Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
controcorrente
Paura, potere e populismi - A. Lo Presti________________________ » pp. 5-7
I nuovi populismi emergenti nelle culture politiche contemporanee impongono una
riflessione sulle classi dirigenti e sui leader politici. Un paragone col recente passato
spiega il cambiamento in atto. Una volta si sceglievano figure di grande equilibrio,
oggi si preferiscono persone in grado di sconvolgere ogni equilibrio. L’articolo tenta
di mettere in luce il percorso storico di tali trasformazioni, e di individuare alcune
possibili soluzioni.
Focus
Scienza, natura, cosmo
A un anno dalla Laudato si’ - L. Fiorani________________________ » pp. 9-14
La Laudato si’ è molto più che l’enciclica dell’“ecologia integrale”: introduce un rivo-
luzionario paradigma culturale, che supera il mito del progresso materiale illimitato,
e apre un nuovo dialogo con la scienza. Da una parte, il papa argentino e gli scienzia-
ti contemporanei sono alleati nella lotta contro il riscaldamento globale, dall’altra,
sono convinti che alla base della nostra comprensione del cosmo ci sia la categoria
della relazione, capace di gettare ponti tra scienza, filosofia e teologia.
scripta manent
Cibernetica e trascendenza - P. Pasolini______________________ » pp. 61-70
Questo scritto del compianto Piero Pasolini fu pubblicato 37 anni fa sulla rivista
Nuova Umanità. Esso tratta dei princìpi della cibernetica in relazione all’esito tra-
scendente della conoscenza umana. Il traguardo è un assoluto – Dio – verso il quale
la ricerca intellettuale dell’uomo contemporaneo deve attingere per dare senso alla
sua collocazione nel cosmo.
sommario
parole chiave
Interazione per la scienza - A. Conte________________________ » pp. 71-75
Nelle scienze il termine “interazione” assume un significato specifico e al contem-
po diversificato a seconda della disciplina scientifica cui si fa riferimento. Tuttavia,
nell’ultimo secolo, la fisica delle particelle elementari è riuscita a sintetizzare le in-
terazioni conosciute e a ricondurle tutte a quattro interazioni fondamentali. La sfida
attuale della scienza è quella di portare all’estremo questo processo di sintesi e
ottenere l’unificazione di tutte le interazioni.
punti cardinali
Il senso della sussidiarietà - B. Di Giacomo Russo____________ » pp. 77-89
Cercare il senso della sussidiarietà è impegnativo; l’ambito di approfondimento è le-
gato a un tempo determinato con l’intento di evidenziare la capacità ispirativa della
sussidiarietà riferita alla Dottrina sociale. La sussidiarietà esprime una sintesi tra il
pensiero liberale, socialista, democratico e federale, trovando accoglienza nell’ordi-
namento giuridico italiano ed europeo.
in biblioteca
La dialettica di Abelardo - Piotr Zygulski __________________ » pp. 143-148
6 nu 224
alberto lo presti
culturale, più si mostrano alieni alle regole istituzionali, più esibiscono de-
ficit nelle competenze politiche, più guadagnano voti. Matematico e dram-
matico, allo stesso tempo.
Come uscirne? Forse dovremmo piantarla di rivendicare le apparenti
buone ragioni di una volta, quando eravamo tutti intrappolati nella pola-
rizzazione ideologica, e il nostro istinto di salvezza ci costringeva a “fare
comunità”, a organizzarci secondo schemi tanto efficaci quanto obbligatori,
e l’apparato dei partiti politici era tanto solido quanto moralmente fragile.
Mi sembra poi quanto mai inadeguato l’atteggiamento strisciante che ogni
tanto affiora nel dibattito politico odierno, animato dai populismi, secondo
cui c’è sempre qualche cospiratore che trama nel buio e impone le sue oscu-
re decisioni, asservite solo ai grandi interessi di poche lobby economiche o
finanziarie. È un modo per tirarsi indietro nella lotta, perché, qualora esi-
stesse tale grande burattinaio, è chiaro che ciascuno di noi avrebbe poche
chances di sovvertire le cose. Tale vecchio e sbagliato modo di pensare e di
agire nasconde una duplice esigenza. Chi sostiene la tesi della cospirazione,
difatti, vuole mostrare l’ingenuità degli altri, considerandoli non in grado di
capire come va veramente il mondo, e al tempo stesso rivendica per sé il
ruolo di sopravvissuto alla narcosi collettiva, l’unico rimasto con gli occhi
aperti, vigile e cosciente, in mezzo a una massa di illusi. Le élite esistono,
altroché, ma, come rilevato più volte dagli studi politologici dell’ultimo seco-
lo, sono tante, nemiche fra di loro, escono ed entrano dalla scena politica, a
volte vincono e a volte perdono. Si tratta di stanarle, di concorrere con loro,
in modo trasparente, per riuscire a seminare i princìpi e i valori positivi a cui
crediamo, attraverso la diffusione di buone pratiche e di un solido pensiero.
La partita non è affatto persa, è appena cominciata.
Abbonati ad Avvenire
In più, per te, gratis anche l’abbonamento digitale
RISPARMI
cattolico. Grazie a idee, analisi e approfondimenti puoi
seguire e comprendere i mutamenti della società e riscoprire
i valori profondi dell’essere cristiani e cittadini dell’Italia
e del mondo. In più, con l’abbonamento, hai accesso senza
€193,00
alcun costo aggiuntivo anche all’edizione digitale del Chiama subito
quotidiano già dalla mezzanotte. Abbonati ad Avvenire
il numero verde
per essere insieme protagonisti nel cambiamento.
800 82 00 84
dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 17,00
www.avvenire.it
nu 224
focus. scienza, natura, cosmo
10 nu 224
luca fiorani
tistica a loop, il tempo stesso emerge dal rapporto tra entità fondamentali.
In una recente intervista, il fisico Carlo Rovelli ha spiegato che il tempo «è
una proprietà emergente, che compare sulla scena con tutta la sua realtà e
la sua irreversibilità solo in presenza di grandi insiemi di “atomi di spazio”,
così come la liquidità è una proprietà emergente di un grande insieme di
molecole di acqua»4.
Questo “Focus” della Rivista si apre con gli articoli di quattro studiosi.
Daniele Spadaro coglie la relazione nell’infinitamente piccolo e nell’infini-
tamente grande del cosmo. Scopriremo che la massa, la più intima proprietà
della materia, nasce dalla relazione. Che le forze fondamentali sono relazio-
ni. Che tutti gli elementi del cosmo sono in relazione. Che noi siamo dentro
queste relazioni, anzi siamo polvere di stelle, nasciamo dalla morte di alcune
stelle.
Il passo successivo sulla via della complessificazione del cosmo è com-
piuto da Antonino Puglisi: la chimica, “scienza di mezzo” tra particelle ele-
mentari e materia vivente, è forse la disciplina scientifica in cui è più evidente
l’emergere di nuove proprietà quando gli atomi si mettono in relazione; ad
esempio, combinando due gas come l’idrogeno e l’ossigeno, otteniamo l’ac-
qua, un liquido dotato di proprietà peculiari e inattese.
L’articolo di Klaus Colanero abbandona l’ambito delle sole scienze della
natura e, dopo aver introdotto la peculiarità della conoscenza scientifica
– nata dalla rivoluzione di Bacone, Galileo, Cartesio e Newton – esplora una
nuova relazione, quella tra scienze della natura e valori umani. Alla luce di
questa relazione, l’Autore tira conclusioni utili per impostare un corretto rap-
porto tra persona e natura.
La relazione tra persona e natura è l’asse portante dell’articolo di Ser-
gio Rondinara. Il tema è affrontato dal punto di vista umanistico, compiendo
così in quattro articoli la parabola ideale dal cosmo all’essere umano. Questa
scelta è motivata dal riconoscere che la crisi ambientale, dovuta a un errato
rapporto persona-natura, è culturale e non si risolve con la mera adozione di
soluzioni tecniche.
Oltre a questi quattro articoli, presentati in forma preliminare al conve-
gno internazionale Relazionalità naturale e coscienza ambientale5, organizzato
da EcoOne6, questo “Focus” della Rivista comprende un breve saggio sull’in-
12 nu 224
luca fiorani
1
Cf. M. Pallante, Destra e sinistra addio. Per una nuova declinazione dell’uguaglian-
za, Lindau, Torino 2016.
2
http://pasini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/06/23/lau-
dato-si-e-la-scienza-del-sistema-terra/.
3
Cf. Interstellar (2014) di C. Nolan.
4
http://espresso.repubblica.it/visioni/scienze/2014/10/22/news/il-tempo-
ora-sappiamo-che-non-esiste-1.185095.
5
Gli atti del convegno sono disponibili in http://www.enea.it/it/produzione-
scientifica/pdf-volumi/V2014ProceedingsCastelGandolfo.pdf.
6
EcoOne è una iniziativa culturale costituita da una rete internazionale di do-
centi, ricercatori e professionisti che lavorano nelle scienze ambientali e vogliono
completare la loro conoscenza scientifica con una lettura umanistica e sapienziale
dei problemi ecologici. Cominciato nel 1999 – su iniziativa di Sergio Rondinara e
Chiara Lubich – il cammino di EcoOne è stato caratterizzato dalla ricerca di alcune
categorie nel campo del pensiero, della cultura e della vita sociale che indirizzino
teoria e azione nelle tematiche ambientali. In particolare ci siamo soffermati su cu-
stodia, responsabilità e sostenibilità.
7
Come ha spiegato Klaus Colanero, i modelli della fisica sono falsificabili, quin-
di questa allusione deve essere considerata con cautela.
8
«Ogni creatura porta in sé una struttura propriamente trinitaria» (Laudato
si’, 239)
9
Cf. P. Pasolini, Cibernetica e trascendenza, in «Nuova Umanità», (1979/2) 2, pp.
51-66.
10
http://www.templetonprize.org/previouswinner.html#polkinghorne.
11
Cf. http://disf.org/fisica-quanti-scienza-religione.
12
Citato in G.P. Minardi, I concerti per pianoforte e orchestra di Mozart, Edizioni
Studio Tesi, Pordenone 1990, p. 48.
14 nu 224
focus. scienza, natura, cosmo
Relazioni ed evoluzione
nell’Universo
nucleare debole, costituiscono una rete di rapporti che legano tra loro le varie
entità fisiche nell’ambito dell’Universo, il quale acquista pertanto un quadro
unitario, marcatamente relazionale e di reciproca dipendenza. Mi sembra qui
opportuno mettere in evidenza che uno degli assi portanti dell’enciclica Lau-
dato si’ di papa Francesco è proprio «la convinzione che tutto nel mondo è
intimamente connesso»1. La lettera descrive infatti l’Universo composto da
sistemi aperti che entrano in comunicazione gli uni con gli altri, dispiegando
molteplici forme di relazione e di interdipendenza (cf. LS 2; 79; 86).
Vorrei descrivere un paio di esempi che contribuiscono a mettere in luce
gli aspetti sopra accennati.
Innanzitutto la dipendenza, sia energetica sia elettromagnetica, della Terra
dal Sole. È ampiamente noto che la comparsa e il mantenimento della vita sul
nostro pianeta dipendono criticamente dalle caratteristiche della sua orbita
attorno al Sole e dal fatto che questo emetta con continuità energia raggiante,
che viene quindi trasmessa ai vari sistemi organici che si sviluppano nella bio-
sfera terrestre. Una minima variazione nella quantità di tale energia potrebbe
avere notevoli conseguenze, sia dal punto di vista climatico, con apprezzabi-
li mutamenti delle condizioni meteorologiche medie, sia da quello biologico,
con effetti sulla sopravvivenza o meno di un gran numero di specie vegetali ed
animali, tra cui forse anche l’uomo. Basti pensare al fatto che la differenza di
temperatura media della Terra tra ere glaciali ed ere temperate è solo di 5 gradi
centigradi, e questa differenza può essere determinata da variazioni di qual-
che per mille (0,1%) nella quantità di energia raggiante ricevuta dalla nostra
atmosfera. Ad esempio, la piccola era glaciale registrata tra il 1650 e il 1750 è
stata provocata da una variazione di appena 2 gradi nella temperatura media
terrestre: le stampe dell’epoca riportano le immagini del Tamigi ghiacciato!
Anche dal punto di vista elettromagnetico il Sole ha una significativa in-
fluenza sull’alto contenuto tecnologico degli standard di vita della società
contemporanea. Infatti il pianeta Terra è come immerso nell’atmosfera di
una stella, il nostro Sole, che emette un flusso continuo di particelle elet-
tricamente cariche (elettroni, protoni, particelle alfa ed altri ioni) e di campi
magnetici che si estendono fino alle estremità del Sistema Solare e costitui
scono la cosiddetta eliosfera. Tale flusso può subire notevoli perturbazioni,
più frequenti durante i periodi di massima attività magnetica del Sole, che
16 nu 224
daniele spadaro
18 nu 224
daniele spadaro
(quasi solamente) nel nucleo centrale delle stelle, perché richiedono condi-
zioni estreme di temperatura e pressione. All’interno del Sole, per esempio,
la temperatura è di circa 17 milioni di gradi e la pressione pari a quasi 130
miliardi di atmosfere. Esistono addirittura casi di stelle, molto più massicce
del Sole, in cui la temperatura nel nucleo centrale è di circa 100 milioni di
gradi. Il resto della stella non è coinvolto dal processo, nella maggior parte
dei casi. Inoltre, il mescolamento turbolento del gas stellare non è in grado
di portare in superficie il materiale riprocessato, che quindi resta intrappolato
all’interno della stella e non entra direttamente in gioco nei processi di scam-
bio di materia con l’ambiente circostante (venti stellari, nebulose planetarie,
stelle novae). Eppure la composizione chimica del gas interstellare, da cui
si formano le stelle più giovani, non mostra solo la presenza di idrogeno ed
elio. Gli elementi più pesanti sono presenti in quantità significative, anche se
quanto detto sopra sembrerebbe escludere tale possibilità.
Rimane quindi la domanda formulata inizialmente: come si è evoluta la
composizione chimica dell’Universo?
A questo punto entrano in gioco le supernovae, ultima fase di stelle che, in
quanto più massicce delle altre e, in particolare, del Sole (la loro massa è pari
a 10-20 volte quella del Sole), si evolvono più rapidamente, con un maggiore
tasso di reazioni di fusione nucleare, dando vita alla nucleosintesi di elemen-
ti più pesanti (ossigeno, magnesio, silicio, ferro soprattutto). Esplodendo e
disintegrandosi quasi completamente al termine della loro vita, disperdono
tali prodotti nel mezzo interstellare, arricchendone il contenuto di metalli. La
quantità di elementi che vengono rilasciati nello spazio è enorme. Si calcola
che, per esempio, la supernova SN1987A, osservata nel 1987, abbia espulso
una quantità di ferro pari a 25.000 volte la massa della Terra.
Le prime stelle formatesi nelle galassie, più massicce e più calde,
avevano una composizione chimica iniziale analoga a quella primordiale
dell’Universo. Esplodendo al termine della loro evoluzione nella fase di
supernova e quindi praticamente disintegrandosi, hanno disperso i metalli
prodotti al loro interno dalla nucleosintesi nel mezzo interstellare, da cui
si sono formate nuove stelle con una composizione chimica più evoluta.
Tra queste le più massicce, a loro volta, hanno sintetizzato al loro interno
elementi via via più pesanti, per poi disperderli al termine della loro vita,
20 nu 224
daniele spadaro
22 nu 224
daniele spadaro
1
Francesco, Laudato si’, 16. D’ora in poi (LS).
2
LS 240; cf. anche LS 6.
3
LS 240.
4
Ibid.
5
LS 2.
6
LS 41.
7
LS 11.
24 nu 224
focus. scienza, natura, cosmo
Antonino
1. riduzionismo e proprietà emergenti:
Puglisi una panoramica
chimico.
ricercatore Parlare di proprietà emergenti e di riduzionismo vuol
in chimica dire esplorare una frontiera culturale affascinante dove le
organica e
scienze naturali si incontrano con la filosofia. È un argo-
supramolecolare
presso la mento di ricerca molto ricco che fa riferimento alla teoria
greenwich del caos1 con implicazioni interessanti su una vasta gam-
university ma di scienze: dall’economia alla meteorologia all’ecologia.
e la sussex Cercherò di limitarmi a dare una mia lettura dell’argomento
university e sulle
attraverso la “lente” del chimico, alla luce di alcune pubbli-
tecnologie per il
sequenziamento cazioni scientifiche vicine alla mia area di ricerca specifica
del dna presso la che è quella della chimica organica e supramolecolare.
oxford nanopore Nel tentativo di leggere la realtà del mondo materiale
technologies ltd . che ci circonda, ci troviamo continuamente a oscillare tra
due fondamentali visioni che fanno un po’ da contrappe-
so l’una all’altra. Da un lato il riduzionismo, che sostiene
che una volta conosciuti gli elementi ultimi della mate-
ria e le leggi che li governano tutto il resto, dalla materia
inanimata a quella animata, dal pensiero umano all’idea
di autocoscienza, può essere spiegato essendo una loro,
vicina o lontana, conseguenza. Questa visione ha avu-
to dei grossi meriti storici, il principale dei quali è stato
quello di permettere di modellizzare e matematizzare le
proprietà fondamentali e permettere previsioni sul com-
portamento di sistemi più elaborati.
26 nu 224
antonio puglisi
28 nu 224
antonio puglisi
seconda di tali elementi, può succedere che dopo l’incontro esse si separino
inalterate, oppure che reagiscano con formazione di nuove specie, oppure,
ancora, che si associno dando origine a sistemi supramolecolari. L’associa-
zione fra molecole avviene sfruttando il cosiddetto riconoscimento moleco-
lare, basato su interazioni molto specifiche come, ad esempio, il legame a
idrogeno (Figura 1)10.
Figure 2 - Classe di materiali organici basati su una miscela 1:1 di composti aro-
matici neutri in cui si manifestano proprietà emergenti legate all’assemblamento
supramolecolare
30 nu 224
antonio puglisi
a b
Figura 4 - Metallic-Organic Frameworks basati su ciclodestrine
5. considerazioni conclusive
Con queste parole sir Fraser Stoddart, professore di chimica alla Northwe-
stern University – USA, apre un suo interessantissimo articolo sulla chimi-
32 nu 224
antonio puglisi
ca e le proprietà emergenti che sintetizza anche decenni del suo lavoro nel
campo della chimica organica e supramolecolare su una rivista chimica di
altissimo prestigio come Angewandte Chemie. International Edition.
34 nu 224
antonio puglisi
1
Cf. I. Prigogine - I. Stengers, Order Out of Chaos: Man’s New Dialogue with Na-
ture, Bantam Books, Westminster (MD) 1984.
2
Cf. G. Villani, La chiave del mondo. Dalla filosofia alla scienza: l’onnipotenza delle
molecole, CUEN, Napoli 2001.
3
Cf. A. Strumia - G. Tanzella-Nitti, Dizionario interdisciplinare di Scienza e Fede,
Città Nuova, Roma 2002, cf. «Riduzionismo».
4
«La teoria cinetica dei gas dimostra che temperatura, pressione e volume di
un gas sono legate al movimento delle molecole che costituiscono il gas stesso.
In questo modello le molecole del gas sono in moto continuo e la loro direzione è
casuale» (moti Browniani).
5
R.J. Russel, estratto dalla trascrizione della puntata In Whose Image? Evolu-
tion and Spirituality del 7 dicembre 2001, della trasmissione radiofonica Uncommon
Knowledge, http://www.hoover.org/research/whose-image-evolution-and-spiri-
tuality (traduzione italiana a cura dell’Autore).
6
M. Polanyi, Life’s irreducible structure, in «Science», 21 June 1968, vol. 160
(3834), pp. 1308-1312.
7
Cf. Proprietà emergenti nella versione online di Stanford Encyclopedia of Philoso-
phy, http://plato.stanford.edu/entries/properties-emergent.
8
Cf. G. Del Re, The Specificity of Chemistry and the Philosophy of Science, in V. Mo-
sini (ed.), Philosophers in The Laboratory, Editrice Universitaria, Roma 1994, pp. 11-20.
9
Cf. J.M. Lehn, Supramolecular Chemistry – Concepts and Perspectives, Wiley-
VCH, Weinheim 1995.
10
Cf. S.K. Chang, - D. Van Engen - E. Fan - A.D. Hamilton, Hydrogen bonding
and molecular recognition: synthetic, complexation, and structural studies on barbiturate
binding to an artificial receptor, in «Journal of the American Chemical Society», 1991,
113, p. 7640.
11
Cf. A.S. Tayi - A.K. Shveyd - A.C. Sue - J.M. Szarko - B.S. Rolczynski - D. Cao
- T.J. Kennedy - A.A. Sarjeant - C.L. Stern - W.F. Paxton - W. Wu - S.K. Dey - A.C.
Fahrenbach - J.R. Guest - H. Mohseni - L.X. Chen - K.L. Wang - J.F. Stoddart - S.I.
36 nu 224
focus. scienza, natura, cosmo
Conoscenza scientifica
e valori
1. introduzione1
Klaus
Che rapporto c’è tra la natura della conoscenza
Colanero scientifica e la scelta delle nostre azioni sulla natura?
fisico e filosofo Tra il modo in cui decidiamo di intervenire sulla natura
della scienza. e ogni nuova scoperta della scienza? Consapevolmente
insegna storia o meno, quando intraprendiamo un’azione, lo faccia-
e filosofia mo in base a quello che crediamo di sapere riguardo
della scienza alle sue conseguenze. Cosa può dirci a questo riguardo
nell'ambito del
programma quel particolare tipo di conoscenza che va sotto il nome
di fondamenti di scienza moderna? Per poter rispondere è necessario
educativi della comprenderne le caratteristiche. A tal fine è necessa-
chinese university rio specificare che intendiamo riferirci alla natura della
of hong kong. conoscenza scientifica dal punto di vista di quella svol-
ta epistemica, il cui inizio, nel 1600, può essere ricon-
dotto, in modo semplificato, ai lavori di Galileo Galilei e
Cartesio, non dimenticando un precursore come Francis
Bacon. Nonostante tale svolta sia stata presto portata a
compimento dal lavoro di Isaac Newton, forse soltanto
nel ventesimo secolo abbiamo iniziato a prendere piena
coscienza di essa. A prendere, cioè, coscienza che non si
è trattato semplicemente di una rivoluzione della nostra
visione del mondo; non si è trattato semplicemente di
un’accelerazione senza precedenti nel numero di sco-
perte sulla natura e nello sviluppo tecnologico; ma che,
invece, si è trattato di una svolta nel modo di definire la
conoscenza: una conoscenza definita attraverso i suoi
metodi e i loro rispettivi limiti di applicazione.
38 nu 224
klaus colanero
Il problema dell’induzione
40 nu 224
klaus colanero
Falsificabilità
42 nu 224
klaus colanero
3. conclusione
44 nu 224
klaus colanero
essere quello di osservarla e di interagire con essa, senza aspettarsi che essa
segua delle idee presenti a priori nella nostra mente.
Tale approccio è alla base di scelte operate in base a un’etica della re-
sponsabilità riguardo alle conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente e
sui nostri simili. Un importante e non scontato esempio di tale atteggiamen-
to emerge dall’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Se da un lato è chia-
ro che le intenzioni si basano su valori e convinzioni13, dall’altro lato il papa
sottolinea con forza la responsabilità e le conseguenze delle nostre azioni14
e afferma che, anche come cristiani, è necessario riferirsi alle conoscenze
scientifiche per prendere decisioni responsabili15. L’autonomia di principio
dei valori umani dalla conoscenza si integra con il dovere morale di rico-
noscere e affrontare i non soggettivi fenomeni naturali: per fare il bene, le
buone intenzioni non sono sufficienti ed è invece necessario far anche uso di
quell’umile ma affidabile forma di conoscenza che va sotto il nome di scienza
moderna.
In conclusione, come già menzionato, è in ogni caso fondamentale tener
sempre presente che è esercizio futile cercare positivamente sostegno, per
la validità dei nostri valori, nei risultati della scienza, se non altro perché,
anche per quanto riguarda la conoscenza, è potere della scienza moderna
falsificare ipotesi, non confermarle.
1
Questo lavoro è parzialmente finanziato dal Centro Nazionale delle Scienze
della Polonia, attraverso il Grant n. DEC-2012/07/D/HS2/03673. This document
is licensed under the User Field License Name = Attribution 3.0 Unported license,
available at http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/
2
Cf. G. Galilei, Le opere di Galileo Galilei, a cura di A. Favaro, Barbera, Firen-
ze 1964; S. Rondinara, Il concetto di “limite” nella razionalità scientifica, in «Sophia»,
2011/2.
3
Cf. I. Newton, General scholium – Philosophiae naturalis principia mathematica,
Cambridge 1713. Reperibile su http://www.gutenberg.org/ebooks/28233.
4
Cf. D. Hume, An Enquiry Concerning Human Understanding, 1748. Reperibile su
http://www.gutenberg.org/ebooks/9662.
5
Cf. H. Reichenbach, Experience and prediction: an analysis of the foundations and
the structure of knowledge, University of Chicago Press, Chicago 1938.
6
Cf. K. Popper, Conjectures and Refutations, Routledge and Keagan Paul, London
1963.
7
A. Eddington, The philosophy of physical science, University of Michigan Press,
Ann Arbor 1958.
8
Cf. G. Preti, Retorica e logica. Le due culture, Einaudi, Torino 1968.
9
Cf. E. Gellner, Legitimation of Belief, Cambridge University Press, Cambridge
1979.
10
Cf. G. Galilei, Sidereus Nuncius, 1610. Reperibile su http://www.liberliber.it/
mediateca/libri/g/galilei/sidereus_nuncius/pdf/galilei_sidereus_nuncius.pdf.
11
Cf. T. Kuhn, The Structure of Scientific Revolutions, University of Chicago Press,
Chicago 1962.
12
Ad esempio, come fanno notare due grandi sinologi e storici della scienza
del calibro di Joseph Needham e Nathan Sivin, non si può, a rigore, sostenere che
la scienza moderna non sia nata in Cina a causa della tradizionale visione cinese
del mondo, del paradigma basato sulle cinque operazioni (o elementi) e le due forze
dello Yin e dello Yang. Cf. N. Sivin, Why the Scientific Revolution Did Not Take Place in
China – or Didn’t It?, in «Chinese Science» 1982, 5, pp. 45-66. Reperibile su http://
ccat.sas.upenn.edu/~nsivin/scirev.pdf; J. Needham, Science and Civilisation in China,
vol. 7, Cambridge University Press, Cambridge 2004.
13
Cf. Francesco, Laudato si’, 11 e 14.
14
Cf. ibid., 169.
15
Cf. ibid., 61 e 188.
46 nu 224
focus. scienza, natura, cosmo
Relazione persona-natura
Il recupero dei significati
radice quei modi del pensiero, quelle idee e categorie che hanno segnato la
cultura delle società industriali negli ultimi tre secoli.
Ora, un fattore antropologico, culturalmente rilevante, che caratterizza
l’oggi di noi uomini e donne, e in particolar modo quelli delle società in-
dustriali, è lo sperimentare la capacità di dominare1 su un numero sempre
maggiore di eventi naturali e globalmente di sentirci sempre più padroni
della natura, sempre più capaci di esercitare su di essa un controllo che cor-
risponde a un vero e proprio dominio.
Un dominio, questo, che non può sorprenderci perché già annunciato
agli inizi del Seicento da quegli spiriti che con le loro riflessioni diedero vita
agli albori dell’era moderna. Tra questi, Francis Bacon sostenne che lo scopo
del sapere scientifico non è semplicemente quello di conoscere i segreti del-
la natura, ma di conquistarla, sottometterla, perché la conoscenza è potere2,
è possibilità e dominio. Inoltre considerò tale sapere un mezzo al servizio
dell’umanità di cui essa si sarebbe potuta servire per piegare la natura alle
sue esigenze e per accrescere il proprio potere. Bacon ritenne anche che
fosse giunta l’ora in cui la specie umana recuperasse quel diritto sulla na-
tura che le apparteneva per eredità divina. Nella sua opera Nuova Atlantide,
Bacon, auspicò la nascita di istituzioni di ricerca e di un’élite scientifica in-
tese come strumenti per estendere sistematicamente il dominio nascente
dell’uomo sulla natura. Altro spirito del tempo René Descartes affermò che
la persona umana è maître et possesseur de la nature e giustificò tale sovra-
nità sulla base dall’unicità razionale dell’uomo rispetto a qualunque altro
essere vivente.
Ai giorni nostri, il crescente sviluppo scientifico e tecnologico e la relati-
va razionalità strumentale che lo alimenta hanno prodotto una civilizzazione
della tecnica in cui la visione della storia e del futuro dell’umanità è pre-
sentata come una realtà del tutto programmabile e pianificabile. Ricercare,
pianificare e realizzare le singole fasi del progetto sono i tre imperativi fon-
damentali su cui poggia la forza della civiltà della tecnica. Tutto ciò che in
passato era attribuibile al destino, o all’azione di Dio nella storia personale
e collettiva, lo consideriamo oggi ben saldo nelle nostre mani e incluso – at-
traverso l’abituale dominio sugli eventi – nella nostra capacità di progettare
e quindi di pianificare il futuro.
48 nu 224
sergio rondinara
Recuperare il significato delle relazioni che ci legano alla natura, per una
parte di noi, vorrà dire recuperare sul proprio territorio quelle tradizioni che
hanno culturalmente segnato il passato delle generazioni che ci hanno pre-
ceduto, per potervi riscoprire elementi vitali, quali atteggiamenti, compor-
tamenti e forme educative di un rapporto con la natura ricco di significati.
Un passo di tale cammino potrebbe essere il recupero di quegli elementi
vitali della civiltà agricola e contadina, o ancor prima delle culture antiche
che ci hanno preceduto con la loro presenza sul territorio da noi ora occupa-
50 nu 224
sergio rondinara
to, che nella loro ricchezza simbolica, sapienziale, religiosa e artistica anco-
ra oggi possono esserci di luce per recuperare, all’interno di una società for-
temente artificializzata, il significato delle relazioni che ci legano alla natura.
Solo la conoscenza di un mondo diverso da quello di oggi, ma realmente
esistito, può aiutarci a oggettivare e a cogliere le carenze del nostro tempo.
Senza distogliere lo sguardo dal futuro, sarà il passato ad offrirci questo tipo
di conoscenza. Oggi più che mai chi non è ancorato a una tradizione cultu-
rale non sarà in grado di organizzarsi un futuro migliore.
Su tale sentiero non sarà raro imbattersi in casi o pagine di grande signi-
ficato come la lettera che il capo Seathl, della lega Duwanish dei nativi del
Nord America, inviò al presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Pearce,
nel 1854, in risposta alla sua richiesta di vendere tutte le terre dei nativi ad
eccezione di una riserva. La lettera – di cui propongo alcuni brani – è un docu-
mento che attesta l’affermarsi dell’attuale modello economico-utilitaristico
e mostra i segni vitali di una civiltà che nel nome del progresso è andata
distrutta.
Stili di vita
52 nu 224
sergio rondinara
3. livello etico
4. livello religioso
54 nu 224
sergio rondinara
biotico, deve vivere in consonanza con essa uniformandosi alle sue leggi.
Conseguentemente è moralmente corretto tutto ciò che mantiene gli eco-
sistemi nelle migliori condizioni possibili ed è illecito tutto ciò che possa
danneggiarli.
Ora, come si è detto, il pensiero cristiano è invitato a ridefinire il carattere
dell’antropocentrismo dei testi del Genesi. Il che equivale a chiedersi: quale
antropocentrismo per un’etica ambientale nascente in ambito cristiano?
La risposta va trovata alla luce dell’evento Cristo, cuore dell’antropolo-
gia cristiana. Sarà questo evento a stagliare la specificità dell’etica cristia-
na riguardo alla realtà naturale. L’evento Cristo realizza una trasformazione
radicale della persona umana poiché, come dice l’apostolo Paolo, «se uno
è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate»13. La per-
sona umana è dunque creatura nuova, non soltanto perché riscattata dalla
situazione di non-amore in cui il peccato l’aveva relegata, ma perché è ora
ricolma dello Spirito stesso di Dio.
Innestati in Gesù14 diventiamo realmente figli nel Figlio, veniamo coinvolti
nella stessa Vita di Dio, al punto che in noi abita lo Spirito Santo che grida:
«Abbà, Padre»15.
Incorporati in Gesù e ricolmi del suo amore ci scopriamo legati fra noi
da un profondo vincolo d’unità16, ci scopriamo “uno” fra noi in quanto siamo
«una sola persona in Cristo Gesù»17. Non siamo più degli individui ripiegati
sulle anguste dimensioni della nostra esistenza, ma aperti sull’Io di Gesù,
ci apriamo anche su tutti gli uomini e le donne, siamo, come dice Cirillo di
Gerusalemme18, consanguinei e concorporei con Gesù e fra noi.
Ricolmi dello Spirito Santo diventiamo anche lievito d’unità per l’intera
creazione (umana e non), diventiamo persone che:
- compongono in unità non soltanto la propria dimensione interiore e
le varie espressioni della vita umana (affettività, socialità ecc.), ma anche i
popoli e le culture;
- preparano con il loro agire, attraverso il proprio lavoro19, il compimento
del cosmo20.
È questo il tipo di persona umana, nuova creatura, che determina il tipo
di antropocentrismo dell’etica cristiana, un antropocentrismo cristico, un an-
tropocentrismo oblativo che con difficoltà riesce a star dentro alle classifica-
56 nu 224
sergio rondinara
concludendo
1
Cf. Francesco, Laudato si’, 2. In questo lavoro il lettore troverà riferimenti all’en-
ciclica Laudato si’ (LS) a indicarne la consonanza di analisi, aspettative e speranze.
2
Cf. F. Bacon, Novum organum, I, 3, Rusconi, Milano 1998.
3
Cf. G. Anders, L’uomo è antiquato, 2 voll., Bollati Boringhieri, Torino 2007.
4
Cf. LS 101-136.
5
Cf. http://www.peacelink.it/pace/a/1513.html (1 aprile 2014).
6
Cf. LS 203-208.
7
Cf. F. Ost, Il giusto “milieu”. Una concezione dialettica del rapporto uomo-natura, in
M. Tallacchini (ed.), Etiche della terra. Antologia di filosofia dell’ambiente, Vita e Pen-
siero, Milano 1998, pp. 351-364.
8
Cf. L. White, Le radici storico-culturali della nostra crisi ecologica, in «il Mulino»
226 (1973), pp. 251-263.
9
Cf. C. Amery, Das Ende der Vorsehung. Die gnadenlosen Folgen des Christentums,
Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1972.
10
Cf. U. Galimberti, Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica, Feltrinelli, Mila-
no 1999, pp. 294-295.
11
Cf. LS 92.
12
Cf. Gen 1. In particolare Gen 1, 27-28; 2, 15.
58 nu 224
sergio rondinara
13
2 Cor 5, 17.
14
Cf. Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 40.
15
Cf. Rm 8, 15; Gal 4, 6.
16
Cf. Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 42.
17
Gal 3, 28.
18
Cirillo di Gerusalemme, Catechesis Mystacogicae 4,3; PG 33, 1100.
19
Cf. Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 44.
20
Cf. Rm 8, 19-21.
21
At 4, 32.
22
Cf. LS 156-158.
23
Cf. LS 93-95.
24
Cf. LS 159-162.
Cibernetica e trascendenza1
62 nu 224
piero pasolini
tabile sullo stesso piano con la natura della “pre-cosa” o delle “pre-cose”
che sono state trascese.
Se questo è l’atto di trascendenza, allora la cibernetica potrebbe essere
anche chiamata la “scienza della trascendenza”. È un modo che certamen-
te può essere più proprio di chi la considera sotto l’aspetto filosofico che
non sotto l’aspetto scientifico. Il concetto di “trascendere” non è comune
a nessuna scienza cosiddetta positiva. Eppure questo fatto misterioso, che
è la “creazione” di qualcosa di nuovo quando si instaura una situazione
cibernetica, sembra che sia stato percepito in qualche modo da sempre
dai cibernetici. Prova ne è l’espressione che si ritrova molto spesso negli
articoli e nelle opere di divulgazione: «se vari elementi vengono strutturati
tra loro secondo rapporti unificati da un certo significato, danno origine
a un sistema che non è la loro somma, ma è qualcosa di nuovo e diverso».
Più in breve: «in cibernetica l’insieme non è la somma delle sue parti».
Quest’espressione, che può sembrare molto semplice ed elementare, può
invece sottintendere un fatto più profondo e più essenziale espresso dalle
leggi cibernetiche; un fatto che si riferisce addirittura alla radice dell’esse-
re delle cose.
Ora, si potrebbe dire: ma questo fatto avviene sempre; avviene ogni
volta che si attua un’azione, ogni volta che si realizza un fenomeno; sem-
pre si cambia qualcosa, sempre si “crea” qualcosa di nuovo. Ciò è vero;
ed è per questo che più sopra ho presentato la cibernetica come una for-
ma mentale, un modo tutto proprio e universale di considerare le cose.
La realtà è sempre “sistema”, fin nei minuti particolari; è sempre “parti
strutturate” secondo un certo significato; e il tutto è in azione secondo
quel significato. Si può dire che il “bruto”, l’inerte non esista mai. Ciò che
può apparire, su un piano d’essere, bruto e inerte si rivela finalizzatissimo,
organizzatissimo, “ciberneticissimo”, direi, se si considera sul suo giusto
piano d’essere. Si può dire che ogni sistema è “uno” in sé, dà il proprio
significato alle parti che in lui si strutturano e, a sua volta, viene integrato
da un altro sistema in un significato trascendente...
Si può, giustamente, osservare che tutto il discorso precedente è un
“fare filosofia” e non scienza. Di fatto la cibernetica, vista così, si presenta
come una ricerca analitica sul formarsi di ogni cosa: l’atto con cui un siste-
64 nu 224
piero pasolini
66 nu 224
piero pasolini
68 nu 224
piero pasolini
alle azioni degli esseri, al loro creare ed essere creati negli atti cibernetici
di trascendenza.
Tutta la questione così sarebbe illuminata anche nella sua trattazione
teologica, la quale in tal modo disporrebbe, a mio avviso, di una piattafor-
ma più vasta e più vicina al concreto, nella visione dell’azione divina nel
mondo. Il principio di trascendenza, immanente nei fatti cibernetici, e il
principio di sintropia, alla radice del primo, potrebbero esser visti, con oc-
chio teologico, come l’attiva aderenza di un “operatore assoluto” (per dirla
con parole matematiche) cioè “divino” (per dirla teologicamente) all’atto
esistenziale di ogni realtà.
Questa visione “religiosa” dell’essere e operare delle cose non dovreb-
be scandalizzare né scienziati né filosofi. Anche i positivisti e i materialisti,
fondando la ragione intima delle cose e degli eventi su princìpi di casualità
assoluta e di intrinseco contenuto logico, fanno a loro modo filosofia e re-
ligione, ponendo, a loro modo, un trascendente. Ma, senza voler citare gli
antichi, come Eraclito, Platone, Aristotele, Plotino ecc., per i quali la vera
interpretazione del reale era di carattere mistico-religioso, venendo al no-
stro secolo posso citare grandi spiriti, scienziati o filosofi, come Teilhard
de Chardin, cibernetico ante litteram, il quale concepiva il realizzarsi degli
esseri per un principio di “evoluzione creatrice”, ponendo Dio come crea-
tore per evoluzione attraverso l’opera delle cose stesse; opera coinvolgen-
te la trascendenza radicata nell’immanenza dell’azione divina. Posso ricor-
dare altri grandi scienziati, fondatori della moderna visione scientifica del
mondo, come Planck, Einstein, Schrödinger, Heisenberg, per citare solo
alcuni nel campo della fisica; il loro sforzo fu quello di dare una giustifica-
zione filosofica della scienza, con frequenti riferimenti religiosi. Einstein,
pur professandosi aconfessionale, arrivò addirittura a dire che non poteva
concepire un vero scienziato che non abbia una visione religiosa del mon-
do. E aggiungeva: «L’esperienza religiosa cosmica è la più nobile, la più
forte che possa sorgere da una profonda ricerca scientifica». Heisenberg,
riferendosi ai princìpi logici su cui poggia l’esistenza del reale fisico, dice-
va: «La fisica moderna, a proposito delle strutture materiali, fa pensare a
quelle parole: “In principio era il Verbo”».
70 nu 224
parole chiave
72 nu 224
andrea conte
pianeti intorno al Sole o della Luna intorno alla Terra, di tutte le stelle intorno
al centro della galassia e di tutte le galassie nell’universo, si scopre chiara-
mente come l’interazione elettromagnetica passi in secondo piano rispetto
ad un’altra forza fondamentale: l’interazione gravitazionale, la stessa che ci
tiene ancorati alla superficie della Terra.
Eventi come le maree, il ciclo dell’acqua (dalla formazione di nubi alle
piogge, dalla formazione dei fiumi alla loro discesa verso il mare), la caduta
di una meteora e le oscillazioni di un pendolo non esisterebbero se non ci
fosse la gravità.
In realtà, esistono altre due interazioni fondamentali non riconducibili né
all’interazione elettromagnetica né a quella gravitazionale: si tratta di due
interazioni di tipo nucleare, cioè che si manifestano solamente a distanze
tipiche di un nucleo atomico (un milionesimo di miliardesimo del metro).
Tenendo conto della sola interazione elettromagnetica non è possibile, ad
esempio, spiegare la stabilità dei nuclei atomici in quanto costituiti da sole
particelle positive (protoni) e neutre (neutroni). Secondo l’interazione elet-
tromagnetica, infatti, cariche dello stesso segno si respingono e, più la loro
distanza è piccola, maggiore sarà la forza con cui si respingono.
Cosa, dunque, permette l’esistenza stabile del nucleo atomico? Ecco che
entra in gioco l’interazione nucleare forte che a distanze confrontabili con il
nucleo atomico diviene più intensa dell’interazione elettromagnetica ed es-
sendo attrattiva tiene uniti i protoni e i neutroni.
La quarta e ultima interazione fondamentale è l’interazione nucleare debole.
Proviamo a comprenderla prendendo in considerazione una banana. Questo
frutto risulta in natura lievemente radioattivo a causa del suo alto contenuto di
potassio ed in particolare del suo isotopo: il potassio-40 (K-40). Un solo neu-
trone del K-40 si trasforma in un protone emettendo un elettrone (e un neu-
trino). Questo processo spontaneo è chiamato decadimento ed è alla base
della radioattività. Oltre alla banana anche altri elementi naturali contengono
dosi non trascurabili di elementi radioattivi, ed è proprio l’interazione nucleare
debole la responsabile del riscaldamento interno della Terra.
Riassumendo, tutto ciò che avviene nel nostro universo può essere spie-
gato mediante quattro interazioni fondamentali indipendenti l’una dall’altra.
Ma quali sono i protagonisti di queste interazioni?
74 nu 224
andrea conte
1
Francesco, Laudato si’, 23.
2
Ibid., 147.
3
Il termine “contatto” assume in fisica un significato ben più ampio di quello di
uso quotidiano. Quando spostiamo un oggetto con la mano, gli atomi della mano
non toccano quelli dell’oggetto, ma lo spostamento avviene proprio a causa della
repulsione elettrica tra gli atomi della mia mano e quelli dell’oggetto.
4
La fotosintesi clorofilliana è un meccanismo naturale alla base della produzione
di ossigeno nell’atmosfera del nostro pianeta. Le piante possiedono, infatti, la capa-
cità di catturare radiazione luminosa per attivare una reazione chimica in grado di
sostenerle e avente come “scarto” l’ossigeno.
nu 224
punti cardinali
78 nu 224
bruno di giacomo russo
Nel particolare contesto storico alle soglie del XX secolo compare, prima
in dottrina poi nei documenti ufficiali della Chiesa cattolica, il principio di
sussidiarietà.
Tra il XIX e il XX secolo, il pensiero della Chiesa cattolica consiste nell’i-
dea che lo Stato moderno, basato sui fondamenti teorici del costituzionali-
smo rivoluzionario, si limiti a svolgere una funzione meramente suppletiva.
Questa visione culmina nel 1931 con la proclamazione del principio di sus-
sidiarietà nell’enciclica Quadragesimo anno di Pio XI, che ne conia anche la
formula lessicale3.
Con l’enciclica Quadragesimo anno – pubblicata in occasione dei qua-
rant’anni dalla Rerum novarum di papa Leone XIII – Pio XI persegue lo scopo
di correggere gli influssi sociali della concezione illuminista contraria alle
comunità intermedie, fortemente radicatasi negli ordinamenti dell’Otto-
cento e ancora ben presente nel Novecento, e, al contempo, di contrastare
l’assolutizzazione dello Stato che è insita nell’affermarsi dei nuovi regimi au-
toritari e antidemocratici.
In tale situazione Pio XI proclama la definizione del principio di sussidiarietà.
80 nu 224
bruno di giacomo russo
82 nu 224
bruno di giacomo russo
84 nu 224
bruno di giacomo russo
scindendo dalla fede, perché la Dottrina sociale si interessa del bene comu-
ne di tutti.
Nel 1991, con l’enciclica Centesimus annus, Giovanni Paolo II rinvigorisce
in modo rilevante il senso della sussidiarietà, evidenziando le disfunzioni e
i difetti dello Stato assistenziale, che derivano da una comprensione inade-
guata dei compiti propri dello Stato.
Va rispettato il principio di sussidiarietà, nel senso che una società di or-
dine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine
inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in
caso di necessità e aiutarla a coordinare la sua azione con quella delle altre
componenti sociali, in vista del bene comune.
Nel 2009, con l’enciclica Caritas in veritate, l’impostazione dello sche-
ma concettuale che presiede all’analisi del rapporto economia-etica e del
rapporto Stato-mercato tocca relazioni fondamentali, quali l’uso dei beni
materiali e dei servizi, il lavoro umano e la famiglia, così come dei beni co-
muni tornati alla grande ribalta, specie di fronte alle questioni del territorio
e dell’ambiente22.
Nell’enciclica Laudato si’, dedicata alla «cura della casa comune», papa
Francesco torna più volte e in svariate forme sul rapporto fra politica ed eco-
nomia, ribadendo che la prima non deve “sottomettersi” alla seconda, che
a sua volta non deve vincolarsi eccessivamente «ai dettami e al paradigma
efficientista della tecnocrazia». Per papa Francesco risulta indispensabile
che politica ed economia siano «in dialogo per la pienezza umana» e, af-
finché tale dialogo sia proficuo, occorre definire in maniera precisa su quali
presupposti deve basarsi tale relazione che si auspica stabile e condivisa23.
La logica di fondo dell’impostazione proposta dalla Dottrina sociale è
quella della critica alla concezione basata sul calcolo utilitario, da sostitu-
ire con una concezione della creatività e della realizzazione della persona,
che – spogliata di ogni intento puramente negativo-rivendicativo oppure
narcisistico – trova il suo paradigma nel dono, nell’assunzione di rischio e
nella capacità progettuale, che nel diritto costituzionale si traducono nella
solidarietà, nella responsabilità e nella libertà d’azione.
La sintesi dell’economia civile, intesa come la sana capacità sociale della
redistribuzione degli utili, sta nell’attivismo creativo dei soggetti in termini
1
Cf. P.G. Zampetti, Dallo Stato liberale allo Stato dei partiti, Giuffrè, Milano 1973,
pp. 75ss.; P. Duret, La sussidiarietà “orizzontale”: le radici e le suggestioni di un concetto,
in «Jus» (2000), pp. 95ss.; A. Sciumè, I principi generali del diritto nell’ordine giuridico
contemporaneo, Giappichelli, Torino 2002, pp. 201ss.
2
S. Cassese, L’aquila e le mosche. Principio di sussidiarietà e diritti amministrativi
nell’area europea, in F. Roversi Monaco (ed.), Sussidiarietà e Pubbliche Amministrazio-
ni, Maggioli, Rimini 1997, pp. 73ss., che attribuisce la genitura della parola e della
nozione in questione al «monsignore De Ketteler, vescovo e Deputato alla Dieta
nazionale di Francoforte, un erede del tomismo e delle libertà germaniche, un critico
della burocrazia prussiana e teorico dei gruppi intermedi e del corporativismo», e la
sua fioritura alla dottrina sociale cattolica novecentesca. Per un approfondimento
cf. W.E. Von Ketteler (a cura di A. Lo Presti), La questione operaia e il cristianesimo,
Città Nuova, Roma 2015.
3
Anche se già nel 1891, di fronte alla miseria causata dagli eccessi del libera-
lismo, Leone XIII, nella Rerum novarum, invoca l’intervento statale: «Certamente,
se accade che una famiglia si trovi in una situazione materiale critica e che, priva
di risorse, non possa in alcun modo uscirne da sola, è giusto che in tale situazione
estrema, il poter pubblico venga in suo aiuto, poiché ogni famiglia è un membro
della società. Ciò non significa ledere i diritti dei cittadini, ma assicurare loro una
difesa e una protezione che la giustizia impone», in Giovanni XXIII, Vaticano II, 74.
4
Pio XI, enciclica Quadragesimo Anno (15 maggio 1931), 80.
5
Ibid., 81. Qui si deve aggiungere che, tra le righe della filosofia sottesa all’enci-
clica, si legge il pensiero del teorico del “diritto sussidiario” W.E. Von Ketteler, che
contribuisce a porre le premesse stesse di tutta la Dottrina sociale della Chiesa e
del corporativismo sociale cattolico che ha esponenti di rilievo in tutta Europa nella
seconda metà dell’Ottocento. Il popolo ha il diritto di «svolgere e di adempiere da
solo nella propria casa, nella propria comunità e nella propria patria quel che da solo
è in grado di fare. Naturalmente ciò non si accorda in alcun modo con il principio
del potere centralizzatore dello Stato […]. In tal caso infatti il troppo governare e la
86 nu 224
bruno di giacomo russo
legiferazione si vedrebbero posto ben presto un limite». Di fronte alla famiglia, per
esempio, lo Stato possiede solo «un certo diritto tutorio in quei casi in cui i genitori
trasgredissero gravemente i loro diritti e doveri parentali». «Lo Stato, che abusa di
questo che chiamerei un diritto sussidiario, dà vita a un duro assolutismo, a una vera
schiavitù dello spirito e delle anime». Cf. W.E. Von Ketteler (a cura di A. Lo Presti),
La questione operaia e il cristianesimo, cit.
6
Il principio di sussidiarietà è espressamente richiamato nella prefatio al Codice
di Diritto canonico del 1983 tra i princìpi normativi di fondo enucleati come guida
per la riforma dell’intero codice. Analogamente anche il paragrafo n. 1884 del Cate-
chismo della Chiesa cattolica.
7
Pio XI, enciclica Quadragesimo anno (15 maggio 1931), 79.
8
Sull’atteggiamento anticlericale del Risorgimento italiano, cf., fra tutti, A.C.
Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Einaudi, Torino 1949, pp. 182ss.
Analogamente, dopo il 1848-1849, l’opposizione della Chiesa e di gran parte dei
cattolici ai princìpi liberali e democratici assume, rispetto alla Restaurazione, un
carattere più propriamente nazionale, nel senso che si indirizza contro il moto risor-
gimentale, considerato come un aspetto di una più vasta rivoluzione: cf. G. Verucci,
La Chiesa cattolica in Italia dall’Unità a oggi, Laterza, Roma-Bari 1999, pp. 9ss.; Id., I
cattolici e il liberalismo dalle “Amicizie cristiane” al modernismo, Liviana, Padova 1968,
pp. 38ss. Sul travaglio del pensiero politico cattolico dinanzi al problema dello Stato
unitario cf.: G. Miglio, I cattolici di fronte all’unità d’Italia, in «Vita e Pensiero», 1959,
12, pp. 12ss.
9
Cf. F.X. Kaufmann, Il principio di sussidiarietà: il punto di vista di un sociologo delle
organizzazioni, in AA.VV., Natura e futuro delle conferenze episcopali, EDB - Edizioni
Dehoniane, Bologna 1988, p. 301, per cui «ciò che colpisce prima di tutto è l’emer-
gere così tardivo di questo principio di diritto naturale. Perché non si era sentito
il bisogno di formulare prima un principio cosi fondamentale? Questo può essere
capito se accettiamo l’idea che la sua formulazione è una reazione contro gli sviluppi
caratteristici della società moderna, cioè che l’idea di sussidiarietà non è proble-
matico nelle società tradizionali». E ancora: «Il valore del principio di sussidiarietà
– considerato dal lato della efficacia storica – è stato provato meno dall’applicabilità
ai casi concreti che non nella sua funzione critica nei confronti delle ideologie indivi-
dualiste e collettivistiche» (p. 303). Altresì cf. S. Stammati, Declinazioni del principio
di sussidiarietà nella disciplina costituzionale della famiglia, in «Diritto e società», 2003,
2, p. 266: «Da una sussidiarietà dell’essere dell’età premoderna, dominata da un di-
ritto metapolitico come quello naturale, che ridondava in legge di struttura per tutte
le forme di convivenza sociale e politica di natura statica e con un centro debole, si
passa a una sussidiarietà del dover essere, sollecitata dalla dominanza dello Stato
e del diritto da esso positivamente dettato, ed elaborata sotto la spinta di indirizzi
88 nu 224
bruno di giacomo russo
sociale o politico. In virtù del secondo, né lo Stato né alcuna società devono mai so-
stituirsi all’iniziativa e alla responsabilità delle persone e delle comunità intermedie
in quei settori in cui esse possono agire, né distruggere lo spazio necessario alla
loro libertà. Con ciò la Dottrina sociale della Chiesa si oppone a tutte le forme di
collettivismo».
17
Cf. G. Feliciani, Principio di sussidiarietà e organizzazioni non profit nella Dottrina
sociale della Chiesa, in G. Vittadini (ed.), Il non profit dimezzato, Etas, Milano 1997, pp.
47ss.; L. Giussani, L’io, il potere, le opere, Marietti, Genova 2000, ove in particolare
Più società meno Stato, p. 48: «Per questo ho sempre insistito sulla formula secondo
cui un vero governo di popolo di una società umanamente viva deve innanzitutto
favorire la creatività della base subentrando (secondo il “principio di sussidiarie-
tà” della Dottrina sociale della Chiesa) per dare compimento, sostegno ed even-
tualmente per creare ciò che non è stato ancora pensato, nell’attività degli uomini
coscienti, vivi. “Più società meno Stato” non solo non significa minimamente una
proiezione d’ombra sul valore dello Stato, ma significa semplicemente indicare allo
Stato l’orizzonte ultimo della sua attività, che è quelle di collaborare con l’uomo, col
singolo uomo a camminare verso il suo Destino con tutta la produttività, e perciò
l’utilità – in tutti i sensi – di cui è stato reso capace dalla Natura».
18
Cf. L. Rosa, Il “principio di sussidiarietà” nell’insegnamento sociale della Chiesa. La
formulazione del principio e la sua interpretazione, in «Aggiornamenti sociali», 1962,
11, pp. 589ss.
19
Cf. G. Arena, Il welfare di comunità, in G. Arena - C. Ianone (edd.), L’Italia dei
beni comuni, Carocci, Roma 2012, p. 92.
20
Mi sia concesso il rinvio a B. Di Giacomo Russo, Il valore della sussidiarietà.
Origine e attualità, Città Nuova, Roma 2015, pp. 115ss.
21
In tal senso, nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa, LEV, Città del
Vaticano 2004, al punto 185.
22
Così, Giovanni Paolo II, ricorda l’enciclica Caritas in veritate (n. 38), «nella Cen-
tesimus annus aveva rilevato la necessità di un sistema a tre soggetti: il mercato, lo
Stato e la società civile».
23
Francesco, con l’enciclica Laudato si’, afferma (n. 196): «Qual è il posto della
politica? Ricordiamo il principio di sussidiarietà, che conferisce libertà per lo svilup-
po delle capacità presenti a tutti i livelli, ma al tempo stesso esige più responsabilità
verso il bene comune da parte di chi detiene più potere».
nu 224
punti cardinali
Marta
Nell’incipit al catalogo del padiglione della Santa
Michelacci Sede alla Biennale di Venezia, Gianfranco Ravasi entra
artista e storica nel vivo del discorso che giustifica le scelte artistiche per
dell’arte. la 56a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale
di Venezia. Una prolusione sostanziosa, importante, che
giustifica il titolo del padiglione, In principio… la Parola si
fece carne1. L’unione teandrica, umano-divina del Cristo,
è la giustificazione di tutta l’arte cristiana: un Dio che si
fa uomo e quindi si rende visibile.
Il Lógos puro e perfetto si fa scandalosamente fra-
gile, carnale, limitato e risolve l’incompatibilità greca di
immanenza e trascendenza. Proprio questo è il fil rou-
ge che lega tutto il lavoro artistico di Benedetto Pietro-
grande, artista milanese del quale si è inaugurata, il 29
maggio 2015 al Museo Diocesano di Milano, una mostra
dal titolo In viaggio2. Si trattava di una selezione di lavori
realizzati dall’artista in tempi diversi, dai piccoli bronzi
della fine degli anni Cinquanta al grande pannello per il
centenario dell’Istituto Gonzaga di Milano del 2007.
Si può dire con certezza che quella di Benedetto è
un’intera esistenza dedicata all’arte, al lavoro intenso,
duro e faticoso della modellazione, che si è tradotta, in
larga parte, in bassorilievi bronzei di una forza che tra-
valica la materia. Eppure l’incontro con l’artista coincide
con l’eloquenza disarmante delle sue opere. Il suo è un
linguaggio essenziale, che traspare dagli oggetti, dalle
composizioni, dalle bisacce, dalle valigie e dalle opere realizzate per gli spa-
zi della liturgia. Nel percorso della mostra era possibile compiere un vero e
proprio viaggio che si concentrava, secondo la visione di Paolo Biscottini, già
direttore del Museo Diocesano di Milano, sulla metafora della transitorietà
del reale «osservata fra la perentorietà dei dati immanenti e la forza tutta
spirituale di quelli trascendenti»3.
Ed è proprio qui che ritroviamo la peculiarità dell’artista: l’umanità che
viene guardata e abbracciata dal suo sguardo che la trasforma in bellezza.
Benedetto Pietrogrande è nato a Montegalda (Vicenza) nel 1928, ha studia-
to al liceo artistico e poi all’Accademia di Belle Arti di Venezia con Venanzo
Crocetti, che aveva raccolto l’eredità di Arturo Martini per la cattedra di
scultura; negli anni successivi diverrà egli stesso docente dell’Accademia
veneziana e collaboratore della Fondazione Bevilacqua La Masa. Gli anni
Sessanta saranno per l’artista fecondissimi; nel frattempo ha sposato Maria
Luisa, figlia di Piero Scazzoso, intellettuale milanese. Egli, grande sostenito-
re del suo impegno artistico, ha segnato un importante ruolo nella sua vita
proprio in quanto uomo di cultura capace di consentirgli di spalancare lo
sguardo sulla molteplicità di espressioni dell’arte, da quella greca a quella
tardo antica, dal romanico al gotico. L’artista quindi si trasferisce a Milano,
pur mantenendo la cattedra a Venezia. Ed è proprio a Milano che entra nel
novero di quel nutrito gruppo di artisti che attinge ampiamente ai discorsi
dell’allora vescovo di Milano, come lui stesso racconta: «Ho seguito Montini
fin dall’inizio, con entusiasmo, già dall’epoca in cui ero a Venezia… incantava
i giovani e rivelava sempre qualcosa di nuovo, un cristianesimo forte». Non
è facile strappare a Benedetto dei lunghi discorsi, la sua parola è scarna ed
essenziale come le sue opere. Ma nel colloquio con l’artista emerge nuo-
vamente un’altra affermazione circa i fatti di quegli anni: «L’esperienza del
Concilio è stata travolgente»; il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva infatti
affermato importanti novità che riguardavano l’arte e gli artisti. Nella Gau-
dium et spes, all’art. 62, a proposito del rapporto con le arti e la letteratura, se
ne ribadivano il valore antropologico e l’importanza per la vita della Chiesa;
esse venivano definite in quel contesto come capaci di «esprimere l’indole
propria dell’uomo, i suoi problemi e la sua esperienza nello sforzo di cono-
scere e perfezionare se stesso e il mondo, di scoprire la sua situazione nella
92 nu 224
marta michelacci
Dobbiamo dire la grande parola che del resto voi già conoscete?
Noi abbiamo bisogno di voi. Il nostro ministero è quello di predi-
care e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il
mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. E in questa
operazione, che travasa il mondo invisibile in formule accessibili,
intelligibili, voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione;
e la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi
tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità15.
94 nu 224
marta michelacci
tro all’artista è chiesto di essere mediatore nel rapporto tra liturgia e arte, e
quindi di realizzare opere funzionali e conformi al linguaggio della comunità
orante16. Più volte Paolo VI incontrerà gli artisti sia nella Cappella Sistina (23
giugno 1973), sia nella basilica di San Pietro in occasione del quinto cente-
nario della nascita di Michelangelo (29 febbraio 1976), ribadendo ogni volta
che la realtà ineffabile e misteriosa dell’opera d’arte è lo specchio dell’intima
sensibilità religiosa dell’artista.
Si capisce come queste affermazioni, in una personalità così sensibile
al desiderio di un cristianesimo autentico, abbiano dato le ali a Benedetto
Pietrogrande. Sulla scorta dei documenti conciliari, si evince la straordina-
ria capacità di Paolo VI di stabilire un discorso aperto con gli artisti, con i
quali, già prima del pontificato, aveva intrattenuto intensi momenti di dialo-
go. Le intuizioni artistiche del giovane Montini erano radicate nello splendor
formae di ascendenza tomista ma aggiornate su amplissime frequentazioni
filosofiche, in primis quella con Jacques Maritain, come si rivela anche nel
suo saggio Su l’arte sacra futura del 193117. Negli stessi anni in Francia un do-
menicano, padre Alain Couturier, nella rivista L’art Sacré, si interrogava sul
problema se l’arte cristiana potesse essere figurativa o non-figurativa ma, al
contempo, lanciava un appello agli artisti, anche non credenti, ad operare in
campo liturgico in nome del fatto che esiste le Dieu des artistes che riporta il
gesto creatore all’esperienza di relazione con l’Assoluto. Dal confronto con
le sue idee discendono opere straordinarie come, a titolo esemplificativo,
la cappella di Vence, quella di Ronchamp e il convento domenicano de La
Tourette.
Paolo VI era aggiornatissimo sui termini di questo dibattito e quindi la
sua visione incoraggiava gli artisti a credere fermamente che l’arte cristiana
avesse una missione da compiere nel presente.
Questa è l’anima profonda del lavoro di Benedetto come artista e come
cristiano. Nulla sfugge al suo sguardo e tutto, anche i particolari apparen-
temente più insignificanti dell’opera, rimandano ad un altrove che non è
astratto ma tangibile. Così le “bisacce” sono il segno del perenne peregrina-
re dell’uomo alla ricerca del senso del presente, e analogamente le “valigie”,
che rimandano anche all’idea del nomadismo culturale che ha accompagna-
to la generazione di artisti degli anni Settanta e Ottanta, sia della Transavan-
96 nu 224
marta michelacci
umana reca in sé un bagliore del divino, ogni viso umano è un riflesso del volto
divino»18 . Benedetto ha intuito, analogamente, che il volto di Maria, al centro
del bassorilievo, conteneva la figurazione di tutti coloro che potenzialmente
si riconoscono in quel sì totale a Dio, risolvendosi in tal senso. L’artista non
è mai sceso a compromessi, molto facili in questo ambito, in cui il consenso
pubblico si ottiene con il compiacimento estetico. La radicalità delle sue scelte
lo aveva portato, già all’inizio della sua carriera artistica, a distruggere tutte le
opere realizzate prima di una certa data rimarcando la necessità e la volontà
determinata di far tabula rasa di tutto ciò che poteva creare ostacolo verso un
linguaggio che deve rinnovarsi continuamente.
Non sono presenti nel contesto della mostra, ma meritano una breve
citazione, almeno a grandi linee, l’enorme numero di interventi in opere ar-
chitettoniche.
La consapevolezza e la necessità di voler dialogare con lo spazio circo-
stante gli ha consentito, nel tempo, di entrare nel merito della progettazio-
ne di luoghi sacri e quindi di poter lavorare negli spazi liturgici di numerose
chiese di nuova costruzione come nella chiesa di Cristo Risorto a Cavi di
Lavagna (1990-1991) dove ha realizzato e pensato la collocazione del fon-
te battesimale, o anche nelle chiese di Cadine (1990), Milano Due (1992)
e a Roma nella chiesa di Dragoncello (2000). Forti anche le esperienze di
dialogo con spazi antichi, in cui le sue opere si sono inserite con grande
rispetto. È il caso della basilica preromanica di Santa Maria Assunta in
Calvenzano, di Vizzolo Predabissi (1997), della cappella preromanica dei
Martiri Anauniesi nella basilica di san Simpliciano (2005), della basilica di
San Giuseppe al Trionfale a Roma (2013) per la quale ha realizzato le 12
formelle bronzee del portale.
Queste solo alcune delle tappe di un’esistenza davvero straordinaria, se
vogliamo poco conosciuta, perché l’artista non ama parlare di sé, non ama
il clamore e le grida ma il “taneta e buseta” di ascendenza trentina e che,
finalmente, nel Museo Diocesano di Milano ha trovato il suo pieno ricono-
scimento, pur rimanendo un tesoro ancora tutto da scoprire.
98 nu 224
marta michelacci
1
Cf. E. Cristallini - M. Forti (edd.), In Principio… la Parola si fece carne, Catalogo
del Padiglione della Santa Sede alla 56a Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale
di Venezia, Gangemi, Roma 2015.
2
Cf. M. Michelacci, Al Museo Diocesano di Milano la mostra di Benedetto Pietro-
grande “In viaggio”, in «Arte Cristiana» 891, Milano 2015, pp. 475-476. Nell’articolo
l’Autrice si è attenuta alle necessità editoriali della rivista proponendo una versione
sintetica dell’evento e della biografia di Benedetto Pietrogrande.
3
B. Pietrogrande, In viaggio, catalogo della mostra, a cura del Museo Diocesa-
no di Milano, Scalpendi, Milano 2015, p. 12.
4
Tutti i documenti del Concilio, Massimo, Milano 1979, p. 250.
5
Ibid.
6
Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum concilium, 4 dicembre 1963, 122,
in Enchiridion Vaticanum.
7
Paolo VI, Discorso agli artisti, in Enchiridion Vaticanum.
8
Ibid.
9
Ibid.
10
Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum concilium, cit., 123.
11
Ibid., 125.
12
Cf. L. Crivelli, Il miracolo delle vetrate, in AA.VV., Discorsi sull’arte, Ancora, Mi-
lano 2005.
13
Paolo VI, Udienza generale, Città del Vaticano, 16 giugno 1965.
14
Cf. G.B. Montini, L’artista è il ponte, 2 febbraio 1964, in AA.VV., Discorsi
sull’arte, cit.
15
Paolo VI, Discorso agli artisti, 7 maggio 1964, in P.V. Begni Redona (ed.), Paolo
VI. Su l’arte e agli artisti. Discorsi, messaggi e scritti (1963-1978), Istituto Paolo VI, Roma
2000.
16
Cf. Paolo VI, Discorso nella Sala del Concistoro agli appartenenti a vario titolo alla
Scuola superiore d’arte cristiana Beato Angelico di Milano, 20 febbraio 1965, in P.V. Be-
gni Redona (ed.), Paolo VI. Su l’arte e agli artisti. Discorsi, messaggi e scritti (1963-1978),
cit., e Paolo VI, Discorso nella Sala del Concistoro ai partecipanti al Convegno delle Com-
missioni diocesane di liturgia e di arte sacra in Italia, Roma 4 gennaio 1967, in P.V. Begni
Redona (ed.), Paolo VI. Su l’arte e agli artisti. Discorsi, messaggi e scritti (1963-1978), cit.
17
G.B. Montini, Su l’arte sacra futura, in «Notiziario» n. 16, a cura dell’Istituto
Paolo VI, Brescia 1988, pp. 13-24.
18
E. Cristallini - M. Forti (edd.), In Principio… la Parola si fece carne, cit., p. 12.
prezzo
euro
nu 224
a 20 anni dal premio unesco a chiara lubich
Reinventare la pace
102 nu 224
maria voce
fatto lui che in croce è morto per l’umanità intera. Infatti, l’impegno per la
pace richiede un mezzo adeguato per raggiungere l’obiettivo. Chiara Lubich
parlando all’ONU nel 1997 lo ha detto con chiarezza:
Un altro punto di forza del messaggio della Lubich sulla pace è la fraternità.
Ne ha parlato sin dai primi tempi del suo percorso umano e spirituale,
ma con gli anni il concetto di fraternità ha preso un posto di sempre maggior
rilievo nel suo pensiero.
La fraternità è stata da lei declinata nei più vari ambiti della vita e del sa-
pere come una vera e propria categoria, anzi, un nuovo paradigma a fonda-
mento di valori e di atti concreti in grado di indirizzare le nostre convivenze
verso l’unità e la pace.
Parlando a dei politici italiani il 15 dicembre 2000, a Roma, Chiara Lubich
sosteneva:
104 nu 224
maria voce
con semplici cittadini, dando vita a un dialogo quanto mai proficuo, che si
rivela oggi di grande attualità.
In un suo messaggio del 2003 troviamo scritto:
È la fraternità che può far fiorire progetti e azioni nel complesso tes-
suto politico, economico, culturale e sociale del nostro mondo. È la
fraternità che fa uscire dall’isolamento e apre la porta dello sviluppo
ai popoli che ne sono ancora esclusi. È la fraternità che indica come
risolvere pacificamente i dissidi e che relega la guerra ai libri di sto-
ria. È per la fraternità vissuta che si può sognare e persino sperare
in una qualche comunione dei beni fra Paesi ricchi e poveri, dato che
lo scandaloso squilibrio oggi esistente nel mondo è una delle cause
principali del terrorismo. Il profondo bisogno di pace che l’umanità
esprime dice che la fraternità non è solo un valore, non è solo un
metodo, ma un paradigma globale di sviluppo politico4.
l’amore che batte in fondo ad ogni cuore umano. Che per i seguaci
di Cristo può consistere in quella […] agape che è una partecipazio-
ne all’amore stesso che vive in Dio: amore forte, amore capace di
amare anche chi non contraccambia ma attacca, come il nemico,
amore capace di perdonare… E per chi segue altre fedi religiose è
un amore che può chiamarsi benevolenza, e che, per le persone che
non hanno una fede religiosa, può voler dire filantropia, solidarietà,
non-violenza.
106 nu 224
maria voce
108 nu 224
maria voce
1
Discorso all’UNESCO per il 20° anniversario del Premio per l’Educazione alla
pace a Chiara Lubich, Parigi, 15 novembre 2016.
2
C. Lubich, Discorso al Simposio Verso l’unità delle Nazioni e l’unità dei popoli,
organizzato dalla WCRP nella sede dell’ONU a New York nel 1997.
3
Id., La dottrina spirituale, Mondadori, Milano 2001, p. 298.
4
C. Lubich al prof. Benjamin Barber, Messaggio per la Giornata dell’interdipenden-
za, Filadelfia, 12 settembre 2003.
5
Mi riferisco alle Cittadelle del Movimento dei Focolari, presenti nelle varie la-
titudini del mondo (cf. http://www.focolare.org/all-opera/cittadelle).
Fedeltà creativa
la sfida dell’attualizzazione di un
carisma
di Jesús Morán
nu 224
a 20 anni dal premio unesco a chiara lubich
112 nu 224
jesús morán
di ordine non etico, ma giuridico, razionale e contrattuale, della pace fra gli
Stati e le comunità. Ma gli scenari globali attuali hanno immesso sulla scena
nuovi attori sociali, indifferenti alle diplomazie, agli accordi, alla negoziazio-
ne dei vantaggi e degli svantaggi della cooperazione internazionale.
La spiritualità di Chiara Lubich, centrata sull’unità, può dare un contri-
buto alle culture di pace odierne. Il Movimento dei Focolari è impegnato,
al pari di altre organizzazioni, in questi ambiti. È presente in circa 180 Paesi
del mondo e in molti di essi rappresenta una sorta di presidio per l’unità e la
pace. Consentitemi di ricordare qui che esiste oggi una comunità dei Focola-
ri ad Aleppo, in Siria, che offre spazi di condivisione e reciproca solidarietà a
una popolazione martoriata dalla guerra. Esistono comunità vitali nei Paesi
della fascia centrale del continente africano, che ho recentemente visitato,
dove la violenza dell’intolleranza miete quasi quotidianamente le sue vitti-
me. Si è appena concluso a Tlemcen (Algeria) le Congrés Musulman del
Movimento dei Focolari, con la partecipazione anche di cristiani di vari Paesi
del mondo, con l’appello finale a lavorare più capillarmente e con maggiore
profondità per costruire una cultura di pace. E siamo presenti e attivi per la
pace nei Paesi dove essa è attualmente più minacciata. Il primo obiettivo
di queste iniziative è, ovviamente, la fine dei conflitti e l’instaurazione di un
clima sociale e civile pacifico3. Ma, come la storia contemporanea spesso ci
ha insegnato, oggi le ragioni della pace implicano questioni più profonde. Il
Movimento dei Focolari, in tal senso, opera per una giustizia sociale fondata
sulla comprensione che, nel nostro mondo globale, l’avvenire sarà sempre
più condiviso, e le guerre e le miserie localizzate avranno comunque riper-
cussioni globali. Nessuno può salvarsi da sé, nessuno può sperare di rima-
nere felice da solo. Occuparsi del bene e della pace altrui è oggi decisivo per
curare la propria felicità, come c’insegnano figure come Zygmunt Bauman,
e prima di lui John Dewey e Karl Mannheim4.
La spiritualità dei Focolari, in tal senso, può dare un contributo utile alla
edificazione di una nuova cultura di pace. Essa, infatti, è stata definita da Chia-
ra come una spiritualità collettiva, comunitaria. Dal punto di vista politico, si
potrebbe credere che ciò significhi semplicemente che essa si realizzi attorno
a un ente collettivo, come lo Stato, il partito, o una Chiesa. Non è così e, fra
l’altro, la storia moderna ci ha mostrato il volto terribile che i collettivismi pro-
114 nu 224
jesús morán
della solidarietà e del bene comune. Questi sono i caratteri di una comunità
fondata su uno stile di vita alla ricerca dell’unità. E quando essa si manifesta,
rappresenta una forza capace di generare soluzioni pacifiche dirompenti.
Il pensiero va a quanto avvenuto questa estate a Jacques Hamel, il quale
fu trucidato nella chiesa di Saint-Étienne-de-Rouvray. Quel tragico episo-
dio condusse tanti cittadini islamici a recarsi nelle chiese cristiane per un
momento di riflessione e unità. Tale scelta ha inferto al terrorismo un colpo
assai più grave di tante strategie politiche e militari.
È questa la cultura di pace che nasce dall’unità. La sua efficacia è stata mo-
strata ad Assisi, lo scorso settembre, all’incontro di dialogo fra le religioni e le
culture, a trent’anni dal primo grande incontro voluto da san Giovanni Paolo II.
Il Movimento dei Focolari è al servizio di tale prospettiva, oggi avvertita
come determinante per pacificare un mondo sempre più interdipendente.
La profezia del messaggio di Chiara Lubich, premiata vent’anni fa dall’UNE-
SCO, risuona oggi ancora più attuale.
Grazie
1
Discorso all’UNESCO per il 20° anniversario del Premio per l’Educazione alla
pace a Chiara Lubich, Parigi, 15 novembre 2016.
2
I. Kant, Zum ewigen Frieden, 1795.
3
Attraverso queste iniziative, il Movimento dei Focolari intende costruire un
clima sociale fondato su princìpi di pace e di armonia, in grado di mettere al centro
dell’azione pubblica il bene comune, il quale si propone oltre ogni interesse partico-
lare di natura economica, finanziaria o geopolitica.
4
Cf. Z. Bauman, Does Ethics Have a Chance in a World of Consumers?, Harvard
University Press, Cambridge-London, 2008; J. Dewey, Democracy and Education,
The MacMillan Company, New York 1916; K. Mannheim, Freedom, Power and Demo-
cratic Planning, Routledge & Kegan Paul Ltd., London 1965.
5
Gesù può comporre il mosaico ricco e vario delle nostre comunità. La pace
è un suo dono perché, come scrive Isaia: «Dio ci donerà la pace, perché compie in
noi ogni nostra azione» (Is 26, 12). Già Tommaso d’Aquino aveva intuito che tale
passaggio era la chiave ermeneutica per collegare l’azione umana alla Provvidenza
di Dio (cf. Tommaso D’Aquino, Summa contra Gentes, III, 67).
6
Cf. Giovanni XXIII, Pacem in terris, 11 aprile 1963, 89.
Princeps philosophorum
Platone nell’Occidente tardo-
antico, medievale e umanistico
di Maria Borriello - Angelo Maria Vitale (edd.)
nu 224
alla fonte del carisma dell’unità
Pluralismo e verità
in Chiara Lubich
Claudio
una premessa
Guerrieri
La molteplicità delle persone con le loro idee imme-
phd in filosofia
(pul, roma). diatamente espresse e confrontabili, a volte conciliabi-
baccalaureato li, altre volte tra loro del tutto contraddittorie, appare
in teologia (pug, come un’esperienza innegabile del nostro interagire.
roma). docente Nelle società del passato, il forte senso di identità e la
di filosofia. si volontà di essere riconosciuti come integrati nel gruppo
occupa di dialogo
ecumenico. sociale di appartenenza hanno comportato diversi livelli
è membro di presa di posizioni ben determinate e delimitanti entro
del centro cui poter esprimere la propria opinione diversa, la pro-
interdisciplinare pria interpretazione della verità. Questo ha comportato
di studi “scuola sia una forte delimitazione della verità, che si configura-
abbà”.
va come assoluto punto di riferimento pur fondandosi
di fatto più su una tradizione culturale che su un vero
approccio libero ed accogliente della verità, sia una forte
costrizione delle persone nella loro ricerca e nella loro
interpretazione della verità.
Questo percorso di cristallizzazione della verità in
specifiche formulazioni ha caratterizzato per secoli le
culture tradizionali e ha imbrigliato la scienza, la filosofia
e l’esperienza religiosa.
Al contempo, l’irrompere nella storia di personalità,
di scoperte, di contatti con tradizioni diverse ha imposto
un continuo aggiornamento e una continua correzione
dei parametri di determinazione della verità e sempre