getto del Creatore sono state al centro della concezione
di quegli autori che hanno avviato la scienza moderna, intesa come discipli-
na volta alla quantificazione della realtà. La nascita della storia della scienza
come disciplina specifica, inoltre, avvenuta a partire dagli inizi del secolo
passato, ha dimostrato che il pensiero scientifico non ha avuto origine dal
nulla. L’affermazione delle scienze esatte è consistita nel graduale distacco
dalla visione finalistica e qualitativa della realtà naturale, tipica dell’imposta-
zione aristotelica, e nel progressivo raggiungimento della concezione quan-
titativa dell’universo. Tale percorso è iniziato nella tarda scolastica, quando
la filosofia della natura ha intrapreso quel cammino verso la quantificazione
dei fenomeni che è culminato, dopo circa tre secoli e mezzo, nell’opera di
Isaac Newton (1642-1727).
In tale ambito della ricerca si colloca l’opera di Pierre Duhem (1861-
1916). Famoso scienziato nel campo fisico-chimico, Duhem è passato alla
storia per la sua visione epistemologica e per essere riuscito a stabilire il
collegamento tra la filosofia naturale della scolastica cristiana e la scien-
za moderna. In occasione del primo centenario della sua morte si è voluto
ricordare questo personaggio, come una pietra miliare dell’epistemologia
contemporanea.
un conflitto insanabile?
80 nu 228
alessandro giostra
La tesi della frattura tra scienza e teologia entra in crisi con le ricerche
del XX secolo, durante il quale si pone attenzione al dogma cristiano della
creazione dal nulla come un fondamento essenziale per l’avvio dell’impre-
sa scientifica. Per il filosofo inglese A.N. Whitehead (1861-1947), la scienza
moderna è fondata sul principio, di origine medievale, di un universo ordina-
to, in quanto opera di una volontà divina razionale7. Durante il Medioevo è
maturato quel contesto, adatto all’inizio di una svolta scientifica, caratteriz-
zato dalla traduzione in latino dei testi greci ed arabi. A ciò si aggiungano lo
sviluppo delle università e la conseguente fioritura di molti grandi pensatori.
In seguito alla riscoperta e alla traduzione delle opere di Aristotele, di To-
lomeo e degli altri classici della scienza greca, infatti, nel periodo medie-
vale i corsi accademici di filosofia naturale sono stati incrementati. In tale
contesto, mentre la generale concezione aristotelica dell’universo è rimasta
quella dominante, la ricerca naturale ha iniziato a proporre alcune modifiche
essenziali.
Nel periodo medievale, dunque, le prime novità relative al moto dei corpi
sono state escogitate a partire da argomenti teologici. Nella distinctio 17 del
libro I delle Sentenze8, Pietro Lombardo (ca. 1100-1160) affronta un aspetto
propriamente teologico, chiedendosi se lo Spirito Santo possa accrescere
la propria presenza in una persona. Secondo la teologia cristiana, non può
certo dirsi che lo Spirito divino sia soggetto a una variazione di quantità, ma
l’uomo può possederne più o meno in base all’intensità della sua partecipa-
zione ad esso. L’argomentazione delle Sentenze è stata poi ripresa da Duns
Scoto (1266-1308), secondo cui ogni qualità in una persona può aumentare
o diminuire, introducendo così il concetto di intensione e remissione del-
82 nu 228
alessandro giostra
I successivi risultati ottenuti nel XIV secolo hanno avuto un impatto no-
tevole per la nascita del pensiero scientifico. Tra queste acquisizioni vi sono
i concetti di velocità uniforme e movimento uniformemente accelerato, «de-
finizioni che più tardi Galileo impiegò senza apportarvi alcun miglioramen-
to»11. I filosofi naturali del tempo, pur usando lunghi ragionamenti al posto
delle formule matematiche moderne, sono riusciti a escogitare teorie della
massima rilevanza. Thomas Bradwardine (ca. 1290-1349) e Alberto di Sas-
sonia (ca. 1316-1390), per esempio, hanno conseguito importanti risultati in
merito alla velocità dei corpi in caduta libera. Secondo questi pensatori, due
corpi dello stesso materiale, ma di diverso peso, cadono nel vuoto con la
stessa velocità e questa teoria si oppone a quella aristotelica che sostiene la
diretta proporzionalità tra il peso di un corpo e la sua velocità di caduta, poi-
ché, secondo lo stagirita, la finalità in esso insita coinciderebbe proprio con
il peso12. Anche se non si sa con certezza se Galilei abbia conosciuto queste
teorie13, questi studi medievali attestano che alcune conquiste fondamentali
della fisica moderna sono partite dalle riflessioni di alcuni studiosi che han-
no operato alla fine della Scolastica.
la svolta decisiva
Ciò che Duhem individua è una linea evolutiva nel percorso storico della
scienza. Il passo che segue esplicita la posizione duhemiana ed è possibile
rinvenire in queste parole una notevole affinità con i concetti di adattamento
del paradigma, cumulo delle anomalie e incompatibilità del nuovo paradig-
ma con quello precedente, tipici del pensiero di Thomas Kuhn (1922-1996)16.
Fin dai primi secoli del cristianesimo, inoltre, i pensatori cristiani hanno
respinto alcuni presupposti del pensiero di origine greca, creando così le
condizioni per la nascita della scienza:
84 nu 228
alessandro giostra
Oltre agli aspetti sopra esposti, secondo Duhem l’istanza più eviden-
te della continuità tra Medioevo ed epoca moderna consiste nella teoria
dell’impetus di Buridano (XIV sec.), cioè la prima formulazione del principio
di inerzia. Tra le diverse formulazioni dell’impetus, la più significativa è quella
del commento al De coelo di Aristotele:
86 nu 228
alessandro giostra
di una scienza nuova? La Scolastica. Chi dunque, nel mezzo del XIV
secolo, ha osato dichiarare che i cieli non erano per nulla mossi da
intelligenze divine o angeliche, ma da un impulso indistruttibile ri-
cevuto da Dio al momento della creazione, nello stesso modo in cui
si muove una palla lanciata dal giocatore? Un maestro delle arti di
Parigi: Giovanni Buridano. […] Se dunque questa scienza, di cui noi
siamo così legittimamente fieri, ha potuto vedere la luce, è perché
la Chiesa Cattolica ne è stata la levatrice21.
conclusioni
1
Il fatto che la Chiesa non abbia preso una posizione nei confronti della teoria
di Darwin è stato dimostrato nel volume di M. Artigas - T.F. Glick - R.A. Martinez,
Negotiating Darwin. The Vatican confronts evolution 1877-1902, John Hopkins Univer-
sity Press, Baltimore 2006.
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alessandro giostra
2
Cf. E. Cassirer, La filosofia dell’Illuminismo, La Nuova Italia, Firenze 1973, pp.
63-136.
3
Una valida sintesi delle varie posizioni espresse su questo argomento può es-
sere reperita in: W.E. Burns, Warfare of science and theology, in W. Applebaum (ed.),
Encyclopedia of the scientific revolution, Garland Publishing, New York 2000, pp. 679-
682.
4
Cf. A. Negri, Introduzione a Comte, Laterza, Bari 1983, pp. 44-100.
5
K. Marx, Miseria della filosofia (1847), reperibile su http://www.ousia.it/con-
tent/Sezioni/Testi/MarxMiseriaFilosofia.pdf, p. 27.
6
F. Engels, Lettera a Walther Borgius, 25 gennaio 1894, reperibile su http://xoo
mer.virgilio.it/primomaggiointernazionalista/testi/engels/formazione0012en-
gels1.htm.
7
Cf. A.N. Whitehead, La scienza e il mondo moderno, Bompiani, Milano 1945.
8
P. Lombardus, Libri Quattuor Sententiarum, liber I, d. 17, p. 2, c. 5.
9
Per questo particolare del pensiero di Duns Scoto, trattato all’interno degli
aspetti generali della sua filosofia, cf. P. King, Scotus on Metaphysics, in The Cam-
bridge companion to Duns Scotus, Cambridge University Press, Cambridge 2003, pp.
15-68.
10
E. Grant, Le origini medievali della scienza moderna, Einaudi, Torino 2001, pp.
151-152.
11
Ibid., p. 152.
12
Cf. Aristotele, De coelo, III, 2, 301b.
13
«È possibile che Galileo venisse a conoscenza di questa celebre prova attra-
verso le edizioni a stampa della fine del XV e dell’inizio del XVI secolo». E. Grant, Le
origini medievali della scienza moderna, cit., p. 156.
14
P. Duhem, Le système du monde: histoire des doctrines cosmologiques de Platon à
Copernic, 10 voll., Hermann, Paris 1913-1959. Per brevità i passi citati da quest’opera
sono stati riportati direttamente nella traduzione italiana.
15
Questa affermazione, tratta dagli Études sur Léonard de Vinci, è ripresa da S.L.
Jaki, Uneasy genius: the life and work of Pierre Duhem, Martinus Nijhoff Publishers,
The Hague 1984, p. 395.
16
Cf. T. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino 1999.
17
P. Duhem, Le système du monde, cit., VII, p. 3.
18
Ibid., II, p. 408.
19
G. Buridano, Il cielo e il mondo. Commento al Trattato «Del Cielo» di Aristotele (a
cura di A. Ghisalberti), Rusconi, Milano 1983, p. 327.
20
P. Duhem, Le système du monde, cit., VI, p. 66.
21
Francisco Javier López Ruiz, Pierre Duhem, in Dizionario interdisciplinare di
scienza e fede, http://disf.org/pierre-duhem.
22
P. Duhem, Le systéme du monde, cit., VIII, p. 340.
23
Cf. A. Giostra, Fede, filosofia e scienza in Stanley Jaki, in «Prospettiva Persona»,
n. 92, Rubbettino, Soveria Mannelli 2015, pp. 13-16; A. Giostra, Jaki e la nascita della
scienza. Il ruolo centrale del cristianesimo, in «Emmeciquadro», n. 26, Euresis, Milano
2006, pp. 55-62.
24
Questo passo, tratto dall’opera di Duhem Les origins de la statique (Hermann,
Paris 1903), è stato ripreso da S.L. Jaki, Uneasy genius: the life and work of Pierre
Duhem, cit., p. 390.
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punti cardinali
Camminare insieme
verso l’unità
Nel 500° della Riforma,
alcuni stimoli per avanzare
sulla via dell’ecumenismo 1
Hubertus
Blaumeiser
esperto cattolico
di martin
lutero. membro dal conflitto alla comunione.
del centro cinque imperativi ecumenici
interdisciplinare
di studi “scuola
Non mancano le difficoltà nel mondo dell’ecume-
abbà”. direttore
della rivista di nismo. L’ottimismo con cui ci si era incamminati all’i-
vita ecclesiale nizio del XX secolo, e poi soprattutto dopo il Concilio
gen’s. Vaticano II, ai nostri giorni è abbastanza sfumato. Tanto
più notevole è allora il fatto che la Federazione luterana
mondiale e la Chiesa cattolica romana si siano accorda-
te per commemorare insieme i 500 anni dall’inizio della
Riforma. Il documento della Commissione luterana-cat-
tolica per l’unità che ha posto le basi per ciò porta un
titolo pieno di auspici: Dal conflitto alla comunione.
Per dare l’avvio a questo comune ricordo, papa Fran-
cesco il 31 ottobre 2016 si è recato a Lund, là dove 70
anni prima era stata fondata la Federazione luterana
mondiale. Ho avuto il dono di poter assistere di perso-
na a questo momento storico. Nel corso della preghiera
comune di quel giorno le due comunità mondiali hanno
assunto cinque impegni che erano stati enunciati sotto
Una prima prospettiva. L’unità nella diversità non è qualcosa che possiamo
produrre noi, ma è dono di Dio; non è opera umana, ma grazia.
92 nu 228
hubertus blaumeiser
In uno dei suoi ultimi discorsi, Chiara Lubich si è espressa a questo pro-
posito così: «Gesù crocifisso-risorto è certamente il luogo di una riconcilia-
zione che si estende ai confini del mondo. [...] La comunità, dunque, trova la
sua identità vera in una realtà che la precede: la presenza del Risorto. È Lui
che raduna e riunisce a sé e tra loro i credenti»3.
Questo è a mio avviso un primo cambiamento di prospettiva, così come
emerge dal messaggio del Nuovo Testamento: in Cristo, a partire da Cristo,
siamo già uno! Questa è la buona notizia che ci chiama allo stesso tempo alla
conversione.
E qui mostra la sua profonda verità il primo dei cinque imperativi ecume-
nici di Lund: partire dalla prospettiva dell’unità significa dar più rilievo a ciò
che Dio sta facendo e a ciò che davanti a Dio è già realtà, che non ai limiti e alle
divisioni provocati da noi esseri umani.
Una seconda prospettiva. La nostra fede nel Dio uno e trino e nel Cristo cro-
cifisso ci chiama all’esodo, a metterci in uscita: siamo chiamati a vivere nell’altro,
a pensare e a vivere partendo dall’altro!
Alla fine del suo trattato Sulla libertà del cristiano, Martin Lutero dà un’im-
portante definizione dell’esistenza cristiana: «Un cristiano non vive in se
stesso, ma in Cristo e nel suo prossimo: in Cristo per la fede; nel prossimo
per l’amore»4. Poche pagine prima Lutero spiega: «Come il Padre celeste ci
ha soccorso in Cristo gratuitamente, così anche noi dobbiamo soccorrere
il nostro prossimo gratuitamente […] e diventare così in certo qual modo
Cristo uno per l’altro, affinché siamo reciprocamente dei Cristi, e lo stesso
Cristo sia in tutti: questo significa essere veramente cristiani»5.
Vivere in Cristo attraverso la fede e vivere negli altri attraverso l’amore, per
essere Cristo l’uno per l’altro! In queste parole non c’è nulla che possa dividere
le Chiese, anzi, esse ci chiamano a una conversione. Chi di noi, infatti, come
singolo e come Chiesa, può affermare di vivere in modo così estatico in Dio
e negli altri? Noi tutti ricadiamo sempre nella incurvatio in se, nel ripiega-
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hubertus blaumeiser
mento su noi stessi, come l’ha chiamato Martin Lutero, ovvero nella autore-
ferenzialità che secondo papa Francesco è una malattia mortale.
Né come individui, però, né come Chiesa possiamo concederci di vivere
in un’autosufficienza e in un’autoreferenzialità tali se non vogliamo offusca-
re l’immagine autentica di Dio che si è rivelata a noi in Cristo: il Padre vive
fuori di sé, nel Figlio; e il Figlio vive anch’egli, nello Spirito di Amore, al di fuo-
ri di se stesso nel Padre e allo stesso tempo offre se stesso per noi peccatori
– non per i giusti! – fino allo spogliamento di sé nella morte in croce (cf. Fil
2). Nel nome di questo Dio siamo chiamati a uscire sempre nuovamente da
noi stessi, come persone e come Chiese, per pensare e vivere mettendo al
centro gli altri, immedesimandoci in loro e condividendo con loro ogni cosa:
per essere Cristo per loro.
Quando Chiara Lubich parla di questo nella sua spiritualità, usa l’espres-
sione: farsi uno con l’altro; o più brevemente ancora: vivere l’altro; e rinvia fre-
quentemente alla “regola d’oro”: «Tutto quanto volete che gli uomini faccia-
no a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7, 12). Secondo lei stanno qui il fulcro
e il cardine per qualsiasi tipo di dialogo. Solo se sappiamo così uscire da noi
stessi, potremo indicare all’umanità l’unica via che può salvarla da una terza
guerra mondiale. Solo se, animati da vera solidarietà, sappiamo farci carico
dei difetti reali o presunti degli altri, potremo promuovere un ordine eco-
nomico ispirato alla condivisione e un sistema finanziario orientato al bene
altrui. Solo se sapremo oltrepassare il nostro piccolo mondo, per essere con
l’altro e dall’altro, saremo in grado di intervenire in modo efficace in difesa
della giustizia e della salvaguardia del creato.
A proposito di questo esodo da noi stessi, desidero riportare un’espe-
rienza che mi ha segnato. Nell’agosto 2001 ero a Costantinopoli (Istanbul)
con 50 candidati al sacerdozio che vivono la spiritualità dei Focolari. Vole-
vamo conoscere da vicino la vita delle Chiese dell’Oriente. Abbiamo avuto
tra l’altro un incontro con un teologo del Patriarcato ecumenico. Egli ci ha
illustrato la teologia ortodossa della koinonía, cioè della comunione. È stato
un discorso affascinante, seguito da un dialogo, in cui il teologo ha però più
volte precisato quanto la teologia e la Chiesa ortodosse fossero diverse e
migliori rispetto al cattolicesimo, la qual cosa non mi faceva sentire a mio
agio. Ma cosa potevo fare? A quel punto ha preso la parola un sacerdote
ungherese del nostro gruppo e ha detto: «Sono molto felice di aver final-
mente l’occasione di ringraziare voi ortodossi per gli impulsi importanti che
abbiamo avuto da voi e che hanno tanto contribuito agli insegnamenti del
Concilio Vaticano II». Dopo questo intervento il teologo ha cambiato tono.
Quando gli abbiamo chiesto come vivevano quella realtà della comunione
nel loro monastero ortodosso, ha risposto in modo sorprendente: «Sì, ab-
biamo questa bella teologia della comunione, ma forse voi la mettete più
concretamente in pratica». Alla fine di questo incontro c’era una grande
gioia in noi e anche in quel teologo: facendoci piccoli l’uno di fronte all’altro,
siamo diventati fratelli e ne è nata la comunione.
Come conclusione di questo secondo spunto di riflessione torniamo
nuovamente agli impegni ecumenici presi a Lund. «Lasciarsi cambiare
dall’incontro con l’altro e dalla reciproca testimonianza di fede», dice il se-
condo imperativo ed è ciò che accade quando noi, sia come individui che
come Chiese, pensiamo e viviamo immedesimandoci con l’altro. Solo così
può avvenire una trasformazione e può crescere l’unità.
Una terza prospettiva. L’unità nella verità si può creare solo dal basso; essa
avanza soprattutto se noi, assieme a Gesù crocifisso e risorto, abbiamo il coraggio
di entrare nella piaga della divisione.
Uno dei grandi problemi dell’unità nella diversità è la questione della
verità. Come riuscire a progredire su questo punto? Le nostre differenze
dottrinali non possono essere tutte ricondotte a quello che gli esperti dell’e-
cumenismo chiamano “consenso differenziato”. Accanto a molte differenze
legittime, che esistono anche all’interno delle varie comunità di fede e che
rappresentano un arricchimento, ci sono anche concezioni su cui non c’è
accordo e che sono addirittura diametralmente opposte tra loro.
Non possiamo tacere questo. Ma non dobbiamo neppure sbatterci in
faccia queste differenze oppure chiuderci in modo autocompiaciuto ciascu-
no nella propria convinzione di fede, lasciando che l’altro vada per la propria
strada, guardandolo magari con un senso di superiorità.
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hubertus blaumeiser
In fondo l’unità nasce là, dove assieme a Gesù ci addentriamo nella piaga
della divisione, vale a dire: dove non ci lasciamo scoraggiare dalle delusioni e
neanche da possibili ferite. L’unità può crescere soltanto se non ci facciamo
da parte quando i rapporti diventano difficili, ma perseveriamo, insieme al
Crocifisso, e ci accogliamo l’un l’altro anche quando ciò può far male. Allora
può avvenire una trasformazione.
Anche qui un’esperienza. Alcuni anni fa dovevo scrivere un articolo teo-
logico insieme a un collega protestante. Ci siamo accordati che io avrei steso
una prima bozza. Il mio collega ha poi continuato a lavorare a questo testo.
Quando me l’ha ridato, avevo l’impressione di non ritrovare un gran che dei
tre punti che avevo io. E mi sembrava che quel testo mancasse dell’equilibrio
necessario. Che fare? Scrivere l’articolo da solo? O semplicemente prender-
lo così come stava venendo? Sentivo che per amore della verità, ma anche
per amore del mio collega, dovevo essere sincero. Ho quindi condiviso con
lui la mia impressione e la mia sospensione. Ne è nata una situazione non
facile per entrambi. Lì per lì non siamo riusciti a trovare insieme una solu-
zione. Dentro di me rimaneva un grande punto di domanda, il buio. Ma in
quel buio – avevo imparato da Chiara Lubich – c’era la presenza del Cristo
abbandonato dal Padre. Dopo una lotta interiore che è durata un po’, ho
potuto dire di sì a questo incontro con il Crocifisso e mettere tutto nelle sue
mani. Quando poi ci siamo ritrovati, il mio collega, che probabilmente aveva
percorso un simile cammino interiore, ha detto: «Ricominciamo ancora una
volta da capo!». Ricominciare da capo significava mettere da parte tutti i
miei pensieri e ascoltare con attenzione l’altro e, prima ancora, ascoltare
insieme Gesù, lo Spirito Santo. Indubbiamente anche il mio collega ha as-
sunto lo stesso atteggiamento e così siamo riusciti a metter giù in breve
tempo nove punti da sviluppare in quell’articolo. Ancor oggi rimango colpito
da ciò che quella volta abbiamo messo per iscritto e mi dico: tu sei coautore
di questo testo?
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hubertus blaumeiser
1
Il presente articolo riproduce l’intervento dell’Autore alla Giornata ecumenica
Gaandeweg één svoltasi il 18 marzo 2017 a Mariënkroon, Nieuwkuijk, in Olanda, in
occasione dei 500 anni della Riforma e del settimo anniversario della morte di Chia-
ra Lubich. Promotori dell’iniziativa erano l’Associazione cattolica per l’ecumenismo
“Athanasios en Willibrord” e il Movimento dei Focolari. Vi hanno partecipato 380
persone tra cui i leader delle principali denominazioni cristiane presenti nel Paese.
2
Cf. Commissione luterana-cattolica per l’unità, Dal conflitto alla comunione.
Commemorazione comune luterana-cattolica della Riforma nel 2017, in «Il Regno - do-
cumenti», Supplemento al n. 11, 1 giugno 2013, nn. 239-243; disponibile anche su
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/lutheran-fed-
docs/rc_pc_chrstuni_doc_2013_dal-conflitto-alla-comunione_it.html.
3
C. Lubich, Gesù in mezzo a noi, in «gen’s», 35 (2005/2), pp. 37-38.
4
M. Lutero, Trattato sulla libertà cristiana, 30; WA 7, 38, 6-8 (versione tedesca).
5
Ibid., 27; WA 7, 66, 25-28 (versione latina).
6
C. Lubich, Il sacerdote oggi, il religioso oggi, in P. Coda - B. Leahy (edd.), Preti in
un mondo che cambia, Città Nuova, Roma 2010, pp. 24-25.
7
Francesco, Omelia alla celebrazione dei Vespri nella solennità della conversione di
san Paolo apostolo, Basilica di San Paolo fuori le Mura, Roma, 25 gennaio 2017.
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alla fonte del carisma dell’unità
Storia di Light. 12
La Chiesa madre
la notte oscura
Ancora vedo quella creatura. D’un baleno prese per mano due pope, e
corse, come volasse, giù per la scesa di via Cervara avviandosi all’episcopio.
Tornò dopo circa un’ora dicendomi che il vescovo mi scongiurava di non
mettere in atto la mia minaccia, perché mi stimava ecc. ecc.
Difatti le sue idee si erano capovolte.
Chiara, per carità verso di me, finalmente s’era decisa a dire come stava-
no le cose: e cioè di denunciare i motivi di quella calunnia, spiegando ragioni
e modi. Fu una rivelazione per il vescovo; il quale, essendo in buona fede,
da quel momento si fece il protettore nostro e personalmente verso di me
fu d’una cordialità unica, davvero fraterna, sino alla morte. Mi voleva suo
ospite quando andavo a Trento.
Egli ci protesse con dichiarazioni esplicite, mentre ci consigliò di pazien-
tare circa l’inchiesta che, lenta, si muoveva dal S.O. 2. Diceva scherzando
che, in quelle cose, conviene «non dire mai di no, e far quel che si può».
E ci diede intanto come consigliere e assistente il padre Tomasi, già su-
periore generale degli Stimmatini, da cui anche lui proveniva. E fu un assi-
stente santo.
Osservatori vennero sopra tutto nelle Mariapoli: padre Corrà; poi padre
Orlini; severi conventuali, che appena conobbero la realtà dell’Opera, ne di-
vennero amici sorridenti.
Arrivarono allora i primi divieti a sacerdoti secolari e a religiosi di fre-
quentare i Focolari: difatti s’addensarono su di questi le calunnie, che il Si-
gnore permetteva per la loro purificazione. A uno di questi divieti riguardan-
ti i sacerdoti si riferisce questa lettera.
102 nu 228
igino giordani
F.to Chiara4
dei Focolari, sino a rompere totalmente col mondo. Del pari era rimasto im-
pressionato dalla fioritura di vocazioni sacerdotali che si stava verificando
tra i focolarini. Segno questo – mi disse – che l’Opera viene da Dio.
In quel torno di tempo, padre Tomasi, che era il padre spirituale di Chia-
ra e di non pochi focolarini e focolarine, acconsentì a che facessero i voti
perpetui di verginità. All’Immacolata, nella chiesa di Sant’Agata dei Goti, la
cosa si fece a Roma.
C’erano anche i popi del terzo ramo6, i quali fecero un voto di castità
speciale che già, a Santa Maria Goretti, aveva fatto Foco. Nella folla c’era
anche Camilla Folonari alla quale fu concesso, in via straordinaria (aveva
appena 18 anni), di fare il voto perpetuo di verginità: fatto straordinario che
le procacciò da Chiara il nome di Virgo.
Quel giorno fu considerato il Natale del terzo ramo: l’Immacolata era la
Vergine, Sposa e Madre.
Il Natale seguente Chiara fu a Trento per assistere agli ordini minori di
Chiaretto. Padre Tomasi passò il Natale in focolare a Roma.
Il 1° gennaio successivo (1954) egli fu colpito da malore mentre celebra-
va la santa messa all’altare. Chiara informata voleva correre: ma il vescovo
la invitò a restare, pur sapendo che il padre generale degli Stimmatini aveva
autorizzato l’ammissione di Chiara nella clausura. A Trento Chiara doveva
restare per assistere all’ordinazione di Chiaretto, il quale doveva sostituire
il padre Tomasi.
Nel mezzo della notte oscura e connessa con la crisi del Movimento, si
produsse una malattia grave di Chiara. Essa si palesava col singhiozzo. In
quel tempo anche Pio XII soffriva gravemente col singhiozzo. A letto, in via
Tigrè le pervenne una lettera della sorella del pontefice di voler pregare per
il papa che pareva morisse. La marchesa Pacelli aveva dato in affitto la villa
di Grottaferrata ai focolarini e seguiva con grande simpatia il Movimento.
I popi temettero che Chiara offrisse la sua vita per la vita del papa. Ma
invece Chiara ebbe un lume che, in quei giorni, ci apparve mirabile: vide – lo
scrisse alla marchesa Pacelli – che il papa non sarebbe morto, anzi sarebbe
guarito.
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igino giordani
Natale 1954
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igino giordani
cosa quei due nomi significano; ci riportano alle origini più pure
dell’Ideale; mentre attuano anche sotto questo rispetto, la coope-
razione – anzi la fusione – di tutti i rami: sì che noi penetriamo anche
nel terzo ramo. Siamo organicamente solidali: e speriamo anche
internamente, a Corpo mistico. L’un ramo si santifica santificando
l’altro: tutto l’Ordine si santifica santificando l’umanità.
Così ci accingiamo a fare del 1955 – specie se, come par certo, la Chie-
sa Madre che ci ha messi al mondo ci metterà pure al lavoro –, l’anno
di conquista di quante più anime sia possibile, allo stesso nostro amo-
re che sta nel binomio Gesù e Maria e si traduce minuto per minuto in
servizio della Chiesa.
La notte di Natale preghiamo tutti perché Dio restituisca piena sa-
lute a Chiara, di cui l’Ordine ha più bisogno ora che il suo impegno
si fa più grave. E preghiamo per la Chiesa santa, per il papa, per i
vescovi, il clero e le vergini, e per tutti i prossimi nei quali, attimo
per attimo, vogliamo servire Gesù.
Chiara vi saluta in Lui caramente
Foco
i sette colori
Ancora nel 1954 verso l’autunno, un giorno, Chiara a Milano9 aveva spie-
gato le rifrazioni dell’unica luce. Quelle che si chiamarono “colori” (imma-
gine e numero venivano dall’iride). Contemporaneamente ella aveva visto
quali persone fossero state elette alle mansioni rappresentate dai colori; e
cioè:
1) rosso (l’economia: la Giosi). L’economia era messa in testa perché in-
segna il Signore: «Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri; poi vieni e segui-
mi», atto di distacco preliminare.
2) Arancio (l’apostolato: Graziella): «Fuoco son venuto a portare sulla
terra…»: se non si conquistano anime è come se il fuoco si spegnesse: si
morirebbe di freddo.
3) Giallo (l’amore a Gesù Abbandonato: Natalia): non si può vender tutto
ed essere fuoco se non si è Gesù Abbandonato.
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igino giordani
4) Verde (la salute: Aletta): non tanto la salute fisica, quanto la salute del
Corpo mistico: essa sta nella presenza di Gesù fra noi.
5) Azzurro (la casa: Marilen): la casa come “ecclesia”.
6) Indaco (la sapienza: Bruna).
7) Violetto (l’aggiornamento: Eli): l’aggiornamento pone tutto in comune
e crea l’unità.
Dai colori vennero fuori gli schemetti, e cioè i quadri per analizzare in
ciascuno queste operazioni, quotidianamente.
la lega
Impressionante era il fatto che quanto più cresceva la pressione degli av-
versari tanto più l’Opera si sviluppava. Senza nessuna pubblicità spontane-
amente accorrevano folle sempre più vaste di focolarini e di simpatizzanti.
Tra essi sacerdoti e non solo italiani; e religiosi e religiose ai quali appariva
evidente che quello spirito giovasse a qualunque regola, dentro qualsiasi
clausura: il benedettino si sentiva più benedettino, la clarissa più clarissa,
il francescano capiva meglio san Francesco e il domenicano si confermava
nella sua vocazione. Circolavano così in un unico circuito di carità i valori
degli ordini più vari e del sacerdozio e del laicato…
Nel 1955 avvenne quello che noi chiamiamo “lo scatto dell’Opera”. At-
torno al nucleo dei consacrati, stava nascendo una comunità di sacerdoti
e religiosi, fusi dall’Ideale comune, che si raggruppavano attorno al padre
Paolo Hnilica (chiamato padre Maria da Chiara): stava nascendo la Lega.
Del pari, sin dalle origini, attorno ai Focolari, si erano venuti disponendo
uomini e donne, avidi di partecipare alla vita di unità; disponendo in cerchi
sempre più larghi, cui si diede il nome di Movimento.
Ordine, Lega, Movimento, erano non tre settori, ma diverse articolazioni
di una medesima vita.
Uscendo un giorno dalla chiesa di San Giuseppe, alla Nomentana
(Roma), Chiara, che vedeva i coniugati sotto il profilo di san Giuseppe e le
vergini sotto quello di Maria e i giovani sotto quello di Gesù, vide in Foco
colui che doveva occuparsi dei protestanti. Si era lontani dall’ecumenismo
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igino giordani
Carissimi focolarini,
vorrei parlare a voi dell’Ordine di Maria.
Più vado avanti e più mi appare bello, di divina-mariana bellezza,
l’Ordine di Maria.
Vi scrivo dalla mia stanza di Grottaferrata. Ho la porta aperta e di
fronte in quella stanzetta verde sta Gesù Eucarestia, oggi venuto
per abitare sempre con noi.
Non vi nascondo che per me la vita è mutata. Ora mi pare sempre
giorno anche se la sera cala presto in novembre e tutto mi sembra
così pieno.
Ero lì poco fa in meditazione ma non seppi resistere a lungo senza
profonda commozione. Rivedevo con Lui la nostra vita, di noi fo-
colarini e m’apparve così bella e così divina che mi sentii spinta a
scrivervi.
Vedete, noi dell’Ordine di Maria, abbiamo una grande croce, che il
resto dell’Opera11 non ha. Quando siamo entrati in focolare abbia-
mo detto di scegliere Gesù Abbandonato ed Egli subito si presentò.
Sappiamo d’essere amati da Dio, forse prediletti su tanti, sappiamo
d’essere nel cuore della Chiesa, ma su noi, sul nostro Ordine grava
un’ombra… e voi lo sapete: è il S.O.
Gesù non poteva permettere dolore più adatto per noi che siamo
anime spose di G.A.!
Potevamo togliercelo dalle spalle: bastava aderire subito al Mondo
Migliore e saremmo entrati di botto in un movimento approvato che
è messo come fiaccola sul moggio e che il Santo Padre stesso ha
visitato.
Ma a quale prezzo…
Si sarebbe estinta questa luce, sarebbe scomparso l’Ideale, sarem-
mo diventati una cosa bella, ma come le altre.
No, no, noi lo sappiamo: la Luce si paga; la vita, che attraverso di noi
arriva a tante anime, si produce con la morte. Solo passando per il
gelo si arriva all’incendio.
A quanto consta a noi questa Luce dell’Ideale non l’ha nessuno. È
un dono che noi non possiamo misurare! È l’effetto della presenza
di Gesù fra noi che qui si è posto… perché ha trovato povere donne
e poveri pescatori…
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igino giordani
Chiara12
città nuova
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igino giordani
i volontari
Nel gennaio del 195716 sorse l’idea dei volontari; «anime prestatesi a servi-
re Gesù da discepoli decisi nel mondo: gente pronta a tutto perché Dio, Gesù,
Maria, il Vangelo, la Chiesa trionfino; un esercito di volontari perché l’amore è
libero; un esercito perché occorre fare una guerra ed edificare una città nuo-
va…», come suona un articolo di Chiara su Città Nuova del gennaio 1957.
Nello stesso numero Chiara annunziava la nascita della prima popa, Dina
Posenato, al Paradiso: con che l’esercito cominciava a rientrare in Patria.
Come si vede l’animatrice non si stancava. La sua fantasia era aggancia-
ta al suo cuore: quindi non si esauriva. E l’intelligenza, illuminata dalla grazia,
convogliava sentimenti e iniziativa verso sbocchi positivi. E questo mentre si
addensavano sempre di più le minacce in proporzione alle audacie.
Quell’anno 1957 difatti si era aperto sotto la minaccia che il Movimento
fosse per essere condannato. Oppure che Chiara sarebbe stata allontanata.
E Chiara vedeva con sbigottimento che 300 figli non parevano capaci di
salvare una mamma mentre una mamma è capace di salvare 300 figli. I suoi
sentimenti erano partecipati da tutta la famiglia la quale sempre più capiva
che senza Chiara sarebbe morta; poiché per il tramite di Chiara attimo per
attimo, le veniva la vita, la sua originalità, la ragione d’essere.
Il dramma appare nella sua nudità in questa lettera di Chiara del 4 aprile
1957:
Grottaferrata, 4.4.1957
Carissimi,
rispondo con una sola lettera alle molte che in questi giorni mi ar-
rivano da voi.
Esse mi dicono quanto voi partecipate alla vita (vita di morte alle
volte) dell’Opera nostra. E vi assicuro che, dopo Gesù Eucarestia,
ogni vostra lettera è l’unico raggio di sole in questa cupa notte che
avvolge, non solo l’anima mia, ma tutta l’Opera.
Gesù vi ricompensi!
Eppure credetemi in questo “orrido” che si profila così frequente-
mente e che culmina in certi dolori di cui voi siete a conoscenza, c’è
116 nu 228
igino giordani
F.to Chiara17
Fu arcivescovo di Trento dal 1941 al 1962. Cf. L. Abignente, “Qui c’è il dito di
1
Dio”. Carlo De Ferrari e Chiara Lubich: il discernimento di un carisma, Città Nuova, Roma
2017.
2
S.O. sta per Santo Offizio, qui e nelle seguenti pagine.
3
Valeria Ronchetti, focolarina, una delle prime compagne di Chiara.
4
Scritto inedito. Qui si riporta la versione dello scritto così come Giordani lo
trascrisse in queste pagine.
5
Don Pasquale Foresi. Cf. I. Giordani, Storia di Light. 7, in «Nuova Umanità», 223
(2017/3), p. 133.
118 nu 228
igino giordani
6
Cf. I. Giordani, Storia di Light. 6, in «Nuova Umanità», 222 (2017/2), p. 158.
7
Gesù Abbandonato.
8
In questi anni con Ordine di Maria si indicava il primo, secondo e terzo ramo,
cioè focolarine, focolarini e focolarini sposati. Cf. I. Giordani Storia di Light. 7, in
«Nuova Umanità», 223 (2017/3), p. 133.
9
Lapsus: sta per Roma. «L’amore è luce, è come un raggio di luce, che, quando
attraversa una goccia d’acqua, si spiega in arcobaleno, dove si possono ammirare i
suoi sette colori. Tutti colori di luce, che a loro volta si spiegano in infinite gradazio-
ni» (cf. C. Lubich, Una via nuova, Città Nuova, Roma 2002, pp. 65-67).
10
Giulia Folonari (Eli) e Giudo Mirti (Cengia) erano tra i primi focolarini. A volte
Chiara dava ai focolarini un “nome di battaglia”, un soprannome che esprimeva una
caratteristica della loro personalità spirituale e indicava il loro dover essere.
11
L’Opera, oltre all’Ordine, era composta dal Movimento, cioè tutte le persone
che avevano aderito in qualche modo all’Ideale, e dalla Lega, cioè i sacerdoti, e i
religiosi con padre Maria.
12
Scritto inedito. Qui si riporta la versione dello scritto così come Giordani lo
trascrisse in queste pagine.
13
Sono due tra i primi focolarini: Bruna Tomasi e Vitaliano Bulletti.
14
POA è la sigla che indica la Pontificia Opera di Assistenza.
15
Come si vedrà nello svolgimento del racconto, la fusione tra i Focolari e il
Mondo Migliore non avverrà, ma qui Giordani racconta le alterne e complesse vi-
cende che hanno caratterizzato questo periodo.
16
Nel 1956, quando sotto l’incalzare dei tragici fatti d’Ungheria, papa Pio XII
pronuncia l’accorato appello: «Dio, Dio, Dio…», per far risuonare «il nome di Dio
nelle piazze, nelle case, nelle officine…», Chiara accoglie quel grido e sembra fargli
eco affermando: «Occorrono autentici discepoli di Gesù nel mondo. Discepoli che,
volontariamente, lo seguono. Un esercito di volontari, perché l’amore è libero […].
Una società che testimoni un solo nome: Dio».
17
Scritto inedito. Qui si riporta la versione dello scritto così come Giordani lo
trascrisse in queste pagine.
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alla fonte del carisma dell’unità
Maria introduzione
Caterina
Atzori Il presente studio avrà come oggetto lo scritto di
Chiara Lubich: Ho un solo sposo sulla terra.
docente di Si tratta, molto probabilmente, del testo più univer-
italiano e latino salmente conosciuto della fondatrice del Movimento dei
presso il liceo Focolari. Di esso, nell’Archivio Chiara Lubich, si custo-
scientifico statale disce l’autografo, di cui si può leggere una riproduzione
“b. touschek” di
grottaferrata autentica – corredata, inoltre, di dipinti e disegni a cura
(rm). membro del di G. Davì – nell’elegante brochure C. Lubich, Ho un solo
centro chiara sposo sulla terra, Città Nuova, Roma 2000.
lubich per il Un estratto dello scritto è stato pubblicato per la pri-
settore “studi ma volta il 20 settembre 1957, sulla rivista Città Nuova1
linguistico-
letterari”. già e, due anni più tardi, in quello che è stato il primo libro a
membro della firma di Chiara Lubich: Meditazioni2.
scuola abbà, Ho un solo sposo è stato ancora riproposto – con di-
per linguistica, verse varianti d’autore – in tutte le successive edizio-
filologia e ni del libro Meditazioni e in altri titoli di Chiara Lubich,
letteratura.
compreso Il grido (Città Nuova, Roma 2000). Proprio in
quest’ultima opera, che Chiara ha voluto fosse «come
un canto d’amore a Gesù Abbandonato», il nostro scrit-
to appare finalmente pubblicato in modo integrale, fede-
le all’autografo che porta la data del 1949.
Le prime ricerche compiute dal Centro Chiara Lu-
bich, anche in vista di una prossima edizione critica del
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Lo scritto non ha titolo, ma solo una data: 20-9-49; è un testo pulito, che
evidenzia una scrittura lineare, senza alcuna chiosa o correzione, con cinque
parole sottolineate.
Al momento non siamo in grado di dire se sia esistita una sua precedente
brutta copia.
Appare, sull’angolo in alto a destra del foglio, un numero segnato con
matita rossa: 58. Sembra apposto successivamente, probabilmente da
Chiara stessa: forse pensando a una possibile numerazione di scritti vari?
cpv 6 Perché anch’io ho il mio Paradiso, ma è quello nel cuore dello Sposo mio.
Non ne conosco altri
cpv 9 Ma occorre esser come Lui: esser Lui nel momento presente della vita.
angoscie vs angosce
strazii vs strazi
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colla vs con la
coll’ vs con l’
pel vs per il
collo vs con lo
Il Testo E ripropone come titolo «Non conosco che Cristo e Cristo cro-
cifisso», ma nell’incipit recupera la dicitura “Gesù Abbandonato”. Presenta,
però, ancora una sostituzione nella definizione di “Lui”:
contestualizzazione storica
Il testo Ho un solo sposo sulla terra fa parte di una raccolta più ampia di
scritti risalenti al 1949-1951 e raccolti sotto il nome di “Paradiso ‘49”5: essi
documentano un momento particolarmente luminoso della vita di Chiara Lu-
bich, iniziato durante l’estate del 1949, quando – lasciata la città di Roma6 – era
rientrata (per un breve periodo di vacanza) nella sua terra natale, il Trentino,
insieme ad alcune delle sue prime compagne e ad alcuni focolarini: durante
tale periodo la troviamo talvolta a Trento, altre volte sulle montagne circo-
stanti, lungo la valle di Primiero. È un’estate ricca di luce intensa, in cui Chia-
ra coglie per una grazia particolare «molte verità della fede» e soprattutto
capisce «chi è per gli uomini e per il creato Gesù abbandonato, che tutto
aveva ricapitolato in sé». Ripercorrendo quella “esperienza” a distanza di
tempo lei stessa non esita a dire che «è stata così forte» da pensare che la
vita sarebbe stata sempre «luce e Cielo»7.
Il 20 settembre 1949 deve ritornare in città, probabilmente a Roma, dove
in realtà la ritroveremo all’inizio di ottobre dello stesso anno. È per lei un
«brusco risveglio»8.
Come può infatti «allontanarsi da quel Cielo» in cui erano vissuti? Af-
ferma di sentire l’incapacità di «adattarsi alla terra dopo essersi abituata al
Cielo». Dio non può volerlo9.
Ma Foco [Igino Giordani] la sollecita: deve tornare sulla terra, fra gli uo-
mini, proprio per amore di quel Gesù Abbandonato, che lei stessa gli ha
insegnato ad amare10.
È allora che, «nello schianto e nel pianto», Chiara scrive: «Ho un solo
sposo sulla terra: Gesù Abbandonato».
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Paradiso nel cuore dello Sposo mio»; «per la comunione collo Sposo mio»:
tenerezze di un’anima profondamente innamorata.
cpv 1 Ho un solo sposo sulla terra: Gesù Abbandonato; non ho altro Dio
fuori di Lui. In Lui è tutto il Paradiso con la Trinità e tutta la terra
con l’Umanità.
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che troverà poi il suo culmine proprio nella parte centrale del testo:
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cpv 4 Andrò pel mondo cercandoLo in ogni attimo della mia vita.
Appare subito evidente uno slittamento nella scelta dei verbi e dei tempi
verbali. Dall’uso esclusivo del binomio “io ho - Lui è” si passa ora all’uso di
un verbo d’azione al tempo futuro: “andrò”, sostenuto dal gerundio “cercan-
doLo”. Viene anche indicato uno spazio: “pel mondo”; e un tempo: «in ogni
attimo della mia vita».
Che cosa “cerca” l’io-narrante? Il pronome atono “Lo” si riferisce mor-
fologicamente al “Dolore universale”, ma, proprio in virtù della personifica-
zione precedentemente rilevata, dal punto di vista semantico il Dolore uni-
versale è ancora il nome proprio di Gesù Abbandonato. Con il verbo “andrò”
il testo acquista ora una forza centrifuga, che porta l’io-narrante ad uscire
fuori di sé, fuori di Lui dentro di sé, per cercare ancora Lui, “Dolore univer-
sale”, “pel mondo”.
Diventa allora interessante osservare come, nonostante il rapporto d’a-
more così geloso, così esclusivo tra l’io-narrante e lo Sposo, questo rapporto
trova ora la sua massima espressione, la sua sublimazione, non in una cella,
ma proprio passando attraverso “il mondo”.
Il testo risulta così frutto di un equilibrio tra un “essere dentro” (il cuore
dello sposo) e un “cercare” ancora Lui “fuori” (nel mondo).
Ciò è documentato anche dalla successiva presenza di altri verbi di mo-
vimento al tempo futuro, che avranno sempre come soggetto l’io-narrante e
che continueranno a liberare nel testo la forza centrifuga sopracitata:
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Lui è “il Peccato”, “l’Inferno” perché ha assunto in sé, “in Lui” «tutta la
terra con l’Umanità».
Alla luce di quanto letto, non fa più meraviglia l’affermazione apparen-
temente paradossale («Lui è il Peccato, l’Inferno»), anche se, probabilmente
per la sua arditezza, essa era stata omessa o sostituita nelle prime edizioni
del testo.
Lo scritto Ho un solo sposo, comunque, non trova in questa affermazione
la sua chiusa definitiva. Infatti, già la presenza del verbo assetata innesca un
dinamismo che porta al superamento dell’Inferno.
cpv 7 Così prosciugherò l’acqua della tribolazione in molti cuori vicini e per
la comunione collo Sposo mio onnipotente – lontani.
cpv 8 Passerò come Fuoco che consuma ciò che ha da cadere e lascia in
piedi solo la Verità.
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Egli, fatto peccato, fu fatto Nulla. In Lui il Nulla è tanto unito al Tutto
(Dio) che ciò che è dell’uno è dell’altro e cioè il Nulla divenne Tutto:
Gesù Abbandonato è Dio. Gesù-peccato è Dio; Gesù-Nulla è Dio.
Gesù-Inferno è Dio. Dunque il Padre, e chi sta in seno a Lui, dovun-
que vede nulla vede Gesù Abbandonato, vede cioè Se stesso: Dio, e
quindi dovunque vede Dio: Paradiso.
Gesù Abbandonato ha distrutto il peccato e la morte e vi mise: l’A-
more e la Vita.
Gesù Abbandonato aveva infatti riassunto in Sé tutta la vanità e la
riempì di Sé22.
cpv 9 Ma occorre esser come Lui: esser Lui nel momento presente della vita.
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esser Lui
⇑
occorre esser
come Lui
⇑
passerò come
Fuoco
⇑
prosciugherò
l’acqua della
tribolazione
⇑
Il mio Paradiso è
quello nel cuore
dello Sposo mio
E prendo contatto col Fuoco che, invadendo tutta l’umanità mia do-
natami da Dio, mi fa altro Cristo, altro uomo-Dio per partecipazio-
ne, cosicché il mio umano si confonde col divino ed i miei occhi non
sono più spenti, ma, attraverso la pupilla che è vuoto sull’anima,
per il quale passa tutta la Luce che è di dentro (se lascio viver Dio in
me), guardo al mondo e alle cose; però non più io guardo, è Cristo
che guarda in me24.
Un’anima fatta Gesù, che entra nel Padre e sposa (come Chiesa)
il Figlio, porta in sé tutta la creazione e questa è la sua dote! Sen-
za questa dote Gesù non la sposa. Allora Gesù dona a lei tutto il
Paradiso. E questa è la dote di Lui! E soggiunge: Credemmo e chie-
demmo e ci diede tutto da portar a Lui ed Egli ci darà il Cielo: noi il
creato, Egli l’Increato26.
1
C. Lubich, Meditazione, in «Città Nuova», 7 (1957), p. 2.
2
Id., Meditazioni, Città Nuova, Roma 1959, p. 33. Il libro conta ora 27 edizioni ed
è tradotto in oltre 20 lingue.
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3
Ciò rientra, d’altro canto, nello stile della Lubich, che spesso ha rivisitato i suoi
testi in funzione di necessità comunicative legate anche al pubblico cui di volta in
volta si rivolgeva. Cf. in merito D. Micalella, L’opera letteraria di Chiara Lubich. Questio-
ni di metodo nello studio dei suoi testi, in AA.VV., Come frecciate di Luce, Città Nuova,
Roma 2013, pp. 53-68.
4
I testi presi in considerazione non esauriscono le varianti in circolazione nelle
varie parti del mondo, ma ne rappresentano i passaggi più significativi.
5
Cf. in merito A. Sgariglia, Prefazione, in AA.VV., Come frecciate di Luce, cit., pp.
5-9.
6
Cf. C. Lubich, Lettere dei primi tempi, Città Nuova, Roma 2008, pp. 219-222.
7
Id., Il grido, Città Nuova, Roma 2000, pp. 55-56.
8
Ibid., p. 56.
9
Cf. C. Lubich, Paradiso ‘49 [1961], in AA.VV., Come frecciate di Luce, cit., pp. 22-
23.
10
Cf. C. Lubich - I. Giordani, “Erano i tempi di guerra...”, Città Nuova, Roma 2007,
pp. 154-156.
11
Abbiamo volutamente messo tra parentesi il pronome personale “io”, perché,
in realtà, è usato esplicitamente solo una volta («anch’io ho il mio Paradiso»); le altre
volte è sottinteso dietro le forme verbali di prima persona (“ho”; “andrò”; “prosciu-
gherò”; “passerò”).
12
È interessante in merito una lettera del 12 ottobre 1958, in cui Chiara, rivol-
gendosi alle e ai focolarini, confiderà: «Il Dio che ha scelto te, che ha scelto voi, si
chiama “Abbandonato”. E questo nome mi si scolpì nel cuore in modo nuovo, più
alto, più solenne. Mi parve divenuto il mio cognome». Cf. C. Lubich, Il grido, cit., pp.
82-83.
13
Ibid., p. 20.
14
C. Lubich, Scritto inedito, 29 luglio 1949; cf. anche «Nuova Umanità», 117-118
(1998/3-4), p. 393.
15
Id., Scritto inedito, 6 settembre 1949; cf. anche «Nuova Umanità», 120
(1998/6), p. 687.
16
Id., Scritto inedito, 27 agosto 1949; cf. anche «Nuova Umanità», 120 (1998/6),
p. 675.
17
Ci sembra significativa tuttavia la presenza – anche se affermata come as-
senza – dei termini di area semantica positiva: la pace, il gaudio, il bello, l’amabile,
il sereno sono attributi del Paradiso. E nel momento in cui vengono pronunciati, si
genera nell’animo di chi legge come una nostalgia di cielo.
18
C. Lubich, Scritto inedito, 24 luglio 1949; cf. anche «Nuova Umanità», 117-118
(1998/3-4), p. 405.
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in biblioteca
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Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società
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Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società
Agostino Mazzella
1
P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa
e nella società, Rizzoli, Milano 2017, p. 10.
2
S. Mattarella, Discorso alla giornata mondiale contro la corruzione, in «Avveni-
re», 9 dicembre 2015.
3
R. Cantone - F. Caringella, La corruzione spuzza, Mondadori, Milano 2017, p.
22.
4
Francesco, Meditazione mattutina a Santa Marta, 17 novembre 2015.
5
P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa
e nella società, cit., p. 36.
6
Francesco, Meditazione mattutina a Santa Marta, 11 novembre 2013.
7
Id., Incontro con la popolazione di Scampia e con diverse categorie sociali, Napoli,
21 marzo 2015.
8
Corruption Perceptions Index 2016, reperibile su www.transparency.org.
9
Cf. R. Cantone - F. Caringella, La corruzione spuzza, cit., p. 100.
10
Cf. P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere la corruzione nella
Chiesa e nella società, cit., pp. 142ss.
11
Lc 16, 13.
12
Cf. R. Cantone - F. Caringella, La corruzione spuzza, cit., p. 248.
13
Cf. P.K.A. Turkson - V.V. Alberti, Corrosione. Combattere la corruzione nella
Chiesa e nella società, cit., p. 192.
14
Ibid., pp. 196s.
15
Mt 5, 37.
16
C. Lubich, Sì, sì. No, no, Città Nuova, Roma 1973, qui p. 7.
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Introduzione al pensiero politico di Ketteler
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Introduzione al pensiero politico di Ketteler
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Introduzione al pensiero politico di Ketteler
i princìpi generali a tutela del bene comune, sono certamente mutuati dal
pensiero di Ketteler; quel vescovo che era stato raffinato pensatore, ma an-
che energico militante, e che proprio Leone XIII – in un altro contesto – aveva
definito suo “illustre predecessore”.
Girolamo Rossi
Disarmo
di Maurizio Simoncelli / Gianadrea Gaiani
Vincenzo Camporini / Carlo Cefaloni
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english summary
medical expenses are a daily challenge. appropriate sanction, though often the
And poverty becomes misery when, behavior of the parties, which in theory
in granting mining contracts, many of is lawful, can generate illegalities that
which awarded to European and Ameri- must be prevented and sanctioned. The
can multinationals, there is a game of withdrawal of guardianship often pro-
interests that ends with the exploitation vides an opportunity to a change of way
of the producer country. But it will be of behaving, guaranteeing the rights
the Africans themselves who overturn of third parties without frustrating the
the situation when they choose as their achievement of goals.
leaders those who are capable of "dying
for their own people". punti cardinali
scripta manent Duhem and the Christian Origins
of Science
The Trial of Verre
A. Giostra
M.T. Cicerone p. 79
p. 67
The conception of a clear cut distinction
Gazzarra’s book, Processo per corruzione, between science and religion has been
is set in 70 BC, and deals with the trial overcome by the work of some Twenti-
of Verre. Senator Marcus Tullius Cicero eth Century thinkers. Although they laid
brings the case on behalf of the 64 cities stress on the methodological differenc-
of the province of Sicily, which constitute es between those two disciplines, the
the "civil party". They seek justice against idea of their mutual incompatibility has
the abuses and harassment suffered un- been rejected. The French philosopher
der Gaius Verre, Roman governor of Sici- Pierre Duhem explored the medieval or-
ly during the previous three years. An old igin of science and challenged the preju-
story, but very up to date in its contents. dice that science emerged in opposition
to the basic tenets of Christian faith.
parole chiave The importance of Duhem’s investiga-
tions lies in having determined a marked
Legality turning point within the dominant posi-
C. D’Alfonso tivistic culture of his time. Duhem joins
the group of those French thinkers
p. 73 who clearly showed the inadequacy of
Legality is both the object and purpose mechanistic scientism.
of an action, determining the way of
acting (legality as intention) and the
outcome desired (legality as guaran-
tee). A typical legal scheme is fixed by
a law that penalizes its violation with an
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english summary
Formazione e sviluppo
dell’individualità
vol. 16
Opere complete di Edith Stein
di Edith Stein
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dallo scaffale di città nuova
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