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Lezione 4.03.2019
Autori che hanno pubblicato i testi gli anni proprio successivi al termine della guerra. Siamo
all’indomani della WW2, 1945. Gli eventi della seconda guerra mondiale avevano portato i
pensatori del tempo a riflettere sulle tragedie avvenute in Europa e altre regioni del mondo.
era in questione il tema dell’umanesimo. L’Europa aveva proposto già da secoli il tema della
paideia, educazione, ma anche umanesimo. Paideia venne tradotto dai latini con humanitas.
il termine dell’educazione inteso come paideia. Educare gli esseri umani in modo che
manifestino tutte le loro potenzialità e raggiungano la loro massima vetta. Troviamo il mito
della caverna nel libro 7 della repubblica: ascesa dell’anima. immagine dei prigionieri che
vedono davanti a se solo delle ombre. Ascoltano dei suoni indistinti. All’interno della caverna
risuonano delle voci oltre alle immagini. Queste ombre dipendono dal fatto che delle
statuette che passano alle loro spalle proiettano la loro ombra. C’è un fuoco prima delle
passano sotto un muro. Il fuoco alle spalle delle statuette fa sì che le ombre si producano.
Siamo in presenza di ombre che sono copie di oggetti che sono al di fuori della caverna.
Avviene che un prigioniero della caverna avrà modo di liberarsi dalle catene: inizia l’ascesa
verso l’uscita della caverna. l’esterno è illuminato dal sole. L’uomo, uscito, prima guarda gli
oggetti riflessi sulle superfici lucide e non vedrà gli oggetti, ma le immagini illuminate dal
sole. Poi poserà lo sguardo sugli oggetti e poi sul sole. Il sole è una metafora per indicare
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l’idea del Bene. il processo di ascesa è quello di educazione: paideia. Anima che riesce a
liberarsi dalle sue catene e uscire fuori. Guarda le cose come effettivamente sono illuminate
dal sole. ascesa indicata come educazione dell’anima alla sua umanità. L’umanesimo ha
radice in questa metafora che viene utilizzata. Si può giungere all’umano con questo
processo. In questo modo diventa ciò che veramente è liberandosi dei suoi legami con il
mondo sensibile che fa sì che l’anima raggiunga solo dei legami sensibili. La paideia per i
termine umanesimo che usiamo per indicare il periodo che va dal 1300 al 1500 e poi il
rinascimento vedono di nuovo l’uso del termine humanitas. Questo termine poi sarà
sviluppato anche nei secoli posteriori. Pensiamo al discorso del metodo di cartesio. Cartesio
frequenta il collegio dei gesuiti. Studio dei classici latini come studio che può portare alla
L’ideale a cui aspira è quello della universalità della conoscenza e della ragione che fa si
che gli uomini possano unirsi e ritrovarsi in principi razionali: cogito cartesiano. Il cogito
cartesiano, seppur da un’angolatura diversa, riprende quell’ideale umanistico che gli autori
a partire da kant, si torna a quell’idea di “lumi”, vernunft, che sta a indicare l’eccellenza
dell’uomo. Umanesimo: idea della ragione dell’uomo. Umanesimo che ha la sua base su
questo concetto di ragione. In hegel, primi decenni 800, il termine ragione è tradotto come
geist, ragione. Il geist non è solo strumento di conoscenza, ma anche eticità. Facoltà
spirituali dell’uomo. Ciò che porta l’uomo a conoscere e sentire. Il geist indica anche il
in cui l’uomo prende coscienza delle proprie facoltà spirituali. Il mondo storico è espressione
del geist. Troviamo qui un forte significato umanistico. L’uomo riesce, attraverso il geist, a
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sollevarsi dalla propria individualità. Costruisce una realtà comune. Il geist permette la
costruzione di una realtà universale. La storia per hegel era una weltgeschifte. L’umanesimo
per hegel ha la sua base nel concetto di geist. Cosa succederà nell’800? Si saranno i primi
momenti di crisi. Dissoluzione dopo la morte di hegel e costruzione delle scuole hegeliane.
a accentuare l’aspetto sensibile materialistico. Feuerbach e marx. Nelle loro opere forte
richiamo ai rapporti sociali. Diventerà importante per la sinistra hegeliana un pensiero che
tiene conto della naturalità dell’uomo e della sua finitezza. Il suo esser parte di una società.
con la sinistra hegeliana la critica dell0idealismo porterà ad accentuare gli aspetti che legano
l’uomo alla società e l’economia. Il geist si radica nella finitezza dell’umano. La destra
hegeliana accentuerà l’elemento della religione, l’elemento della rivelazione come fatto
storico del quale non si può non tenere conto. La filosofia, più che incentrarsi sul geist dovrà
tener conto della storia, della tradizione. La destra hegeliana prova a riportare la filosofia a
una base religiosa, in particolare del cristianeismo. Hegel aveva considerato la filosofia a
un livello più alto della religione. la destra hegeliana tenderà a fondare la filosofia sulla
religione cristiana. il geist tende a radicarsi sui fatti, sugli eventi. La sinistra hegeliana
accenta l’aspetto naturalistico dell’uomo, la destra considera la filosofia alla dipendenza del
cristianesimo. Non c’è più comunque un geist libero! il geist è limitato a una realtà limitata,
sia essa la natura sia essa la rivelazione religiosa. Siamo a metà 800, crisi dell’idealismo ì.
accentuano verso la fine dell’800. Nietzsche: con la critica di platonismo, idealismo, nozione
elementi naturalistici della realtà umana. No spirito indipendenti dalla natura. Genesi della
morale: no strati spirituali. Volontà di svilupparsi nella realtà. desiderio di potenza che
condurrà allo sviluppo di un’etica su base naturalistica. Darwin: studia i modi in cui l’essere
umano può essere considerato appartenente alla natura. L’umanesimo classico (radici
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greche e latine) e poi quello rinascimentale fino all’idealismo, questo umanesimo classico
entra in una situazione di crisi, un momento di dubbio, riflessione. Prospettive diverse: non
è che marx abbandonasse l’umanesimo. Marx: sembra che voglia proporre un umanesimo
diverso, ma conservando quegli elementi di libertà che gli autori precedenti avevano
indicato. Marx si orienta in modo diverso. Nietzsche a suo modo proponeva un’idea diversa
medievale e nella modernità su nuove direzioni. Giungiamo al periodo tra le due guerre.
La disciplina in senso stretto ha la sua origine in germania tra le due guerre, materia nuova
in campo della filosofia. Parliamo di max scheler, helmuth plessner e arnold gehlen.
Scrivono in tedesco tra le due guerre. Scheler muore nel 28. Sono i rappresentanti della
dell’uomo. Questa disciplina lo fa a contatto con le scienze della natura e delle scienze
umane. Epoca delle scoperte di darwin, della etnologia, della filosofia delle religioni.
Disciplina che propone in problema dell’uomo in dialogo con tutte le discipline naturalistiche
e dello spirito. Disciplina, psicologia, neurologia. Studio dell’uomo come essere naturale.
Apertura a culture e religioni. Paesi extra europei. L’antropologia filosofica tedesca si pone
il problema dell’uomo. Diventa tematico l’oggetto di studio “uomo”, essere umano. Anche gli
proporrà il problema. Scheler: la posizione dell’uomo nel cosmo. Plessner e gehlen: nei titoli
delle opere la parola uomo. Uomo e genesi di ciò che caratterizza la cultura umana. In
ambiente tedesco: ripresa del pensiero idealistico in forme nuove: neo kantismo, neo
hegelismo. Riprendono il messaggio del passato in forme rinnovate. La stessa cosa farà
dell’uomo, gli atti spirituali. Husserl: desiderio di rinnovare il pensiero umanistico del
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passato. Tra le due guerre la fenomenologia porterà a sviluppi in vari settori. Questi
precedenti sono importanti, ma in certo modo l’evento della WW2: situazioni che portarono
a riproporre con maggior urgenza la questione dell’uomo. Arriviamo agli autori del corso.
SARTRE
discorso, tenuto in un club culturale, ebbe un successo straordinario. Indomani della fine
Conferenza che S ripeterà anche in privato con i suoi critici, cerchia ristretta a cui
Questo discorso pronunciato nel 45 vide la luce nel 46 come testo. Nel testo abbiamo anche
la discussione successiva con i critici. Alcuni dei critici sono anche nominati. Naville:
personaggio che dialoga con sartre. Noi vedremo in particolare la conferenza e poi diremo
L’edizione italiana ricalca quella francese perfettamente. L’edizione italiana riprende quella
Sartre è già ben noto: ha già pubblicato la nausea nel 38, le novelle, alcuni testi teatrali.
Anche opera più importante “essere e nulla” del 43. Sartre è già noto. Trilogia: i cammini
della libertà, anni 40. Sartre la pubblica come racconto di eventi di persone impegnate nella
ww2. Sartre autore già in primo piano sulla scena della cultura francese nella conferenza
del 45. Ci sono dei cambiamenti dal 38 fino al 45, evoluzione del pensiero di sartre.
PRIMO LEVI
Primo levi pubblicherà nel 47 la sua opera “se questo è un uomo”. Novembre 2018: sono
uscite delle novità sulla prima edizione del libro di levi. Recensione del sole 24 ore sulla
prima edizione. Primo levi aveva presentato il libro a einaudi. La casa editrice einaudi non
voleva pubblicare il testo. Lo pubblica un’altra casa: De silva. Aveva la sua sede a torino ed
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era diretta da franco antonicelli. Antonicelli era l’editore: sembra sia stata la sorella di primo
levi a spingere levi a pubblicare il testo. Poche edizioni della prima edizione. Una copia è
nella biblioteca dell’istituto italiano dei centri comunitari che facevano capo all’industria
olivetti di ivrea. Interessi di carattere culturale di olivetti. Accanto alla produzione di olivetti
erano nati anche centri culturali. Presso la biblioteca di ivrea si è ritrovata una copia della
prima edizione di “se questo è un uomo”. Il titolo pare sia dovuto allo stesso antonicelli, che
prese la poesia di levi e da questa poesia trasse il titolo. L’opera passò nel 47 quasi
inosservata. Ebbe però importanti recensioni, tra cui quella di italo calvino. Opera che
contatto con una narrazione di esperienza tragiche. Esperienza che levi racconta in modo
condizione umana. Riflessione sull’uomo a partire da una sua propria esperienza di vita.
Levi non è l’unico scrittore a darci riflessioni sull’umanesimo. Opere in due volumi di einaudi
testo usato a lezione. Questi due volumi sono stati completati da un terzo volume con le
interviste.
ALBERTO MORAVIA
HEIDEGGER
Lettera sull’umanismo del 47. Pubblicato prima in una rivista francese. Circostanze della
pubblicazione narrate da biografi di heidegger e da interpreti che si sono occupati del testo.
Un intellettuale francese era venuto a contatto con heidegger. Gli aveva proposto per lettera
una serie di domande. La sua risposta era stata in tedesco, ma la risposta era stata
pubblicata in francese. Il testo si lega al testo sartriano. Heidegger in polemica con sartre.
Interviene nella discussione. Il testo tedesco vide la luce nel 47 come appendice alla dottrina
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come appendice a un testo considerato più importante appunto. Questo testo dottrina di
platone sulla verità era degli anni 40- riproduzione di lezioni che H aveva tenuto sul l 7 della
repubblica. Si partiva dalla metafora della caverna. questo testo venne reso noto già negli
anni 40. Ristampato nel 47 e si lega alla lettera sull’umanesimo. Li pubblica insieme.
Riferimento alla paidea di platone nella lettera. La dottrina di platone sulla verità parla del
mito della caverna in cui appunto si parla di paideia. Completamento del testo.
LEVINAS
Dall’esistenza all’esistente. Umanesimo: cosa vuol dire spirito, libertà, pensare. In questo
testo levinas si pone questi problemi. Pubblicato nel 47, ma nasce negli anni di prigionia.
Levinas era della lituania ma era andato a strasburgo per studiare e poi parigi. Combatteva
MARITAIN
L’uomo e lo stato, 51. Pubblicato in inglese. Era andato negli USA e li aveva tenuto una
serie di lezioni a chicago nei primi anni 50 (dicembre 49) sul tema dell’uomo e lo stato.
Queste lezioni vennero poi dopo il 51 (pubblicazione presso la casa editrice della university
of chicago) videro la luce nel 53 in francese e poi nel 65. L’edizione italiana è modellata su
Edizione del 47 di primo levi, se questo è un uomo. Domenicale del sole 24 ore. La prima
edizione esce nell’ottobre del 47 a de silva, piccolo editore torinese. Emerge il ruolo decisivo
della sorella di levi. Lei consegna il manoscritto a antonicelli, fondatore della casa editrice.
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Lui lo pubblica. era nel partito di liberazione nazionale. Fu zorzi o lo stesso antonicelli a
pubblicare il testo.
Momento di riflessione che segue una serie di testi che sartre aveva già pubblicato e che
esprimevano una posizione diversa rispetto a quella della conferenza del 45 e poi pubblicata
nel 46. Il primo romanzo di sartre è la nausea. Il romanzo esce nel 38. Il titolo proposto era
“la malinconia”, ma il tema della melancolia era un tema già discusso e l’editore non volle
quel titolo. Il tema aveva già attratto storici dell’arte, ecc. propose di cambiare il titolo in “la
nausea”. La nausea è un tema centrale del romanzo. Il romanzo aveva consigliato all’editore
in una cittadina francese (non si sa dove). È una cittadina di mare. il protagonista sta in
questa cittadina francese per scrivere una biografia di un signore. Si immagina che sia
esistito un avventuriero del 700 che aveva avuto tante avventure. Va nella biblioteca della
città per ricostruire la vita del signore d cui scrive la biografia. Cerca materiali che gli
permettano di elaborare la biografia. Vuole scrivere un’opera storica. Nel romanzo la storia
il senso di nausea. Romanzo scritto in prima persona. Il protagonista scrive un diario. Scrive
le sue riflessioni e sin dalle prime pagine troviamo un senso di nausea. Il protagonista dice
che non sa perché ma ha questo malessere. Prende una pietra e sente disgusto. Le cose
che tocca e osserva gli danno un malessere fisico. Sensazione di disagio e malessere. A
nella realtà. qualcosa che mette il protagonista di fronte al non senso della realtà. rivelazione
intesa in senso opposto a quello che la rivelazione religiosa trasmette. Realtà trascendente.
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angoscia e disperazione. Da cosa è provocata la nausea? Da “la nausea”: il protagonista
vedeva un albero e lo descrive. Legno nero dell’albero. Estasi orribile. Comprensione della
provocata dalla percezione dell’assoluta contingenza della realtà. contingenza della realtà:
mancanza di una causa che fa sì che ciò che viene percepito possa avere una spiegazione.
Il contingente che viene fatto risalire a una causa viene prodotto da qualche cosa. Lo
deduco, lo posso considerare e pensare come qualche cosa che non è gratuito.
Contingente: dato senza che si possa risalire alla spiegazione. Ciò che ha una spiegazione
si spiega su una logica. C’è una necessità che me lo indica come qualcosa di giustificabile.
In questo caso c’è una divaricazione tra pensiero e esistenza. Il pensiero dovrebbe
della realtà. vedere gli elementi esistenti come connessi. Pensare come strumento di una
conoscenza delle cose che non si ferma alle percezioni staccate. Il pensare dovrebbe
logica, i singoli elementi dell’esistenti non mi appaiono piu giustificabili. Realtà distinte,
puntiformi, senza che formino un insieme. Cosa considerate in un perpetuo divenire senza
che vi sia una logica che riesca a formare un insieme. Gli esistenti sono contingenti e non
c’è possibilità di avere una conoscenza della realtà. tutto ciò che posso percepire della realtà
sono dei momenti distinti, che mi appaiono in modo istantaneo senza che siano soggetti a
un vero e proprio collegamento. Contingenza: fatto che non è riconducibile a una causa che
lo renderebbe necessario. Avviene per caso, è gratuito. Avviene senza che possa rendermi
conto delle ragioni. Il pensare qui si allontana dalla realtà. tra pensare e fatti non c’è
collegamento possibile. I fatti assumono una configurazione che il pensare non è in grado
repulsione. I fatti non sono percepibili nella loro logica. Allora il protagonista ha come una
sensazione di allontanamento dalla realtà. desiderio di liberarsi dalla realtà. nausea come
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processo di liberazione. Il protagonista cerca di allontanare da se una realtà che gli pesa,
che lo soffoca. La nausea nasce qui. Nausea psicologica. Realtà che pesa sul suo animo e
lo induce alla liberazione. Realtà non leggera, non assimilabile. Ci sono filosofie che
essere necessario che è causa sui potrebbe cambiare la realtà. la sostanza di Spinoza fa
sì che la realtà abbia questa concatenazione logica. Il protagonista non crede di poter più
scrivere la sua biografia. Biografia che non potrà più scrivere: era lo scopo della sua vita.
Questione della contingenza e non poter più scrivere la storia. Se il pensare non può più
costituire nessi logici neanche la biografia di una persona è ricostruibile. Lo storico ragiona
secondo una certa concatenazione di eventi. Personaggi con intenzioni e fini secondo una
certa logica che pensano che gli eventi debbano avere. Azione nella realtà pensando che
la realtà proceda secondo una direzione che si pensa che la realtà debba avere. Azione
umana che si inserisce negli eventi pensando di vedere una certa logica degli eventi.
Causalità che non impedisce all’uomo di agire secondo determinati scopi. Se vengono a
mancare questi nessi tra gli eventi la biografia non potrà più essere scritta. Nella nausea si
parla anche di libri di storia importanti letti nella cultura francese dell’800 e che non sono più
considerati possibili perché si è persa la possibilità di costruire una storia dei fatti. La
scoperta dell’assoluta contingenza del protagonista rende vana l’azione nella realtà stessa.
non si può più costruire una biografia e tutto si perde nell’attimo. Estrema frammentarietà
le persone secondo una continuità di esperienze. Qui è in crisi l’umanesimo. Appare nel
romanzo la figura dell’autodidatta. Personaggio che va in biblioteca e vuole farsi una cultura.
Però ha perso il senso di cosa voglia dire costruirsi una cultura perché il modo in cui cerca
di farlo era quello di leggere i libri in ordine alfabetico. No intenzionalità dell’ordine di lettura.
Ordine meccanico che non da il senso delle cose. Viene presentato anche come colui che
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parla di “humanitè”, colui che parla di umanesimo. Parla, l’autodidatta, di un ideale di
umanità che viene svuotato di senso. Romanzo che sembra non dare nessuna possibilità
positivo che si inserisca in maniera positiva nella realtà. sembra impossibile costruire una
contingenza assoluta delle cose. Sembra profilarsi una salvezza: musica. Ascolta una
armonia. Il tempo ha perso la sua linearità. Rimane la melodia che è sempre giovane e
sensato nella sua armonia: musica. Il compositore era ebreo e il cantante una donna nera:
figure emarginate all’epoca. Ebreo e nero. Questi due si sono salvati. Nella musica ci si
libera dall’esistenza. Il protagonista scriverà romanzi inventati, la storia non va piu bene.
storia di personaggi che non hanno avuto una reale vita. Storie inventate e non reali.
Ritrovare un senso nel proprio esistere nella composizione di un libro. Libro non di un
personaggio storico. libro di fantasia, di qualcosa che non dovrebbe aver avuto un
corrispondente nella realtà. opera che avrebbe fatto vergognare i singoli della propria
esistenza. Pura creazione di un pensiero: l’esistenza si svuota di senso. Nausea, 38: nel
momento della contingenza assoluta sartre critica il pensiero precedente che si concentrava
sulla nozione della ragione nell’uomo. La facoltà di conoscenza dell’uomo o mette in grado
di comprendere la realtà. riconoscimento del fatto che l’uomo essendo creatura razionale
cose e conoscere le leggi dei fenomeni. La facoltà del conoscere rende umano l’uomo.
Cartesianesimo influente. Cartesio preso di mira dall’attacco del protagonista del romanzo
sulla conoscenza come sfera che permette all’uomo di sollevarsi dalla frammentarietà e
costruire una realtà ordinata. Crisi dell’umanesimo. Sorta di nichilismo, mancanza di senso
e angoscia. Alla fine appare come possibilità quella di costruire un mondo immaginario
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anziché vivere nella realtà. senso nella costruzione di un mondo altro. No contatto con la
e creatività dell’uomo purchè abbandoni il piano dell’esistente. Sartre non ha mai nominato
levinas come una sua fonte possibile. Se prendiamo una rivista pubblicata da gruppi
filosofici non accademici, “recherche philosophique” di levinas del 1935 troviamo un saggio
con l’essere delle cose, un essere immobile e uguale a se stesso che sembra opprimere la
persona a contatto con questo essere che si ha il desiderio di evadere: evasion. Ciò che
soffoca l’io è la presenza delle cose nella loro realtà opaca e non penetrabile. Ritroviamo in
levinas ciò che S descriverà nella nausea. Levinas parla già di questa nausea. Impotenza
di fronte alla propria realtà. la nausea ci rivela la presenza dell’essere impotente: impotenza
dell’essere puro. Nausea come fatto di coscienza fuori posto. Essere puro per levinas che
spinge al senso della nausea. Ma sarter aveva letto questo saggio di levinas del 35? Non si
sa. Sappiamo che sartre conosceva levinas ma non in riferimento a questo testo dell’evasion
ma in riferimento alla teoria dell intuizione dei husserl. Quando s si avvicinò alla
fenomenologia di husserl nel 1930 circa questo avvenne (dice simone de beauvouoir).
Levinas aveva parlato del tema dell’intuizione in husserl. Sartre legge e approfondisce la
fenomenologia. Non è del tutto non comprovabile che Sartre abbia seguito altri testi di
levinas e li abbia letti. La nozione di nausea era gia stata discussa nel 35 da levinas. Non
abbiamo prove della lettura di sarte di quel testo di levinas. Rapporto tra essere e io. Sartre
aggiunge motivi che in levinas non ci sono comunque. Rimaniamo alla fine degli anni 30.
Citiamo un altro testo di sartre del primissimi anni 40. Sartre è stato prigioniero in quanto
aveva partecipato alla guerra. Ci ha dato dei testi pubblicati postumi che raccontano il modo
in cui la partecipazione alla guerra veniva vista “la mia guerra, diari e racconti”. “la morte
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nausea. Senso di abbandono alle cose, mancanza di volontà, mancanza di agire in modo
diretto verso un obiettivo. Diario di un militare francese in prigionia. ci hanno spogliato della
attraversando. Sartre di fine anni 30 inizio anni 40: la morte è vista come qualcosa di
estraneo, che non da senso al vivere perché non può essere scelta. Questione della morale,
dell’etica. Il soldato difende la sua libertà con il cinismo. Non rimane che il puro potere, non
c’è più una regola di carattere etico. Non rimane ce sottostare alla volontà del più forte:
completo abbandono nei confronti delle cose. La vita non può più acquistare un senso.
Ambiguità dell’essere. Realtà che ci circonda: grigia indifferenza. Sartre dei primissimi anni
40 quando scrive queste righe. Diario di mathieu del 41. Sembra esserci un senso alla
realtà. bisognerebbe che io dimenticassi me stesso per dimenticarmi di altro. Scopo del mio
vivere: indirizzarmi verso qualche cosa. Soluzione: perdersi per davvero. Avere uno scopo
che non viene tanto proposto dall’io stesso, ma mi appare per natura come un obbligo che
ho. Non devo assumere il compito perché lo decido in quanto io. Ogni morale della salvezza
impadronirsi del mondo. soluzione: bisognerebbe che per natura si fosse persi non nell’io,
questa disperazione. Si profila l’idea di una moralità che più che basarsi sull’io si basa su
una esteriorità che obbliga l’io ad agire in un determinato modo. Possibilità senza che l’io
stesso intervenga. Sartre della nausea e del 1940 e 41. Riflette sulla scia del romanzo la
nausea. Sartre che sembra veramente descrivere una situazione dell’uomo di grande crisi,
di senso, della realtà. dell’esistenza umana. Crisi della cultura, della civiltà stessa. no
soluzioni nell’agire. Senso di assurdità in cui l’io è coinvolto e pura contingenza dell’esistere.
Puro abbandono, ambiguità, lasciarsi andare senza che ci sia una reazione dell’io a queste
invenzione. Diari di mathieu e morte dell’anima: impegno morale che diventa un obbligo tale
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che l’io esca dalla sua disperazione. Appariva un po’anche nella nausea questa idea. Solo
accenni nella nausea. Poche righe nel diario di mathieu. Sartre di fine anni 30 e inizio anni
40.
Lezione 7.03.2019
No testo di moravia
SARTRE
Percorso 1938-1945. La sua posizione cambia e evolve in questi anni. No vero e proprio
cambiamento radicale. Svolgere meglio il proprio pensiero su una base che rimane
immutata: scoperta dell’esistenza. Nel 38 nella nausea il tema che emerge è quello
dell’esistere. Sartre collega nella nausea questo concetto al tema della contingenza. Questa
contingenza è assoluta, radicale. Causalità delle cose e impossibilità di spiegare i nessi tra
le cose, che porta a concepire l’esistenza del soggetto come contingente a sua volta. Dal
momento in cui il soggetto stesso non formula cose contingenti l’una con l’altra, ecco che la
determinato oggetto come causato da un oggetto di cui si ha percezione, ecco che gli eventi
non apparirebbero frammentati. Ma gli eventi appaiono privi di connessione perché viene a
mancare un soggetto pensante. Il soggetto è pura esistenza esso stesso. Il suo pensiero è
realtà e non trovano un collegamento. Puro divenire, mancanza di stabilità del soggetto e
divenire, e questo divenire non è un passaggio passato presente futuro. Il divenire stesso
non si configura più in questo modo. Sembra non esserci più alcuna connessione. Il divenire
si contrappone all’essere che ha una sua stabilità. La temporalità non riguarda più le tre
dimensioni passato presente e futuro. Queste tre dimensioni non hanno più alcuna vera
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percezioni siano dei frammenti che si susseguono senza un vero nesso tra questi eventi
che si presentano. Un altro elemento interessante della nausea: il fatto che le cose stesse
Questi momenti distinti non si configurano nel loro nesso con altri eventi: i frammenti di
esperienza tendono a non distinguersi l’uno con l’altro. Possono identificarsi o coincidere
ad esempio. Quasi che io mi trovassi di fronte a un essere che come dice sartre sembra di
troppo. C’è un essere che grava su di me quasi che fosse una massa compatta di essere.
sensazioni e immagini che guardo e ammiro. Oppure le cose mi possono apparire come
coincidere l’una con l’altra. I singoli momenti distinti sembrano coincidere. L’essere esterno
mi appare come una massa di cose che incombe su di me. Ulteriore elemento della nausea:
all’interno di questo essere può accadere di tutto. Fenomeni imprevisti e inconsueti e non
giustificati da logica che irrompono nella realtà. quadri dei surrealisti: emergono particolari
inquietanti. serie di elementi inquietanti, strani. Sono presi in considerazione dal romanzo di
sartre. La realtà non è configurabile e determinabile in senso logico che il pensiero introduce
nella realtà. tra le realtà che si configura secondo nessi determinati e l’immaginario, tutto
ciò che può essere inventato, non vi è più alcuna differenza. Potrebbero apparire delle
sembra non esserci più alcuno iato, separazione. La nausea: visto come crisi
parola che comunica. La parola si lega al pensare, alla formulazione del soggetto,
all’identificazione delle cose. Le cose mi appaiono nelle loro trasformazioni, le cose stesse
sono messe in questioni. Il tavolo può trasformarsi in qualche altra cosa. Il soggetto
pensante non vi è più, non vi è più la parola che identifica gli oggetti. Non c’è più la possibilità
da parte del soggetto di avere contatto con la realtà come se il soggetto si separasse dalla
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realtà o si appiattisse sulle cose. Quando il soggetto costruisce un proprio mondo di
immaginazione inventa delle proprie realtà sembra che le cose gli sfuggano. Altra
possibilità- il soggetto stesso si appiattisca sulle cose e non abbia una sua realtà
indipendente. Da un lato abbiamo un soggetto che si isola e sembra distinto rispetto a gli
eventi che vive, non riconosce più né persone né cose. Sembra che questo soggetto che
vive tenda poi a distruggere se stesso e appiattire le cose. Pura esistenza, contingenza, che
non trova più al suo interno alcuna giustificazione. Edizione mondadori della nausea: pag
61 “quando si vive non accade nulla...i giorni si aggiungono ai giorni, è come se non
accadesse nulla. Non c’è più una differenza di esperienza. Pag 123 “io ero così apparso per
caso. Esistevo come un puro esistente. Io non avevo diritto di esistere. La sua vita avrebbe
avuto solo dopo una consistenza. Penso che non voglio pensare. Non bisogna che pensi
che non voglio pensare. Il mio pensiero sono io, ecco perché non posso fermarmi. Non
esistere: i pensieri nascono dietro di me. Capovolgimento del cogito cartesiano. Cartesio,
1637: l’esistere è alle dipendenze del pensare. Il pensiero da certezza all’esistenza stessa.
dubitando dell’esistere, di tutto ciò che l’esperienza mi offre, mi rimane la certezza della
presenza a me stesso come pensiero. Anche l’esistere trova il suo fondamento. Il cogito in
cartesio permette la certezza dell’esistere. Esiste colui che pensa in quanto essere
pensante. Il cogito parte dall’esistenza di dio attraverso il pensiero. Cartesio troverà la realtà
l’idea della perfezione. Il pensiero in cartesio riesce a giungere fino alla perfezione e a partire
da questa nozione di fondare l’essere delle cose e si giunge a una certezza della
conoscenza e all’idea che vi sia una corrispondenza tra il mio pensare le cose e le cose
stesse. Sartre parte dal pensare ma riconduce il pensare al contingente. Il pensare stesso
viene ricondotto all’esistere. Sto pensando perché esisto. Esistenza tratta dal mio pensare.
Non è l’esistenza fondata sul mio pensare. Il presupposto del pensare è il fatto che io esisto.
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Il sum precede il cogito. Sum ergo cogito. Questa esistenza è ciò che mi fa orrore. Viene
ricondotto al disgusto di esistere. I pensieri sembrano non dare più alcuna possibilità di
certezza. Non hanno più forza in se stessi. I pensieri sono una vertigine. Sembra che
preso chi pensa. Il pensiero si ingrossa, è immenso. Non fa altro che rinnovare la mia
esistenza. Il pensiero non da alcuna certezza. Le cose si sono disfatte dei loro nomi. Ci sono
delle cose che mi opprimono con il loro essere e non riesco a ordinarle. L’esistenza
ricondotta ai suoi fatti più elementari. Mi annoio, ecco tutto. La noia dell’esistere. Mancanza
di novità, non vi sono esperienze nuove. E se capitasse qualcosa? Il quadro della realtà è
formato non solo dalla realtà, ma anche da eventi possibili e senza che acquistino davvero
Ricordiamo gli studi di ernst cassirer: storia della filosofia dell’età moderna. Anche grande
studioso del pensiero magico. In un libro sul pensiero mitico, 1925 germania, secondo voll
della simbologia delle forme simboliche che comprende anche un libro sul linguaggio e la
conoscenza. Ci da una descrizione del pensiero mitico nel senso il cui Sartre configura il
pensare nel momento in cui il soggetto non appare più come un soggetto che si distingue
dalle cose. nel pensare mitico non vi è più una vera e propria distinzione tra gli eventi. Mentre
il pensare che è proprio della scienza distingue le cose e pone dei nessi, nel pensiero mitico
le cose si trasformano. Possono variare dall’essere un certo oggetto a un altro. Nel pensare
mitico non vi è differenza tra possibile e reale. Nel pensare mitico l’io non si presenta come
un cogito, ma l’io assume la forma di un puro esistente tra le cose. Chi vive percepisce se
stesso come parte di una realtà vivente. Non vi è una vera e propria differenziazione tra
stesso dalla pianta ad esempio. Analogia con cassirer quando descrive il pensiero mitico
magico. Pensiero che si connette con la magia in quanto strumento di trasformazione della
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realtà. il soggetto non interviene con gli strumenti di conoscenza che gli permetterebbero di
intervenire nella realtà. si usano strumenti di carattere mitico magico. Il pensare mitico
magico si collega a un’azione che interviene secondo quel modo di pensare che percepisce
le cose reali secondo le percezioni di cui abbiamo parlato prima. Percezioni frammentarie o
che si collegano senza avere una distinzione. Questo romanzo: espressione di crisi
dell’umanesimo. Crisi di senso, crisi del soggetto…ecc. romanzo che rompeva con una
confronti della capacità della ragione di costruire senso. Il cristianesimo ci ha dato la nozione
di costruzione della ragione. È necessario un intervento divino affinchè l’uomo possa ridare
un senso alla sua vita-. La ragione in quanto corrotta non può darci questo senso. Critica
della ragione dell’uomo. Nel cristianesimo c’è già una critica dell’umanesimo. Nel
cristianesimo c’è una nozione di spirito. Uomo in quanto immagine di dio. Nozione dell’uomo
tradizione classica e cristiana. entrò in conflitto con lutero. Conflitto tra l’idea umanistica
dell’uomo e una consapevolezza dei limiti dell’uomo. Elementi di critica. Cartesio, a cui si
tradizione teologica cristiana. prova che viene tratta dalla tradizione scolastica cristiana.
sartre in questo romanzo non mette in questione solo paideia e humanitas, ma anche la
verità cristiana. posizione che sembra far crollare le basi su cui si era fondato il messaggio
umanistico. Idea dell’uomo in quanto capace di razionalità, storia.. sembra che s attacchi
l’ideale umanistico. Cosa ci puo salvare? L’idea dell’arte. Il sogno del protagonista è quello
di vivere in una realtà ideale quale quella offerta dai quadri del tintoretto. Una volta che si
aprano gli occhi, il mondo dell’arte così armonioso scompare. Il protagonista ha capito e ha
aperto gli occhi..si ritrova in una realtà meschina. Ancora di salvezza: arte. Trovare un senso
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nel vivere non all’interno del proprio se, ma quasi condividendo l esperienza di un altro in
un modo intenso. Il protagonista è in una giornata di freddo puro e incontra una donna. La
donna è fuori di se. Il protagonista esprime la sua invidia e lei lo richiama, da mostra di una
folle generosità. Si trova consistere nella propria passione nei confronti di quest’uomo. Nel
suo dolore la donna sembra essere portata in un mondo di purezza che eccede l’esistere.
Non una purezza a vuoto come quella del protagonista, ma una purezza che sembra
dimostrarsi nel legame con quell’uomo che richiama ma l’ha abbandonata. Oltre l’arte
Cassirer. L’io sembra identificarsi con il totem ad esempio. Nel mondo mitico, il mondo della
vegetazione si presenta come una realtà vitale, come ciò che si sviluppa data una sua forza
vita. Questo senso del vivente in sartre non c’è più. È una realtà impoverita. La realtà delle
cose stesse sembra avere un che di malato. Estasi orribile quando il protagonista vede la
radice dell’albero. Le cose che mi appaiono compresi che non c’era via di mezzo tra
l’esistenza e l’abbondanza. In francese sta a indicare l’abbandono. Sembra non ci sia via di
mezzo. cassirer: unità del vivente che si presente come qualcosa di multiforme e vitale. nel
romanzo questa unità di tutte le cose che vivono e esistono sembra privo di forza, debole,
fiacco, stanco. Non c’è più la forza rigogliosa del vivere. Qui ci troviamo in presenza di un
sentimento di inutilità. Punto importante di differenza. Sartre ha scritto poi novelle, diari, ecc.
ricordiamo “il muro” nel 39, raccolta di novelle; pagine autobiografiche pubblicate in italiano
con “la mia guerra”. Sono testi del 41. Comprendono dei diari che vengono scritti da un
personaggio chiamato mathieu e un testo chiamato “la morte nell’anima”. altri testi degli anni
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40 quando era prigioniero in alsazia: questi testi vennero pubblicati con i titoli “i cammini
della libertà”. Riecheggiano i motivi del sartre della nausea qui. Nominiamo il testo “l’essere
e il nulla”. Opera maggiore del sartre filosofo. L’essere e il nulla è una tappa importante. Fu
pubblicato nel 43. C’è qualcosa di nuovo? Sì, ci sono cambiamenti di posizione. Non
possiamo soffermarci molto. Sartre raffigura l’essere, ci offre la sua ontologia in questo: due
momenti- in se e per se. Linguaggio hegeliano. Si potrebbe vedere in questo lessico usato
da sartre un’influenza hegeliana, idealistica. Cos’è l’in se e il per se? Nei testi hegeliani
troviamo queste espressioni per indicare l’estrinsecazione dell’idea, ecc. per sartre: inse-
realtà dell’essere esterno al soggetto. L’essere delle cose, delle situazioni, essere come
esteriorità rispetto al soggetto. Per se: soggetto raffigurato come il nulla. C’è un essere
compreso nel suo proprio essere. C’è un per se che si contrappone all’in se, il quale si
non ha una propria configurazione. Il soggetto è atto libero, ha una sua attività. Non si
configura come cosa in mezzo alle cose, ma è realtà che a differenza dell’essere dell’in se
esprime una forza attiva, negatrice sia del proprio se sia dell’in se delle cose. Una volta
raffigurati questi due grandi momenti, sartre ci da molte analisi interessanti di come questi
due momenti entrino in rapporto tra loro. Rapportarsi dell’in se al per se. Ci sono pagine di
confronto e la filosofia di husserl e di heidegger. Sartre mostra il suo debito nei confronti di
husserl e di heidegger. Ci sono analisi sul corpo, il tempo, il trascendere del soggetto nei
confronti della realtà esterna. Analisi sul rapporto tra il per se e gli altri per se, cioè le altre
soggettività. Sartre parla del rapporto dell’io con l’altro più in senso negativo che positivo.
Concentriamoci sulla conclusione. Ci parla di motivi metafisici. Dedicata a due punti: motivi
metafisici e prospettive morali. Motivi metafisici sono impliciti nel modo in cui sartre ci da la
sua ontologia. Sartre sembra raffigurare una sorta di problematicità intrinseca alla sua
condannati a una separazione di questi due piani? Nel 38, nella nausea, sartre sembra
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fermarsi al dualismo esistente tra l’io che cerca un senso alle cose e non lo trova perché il
suo pensiero viene schiacciato sull’ esistente, e le cose stesse che incombono su di lui. Nel
43 sembra che si esca da questa prospettiva. In se come libertà, come capacità di dare
senso e intervenire nella realtà- il per se si propone in un modo che sembra assumere
caratteri più fruttuosi. Il per se sembra delinearsi come progetto, come impegno, come
capacità di intervenire con la sua forza negatrice. Capacità di negare l’in se, introdurre
configurazione ontologica riesca a presentare l’io come una libertà attiva che permetta di
conoscere la realtà esterna. Pag 745. “se l’in se e il per se..” in se pesante, compatto delle
cose, nulla dall’altra parte, cioè l’agire dell’uomo, negazione dell’in se. Cosa c’è in comune
tra l’essere che è il ciò che è e l’essere che è ciò che non è (per se)? Essere delle cose e
essere che si configura che è come ciò che non è. È nel momento in cui nega di essere
qualcosa. Non è ciò che è. il suo essere, l’essere del per se, si configura come negazione
dell’essere. Attività negatrice. È nel momento stesso in cui non è qualcosa. Cosa c’è di
comune? In se e per se non sono separati. Il per se senza l’in se è un astratto diciamo, non
potrebbe esistere non più di quanto un colore senza forma. sartre pone il problema tra in se
e per se. Tutte le analisi precedenti sono una descrizione di come questi due momenti siano
in relazione. l’in se viene compreso dal per se. Il se e il per se sono collegati l’uno all’altro.
L’in se è in rapporto con il soggetto. S non sembra soddisfatto. Il to pan di cui parlavano gli
antichi, il tutto, era il cosmo. I greci però al di la di to pan, realtà cosmica, ponevano to olon,
l’intero. To olon è piu comprensivo del pan. Il pan è il tutto cosmico della realtà cosmica.
Olon indicava non solo il cosmo, ma anche il dilatarsi della dimensione del pan in modo tale
che vi fosse una realtà piu comprensiva in cui il pan era inserito. Quando parliamo di reale
configurarlo in modo che comprenda soggetto e realtà esterna? Problematicità della sua
opera. Problema del rapporto con in se e per se non veramente risolto. Sartre sembra porre
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il dubbio se questi due momenti dell’ontologia possano trovare una loro unità. Realtà che si
scinde in queste due parti diverse. L’essere e il nulla venne letto dopo il 43 non tanto come
un’accentuazione dell’elemento dell’agire dell’io, ma come un’opera in cui l’io non riusciva
dell’essere che era scisso dall’operare della soggettività quindi insensato. Sembra che per
che nega la sensatezza dell’essere. S del 38 critico dell’umanesimo non è superato o tale
da essere lasciato alle spalle da quello del 43. Atteggiamenti nichilistici del romanzo del 38.
Io non in grado di dare un senso alla realtà e fermo a contemplare una realtà insensata che
ricade in una crisi del pensare stesso. Il problema del 45 sarà quello di una risposta da parte
di S ai critici dell’opera del 43. Leggevano l’opera come un’opera che si collegava
Lezione 11.03.2019
SARTRE
Sartre ripetè la conferenza anche in un circolo privato. Conferenza di sartre e alcune pagine
che riproducono alcune delle discussioni che sartre ha con i suoi interlocutori. L’essere e il
nulla, 43. Il concetto di soggetto che appare in l’essere e il nulla è diverso rispetto al soggetto
che appariva nella nausea. Leggiamo le pagine in cui sartre ci parla dell’io nella nausea. Io
fondamento anche le altre parti dell’io nella realtà. tutto ciò che appare alla vista assume il
apparisse sulla scena in modo non causato. L’io non trova certezza in se. Il cogito giunge
all’idea di un essere perfetto: realtà divina e perfetta a cui il cogito si richiama e che forma il
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fondamento del cogito stesso. Da certezza e sicurezza al cogito. Questa realtà divina
cogito assume una esistenza nella realtà. cogito che ha una sua realtà. viene ad essere
costruttore della realtà. richiamo a dio: fa sì che l’io si senta confortato nella verità della
conoscenza che costruisce. L’io della nausea assume tutt’altro carattere. Qui non c’è
possibilità che il linguaggio corrisponda alle cose. Viene a mancare la possibilità di pensiero
che connette gli oggetti. Io radicalmente contingente che non si ritrova piu in modo
armonioso nelle cose. Non trova piu alcun nesso, alcuna connessione con la realtà esterna.
La realtà esterna diventa frammentaria, indistinta. Le cose vengono a incollarsi l’una con
l’altra. Ci troviamo di fronte a un io che non ha piu una sua propria consistenza. Un io che
sembra perdersi nelle cose. Non c’è piu un io umano. Altra possibilità: io che costruisce una
realtà di finzione nell’arte che però si separa dalla realtà. io che inventa un mondo
completamente diverso dal mondo reale. Questo io con cui si conclude il romanzo la nausea
sembra non avere piu una realtà concreta. Nozione di soggetto nell’essere e il nulla: l’iosi
configura come capacità di configurazione dell’essere, è libertà. È cio che agisce nella realtà
il per se che si separa dall’in se. Il per se viene definito come ciò che non è ciò che è. Nel
momento in cui assume una realtà contemporaneamente non è. Non ha una sua propria
realtà determinata. Assume continuamente realtà diverse. Nega una realtà che può
assumere per assumerne un’altra. È libertà nel suo autodeterminarsi. Nella nausea c’era un
soggetto che era pura contingenza. Nell’essere e il nulla 43, il soggetto sembra assumere
una forza costruttrice, attiva. Diviene forza attiva nella realtà, capacità di intervenire nella
realtà, capace di operare nella realtà. sembra che ci troviamo distanti dal sartre del 38. La
visione pessimistica del sartre del 38 però non è stata del tutto superata. Come è possibile
che le posizioni del sartre del 38 sembrano riproporsi nel sartre del 43? Per se e in se
sembrano contrapporsi in modo radicale. Il per se deve avere a che fare con l’in se. Questi
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due momenti dell’essere dovrebbero connettersi in modo che il per se possa trasformare
l’in se. Siamo nelle pagine conclusive nel paragrafo “in se e per se motivi metafisici”. Si
Evidenza della possibilità di unire questi due blocchi della realtà. si parla di questo “to olon”.
concepisse dio come realtà eterna si potrebbe pensare a un olon comprendente i termini
dell’in se e del per se. Siamo in presenza di un olon che ci sfugge. Ci viene a mancare la
causa sui, non possiamo piu parlare di un olon che si configuri come una realtà assoluta. Il
per se è umano, non è l’io degli idealisti che può porre la realtà esterna. Non viene a
configurarsi come l’io puro. Il per se è solo una parte dell’essere. Siamo in presenza di una
integrazione non. è mai raggiunta. Dobbiamo avere un concetto di assoluto che non
teorizziamo più. Sartre non pone la realtà di dio. Cartesio lo faceva. Continua sconfitta che
C’è uno scacco, una mancanza di soluzione, un dramma che non si risolve. I due termini
sono indissolubili ma anche indipendenti tra loro. Non trovano una connessione tra loro.
per se. Trattare un essere unico che avrebbe due aspetti diversi. In se e per se. Questo
essere unico lo potremmo chiamare fenomeno. È il mondo stesso. C’è solo un fenomeno,
che avrebbe due aspetti diversi, quello dell’ in se e quello del per se. Nella fisica di einstein
si può parlare di una realtà che assume due dimensioni diverse: spazio e tempo. Non
usciamo dal dualismo. Qui non c’è la sostanza. C’è solo un fenomeno relativo, spaziale, che
assume due aspetti diversi. Siamo in presenza di un monismo diremmo? Che tiene presenti
due aspetti di questo unico essere .. ma sartre: l’in se e il per se tendono a separarsi. Il
fenomeno che dovrebbe unirli è solo l’essere del contingente, non è l’essere assoluto. Nei
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Passiamo alla questione etica. Il paragrafo seguente è “prospettive morali”. L’ontologia si
occupa solo di ciò che è. Cionostante lascia intravedere quello che sarà un’etica che
assumerà le proprie responsabilità. Essa ci ha rivelato infatti l’origine e la natura del valore.
il valore nasce per abitare l’essere per se. Noi non possiamo trarre un’etica da una ontologia.
Il dover essere dell’etica non può essere fondato sull’essere stesso. Si parla di norme, di
ideali, di regole quando si parla di etica. Si fa riferimento non a ciò che è ma a ciò che
dovrebbe essere. Ci atteniamo alle misure dell’agire. Possiamo giudicare la condotta perché
abbiamo dei criteri di giudizio che riguardano il dover essere. Le prescrizioni morali non
possono nascere sul terreno dell’ontologia. L’ontologia si occupa di ciò che è e non si
possono trarre degli imperativi dagli indicativi. L’imperativo. Non posso trarre imperativi da
ciò che esprimo con l’indicativo. Indicazione ulteriore. L’etica non può non tenere conto di
una realtà umana che è in una situazione determinata. Consideriamo una realtà in
situazione, situation. La situazione in cui la realtà umana è collocata. L’etica non può
prescindere da questo. Nello stesso tempo dovremmo prendere la realtà dell’io che è in una
situazione ben determinata. I valori dell’etica dovrebbero essere considerati sulla base di
questo per se che agisce, vive, che vivendo e autodeterminandosi produce e pone dei valori.
l’esistenzialista del per se si attiene non tanto a regole astratte, ma una descrizione dei
diversi progetti dell’uomo. È la stessa esigenza che il per se configura che pone progetti e
valori, che si configura in un determinato modo. Questi valori sono configurati come una
mancanza. È come l’uomo stesso diventasse una causa sui, come se assumesse il ruolo
che dio stesso assume agendo in modo indipendente da ogni altro essere. L’ipseità appare
come egoismo. Si considera ogni esistenza umana come una passione. L’io stesso diventa
passione: tra ontologia e etica si pone una stretta relazione. il mondo dell’etico non è tanto
una realtà che si configura come misura. A cui tendere, l’ontologico stesso produce progetti.
Diventando passione il per se diventa un agire in base a valori che si configurano come
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mancanza d’essere che va realizzata. A questo punto possiamo dire che S ci propone un
atteggiamento costruttivo da parte del per se nei confronti dell’essere. Sembra profilarsi la
possibilità del per se di intervenire nell’essere in base a una sua propria costruzione morale.
“La psicanalisi esistenzialista scoprirà lo scopo della sua ricerca…”: essere come scopo
della ricerca degli uomini. Uomini condannati alla disperazione. Sartre che sembrava porre
una idea dell’etica in quanto nasce dall’ontologia come idea positiva, come progetto, nel
paragrafo seguente torna alla nozione della impossibilità di raggiungere l’integrazione dell’in
se e il per se. La causa sui è ci a cui l’uomo aspira. Vorrebbe realizzare il proprio progetto
all’interno dell’ in se. l’in se sfugge continuamente..il progetto c’è, la costruzione dei valori è
venuta, ma per il fatto che l’in se ostacola continuamente il per se e il per se è un essere
umano, è esistenza e vive circondata da esistenze altre, per tutti questi limiti ogni agire per
principio sarà votato al fallimento, lo scacco. Se volessimo misurare quale attività prevalere
sull’altra, si dovrebbe dire che prevale l’attività che ha un grado di coscienza maggiore
rispetto allo scopo ideale che si vuole raggiungere. Ma in modo paradossale, se questo è
vero, sarebbe piu elevata l’azione di colui che si abbandona a uno stato di ubriachezza
piuttosto rispetto a colui che conduce i popoli. Chi conduce i popoli non sa quali sono le
incognite. Ci sono molti limiti nella situazione in cui agisce. Non ha piena coscienza di tutti i
mezzi che gli permetteranno di raggiungere un determinato scopo. Non sa quale sia lo
scopo vero e ben configurato della sua azione. Colui che si ubriaca lo sa bene quello che
sta facendo, sa quello che sarà il suo fine. Nella sua azione, così limitata, sa lucidamente
quello che vuole raggiungere. Paradossalmente, quando s paragona questi due gradi di
agire.. finale pessimistico e amaro. L’uomo è progetto, libertà, il per se ha una sua propria
capacità di elaborare i propri scopi, ma la sua azione è sempre votata a un fallimento per
ragioni di principio. La situazione umana è tale per cui il per se non potrà mai raggiungere
lo status assoluto. Dovrà sempre tener conto della realtà esteriore che non sarà mai
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lui. Ultime righe: angoscia come unica sorgente del valore. non appena la richiesta
comprenderà che non sono possibili se non con lo sfondo di possibilità di altri possibili.
interrogativi. Se la libertà costruisce sui propri valori, se il per se è quell’essere per cui i
fondamentale? Certamente siamo sul piano delle pure possibilità. Autodeterminarsi: gamma
molto vasta di possibilità. Dilemmi della fine dell’essere e il nulla: il problema della libertà
dell’essere per se. questa libertà, comunque sia situata, tale da non poter fuggire al proprio
essere… ? questo continuo configurarsi come non essere, come possibilità infinita si radica
sulla situazione data. Da un lato c’è un tenere a bada, un continuo riferirsi a qualcosa che
c’è e che richiede di essere preso in considerazione e sembra il per se andare sempre verso
una prospettiva futura. Questi interrogativi sono aperti. Sartre scriverà la sua opera morale,
etica a cui si rimanda? I suoi appunti sono su “cahiers pour une morale”. Sartre non ci ha
mai dato un’etica. Il saggio di cui ci occupiamo da qualche direttiva, ma non è un saggio di
etica. Riconsiderazione del valore dell’umano che sembra essere messo qui in questione.
Le passioni degli uomini sono viste come inutili, è crollato l’umanesimo. Sarte non ci ha dato
Ontologia fenomenologica. Sartre si rifà al modello proposto da husserl nei testi. Filosofia
presentato come studio dei fenomeni e del modo in cui la coscienza si configura. L’etica è
tema che viene proposto alla fine del libro di ontologia fenomenologica. Il tema del progetto,
dei valori, del configurarsi dell’io in base a determinate idee che l’io produce, viene illustrato
nel corso dell’opera. Viene posto in modo evidente il tema dell’etica. Come l’etica può essere
costruita? Il tema del prescrittivo dell’etica ha a che fare con l’umanesimo? Non c’è la parola
umanesimo al termine dell’essere e il nulla. Nel momento in cui sartre propone il problema
dell’etica pone il problema dei valori. Problema di prescrizioni a cui l’uomo dovrebbe
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attenersi. L’umanesimo, come dice la parola stessa, indica un certo modo di configurare
l’uomo. Umanesimo è una nostra idea dell’umano, è una certa riflessione che facciamo
sull’uomo e sulla sua natura. Che cos’era l’umanesimo se non un ritorno a una riflessione
su capacità che l’uomo ha in quanto uomo al di la di una rivelazione religiosa, di una fede.
Bisognava porre al centro dell’attenzione l’umano. Si riprendeva l’uso dei testi antichi che
fonti che ci avrebbero dato modelli dell’umano. Si guarda anche alle possibilità dell’uomo,
non si guarda solo ciò che è. L’elemento del normativo dell’etica si lega a quello
dell’umanesimo.
Il tema dello scacco diventa il tema di molte novelle di sartre dell’epoca. Si parla di scacco
nella novella contenuta ne “il muro”. Novella. Guerra civile spagnola. Personaggio preso
prigioniero dai franchisti. Uno dei combattenti viene preso prigioniero e gli si chiede di
rivelare dove sia nascosto un certo capo. Alla fine cerca di deviare l’attenzione dei suoi
nemici dicendo che era al cimitero perché era il luogo piu impensabile. I franchisti lo
troveranno perché si ritroverò ad essere proprio li. Il progetto, invece di produrre il progetto
rispetto a quanto si pensava. Il progetto che si ha in mente si scontra con una realtà
contingente, casuale che può assumere forme inaspettate. Puo dirigersi verso situazioni
impensabili. Il per se non puo dominare l in se, no è causa sui, che possa produrre come
suo aspetto l’in se. fondamentale dualismo: il per se agisce in modo che la sua azione non
abbia esito felice. “infanzia di un capo”: 39-40. Storia di un ragazzo che si sentiva privo di
assumere un ruolo pensando che aveva determinate qualità e si sente giustificato nel suo
essere. Non avverte piu la contingenza del suo essere. Non avverte il rischio della sua
libertà. Qualità in quanto nato in un determinato luogo, da una determinata famiglia, ecc.
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scontro tra questo personaggio e tutti coloro che per nascita non apparterrebbero a questo
mondo. il sartre di questi anni descrive la situazione dell’uomo che avverte la sua precarietà.
Progetto che viene lanciato nella realtà senza la garanzia che questo progetto possa essere
realizzato. Le circostanze non possono essere dominate. Tema dell’angoscia, dello scacco.
Ognuno tende all’affermazione del proprio per se. alla realtà esterna appartengono anche
L’esistenzialismo è un umanismo
Negli anni 40 S era stato criticato da piu parti. Vi erano due tipi di intellettuali. Da un lato i
marxisti e poi i cattolici. S non aveva usato il termine di esistenzialismo per la sua filosofia.
critici avevano identificato la sua filosofia come esistenzialismo. I suoi critici avevano
considerato la sua filosofia un esistenzialismo. S non nega questo termine per il suo
pensiero ma lo accoglie e chiama poi la sua filosofia cosi. S parla del suo proprio pensiero
apparentemente è disordinata, ma c’è un filo conduttore. I temi: una risposta che viene data
a tre critiche che erano mosse in parte dai marxisti e in parte dai cattolici. I marxisti
accusavano s di quietismo: piu che celebrare l’intervenire nella realtà e l’agire, il rendersi
attivi, l’azione sociale e politica, approdava al quietismo. Sartre parla dell’agire dell’uomo
come inutile alla fine dell’essere e il nulla. Sembra che gli effetti dell’agire siano inutili sia
per il condottiero che per chi si ubriaca. Quindi all’uomo non rimane che contemplare la
realtà e il suo essere. Trasformarsi in artista, in creatore di un’opera d’arte. Siamo sul terreno
non conduce a nulla evidentemente c’è un senso di inutilità del vivere. Se tutto cio che
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pessimista della sua filosofia. La realtà umana come realtà lacerata. Lacerazione tra l’in se
e il per se. la realtà si scontrava con una realtà ostile. Rapporto di ostilità tra l’io e un altro
io e l’io e le cose. Lato conflittuale della vita piuttosto che lati di concordia e amore. i cattolici
non potevano accogliere con favore il pessimismo sartriano. Vedeva l’uomo in ostilità con
Termine del dominio. Terza critica che accomunava marxisti e cattolici: accusa di
soggettivismo. Filosofia incentrata sulla soggettività. Era il per se che assumeva il ruolo
dominante perché si configurava come colui che produce valori, che si configura come
dio che da comandamenti. No realtà metafisica che indirizza all’agire dell’uomo. Dio stesso:
nell’essere è immanente il bene. l’in se è rappresentato dalla totaità delle cose, è l’insieme
delle cose. Non c’è un finalismo dell’essere. La realtà esterna non mi da misure di carattere
etico, è il soggetto che crea le sue misure. I marxisti accusavano sartre di soggettivismo.
C’è la classe sociale a cui appartiene il soggetto e a cui appartiene l’individuo. Momenti di
socialità che uniscono gli individui. Realtà organizzative, gruppi. L’individuo non può essere
considerato come singolo, c’è una realtà esterna in cui l’individuo è inserito. S accusato di
soggettivismo tanto dai cattolici quanto dai marxisti. Criticavano s per il suo soggettivismo.
Questa critica si articola in tre altri punti. Una prima forma della critica: ci si accusa di
anarchia morale. Se il soggetto si autodetermina ciascuno può aver i suoi valori. Soggetto
come l’unico. Produce i suoi valori agendo per sua propria iniziativa e vivendo secondo la
etico il giudizio morale non potrà più esprimersi. Se non ci sono misure comuni come potrò
giudicare che una certa azione trasgredisce una certa prescrizione morale se la persona
che agisce ha una sua idea di azione? Mancanza di giudizio morale, impossibilità. Terzo:
gratuità della scelta. Chi sceglie, senza avere misure determinate, non potrà giustificare le
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ragioni per cui sceglie un determinato progetto. Come si giustificano le scelte? Quali
possono essere le basi per cui si sceglie in un determinato modo? Non viene ad essere
gratuito il progetto, non dotato di nessuna giustificazione razionale? Si sceglie per capriccio?
Il progetto indica un piano di agire che si ha nella mente. L’emozione è diversa. Il piano lo
considereremmo gratuito come quando si agisce sotto l’impulso di una emozione. Come
Il saggio si configura come una risposta coerente a queste critiche. S aveva risposto alle
critiche in un giornale comunista: action. Aveva pubblicato una serie di testi di marxisti.
Riflettevano in collegamento con il partito comunista francese. Era un settimanale del partito
comunista francese. Pubblicarono una serie di critiche a sarte e gli diedero la possibilità di
Pag 45. Il quietismo nasce non solo perché l’azione approda a uno scacco, ma alla fine è
l’azione stessa che risulta impossibile. L’agire viene negato. Non c’è un rivolgersi dell’agire
in qualcosa di positivo. Ci sarebbe nella mia filosofia la negazione dell’agire. Non rimane
che una filosofia contemplativa. Non c’è una filosofia della prassi come quella di gramsci.
invece di proporsi come riflessione che ci da strumenti per trasformare la realtà sarebbe una
dicevano che in fondo la filosofia di S poteva essere vista appartenere a una ideologia
borghese. In francia c’è un partito comunista che si affianca a partiti di ispirazione liberale.
dell’io penso di cartesio. Si parte dall’esistente che è solo, isolato. Non c’è modo di entrare
in rapporto con gli altri. forme radicali e disperate rispetto al cogito cartesiano. In cartesio vi
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è anche una dottrina morale. Come risponde s: andiamo avanti. l’ esistenzialismo sembra
Scuole esistenziale. Pag 50. Sartre dice di appartenere a una corrente filosofica molto ampia
nta ain germania e diffusa in francia. Due tipi di esistenzialisti: jaspers e marcel in francia.
heidegger e altri francesi. E lui stesso. Esistenzialisti francesi atei: non li nomina ma c’erano.
Autori che si richiamavano a filosofie dell’esistenza. Bourgelaine, altri. forse camus. Cosa
hanno tutti in comune? Riprende da sein und zeit: l’esistenza precede l’essenza. S fa sua
deve servire. È come se l’essenza precedesse l’esistenza. In questo caso siamo in presenza
di una costruzione che precede l’esistere del manufatto. Base per cui viene posto in essere
un oggetto concreto. Il soggetto non ha di fronte a se alcun momento ideale che lo preceda.
Non c’è una certa idea dell’uomo. Il cattolico pensa all’uomo come immagine di dio. Il testo
biblico ci dice che l’umano è a immagine e somiglianza di dio. Viene fatto di argilla e lo spirito
viene infuso nel suo essere. L’umano si configura come colui che, creato da dio, ha in se
uno spirito. C’è un’anima nell’uomo. Capacità di poter agire in base a dei pensieri. Adamo
non è l’uomo concreto, ma l’idea dell’uomo, la categoria dell’umano. Questo per coloro che
si attengono alla tradizione biblica. Filosofia che pone l’essenza dell’uomo prima
all’umano. Io condiviso da tutti. marx pensa l’umano in quanto capace di progetto, di lavoro.
Manoscritti filosofici del 44: nozione dell’uomo in quanto essere sociale. L’umano si
configura come una certa essenza. No condivisione dell’idea di una esistenza che precede
l’essenza. S propone il suo esistenzialismo come una filosofia che considera l’esistenza
innanzitutto negando che ci sia qualcosa prima. Negazione dell’umano come concetto che
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Lezione 14.03.2019
SARTRE
Inutilità dell’azione. Ci siamo soffermati su altre difficoltà che riguardavano i valori. Come i
valori si innestano sull’ontologico. Serie di questioni alla fine dell’essere e il nulla. Difficoltà
del nesso tra l’ontologico e l’etico. Problemi in rapporto all’essere dell’in se. nel 45 questi
problemi sembrano essere messi in secondo piano. Propone l’idea del per se come continua
negazione del suo proprio essere. Sembrano essere in secondo piano rispetto agli elementi
di proposta positiva che sartre el 45 vuole avanzare. Sartre si propone come un difensore
della libertà e della dignità dell’uomo. Difensore della responsabilità umana. Difensore
dell’idea dell’uomo in quanto in grado di agire secondo determinate misure etiche. Difensore
del per se: svolta nella filosofia dell’esistenza che sartre vuole proporre. Il tono è diverso,
l’impianto filosofico non si trasforma realmente. Terminologia del 43 nel sartre del 45. Cosa
cambia? Tonalità, modo in cui sartre propone la sua filosofia. Non appaiono problemi irrisolti,
proporre valori umanistici. Presentare il suo pensiero come un pensiero che può dare
indicazioni all’agire. Pensiero strumento per coloro che desiderassero intervenire in modo
positivo nella realtà. sartre propone la sua filosofia come una filosofia umanistica. Riprende
in realtà il filo conduttore dell’opera ampia del 43. Vengono accentuati i momenti di positività
che sembravano messi in questione nell’essere e il nulla. Qui questi interrogativi non ci sono
piu. Aspetto propositivo della sua filosofia. Sartre risponde all’accusa di quietismo. Prima
33
critica mossa a sartre dai comunisti: quietismo di disperazione. Negatore dell’attività
dell’agire. Sartre ci dice: in realtà l’esistenzialismo si presenta come un pensiero che pone
esistenzialismo ateo. Spirito nella corporeità che spinge l’uomo a agire nella realtà. lo spirito
starebbe a indicare ciò che di caratteristico ha l’uomo nella bibbia. Sartre nota che anche in
kant vi è un’idea dell’uomo. Ragione in kant: l’uomo ha una sua caratteristico specifica. C’è
un’idea dell’uomo che viene esaminata in quanto colui che è dotato di razionalità nel
momento stesso in cui viene affrontata una critica della ragione per capire il modo di
Per sartre non vi è un’idea dell’uomo che precede l’esistenza dell’uomo. L’uomo non ha una
natura, un’essenza. È ciò che si fa. Non possiamo parlare di un essere umano in quanto
abbia una sua configurazione che accomuna tutti gli individui. Si deve partire dall’esistenza
che precede l’essenza. Di essenza parlavano i cristiani e quelli che si richiamavano alla
tradizione filosofica. Esistenza che si configura come possibilità di scelta, come azione,
come libertà nel senso di autodeterminazione del soggetto. Questa nozione di libertà sartre
la intende nel senso della spontaneità. La libertà del soggetto: configurarsi secondo
determinati valori che il soggetto stesso sceglie. Libertà che si autodetermina secondo dei
progetti. Non si tratta di una libertà che non abbia alla sua base dei motivi, dei modi di
proporsi che vengano considerati dal soggetto come argomentabili in base alla scelta che il
soggetto compie. È una libertà dell’agire che ha dei motivi, che non è abbandonata agli
eventi. È il soggetto stesso che si autodetermina. Ci sono dei momenti che portano il
soggetto per sua propria scelta verso quella direzione. È una spontaneità che racchiude in
stesso configura il suo proprio percorso. Rimane la sua libertà. Il progetto può essere
sfiora la santità. Dipende tutto dalla scelta compiuta. Questo è l’esistenza. Pag 54. L’uomo
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non è niente, sarà solo in seguito. È l soggetto che si sceglie e si autodetermina
sartre vuole proporre. Essere sempre libero e capace di autodeterminarsi. In ciò vediamo la
dignità dell’uomo. Dignità: pag 55. S propone il suo concetto umanistico legando ‘idea di
uomo come colui che si può autodeterminare continuamente. Qui sta un nuovo umanesimo.
spirituali e morali. Sartre si concentra sulla nozione di esistenza: essere libero dell’uomo in
existence. Termine latino: tradizione metafisica. Essentia e existentia. Questi due termini
nella tradizione ontologica venivano usati insieme. Il termine existentia, nota heidegger non
è l’equivalente dell’existenz del da sein, perché questo esserci, questa existenz non ha
esistenza che possa esse paragonata a quello che chiamiamo esistere quando ci riferiamo
al termine latino. Existentia: tutto ciò che non è il da sein. Il resto viene riferito all’esserci da
heidegger. Ne deriva che questo termine di essenza, essentia, dobbiamo piu considerarlo
esistenza stessa troviamo il suo proprio essere, la sua propria essenza. Sartre non pone
racchiude la sua esistenza, per cui l’essere stesso si configura nella modalità dell’existenz,
sartre non si ferma a questo punto. Ci dice che dopo l’esistenza penseremmo ancora una
volta all’essenza. Mente in heidegger la coppia essenza esistenza sembra una coppia da
cui distaccarsi, in sartre il termine di essenza si riferisce a quello di esistenza. Sartre cerca
di recuperare il filo di una tradizione filosofica che invece in heidegger sembra essere
considerata come qualcosa da lasciarsi alle spalle. In heidegger troviamo questi due termini
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legati a ciò che non è esistenza, tradizione ontologica che risale al medioevo e dura fino
all’età moderna. In sartre a partire della sua analisi dell’esistenza dell’uomo c’è un
tradizione scolastica. Sartre non rinuncia all’idea dell’universalità dell’umano. C’è una
dimensione ulteriore a cui nella scelta si giunge e riguarda l’umanità nel suo complesso. È
come se ci fossero dei modelli umani che sono proposti. Chi fa una scelta non si limita a
compiere una scelta di per se ma ripropone una certa idea dell’uomo. Sartre vuole sfuggire
all’accusa di estremo soggettivismo. Nella scelta scelgo un’idea dell’uomo così come io lo
configuro in quanto in questa idea dell’uomo io vedo qualcosa che ha valore. questo valore
non riguarda solo il fatto che io l’abbia scelto, ma il fatto che debba valere per tutti. chi si
non solo per se. modello anche del cattolico o del poeta. Scelte individuali: scelte che
si dice che la legge morale è quel criterio a cui dovrebbero adattarsi le massime morali
(critica della ragion pratica). Distacco dalla radice soggettiva per arrivare a un piano di
oggettività. Tutti vengono pensati nel momento stesso in cui si compie la scelta. Recupero
della nozione dell’essenza dell’umano. Se i valori sono condivisibili, se si propone una certa
idea dell’uomo che ha valore, si propone anche una certa natura che l’uomo dovrebbe
assumere, una certa idea che l’umano dovrebbe concretizzare. Dunque non è casuale il
fatto che sartre mantenga i due termini di essenza e esistenza nella pagina in cui ci parla
de suo esistenzialismo. Mentre heidegger rinuncia alla sua nozione di essenza legandola
all’esistenza, in sartre troviamo non una vera e propria distruzione della nozione di essenza,
sembra riallacciarsi a quella tradizione metafisica che sembrava voler negare nell’essere e
il nulla. Viene elogiato cartesio. La nozione di essenza non viene eliminata dal discorso
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Antropocentrismo nel senso tolemaico e antropocentrismo in presenza di una visione
scientifica per cui l’uomo è solo un elemento minuscolo delle galassie. Nella misura in cui si
ampliano i confini del cosmo l’uomo diventa colui che può costruire e conoscere. Sartre non
rinuncia all’antropocentrismo.
Kant: La nozione di libertà non è univoca: è veramente libero colui che ubbidisce alla legge
morale in quanto originata dalla sua stessa ragione pratica. Nel momento in cui l’agire
assume come suo criterio la razionalità della legge l’uomo è autonomo, da a se stesso una
legge che è puramente razionale. l’uomo è libero in questo senso. (Critica ragion pratica).
Comprendo di essere libero, nel senso di autodeterminarmi, nel senso che posso
capacità di scelta solo perché so che la nozinoe di libertà come autonomia mi fa aderire o
trasgredire la legge morale. se non avessi come mia nozinoe comprensibile la nozione di
autonomia non potrei mai comprendere la nozione della libertà dell’arbitrio. Per K ci sono
due libertà: come autonomia e come capacità di scelta. Quella che precede è la nozione di
libertà come autonomia, l’obbedienza alla propria ragione, la ragione c’è e mi indica come
devo agire. Posso condurmi razionalmente nel senso di una ragione che comanda perché
K propenderebbe per la posizione di spinoza se non introducesse accanto alla libertà come
possibile. Questo è kant. Siamo vicini alla posizione di sartre perché anche k parla di questa
autodeterminazione come lui. Sartre conosce la nozione di libertà come scelta e ci parla di
una volontà che si autodetermina. Sartre fa dipendere questa nozione di progetto nel suo
fondamento e nella sua dimostrabilità dalla nozione di libertà come autonomia. Kant:
dimensione umana – orientamento etico. La realtà stessa ci mostra i progetti umani. Non
crede sartre che parlando di una libertà di scelta siamo in presenza di una illusione.
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Percezione che l’uomo ha di se in quanto capace di scegliere. Per sartre la realtà ci mostra
che gli esseri umani si autodeterminano. La percezione che abbiamo di noi stessi come
esseri liberi ci mostra qualcosa di reale. C’è una capacità di scegliere che l’uomo ha. Sartre
non dimostra né fonda questa cosa. Sartre si rifà a kant per quanto riguarda
l’universalizzazione della massima. Cita egli stesso kant ma critica kant quando si attiene
alla nozione di libertà come autonomia. Sartre non condivide l’idea kantiana di una legge
che è quella morale universale. Sartre abbandona questo piano della filosofia kantiana.
Parlare di una dignità dell’uomo vuol dire condurre un discorso che è sul piano del valore.
l’uomo non deve essere usato solo come mezzo, ma anche come fine. Vuol dire riconoscere
nell’uomo una dignità che le cose non hanno. Il piano dell’umano esige un rispetto per
l’uomo che dipende dal fatto che si riconosce all’uomo una dignità. K attribuiva la dignità
dell’uomo al fatto che appartiene al mondo intellegibile. Nel momento in cui l’uomo
obbedisce a una legge morale : c’è un piano ideale a cui l’uomo appartiene. Ecco la dignità
riconoscimento del fatto che l’uomo ha libertà o assume un valore etico? L’uomo ha libertà.
Ma siamo sul piano del valore. nel momento in cui si sceglie la libertà, ecco che la libertà
diventa valore. dobbiamo riconoscere la libertà come un valore che assumo nel momento
determinati valori, implica secondo sartre il fatto che nel momento in cui si fa questo di
riconosca che questa mia libertà diventi valore per me. Quando mi autodetermino scelgo la
mia libertà e quindi diventa valore. scelgo la libertà quando scelgo il mio progetto di vita.
Scelgo insieme ai valori la libertà che è alla base della mia scelta. i progetti di vita si possono
riconoscere come degni di rispetto, ma nel momento in cui vengono riconosciuti come tali
ci deve essere un elemtno che li accomuna che è la scelta della libertà. Esempio di sartre:
posso riconoscere che tra due comportamenti opposti non vi sia una vera opposizione se
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riconosco che alla base vi è una scelta della libertà. Donna che sceglie di rinunciare all’uomo
che ama perché un’altra donna lo ama. Pag 106-107. Per sartre sono due condotte
equivalenti. La libertà stessi si trasforma in qualcosa dip piu. Si sono comportate entrambe
in modo libero. Le due donne sono quasi sorelle perché vedono la libertà di scelta come un
valore che difendono. Passaggio universalità etica. Condivisione di determinati valori che
rende universale la scelta. sartre però sembra universalizzare: cio che è valore per tutti non
è tanto il progetto di vita che si sceglie. Ciò che è condivisibile è la libertà di scelta. le due
donne possono riconoscersi in un valore comune, che è la loro libertà di scelta. passaggio
da un’idea di universalità che riguarda i valori scelti a un valore che ci permette la scelta.alla
base di ogni scelta c’è la libertà. Ma coloro che non hanno il valore della libertà come loro
principio come potrebbero essere valutati? Introduce delle critiche a colore che peccano di
introduce, coloro che non sono consapevoli della libertà. Si trovavano in una situazione tale
per cui evitano la scelta. sono i vili, e per questo vengono condannati. La libertà è un valore
universale. Sartre critica il disimpegno. Viltà, debolezza. Ci sono in realtà dei tipi di condotta
che sartre critica. Non è vero che rinuncia al giudizio morale. condanna coloro che non
pensando che tutto ciò che si pensava di poter ottenere e non è stato ottenuto non dipende
dal fatto che la persona che aspirava a questi obiettivi non abbia agito, ma si tende ad
accusare le circostanze. Sono criticabili tutte quelle soggettività che fanno a se stesse quei
discorsi che cercano di minimizzare la libertà di scelta. il far pesare il ruolo delle circostanze
esterne, l’insistere su tutto ciò che è esteriore e lo svalutare la libertà di scelta porterebbe
alla malafede, alla autogiustificazione. La libertà di scelta non è stata assunta veramente
come valore. chi vede l’esterno come qualcosa che ha influenza determinante sulla
soggettività, tutti questi io che si richiamano alle circostanze esterne sarebbero vittime di
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una malafede, di un autogiustificarsi per non aver compiuto le scelte che avrebbero voluto
compiere. Sartre tende a esprimere un giudizio morale. giudizio morale per i deboli. Giudizio
negativo anche nei confronti di coloro che hanno una filosofia di vita deterministica, che non
pensano che la libertà di scelta possa costituire il valore etico universale. Concetto della
malafede. La malafede: sia maschera, ci si autoinganna. Colui che è malafede è colui che
non esprime sinceramente il proprio punto di vista. Sartre accusa di cattiva fede coloro che
hanno la loro responsabilità. Sartre che viene considerato un grande fautore della libertà di
scelta conserva l’atteggiamento di colui che conserva dei giudizi morali. La vita di ognuno è
composta dagli atti che ciascuno ha compiuto. Un sentimento, se rimane puro sentimento,
in realtà non ha valore. una opinione che non viene difesa, una scelta di vita non praticata
non sono vere e proprie scelte. Sartre configura il soggetto come proiettato verso l’esterno.
Sartre non è un difensore dell’interiorità del soggetto. Soggettività nel suo estrinsecarsi. È
vero l’amore che si estrinseca, che trova una realizzazione. È dotata di forza di convinzione
l’opinione espressa in pubblico. la scelta deve essere compiuta e mostrata nel corso della
vita. La scelta deve avere una sua attuazione. i fatti devono mostrare davvero la scelta.
serie di azioni che mostrano ciò che il soggetto è. Il soggetto non può essere considerato
indipendentemente dalle azioni che compie. Coloro che si ritengono giustificati nelle loro
scelte e non avvertono la precarietà dell’esistenza del soggetto e pensano che le scelte non
certezza quasi avessero davanti a se un percorso obbligato che li esime dalla libertà della
scelta. li chiama vigliacchi, mascalzoni. Sono coloro che avvertono se stessi in quanto ben
possibilità. Sartre propone il suo esistenzialismo come impegno del vivere. Impegno nella
vita quotidiana. Sartre che celebra l’ottimismo dell’agire, la libertà di scelta come valore,
elemento di sincerità che è contrari alla malafede. Tutto questo viene sottolineato da sartre.
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Versione volontaristica, attivistica dell’esistenzialismo. Convincere gli uditori che non è vera
propone un valore universale che riguarda tutti. tutti gli uomini si riconoscono nel valore della
libertà di scelta. l’ego implica immediatamente l’altro. Il cogito assume una forma universale.
La solidarietà è già nel momento in cui il soggetto si propone. La scelta è il valore condiviso
da tutti. l’ego ha in se un significato universale. L’ego non puo esser separato dall’altro.
Sartre insiste sulla solidarietà. Esistenzialismo come qualcosa che puo avvicinarsi al
marxismo. Il marxismo insisteva sulla implicazione di ciò che l’individuo fa per gli altri. il
soggetto va pensato in situazione. Pag 90. L’io che sceglie liberamente non è l’io puro di
condizioni che accomunano tutti gli uomini: bisogni da soddisfare, bisogno di lavorare, ecc.
è come se sartre reinglobasse gli elementi di limite nella scelta. la soggettività può
Questione dello scacco: sartre mantiene il tema della imprevedibilità degli eventi. Possibiltà
del fallimento degli obiettivi del nostro agire. Sartre insiste sugli elementi della disgiunzione
del potere e della speranza, tema kantiana. Se non posso controllare gli eventi posso in
questo momento fare quello che è mio dovere fare in una determinata circostanza. Mi
sfuggono i nessi tra gli eventi che si dovranno produrre. Spero che gli effetti prodotti siano
conformi al mio obiettivo. Speranza che non mi da certezza del buon esito dell’azione.
Obbligo di tipo etico. Sartre riprende questo tema. Aveva insistito piu sugli effetti dell’azione.
Si insiste sulla disgiunzione tra obbligo di carattere morale e speranza perché sartre insiste
sulla positività dell’azione. L’azione va compiuta se c’è una scelta di determinati valori che
mi portano a compiere una determinata azione al di la di quelli che sono gli obiettivi. S non
ha abbandonato del tutto la posizione del 43. Nozione di scacco, di casualità, di fallimento.
L’accento però cade sul presente, sulla necessità di agire oggi e sul dovere di carattere
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morale senza tener conto del buon esito che un’azione può avere. S è molto sensibile ai
dilemmi morali. Esempio: un so allievo era venuto a lui negli anni della resistenza francese.
Ci sono due scelte compiute attraverso un atto di libertà. Sono ambedue legittime. La scelta
era compiuta in base a dei progetti, a dei valori che questo allievo aveva proposto. Le
circostanze erano le più incerte. Se fosse andato in inghilterra avrebbe potuto incorrere in
ogni sorta di pericoli. Poteva compiere una scelta un base a una sua propria decisione.
Sartre non crede che sia più importante il dovere politico rispetto a quello familiare. In hegel
lo stato è un valore superiore rispetto a quello familiare. La scelta viene fatta con assoluta
Lezione 18.03.2019
SARTRE
L’esistenzialismo è un umanismo
Questione del valore. sartre passa dalla nozione di libertà come fatto ontologico, come
spontaneità, che precede l’essenza. Libertà intesa nel senso dello scegliere: ciò che
caratterizza l’umano. Questo è un dato reale. È il per se che si autodetermina. Questa libertà
va assunta come un vero e proprio valore. ciò che è universale nella realtà umana è che in
essa ci sia la capacità di autodeterminarsi. Rinuncia per solidarietà alla sua passione.
Continuare ad amare l’uomo a cui è legato. Due scelte opposte. Libertà alla base. Alla base
c’è la libertà e i valori possono essere i piu vari. Ciò che è universale è la libertà di scelta.
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tutti i progetti potrebbero essere comprensibili purchè il valore della libertà possa essere
difeso. Sartre propone la libertà di scelta in quanto valore essa stessa. propone la libertà di
scelta come valore. come viene il passaggio dalla libertà che caratterizza il per se al volere
la libertà. Chi non vuole la libertà rinuncia alla stessa capacità di scelta. paradossalmente
una libertà di scelta potrebbe condurre alla rinuncia alla propria libertà. Non potrebbe esserci
una autorinuncia all’esercizio della libertà di scelta? l’io non avrebbe piu una sua
consistenza. Sembra che il punto a cui sartre tiene particolarmente non è la libertà di scelta,
ma l’ego. Un ego che si autocontraddica (perché mentre sceglie afferma di voer negare la
libertà di scelta) scegliendo come valore ciò che nega la base per cui sceglie quel valore,
ecco che l’io stesso si presenta in primo piano come principio di valore. la soggettività stessa
affermandosi nella sua peculiarità sembra presentarsi sulla scena come principio di valore.
presenza dell’io come valore. ma questo io che viene presentato come valore, l’io che
afferma se stesso e assume un significato valoriale, questo io non è per altri aspetti legato
alla contingenza? Non è l’io di kant, fichte.. in cartesio assume il valore di principio senza il
quale la consistenza della realtà non avrebbe modo di esserci. L’io di fichte costruisce il non
io e lo supera e nega continuamente. Presenza di principi che hanno una necessità. Principi
che assumono il valore di principi assoluti senza cui non si può pensare una volontà
nell’agire. Cartesio, kant e fichte si rifanno all’idealismo. In sartre l’ego è contingente. Non
c’è un’essenza, una razionalità previa del cogito, un io pensante, un principio ideale che non
può non essere. L’ego sembra essere penetrato nel contingente. L’io, la soggettività, può
assumere l’aspetto di essere un principio a cui fare riferimento nel momento in cui si riflette
sull’essere o sull’azione? C’è una pura esistenza. Questa soggettività sartriana possa
quando dice che il cogito implica l’universalità di tutti gli io degli altri coinvolti nell’ego che
agisce. Questione del giudizio di valore e dell’umanesimo. Ultime pagine del testo. Scelta e
soggettività. Ultime obiezioni mosse a sartre. Sartre ha presentato la sua filosofia come
43
ottimistica. Questione delle condizioni universali dell’esistenza umana. Condizioni storiche
un’azione. Colui che si lamenta di non aver realizzato i suoi progetti è come se non avesse
perseguito con sufficiente energia questi progetti. Sartre è un nemico della soggettività. Per
lui il soggetto è ciò che è riuscito a realizzare. Scelta e soggettività. Cosa fa si che si
scelgano determinati valori? Possiamo giustificare dei progetti che sembrano non avere
alcun principio di ordine? Tutti i progetti si equivalgono? Come si può fondare la mancanza
di un’anarchia assoluta nelle condotte dell’uomo? Sartre aveva detto prima che la frase di
Dostoevskij “se non c’è dio tutto è permesso” nei fratelli karamazov..se dio viene negato
non c’è piu modo di distinguere ciò che è bene e ciò che è male. Sartre non contesta questo
una certa essenza dell’uomo come un’essenza universale. Non c’è piu un progetto ideale,
ma l’uomo crea i propri valori. La filosofia idealistica, che pur rinunciando a difendere una
posizione religiosa, conservava l’idea della norma e del modello. Se viene a mancare
l’ideale a cui l’uomo dovrebbe tendere non c’è piu nulla di riferimento.
Sorge l’accusa di anarchia. Ma sartre difende un punto di vista anarchico o no? La prima
obiezione non è esatta. “la scelta è possibile in un certo senso..” anche chi non sceglie,
sceglie. Non è vero che ci si abbandoni all’agire capriccioso. Non è questa la realtà che
vuole presentare sartre. Sartre sembra rispondere alla critica di anarchismo di valore
dicendo che l’uomo è già limitato nelle sue possibilità. è un essere sessuato. Essere in
situazione. Questione delle condizioni umane e della condizione. Paragone tra estetica ed
etica. Chi crea non crea a caso. L’artista segue un suo piano, c’è una logica nella creazione
artistica. Non potrebbe l’etica essere avvinata all’estetica? C’è un piano nella scelta di
ognuno. Affinità tra progetto estetico ed etico. Ognuno può proporsi di fare della propria vita
un’opera d’arte. La propria vita può obbedire a un ordine che si sovrappone ai desideri e
alle esigenze di ciascuno. Come un artista si da la sua propria regola, allo stesso modo il
44
soggetto che agisce può creare la sua propria regola. Può essere compresa da altri come
si ammira un certo quadro. Sartre risponde alla prima obiezione: la risposta riguarda la
situazione. Non si agisce a capriccio perché nel progetto sono inclusi una serie di elementi.
C’è un ordine nel modo di agire di ciascuno. Anche se si scegliesse un progetto diverso,
anche nel cambiamento ci sarebbe un ordine. Questione del giudizio. “voi non potete
giudicare gli altri”. ogni volta che l’uomo sceglie il suo progetto con lucidità è impossibile
preferirne un altro. È vero nel senso che non crediamo al progresso. La scelta è sempre
una scelta nell’ambito di una situazione. Si può giudicare le sincerità di un progetto. Io non
giudico i contenuti, ma la buona fede della persona che ha compiuto quel progetto.
L’elemento della lucidità e della sincerità è molto importante. Se si riconosce che c’è una
piena adesione e una forza per cui quel progetto risulta condiviso e portato avanti quel
progetto non può non essere accettato. Forte eredità cartesiana. Sartre è stato sempre un
all’intelligenza. Insiste sul fatto che il progetto debba essere sempre condiviso dall’intelletto.
Sartre sempre critico della psicanalisi di freud. Insiste sulla nozione della lucidità. Il momento
della comprensione e della consapevolezza del soggetto. Non crediamo nel progresso. Il
progresso fa pensare a certi scopi insiti nella realtà. per S non vi è un finalismo nelle cose
per cui il progetto possa assumere dei valori che vedo insiti nel corso delle cose come se le
cose andassero verso un determinato obiettivo. L’idea di progresso, portava a ritenere che
nella storia stessa vi fosse un progresso. L’idea di progresso è caduta. I valori vengono
scelti in modo indipendente rispetto al corso delle cose. La realtà stessa non mi presenta
nessuna nozione che possa farmi da guida. Accusa di non poter giudicare un certo
contenuto che ci si propone di raggiungere nel corso della propria vita. Manca la possibilità
di porre delle misure che mi permettano di giudicare. La questione del progresso non può
piu essere considerata una questione che appartiene all’etica. Questa è la risposta alla
45
saranno per me davvero dei punti di riferimento? Non è un gioco in fondo il mio vivere?
Sono sempre io che pongo dei valori a cui posso rinunciare, dei valori esistenzialisti. La
terza obiezione. Pag 108. Noi scegliamo i valori. Sartre accetta l’accusa. I valori vengono
proposti da ciascuno. La vita non ha un senso a priori. Sta a noi dare un senso alla vita. Il
valore non è altro che il senso che scegliamo. Non è vero che i valori non sono presi sul
serio. Se la mia vita acquista valore perché do un senso alla mia vita non può essere
considerato come una mancanza di serietà. Se la vita acquista valore allora anche i miei
valori di riferimento non so per me qualcosa di non serio.se la mia vita deve avere un senso
la mia scelta sarà compiuta con estrema serietà. Se i valori dipendono dall’uomo e non sono
riferibili a dio stesso allora non sono solidi. Proprio perché la vita è progetto possiamo creare
una comunità umana. La mia scelta è sempre proposta perché sia condivisa dagli altri.
Dottrina che considera l’uomo come fine. Cocteau: umanesimo sul quale si ironizza. Sartre
abbandona questo umanesimo che crede che l’uomo sia una creatura dotata di grandissime
capacità. Uomo pensato come centro dell’universo. Uomo consapevole delle sue capacità
che lo distingue dagli altri esseri. Umanesimo di radice biblica e della filosofia del passato
esistenzialista. L’umanismo classico celebra l’uomo. Umanismo del passato. Passato della
tradizione religiosa biblica, della tradizione filosofica che si rifà alla grecia..parte essenziale
della classicità. L’esistenzialista non prenderà mai l’uomo come fine, perché l’uomo è
stesso. Solo seguendo fini trascendenti può esistere” non c’è altro universo che quello della
soggettività umana. Sartre propone al suo umanismo al posto di quello classico. L’uomo è
esistenza, si proietta al di fuori di se. coglie gli oggetti in relazione al suo soggetto e rimane
al cuore dell’essere. Idea di libertà intesa come capacità di autoprogettare la sua vita. Non
c’è altro legislatore dell’uomo. Non il rivolgersi verso se stesso, ma cercando fuori di se uno
46
scopo, l’uomo si realizzerà come umano. Sartre non crede che la sua posizione conduca a
una disperazione insita nello scegliere valori che non ci sono dati da un’entità superiore. Pur
progettando da solo l’uomo può non cadere nel nichilismo. Sartre vuole proporre una
filosofia ottimistica che vorrebbe condurre fuori l’assurdità del vivere. Libertà e progetto. Tipo
condizioni esistenziali. Non c’è che la situazione della finitezza dell’uomo. Poi ci sono le
condizioni delle biografie di ciascuno. Affinità tra Kierkegaard e sartre nell’angoscia, nella
in presenza di un pensatore religioso, cristiano. Mostrare come il pre riflessivo possa essere
penetrato dall’intellettuale. Ci sono certi stati spirituali nei quali non ha parte la coscienza
vigile. In sartre troviamo analisi di questi aspetti dell’io. Sartre ha particolarmente insistito
sulla riflessività, cahiers pour une morale: testo pubblicato dopo la morte. Sartre li scrive nel
47-48. Sartre non voleva pubblicare testi che non avessero avuto l’ultima mano. Non li ha
scegliere. In questi cahiers c’è un testo che venne scritto nel dicembre del 45. La conferenza
è dell’ottobre del 45. In questo testo c’è una pagina sulla preriflessività e sulla riflessività.
Ciò di fronte a cui dobbiamo avere dei sospetti. Il preriflessivo implica la malafede, un
atteggiamento di non consapevolezza che mi porta a far miei dei valori, dei punti di vista
che o eredito, che sono propri di una tradizione, che io non ho penetrato attraverso la mia
libera scelta. cartesianesimo in sartre. Sospetto nei confronti di freud. Nel momento in cui
non è riflessa, la libertà si pone come un oggetto che è ossessionato dal valore. la libertà si
deve realizzare su un piano irriflesso. Sartre: chi si attiene all’irriflesso è colui che rimarrà
sul piano della malafede, si sentirà giustificato sulla condivisione di valore che vengono da
costume e tradizione. Pagina critica della non riflessività. Passare dalla non riflessività alla
47
riflessività. C’è una riflessione pura che è rottura con il riflesso. La libertà si autosceglie.
Perché tante persone non fanno mai questo passaggio? Si rimane a un livello di irriflessività
che fa si che si sfugga alla riflessività della scelta. sospetto per tutti i pensatori che
enfatizzano l’elemento della non riflessività. Srtre ritiene che la riflessività debba comparire
attraverso uno sforzo di intelligenza. In questi cahiers appare in un testo del 45. Alcune
situazioni storiche portano a scegliere determinati valori. Ci sono dei valori solo legati al
tempo? Per sartre esiste una condizione umana universale che va al di la delle situazioni
storiche. Rimane l’idea dell’universalità dell’uomo. Polemica tra sartre e naville. Naville dirà
a sartre che non vede tanta differenza tra quello che lui sostiene e una natura dell’uomo.
Cahiers pour une morale: ci sono suggerimenti che S poi non ha piu sviluppato. Un
(47-48), dice : se proclamo autentica una mia scelta come posso proporre il mio progetto
come qualcosa che mi giustifica? Questa accusa non potrebbe essere rivolta a colui che
autoproclama questa scelta come autentica? La vera autenticità sarebbe porre la propria
rinuncia all’autenticità. Io non posso propormi come colui che pensa che la sua scelta sia
autentica. Critica dell’ontologia che non troviamo nel sartre dell’essere e il nulla. Sartre
crtiico della ontologia..se dio si pone come essere chi compie la scelta? c’è un essere a cui
io mi adeguo. Critica del punto di vista ontologico. Se ci fosse un modo di concepire dio che
non è quello dell’ontologia? Se ci fosse un modo di concepire dio al di la del suo essere,
non piu come un essere determinato..ma se fosse concepito solo come un agire? Sartre
riconosce che nel cristianesimo si parla di dio come soggetto agente. Dio come ente sommo.
Se si riprende il messaggio cristiano non si parla tanto di dio come ente sommo, ma di un
agire di dio. Spunto, idee, che poi sartre non ha piu molto elaborato. Critica dell’ontologia e
oggetto. Spunti di questo genere li ritroveremo in levinas. Riflettendo vedremo come levinas
48
ragionedà su sartre e heidegger. Quaderni interessanti anche per i riferimenti ad altri autori.
Non si dedicano molte pagine ad altri autori. Nei quaderni ci sono lunghe riflessioni su
heidegger, husserl, hegel e kojeve. Interessante il fatto che husserl e heidegger sono
considerati come dei filosofi piccoli rispetto a hegel che gli sembra un gigante. Gli sembrano
essere a un livello inferiore rispetto a hegel. Dopo il 46 sartre cambierà le sue posizioni e si
avvicinerà al marxismo. Negli anni 60 sartre pubblica la critica della ragione dialettica. Svolta
in senso oggettivistico. Questo libro era stato preparato da interventi di sartre. Sartre che
partecipa a vita sociale e politica dei suoi tempi. Sartre degli anni 70: ritroveremo il sartre
libertario che esalta la capacità di scelta dell’individuo. Il sartre delle ultimisse opere è un
sartre che ritorna alla letteratura. Scriverà sulla sua propria esperienza letteraria. Scriverà
“les mots”, analisi di figure di artisti. C’è una coerenza nello sviluppo di tematiche sartriane.
L’ultimo sartre ritorna al romanzo del 38 esaltando l’attività del romanziere e del creatore
artistico.
PRIMO LEVI
Contesto storico dell’opera. Il testo “se questo è un uomo” vede la luce nel 47. Genesi
dell’opera: analisi molto accurata fatta dal curatore delle opere einaudi marco belpoliti.
Belpoliti ci racconta nell’appendice che l’idea di far luce e riportare l’esperienza del lager
venne fuori quando levi era già nel lager. Ebbe tempo di passare del tempo nel laboratorio
di chimica. Levi comincia ad avere una prima idea. Comincia ad appuntarsi qualcosa in
questa circostanza. Tornato a torino, primo levi stesso dirà di essere stato preso da un
veniva fatta della sua esperienza. I primi testi vennero pubblicati nel 47 in una rivista che
era “l’amico del popolo”, una rivista comunista di vercelli. Erano testimonianze staccate.
49
Genesi è racconto orale e poi testimonianza frammentaria. Anche su consigli di amici levi
pubblica nel 47 l’esperienza del lager dalla “de silva” di antonicelli. A lui era collegato anche
garrone, anti fascista torinese, che era in contatto con anna, sorella di levi. Attraverso questi
legami ecco che levi pubblicherà presso la casa editrice di antonicelli. Lo aveva proposto a
einaudi ma gli era stato rifiutato. Ragione di fondo: all’indomani della guerra una
testimonianza così tragica non avrebbe potuto trovare un’accoglienza comprensiva. Animi
volti verso la ricostruzione. Racconti ascoltati, ma non si voleva troppo rinvangare il passato
perché gli animi erano troppo volti verso il futuro. Desiderio di progettare un nuovo modo di
vivere. Solo in un secondo momento si potrà tornare su esperienze dolorose. Bisogna aver
modo di elaborarle e riflettere. Lei racconterà che aveva parlato con natalia ginzburg.
Passano degli anni e il libro sarà pubblicato da einaudi. Siamo nel 58. Belpoliti ci dice che
se si confronta la prima edizione del 47 rispetto a quella einaudi del 58 ci sono moltissime
differenze. Il libro che era stato pubblicato non è l’ultima parola che levi ha rispetto alle
testimonianze che vuole trasmettere. L’edizione del 58 è più ricca e ci sono molte piu parti
riflessive. Il libro del 47 raccontava più esperienze. Nella ristampa del 58 levi aggiunge una
serie di punti. Ricostruisce spesso inizio e fine di alcuni capitoli. Da una forma piu di
medita sull’essere umano. C’è anche una stesura diversa. Belpoliti nota che il manoscritto
del 47 e poi l’edizione de silva avevano delle frasi più brevi. L’edizione del 58 è più raffinata.
riflessività. Il tono è quello della discorsività e della pacatezza. Tono che evita elementi
troppo crudi. Estremo autocontrollo dello stile. Persino la punteggiatura ha una variazione.
Periodare con un andamento più ricco, espositivo, rispetto a una stesura più incalzante e
rapida. Dopo il 58 il libro ha una grandissima diffusione, verrà tradotto in molte lingue. Il
titolo non è di primo levi, è di antonicelli su consiglio di zorzi. La frase l’aveva presa da una
poesia di primo levi. Oltre a scrivere testi, all’indomani della guerra scrisse anche delle
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poesie. Una di queste che poi sarà premessa all’edizione de silva comincia appunto con “
se questo è un uomo”. La poesia viene premessa dopo il frontespizio. Come avrebbe voluto
chiamare il suo libro levi? I sommersi e i salvati. La ritroviamo come titolo di un capitolo e di
un libro successivo, tardi, dove levi racconterà non tanto la sua esperienza ad auschwitz,
ma i problemi e il valore della memoria. Un altro titolo che appare e che forma anche il titolo
di un capitolo è “sul fondo”. Poi antonicelli scelse questo verso come titolo. Subito tematica
dell’umanesimo.
In una raccolta di poesia successiva levi da come titolo a questa poesia “shemà” che è la
professione di fede, vuol dire “ascolta”. Questo ascolta si riferisce all’evento di auschwitz. È
una preghiera ebraica, la professione di fede, è la preghiera fondamentale dei tre della
giornata. Ricordo di auschwitz: ultimi tre versi sono nello schemà. Da il senso di presentare
l’opera come un richiamo all’idea di uomo. È un uomo questo, quello che si presenta in
questo modo? Come dovrebbe essere un uomo? La scelta si giustifica leggendo molte
pagine dell’opera. Il testo che levi pubblicò separatamente, prima di pubblicare il libro, e che
scrisse tra i primi, è un testo conclude l’opera ed è sui 10 giorni della liberazione. Il campo
viene abbandonato. Lasciarono i malati nel campo. Ci fu un intermezzo tra l’abbandono del
campo da parte dei nazisti e l’arrivo dei russi. Il nucleo umano ricostruisce l’umano in quei
giorni. Levi propone “storia dei 10 giorni” come una riproposta dell’umano, un riproporre
questo ultimo capitolo ricorre l’idea dell’umano che risorge e i prigionieri hanno modo in
ricostituiscono delle relazioni umane. Espressioni che riguardano l’umano che ricorrono
continuamente. Idea dell’umano che contrasta con ciò che era successo ad auschwitz.
Lezione 21.03.2019
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PRIMO LEVI
Poesia “se questo è un uomo”. Fin dalla poesia primo levi ha un’idea delle caratteristiche
dell’uomo. Nel lager era stato tutto distrutto. Troviamo echi biblici nella poesia che levi
all’uomo espresso nell’opera. È come se nella poesia potessimo già trovare in modo conciso
quello che poi è il contenuto che viene esposto in forma piana nella prosa nel libro. Nella
poesia vi è una condensazione dell’idea che primo levi vuole proporre dell’uomo e del modo
in negativo che egli ha di descrivere l’uomo che si trova in una situazione in cui la realtà
umana viene messa in questione. Nella raccolta di poesie che levi pubblicò nel 78, chiamata
“schemà”.. la poesia viene intitolata “se questo è un uomo” e questo da il titolo anche
all’opera di levi. La poesia levi l’aveva già pubblicata nel 47 con un altro titolo: “salmo”. Si
aprono tante interpretazioni possibili. Come interpretare questa poesia? È una sorta di
cultura non religiosa. È possibile che in questa poesia vi siano profondi echi religiosi.
Riferimenti a una tradizione biblica, ebraica e cristiana. la poesia viene intitolata salmo
perché nonostante il tono negativo che riguarda una condizione dell’uomo di negazione
rispetto a quello che l’uomo dovrebbe essere, come prospettiva viene proposta un’idea
dell’uomo. Il tono della poesia è assolutamente pessimista. Possiamo trovare delle parole
che sembrano mostrare la direzione del pensiero di levi verso un fondamentale pessimismo.
Negazione, disperazione nei confronti del far risorgere l’umano. Sullo sfondo, proprio perché
vi è questo tono negativo, ecco che nasce una prospettiva che si delinea in positivo. Il
l’idea biblica che si ha dell’uomo. Idea di distruzione assoluta. Non tanto presa d’atto della
crisi dell’umano, quanto presa d’atto di quel che l’uomo aveva vissuto negli anni delle
situazione negativa sembra emergere in filigrana una situazione positiva. Kafka: possibilità
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di far emergere la positività da un negativo che è giunto all’estremo limite. Tono di
rovesciamento del messaggio religioso. Sembra ritornare la possibilità che la stessa idea
dell’uomo proposta dalla tradizione biblica si prospetti di nuovo. letteratura filosofica sul
emblema del male. Ci sono delle considerazioni all’interno di questa letteratura che
sembrano riprendere le frasi che primo levi mette all’opera. Si concentra sul male che è
avvenuto. Sembra che ciò che la tradizione ci indica sull’umano venga messo in questione.
Crisi a partire da auschwitz: emil fackenheim. Constatazione di fatti negativi che sono
avvenuti. Primo levi viene tenuto presente dagli autori nominati. Greenberg. Quasi un
Interpretazioni che puntano su una crisi dell’umano. Una salvazione c’è, anche quando
primo levi sembra concludere con accenti disperati. Che rapporto c’è tra poesia e prosa?
Poesie 45-46 antecedenti alla narrazione. Levi era un poeta prima di essere uno scrittore in
prosa. Le sue opere narrativa nascono sulla base di un’espressione poetica anteriore. La
poesia è nata prima della narrazione degli eventi. Nel 1978 troviamo come premessa di una
raccolta di poesie che viene pubblicata un brano che primo levi dedica al rapporto tra poesia
e prosa nella sua opera. Solo nel 78 si dedicherà di mostrare al gran pubblico le poesie. Nel
1978 pubblica la sua raccolta di poesie che viene intitolata “ad ora incerta”, viene ripreso
coleridge. Levi dice “in tutte le civiltà, anche quelle ancora senza scrittura, molti provano il
all’universo..la poesia è nata certamente prima della prosa. Uomo sono e anche io a
intervalli regolari e ora incerta, ho ceduto alla spinta, scritta nel nostro patrimonio genetico.
Piu idonea per trasmettere un’idea o un’immagine” cominciamo a capire l’idea dell’umano.
dell’umano. La poesia è nata molto prima della prosa. I versi sono nati prima che nasca la
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prosa. Prima della prosa la poesia, adatta a esprimere uno stato d’animo o una realtà che
non è quella dell’argomentazione razionale. levi riconosce che in lui il poetico è nato prima
del narrativo. In “se questo è un uomo” troviamo una metà razionale e una non razionale a
cui la poesia è piu adatta. Limitare il valore dell’espressione poetica rispetto alla prosa. La
prosa da in una forma discorsiva, argomentata, riflessiva, quello che nella poesia viene
espresso in modo immediato. Lo stato d’animo si puo esprimere in versi pregnanti che però
non hanno modo di offrire pensieri se non in una forma evocativa. La prosa è più multiforme
e si rivolge al lettore in modo da suscitare in lui delle immagini e degli argomenti, pensieri.
Levi predilige la prosa rispetto alla poesia. Ciò che è piu naturale nell’uomo è piuttosto la
ragione. tutto ciò che è non razionale sembra non naturale. Tuttavia levi insiste sulla priorità
della poesia sulla prosa. L’espressione poetica è ciò che subito ci da questo mondo non
razionale. la poesia già filtra questo stato d’animo non razionale. l’espressione è più
immediata. Si comprende come la poesia abbia non solo un aspetto di ornamento quando
viene premessa all’opera narrativa. The rime of the ancient mariner. Ad un’ora incerta
l’agonia ritorna. Consolazione per chi ha tanto patito e per alleviare il proprio dolore. Ad ora
sommersi e i salvati”. Ci sono altre poesie antecedenti rispetto all’opera narrativa. Sembra
che l’espressione poetica sia nata in levi prima che la narrazione abbia potuto avere forma.
Espressione poetica: si riferisce ai fatti che ha vissuto anche prima che i fatti siano narrati.
“buna”, poesia della raccolta del 78 dove si descrive una situazione umana triste. Si descrive
la situazione dei prigionieri ogni giorno. “25 febbraio del 44”, “il canto del corvo”. Tutte queste
uomo”. Ci sono delle poesie di levi in cui auschwitz viene affiancato da hiroshima. Lo mette
insieme ad auschwitz. C’è una poesia dove mette vicini auschwitz e hiroshima. Questo fatto
viene messo accanto ad auschwitz perché le vittime sono incolpevoli, sono eventi che hanno
provocato distruzioni di massa. Eventi che si presentano in modi diversi, ma gli effetti
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negativi dirompenti che questi eventi hanno avuto sono uguali non si possono disgiungere.
Levi è convinto del fatto che possa ripresentarsi auschwitz. In francia i crimini nazisti, dopo
Uno dei primi testi dopo le poesie che levi compose subito dopo la guerra fu quel capitolo
chiamato “storia di 10 giorni”. Lo troviamo alla fine del libro. È un capitolo importante proprio
perché dal negativo, da una descrizione di morte e malattia (si descrive la storia di un gruppo
di prigionieri malati poi abbandonati a se stessi ..malati che non hanno piu energie ma
da cui però riemerge proprio il nucleo dell’umano. Comincia ad emergere il lato umano.
Questi francesi, se non sapevano le cose, le domandavano. Vedono qualcuno che sembra
che sappia e cominciano a fargli molte domande. Nel lager non si possono fare delle
domande”. Domanda: elemento della parola, della comunicazione. Fare in modo che ci sia
una comunicazione, un dire e un aspettarsi la parola a quello che si è detto. Elemento della
condivisione del proprio pensiero. Insistendo sulla questione della domanda e del
rispondere, ecco che levi rievoca questo punto. Dimensione dell’umano di Levi comincia a
profilarsi in questo capitolo. È la storia della liberazione del campo. In quei giorni i prigionieri
hanno ricreato il mondo. ricreare ciò che è stato distrutto. Macchina del lager. Siamo in
presenza di una situazione di morte incombente, ma lo stato d’animo era quello di colui che
si sente nella situazione di poter sperimentare una salvazione. Questi giorni per noi furono
religiosità della salvezza. È un termine più piano della salvezza o della redenzione. Piu
avanti c’è un grande racconto di cio che viene fatto da levi e dei francesi per garantire un
minimo di sussistenza: modo di scaldare la stanza ad esempio. Poi riescono a trovare del
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cibo. Si dice ancora: dato che eravamo noi tre che lavoravamo ecco che gli altri decisero di
darci una razione di pane di piu. “Quando fu riparata la finestra e la stufa cominciò a
diffondere calore..”. inizio del processo per cui da prigionieri siamo ridiventati uomini.
Riemerge la qualifica dell’umano, di cosa sia uomo. Siamo ridiventati uomini. Primo gesto:
gratitudine. Le persone che erano lì si sentivano per dover di gratitudine di dare parte del
loro cibo a coloro che lavoravano di più. La giustizia implica una equivalenza del dare e del
ricevere. Gesto di gratitudine. La gratitudine implica il sentirsi obbligati nei confronti di coloro
che avevano dato qualcosa di piu di quanto era richiesto da loro. Momento di più rispetto
alla giustizia. Atteggiamento di obbligazione di colui che è debole nei confronti di chi ha di
piu di quanto ho io. Si preoccupavano per i piu deboli. Per questa ragione chi era piu
bisognoso si sente piu debole. Le relazioni di queste persone non sono tali da essere
considerate relazioni tra pari. Ritorno dell’umano: obbligo di colui che è piu dotato, piu forte,
provvisto di risorse, di dare qualche cosa che viene riconosciuto dagli altri con gratitudine.
Dare a qualcuno che è piu debole. Gli altri riconoscono questo gesto umano e sono grati
per questo atto di pietà o di carità che viene compiuto da parte dei tre che potevano agire
rispetto agli altri. “io pensavo che la vita era ancora bella”.chi è uomo? Perfino chi uccide è
ancora uomo. Se si considera una situazione strema in cui un uomo vivo ha atteso che
morisse un suo compagno per sottrargli il cibo allora ci troviamo di fronte a una situazione
di negazione dell’umano. Situazione di non umanità. Vuol dire trasformare l’uomo in una
cosa non si ha piu verso di lui un sentimento di pietas. la storia si conclude con una
sepoltura. Atto di pietà: togliersi il berretto. In tanti punti della storia si descrive la situazione
per cui vi è una rinascita dell’umano a partire da una situazione di estrema degradazione e
Sul piano della genesi c’è una precedenza della poesia sulla prosa, sul piano della efficacia
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trasmettere meglio l’articolazione del pensiero. L’espressione poetica ci coinvolge, ma non
ha gli strumenti piu appropriati per entrare nel piano argomentativo. Espressione poetica
che si presenta piu sotto forma di immagini, di lampi, parole che evocano un’atmosfera, più
che la parola più argomentata. Dante nel paradiso: fondo teologico. L’espressione poetica
a cui fa riferimento levi è quella poetica del 900. Espressione mitica: metafore, immagini
sensibili. Non si tratta di una poesia che trasmette concetti o idee. È una poesia fatta di
esperienze sensibili. C’è bisogno di uno strato di riflessione più elevato. Auschwitz per levi
è l’estremizzazione di una crudeltà inutile che è già in altri eventi, in altri fatti. In auschwitz
c’è una forma estrema, quasi parodistica. In auschwitz c’è una forma quasi paradossale
della crudeltà. Mostrare come anche in altri casi ci siano state delle forme di crudeltà inutile.
Sterminio delle razze inferiori e lavoro schiavistico. Sofferenza inutile, senza scopo. Levi
credeva che fossero uomini come noi. La morale corrente era stata capovolta. Erano
diventate personalità violente, non lo erano per natura. la violenza inutile è ricondotta a una
Lezione 25.03.2019
Primo levi
Ci soffermiamo sul capitolo “l’ultimo” e sul “canto di ulisse.”. è uno dei capitoli centrali.
L’ultimo. Si racconta di come lui e alberto si fossero ingegnati a recuperare degli oggetti per
la loro sopravvivenza nel campo. Come procurarsi degli oggetti utili al loro sostentamento.
del 44 ci fu una rivolta di uno dei sonderkommandos adibiti alle camere e gas. I tempi
descritti nel libro di levi corrispondono a questa data. Era stato distrutto il crematorium da
parte di questo comando speciale. Erano state uccise 3 ss e altre uccise. Le donne diedero
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l’esplosivo a questo comando che lo usò per far esplodere il crematorio. Gli insorti vennero
in parte uccisi il giorno stesso della ribellione. I sopravvissuti vennero portati alcuni a
aushwitz II, altri fatti morire sotto tortura. L’unico che sopravvisse si chiamava robel, era un
ebreo polacco. L’episodio corrisponde a documenti storici che abbiamo degli eventi accaduti
a quel tempo. I documenti: abbiamo un testo che si chiama calendarium, 39-45. Testo
pubblicato nell’89 nell’edizione tedesca e poi abbiamo un’edizione italiana che raccoglie
documenti di auschwitz. La persona che ha raccolto tutto è danuta tzek, una polacca che si
è preoccupata di mettere insieme un libro per raccogliere ciò che era rimasto. L’episodio
che levi descrive riflette degli eventi che sono stati documentati attraverso questa raccolta.
Lo stesso levi ci dava delle indicazioni sulla nazionalità della persona condannata a morte
perché preparando la versione einaudi aveva corretto la versione di “ich bin der letze” con
una frase in dialetto iddish (?), “lezze”. Molte cose vennero semplificate poi nell’edizione
einaudi. Levi ci teneva a dare una trascrizione fedele dei fatti. Un enigma, un problema
forma questo appello del condannato che dice “io sono l’ultimo”. Il condannato avrà voluto
dire ciò che i prigionieri capirono, e cioè che era un uomo che aveva dimostrato una capacità
di opporsi alla violenza attraverso un’azione che mostrava una capacità di azione che gli
altri prigionieri avevano perso. Questa frase fa pensare a un appello che questo condannato
sembra rivolgere ai suoi compagni per invitarli a far si che egli non sia l’ultimo e che altri
possano seguire il suo esempio. Forse dopo di lui qualcuno avrebbe seguito il suo esempio?
Non lo sappiamo. Sembra di capire che coloro che hanno assistito alla scena interpretarono
questa frase come un richiamo alla umanità, come se il grido del condannato facesse
riemergere una umanità che essi avevano quasi soffocato. Non ci fu un mormorio, ci fu solo
il silenzio. Impressione di assoluta negazione dell’umano. Il capitolo finisce con una nota
molto rassegnata, nonostante questo spiraglio, questo lampo di unione tra colui che stava
per morire e i compagni che assistevano alla scena. Uno dei capitoli molto noti del libro di
levi questo. Rivendica il suo essere contro tutta la situazione in cui i prigionieri venivano
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considerati non più umani. Contrapposizione tra coloro che venivano considerati il massimo
dell’umano e coloro che erano al di sotto dell’umano. Rivendicare il suo essere uomo contro
coloro che gli negavano la sostanza umana. Egli morì da uomo. Morì perché veniva colpito
e punito per qualcosa che aveva compiuto. Era una morte solitaria, ma era una morte di un
uomo. Non era una morte oscura, anonima. Era la morte solitaria di colui che si presentava
come un individuo.
“il canto di ulisse”. Primo levi, riprendendo il canto di ulisse, si soffermerà sulla questione
dell’umanità. Il canto di ulisse fu rielaborato da levi. Fu uno de capitoli su cui piu lavorò.
Molto elaborato e raffinato. Aveva rivisto molte pagine del libro. Trasforma molte
espressioni. Il libro sembra scritto in modo molto piano..ma in realtà è molto difficile capire
il senso preciso del capitolo. Intanto c’è una situazione, che è quella che riguarda la
situazione delle persone nel campo. Si trovavano in una cisterna, nel buio. Questa
situazione di buio la ritroveremo alla fine. L’oscurità all’inizio e alla fine del capitolo. Il capitolo
si chiuderà con una immagine di soffocamento. La storia tra queste due chiusure è quella
di un’uscita dalla situazione di buio per andare verso una situazione diversa e poi
l’impossibilità di sfuggire a questa situazione. Il canto di ulisse sembra alludere a una storia
di liberazione in cui c’è la possibilità di uscita da parte dei protagonisti. Poi troviamo i
suoi fratelli. Vocabolo che può essere stato usato pensando a giuseppe. Cosa voelva dire
comprendere che idea dell’uomo levi si facesse. Si tratta di un’espressione che riprende il
senso che dante da o levi lo prende in altro modo? Siamo nel girone di male bolge: coloro
che hanno usato male la loro ragione. si può supporre che levi abbia spiegato queste cose
a Pikolo. Se prendiamo l’inferno vediamo che effettivamente scontato la loro punizione vari
tipi di peccatori. È diviso in 10 bolge. Vengono raffigurati come cerchi che vanno verso il
basso. Ulisse si trova quasi alla fine di questo cono, all’8 cerchio. Li ci sono i peccatori che
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hanno usato male la loro ragione. ottava bolgia: consiglieri fraudolenti, tra cui ulisse. Sono
tutte persone che hanno delle abilità di seduzione. Usano la loro ragione male. Coloro che
fanno commercio in modo ingiusto, i falsari.. colpa: aver usato male la ragione. dante vede
delle fiammelle. Tra queste fiammelle ci sono ulisse e diomede. Insieme scontano la pena.
Parlerà solo ulisse. Interessante che dante faccia precedere alla descrizione di ciò che
ulisse dirà una raffigurazione di se come colui che deve frenare l’ingegno. Premessa al
resoconto, al ricordo di quel che ulisse dirà. È dante che presenta quello che poi verrà
corre il rischio di non essere controllata dalla virtù. Intelligenza che va controllata dalla virtù.
Dante descrive la scena. Le fiammelle che si trovano nella bolgia dei consiglieri fraudolenti.
L’ottava bolgia risplendeva di fiammelle come le lucciole d’estate. Domanda che riguarda la
morte di ulisse. Dante non aveva letto omero, ma conosceva leggende e altro.. ovidio come
fonte. Ecco perché poi si parla di ulisse che abbandona gaeta (lo dice ovidio nelle
metamorfosi). Ulisse che dopo aver soggiornato presso circe lascia la maga e affronta
l’ultimo viaggio con i suoi compagni. Dante raffigura ulisse come un personaggio
ambiguo.ulisse ha usato l’intelligenza nel modo in cui non avrebbe dovuto usarla. Per dante
ulisse è l’uomo di grande intelligenza, l’uomo che non teme il rischio, che va alla ricerca di
cose che non sa, si presenta come un uomo che non desidera rimanere racchiuso nella sua
casa e condurre una vita nel suo ambito familiare. Non trova sufficiente questo, non aspira
se stesso come un uomo di grande ingegno. Non vuole fermarsi a dei limiti dati. In ulisse
c’è la figura dell’eroe della conoscenza. Dante pensa che la virtù debba frenare l’ingegno.
Confini dell’intelligenza umana. C’è una virtù che non si può abbandonare. Siano essi gli
eroi greci, si il dio del cristianesimo..ci sono delle regole che non possono essere infrante e
l’uomo peccherebbe di trasgressione delle norme della divinità se superasse questi limiti.
Una delle interpretazioni: vede in dante colui che da un lato ammira ulisse, lo esalta, ma per
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altro verso lo condanna. È pur sempre quello che ha usato la ragione nel modo sbagliato.
Ha spinto il suo desiderio di conoscenza oltre i limiti. Ulisse sa parlare, sa convincere, usa
la parola come strumento per ottenere dei risultati che altri non possono ottenere. Dante
assume anche un atteggiamento di critica. Per dante ulisse ha anche questo lato, viene
considerato da dante secondo questo aspetto negativo. Aspetto che a dante appare
negativo. Per a prof c’è la stessa visione di ulisse in primo levi. Mettersi per mare: superare
una barriera. Desiderio di ulisse di scagliare se stessi al di la di una barriera. Mettersi per
mare vuol dire abbandonare la terraferma. Personaggio in grado di superare sempre limiti
posti all’umano. Capacità di andare sempre oltre. Superare i limiti: umano. Capacità
dell’uomo dell’essere libero da vincoli. Pag 151. Passaggio enigmatico. Dante introduce un
anacronismo. I greci conoscevano i limiti posti dagli dei. “altrui piacque”: anacronismo. È
levi assai vicino a quello di dante. Levi condivide il giudizio complesso che dante da della
barriera…anacronismo umano e necessario. Ulisse aveva infranto dei limiti che non
avrebbe dovuto infrangere. Consapevole del fatto che l’uomo non dovrebbe mai dimenticare
i limiti dell’umano. Nel momento in cui si trasgrediscono dei confini che hanno posto insorge
la distruzione. Possibile che si faccia allusione al nazismo in quanto abbia fatto uso di una
intelligenza dimentica di norme che provenivano dal divino stesso? è possibile che ci si
riferisca a un uso dell’ingegno che trasgredisca regole morali di carattere etico? Levi non ci
dice molto di come si sia prospettata questa cosa. Ci dice che questo qualcosa di gigantesco
riguarda il perché del nostro destino. È possibile che nella mente di levi si sia profilata l’idea
norma etica? Possibile che ci sia questa intuizione. Qualcosa che ha al suo interno un
funzionamento. Ci sono delle costruzioni che sono state adibite a determinati usi, non c’è
un dominio dell’irrazionalità più completa. L’irrazionalità sta nello scopo della distruzione di
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chi sta nel campo. Nel funzionamento il campo sembra rispondere a una logica, a una
razionalità con segno negativo. Umanesimo medievale di dante: non gli è lontano. Levi
medievale come dante. C’è il dante che celebra l’umanesimo fondato sulla libertà dell’uomo,
Comprendere che tipo di idea levi si faceva dell’umano. Sartre è molto polemico nei confronti
dell’uomo. Modello dell’uomo razionale e dell’uomo che usa la sua ragione e obbedisce ai
comandi divini. Ascolta i comandamenti divini e si riferisce a tali comandamenti. Nella bibbia
si parla anche di regole di carattere morale che vengono trasmesse all’uomo. Nelle
narrazioni bibliche ci sono continuamente eventi in cui vediamo l’uomo che ascolta una voce
che proviene da dio stesso e gli indica determinati obiettivi che deve raggiungere. Dio che
di cristo che ascolta la voce del padre, colui che porta agli uomini un messaggio..regole di
carattere morale. da cartesio in poi vediamo che c’è una certa idea dell’uomo come essere
dell’uomo a primo levi siamo di nuovo a una idea classica e cristiana dell’uomo. Idea
classica e biblica dell’uomo. C’è l’ulisse di dante, colui che usa la sua intelligenza per
dell’uomo che non dovrebbe trasgredire dei limiti di carattere etico. Mentre Sartre vuole
rompere con una tradizione anteriore, levi, legato a fonti medievali ed essendo legato ad
altre fonti che gli provenivano dalla sua cultura, fonti letterarie..
Levi ripropone un’idea dell’uomo che ritroviamo nelle fonti classiche e bibliche?
Fine capitolo: chi è che compie l’azione? Non è altrui che richiude lo spiraglio di luce che si
era intravisto. Forse era proprio il sistema del campo che impediva di uscire dalla situazione
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in cui i prigionieri si trovavano. Potenza gnostica, sorta di divinità maligna. Sorta di potere
perverso che sembra prendere il ruolo che in dante era dato ad “altrui”: come è avvenuto
che questa potenza violenta si sia sostituita alla virtù che controlla l’ingegno? Il punto che
levi vuole mettere in evidenza è la questione dello sfuggire di mezzi tecnici e violenti,
strumenti di guerra che sono sfuggiti e assumono ora il ruolo di mezzi per scopi distruttivi.
Non è una violenza brutale e disordinata, ma è una violenza strutturata che ha al suo interno
una sua propria sistematicità, un ordine violento. Questo elemento ricorre anche in molte
altre sue pagine, cioè l’uso perverso di strumenti che l’uomo aveva escogitato e che
sfuggono al suo potere. idea dei combattimenti aerei sulla testa dei prigionieri che
provocavano stragi e distruzioni (capitolo storia dei 10 giorni). Sistema distruttivo che non è
frutto di un istinto brutale...è piuttosto una violenza sistematica. Rovesciamento a cui porta
una intelligenza non controllata dalla virtù. A modo di vedere della kajon levi non è un uomo
del passato. Levi condivide l’idea del cristianesimo dell’uomo. Idea che accentua l’elemento
del limite umano. C’è un atteggiamento di difesa da parte di levi della libertà dell’uomo. Non
c’è piu una vera e propria dottrina di salvezza, ma levi mantiene l’idea che la tradizione
biblica si fa dell’uomo. Idea di un essere che pur con le sue grandi capacità è limitato
nell’agire. Dante si attiene a una tradizione religiosa. Ulisse alle radici di una razionalità male
usata. per adorno e horkeimer ulisse è un eroe positivo. Destino: levi non usa questo termine
nel senso che c’è una sorta di fato a cui non si può sfuggire, come una volontà oscura.. sta
parlando del perché del nostro destino nel senso di situazione in cui ci troviamo. Ci sono
molti echi letterari. Levi è consapevole di certe causalità che accadono. Se ci sono certi
connessioni. C’è un meccanismo degli eventi. Ci sono dei fatti che portano necessariamente
a determinati altri fatti. Levi insiste sulla possibilità per l’uomo di poter poi scegliere, come
possibilità di sfuggire da questo mare che ci rinchiude. Concludiamo insistendo sul fatto che
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levi, pur essendo un grande lettore di letteratura umanistica e di testi biblici predilige la
lettura di testi scientifici. Nonostante questo suo richiamo a una cultura classica non è
insensibile a quegli elementi che porterebbero alla negazione dell’umano. Scrive novelle
distopiche dove levi parla di una realtà futura dove l’umanità che perso le sue prerogative
che hanno delle capacità positive. Siamo in presenza di una tecnica perversa. Siamo in
presenza di un uomo che quasi per gioco sembra provocare delle situazioni di distruzione.
Umanità misera, infelice, priva di libertà, che vive in una condizione cupa. Ricerca delle
radici: lì levi ha raccolto una serie di pagine da autori che gli erano cari. Testo che gli aveva
commissionato einaudi perché aveva proposto agli studenti liceali un’antologia. Chiese
allora a degli autori di raccogliere alcuni testi e fare piccole premesse. Levi lo fece ma la
sua antologia non circolò perché troppo complessa. Siamo nell’81. Mappatura: punto iniziale
che è l’oscurità del libro di giobbe. Bibbia. Alla fine: buchi neri dell’astronomia, dell’astrologia
attuale, studiati dagli scienziati ma di cui non abbiamo penetrato tutti i misteri. Levi ci dedica
le pagine di uno scienziato. Le linee che congiungono i due punti della mappa hanno due
indicazioni: salvazione del riso, dell’avventura, della riflessione sulla sofferenza dell’uomo,
dell..?. come l’uomo può uscire dall’infelicità del libro di giobbe? Umorismo: belli, porta, ecc.
. avventura: conrad, melviln, saint exupery, ecc. . scienziati: darwin, chimici,. Riflessione sul
dolore inutile: eliott, ecc. questa idea del mistero, questo buco nero impenetrabile, il mistero
di salvarsi. Salvazione dell’umano che presuppone una ironia, un non essere schiacciato
sugli eventi. Idea dell’ulisse che levi difende. Idea dell’intelligenza umana che si deve unire
all’etica, cioè ala consapevolezza dell’essenza dell’uomo che non è in grado di penetrare le
realtà oscure. Non si può fare a meno dell’elemento religioso. La bibbia viene introdotta
nella sua antologia. Non può essere considerata come elemento di poco valore. un
umanesimo drammatica di levi, tutt’altro che celebrativo dell’umano. Molto attento ai casi
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modello dell’umano. Siamo al di la dell’essenzialismo astratto e inconsapevole dei suoi limiti
che veniva criticato da sartre. Levi presenta un umanesimo più profondo, tragico e
consapevole di levi. levi rimane legato alla tradizione religiosa e filosofica che vuole tenere
presente.
Lezione 28.03.2019
PRIMO LEVI
Stretta relazione tra il modo in cui si concepisce la crisi dell’umanesimo e il modo in cui si
questione dell’uomo e a proporre delle vie che sarebbero nuovi rispetto a quello che il
passato ci indicava. La tradizione sembra mostrare delle debolezze nel cercare una risposta
ad auschwitz. Fatto nuovo che richiede delle risposte che si orientano in maniera diversa
rispetto al passato. Allora personaggi come fakhenheim che insistono sull’unicità di questo
evento sono portati a ripensare l’etica a partire da fndamenti diversi rispetto a quelli che
l’etica aveva nel passato. Fackhenheim in “riparare il mondo” ci dice che la rivoluzione
religiosa sembra non piu sostenibile di fronte ad aushwitz. La filosofia per altro verso sembra
mostrare tutti i suoi limiti e le sue fragilità. La sua proposta è quella di ripartire dalla questione
diabolico. Questo tipo di risposta indica un punto di rottura con il passato. L’etica con il
giungevano fino all’uomo …l’etica veniva ricondotta a una forma sovrasensibile. Kant e
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rousseau laicizzano questa realtà. la religione ha sempre fondato l’etica su una realtà che
ha una sua eternità, che è al di la della finitezza e del tempo in cui l’uomo vive. La filosofia,
quando si è richiamata a una nozione di bene che è la somma tra le idee, la filosofia ha
anch’essa accentuato l’elemento dell’etica come sfera che non appartiene a cio che lega
l’uomo agli elementi vitali, ma a una sfera diversa, comandamenti che non sorgevano dai
fatti che l’uomo viveva ma da un’altra fonte. Quando F si richiama alla sopravvivenza come
obiettivo a cui dover tendere e fonda su questa resistenza l’etica, resistenza che implica una
vita che va difesa, F indica un fondamento etico che è diverso da quello che la religione ci
aveva dato. Questo elemento di dare una risposta ad auschwitz diversa rispetto a quello
che la tradizione avrebbe dato si lega strettamente all’analisi che F fa con la peculiarità di
Torniamo a primo levi. Primo levi condivide questa risposta? Porsi il problema di quale sia
risposta si collegano. Su levi ci si puo domandare che tipo di comprensione aveva di questo
fenomeno che aveva sofferto nella sua esperienza e quale tipo di risposta dava a questo
modo in cui primo levi ripensa l’etica dopo auschwitz è complesso. La risposta che da ad
auschwitz diventa una risposta complessa, non lineare. Auschwitz è il frutto dell’irrazionalità
umana o invece c’è una razionalità, una logica perversa? Per levi ci sono tutte e due le cose.
Da un lato sembra che la violenza corrisponda a uno scopo. Scopo nella violenza impiegata
in quei fatti. C’era uno scopo che con quella violenza si voleva raggiungere: violenza per
uno scopo, seppur di conquista. Per questo lato sembra che l’evento possa rientrare in altri
fatti che sono avvenuti nella storia dell’uomo tragici, anteriori. Ma non è tutto, c’è qualcosa
di peculiare che è tipico di auschwtiz e non era avvenuto prima: insistenza per cui venivano
compiuti degli atti inutilmente, per il puro piacere di infliggere dolore. Elemento di assurdità
che in altri eventi seppur molto tragici non c’era. Il rapporto di levi con la tradizione
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umanistica e filosofica: la tradizione non è negata ma va ripresa. Primo levi ha un rapporto
accogliente della tradizione. È un grande lettore di testi latini e greci. Ci sono degli echi di
platone nei suoi testi. Levi riannoda il filo della tradizione religiosa e filosofica. Si recupera
un passato che levi non crede sia stato distrutto o messo in questione in modo radicale. Ha
un rapporto positivo con i testi della tradizione religiosa e filosofica. Nella prefazione si
ricorda che levi amava riferirsi a frasi evangeliche. recupero da parte di levi di una tradizione
religiosa. Riprende la sostanza etica della religione. ripresa di levi di una tradizione religiosa
e di una tradizione scientifica e filosofica che deve costituire per l’uomo un orientamento.
Levi è un conservatore. Atteggiamento umano che mostra la solidarietà, l’uso della loro
intelligenza per sopperire al dolore. Bisogna anche dire che poi levi ha anche la
elemento di distruttività molto profondo nell’uomo che prima non era emerso con tanta
evidenza. Auschwitz mostra una crudeltà inutile, che sembra fine a se stessa. primo levi
introduce nel suo umanesimo che riprende la tradizione un aspetto più amaro, piu
consapevole della fragilità di tutto cio che si costruisce sulla ragione dell’uomo o sull’idea di
una coscienza che ascolta un comandamento divino. La tradizione ha delle fragilità, a volte
si rivela impotente di fronte a una forza dotata di tante energie e potere che porta a
distruzioni immani. Levi qui si rivela particolarmente amaro, ha dei momenti di pessimismo
riguardi al domani, accentua tutti gli elementi di pericolo della società contemporanea, scrive
novelle distopiche..tutto questo introduce nel suo umanesimo degli aspetti meno orgogliosi
e piu consapevoli della situazione umana di debolezza che potrebbe portare l’uomo di nuovo
complicata, il tipo di risposta che levi da all’evento tiene presenti vari elementi: da un lato
c’è un’idea che riguarda il recupero dell’umanesimo del passato. Dall’altra questo
umanesimo assume dei toni meno eclatanti, meno orgogliosi, piu modesti. È un umanesimo
che viene sempre espresso in tono dimesso, senza accenti che esaltino l’umano, in un tono
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sempre molto sobrio. L’umanesimo di levi ha questo aspetto. È fortemente legato a una
tradizione scientifica, biblica e filosofica. Nello stesso tempo gli eventi che ha vissuto gli
mostrano un punto di vista piu consapevoli dei limiti che l’uomo ha. Accentua gli aspetti di
debolezza. È un umanesimo, quello di levi che mantiene l’idea di una norma, di un modello.
C’è un’idea di quello che l’uomo dovrebbe essere. Levi parla di una morale corrente che sta
a indicare determinati comportamenti. Levi ha un’idea di cosa l’uomo dovrebbe essere. C’è
una natura, un’idea dell’uomo. C’è un nostro ideale umano che per levi rimane. Proprio per
il suo tipo di umanesimo, levi è anche molto attento a tutti i comportamenti individuali. La
concretezza dell’umano non sfugge a levi. Ideale umano che non è imposto. Diventa una
regola che dovrebbe formare il punto di riferimento delle varie singolarità viventi. Ciascuno
esprime le sue proprie caratteristiche, il proprio temperamento e stile di vita. Non è un’idea
astratta che si sovrappone alla vita concreta degli uomini. Levi ha un punto di riferimento
anche a considerare una serie di tipi umani che levi non vuole appiattire. Si tratta di
mantenere l’idea del diverso, dell’articolazione che c’è nella realtà umana e allo stesso
tempo mantenere un ideale umano. Non è un ideale che venga pensato come norma che
possa essere prescritta. C’è un modo di agire che mi porta ad avvicinarmi a un ideale
umano. Non è un ideale che si presenti come n’essenza che possa essere definita in
astratto. È un punto per un operare nella realtà. indica un ideale per la condotta dell’uomo.
Non si tratta di contemplare un ideale fisso, ma di tener presente un ideale che si mostra
come principio per l’azione dell’uomo. Definisce l’uomo in astratto, si presenta come un
modello rigido, come un’idea fissa su cui si appunta lo sguardo dell’uomo. È un modo per
indicare all’uomo stesso la condotta che può assumere varie forme ma che dovrebbe avere
punto ideale.
“angelica farfalla”: novella distopica che ha una sua radice nella storia. Fa riferimento al
canto X del purgatorio di dante. Anima che libera dal corpo vola verso dio. L’anima si dirige
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verso la giustizia divina. Di questo termine si parla per indicare gli esperimenti che un
medico del regime nazista farebbe perché convinto che l’uomo presente sia solo allo stato
larvale. C’è un insetto in grado di riprodursi anche solo allo stato larvale. Uno scienziato
vuole far emergere l’uomo e prende degli uomini e dal momento che le larve potevano
riprodursi come larve se nutrite con determinate sostanze le da anche a queste persone.
orribili uccelli che avranno la testa di avvoltoio. Quell’uomo che avrebbe dovuto trasformarsi
in qualcosa di piu dell’umano si è trasformato in una creatura orribile che l’uomo ha creato
1979 popolo che si avvicina al treno e lo riduce in briciole. Scena di distruzione totale. C’è
un treno che è un congegno che è frutto dell’ingegno dell’uomo. Questi barbari distruggono
il treno, anche le parti piu minute fino a ridurre al nulla quello che il treno era. Cominciano a
distruggere il bosco in cui si trovano. Cominciano a scontrarsi gli uni contro gli altri. una delle
novelle piu terribili che levi si sia inventato. levi ha la consapevolezza di tutti i pericoli che
incombono sulla vita dell’uomo nella società in cui i mezzi tecnici si sono particolarmente
novella: persistenza di un nucleo di violenza che è insito nel cuore dell’uomo. Elemento della
razionalità distruttiva, scienza volta a fini perversi, istinto aggressivo, non frenato. Elemento
crudele che vi è nel cuore umano e corrisponde all’aspetti di barbarie che permane.
Elemento importante dell’umanesimo di levi che emerge in “Ad ora incerta”. Prende questa
espressione da colerige, la ballata del vecchio marinaio. Trae questo titolo da “the rime of
the ancient mariner”. La ballata si trova come motto al libro “i sommersi e i salvati”. Spesso
levi si richiama a questa ballata. È vissuto tra la fine del 700 e l’inizio dell’800. Siamo in
periodo romantico. È la ballata di un marinaio che ricorda degli eventi e desidera trasmettere
delle esperienze. La leggenda del vecchio marinaio è quella del marinaio che si è trovato
su una nave colpita da una maledizione divina e naufraga. Lui è l’unico superstite e
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racconterà la sua storia a tutte le persone che incontra. Racconta dei suoi ricordi e del suo
desiderio di raccontare. Questione del ricordare. Trasmettere eventi passati perché tutto
questo venga ripreso e rimeditato. Lavoro di intelligenza e lavoro che riguarda il rivivere nel
proprio animo. Nel ricordare c’è in gioco l’interiorità dell’uomo intesa come complesso di
sentimenti e passioni per poter meditare gli eventi avvenuti. Il ricordo caratterizza l’umano
e levi si fa portavoce della necessità del ricordo. Si presenta come colui che vuole
è un fatto che caratterizza esso stesso l’umano. Ci sono dei punti oscuri indecifrabili. Lavoro
vivere mantenendo viva la coscienza. Determinate esperienze che rafforzano l’etico e nello
stesso tempo questo lavoro non giunge mai all’autocoscienza assoluta. Non c’è mai una
autocoscienza che spinga a riabbracciare tutti gli eventi con la ragione. alcuni eventi non
sono riconducibili alla nostra comprensione. Sensazione di una oscurità che non è mai vinta
“la zona grigia” se ne parla nei sommersi e i salvati. Misura intermedia in cui l’uomo vive
che non rappresenta solo il cupo e il suo opposto. Gli uomini non appaiono né come degli
positivo. Bisognerebbe considerare l’umano come qualche cosa di intermedio tra queste
due situazioni che si oppongono in maniera drastica. Zona grigia che si configura come una
realtà difficile da caratterizzare. L’umano compare in una zona intermedia. Persone che
vantaggi. Essendo coinvolti strappavano qualche privilegio. La zona grigia sembra essere
composta da coloro che non erano né persecutori né vittime solamente. Figure intermedie
che appartenevano a figure che erano nella scala inferiore sono messe da levi nella zona
anche le vittime del campo. Levi fa delle differenze e distingue tra i vari ruoli, compiti, affidati
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ai prigionieri. Levi è propenso ad assolvere coloro che in stato di costrizione si trovavano ad
assolvere lavori che avevano un determinato vantaggio. All’interno di questa zona grigia vi
erano anche coloro che avevano delle responsabilità maggiori e che levi considera
condannabili. Nella zona grigia levi fa delle distinzioni. Questo concetto non si trova in “se
questo è un uomo”. Levi del primo libro separa bene ciò che è bene e ciò che è male. Per
la kajon al di la dei toni levi non ha cambiato il suo atteggiamento. Anche nel primo libro
troviamo delle pagine in cui levi già comincia a porre il problema della zona grigia. Descrive
una situazione in cui certe azioni terribili vanno comprese in base al contesto. Capitolo “al
di la del bene del male”. Già bel 47 levi ha posto il problema della zona grigia. Levi mantiene
sempre un forte senso di valori etici, caratterizzando il bene e il male secondo le misure
della morale corrente. Il giudizio corrente vale in etica. Sa che i nostri giudizi morali devono
tener conto delle situazioni, di ciò che si è compiuto in una determinata realtà e che può
comportamenti.
Luria: dio è in esilio dal mondo. concetto cabalistico. Questo concetto è una risposta ebraica
all’evento dell’espulsione degli ebrei dalla spagna. Avevano vissuto in spagna per secoli. La
dio per cercare di capire come l’idea di un dio creatore fosse conciliabile con l’idea di un
mondo in cui in alcuni momenti dio è in esilio. Nel caso di cohen troviamo una risposta
capire come un evento tragico sia conciliabile con l’idea di un dio creatore. La risposta
ortodossa che viene data in campo ebraico: idea del castigo divino. Idea che tutti gli eventi
tragici siano eventi per i quali gli uomini in qualche modo hanno offerto la causa. Delle
condotte che non avrebbero dovuto essere realizzate e che richiedevano una punizione
divina à nella natura umana c’era qualcosa di malvagio che andava punito. Se si patisce
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Adorno e orkheimer: dialettica dell’illuminismo. Reinterpretare la storia della filosofia. Non
hanno indicato un voltar pagina. In questi pensatori che si richiamano alla storia della
filosofia vi è una reinterpreazione del concetto cardine della filosofia che è il logos, ripensato
alla luce di auschwitz ma tenendo conto del percorso che la filosofia aveva seguito. Il cardine
abbracciare la realtà ma non di proporre piu valori trascendenti. Non vi è più un’etica che
horkheimer ha proposta una razionalità. I fini verranno delineati non più dalla ragione ma da
desideri, da bisogni dell’uomo che fanno si che si affermi nella sua volontà di potenza. Alla
diventa strumento di dominio della realtà. la ragione diventa mezzo per raggiungere dei fini
che non sono razionali. Idea della soggettività che diventa creatrice, che difende i suoi diritti
contro il sistema, che propone ideali universali. Si torna all’idea romantica della soggettività
che si oppone alla razionalità che si presume viva nella storia. Ritorno all’illuminismo che
consiste nell’avere un concetto di ragione che si lega alla soggettività concreta e che poi
non diventa la razionalità che distrugge le cose. Razionalità che piuttosto indica,
rivalutazione del sentimento e dell’interiorità. Riprendono tematiche che sono già presenti
nella storia della filosofia. Vedono asuchwitz come il frutto di una razionalità che a poco a
poco ha condotto a risultati inaspettati. Tutto ciò che non risponde a razionalità va educato.
La ragione deve diventare luce che rischiara, non sole che distrugge. All’interno di certe
tradizioni si può rinvenire un modo di rispondere a auschwitz. Nel caso di levi c’è una ripresa
della tradizione e in piu, a causa di una esperienza vissuta, c’è una consapevolezza di eventi
che non si erano mai vissuti nel passato. Si aggiunge qualcosa alla tradizione. Momenti
Lezione 1.04.2019
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Umanesimo di sartre e di levi
Echi di temi platonici si trovano in “se questo è un uomo”. Levi parla di bene e dice che il
bene lui la comprese proprio attraverso il suo rapporto con lorenzo. Nozione di bene di
platone che trascende la realtà data. Ci sono altri punti in cui sembra che levi si rifaccia ad
echi platonici. Novella del golem di cui levi parla in una novella. Questa novella riprende una
leggenda ebraica che parla di un essere fantastico che viene creato grazie alle arti magiche
di un rabbino che decide di creare un essere giganteschi che potrà difendere gli altri. sulla
fronte si trova il tetragramma. Levi accanto al tetragramma mette la parola greca thumos
che è l’animo passionale. Thumos: anima dotata di grande impulso. Corrispondenza tra
anima e classi sociali. Il nous è la facoltà dell’anima che appartiene alla classe dei filosofi.
La terza facoltà, l’anima concupiscente si chiama epithumia. Levi dice che il golem non
aveva nous e non aveva neanche epithumia, cioè bisogni. Il golem era provvisto di thumos.
Sulla fronte del golem vi è non solo il nome di dio ma anche il termine greco. Levi introduce
una variazione nella leggenda ebraica e ci tiene a vedere come accanto ad esso ci sia anche
un nome greco. Il thumos indica il coraggio. Riferimento non solo al fedro, ma al timeo. Le
parti dell’anima vengono descritte soprattutto nel timeo platonico. Quando si parla delle
classi sociali si dice che ogni classe sociale è dotata di facoltà particolari. Non solo eco di
letture platoniche, ma richiamo esplicito a termini greci. Ci sono fonti filosofiche in levi oltre
a fonti di carattere letterario. Evidente richiamo a manzoni. Perfino le persone piu indurite
dalla situazione avevano dei momenti di pietà nei confronti di episodi inaspettati.
Zona grigia: levi ha letto platone. Se ne parla nel protagora. Il protagora è diviso in due parti
e si parla della virtù. La prima parte parla della insegnabilità della virtù. Le virtù sono diverse
o ci sono aspetti diversi di una sola virtù? Aspetti di un’unica virtù. Protagora pensa che ci
sia una pluralità di virtù. Si introduce il poema simonide. Poeta che era vissuto qualche
decennio prima dell’epoca in cui platone compone i dialoghi. Simonide viene citato perché
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tratta il tema della poesia in suo carme. Secondo simonide è caratteristico dell’uomo il fatto
che possa trasformarsi in qualcosa di diverso. È possibile e a ciascun uomo è aperta questa
sia cambiato costume persistere nella virtù risulta molto difficile. È proprio degli esseri umani
poter rimanere virtuosi sempre e in qualsiasi difficoltà della vita? Socrate cita il poeta
simonide e si chiede se l’uomo possa rimanere onesto e buono in tutte le difficoltà della vita.
Socrate ricorda della medietà degli uomini. Simonide riconosce quanto sia difficile per gli
esseri umani rimanere nella strada per la virtù. Solo gli dei potrebbero rimanere senza
macchie. Quando si parla di realtà umane non si può parlare di misure assolute. Ci sono
delle misure di virtù che la stessa filosofia ci da. la filosofia può giungere a definire cosa sia
la virtù e caratterizzare la virtù, dare una definizione di essa. Mescolanza del bianco e del
nero: grigio. Richiamo al bianco e al nero come misure. Bisogna seguire una strada di
comprensione della realtà degli uomini. Il giudizio deve essere accompagnato dalla
Umanesimo di sartre e di primo levi. Tra questi due autori in parte troviamo dei punti di
contatto. Tra sartre e primo levi il punto comune è il forte accento sulla capacità di
autodeterminarsi dell’uomo, l’essere liberi nella scelta. tema presenta nel sartre del 46 dove
viene evidenziato questo aspetto nell’esistenza dell’uomo. La stessa esistenza per sartre si
ciascuno. Idea dell’uomo libero nel suo indirizzarsi in maniera indipendente verso un
determinato cammino. Sembra che sartre proponga dei valori che riconduce a una scelta.
l’accusa mossa a sartre è quella volta a considerare i valori che non possono essere
universalizzati. Ciascun valore sembra dipendere dalla scelta che ciascuno fa, ma la libertà
è comune a tutti. la libertà di scelta è un valore. sartre insiste nel dire che la libertà di scelta
mi lega a un altro uomo. La capacità di scelta è ciò che immediatamente fa sì che un io entri
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in relazione con un altro io che viene visto come essere libero. Il cogito viene reinterpretato
da sarte nel senso che ciascun io che si autodetermina nella sua azione riconosce la libertà
degli altri. dimensione di comunità che è insita nel pensare l’uomo secondo questa
uomini a differenza degli animali. Nell’uomo c’è una capacità di scelta che fa sì che progetti
la sua propria vita secondo un’idea del futuro che ciascuno di noi può pensare. Nasce l’idea
di una libertà dell’uomo. Sartre abbandona l’idea di una essenza dell’uomo, l’idea religiosa
l’universalità della condizione umana. C’è una condizione che è la capacità di scelta in una
determinata situazione. L’uomo si progetta, si spinge verso il futuro, è qui la sua dignità. La
scelta viene da parte di un essere finito, che è circondato da una realtà indipendente da lui.
È l’ ”in se” dell’essere e il nulla. Quello “in se” fa sì che la libertà dell’uomo si eserciti entro
certi limiti. Tuttavia sartre insiste sulla possibilità che l’uomo possa autoprogettarsi. Sartre
del 46 questo. Se si vede l’umanesimo di levi, rimane come in sartre l’insistenza sulla
responsabilità e la libertà della scelta di ciascuno. Le condizioni di vita pesano sulla vita di
ognuno e a situazione descritta da levi è quella estrema di un lager. Si intende che l’agire
che pesava sulla parola, sulle poche azioni libere che potevano essere compiute. In “i 10
giorni” levi insiste sulla libertà da parte dell’uomo di sottrarsi. Canto di ulisse. Anche se solo
per un frammento c’è la possibilità di uno spiraglio per i prigionieri. Dimensione del poter
rispondere a una situazione di grande necessità con un’azione che è libera perché proviene
dalla memoria o dalla mente. ripercorrere qualcosa che viene riespresso. Ci sono delle
differenze. Levi mantiene un’idea dell’uomo che non fa a meno dell’idea di natura umana.
L’uomo vive in determinate condizioni da cui non si puo sfuggire. Levi mantiene l’idea di una
vera essenza che caratterizza l’uomo. Evidentemente abbiamo idea di qualche qualità che
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condizioni che facevano sì che l’uomo fosse un uomo. Tema della razionalità. Idea di una
intelligenza che fa sì che l’uomo si rifaccia a dei valori di carattere etico. Nella situazione
che viene descritta in “se questo è un uomo”, levi mette in evidenza la riduzione dell’uomo
a cosa, a strumento, a ciò che non aveva più dignità perché non era considerato un essere
pensante. Il sistema concentrazionario ha dei fini assurdi in parte e in altri utili al reich:
facevano si che quelle persone fossero usate per rafforzare l’industria e il potere politico. In
levi, a differenza di sartre, rimane l’idea del pensare come caratteristica dell’essere umano.
Per levi il pensiero può proporre dei fini universali. Per esempio il valore della scienza. Il
pensare dell’uomo sembra essere indirizzato verso fini che tutti condividono. In levi rimane
l’idea dell’universalità dell’etica e della scienza. Rimangono delle misure comuni in levi. In
Levi rimane l’umanesimo cristiano e ebraico, biblico. Sartre legge testi che appartengono
più che levi introduce è il senso della precarietà di questo umanesimo di fronte ai fatti che
egli stesso ha sperimentato. Senso di una minaccia che potrebbe distruggere quello che il
la loro necessità, con la necessità a cui anche i duri non possono sottrarsi. Percezione del
tragico che in passato gli umanisti non avevano. Il fatto di auschwitz sembra aggiungere a
queste violenze delle altre specificità. Somiglianze tra sartre e levi: ma non si annullano le
prospettive diverse.
HEIDEGGER
Nel 47 heidegger pubblicò insieme i due testi “la dottrina di platone sulla verità” e “la lettera
sull’umanismo” in svizzera. Dove videro la luce i testi? La lettera faceva da appendice alla
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pubblicata in modo indipendente. Nel 47 ambedue i testi uscirono a berna. Presso l’editore
Franche (?) come quinto volume di una serie di “problemi e prospettive” in “tradizione e
compiti”. Collana edita da ernesto grassi. Dunque il testo non esce in germania. Esce in
svizzera a cura di un editore che era stato un allievo di heidegger a friburgo e si chiamava
grassi. La lettera era già stata pubblicata in francese. Lettera a jean beauffrè che aveva
rivolto ad heidegger una serie di domande. Inizialmente la lettera era uscita in francese in
forma parziale. Il francese non era di mano di heidegger. C’erano stati dei traduttori che
originale dato che i lettori conoscevano solo il testo in francese. Ma la dottrina platonica
sulla verità quando era stato composto? La lettera sull’umanismo heidegger la compose
proprio in quegli anni. Il testo la dottrina di platone sulla verità è anteriore. H lo compose già
negli anni 30, in particolare in due semestri invernali a friburgo. Nel 30-31 e 33-34 tenne
lezioni su platone e la dottrina della verità. Sono dei corsi. Un primo corso viene dedicato a
questo argomento e viene ripetuto nel 33 34. Questo corso venne ripetuto nel 40. Era una
riflessione. Ripetè il suo corso in varie occasioni. Il testo però apparve pubblicato in forma
scritta nel 42. Apparve in un secondo volume di uno Jahrbuch, annuario, “della tradizione
spirituale”. L’editore dell’annuario era sempre grassi. Grassi si trovava a berlino e dirigeva
un’istituzione fondata alla fine degli anni 30 chiamata “studia humanitatis”. Questa
istituzione aveva come sua rivista questa collana presso la quale heidegger pubblicò il suo
testo. Si trattava di una rivista che affiancava l’attività di un istituto diretto da grassi che si
dedicava agli studi umanistici. La vicenda è stata ricostruita da storici della cultura italiana
che hanno cercato di capire le relazioni fascismo-nazismo negli anni 30. Nonostante
l’alleanza tra i due regimi del 36 si voleva introdurre una idea di autonomia della cultura
italiana rispetto a quella tedesca per fare in modo che nell’alleanza tra i due regimi non vi
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fosse una dipendenza dell’ italia rispetto alla germania. Bisognava che gli studi potessero
avere una certa rilevanza e non schiacciare la cultura italiana. 1942: quando venne
inaugurato questo istituto venne mandato un giurista che si chiamava riccobono a berlino.
Bottai, ministro della cultura, arrivò a berlino per inaugurare l’istituto. Le autorità del regime
contenuto nella rivista potesse essere letto. L’episodio ci chiarisce perché heidegger non
volesse più ristampare il testo durante la guerra. Giunsero da roma delle direttive che
Heidegger non ne parlò piu di questo suo saggio. Non lo ristampò, non voleva che lo si
nominasse come suo testo. Cercò di non mostrarlo come testo che aveva già visto la luce
nel 42. Ragione per cui quando lo troviamo nel 47 lo troviamo come se fosse un testo che
in realtà non aveva avuto una lunga gestazione. Necessità di sottrarre la sua partecipazione
alla rivista che era stata poi censurata. Il testo sarà ristampato nel 47 e sarà unito alla lettera
riferimento all’umanesimo italiano e al mondo latino. Cenni di heidegger alla latinità, alla
humanitas, alla storia dell’umanesimo, non si capiscono se non si ha presente il luogo dove
ha la luce il testo. Era apparso su una rivista che si collegava a una istituzione che voleva
mostrare il ruolo della cultura latina nella cultura europea. Legami che heidegger
intratteneva con i suoi allievi che non erano sempre tedeschi per poter capire tutti gli spunti
presenti nel testo. Importante tenere presente il contesto in cui heidegger aveva lavorato
Questione della relazione con la cultura filosofica greca a cui collegava la cultura tedesca e
rapporto con la cultura di lingua latina che appartiene al meridione dell’europa. Mondo greco
e tedesco entravano in contatto. Nel 47 ritroviamo le due opere insieme. I testi sono stati
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Riconscimento da parte di heidegger del contributo dato dall’italia alla cultura filosofica che
poi in un periodo successivo, tra fine 700 e 800 si era di nuovo sviluppata in germania.
Heidegger tendeva a collegare il mondo filosofico tedesco alle radici greche lasciando da
parte rinascimento e medioevo. Sul terreno della scuola della cultura era disposto a
accenno a un certo ruolo che la cultura non tedesca aveva avuto per la cultura europea per
irritare le autorità preposte alla censura (inizio anni 40 in germania). Da intellettuale non
poteva annullare qualsiasi tipo di partecipazione che il mondo di lingua latina aveva avuto
Iniziamo il testo la dottrina di platone sulla verità. Avvio del testo: essenza della verità. Cosa
vuol dire essenza della verità? Gli editori italiani hanno messo in tedesco molti vocaboli per
conservare un certo appiglio con il testo tedesco. La parola essenza si dice “wesen”. Il
problema dicendo che cosa voglia dire richiamarsi alla dottrina di un pensatore. “le
conoscenza scientifiche”..pag 37. Differenza tra le esposizioni della scienza e quelle della
filosofia. Nella scienza troviamo delle proposizioni che vengono esposte, si devono
essere impiegate. Stretto nesso tra la scienza e la tecnica. Non tutti i risultati scientifici ci
Il campo della conoscenza scientifica e il campo della utilizzazione dei risultati della scienza.
Connessione profonda tra i risultati della scienza e ciò che noi utilizziamo, consideriamo
utile per il raggiungimento di determinati scopi che riguardano il nostro proprio vivere nel
mondo. la scienza offre proposizioni chiare che si presentano in modo che siano
comprensibili. Quello che viene detto va compreso e considerato come capace di possibili
applicazioni in un determinato impiego. Diverso il caso della filosofia. Qui la dottrina in realtà
non può essere considerata come qualcosa di comprensibile, chiaro. In realtà esige che si
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rifletta di più sulle sue parole in modo che si metta in luce il non detto. Leggere il testo di
filosofia implica una riflessione in modo che si metta in luce ciò che non appare chiaramente
per mettere in luce qualcosa che è sul fondo del testo. La lettura del testo platonico non è
solo attenta alla lettera del testo platonico, ma vuole capire ciò che è implicito nelle frasi,
nelle espressioni. Heidegger vuole portare alla luce quello che gli sembra non sia stato
non detto. La dottrina di platone non sta in quello che si può subito afferrare, ma sta in una
dimensione più nascosta che va portata alla superficie. “per poter sperimentare..”.
heidegger vuole rileggere il mito della caverna. si tratta di capire il non detto di platone, cosa
platone abbia voluto dire con il termine verità. La parola essenza si richiama a ciò che noi
consideriamo il significato di un termine. Qual è la sua dottrina della verità? L’essenza della
verità: rispondere alla domanda “che cos’è per platone la verità?” a prima vista il mito della
caverna compare riferito direttamente alla verità. Perché ci richiamiamo al mito della
caverna ponendo il problema di quale sia la verità per platone? Apparentemente non
sembra esserci connessione perché il termine verità non c’è. Chiarità pero H come il mito
della caverna ci permetta di afferrare cosa sia la verità per platone. Troviamo il testo
platonico nella riflessione che fa H sul testo greco. H ci da la sua traduzione in tedesco del
testo di platone. Heidegger rimanda al testo greco quindi. Pag 37 “con l’esposizione del mito
della caverna..”: si parla di polis. Stiamo parlando di cosa sia la polis, non la verità. Il mito
narra una storia. La narrazione si svolge tra socrate e glaucone. Socrate racconta la storia
e il secondo rappresenta lo stupore che si risveglia in lui. Le cose tra parentesi sono di
heidegger. I prigionieri vedono solo le ombre perché il fuoco è dietro i prigionieri. Le statuette
proiettano le ombre sulla parete. Sono figure, quindi riproduzioni di oggetti. Das- essere che
a loro appare: sono le cose che sono. Ma loro le vedono come cose che rappresentano gli
enti stessi, nonostante siano ombre. Vedono qualcosa che per loro rappresenta l’insieme
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degli enti. “ciò che non è nascosto”: ciò che è disvelato, gli enti stessi. Descrizione del
prigioniero che si libera dalle sue catene. Giungerà fino all’esterno. Pag 40 “è chiaro che..”.
il prigioniero fa un grande sforzo per adattare la sua vista all’esterno. Inizialmente non può
che vedere ombre, non può sopportare la luce essendo i suoi occhi abituati all’oscurità.
Dopo le ombre vedrà immagini riflesse sulle superfici scintillanti, sull’acqua. Solo i riflessi
vedrà. Dopo lo sforzo i suoi occhi si abitueranno a vedere le cose stesse. Poi il prigioniero
liberato volgerà lo sguardo verso l’alto. Vedrà le stelle, la luna, il sole, e tutto il suo splendore.
Cosa succede dopo? Il prigioniero ritorna nella caverna. pag 42. “se ora dovesse di nuovo..”.
il prigioniero volendo portare ai suoi compagni incatenati l’annuncio delle conoscenze che
aveva potuto acquisire stando all’esterno torna indietro nella caverna. i suoi occhi abituati
alla luce difficilmente tornano a vedere nell’oscurità. Persona che viene da un altro mondo:
non c’è un linguaggio adatto per far comprendere ai suoi compagni di un tempo la
Come potrebbero capire cosa ha visto il suo compagno? conclusione che potrebbe essere
drammatica: uccidere l’uomo che sta portando scompiglio nella situazione esistente. I
Commento di H a partire da pag 43. Passi 517 a 518 d. metafora seguita da una
interpretazione. Platone vuole darci il senso della storia. H comincia a soffermarsi sul testo
l’immagine à il luogo dove si risiede si mostra attraverso lo sguardo che si volge intorno.
Come se gli occhi potessero cogliere tutto ciò che c’è intorno nella caverna. la caverna è
una metafora per tutto ciò che si mostra a noi nel nostro luogo di soggiorno. Volgendo i
nostri occhi vedremo delle cose che ci accadono e che platone raffigura con l’immagine
della caverna. immagine del luogo in cui noi ci troviamo che noi comprendiamo e cogliamo
quando volgiamo lo sguardo intorno a noi. La dimora della forma di caverna è per loro la
casa. Trovano qui ciò di cui si possono fidare. Questi prigionieri che vedono solo ombre
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certamente vedono ombre, ma non ritengono che ci sia un mondo altro. Si sentono a casa
loro in quella realtà. vivono soggiornando in un luogo che rappresenta la loro casa. La
caverna ci raffigura una situazione in cui troviamo degli uomini che hanno la percezione di
ombre che però per loro rappresentano gli enti che li circondano nella loro casa. “le cose di
cui il mito parla..” e-videnza- traduce “aus sehen”. Vedere, ma con aus c’è l’uscir fuori, il
moto da luogo. L’evidenza è ciò che vediamo e che si mostra con particolare forza di
prigioniero sta alla luce. per platone ciò che veramente è è ciò che si mostra fuori dalla
caverna. è questo che ha la evidenza. Un vero e proprio aus sehen, colui che sta guardando
fuori dalla caverna. platone fa una sostituzione di quello che appare come ombra di quello
che appare agli occhi della mente. per platone ciò che veramente è non sono le ombre, ciò
che appare allo sguardo di colui che è incatenato. Per platone ‘ciò che veramente è’ è un
essere degli enti che comprendo, che afferro, solo nel momento in cui sono fuori dalla
caverna. la mia mente ha potuto esercitarsi e cogliere l’essere stesso delle cose attraverso
uno sguardo che implica una conoscenza intellettuale. Ciò che veramente è non è l’ombra,
ma è ciò che può essere colto dall’evidenza intellettuale. Cartesio: tutto ciò che mi appare
confuso e che non so collegare in modo razionale con dei nessi tutto questo non è. È solo
ciò che colgo con evidenza. Perché io abbia evidenza delle cose ho bisogno di coglierle con
l’intelletto.
“si presenta”: sich praesentiert. Presentieren: presenza. Ciò che si presenta è ciò che si
avvicina a me, si mostra nel senso che emerge da qualcosa che lo nascondeva. Qualcosa
che si presenta sulla scena. Si tratta del presentarsi. Evidenza: eidos, idea. Termini che
stanno a indicare il mostrarsi delle cose. ‘Ciò che veramente è’ è l’idea. L’evidenza è l’idea
che ho degli enti. La storia della caverna e del prigioniero secondo H mostra come nella
repubblica di platone si proponga l’idea come il vero essente. ‘Ciò che veramente è’ è solo
ciò che è il frutto della mia mente, è l’idea. Ciò che la mente ha elaborato è il vero essente.
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Gli oggetti che conosco li conosco perché non sono altro che gli oggetti ideali che io pongo
attraverso lo sguardo diretto alle cose dell’intelletto stesso. quando il prigioniero si libera in
realtà questi enti non sono delle vere e proprie cose, ma idee delle cose. Se l’uomo non
vedesse le idee e cioè l’evidenza che si da di volta in volta delle cose non avrebbe mai la
possibilità di percepire questa o quella cosa. Sono le idee che veramente rappresentano
l’essente. Se non ci fossero le idee non potrei considerare le cose secondo il modo e
l’aspetto che queste cose hanno. Le idee che ho delle cose sono per me l’evidenza, il vero
essente. Ciò che veramente è sono le idee delle cose. Le cose di per se non sono per me
delle cose finchè non ho le idee. Sono le idee che caratterizzano i veri essenti. Per platone
è reale ciò che vedo alla luce delle idee. Proprio ciò che mi è vicino, il più percepibile in
modo immediato, in realtà è solo un’ombra. Ciò che cade sotto i sensi e per me
rappresenterebbe qualcosa che sperimento in modo immediato non è altro che un’ombra.
Per il senso comune tutto ciò che è concreto si afferra con i sensi à realtà che mi appare
con la sua concretezza. Solo ciò che è visto attraverso l’idea rappresenta la realtà. bisogna
distanziarsi dalle idee. Per lo scienziato la realtà ha una sua configurazione intellettuale.
Questa realtà ordinaria platone la rappresenta come un’ombra. L’uomo che esce dalla
caverna può percepire le idee solo perché giunge all’idea suprema, l’idea del bene: e tou
agathou idea. Ton agathon: il bene. idea che è condizione di tutte le idee. Tutte le idee
confluiscono nell’idea suprema. Idea di tutte le idee, punto di confluenza verso cui guardano
tutte le idee che noi usiamo nella nostra conoscenza degli enti. Idea della visibilità ideale
delle cose. Idea suprema, ciò che permette che le idee si formino. Idea della capacità che
Dall’oscurità alla luce e luce oscurità à il processo che porta l’anima dalle ombre alla luce
mente che si volge verso le idee: sguardo educato, che ha attraversato un processo di
paideia, una trasformazione dell’anima dal legame immediato con le cose che appaiono a
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quelle che appaiono agli occhi della mente. paideia: se ne parla nelle prime righe del libro
Lezione 4.04.2019
HEIDEGGER
Heidegger pubblicò la lettera sull’umanismo come appendice alla dottrina platonica sulla
verità. La dottrina platonica sulla verità è la base filosofica piu profonda che giustifica la
lettera sull’umanismo. Heidegger traduce dal greco al tedesco. Da una traduzione molto
peculiare. Ci sono certi termini che Heidegger traduce secondo il suo modo di interpretare
il testo platonico. Termini tedeschi che traducono il greco suonano come termini particolari.
Heidegger non fa differenza tra eidos e idea.termine che viene poi rapportato al vedere da
cui “aus sehen” che il traduttore rende con “e-videnza”. Aus sehen: ciò che emerge, ciò che
si staglia dal fondo ed emerge con chiarezza dallo sfondo. Evidenza: perspicuità di un
oggetto che compare alla mente. evidenza: esprime il modo di conoscere che è proprio
dell’uso dell’idea per conoscere. Attraverso l’idea si conosce con evidenza. Pag 47.
Heidegger cerca di rendere paideia con bildung. Radice del “formare”. Bilden, che vuol dire
facoltà spirituali. Il termine vor bild: modello, esempio. Il termine bildung richiama una serie
di termini affini che in tedesco hanno la stessa radice. Lessico che testimonia un innesto
della cultura tedesca sulla radice greca. La cultura tedesca ha sviluppato una sua propria
direzione. Giochi linguistici resi più complicati dalla traduzione. heidegger introduce la sua
analisi del mito della caverna con un progetto molto ambizioso. Si propone di mettere a
fuoco la dottrina di platone, il platonismo, platone come filosofo considerato come pensatore
che ci ha dato una serie di dialoghi importantissimi. Si propone di esprimere in poche pagine
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quello che è la vera dottrina del platonismo. Heidegger si inoltra nell’interpretazione del mito
della caverna. la dottrina platonica non è tanto quella esplicita di platone, ma è una lehre,
una dottrina non detta. Heidegger non si propone di riassumere in poche pagine il nucleo
del platonismo. Si va alla ricerca di qualcosa di non detto. Cerchiamo qualcosa che è piu
implicito e che heidegger vuole proporre come nucleo del platonismo. Ricercare il non detto
di platone: va alla ricerca del tema della verità in platone collegandolo con il tema della
paideia. Il mito della caverna non mette in collegamento la paideia con la aletheia.
Heidegger si propone di mettere in luce questo tema. Il non detto: legame tra questione
della verità e della paideia. Il termine paideia viene tradotto come humanitas. Humanitas:
umanesimo. Il rapporto tra una certa idea dell’uomo e il modo in cui in platone di configura
il tema del vero. Connessione tra umanesimo e verità. Pag 49 paideia e aletheia vanno
indagate nella loro profondità analisi del mito della caverna molto dettagliata. Heidegger
trova in questa ascesa 4 gradi. Il vero sono solo le ombre. A ciò che è disvelato corrisponde
la condizione dei prigionieri della caverna. corrispondenza tra ciò che percepiscono i
prigionieri come vero e l’ombra. Secondo gradino: liberazione dalle catene. I prigionieri sono
nella caverna ma non sono piu incatenati. Invece di avere lo sguardo rivolto verso la parete
possono voltarsi. Volgono lo sguardo intorno al luogo in cui essi si trovano. Si volgono da
tutte le parti. C’è un cambiamento della posizione dell’uomo. Si trova in una realtà diversa.
In questa seconda tappa l’uomo ha percepito che dietro di lui ci sono delle statuette. Pur
rappresentando delle cose sono degli oggetti reali. Si suppone che veda anche il fuoco. Pag
51. Ancora situazione intermedia. Fuoco che non può apparire come fuoco perché acceca,
illumina in modo tale che lo sguardo non possa regger eil brillare del fuoco. Siamo diretti a
un processo di maggiore conoscenza secondo l’immagine che platone usa. C’è un grado di
maggiore verità rispetto a quello che platone usa inizialmente. Pur percependo ombre
l’uomo si sentiva a suo agio. Le ombre gli apparivano come qualcosa di percepibile, in modo
tale che egli credeva di non ingannarsi. Era in catene ma era certo delle cose che vedeva
85
perché il fuoco non lo aveva ancora confuso. Terzo grado: la vera libertà. Qui colui che è
stato liberato dalle catene è trasferito all’aperto. Ta alethestata: ciò che è più vero. È
presente ciò che è più vero. Nella terza fase compare l’idea. Prima vi è solo uno sguardo
confuso. Solo nella terza fase giungiamo alle cose piu vere. Secondo heidegger corrisponde
alla libertà dell’anima. heidegger segue questo passo con l’intento di mettere in evidenza
come la conoscenza sia in raporto con la condizione di libertà umana. Solo nella terza fase
vi è quella capacità dell’anima di guardare intorno a se. giungiamo alla quarta fase. Il
processo descritto da platone non si interrompe con l’uscita dalla caverna. nell’ultima fase
abbiamo la ridiscesa nella caverna. quarta fase: Ridiscesa nella caverna. non compare più
il termine alethes. Anche se non c’è si parla sempre del disvelato che definisce la caverna
in cui si ritorna. La verità che i prigionieri percepiscono è sempre quella che si riferisce alle
ombre. Le ombre lasciano trapelare ciò che è stato disvelato quando il prigioniero è uscito
dalla caverna. chi ritorna nella caverna, tornando non guarda piu solo le ombre, ma gli si
presenta ancora qualcosa che gli si era disvelato. Disvelato che si presenta a lui in quanto
sfondo delle ombre. Idea: ciò che la mente produce con chiarezza. Si ritorna al mondo delle
ombre, ma dietro le ombre appare una rivelazione, qualcosa che si apre all’interno della
caverna stessa. heidegger torna a una nozione di verità che è quella dei greci che prima di
aletheia intesa come un occultamento. Cos’è la verità che qui si fa strada? Verità che non
apre attraverso il nostro percepire le ombre che sono le cose che ci appaiono nel mondo
stesso in cui siamo rinchiusi. Il mondo della caverna non è altro che il mondo in cui l’uomo
risiede e ci permette un accoglimento della verità, un afferrare un vero che trapela attraverso
quelle ombre che sono percepibili attraverso il venire a contatto con esse. C’è una
dimensione altra. Le ombre che dapprima rappresentavano il vero non sono tutto il vero.
C’è qualche cosa che si disvela al di la del vero iniziale che era costituito dalle ombre. Pag
86
55. Heidegger da un grandissimo rilievo al quarto grado. In realtà heidegger ci dice: qui c’è
anche una dimensione di verità nel quarto grado che si mostra. E non è tanto la verità che
il liberato vuole comunicare ai prigionieri. Non c’è una nozione di verità come appariva
prima. Nel quarto grado la nozione di verità si trasforma. Nel quarto grado c’è qualcosa di
nuovo. Non si torna piu né alle ombre né alla verità, ma cambia la nozione di verità. Nozione
di verità come disvelarsi e occultarsi nello stesso tempo. Trapelare di ciò che si percepisce
come verità e che allo stesso tempo non appare mai come piena luce. la dimensione delle
idee è quella della luminosità, della dirittura dello sguardo. Nel quarto grado la verità che
emerge sembra una verità in penombra, una verità che si mostra, che brilla sullo sfondo
delle cose stesse che vengono percepite e che sono le cose che appaiono a uno sguardo
che consiste nell’insieme delle percezioni delle cose stesse. Il punto quattro testimonia una
nozione di verità come vi era prima di platone, prima della svolta che platone ha impresso
al pensiero greco. Pag 57l’idea deve essere pensata in connessione con la luce. l’idea ci
conduce a definire gli oggetti. Ciò che è presente è l’idea. Il was-sein, la quiddità, è per noi
presenza. L’essere qui noi lo determiniamo in quanto tale. Per platone l’essere ha la sua
essenza specifica nel suo was sein. La quidditas è il ver essere, l’essentia e non la
existentia. Il vero essere è dato dalla definizinoe che noi diamo degli enti, dal nostro
consocere gli enti. Gli enti cos’ ci sono presenti. Il noein e il nous, la percezione intellettuale
acquista un rapporto essenziale con l’idea. Il nous rende presente l’oggetto. percepire il che
cos’è delle cose. Se non avessimo vernunft noi non potremmo percepire la verità nel senso
in cui viene descritto nel terzo grado. Pag 64. Verità come carattere dell’essente. Da una
lato platone sembra guardare ai suoi precedenti greci, eredita la sapienza dei primi pensatori
greci della ionia. Secondo questo sguardo, la verità è ciò che si collega all’apparire delle
cose. In questo apparire delle cose traluce una dimensione di essere più profonda.
Qualcosa che si disvela insieme agli enti, ma che nello stesso tempo non si disvela in modo
chiaro. Rimane occultato, ma allo stesso tempo sembra profilarsi. Possibilità di conoscere
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l’apparire delle cose. Heidegger evoca la dimensione del bello. L’aletheia corrisponde agli
ortha. In una dimensione che non è quella che determina gli oggetti, ma è una dimensione
che apre a quella mitica, l’essere viene percepito attraverso uno sguardo che non determina
tanto gli oggetti nel loro essere in un certo modo, ma il loro apparire. Assume delle forme
che appaiono meno determinate. Alone di ambiguità. Non appaiono trasparenti allo
sguardo. La dimensione del vero che nella caverna viene evocata nella quarta fase è quella
da cui platone non si era del tutto staccato. Platone rimaneva in connessione con i
predecessori. Platone poi nel momento stesso in cui manteneva una nozione di aletheia
come occultamento aveva poi con decisione percorso la strada della trasformazione della
verità in idea, in was-sein, definizione delle cose. Qui ciò che conta è lo sguardo dritto,
diretto, la chiarezza del percepire intellettuale. Qui vi è il platone che vedeva nella
geometria, alla matematica. Una cosa sono gli ortha, le cose esatte a cui ci apre questa
dimensione del conoscere. Altra cosa il percepire che si rivolge alle cose belle. Sembra che
platone distingua tra questi due momenti. Altra cosa è il nous che si rivolge alle cose belle,
agli ortha. Ekfanestathon: ciò che esce fuori apparendo. Ciò che mostra l’evidenza ed è così
disvelato. La verità è ancora disvelamento ed esattezza. Qui c’è una doppia configurazione
della verità: conoscere preciso, conoscere della scienza, conoscere che ci viene offerto dalla
conoscenza scientifica della natura, dagli strumenti matematici, da tutte quelle facoltà
linguaggio determina gli oggetti. Accanto a questo heidegger ritiene che vi sia un platone
più nascosto, un platone antico che piuttosto che aprire a un cambiamento nel mettere a
fuoco cosa sia la verità ancora è legato alla cultura greca che vedeva nella dimensione
stesso delle cose che apparivano. Accesso alla condizione del bello. Il bello e il vero
vengono ad essere legati nel suo modo di concepire la verità. Ci sono dei passaggi in cui
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vero e bello sembrano seguire due percorsi diversi. Presentazione di platone come
dell’intelletto teoretico.
Bene, to agathon: sole come metafora del bene. pag 59. Heidegger mette insieme una serie
di autori molto importanti e che possono essere richiamati a partire dal problema
dell’agathon. Qusta traduzione di agathon con “il bene” non sarebbe esatta. Il bene in
genere viene inteso nel senso etico del termine. Il bene sta a indicare valori di carattere
etico, il male il contrario. Sembra che stiamo ragionando sul piano della condotta umana. Il
tema dell’agathon viene proposto da platone nell’ambito di una riflessione politica, nella
repubblica. Questo valore morale si collega alla nozioen di bene in senso etico. Interpretare
il bene come idea etica sembra del tutto legittimo. Perché heidegger dice che in realtà non.è
giusta questa interpretazione? Secondo lui questa interretazione è successiva alla mentalità
greca. Questo modo di interpretare il bene non corrisponde a ciò che il pensiero greco
invece afferma. Qui è giusto richiamare l’aspetto che propone lo stesso Heidegger. Pag 60.
L’interpretazione che da H del male non è intesa come giustizia, equità. Indica, secondo H,
‘agathon, ciò che rende atto a qualcosa. È come se usassimo l’espressione bene o buono
come se fosse il presupposto di uno scopo che si vuole raggiungere. È come quando
diciamo che “è buono a fare qualcosa”. Agathon come capacità. Non essere buono a nulla.
Essere adatto a esercitare un certo ruolo. L’agathon sarebbe un bene in quanto finalizzato
a rendere qualcosa. Agathon non bene in senso etico, ma bene che rende le idee visibili.
Idea delle idee, condizione delle idee. Indica la capacità visiva delle idee stesse. Agathon:
condizione della conoscenza, ciò che è alla base del conoscere stesso. tutta la nostra
conoscenza viene a dipendere da un principio supremo che è la visività stessa delle idee,
ciò che rende atto alla visività. Platone chiama l’agathon anche “tou ontos to fanotaton”, ciò
che più si vede dell’ente. Perché Heidegger ci da questa interpretazione? H propone questa
interpretazione perché ritiene che tutto il senso del mito della caverna che platone ci offre
89
sta nel privilegiare la dimensione teoretica. La conoscenza viene ad essere il momento più
elevato dell’essere umano. L’uso della ragione teoretica caratterizza l’umano nel momento
più alto. Eccellenza che si mostra nel nous che si volge alle idee e rende possibile la
conoscenza delle cose sulla base della loro definizione. L’interpretazione del bene come
principio primo della conoscenza serve ad H per mostrare come l’interpretazione platonica
del mito vada tutta sull’insistenza del primato della dimensione teoretica nell’esperienza
umana. L’idea del bene, che sembra evocare la dimensione etica, non la evoca: mostra
semplicemente come la stessa dimensione etica debba essere fondata sul teoretico. Bene
non vuol dire bene nel senso dell’equità. Vuol dire ciò che è alla base dello stesso uso delle
di Natorp. Paul natorp ha scritto un libro sulla teoria delle idee in platone. Natorp era a
marburgo quando heidegger era lì. Si era recato a marburgo alla metà degli anni 20.
cristianesimo collegandosi con il platonismo ha accentuato come valore tutto ciò che portava
l’uomo all’ascesi. Nietzsche come critico dei valori platonico cristiani. Heidegger in modo
apparentemente paradossale ci dice che questa apparenza di nietzsche anti platonico non
è giusto. Per lui la sua critica del platonismo è solo una critica che mostra un legame
profondo con il platonismo. Egli parlava di valori. Voleva sostituire i valori platonico cristiani
con altri valori. Nietzsche mostrava un punto di vista che era conseguente all’orientamento
platonico. I valori che nietzsche proponeva: N proponeva dei valori diversi rispetto alla
tradizione platonico cristiana. ma nel proporre dei valori affinchè la vita potesse poggiare su
una base più forte e fosse valorizzata, proprio nel far questo N ha mantenuto un valore con
l’agathon nel senso di bene da proporre. L’orientamento che N affermava nonostante tutta
la sua critica di platone rimaneva platonico perché assumeva una riflessione sul bene e
collegava N alla riflessione anteriore. Nietzsche come ultimo dei moralisti. Nozione di verità
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in quanto fondata sull’intelletto. anche in N si trova l’idea che la verità debba essere ciò che
deve essere proposto dall’essere vivente. In N non è la verità teoretica che importa. Nozione
di verità che dipende dal soggetto stesso: radice platonica di nietzsche. In N la verità che si
propone si adatta alla volontà di potenza del soggetto. N critico della grande crisi platonica.
ripercorrendo il passaggio che dalla paideia dei greci conduce all’humanitas dei latini e poi
visto soprattutto nel suo aspetto teoretico conoscitivo. La ragione ha assunto l’aspetto di
facoltà della conoscenza. Questa facoltà è stata collegata alla facoltà di determinazione
esatta delle cose. Questa richiese un distacco dalle sensazioni. Se non vi fossero delle
nozioni intellettuali che ci permettono di definire gli oggetti noi non potremmo conoscere gli
oggetti stessi. Sfera della sensibilità: sfera in cui gli oggetti appaiono nel loro cambiamento
continuo. A seconda di come il soggetto si presenta nel percepire cambiano anche le qualità
degli oggetti. Le idee fissano dei concetti che ci permettono di istituire una connessione tra
gli oggetti. La sfera teoretica si basa su questo procedimento dell’intelletto. l’essere stesso
delle cose è visto dall’uomo come un essere da conoscere, di cui appropriarsi, da dominare,
da far suo. Heidegger mette in luce come il soggetto conoscente in questa opera di
conoscenza si sia presentato come un soggetto che piuttosto che lasciar apparire l’essere
che ci mostra anche la dimensione per cui l’uomo si appropria dell’essere. L’umanesimo ha
sulla perspicuità della mente si è presentata nel suo aspetto intellettualistico. Etico come
sfera in cui la ragione deve raggiungere una dimensione universale al di la di cio che lega
l’uomo ad elementi del suo essere. L’umanesimo ha portato l’uomo ad una sfera ideale,
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diversa da quella sensibile. Per H questa divisione deve essere messa in questione. La
caverna come dimensione in cui l’uomo deve pensarsi. Anche nella caverna l’uomo può
intravedere lo spiraglio per H. caverna: si presenta un che di luminoso che non appare nella
critica allo sguardo umano. l’uomo rinuncia ad una posizione attiva e si lascia guidare dalle
rispetto agli enti nel senso religioso del termine. Heidegger critico della riflessione ebraico
cristiana. si chiama a una dimensione del divino che sembra evocata dai pensatori
Lezione 8.04.2019
HEIDEGGER
La dottrina platonica della verità: è la riproduzione di una lezione che Heidegger tenne negli
anni 30 e ripetè poi. Le autorità naziste vieteranno la diffusione di questo testo. Heidegger
pubblicò d nuovo il testo solo dopo la guerra. Noi stiamo vedendo il testo che apparve nel
47. H si pone di mettere in luce l’elemento nascosto nella dottrina di platone. Questo
elemento è la nozione di verità legata alla nozione della paideia. Heidegger si propone il
non sembra emerga la questione della verità delle cose. Heidegger attraverso la sua analisi
della caverna dice che il processo in cui platone concepisce la paideia è il modo in cui
concepisce gli oggetti e la verità delle cose. La verità delle cose emerge solamente quando
entra il gioco il vedere, lo sguardo intellettuale che configura gli oggetti secondo le idee che
vanno alla ricerca dell’essenza delle cose. ciò che appare alla percezione è solo fuggevole
92
e non ci permette di comprendere gli oggetti. Solo con l’intelletto possiamo dare alle cose
dei nomi, definirli e attribuire dei nomi agli oggetti. Connessione tra paideia e dottrina della
verità così come platone la intenderebbe. Metafora del prigioniero che ritorna nella caverna:
nella caverna appare non soltanto l’ombra delle cose che veniva proiettata sulla parete.
Quando torna nella caverna il prigioniero non coglie solo le ombre: la luce che aveva visto
all’esterno rimane nella sua mente e gli permette di vedere qualcosa di più. Nozione di
disvelamento che apparirebbe a coloro che sono nella caverna una volta che concepiscono
all’esterno, quando torna all’interno porta nella caverna ciò che ha visto all’esterno. Notiamo
un modo peculiare che ha heidegger di interpretare il mito di platone. Il testo platonico dice
che il prigioniero che si era liberato torna nella caverna e cerca di comunicare quello che
aveva visto all’esterno: ma corre il rischio di perdere la vita. I compagni non lo capiscono. Il
prigioniero non riesce a farsi capire, ha visto delle cose a cui gli altri non credono, c’è un
problema di comunicazione tra il prigioniero che era uscito e i prigionieri nella caverna. viene
evocata la figura di socrate. Socrate fu condannato a morte perché considerato colui che
attentava alla religione della città, colui che metteva in questione le tradizioni. Ricerca di
qualcosa che avesse più consistenza dei costumi che gli abitanti di atene seguivano. Il
prigioniero che mette a rischio la sua vita sta a indicare socrate stesso. socrate si trova di
profondamente le persone a cui egli si rivolge perché mette in questione le loro credenza
consolidate. Heidegger raffigura la situazione come se nel mondo della caverna apparisse
una nozinoe di verità diversa da quella che il prigioniero aveva potuto vedere all’esterno. La
nozione di verità che appare poggia sull’intelletto, sull’uso della ragione, sulla
determinazione di cosa le cose siano veramente, sulla e-videnza nel senso che le cose
appaiono nei loro contorni ben definiti con la luce del sole (sguardo dell’intelletto che
93
All’interno della caverna heidegger metterà in evidenza come sia possibile che si presenti
un altro tipo di verità: questa è piuttosto il disvelarsi, la aletheia nel senso etimologico del
testo. Aletheia: non nascosto. Disvelarsi. Nella caverna emergerebbe una nozione di verità
che indica il presentarsi delle cose alla luce di facoltà dell’uomo che non si identificano con
All’interno della caverna si produrrebbe un modo di cogliere il vero che non riguarda piu la
conoscenza intellettuale, ma una conoscenza di altro tipo. Heidegger non ci dice quale tipo
di capacità l’uomo avrebbe per poter assumere l’atteggiamento di colui che può percepire.
Si può supporre che questa capacità sia qualcosa che si contrappone alla chiarezza dello
sguardo: suggestione poetica, che riguarda capacità che non tanto definiscono, ma colgono
dei segreti degli oggetti che non emergono mai nel loro disvelarsi compiuto. Questo tipo di
atteggiamento sarebbe ben diverso da quello dell’intelletto teoretico, della ragione che
conosce. Percepire gli oggetti non con lo sforzo di determinare la loro essenza, ma con un
approccio che lascerebbe che le cose si presentino esse stesse con la loro realtà. non
sguardo che definisce le cose, ma stagliarsi delle cose stesse che verrebbero a presentarsi
ai miei occhio e non avrebbero la capacità di cogliere l’oggetto nella sua determinatezza.
Essere visibile ma non apparire in una piena luce. la dimensione del vero che H evoca è
nella quarta tappa del percorso. Idea del bene: permette la verità come conoscere delle
cose, come conoscere gli oggetti stessi. Capacità teoretica: visibilità delle cose. Terza
tappa: tappa della liberazione, dell’uscita dalla caverna. heidegger ritiene che proprio
riguardo a questo punto platone abbia trasformato la nozione di verità che vi era nel pensiero
greco. Per platone la verità viene a significare il conoscere gli oggetti in modo determinato.
catalogazione dei libri di aristotele. Quanto si parlava di ciò che era al di la della fusis, della
natura, era compreso nei libri seguenti a quelli che parlavano della fisica, i grammatici che
94
misero insieme il corpus intitolarono questi libri come “meta ta fusika”; dopo i libri della
natura. quindi inizialmente parliamo di un mero ordine dei testi. Nella storia del pensiero
filosofico avvenne che questo termine, metafisica, cominciò a significare non tanto l’ordine
che nel corpus avevano i libri, ma indicò una trattazione, un contenuto, che aveva a che fare
con l’idea. Era ciò che era sovrasensibile, che assumeva il valore di principio rispetto a ciò
che era sensibile. I principi intellettuali, ciò che apparteneva alla sera del puro intelletto
diventava principio pter poter conoscere le cose sensibili. La filosofia va alla ricerca di ciò
che è permanente e stabile, delle idee che ci permettono di conoscere le cose perché
significare, dice heidegger, l’amore per l’idea, per l’ideale. La filosofia nella sua parte
sovrasensibile. L’orientamento che si concentra sull’intelletto e che noi siamo soliti attribuire
a cartesio: il cartesio: cogito che ricostruisce la realtà secondo le sue funzioni. Heidegger fa
notare come in tutto il percorso della storia della filosofia la centralità del soggetto sia già
presente. Già con platone la nozione di verità avrebbe il suo riferimento fondamentale
nell’attività conoscente del soggetto. Con la scolastica la verità viene vista come la
conformità tra l’idea e la cosa. Però questa conformità è già pensata dalla metafisica in
modo tale che sia il soggetto conoscente e svolgere quei principi ideali che permettono di
conoscere l’oggetto stesso. l’enfasi cadrebbe sull’idea. Ed è a partire dall’idea che le cose
ciò che veramente è. Secondo heidegger sarebbe fin dall’inizio, con platone, il concetto di
verità caratterizzato dall’enfasi posto sul soggetto conoscente. Enfasi a partire da cartesio,
poi, quando in modo piu chiaro l’essere stesso viene ricostruito a partire dal cogito. Il cogito
sarebbe caratteristico già dal pensiero platonico. Non c’è metafisica senza umanesimo.
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all’umaneismo perché dal momento in cui si pone l’accento sull’ideale che ci permettere di
processo di educazione dell’uomo dovrebbe culminare sempre piu nelle facoltà intellettuali.
Queste facoltà dirigono l’azione dell’uomo. L’etica avrebbe alla base l’azione intellettuale
dell’uomo. Il bene è anche un principio etico. Questo principio di armonia viene a basarsi
sull’attività dell’intelletto. chi conosce l’ideale sarà anche colui che agirà in modo retto. La
giustezza dello sguardo assume un implicito carattere etico. Il vedere rettamente le cose
sapere viene considerato come base dell’etica. Chi è ignorante delle cose sarà anche colui
che non può comportarsi in modo retto. L’educazione dell’uomo mira soprattutto a
promuovere e rafforzare la sua facoltà teoretica che gli permette non solo di conoscere le
cose come sono, ma gli permetterà anche di agire in modo giusto e buono. Chi fa il male
non sa che compie il male. Si tratta di educare alla conoscenza. La metafisica aveva in se
anche una conseguenza etica. Per platone la guida della polis doveva essere assunta da
coloro che possono vedere al di la dell’empirico per volgere lo sguardo all’ideale. Heidegger
si mostra qui come un critico radicale della tradizione filosofica che sarebbe caratterizzata
dice che l’antica nozione del vero nei pensatori pre socratici principalmente ancora
sopravvive in platone e aristotele accanto alla nozione di vero che si basa sulla
trasformazione profonda della prima nozione. Il passaggio dal mito al logos in platone e
aristotele non aveva avuto ancora il suo compimento. Con loro siamo ancora in un pensiero
che non dimentica del tutto l’origine della filosofia. Heidegger si propone di abbandonare
questa nozione di metafisica. Assunzione di una nozione di verità in quanto utile per vivere.
Nietzsche riconduce il vero alle necessità del vivere, ma mantiene la nozione del vero e del
falso in quanto collegato al modo in cui sia possibile usare queste nozioni. Nietzsche è
l’approdo della tradizione metafisica. Heidegger intende rompere con questa tradizione e
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introdurre una frattura ritornando alla nozione iniziale del filosofare, quando questo filosofare
non era più un amore del sapere. Si tratta di tornare all’aletheia nel senso di disvelamento.
Nozione di umano diversa che heidegger delinea e profila ancora indeterminata nella sua
mente. heidegger non ci dice molto su una prospettiva futura dell’uomo. Non ne parla ma
evoca una dimensione diversa dell’umano rispetto alla dimensione che era sottolineata nel
platonismo. Non piu l’uomo che conosce e determina gli oggetti guidato dalla razionalità.
Riscoprire una dimensione dell’umano che vede nel mito, nella religiosità, le dimensioni
prevalenti. Sembra che heidegger alluda a questo modo diverso di concepire l’attività
spirituale dell’uomo. Una paideia, una bildung che avrebbe dovuto soprattutto proporre
dell’immagine. “la dimora della forma di caverna è..”. la volta della caverna rappresenta la
volta del cielo per heidegger, ma per platone non è così. per guardare le volta del cielo è
necessario che si esca dalla caverna. tra cielo e caverna c’è un’opposizione. In platone c’è
una enfasi quando descrive la sua storia della caverna su ciò che separa la caverna dal
cielo. Passaggio dal buio, dalle profondità della terra sino a giungere verso il cielo. H
introduce un inciso che mostra come interpreta il testo platonico. Inciso che si spiega con
quello che dirà quando parlerà della quarta tappa. Vedrà una luce il prigioniero, che
rappresenta quella luminosità che appartiene al cielo ma che non è quella del sole, ma una
luminosità che è interna alla caverna stessa. qui si vede che heidegger da già una sua
interpretazione. Già nella caverna c’è una rappresentazione di quello che è nel cielo. La
luce della verità è interna al luogo in cui sono incatenati i prigionieri. Sotto questa volta
vivono gli uomini legati per destino alla terra. Si va oltre il testo platonico. I prigionieri si
trovano in un mondo dove tutto appare come fuggevole. Le ombre sono in perpetuo
passano davanti a loro senza che abbiano la capacità di fissare il loro sguardo e cogliere i
contorni dei soggetti. Le voci sono voci che non possono determinare il loro vero significato
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preciso. Heidegger pur nell’aspetto di dare un’interpretazione del testo platonico introduce
degli elementi che sono dei modi in cui lo stesso heidegger considera il rapporto tra i soggetti
nella caverna e i fenomeni. Ciò che è fenomeno, che appare ai prigionieri diviene reale per
loro. Le righe di platone suonano in modo diverso. I prigionieri descritti da socrate come
viventi in una condizione di incoscienza, è una situazione infelice. Situazione che sembra
essere innaturale.
Tutto quello che i prigionieri vedevano subito, senza il filtro del pensare, che percepivano
con i loro sensi, il prigioniero che si libero lo abbandona. Pag 44: “quel presunto..” quando i
terreni abbandonano il terreno che rendono l’uomo sicuro, ecco che attraverso le idee
vedono le cose non più come concrete e tangibili, ma le determinano alla luce della
pensiero. Pag 44. L’uomo vive in una prigione. Finchè non la riconosce come tale, ritiene
che questo luogo sia l’ambito appropriato dell’esperienza. Chi vive nella caverna per H vive
in una esperienza determinata e conosce le cose solo in una dimensione pragmatica, non
una dimensione della realtà che viene afferrata e colta diversamente. Il testo di platone
viene manipolato per presentare una prospettiva diversa. Pag 48: “meta tauta de..”. queste
parole greche vengono generalmente rese in questo modo: “io continuai: in seguito
paragona la nostra natura..”. paragona: imperativo. Poi si dice: paragona questo che
traduzione di heidegger è diversa. Quello che nel testo greco nel modo piu semplice viene
detto sulla metafora che dovrebbe indicare la natura dell’uomo, heidegger lo esprime in un
altro modo. Quella che in platone è un’immagine che diventa una metafora, heidegger la
descrizione della dimora in cui gli uomini si trovano. Heidegger: guarda come
dall’esperienza vissuta possiamo trarre ciò che concerne il nostro essere umani nella
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formazione e nella mancanza di formazione che hanno una connessione inseparabile.
Platone non dice questo! La paideia è inseparabilmente legata alla dimensione della sua
platone. Reinterpretazinoe del mito della caverna. questo vivere sulla terra viene
Nel mito della caverna c’è un approdo tragico. Il libro VII però si conclude con la paideia di
coloro che sono i filosofi che saranno a guida della città. Per heidegger quando il prigioniero
torna nella caverna siamo alla fine della metafora. Vediamo cosa accade nella caverna. pag
disvelamento. Occultamento: rinchiudere, porre sotto custodia, ecc. quarta tappa: concetto
di verità diverso da quello messo in luce già. La verità vuol dire conquistare il disvelato.
Nozione della verità che viene ritrasferita nella caverna. la veritas qui assume un altro
aspetto rispetto a quanto detto da platone. La metafora della luce c’è sia in platone che in
heidegger. La luce nel caso della metafora platonica è la luce del sole esterna alla caverna
stessa. qui la luce è nella caverna e trapela da un’apertura. Una cosa è la luce che permette
allo sguardo intellettuale di conoscere e una cosa è la luce che permette il disoccultamento
nella caverna per la kajon. Nel primo caso c’è la luce che è data da un sole che rende visibile
gli oggetti, nel secondo caso è una luce fioca che non illumina gli oggetti ma li lascia in una
configurazione dai contorni piu sfumati. La luce non appare al nous ma ai sensi, alla
fantasia.
Collegamento tra conoscere le cose e agire rettamente. Chi vede il bene, chi vede il mondo
retto dall’idea deve avere innanzitutto una visione dell’idea. L’ideale di libertà e di forza che
è implicito nella capacità di vedere il bene viene sottolineato da heidegger. Stretto nesso tra
la paideia come educazione della mente alla razionalità e la nozione di verità come
evidenza, in quanto la verità poggia sulle idee. L’ascesa è un processo di paideia che giunge
fino alla liberazione dalle ombre che ci legano ai sensi. nesso tra l’ideale educativo,
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umanistico degli antichi (e dei moderni fino all’idealismo tedesco) e la nozione della veritas,
di aletheia come verità in platone. Pag 63 “tutto dipende dalla ortothes,” che vuol dire
nell’essenza della verità degli antichi. Giungiamo all’ambiguità di platone, pag 64. Si dice
“nella dottrina di platone c’è una inevitabile..”. heidegger è convinto del fatto che platone
non si discosti in fondo dai suoi predecessori. Ecco però che si introduce il cambiamento
nella nozione di verità. Facciamo riferimento al testo greco. Fine pag 64. Il pensiero centrale
anche di idea del bene. sembra che platone metta in relazione l’aletheia con le cose esatte,
mentre il nous sarebbe invece in relazione al bello. Piuttosto qui per H siamo in presenza
del chiasmo. Dovremmo mettere in relazione piuttosto in modo incrociato il nous con gli
orthà e il bello in relazione con l’aletheia. H reinterpreta il testo platonico e invece di far
corrispondere il nous con kala e le cose esatte (orthà) con l’aletheia li intreccia. Pone in
correlazione l’intelletto con le cose esatte e le cose belle con l’aletheia. H vuole mostrare
come l’esattezza dello sguardo si colleghi all’intelletto, mentre la bellezza ha a che fare con
il disvelarsi. Contrario del testo platonico. Avviene che le cose belle e le cose giuste sono
legate tra loro in platone. Appartengono alla verità che noi percepiamo che lega insieme il
bello e il vero. Bell, vero e buono in platone si legano strettamente. H interpreta il testo e
costruisce due percorsi: legame con la nozione mitica della verità e verità che apre al
conoscere esatto. Pag 66 riferimento alla scolastica. Scolastica: per tommaso la verità si
trova nell’intelletto, principio della adeuqatio. Nella scolastica il termine tipico dei dialoghi
platonici omoiosis si rende con adequatio. Questo termine lo troveremo anche nei moderni.
Accenno a nietzsche. Pag 67. Il termine presenza che usa heidegger suona come
aussehen. Porre il problema del che cos’è delle cose è il problema dell’ousia. Questa è la
presenza ed è l’idea. Questa nozione di presenza non era così all’inizio del pensiero
occidentale. Presenza stava a indicare qualcosa di diverso dall’ousia: quello che appariva,
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lo aussehen non era l’idea come presenza delle cose, era un apparire, qualcosa che si
presentava allo sguardo legato alle cose, ma quasi sullo sfondo delle cose stesse. Era
qualcosa di sfuggente, che si legava agli oggetti ma non coincideva con gli oggetti stessi.
Essere che andava al di la della nostra domanda dell’essere degli enti. Problema dell’essere
Abbiamo una vera rinuncia alla nozione di verità come corrispondenza tra sguardo e oggetti.
Pag 68 discorso sulla sophia. C’è un sapere pratico che ci pone immediatamente in contatto
con le cose. Non è un sapere teoretico, che va alla ricerca della definizione dell’essenza
delle cose. È un sapere che bada all’uso, alla utilizzabilità degli oggetti, al nostro vedere gli
oggetti in relazione ai nostri stessi bisogni. È un sapere di tipo tecnico pragmatico. Sapere
legato alla aletheia delle origini del pensiero greco. Poi c’è la sophia. La sophia diventa
la dell’uso quotidiano che faccio delle cose. La parola metafisica c’è già in platone. Questo
passaggio dal sensibile al sovrasensibile è nel libro VII della repubblica. Pag 70: l’inizio della
ciò che è possibile solo con l’intelletto. Qui sta l’eccellenza dell’uomo. Umanità determinata
o umanità in genere. individuo o comunità. Ciò che importa è il considerare l’uomo come
anima razionale. per heidegger la vita nell’idea non è esattamente la vita a cui pensa. Si
intende come l’idea dell’uomo come anima razionale si leghi alla nozione di verità che
platone introduce come elemento nuovo. Umanismo che viene delineato a partire dalla
Alla fine del testo H ci da una prospettiva inquietante. Pag 71. Ultima fase dell’epoca
moderna. l’ideale platonico e gli ideali umanistici proposti attraverso il pensiero occidentale
sembrano sussistere in tutta la loro forza. Fase che mostra dei segni di crisi per H. H. sembra
dire che al di la di quello che l’uomo potrà liberamente pensare si svolgerà qualcosa che
indipendentemente dalla volontà dell’uomo porterà a una soluzione diversa. È già deciso in
101
precedenza. C’è un essere che non è quello degli enti, ma che risulta esterno rispetto
all’agire umano come se la storia dell’essere fosse qualcosa che l’uomo non è in grado di
adesso. Quello che è chiaro però nel testo è quello che vuole abbandonare. Quella nozione
di umanismo che si concentrava sull’esaltazione dello spirito, del logos, come modalità della
soggettività, appartiene a una fase della storia umana che sarà superato in una prospettiva
diversa. H non saprebbe dire di piu della nozione di aletheia e del problema dell’essere.
Quello che risulta chiaro è il modo in cui si allontana in modo radicale dal pensiero del
ritiene che debba essere abbandonato in nome di una nozione dell’uomo diversa. Sembra
convinto che questa nozione dell’uomo non dovrà corrispondere alla nozione dell’uomo
celebrata dall’umanesimo del passato. Come potrà delinearsi l’umanismo sarà detto poi
nella lettera.
Lezione 11.04.2019
HEIDEGGER
Sartre è stato molto influenzato da heidegger. Sartre analizza le pagine di essere e tempo
in cui si parla dell’altro. Sartre dice che la lettura che si fa del testo di heidegger è una lettura
che dovrebbe essere sempre molto attenta. C’è un’analisi che si svolge in maniera molto
analitica e dettagliata. Però, il percorso a volte piu complicato dello svolgimento dell’analisi
stessa. impressione da parte di sartre di un autore che guida il lettore verso certi approdi
che dall’inizio sa, ma che mostra per un percorso non chiaro e diretto. L’autore stesso
intende condurre il lettore per un percorso labirintico. Introduce a un pensare che porta il
lettore su strade che non sempre hanno una giustificazione filosofica, ma che a volte
risultano retoriche. Sartre: sciogliere in modo barbaro dei problemi difficili. Heidegger è un
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pensatore che discute questioni complicate, che rimangono complicate, ma poi offre
questioni complesse. lo accusa di sciogliere in modo barbaro nodi complessi del pensiero
filosofico.
Levinas considera il marxismo filosofia della prassi, che porta a un orientamento che
La dottrina platonica della verità, testo degli anni 30. Dipendenza di Heidegger nella sua
collaboratore di Cohen, aveva scritto un’opera chiamata “la dottrina delle idee di platone”
pubblicato nel 1903. Natorp aveva presentato platone come un teorico della conoscenza.
Insiste molto sull’aspetto secondo cui platone è soprattutto un pensatore della conoscenza.
Nel suo saggio H presenta un platone che è soprattutto un filosofo della conoscenza e della
scienza. Cartesio avrebbe ripreso il platonismo. Già natorp aveva parlato di platone in
questo senso. Natorp era ancora a marburgo quando arriverà heidegger. Natorp era morto
nel 1924. L’idea di un platone che è soprattutto un filosofo del logos, della consocenza,
heidegger li aveva ripresi da natorp. Sembra chiaro che heidegger abbia avuto l’influenza
di natorp. Natorp pubblicò nel 21 una seconda edizione della sua opera, la dottrina delle
idee di platone. 21: seconda edizione a cui aggiunge una appendice à psichè, eros e logos.
Nell’appendice natorp notava che la dottrina delle idee culminava in platone in un uno che
assumeva quasi l’aspetto di una realtà ultima in cui logos, anima e eros si stringevano e si
accomunavano. Per indicare il termine ultimo natorp usava il termine essere. Nozione di un
platone che oltre ad avere una nozione di verità come dirittura dello sguardo conserva anche
una nozinoe di verità come apertura nei confronti dell’essere, come aletheia, svelamento di
qualcosa che rimane nascosto in modo tale che lo svelamento non avvenga tramite lo
103
svelamento dello sguardo, ma qualcosa che va al di la del logos. In questa appendice diceva
natorp che vi è una vena che egli stesso non esitava a definire mistica. Natorp con questo
suo libro ha offerto ad heidegger tanti spunti per la sua interpretazione di platone.
LETTERA SULL’UMANISMO
È uno scritto che nasce per circostanze particolari. Va situato nel suo contesto storico
culturale e filosofico. le vicende le ritroviamo riassunte in Adelphi. Subito dopo la guerra, nel
Si intende il suo desiderio di tornare a dialogare con il mondo filosofico europeo. Il suo
tedesco che era perfettamente bilingue e fungeva da interprete presso l’esercito francese
in germania. Era alfred von towarnicki. Questo personaggio andò a trovare heidegger.
Aveva studiato nelle scuole francesi e appreso il francese. Fungeva da interprete. Il pensiero
di heidegger tra le due guerre aveva avuto in francia una certa diffusione. Alcune parti di
essere e tempo avevano già avuto una traduzione in francese. Tovarniki conosceva il nome
di heidegger e lo andò a trovare a todtnauberg. Li ebbero uno scambio di idee. Tovarniki gli
sull’esistenza, e una copia dell’essere e il nulla. Siamo nel 45. Towarnicki mise al corrente
heidegger di alcune pubblicazioni che si richiamavano al suo pensiero. Tra i testi che
apparivano nella rivista vi era un testo descritto da jean beaufret. Towarnicki ritorna a parigi
e incontra beauffret. Gli racconta dell’incontro con heidegger e lo stesso beaufret scriverà
ad heidegger. Lo stesso beauffret aveva scritto sulla filosofia dell’esistenza. 46: scambio
epistolare tra beaufret e heidegger. Le lettere vennero affidate a delle persone che
andavano con le lettere a trovare heidegger. Scambio epistolare. Il tema era quello
dell’umanesimo. Si parlava di varie questioni. È possibile che la filosofia del passato non sia
più tale da poter essere proposta? Non c’è il rischio di trasformare la filosofia in una
avventura dello spirito che non ha un esito positivo? Lanciare il pensiero in avventure che
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non ci portano su una strada praticabile. Si può evitare di cadere nell’irrazionalismo? Serie
di questioni alle quali heidegger risponderà nella sua lettera sull’umanismo. La lettera è
dunque una risposta alle sollecitazioni che provenivano da jean beaufret con il quale
heidegger era entrato in contatto. Effettivamente heidegger nella sua risposta riprende le
questioni che beauffret gli poneva. La lettera venne pubblicata prima in francese sulla rivista
“fontaine” n 63. Lo stesso beauffret introduce la lettera nella rivista e la propone al pubblico
di lingua francese. Nello stesso anno heidegger pubblica in tedesco la lettera. la lettera ha
una maggiore ampiezza ed è diversa dal testo in francese. Lo pubblica come appendice alla
dottrina platonica della verità a berna. Nel 47 escono una versione francese piu breve e una
in tedesco che veniva dalla stessa mano di heidegger. è avvenuto che nel 49 la lettera è
se si tiene presente il giudizio che heidegger da del platonismo. Nel 49 esce quindi in
formato indipendente. Poi heidegger inserisce ancora una volta la lettera in “segnavia”, una
raccolta del 67. Infine apparirà all’interno delle opere complete di heidegger. Verrà
volume 9 dell’opera completa, a piè di pagina, l’editore pubblica le note che heidegger
scriveva a margine delle copie della lettera sull’umanismo. L’edizione italiana di volpi che
riproduce il testo dell’opera completa, che è la versione ultima, inserisce dei punti che
28 ottobre 45, pag 109: heidegger considera sartre un suo allievo autonomo. La
problematica introdotta da heidegger nel 27 è la stessa che lo occupa ora, passati 20 anni.
Il punto di vista però è diventato piu semplice e tale da poter limitare i fraintendimenti.
Heidegger pensa che essere e tempo sia stato frainteso in molti punti. Per heidegger il
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problema è lo stesso e desidera evitare fraintendimenti. Heidegger presenta essere e tempo
come un’opera ancora iniziale, di avvio. La questione decisiva non è stata ancora affrontata.
La questione sarà proprio il problema dell’essere che già si nota nella dottrina platonica della
Bisogna tener conto dell’origine del pensiero filosofico per heidegger. Questo è stato
prima che l’idea possa intervenire per determinarlo va ripensato. Il platonismo si è affermato
nella storia del pensiero: bisogna tornare agli inizi del pensiero occidentale. Tovarniki aveva
proposto un dialogo tra heidegger e sartre a baden baden. Heidegger pensa di poter
incontrare presto sartre, ma poi questo incontro non si realizzò. Finale “cogliere e esprimere
la situazione attuale del mondo..” nuovo indirizzo verso cui si orientava heidegger à
heidegger da a sartre qualche nozione sul suo percorso di riflessione. Lasciando da parte
mode, settarismi legati alla scolastica, si tratta di ridestare l’esperienza decisiva. Poi
potremo di nuovo venire in una condizione in cui l’essere possa apparire. Questa ricchezza
dell’essere viene poi ricollegata al nulla. Sartre aveva accomunato l’essere e il nulla..come
vedremo nella lettera sull’umanismo legherà questi con un nesso diverso. Sartre non rispose
alla lettera di heidegger. Siamo nel 45, in una fase in cui sartre non desiderava entrare in
contatto diretto con una figura che si trovava troppo coinvolta con gli eventi del regime
Altra lettera del 23 novembre del 43, pag 107. Anche qui si insiste sul fatto che ancora egli
deve dire qualcosa di nuovo. Essere e tempo è solo un’opera di introduzione. Non è
un’opera in cui il pensiero sia stato effettivamente espresso in modo da non provocare
pensare quel nulla che è legato all’essere. Il nichilismo è legato a nietzsche. Nietzsche è il
vero approdo del platonismo. Qui l’orientamento filosofico è incapace di pensare il nulla. Il
106
pensiero del nulla legato all’essere ci porterebbe al di la del platonismo. Critica di heidegger
del nichilismo mentre pensa il nihil. Heidegger: la nozione del da sein indica il luogo in cui il
problema dell’essere viene a tema. Quando lo si traduce con termini come realtà umana si
fraintende il suo pensiero. Espressioni francesi errate per tradurre “da sein”. Heidegger dice
che dovrebbe essere “etre le - là”: essere il ci, da sein, esser-ci. Particolare accentuazione
del ci. Essere il qui, essere il “ci”. Essere caratterizzato dall’essere qui. “ci” dell’essere
umano. Heidegger dice che questo “ci” corrisponderebbe a aletheia, cioè la svelatezza,
apertura. Questo esserci in questo caso andrebbe riferito non tanto al da sein nel senso
dell’essere umano che è il luogo in cui l’essere giunge a meditazione. Questo “il qui” sarebbe
il rivelarsi di un essere nascosto. Questo essere nel senso pregnante del termine,
corrisponde al c’è dell’esserci. Opera del 27 sarà reinterpretata alla luce della tematica
dell’essere stesso. è una lettera, un discorso libero. Ci sono delle affermazioni, riflessioni,
che vengono esposte come temi da meditare, come spunti. Non si tratta di veri e propri
risultati di una meditazione a cui si giungerebbe attraverso delle analisi piu elaborate. Ci
sono molte suggestioni, molti spunti. C’è un lessico tipico con cui rappresenta i suoi
concetti. Heidegger deve inventarsi dei vocaboli nuovi. Tutti i termini usati prima risultano
ad heidegger troppo segnati dalla riflessione precedente per poter essere utilizzati.
Inizialmente troviamo il tema dell’agire. Solo se si compie una riflessione sull’essere si potrà
tornare alla riflessione sull’etica. Heidegger ritiene che sia piuttosto il problema dell’essere
quello che va posto per poter poi soffermarsi sull’etica. La riflessione sull’agire richiede una
richiamarsi. Insieme alla critica del platonismo: aletheia. Bisogna sostituire alla aletheia
come veritas (nel senso della corrispondenza dell’idea e della cosa) l’aletheia come
disvelamento di come gli enti si configurano lasciando che sullo sfondo degli enti rimanga
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la verità degli enti. C’è un pensiero poetante, un modo di aprirsi all’essere che dovremmo
considerare al di la del logos. Tema del logos che si collega al tema dei valori. Nel momento
in cui si pone una logica si pone un problema di valori etici. A quali valori possiamo
appellarci? Tema dei calori che si lega strettamente al problema della logica. La soggettività
la della tematica soggettivistica dei valori. Interpretazione nella lettera del detto di eraclito “
anche in questa abitazione ci sono gli dei”. Il tema dell’etica viene collegato al tema
dell’essere dal quale trapela il divino. Dato che il termine ethos vuol dire costume, ma anche
abitare, questo tema ecco che heidegger ci dice che ha a che fare con l’esserci dell’uomo
della metafisica. Pensare Dio voleva dire, per i teologi, pensare l’ente sommo. L’ente sommo
era posto al termine della gerarchia degli enti. La teologia si fondava sulla logica, sulla
determinazione teoretica della struttura della realtà. dato che H abbandona la metafisica,
allora anche dio va ripensato. Dio non è l’ente sommo della teologia. La teologia era parte
della metafisica. Come avvicinarsi al divino? Anche la problematica del divino viene
Il linguaggio non viene pensato come una manifestazione del pensiero del soggetto. Il
linguaggio si lega all’essere: l’essere si presenta a noi e fa in modo che noi stessi parlando
lo esprimiamo. È il linguaggio che emerge e esprime l’essere. Noi non siamo che i
portavoce, coloro che manifestano l’essere. Questo linguaggio non è quello della scienza,
che emerge dalle cose stesse e che prende forma attraverso coloro che si esprimono.
Questione del rivelarsi e del cancellare. Il problema dell’esserci è un problema che non ha
una vera e propria soluzione. Risolvere vorrebbe dire cadere nell’approccio tipico della
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metafisica. Si tratta di rimanere nell’ambiguità. C’è un segreto che non potrà essere
penetrato e svelato. L’essere stesso è un essere che si lega al dire dell’uomo. L’uomo non
ha esaurito quello che gli si presentava à le varie fasi della storia umana sono fasi non
dell’uomo. Quello che rimane sul fondo è l’essere stesso. heidegger usa un’espressione “il
pensiero traccia nel linguaggio dei solchi poco vistosi..”metafora che fa pensare a una
natura che rimane sempre esterna rispetto all’uomo. Ciò che viene coltivato è coltivato solo
alla superficie. La natura non è scalfita. Pensare che traccia nel linguaggio dei solchi che
rimangono alla superficie. È il linguaggio stesso che offre al pensiero i suoi termini. in questo
modo vengono tracciati dei percorsi ..l’essere però rimane un po’ alla superficie. Pag 66:
bisogna porre l’essere come soggetto del progetto. L’essere destina l’uomo nella esistenza.
L’uomo è esistenza intesa come apertura: l’essere destina l’uomo nell’apertura dell’uomo
all’essere stesso. l’uomo si apre all’essere. L’esistenza è quella dell’esserci. Il destino a cui
l’uomo è legato, ha luogo come radura dell’essere. Questa è un’immagine che H usa:
lichtung. qualcosa che porta alla luce l’essere stesso in modo tale che la radura è solo un
attimo in un bosco, che minaccia con la sua oscurità di togliere la luce alla radura. Nella
radura l’uomo permane. Lì l’essere si mostra, ma non pienamente. Siamo nella radura del
bosco, dove gli alberi circondano la radura e minacciano crescendo di ricoprirla. Nozione
della lichtung: qui heidegger vuole dirci come luce e ombra si accompagnino nell’esistenza
esperienza era ciò che hölderlin chiama heimat. Il poeta aveva pensato questa dimensione.
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Qui troviamo insieme la terminologia di essere e tempo, la reinterpretazione che heidegger
da della sua stessa opera del 27 (lichtung), la questione del poetare (hölderlin), il linguaggio
Lezione 15.04.2019
Levinas critico del pensiero di Heidegger. Levinas si era avvicinato alla fenomenologia
cultura europea è un sentimento della libertà assoluta dell’uomo. Levinas dice che il senso
della libertà in occidente è piu profondo della libertà politica. Tornare al mondo dopo che si
è acquistata una libertà rispetto al mondo stesso. heidegger: l’uomo è impotente di fronte al
tempo. Levinas usa dei termini indirizzati ad una critica ad heidegger. Annullare il tempo.
Pensare l’uomo non come una temporalità, ma come chi è in grado di sfuggire alla morte e
al tempo. Lode del marxismo. Il marxismo per la prima volta contesta questo concetto
dell’uomo come libertà. Lo spirito umano come anima capace di liberarsi da ogni legame
con il mondo. qui l’uomo appare determinato dalla materia, dalla società. è l’essere che
determina la coscienza (marx). il marxismo viene inserit nell’ambito di una storia della libertà
in occidente. Nozione della coscienza. “Una concezione veramente opposta alla nozione
europea dell’uomo non sarebbe possibile che se la situazione alla quale è schiacciato non
si aggiunga a lui ma costituisca il fondo del suo proprio essere.” critica dell’hitlerismo
espansione attraverso la forza. Nel 34 levinas sta già prevedendo la guerra che sarà poi
avviata con la conquista della polonia. Nel 34 levinas prevede già questo sbocco del
nazismo. L’uomo è portatore di una forza, aggressività che si rivolge contro gli altri. chi ha
fede nella libertà diffonde le idee con strumenti diversi dalla forza.
110
Löwith: weber e schmitt. Testo che risale al 35. Testo dedicato a schmitt, che viene spesso
avvicinato a heidegger. Löwith lo ristampò anche dopo la fine della seconda guerra
mondiale. Il testo è stato inserito negli scritti completi di löwith. Heidegger avvicinato al
condivide un certo punto di vista, una certa cultura, lingua, fa parte di un gruppo in cui mi
mediante il contrasto con chi figura come antagonista non riconoscendosi in quel gruppo.
Richiamo alla realtà storica: le comunità si stabiliscono sulla base di costumi e abitudini
condivise, sulla base di una comune origine. L’essere di Heidegger e il concetto di politico
di Schmitt.
È una lettera di risposta a quesiti. Una delle domande di beaufret, autore della lettera
pervenuta ad heidegger, riguardava l’agire dell’uomo. Leggiamo da pag 31. Heidegger vuole
certo modo di concepire l’agire. Cos’è l’agire? L’essenza dell’agire. Heidegger rifiuta il ti esti
di socrate, rifiuta il discorso sull’essenza che richiede che si definisca l’ente su un’idea. Ia
definizione richiede l’idea dell’ente. Heidegger sostituisce la nozione di verità con l’aletheia,
opposta all’idea. Heidegger propone una definizione dell’agire. Sembra fare suo il discorso
sull’essenza dell’agire. Propone una sua idea dell’agire. Heidegger recupera il punto di vista
socratico che domandava dove fosse l’essenza. Heidegger esclude un’essenza dell’agire.
Agire che produce effetti, ma l’effetto viene considerato in base all’utilità stessa dell’effetto
prodotto. Se pensiamo in base all’utilità noi questo agire non lo conosciamo veramente.
Agire: vollbringen, portare a compimento. Si compie qualcosa che già vi è, che ha già una
radice. Il compimento riguarda qualcosa che ha già un suo proprio essere. Ma che cosa è?
Ciò che propriamente è è l’essere stesso. parliamo della nozione di essere. Passaggio
111
non deve essere visto nel senso che il pensiero ci permette di aprirci all’essere. L’essere
stesso emerge, si manifesta attraverso l’essere umano. Bisogna pensare qualcosa che
linguaggio. Uomo come pastore dell’essere. Il pastore dell’essere nel senso che come il
pastore è al servizio del suo gregge, allo stesso modo l’uomo è alle dipende dell’essere. È
come se l’essere venisse a coscienza nell’uomo. Nel pensiero dell’essere umano l’essere
viene al linguaggio. Sembra che la dimensione del linguaggio sia essenziale al pensare. Si
dice non che il pensiero sia la casa dell’essere, ma che il linguaggio sia la casa dell’essere.
Nella dimora del linguaggio abita l’uomo. Il pensare ha come elemento intrinseco il
linguaggio che deve essere visto come ciò che proviene dall’esterno rispetto all’essere
umano. Riconduzione del tema etico al tema dell’essere, nozione dell’essere umano come
colui che si pone alle dipendenze, a servizio, aperto a ciò che l’essere stesso gli suggerisce.
che la filosofia ha avuto lungo i secoli. Abbiamo parlato di “ismi” (idealisom, umanismo…).
Heidegger ci dice di non usare piu questi termini astratti, ma ci dice di tornare a una
il termine filosofia alla sapienza in quanto si colleghi alla sapienza, alla ousia, all’idea.
Filosofia come amore di un sapere che consiste nella capacità del nous di costruire una
sapienza. La filosofia è un amore di sapienza intesa come veritas, come conoscenza chiara
e distinta. Heidegger si era allontanato da questa nozione di verità. Dunque non parliamo
piu di filosofia. Questo termine corrisponde a una fase del pensare in cui già la sapienza
assumeva un determinato aspetto. La filosofia era un amore del nous, un amore della
ragione che l’uomo ha nei confronti di un ideale a cui il suo pensiero tende. Retrocediamo
a una dimensione previa rispetto alla filosofia. Heidegger preferisce parlare di “denken”,
a una filosofia già tarda. Ila filosofia comincia a conformarsi alle discipline. I greci nella loro
112
età magna pensavano senza simile denominazione. Cos’è l‘elemento a cui dovrebbe
tornare il pensiero? Elemento come ciò che è alla base. Cos’è questo elemento semplice e
originario a cui deve tornare il pensiero? Il pensiero è ciò in base a cui il pensiero deve
essere pensiero. Heidegger ci da una definizione: ciò che esercita un potere. l’elemento si
prende a cuore il pensiero e lo porta alla sua essenza. È come se si prendesse cura del
pensiero. Capacità originaria di produrre il pensare. Per questa ragione questa capacità si
prende cura del pensiero e lo porta alla sua vera essenza. Elemento originario: l’essere
stesso. possiamo parlare di un pensiero dell’essere. Genitivo che va inteso in due modi
diversi. Genitivo nel senso che il pensare dell’essere avviene nell’essere stesso e pensare
dell’essere nel senso che il pensiero diventa un pensiero sull’essere. Genitivo soggettivo e
oggettivo per noi (H rifiuta questa distinzione avendo a che fare con la logica). Il pensiero
appartiene alla storia dell’essere. Pensare che si pone in una dimensione di ascolto.
L’umanesimo di heidegger viene poi proposto alla luce della sua nozione dell’essere.
L’essere umano che abbiamo concepito nella storia dell’umanismo come centro della realtà,
attivo, capace di usare strumenti adatti agli scopi che si poneva, un essere umano che agiva
modo di concepire l’uomo diverso. Pensare l’essere in modo tale che l’uomo appaia inserito
in una realtà che lo comprende in se e che vede in lui colui che può portare al linguaggio la
realtà stessa nel modo di conformarsi. In una dimensione di ascolto l’essere umano
potrebbe avere questa capacità. Fa suo il potere stesso dell’essere. Dimensione di ascolto,
di dipendenza, servizio nei confronti dell’essere. Pag 41. H traccia una storia del termine
umanismo. L’inizio è il mondo greco, la paideia dei greci. Heidegger insiste che qui la grecia
non è la grecia iniziale ai suoi albori. È la grecia che con i suoi tardi rappresentanti ha
scuole post socratiche hanno sistematizzato questa nozione di paideia. I latini non hanno
fatto altro che tradurre il termine paideia con humanitas, collegato poi alle scienze umane.
113
Lo studio delle lettere viene ripreso, si ritorna all’antichità classica e si recupera una nozione
di humanitas che i latini contrapponevano alla barbarie, all’homo barbarus che non poteva
godere della cultura. Umanesimo sostenuto dai grandi della cultura tedesca, ma non da
hölderlin. Citiamo ernesto grassi come interprete di heidegger. Rivendica il valore della
cultura latina. Grassi pensa che il modo in cui H ha interpretato il rinascimento italiano sia
un modo che dal punto di vista storico non è particolarmente vigoroso. Grassi ci ha lasciato
Le conferenze hanno avuto anche una edizione italiana. Grassi si fa portavoce di un modo
greco. Hölderlin viene ricollegato ai greci. Cortocircuito che fa sì che Holderlin venga posto
sottovalutazione di tutta la cultura di lingua latina. La cultura di lingua latina per lui non
faceva altro che riprendere il pensiero greco che aveva già avuto una sua storia attraverso
platone e aristotele. Pensare che si esprimeva attraverso i poeti e i filosofi (cicerone, seneca,
marco aurelio). Secondo grassi in Heidegger non c’è un apprezzamento dell’originalità della
romanitatis, della humanitas dei latini. Grassi: questo heidegger che proponeva il pensare
essere collegato proprio a quello che i pensatori italiani del rinascimento avevano già
scoperto. Avevano scoperto una dimensione del linguaggio che non era quello del logos ma
era quello della fantasia. Heidegger e il problema dell’umanesimo. “il linguaggio filosofico
non è più inteso come linguaggio razionale, ma il linguaggio per il quale si produce la
schiarita (lichtung)”.. problema dell’ingenium, della capacità creativa non tanto nel senso
della ratio ma della fantasia poetica. Tutti gli attacchi che heidegger fa alla logica (principio
di identità, contraddizione, ragion sufficiente, terzo escluso) già i filologi del rinascimento
114
italiano lo avevano saputo. Nell’umanesimo italiano troviamo delle critiche della logica
aristotelica. Si torna agli antichi cercando di riscoprire la dimensione della parola. Grassi
cerca di mostrare come in fondo heidegger avrebbe potuto trovare nel rinascimento italiano
cose molto diverse. Heidegger tende a considerare il rinascimento solo come una sorta di
pensiero e cultura che non fa altro che ripetere. Grassi rimane heideggeriano. Grassi
tendeva a recuperare le radici heidegerriane anche nella cultura italiana dell’età umanistica
e rinascimentale. Vico: figura che risultava l’erede di questo percorso che gli umanisti
Questione del “ci”: pag 48. Essenza: ousia. Ek-sistence: apertura del da sein all’essere. Non
realtà. sartre riprendeva la terminologia da essere e tempo, ma per H li aveva ripresi male.
Non si sta parlando d un essere umano concreto contrapposto alla possibilità ideale. Si sta
parlando del da sein non nel senso della realtà, ma nel senso di colui che si apre all’essere,
colui nel quale l’essere giunge a chiarimento. L’uomo è la lichtung, il chiarimento dell’essere.
Il “ci” dell’essere umano, il “da”, indica la ek-sistenz dell’uomo nel senso della lichtung, il
chiarimento dell’uomo nozione dell’uomo come radura. L’uomo risiede nella radura ed è la
radura. È colui che porta alla luce l’essere ma è anche colui che risiede nella luce
dell’essere. Il termine “pastore dell’essere” va inteso in due sensi. il pastore, colui che guida
un gregge, si pone a servizio dell’essere ma è anche colui che fa si che il pastore possa
trovare una guida. Se non ci fosse il “da” dell’uomo l’essere stesso non troverebbe una sua
manifestazione. L’essere di cui parla heidegger è legato alla storia e agli enti. Pag 55.
animale razionale. non si tratta di abbandonare la libertà dell’uomo. Perché l’uomo qui
apparirebbe nel suo essere piu elevato? Heidegger ci propone questo concetto: bisogna
115
pensare all’uomo come colui che appartiene alla storia dell’essere. Tutto ciò che l’uomo
una dimensione anteriore alla sua. Facendosi portavoce celebra la sua dimensione.
Dimensione di intangibilità dell’essere. D’altro lato l’essere stesso si collega sempre al modo
che ha di rapportarsi agli enti. L’uomo continua ad avere a che fare sono con gli enti, con le
esistenze nel senso metafisico del termine. Gli enti appaiono per quello che sono. Non
dovrebbero essere considerati come enti alla luce di un essere sullo sfondo. L’uomo ha a
che fare con gli enti, ma non attraverso la ragione. gli enti devono apparire alla luce di un
essere che figura come sfondo. destino: non fato come quello dei greci. Interpreta il termine
destino nel senso di insieme di ciò che ha avuto il suo proprio corso. Sposta il problema del
da sein verso l’essere. Attenzione concentrata verso l’idea dell’uomo come radura. Essere
e ente non sono separati. Non bisogna pensare l’essere come fosse afferrabile in quanto
tale. Gli enti non vengono mai determinati attraverso la nozione di essenza. Sono piuttosto
percepiti, ci vengono incontro a partire da uno sfondo che rimane oscure. Come nella poesia
le immagini non possono mai essere rese in termini perspicui, così fa anche la filosofia.
Insistenza sul fatto che anche gli dei e dio appartengono alla storia dell0’essere. Non c’è un
dio che trascenda gli esseri a cui è legato. Heidegger non pensa un divino che si separi
dagli enti: è legato profondamente alla storia e alla natura. l’uomo è piuttosto pastore che
condottiero. Lascia che l’essere emerga dal suo proprio pensare. Nel far questo appartiene
alla storia dell’essere, non può trascendere. Levinas criticherà heidegger dicendoci he
l’essere non è altro che il “c’è” che brilla di una sua luce che si riflette sull’essere umano.
Levinas lo dirà in “altrimenti che essere”. Pensiero del nihil, pag 96. No essere nel senso di
una qualità della cosa. Possiamo dire che questo ente esiste e non esiste. Il nulla è il
escludano ci muoviamo nell’orizzonte della logica. Qui il soggetto impone con le sue
116
categorie conecttuali l’affermazione e la negazione. Il nulla è l’opposto dell’essere in quanto
anteriore: vediamo che essere e nulla possono convivere e non si escludono. Il “nientificare”
può considerare l’essere nel suo apparire. Gli enti stessi che appaiono a partire dallo sfondo
non richiedono affermazioni o negazioni. Dobbiamo rinunciare a una logica che considera
opposti si e no si tratta di concepire l’ente come indeterminato, tale da poter avere diversi
aspetti che possono coesistere e non si contrappongono. Questo modo di porre il problema
del nulla ha suscitato l’attenzione di gadamer, derrida. L’ente su cui si riflette non va
oggettivato una volta per tutte. Il sì e il no sono due dimensioni che possono coesistere.
Possiamo rinunciare al nostro modo di parlare e parlare piuttosto di lati, degli enti che
potrebbero avere configurazioni diverse non escludentesi l’una dall’altra. Il nihil indica il nulla
che è intrinseco all’essere. Bisogna che l’essere sia accompagnato dal nihil. Heidegger
paral del nihil anche in termini di oscurità. Nihil pensato come ciò che il pensiero deve ancora
scoprire. Ciò che si sottrae al nostro pensare e si mostra sempre tale da non poter essere
afferrato. Noi cerchiamo comunque di perseguirlo, però. Il nihil viene visto in una dimensione
di oscurità che l’uomo ha al suo interno. Non solo l’essere che traluce, ma che rimane anche
in penombra (permette che il si si accompagni al no). Ci sono dei lati che emergono degli
enti che si accompagnano alla dimensione affermativa. Pag 103. Conclusione della lettera
come una conclusione che cerca di indicare ciò che si vuole di semplice in un linguaggio
linguaggio e i solchi nel terreno. Ambiguità profonda che heidegger accentua. Ambiguità tra
il pensare e l’essere. Il cielo non può essere pensato senza le nuvole, ma le nuvole hanno
una relazione con il cielo. Solchi del contadino: sono dei solchi tracciati da lui, ma vengono
ogni volta ricoperti e cancellati per ridare potere alla terra. Il contadino continua comunque
117
a tracciarli con il suo operare. Il contadino coltiva la terra ma nello stesso tempo fa si che la
Lezione 29.04.2019
Lettera come risposta a dei quesiti. Si nota leggendo la lettera un voler tornare alla radice
dei termini, ai vocaboli. Si torna alle origini del pensare. Si torna a ripensare l’avvio della
filosofia. Etica: riflessione sull’agire dell’uomo. Heidegger non intende soffermarsi sull’agire
perché sin dall’inizio indica la necessità di riflettere su cosa voglia dire agire. Agire nel senso
umanismo? Ritorno alle origini del vocabolo. L’himanitas dei latini e la paideia dei greci.
dovrebbe affrontare affinchè potesse elevare le sue facoltà. heidegger rimette in questione
la humanitas. Humanitas: celebrare il nous. Comprendere cosa possa essere alla base del
all’idea. La riflessione sul logos: riflessione sull’essenza degli enti. Idea della radura:
lichtung. Nella radice c’è licht, luce. radura come rischiararsi dell’essere e come ekstasis
dell’uomo che perette che l’essere si rischiari. Abbiamo da parte di heidegger una riflessione
su termini consueti nella storia della filosofia come umanismo o ethos o filosofia. Heidegger
da dei significati nuovi a espressioni filosofiche già note. “ethos antropon daimon” eraclito.
Il demone che guida ciascun uomo è insito nel carattere che ciascun uomo ha. Ethos tipico
dell’uomo: ciò che lo anima. ognuno ha un suo proprio carattere. Come traduce heidegger?
Il soggiorno è per l’uomo l’ambito aperto per il presentarsi de dio. Il termine ethos è ambiguo.
Carattere, modo di agire, costume.. in greco vuol dire anche il luogo. Il daimon che siamo
118
soliti tradurre con “demone” indica anche la presenza del dio. Heidegger traduce: il
soggiorno è per l’uomo l’ambito in cui il dio si presenta. heidegger lavorando sull’etimologia
presenti il suo pensiero come un pensiero che va alle origini, al momento iniziale del pensare
pagine. Il testo è suggestivo. I termini che usa H sono inconsueti, evocativi. Si apre la
paideia da parte di H non sia un modo che determina in modo eccessivamente unilaterale
qualcosa che nel pensiero platonico e umanistico rimane aperto a varie interpretazioni. Ci
si può domandare se la sua interpretazione della metafisica in quanto fondata sulla nozione
del logos, della ragione che porta alla determinazione dell’idea con cui concepiamo l’essere,
ci si domanda se questa interpretazione non sia una interpretazione che lascia da parte una
serie di motivi, di pagine controverse e dense che troviamo in platone. Non c’è da parte di
dell’ente che lui mette sotto accusa? Domanda rivolta all’interpretazione del passato di H.
quando si interpreta la metafisica come un pensiero che tende a identificare l’essenza degli
della verità” che in platone c’è dell’altro? C’è una dimensione che legherebbe platone alle
origini della filosofia greca nel momento in cui platone parlerebbe di ombre che stanno a
rappresentare quel vero essere che rimane tra ombra e luce. possibilità di reinterpretare la
storia della filosofia con un atteggiamento diverso dalla storia della metafisica. Molti
interpreti hanno ripreso l’insegnament di H dirigendosi verso questi due sensi: da un lato
119
coloro che interpretano la metafisica europea in quanto fondata sul logos. Foucault: la storia
della metafisica esclude da se tutto ciò che potrebbe contraddirla. Grassi: come allievo di H
recupera una lettura della storia della filosofia di 400 e 500 come una filosofia che si sarebbe
concentrata sulla parola. Due modi di vedere la storia della filosofia da H: foucault: si
concentra sulla razionalità, dagli antichi a kant. Una storia che esclude poi a mano a mano
tutti gli elementi che possono opporsi ad essa. Poi recuperiamo una storia della filosofia che
nozione di dialettica. Nozione che fa pensare a una riflessione che esige la interpretazione
continua. A partire dal testo heideggeriano si possono aprire vari percorsi nell’interpretare
la storia della filosofia. Altri aspetti: la questione del rapporto tra il da sein o la ekstasis e
l’essere. Come bisogna pensare la relazione tra i due momenti? Tra l’esserci (uomo come
radura, prima che intervenga la razionalità, stato d’animo estatico) e l’essere (il ci
dell’esserci viene assorbito dall’essere stesso), su quale poniamo l’accento? Ciò che
importa è l’essere di cui l’uomo sarebbe alle dipendenze e espressione? È l’essere stesso
che ha una sua pregnanza nella riflessione filosofica o piuttosto l’essere viene al pensiero
e alla poesia solo attraverso l’uomo? Gli allievi di H hanno seguito interpretazioni diverse
del suo pensiero. Personaggi tornati a una sorta di parmenideismo. Essere al di la del
divenire. Essere nella sua dimensione di eternità. Essere che dovrebbe portare al di la della
francese. Dimensione soggettivistica: facendo a meno della dimensione della ratio come
dimensione primaria diventa di un soggettivismo estremo, quasi che tutto ciò che si
configura come elemento conoscitivo, teoresi, dovesse essere ricondotto a una radice
soggettivista. Dimensioni soggettivistiche che mostrano l’importanza del punto di vista che
ciascuno assume o valuta. Elemento che si sposa bene con correnti esistenzialistiche della
prima metà del 900. H è alla base anche di questi cammini diversi. Tendenze di carattere
120
anti umanistico. Si accentua un carattere di essere che va al di la di quello che è tipico del
come uno sfondo permanente della storia stessa che l’essere avrà. Da un lato abbiamo una
visione di carattere storicista. Da una parte abbiamo il tempo, il divenire. L’essere non può
Questione del linguaggio e della cultura. Heidegger insiste su ciò che precede il linguaggio
stesso. ci sono delle pagine interessanti sul silenzio. Tutti i modi che abbiamo di definire le
cose sono delle forme linguistiche che dovrebbero essere ricondotte a una radice originaria.
È dal silenzio, da una dimensione precedente rispetto al linguaggio che nasce la parola. C’è
una dimensione di essere che precede la parola. C’è una dimensione anteriore rispetto alla
strutturarsi della cultura in forme simboliche. Vi è dunque uno strutturarsi delle istituzioni che
presuppone una dimensione iniziale che dovremmo ricondurre al bios, oppure è la cultura
heidegger. Altri pensatori che mettono in evidenza la radice per esaltare i significati.
Modo in cui h pone il problema teologico. Recupero della filosofia heideggeriana in sede
teologica. Si tratta di pensare dio al di la di quello che la tradizione onto teologica ci aveva
offerto. Dio era ente sommo. La tradizione tomistica riprende questa tematica. È una
tradizione che radici platoniche, aristoteliche, che giunge poi fino alla neoscolastica. In
del nostro modo di pensare dio come ente sommo. Retrocedere a una nozione di sacro. La
nozione di sacro potrebbe portarci a pensare il dio della tradizione biblica ricollegandolo a
una radice iniziale. La tradizione del sacro ci aiuta a pensare dio in un modo diverso rispetto
a quello che la tradizione ci aveva offerto. Si tratta di pensare dio in relazione alla percezione
121
del sacro. Si tratta di mettere in questioni i modi che attribuiamo a dio per attribuirgli invece
altre qualità. Ci sono delle riflessioni sul pensiero di H che inclinano il pensiero di H verso
l’ateismo. Se pensiamo alla ripresa di H del pensiero greco possiamo subito intuire come a
partire da H si sia piuttosto affermato un atteggiamento critico della tradizione cristiana. gli
dei sono gli dei che si percepiscono nei fenomeni, nel cosmo. Quasi una dimensione di
ritorno a una sacralità insita nell’essere stesso delle cose. Questo atteggiamento non
cristiana. il testo da adito a questi modi diversi di interpretare il suo messaggio. Riflessioni
di pietro chiodi. È il primo traduttore di essere e tempo. Curò una introduzione alla sua
edizione in cui già metteva in luce l’ambiguità del pensiero heideggeriano. Chiodi riflettendo
Grassi sottolineava l’importanza della dimensione linguistica. Grassi diceva che la civiltà si
costruisce su un fondo oscuro. C’è un elemento cupo che permane quando si costruisce un
vivere civile. C’è un elemento di ferocia che rimane nella civiltà. Grassi riprendeva la nozione
di ferinità e la riportava alla dimensione dell’essere che rimaneva sullo sfondo. dimensione
notturna. Avvicinamento tra heidegger e vico a vantaggio della dimensione della civiltà.
L’accento cadeva sul simbolico, sulla cultura, su tutto ciò che viene poi edificato dall’uomo.
interprete di heidegger. Per grassi era importante la dimensione civile del pensare e del
parlare. Sulla base di questa interpretazione di heidegger grassi lo collega anche al pensiero
umanistico italiano. Grassi in quanto a capo di un istituto di berlino creato dal fascismo per
esaltare la cultura latina dovette lasciare berlino. dopo la guerra lavorò ancora e a monaco
Lettera sull’umanismo: a volte è tra virgolette a volte no. Se la parola umanismo è tra
virgolette sta a significare la parola umanismo così come è solito usarla. Se il termine è fuori
122
dalle virgolette la parola umanismo può avere una accezione diversa. Lo stesso heidegger
parla nella lettera di un suo atteggiamento che non vuole essere antiumanistico. Ancora
considerare l’umanismo come parola antica, appartenente al passato. Per h non dovremmo
piu parlare di ismi. Da un lato sembra che H non voglia piu usare il termine, sembra non
voglia far suo questo vocabolo. Per altro verso ci dice anche che il suo non è un pensiero
anti umanistico. Vuole tornare a un umanesimo che sembra orientato in modo diverso.
suscettibile di piu interpretazioni. Accenni sul rapporto tra la germania e l’europa. Siamo
all’indomani della fine della guerra. 46 lettera a beauffret. Pensiero di H: mostrare come sul
piano della cultura vi sia in europa una unità, una cultura dell’occidente, in cui la cultura è
inserita. Ci troviamo in un periodo, siamo nel 46,7, in cui la germania, che non ha piu una
conformazione di stato indipendente. La cultura tedesca non deve essere vista come
è come se entrasse a pieno titolo nell’ambito della cultura europea. Vicenda comune tra
mondo europeo e latino. Heidegger mostra come il pensiero filosofico debba essere
destino comune dell’occidente. Il nazismo sorto in germania aveva radici non peculiarmente
tedesche. In realtà questo fenomeno politico avrebbe avuto le sue radici nella storia della
metafisica. Atteggiamento che riguarda la riconduzione del fenomeno nazista alla questione
della tecnica. Dal momento che la metafisica ha condotto all’ esaltazione dell’uomo
attraverso strumenti tecnici li siamo arrivati al nichilismo. Nietzsche come ultimo frutto della
metafisica europea.
Interessanti riferimenti all’est, oriente. Vuole richiamarsi a una cultura che non avrebbe
esaltato l’atteggiamento fondato sul logos. Quella dimensione di essere che H desiderava
123
accentuare e recuperare rispetto alla metafisica europea non era del tutto ignota a un
pensiero che aveva la percezione della marginalità dell’uomo rispetto alla natura. il pensiero
Pensare: dimensione pratica. Marx e nietzsche hanno portato a chiarezza ciò che rimaneva
implicito. Fin dall’inizio c’è l’accentuazione di un elemento pratica nel pensiero platonico.
“Su heidegger: 5 voci ebraiche”. Allievi tedeschi di heidegger. Non c’è levinas. Frequentò le
lezioni di heidegger.
LEVINAS
Levinas è nato in lituania. Conserverà l’uso della lingua russa. abbandonerà ben presto la
lituania. È ebreo. Conosce la bibbia in ebraico, la legge in ebraico. Non studia i testi
talmudici, mentre comincerà a studiare testi della tradizione rabbinica ebraica già in una età
dato non solo testi di filosofia ma anche delle letture talmudiche. Levinas compie i suoi studi
a strasburgo. La sua tesi di dottorato è dedicata alla fenomenologia di husserl. Opera che
sarà pubblicata in francese sulla teoria dell’intuizione di husserl. Dice egli stesso che
interpretava husserl nel modo in cui heidegger lo aveva reinterpretato. Troviamo nel primo
levinas un approccio alla fenomenologia che terrà conto del modo in cui heidegger aveva
ripreso il suo maestro. Levinas diventerà uno dei primi divulgatori della fenomenologia in
ambiente francese. Offre al lettore di lingua francese essere e tempo. Ripercorre il libro
presentando l’ontologia heideggeriana. Scriverà anche su husserl. Sarà uno dei primi
è stato introdotto alla fenomenologia a partire da levinas. Nel 34 grande svolta: vera e
propria rottura di levinas con heidegger. Levinas cercherà di differenziare le strade di husserl
124
dell’essere a cui approda l’ontologia fondamentale heideggeriana approda alla barbarie.
L’approdo di questo discorso sarebbe l’idea di un essere umano legato alle sue radici
esistenziali. Vera e propria forma di negazione di libertà spirituale. L’essere umano sarebbe
legato per il fatto stesso di trovarsi in un certo ambiente a una forma di negazione di ogni
possibilità per l’uomo di rendersi indipendente attraverso la mente, lo spirito, dalle sue radici
passo non è così lungo per levinas. Problematica dell’essere: negazione del pensiero
che ha celebrato la libertà del pensiero. Negazione della prospettiva platonica: riflessioni
testo è un testo nel quale levinas comincia a pensare alla possibilità di un pensare che
abbandoni il terreno dell’essere. Dell’evasione: testo che si apre con il concetto che il tema
dell’essere appare in molti pensatori della storia della filosofia. Appare anche in quei
pensatori che sembrano allontanarsi dal tema dell’essere, ma accentuando il problema della
soggettività. La soggettività rimane identica a se stessa. non vi è solo l’essere della natura
che appare come l’essere delle cose, l’essere che non ha un dinamismo interno. Vi è
l’essere della natura che è una realtà che si mostra come rigida, fissa, ripetitiva. Accanto a
questo essere della natura vi è un essere dell’idea formato nelle forme di fissità e rigidità.
Nella misura in cui le idee si presentano come essenza è un mondo di essere. Se si pensa
dio come ente ci troviamo in presenza di un essere che viene pensato nella sua rigidità.
Levinas fa un passo ulteriore: afferma che l’essere non è solo riferibile alle cose, ma anche
alle idee, all’io nella misura in cui l’io tende a recuperare il diverso da se e a reintrodurlo
125
all’interno di se. tutto ciò che va al di la dell’io tende ad essere assimilato. Levinas: prende
Questo movimento tende sempre a reintrodurre l’oggetto a cui si aspira al movimento dell’io.
Reintroduce il diverso all’interno dell’io. L’io penso di kant è un io che si confronta con la
realtà varia, che va unificata. Questo “io penso” è poi in grado di compiere l’unità di tutto ciò
che risultava eterogeneo. Levinas quando parla di problema dell’essere viene a includere
non solo l’essere delle cose come aveva fatto nelle riflessioni sulla filosofia dell’hitlerismo.
Viene a includere tutto ciò che si presenterebbe nel senso dell’identità del se che viene poi
recuperata. Pensiamo all’io di fichte: io che si confronta con un non-io. Tendenza alla
riappropriazione dell’io. Levinas: ci sono dei segni nella nostra esperienza quotidiana che ci
mostrano come l’essere umano desideri liberarsi dai suoi legami con l’essere. Fa degli
esempi: tema del disgusto, della nausea. Quando si prova nausea è come se ci si volesse
liberare di qualcosa di troppo. Qualcosa di cui non vogliamo farci sovraccaricare. L’essere
qualcosa che opprime la mente con la sua fissità. La nausea è un modo di percepire l’essere
à evasione. Tema del piacere. Si desidera raggiungere il piacere. Piacere secondo tanti
sensi di questo termine. Piacere intellettuale, fisico. Si è sempre scontenti. Anche il piacere
non appaga. C’è anche qui qualcosa che continuamente rende scontenti. Qualcosa che una
volta raggiunto non può appagare. Desiderio di evadere verso qualcosa di diverso. Non si
desidera piu rimanere nell’ambito di un raggiungimento di piaceri che però non appagano.
Altre analisi: temi molto frequenti nel romanzo dell’epoca. Indicano l’essere circondati da
ancora, noia che irretisce la persona nell’adeguarsi a costumi percepiti nel loro continuo
pesare rispetto alla situazione in cui ci si trova e che non appaga. Tema del doppio. Il non
essere soddisfatti della propria identità e il cercare di acquisirne un’altra. Il tema dell’essere
è il filo conduttore che rimane sullo sfondo come tema che la filosofia dovrebbe
126
abbandonare. Dovrebbe abbandonarlo per cercare una dimensione altra. Il saggio sulla
evasione si chiude con delle frasi molto indicative che riguardano la dimensione di ricerca
Lezione 2.05.2019
morale non ha più una sua sussistenza in se, viene a dipendere dalla scelta dell’uomo. Nel
saggio di sartre ci sono altri motivi che fanno pensare a un suo avvicinamento a autori del
passato, sia alla distanza. Cartesio conosceva l’idea di un soggetto umano. Il soggetto si
presentava sotto forma di cogito. Sartre condivide il soggettivismo di cartesio. In sartre c’è
una riprsa di tematiche storico filosofiche di autori della modernità. C’è anche una svolta
però, accento sull’esistenza. Primo levi: richiamo ad autori del passato, alla tradizione
filosofico letteraria e religiosa. Meditazione profonda su grandi limiti della natura umana.
dell’umano. Come si può retrocedere nella realtà umana a una situazione in cui si rinuncia
un’altra. Tema della tirannia che può risorgere in modo inaspettato. Rischio sempre
incombente per primo levi. Ci sono elementi di oscurità nel percorso dell’uomo. Oscurità che
rimane anche nella visione illumistica che ci propone. Heidegger: legame con il pensiero
storico filosofico delle età precedenti. Heidegger ci dice che in platone è present eun’idea
attraverso l’idea. Platone appare ad heidegger come un pensatore che ha molteplici facce.
Platone che si collega alle fonti presocratiche secondo il quale l’essere può essere percepito
127
verso l’essere stesso. in heidegger la frattura con il passato della storia della filosofia è piu
In che modo heidegger compie questo passo di frattura rispetto all’idea dell’umano dei secoli
anteriori? Il tema dell’essere orienta la ricerca di heidegger- è una ricerca che rimane
ambigua. L’essere umano rimane radura, apertura, capacità di ascolto di ciò che dall’essere
proviene. Rispetto a sartre e levi, heidegger propone una via più radicale più decisa verso
Levinas: nel 47 non desidera riprendere pensatori che siano precedenti a quello che aveva
introdotto heidegger nella filosofia. Confronto con heidegger. Soprattutto verso la fine
levinas si richiamerà all’idea del bene presente in platone. Ripresa di pensatori antichi da
un’angolatura particolare. La figura con cui desidera dialogare nel testo è heidegger.
Levinas dirà che vuole abbandonare persino il clima della filosofia heideggeriana. Non solo
le sue proposte, l’approccio che heidegger ha verso l’essere umano. Vuole abbandonare
anche una certa percezione affettiva delle cose che è presente in heidegger.
Nota del traduttore. Autre oui: altra persona. Autre: altro in tutti i sensi. “altro”: intende altra
Ètant: participio di etre. La traduttrice ha deciso di tradurre etant con “essente”. Lo ha fatto
perché in etant c’è la radice di etre. La traduttrice ha deciso di tradurre come “essente”, se
avesse tradotto come ente la connessione non sarebbe stata così chiara.
heidegger in essere e tempo. Heidegger si rifaceva all’essere del da sein. La sua analitica
struttura. Il termine existenz in heidegger era ciò che si apre al da sein. Da subito heidegger
poneva un nesso tra il sein e il da sein. In sartre l’essere assumeva una forma diversa
rispetto a quella che heidegger aveva indicato. Levinas, che ha composto questo suo testo
128
quando era prigioniero di guerra in un campo tedesco e non potè vedere le opere apparse
tra il 40 e il 45. Era militare nell’esercito francese. Quest’opera venne elaborata negli anni
della prigionia. Nell’elaborare questo testo non ha tenuto conto delle opere uscite tra il 40 e
il 45. Il confronto di levinas non è con sartre l’essere e il nulla era uscito nel 43. Il confronto
è piuttosto con heidegger. In quegli anni era rinchiuso in un campo di prigionia tedesco.
Levinas già verso la metà degli anni 30 si incamminava verso un’uscita dal pensiero
heideggeriano. In quegli anni cercò di meditare questa sua critica di heidegger e questo
termine esistenza è il modo che riflette quello che veniva detto in essere e tempo.
l’accesso all’essere. Tra existenz e sein c’è una stretta relazione. i due elementi sono
pensati nel loro stretto collegarsi. Levinas vuole distaccare l’essere e la existenz. È
inevitabile che esistenza e essere si colleghino? Non è possibile pensare l’esistenza umana
in modo che si renda indipendente dal problema dell’essere? Questi due momenti non sono
così collegati come heidegger ci dice nella sua opera del 27. Si potrebbero pensare
situazioni in cui l’essere e il da sein siano separati. Proprio attraverso questa disgiunzione
si potrebbe pensare all’esistenza dell’uomo come esistente. Prendiamo il tema della pigrizia.
Si avverte l’essere non come qualcosa a cui si apre, che viene reso accessibile a partire da
modi di essere dell’essere stesso, ma come qualcosa che va messo a distanza. Il peso
dell’essere fa sì che nella stanchezza si avverta l’essere come qualche cosa di insensato,
di incombente verso il quale si intende resistere. L’esistente tende per questa ragione a
fatica. Percezione da parte del da sein che fa sì che l’essere si ponga come ciò che minaccia
e mette in pericolo colui che prova questa sensazione. Poi fatica che proviene da un peso,
un lavoro. L’essere compare come qualcosa che si da al da sein. Appare come qualcosa
che rifugge da un’apertura, che si presenta come qualcosa di pesante nei confronti di chi è
129
alle prese con la fatica. Fenomeno dell’insonnia. Vitalità della coscienza, attenzione che si
avvertire se stesso in modo separato rispetto a un esterno che lo soffoca. Il termine esistente
indica questo esserci che non ha piu l’atteggiamento di apertura verso l’essere, ma si
protegge da ciò che dall’esterno potrebbe metterlo in pericolo. l’esistente si isola dall’essere,
non trova piu una connessione immediata e naturale con l’essere. Lo avverte come
qualcosa di estraneo che non gli è immediatamente accessibile. Levinas usa questi due
termini che sembrano vicini, ma indicano due momenti. Esistenza: connessione con
l’essere. Accogliere l’essere. Esistente: essere umano che tende a raggomitolarsi, a formare
una protezione intorno a se isolandosi dall’esterno. Certi fenomeni come la percezione della
fatica, l’insonnia, indicano questo modo di essere dell’esistente. Bisogna cercare una
dimensione diversa dall’essere. Questo esistente che si separa dall’essere intorno a lui e
che appare opprimente, andrà alla ricerca di qualche cosa che sarà diverso dall’essere
stesso. un essere ideale riprodurrebbe la fissità che è propria delle cose. Levinas si richiama
alla nozione di amore nel senso proprio di relazione tra i due sessi. Dimensione di eros che
Movimento di chiusura dell’essere umano in se rispetto a ciò che lo circonda per poter
Si sofferma sulla questione dell’esistente. Esistente che sfugge all’ “il y a” dell’essere e lo fa
attraverso esperienze come quelle della fatica, della stanchezza. Tutto questo ha solo un
130
carattere preparatorio. È solo un inizio perché lo sviluppo di queste idee richiederebbe il
Lettura della prefazione alla prima edizione del 1947.l’orientamento levinas lo traccia.
Partire dall’esistente per arrivare alla dimensione di autre oui. Non c’è ancora una vera e
propria trattazione di questi temi. C’è solo un’apertura verso questi temi. Ex-scendenza: ex
scendance. È nel senso dell’eccedere, dell’uscir fuori, di qualcosa che va oltre. Non si deve
intendere il termine nel senso di una discesa. L’eccedenza e la felicità sono collegate
attraverso la trascendenza non ha nulla a che fare con quelle categorie che siamo soliti
adoperare pensando all’essere reale delle cose. Pensiamo a dio come ente sommo. Dio ha
un suo essere e questo essere va pensato come essere supremo. Secondo levinas non
dovremmo tornare a questo modo di concepire l’essere ideale. Eccedenza, oltre, altrimenti.
Un uscir fuori. Abbandono del piano dell’essere in tutti i sensi. non un piano noumenico
pensato come un piano sempre uguale a se stesso di leggi fisse. Bisogna pensare con
categorie diverse, con modi di pensare diversi da quelli che caratterizzano l’essere.
nell’essere. Per questo essere è preferibile a non essere. Bonheur: benessere che richiama
il bien, il bene. in francese c’è un collegamento anche linguistico tra bene e felicità. In
francese il termine bene e felicità si collegano anche sul piano linguistico. Ma in che modo
il bene dovrebbe collegarsi alla felicità? Quando levinas parla dell’esistente e si isola, sarà
poi anche un esistente a contatto con ciò che consuma, con ciò di cui gode, con ciò che
rappresenta il suo nutrimento, ciò di cui può fruire e godere. Esistente: dimensione di
chiusura in se che lo mette a contatto con gli esistenti che vengono percepiti come ciò di cui
131
questo esistente ha bisogno e attraverso i quali li vive. L’esistente può godere del riposo.
Tutto ciò che occorre all’esistente per potersi mantenere in vita. Una dimensione di
benessere si apre a partire dal pensiero dell’esistente, non dal pensiero della esistenza, che
è aperta all’essere nel senso lato del termine. Felicità e bene non si oppongono affatto. Solo
una dimensione di bene può aprire questa dimensione di felicità. Levinas unisce la
dimensione del bene a quella della felicità. La felicità riguarda il contatto con le cose,
non essere. Per levinas è meglio essere purchè esso si colleghi alla felicità dell’esistente.
Se non fosse così tra essere e non essere nascerebbe il dilemma. Position: posizione cioè
esistente nell’essere. Analisi della posizione dell’essere. Nel corso dell’opera ci saranno
delle prospettive che eludono a un lavoro che levinas si propone di fare in un secondo
momento. Ci saranno delle prospettive in direzione di autre oui. Prima del 61 troviamo delle
lezioni di levinas che tenne ad esempio in un circolo diretto da jean val, maestro di levinas.
Aveva introdotto il pensiero tedesco in francia. Jean val era già andato verso una direzione
che poi sarà quella di levinas, cioè il pensiero metafisico. Metafisica raggiunta attraverso
l’esperienza immediata dell’uomo. In questo seminario a cui levinas partecipava, siamo nel
47 – 48, levinas terrà delle lezioni sul tema della morte. Levinas leggeva maimonide. Siamo
negli anni 30. Ci da un articolo in francese in cui ci mostra come maimonide, pensando la
pensiero della creazione. Ciò vuol dire andare alla ricerca di un altrimenti rispetto all’essere
del cosmo. Riflessioni sulla capacità di astrazione del pensiero. Se ci si ferma alle cose date
il mondo certamente non sembra aver avuto origine, è li in eterno, ci appare come qualcosa
di stabile. il pensiero dovrebbe retrocedere a ciò che potrebbe costituire la vera realtà,
l’origine, prima dell’essere dato delle cose. In fondo maimonide accusa aristotele di non
essere stato abbastanza filosofo. Se si pensa l’altrimenti dell’essere dato del cosmo si
giunge a una nozione di origine. Contrapposizione tra ontologia e pensiero ebraico. Levinas
132
dice che questa dimensione di ricerca del 47 l’aveva già cominciata negli anni 30. Aveva
criticato il pensiero dell’essere in alcuni suoi saggi. Le ricerche intraprese in quegli anni sono
state redatte tra il 40 e il 45. Stava in un campo di prigionia come militare francese. Opere
Introduzione pag 11. Bisognerebbe distinguere tra ciò che esiste, ce qui existe, e l’individuo,
il genere, la collettività. Sono esseri designati da sostantivi. Sto parlando di soggetti, di enti.
Esistenza: atto. Dire di qualcosa che ha esistenza vuol dire richiamarsi a un verbo, il verbo
esistere. Nel caso di ciò che esiste l’accento cade sulla realtà delle cose. Se si parla di
esistenza l’accento cade sul verbo. Sono esistenti che hanno esistenza. Spesso si tende a
essente “etant”, in un modo un po’ equivoco. Sembra che a volte si riferisca all’esistente. A
volte questo termine sembra richiamare molto di piu di esistente il verbo essere. Sembra
L’essere si apre all’essente. C’è un modo di pensare il presente in cui l’essere e l’esistenza
dell’ente e dell’essere che appare. Noesis e noema. Come se soggetto ed essere che
Il soggetto è in rapporto con il soggetto che gli si presenta. È questo che avviene sempre?
C’è un riferimento alla creazione che viene pensata nel senso di una recezione dell’atto
della creatura che viene creata. Semplicità dell’eterno che da luogo alla creazione. Nesso
tra l’attività divina e la creatura che viene creata da dio e che riceve la sua forza creatrice.
L’essente produce una realtà che si mostra come ciò che riceve questo atto creativo. C’è
un modo di pensare il rapporto tra ente e essere che articola questi due momenti. La
articolato? Se si retrocedesse a un momento in cui l’ente appare privo del suo riferimento
133
all’essere? Un essere che non si apre all’ente, ma viene distanziato. Qui isoleremmo
l’esistente, che viene analizzato di per se. questo è il progetto di levinas, retrocedere a
questa semplicità dell’ente. Esistenzialità dell’esistente nel senso del contatto con le cose.
Immeditaezza degli enti che non ha nulla a che fare con l’essere che è qualcosa di diverso.
Questo “il y a” non si mostra come nulla di percepibile del soggetto, non è nulla che possa
essere determinato, non è una categoria, è la dimensione di essere intesa nel senso dello
essere allo stato puro. Questo essere che definiamo con il y a non aggiunge niente al
soggetto. Levinas disarticolando i due termini che in genere in filosofia sono uniti, essere e
esistenza, si apre la possibilità di riflettere su due punti a cui la filosofia non aveva fatto
soggetto, è lontano da se. gli pesa, vuole distanziarlo dalla propria attività. Lo riguarda solo
esperienze dell’uomo che la filosofia non pensava di prendere in considerazione. Peso del
vivere. Pigrizia, non voler agire, adagiarsi, resistere. Racchiudersi in se, riposare in se.
le due strade.
Lezione 6.05.2019
LEVINAS
Testo del 47. Essere che viene costruito sulla base dell’essere della natura. l’essere si
stesso. il testo di Levinas: si tratta di capitoli in cui troviamo delle analisi à levinas tende a
tornare su concetti che svolge all’interno dell’opera in maniera più approfondita. Capitoli che
offrono delle analisi che si completano l’una con l’altra. Il modo di esporre che ha levinas
134
non è tanto quello di uno svolgimento, ma è quello di una elaborazione dei temi
dell’esistenza e dell’essere che vengono sempre più articolati. Si potrebbero anche leggere
come capitoli separati. Levinas aveva concepito l’opera come un insieme di analisi distinte.
Ricostruiamo una organicità di pensiero nell’opera. Partiamo dal tema del “c’è”, dello “il y a”,
rovesciato in cui non si trova più alcun senso. Il y a: esperienza del brusio indistinto. Parole
che sembrano non avere alcun senso. Si cerca di intendere qualcosa, ma non si comprende
il senso del rumore che rimane sullo sfondo. il y a impersonale. Non è espressione di un
soggetto. Non si può considerare come manifestazione di nulla che possa essere ricondotto
alla soggettività. Neutro che non ha nulla del personale. Tema dell’essere che incombe
senza che l’essere possa essere compreso. Non c’è nulla che lo illumini. Insonnia: si è
coinvolti da una dimensione di oscurità da cui non si può sfuggire e che non si può dominare.
Levinas usa delle parole impressionanti per questa esperienza: parla di un orrore di fronte
allo “il y a”. più che paura parla della dimensione dell’orribile. Levinas descrivendo questa
dimensione di essere impersonale ricorre all’arte e ricorda che in certe forme di arte
percezione della materialità, ci sono dei colori che assumono pesantezza. Quadri che hanno
delle forme che non sembrano avere un’armonia. Il quadro sembra contenere una pura
materialità. Macchie di colore che danno il senso della materia. In certe teoria della pittura
del 900 la manifestazione artistica si percepiva come cosa, come prodotto piuttosto che
come riproduzione di un soggetto. Par 1 cap 3: l’esotismo. L’essere del quadro si presenta
come qualcosa che si introduce nel quadro come qualcosa di esotico. Essere che si rende
indipendente dal soggetto: noi percepiamo l’essere in quanto soggetti. In quanto esseri
soggettività. La soggettività sembra annullarsi. Nel capitolo 3 ci sono queste riflessioni sullo
135
di fronte alle quali il soggetto è coinvolto senza saper più porre un ordine. Dimensione di
rumore di sottofondo di fronte alla quale non ci si può isolare. Coinvolgimento in una
apparentemente contraddittoria che indica lo “Il y a”. esperienza del caos. levinas evoca
l’idea di un mondo in cui non c’è più un ordine, una struttura ben definita. C’è solo la
presenza di una realtà senza una logica. Esperienza dell’assurdo. Evochiamo la dimensione
del caos. il caos non è il caos come assenza di ordine. È un caos inteso come realtà. levinas
parla anche del negativo e del male. Con questi termini indica ciò che si oppone all’ordine,
al bene. è una dimensione di presenza. Non è il rovescio del senso è dell’ordine. È una
dimensione di pesantezza dell’essere di fronte alla quale il soggetto sembra non potersi
separare. Si è schiacciati su questa dimensione di essere da cui non ci si può liberare (cap
3). Levinas indica la possibilità per il soggetto di assumere consistenza. Come avviene?
Avviene con delle esperienze che sono semplici. Esperienza del dormire. Ci si addormenta
di fronte a questo coinvolgimento nel non senso, nel caos. l’io cerca un rifugio nel sonno, si
riposa, si isola. Dimensione del riposare: rappresenta un momento di pausa. L’io si astrae
dell’io. Il dormire: colui che dorme è collocato in un certo spazio. Dimensione della posizione.
Si riferisce al libro di Giona. Mostra in che modo levinas vuole riportare la dimensione del
dormire. Rinchiudersi in se per isolarsi rispetto alla situazione di oppressione e violenza che
piove dal di fuori rispetto all’io. Altre esperienze: capitolo 1. Esperienza dell’indolenza, della
riposo. Momento di pausa tra il dormire e il ritrovarsi nell’essere, di inserirsi nell’essere che
136
cosciente. Siamo su un piano di una esperienza immediata, un’esperienza iniziale dove la
coscienza non è ancora sviluppata. È una dimensione intermedia tra il sonno e il risvegliarsi.
elemento di esserci pur non volendo. Esperienza della fatica. La stanchezza che si prova in
coinvolto nell’essere. Dimensione della fatica analizzata nel capitolo 1 insieme alla
perché vuole indicare una dimensione dell’uomo in cui si parte da un tipo di esperienza in
cui piuttosto che essere coninvolti nell’essere ci si racchiude in se, si prendono le distanze
consocere le cose perché assume una distanza rispetto alle cose, si attiva secondo le sue
di appagamento che può essere ricondotto al desiderare dell’esistente che in questo modo
queste analisi di levinas. Si desiderano gli oggetti che ci appagano. La dimensione del
cose esterne per appagare i propri bisogni. Levinas parla di una laicità dell’esistere. È la
soggettività stessa che entra in contatto con le cose in quanto appagano i bisogni. Il soggetto
considera le cose che possono poi soddisfare i propri bisogni: dimensione di desiderio
137
conosciuti. Teoria e pratica sembrano andare di pari passo. La dimensione della
assimilarle dal soggetto. È come se il soggetto fosse anche il soggetto conoscente che
richiamato nella sua dimensione di filosofo della intenzionalità. Husserl aveva considerato
la coscienza come ciò che ci permette di appropriarci degli oggetti. Heidegger piuttosto che
di coscienza aveva parlato del da sein, della dimensione esistenziale. Levinas condivide
l’idea husserliana della coscienza che si separa e si distacca dall’essere. Levinas torna ad
husserl. Ritiene che attraverso husserl la dimensione della soggettività possa essere messa
in evidenza (capitolo 2). Perché levinas procederà verso la dimensione del bene? non
avrebbe potuto fermarsi alla dimensione dell’esistente in quanto può conoscere, può
quanto è soggettività che si appropria degli oggetti. Secondo levinas fermarsi a questo punto
non permette la vera e propria uscita dall’essere. Questione del tempo. Quando ci si ferma
alla dimensione della coscienza sembra che la dimensione del tempo non possa essere
pensata. Continuità del tempo e impossibilità di pensare il tempo stesso. tempo: unione di
istanti. Gli istanti sono ciò che propriamente forma il tempo. Negli istanti si hanno esperienze
diverse che fanno sì che ciascun sitante sia diverso dal successivo. il tempo si
continuità in cui gli istanti non si distinguono neanche l’uno dall’altro. Ripetizione del
medesimo istante ogni volta. Perché ci sia tempo è necessario che ci sia una interruzione
del tempo. Il tempo dovrebbe configurarsi in modo tale che gli istanti fossero tutti diversi
l’uno dall’altro. Il tempo della coscienza, che riunisce tutto nella sintesi, il tempo del
desiderare, che tutto riunisce nel soddisfare i propri bisogni, sono dei tempi incapaci di
diverse in una totalità attraverso un lavoro di sintesi degli istanti diversi, allora questi modi
138
di operare del soggetto indicano una continuità del tempo che si configura come un eterno
vi sia tempo: generazione. L’altro, autre oui (alterità della persona) si configura come l’altro
nel senso altro sesso, uomo\donna , possibilità della generazione. Dimensione della filialità
che levinas introduce dal rapporto di io con autre oui. C’è una dimensione erotica e una di
bene rispetto al soggetto che desidera che rende possibile il tempo. Il tempo è discontinuo
perchè c’è la dimensione dell’altro. C’è la dimensione io\autre oui, la dimensione del futuro
(filialità) à la temporalità è pensata nel senso del discontinuo, nel passaggio a ciò che
problema dello il y a, il tema della comunità in cui non appaiono le persone. tema di un uno
tutto in cui non appaiono dei veri e propri soggetti. Totalità indistinta, oscuro, negativo. si
incute terrore non potesse essere specificato nella sua propria determinazione, è una
dimensione più astratta e generale. Modi attraverso i quali ci si può difendere dall’orrore:
quiete, silenzio, riposo, rientrare in sé (occupare un certo spazio che si isola rispetto alla
ritrarsi in se. da questa dimensione di distacco sorge quella del desiderare e del conoscere.
dell’identico, della rigidità che è propria dell’essere. Conclusione: dimensione di autre oui,
dimensione dell’eros. Obiettivo fondamentale di levinas: idea del distacco tra esistenza e
essere.
Levinas descrive lo il y a con i termini che rosenzweig usava per descrivere il mondo pagano.
Riprende la questione dell’eros come ciò che spezza l’incantesimo e permette di uscire fuori
L’idealismo ha pensato l’io sotto forma di essere. Come sfuggire a una dimensione di
essere? Per levinas solo se si pensa l’io in perpetua non identità con se. avviene solo
139
quando l’io si trova continuamente alle prese con l’altro rispetto a se stesso. è necessario
che ci sia l’altro, il diverso, rispetto all’io. Solo in questo modo lo il y a sarebbe sconfitto.
L’eros fa sì che lo il y a venga tenuto a distanza, venga sconfitto (ma mai completamente).
Il male tende a risorgere anche quando c’è una dimensione di eros. Il pensare qui
Lettura di Levinas. Pag 48. Il cinema ottiene gli stessi effetti, cioè di descrivere una realtà
si richiama al cinema per la dimensione dello il y a che emerge. Nella pittura del 900 non
troviamo una rappresentazione esterna della soggettività dell’artista. Anzi sembra che l’arte
moderna abbia dichiarato guerra al soggetto. Non c’è più il soggetto: ecco il mondo dello il
y a. pag 49. pittura del 900: apparire come pura materialità. Ci troviamo di fronte a quadri
che presentano blocchi compatti di colore, non c’è armonia tra gli elementi che vengono
messi insieme. È come se gli oggetti si soffocassero. Pittura esotica di cui levinas parla.
Dimensione dello il y a che appare come puro essere. Pag 50: scoperta della materialità
dell’essere. La materialità dell’essere che appare nella pittura del suo tempo è una
materialità che non indica una materialità dell’essere diversa. È nuovo il brulichio degli
elementi. Non c’è una luminosità di forme, c’è una materia grezza. Modo in cui l’arte e la
sfioramento dello il y a è l’orrore (pag 52). L’orrore spoglia la coscienza della sua stessa
soggettività. Levinas si rifà a due antropologi, durkheim e brull. Durkheim: il soggetto aveva
la percezione del sacro di fronte ad alcuni oggetti. Di fronte a certi fenomeni si aveva
l’impressione del sacro in modo che il soggetto stesso potesse costruire la dimensione del
divino personale. Brull aveva modificato questa visione: l’impressione di ciò che durkheim
140
aveva chiamato il sacro era l’impressione del timore profondo che incutono determinati
annullamento del soggetto. La dimensione del terribile non portava a nessun emergere del
soggettivo. Il soggettivo veniva assorbito dal fenomeno. Siamo nella notte, prima della
rivelazione. Levi brull evoca il terrore che fa pensare alla dimensione dello il y a. levinas
confronta una dimensione primitiva con una contemporanea come quella evocata dalla
pittura del 900. Questi si rifacevano ai primitivi. Arte anti classica. Pag 54: shakespeare.
terribile. Siamo a pag 54. È come se l’essere riapparisse sotto forma di fantasma. L’essere
e il non essere non formano una vera e propria opposizione. Dimensione di morte che
incombe sui vivi. Riferimento a heidegger. Pag 57: errore di heidegger per levinas: è come
se l’angoscia fosse lo stato d’animo dell’esistenza in rapporto alla fine del suo proprio
essere. La paura del nulla, l’essere per la morte, suscita l’angoscia in una esistenza portata
verso il nulla. Levinas dice che questa dimensione corrisponde a un modo peculiare di
precedente, risale a una dimensione di essere previa rispetto a ciò che heidegger ci dice
incombe, soffoca l’esistenza stessa. levinas contrappone la sua analisi dello il y a alle sue
analisi sulla morte e sull’esistenza. Da sein percepito come esistenza aperta all’essere.
e che riguarda lo stesso esistere indica la necessità di un impegno nell’esistere. Non viene
assunto alla luce della coscienza, come se si avesse una obbligazione. Vi è una stanchezza
nell’essere che dipende dal fatto che ci si deve impegnare in qualche cosa, ma allo stesso
141
tempo non ci ha modo di compiere questo passo dell’impegno, uscendo fuori da quello che
si percepisce come il non senso dell’esistenza. Si respinge l’il y a e si desidera uscir fuori.
Viene richiamato baudelaire che parlava di un “partire per partire”. Non si sa esattamente
dove si debba andare. Si vuole uscire fuori da questa situazione, ma l’esistente rimane
legato all’il y a che incombe. Senso di stanchezza. Chi è animato a fare qualcosa si trova in
una situazione di attività, di rafforzamento del se. qui siamo in una situazione di stanchezza
del se. un se che è stanco delle relazioni in cui si trova ma che non ha la forza di affermarsi
Non si ha la forza di affrontare gli obblighi che si hanno e si retrocede di fronte agli obblighi.
Pag 21: cura del se. quando si parla di una preoccupazione per l’esistenza non sta a indicare
che si è preoccupati dell’esistenza perché c’è il nulla che incombe. Piuttosto ciò che affatica
è il troppo essere, è il non senso dell’esistenza che mi preoccupa non la mia morte. È
l’essere senza significato che forma per l’esistente un problema. La cura di se non
presuppone il fatto che il sé si veda rivolto verso il nulla dell’esistere. Quello che lo
preoccupa è il troppo pieno, è il fatto che c’è una ricchezza di cui egli deve preoccuparsi
perché questa ricchezza rischia di soffocarlo. Si tratta di trovare il senso dell’esistere. Analisi
Lezione 9.05.2019
LEVINAS
142
Essere della natura, degli enti, del cosmo. Levinas considera che si può parlare di essere
non solo in presenza dei fenomeni della natura, ma anche in presenza della sostanza.
Anche l’anima è essere nel momento in cui si configura come sostanza. Anima e dio non
appartengono alla natura, ma nel corso dei secoli hanno anch’essi preso la forma
dell’essere. Levinas riflette su una dimensione diversa. Levinas nella conclusione del saggio
sull’evasione si limitava a dire che bisognava pensare in modo altro rispetto a una filosofia
che si cimenta con l’essere. Dimensione dell’essere: dimensione che se accentuata sempre
condurre verso la barbarie. La dimensione di essere si lega alla fissità delle cose. L’essere
umano è pensato in relazione a una dimensione che lo domina in quanto essere. Sarebbe
da concepire come un io sostanza. Ostile nei confronti di tutto ciò che lo minaccia. A partire
da una filosofia dell’essere non si può non giungere a una dimensione di guerra. L’essere
che domina l’essere umano si configura come contesto a cui l’io apparterrebbe per natura.
l’essere umano sarebbe legato a un essere che lo domina. Se lo spirito non viene pensato
sotto forma di attività, ma viene pensato sotto forma di sostanza c’è il rischio della chiusura.
Testo di levinas pubblicato nel 35. L’attualità di maimonide. Dimensione del bene che si
maimonide, levinas loda maimonide perché trova che nelle pagine che riguardano la
creazione nella guida dei perplessi ci sia il pensare l’altrimenti rispetto alla realtà data. Per
aristotele il mondo è ab aeterno, non si può pensare a una creazione. Arsitotele non crede
che sia possibile pensare una creazione ex nihilo. Bisogna pensare che il mondo sia sempre
stato perché il nostro pensare si lega al mondo. il nostro pensare il possibile si collega a
realtà date. Il pensare è sempre un pensare qualcosa. Aristotele pensava che il mondo
fosse ab aeterno. Levinas loda maimonide perché ha permesso il pensiero della creazione.
In maimonide c’è un pensare una dimensione altra rispetto all’essere. Il dio di aristotele è
sempre stato perfetto. Impossibilità della creazione. Il dio perfetto non può aver dato luogo
143
al mondo perché non vi è nulla che può aver offerto ostacoli alla sua volontà. La creazione
è impossibile. Pensare un dio che è uro spirito: l’essere stesso dipende da dio. Dio che non
è qualcosa di stabile e oggettivo, non può essere configurabile in elementi determinati della
natura e in elementi determinati che siano concetti. È un dio che si presenta nel suo essere
provvisto di attività. È un dio che compie azioni. Per maimonide la filosofia può pensare
questo. Si può pensare un dio che è privo di essere e che si presenta come soggetto di
un’attività.
Dio provvisto di qualità determinate che lo definivano. Il dio di maimonide: soggetto di cui
possiamo conoscere le azioni. Sono le azioni divine quelle che interessano l’uomo. Qui c’è
già il succo di quello che ci dice levinas nel nostro testo del 47. Levinas conclude dicendo
che maimonide ha dato un’espressione filosofica a quello che è contenuto nella scrittura.
Dimensione del bene. è al di la dell’essere. Tra platone e maimonide sembra esserci una
certa affinità- in platone c’è qualche elemento che fa pensare a un abbandono del terreno
greco dell’essere. Levinas lo esprime sin dalla prefazione al suo testo. Cosa non condivide
maimonide dell’idea aristotelica del cosmo? Il fatto che il mondo sopralunare possa essere
indagato con gli stessi criteri con cui indaghiamo il mondo sublunare. Maimonide non
accoglie aristotele nel momento in cui pone il rapporto tra fenomeni naturali e dio. I fenomeni
naturali e un mondo celeste che aristotele non era in grado di spiegare con i suoi concetti.
Ciò che riguarda il rapporto tra divino e la terra aristotele non ce lo ha saputo dire in maniera
percepire le cose intorno a noi secondo cui non riusciamo a cogliere qualcosa di
determinato. L’esperienza dell’essere confuso, dell’essere che appare come una realtà
144
dimensione, quella dello il ya, impersonale, ne consegue che chi si trova di fronte a questo
tipo di essere non può che avere un senso di orrore, trovarsi alle prese con qualcosa che
minaccia, che sembra annullare il soggetto stesso. si richiama anche alla dimensione
artistica. Alla fine dell’800 scompare la forma nella pittura. Ci sono macchie di colore, c’è il
compatto che si presenta alla vista, oppure la materia stessa che diventa opera artistica in
certe forme pittoriche ad esempio. Anche nella pittura c’è l’esotico per levinas. Interessante
che anche in “La nausea” di sartre c’è questa percezione dell’essere. Brulicare, intrecciarsi
degli elementi senza un ordine: non può essere rappresentato sotto la forma della vitalità.
Sartre metteva in evidenza come l’albero e le cose intorno all’albero apparivano sotto forma
di ciò che sta per tramontare. Senso di morte che incombe. Anche levinas quando parla
dello il y a parla della morte. Tutti elementi che ci sono in shakespeare. Cosa differenzia
levinas da sartre? In sartre la dimensione artistica nella nausea sembra rappresentare una
via d’uscita rispetto all’essere senza necessità. L’arte e in particolare la musica sembra
rappresentare un mondo di senso. C’è un’armonia nella musica. C’è qualcosa di sensato,
c’è un ordine nella musica. A differenza di sartre levinas non si richiama alle
dimensione di armonia, ordine, senso, appartiene a un’arte che giunge fino all’800. L’arte si
è espressa soprattutto sotto forma di figura. Dimensione di misura che poteva esprimere
una dimensione di senso. Sartre amava l’arte classica. Sartre si richiamava a manifestazioni
artistiche che avevano una forma di classicità. Nella pittura contemporanea c’è stata una
trasgressione delle figure dell’arte classica. Non c’è più l’armonia, l’espressione soggettiva
stesso artista vuole manifestare come qualcosa di soggettivo. Levinas non può vedere
nell’estetico una via d’uscita dallo il y a. levinas sembra associare invece le manifestazioni
artistiche allo il y a. l’arte non sembra poterci dare un diverso rispetto alo il y a. scompare la
145
Ci sono poi tutti quegli elementi dell’esperienza dell’uomo che indicano il raccogliersi
dell’esistenza in se. c’è un’esperienza umana elementare, quella del dormire. Questa è una
forma di resistenza allo il y a. questo io si configura come un io che riposa su se stesso, che
è in quiete. Si isola, non vuole essere soffocato da questa esteriorità che pesa su di lui. È
un io che assume una dimensione di collocazione nello spazio. Il “qui” di levinas non è il da
del “da sein” di heidegger. Il da sein è esistenza che si apre all’essere. In essere e tempo si
essere. Il da sein come ciò attraverso cui l’essere si configura. Il qui di cui ci parla levinas è
il contrario. Non è ciò che pone l’esistenza in rapporto con un essere esterno, ma è ciò che
la isola. Collocarsi del corpo in un luogo che tende a separarsi dall’essere. Localizzazione
spaziale. Da li nascono gli altri fenomeni di esperienza. Indolenza, fatica, modi di rapportarsi
con l’essere che indicano il senso di sottrazione che l’io desidera affermare nei confronti
sottrarsi nel momento in cui l’essere agisce su di noi. La dimensione di fatica sembra
includere questo doppio aspetto. L’essere soffoca, ci opprime. Mano che nell’afferrare
diventa più debole. Afferrare che indica una dimensione di stanchezza. Sculture di rodin:
dimensione di movimento che indica un fissarsi delle cose. Il movimento è bloccato. Siamo
a una forma di reisstenza rispetto allo il y a che avviene sotto forma di passività. Si resiste
nello essere passivi. Levinas collega a questa forma di resistenza l’origine della coscienza.
Pag 44. Conclusione di “il mondo”: ancorare la dimensione di conoscenza, dell’io cosciente
che sarebbe atto di sottrazione allo il y a. il nostro conoscere gli oggetti è a partire
dall’ipostasi dell’esistente che si sottrae all’essere. Se non ci fosse questo non voler essere
alle prese con ciò che l’essere mi detta è l’origine della coscienza, del nostro desiderare. Si
ha relazione con gli oggetti che diventano ciò di cui ci serviamo per pagare i nostri bisogni
nel momento in cui ci distanziamo dagli oggetti. Soddisfacimento del bisogno umano: il
146
bisogno umano viene soddisfatto solo quando vi è inizialmente un configurarsi dell’esistente
me, che è lontano da me. Esempio della casa. L’esperienza umana del soddisfare i bisogni
presuppone una distanza tra l’io e l’essere. La dimensione del desiderare dell’uomo nasce
pratica e teoretica. Dimensione unita da levinas. Questione del rapporto tra conscio e
inconscio. Per levinas l’inconscio non è l’opposto del conscio, ma è ciò che può essere
assolutamente cupa e buia in cui la coscienza non potrebbe mai penetrare questa
dimensione dell’inconscio non potrebbe mai essere teorizzata. Si può fare disciplina della
nostra dimensione dell’inconscio proprio perché può essere trasformata in una dimensione
confinante con la consapevolezza. Tutto ciò che emerge alla luce della coscienza può avere
dallo il y a al desiderio, al sapere, al conoscere nella dimensione della luce. una volta giunti
alla coscienza è necessaria la luce. la luce permette la distanza tra me e il mondo. c’è uno
spazio che fa sì che io intrattenga dei rapporti con il mondo. nella dimensione dell’oscurità
non c’è nulla che possa far sì che si entri in contatto con gli oggetti. Io cosciente che si
distanzia dalle cose per poi tornarvi in contatto. Pag 36 “soffermiamoci più a lungo..” : dire
il mondo, appropriarsi del mondo nel momento in cui si desidera qualcosa. Chi è alle prese
con il mondo non dice il mondo. la dimensione del dire il mondo è quella in cui ci troviamo
coinvolti a partire dalla resistenza con il mondo stesso. non è un atto di abbandono al
mondo. necessitò di mettere tra parentesi il mondo. gli oggetti sono oggetti di soddisfazione
del desiderare. Pag 38: dimensione di lucidità, di coscienza. Levinas rivaluta cartesio.
147
Dimensione di lucidità e di consapevolezza propria di cartesio. Dimensione ripresa da
levinas nell’indicare questo elemento della sincerità. Prima del cogito ci parla della res
cogitans cartesio. Radicarsi del cogito in una dimensione di dipendenza rispetto all’essere.
Levinas interpreta il cogito cartesiano in senso anti idealistico. Cartesio collega la corporeità
al cogitare. L’io cogita, è in un certo spazio luogo e tempo. discorso del metodo: cartesio
parla di sé. Si trova a riflettere su di se e ci indica le circostanze. Idea del desiderare come
un godere delle cose. Critica di heidegger. Appropriarsi delle cose: l’esistente soddisfa il
suo desiderio. Dimensione della cura. Non è una dimensione primaria in levinas.ci
preoccupiamo della nostra esistenza solo quando siamo al limite, quando siamo in epoche
di miseria. L’esistenza ha modo di vivere in un essere che non si presenta come mezzo per
la mia pura esistenza, ma come mezzo per appagare questo desiderio. Il cerchio che
heidegger costruisce e in cui introduce momenti diversi, deve allentarsi. L’io come un se
che non viene soffocato dallo il y a. il lavoro molto duro ci porta a pensare all’alimento solo
come qualcosa che ci tiene in vita. Il mondo assume un aspetto diverso. Levinas recupera
appare il presenta nella sua istantaneità. Qualcosa che è vissuto dall’esistente stesso. il
tempo dovrebbe essere pensato a partire dall’esistente. Se l’esistenza è già alle prese con
l’essere, il tempo si configura come passato e futuro. La dimensione del presente è qualcosa
di sospeso tra futuro e passato. Dimensione dell’esistere: il presente si lega al qui e ora.
Elemento dell’istantaneità. Discontinuità del tempo. la dimensione del rapporto tra essere
Dimensione dell’istantaneo che viene vissuto nell’esperienza del resistere o del godimento
che sembrano portarci a dare rilievo alla dimensione del presente. Il presente deve essere
148
visto come l’sitante che si collega ad altri elementi del tempo in modo tale che il tempo ci
sia.
Lezione 13.05.2019
LEVINAS
Questione del tempo: “l’ipostasi”. È un termine che levinas riprende dalla filosofia. indica la
Il verbo essere, che indica l’azione, si consolida, si fissa in una ipostasi. Sta a indicare anche
coagula e si separa dall’essere per avviare un processo che lo porterà all’io, alla coscienza.
Capitolo che si presenta come una sintesi. Non è tanto un libro che procede secondo un
cammino. È un ripercorre dei concetti che levinas vuole mettere mano a mano a fuoco.
Come ci si può sottrarre all’essere che incombe su di noi. Come da queste esperienza si
forma la coscienza. Ultimo capitolo ripercorre il cammino che va dallo il y a alla formazione
della coscienza. Passo ulteriore: dalla nozione di io come coscienza all’autre oui, altri. altro
che è persona. Sembra potersi delineare a partire da questo libro una sorta di
fenomenologia della coscienza che ha il suo avvio nello il y a. modo in cui l’io cerca di
sottrarsi, racchiudersi in se dell’esistente che a poco a poco permette il sorgere dell’io come
coscienza. Poi si va dall’io come coscienza all’io come altro. dallo il y a alla coscienza. Vari
gradi della coscienza fino al momento della relazione con altri. questo punto rappresenta il
punto ultimo della fenomenologia dello spirito. A differenza della fenomenologia hegeliana
l’ultimo momento non è quello dell’autocoscienza. Nel caso del punto ultimo si tratta di
rimanere in un ambito che esprime l’apertura verso l’altro. il punto piu elevato di questa
149
fenomenologia che si delinea rimane la diversità tra io e autre oui. Il luogo dell’io che si
perviene alla coscienza di se ed entra in relazione con altri. questo io che si forma è un io
che non si propone mai nella dimensione della fissità. È un io inquieto che rimane in una
posizione di confronto con ciò che è esterno rispetto a se. il punto ultimo di questa
dimensione di esteriorità. Pag 59: l’insonnia. Esistenza senza il mondo. distinzione tra
insonnia e non poter dormire. Insonnia: dimensione in cui la coscienza si trova tra il sonno
e la veglia in modo tale che non sia piu una consapevolezza di se nel buio della notte. È
appiattimento del se nel buio. Perdita del se in una situazione di dormiveglia. Stato di disagio
e inquietudine in cui l’io cerca di riposare, ma non riesce a racchiudersi in se, non riesce a
distinto. Si rimane in una realtà in cui non è possibile delineare dei contorni. Tutto si annulla
in questa dimensione. Levinas descrive questa esperienza quando dice che è come se
nell’oscurità mancasse una prospettiva senza che sia possibile trarre una prospettiva. Pag
60. A differenza dell’insonnia c’è anche la veglia. Vegliare: si rimane svegli perché la
coscienza ha un oggetto. esiste una veglia che si confonde con l’insonnia, ma anche un
rimanere svegli per un pensiero. L’insonnia è anonima, mentre il vegliare sta a indicare un
atto del sé. Pag 60: distinzione tra veglia in senso di rimanere svegli perchè attratti da
qualcosa e insonnia come annullamento del se. paragone tra insonnia e delirio, follia. La
mente è quasi percorsa da stati di coscienza che non si fissano mai. Ombre, immaginazioni,
immagini che scorrono rapidamente senza che si abbia modo di determinarle in modo piu
150
L’apposizione. Rapporto tra coscienza e mancanza di coscienza. Il conscio non è l’opposto
se stessa. è come se la coscienza pescasse continuamente dagli strati piu profondi dell’io.
Dall’incoscienza sorgono gli strati che giungono alla coscienza. Tra coscienza e inconscio
non c’è opposizione. Dalla coscienza si retrocede all’inconscio. Il dormire o il resistere del
corpo alla fatica sono degli stati di incoscienza. In questi casi è il corpo che resiste senza
che l’io intervenga attivamente. In questo reagire in modo incosciente si ha già un inizio di
coscienza. È uno stato che porterà poi alla lucidità della coscienza. A partire da uno stato
di lucidità della mente si può retrocedere verso l’incoscienza. Nella interpretazione di alcuni
sogni si portano a coscienza dei contenuti inconsci ad esempio. Levinas parla di una
momento in cui passiamo dalla posizione del corpo, che determina un atto inconscio
naturale. L’inconscio non è il buio assoluto della coscienza, è un modo in cui certi contenuti
sarà portato a sviluppo dalla coscienza stessa. modo in cui si configura l’io poi. Si torna alla
questione del “QUI” a pag 62- levinas lo considera il luogo in cui si pone il corpo. è come se
il cogito ponesse prima una res che pensa. Cartesio: prima il pensiero si afferma. C’è una
sostanza che pensa. Cartesio già conosceva questa dimensione di posizione dell’io che
avviene prima che il cogito si slanci verso la conoscenza degli oggetti. Interpretazione del
Il pensiero fa riferimento a una corporeità. Diversità tra ciò che appartiene al fisico e al
151
pensiero stesso, la disintegrazione dell’ipostasi. Levinas vuole mettere in rilievo che non
bisogna opporre il corpo, tutto ciò che si riferisce alla corporeità in quanto messo in relazione
con il pensiero. Il pensare non mette in questione le emozioni e tutto ciò che si riferisce a
inconscio e posizione. Non è vero che il nostro mondo pre razionale sia negato se il pensare
sopraggiunge come una dimensione diversa. La libertà del soggetto, del pensare, non
contrasta con il qui della posizione. Tra pensare e affettivitò, e tutto ciò che si lega alla
corporeità, non c’è antitesi. Ciò che mette in questione la posizione è la vita emozionale.
È un elemento che sembra mettere in questione l’ipostasi stessa. levinas nota che quindi è
proprio l’emozione che disintegra l’ipostasi. La vita del pensiero rafforza quello che si
scheler, avevano dato una valutazione delle emozioni in senso positivo. Avevano cercato di
aveva analizzato il senso di vergogna in alcune situazioni. Scheler: analisi di sentimenti che
dell’angoscia. Stato d’animo che permette un certo approccio alla realtà. levinas non è
d’accordo con queste analisi. Regredendo a certi stati pre razionali si vedeva come fosse
possibile una certa esperienza. Levinas ritiene che questo tipo di emozioni disintegrino l’io.
Rischio di perdere l’io stesso. levinas qui è cartesiano. Gli stati emozionali contrastano il
processo di formazione dell’io. Levinas vuole affermare il principio secondo cui le stesse
emozioni devono essere integrate nell’esperienza di un io che domina, che racchiude e non
si lascia disintegrare dalle emozioni. A partire da questo nucleo si sviluppa il pensare stesso.
l’emozione è un rischio per l’io. Bisogna che l’io cominci a prendere forma, piu che
disintegrarsi. Andando avanti troviamo ancora levinas come critico di heidegger. Pag 64 65.
Questione del tempo. il qui come affermazione del presente. Pag 66. Dimensione
152
originario della coscienza. Non c’è un tempo previo in cui il da dell’esistente si colloca.
Bisogna che il tempo sia concepito dal momento presente che è l’affermarsi dell’esistente
cosa che avrà sviluppo. È ciò che si pone in modo indipendente dallo scorrere del tempo. il
tempo ha un’origine. C’è un avvio del tempo e questo dobbiamo pensarlo come istante. Pag
68: richiamo a malebranche. Diceva che la creazione deve essere presentata sotto forma
di relazione continua. Pag 68- era come se la volontà divina fosse in ogni istante. Verificarsi
dei fenomeni naturali in modo discontinuo. Malebranche era consapevole della discontinuità
del tempo. no continuità in modo tale che il tempo si mostri omogeneo da un istante a un
altro. levinas accetta con favore l’idea di una creazione divina che non è finita. Dio è creatore
istante per istante. In ogni momento vi è l’intervento divino. Levinas sottolinea la dimensione
del tempo come presente. Presente del porsi, della quiete e del riposo. Avere una propria
L’istante è ciò che è tipico dell’ipostasi. L’ipostasi vive l’evento del suo affermarsi.
Nell’ipostasi non vi è una relazione con il futuro e il passato. C’è l’evento in quel preciso
momento. Questo esserci sta a indicare anche un impegno nell’esistente stesso. è come se
il tempo si interrompesse. Il tempo ha una su qualità che distingue i vari istanti e fa si che il
tempo si interrompa. Ci si rende responsabili del tempo del presente. Pag 74: polemica con
il concetto di cura, “sorge” , heideggeriana. In heidegger c’è, nella cura, una dimensione di
passato presente e futuro. Impegno del da sein per il futuro. Il curarsi dell’esserci rispetto al
suo proprio se indica un avere a che fare con l’essere, che si distende nella temporalità.
Levinas si domanda se sia proprio questa la dimensione originaria e se non ci sia già una
raccoglimento, evento nell’esistente stesso. qui troviamo una critica del modo in cui
153
heidegger pensava il tempo collegandolo al da sein. Levinas contrappone alla dimensione
Levinas era direttore di un collegio. Istituzione di un collegio di giovani che dopo essere stati
educati tornavano ad essere educatori. Non era un filosofo accademico levinas. Levinas
potè conseguire una sorta di libera docenza dopo totalità e infinito. Lo fece in una età
piuttosto avanzata. Levinas lo aveva già fatto nell’anteguerra. Come istruttore delle scuole
testi di levinas. Levinas era anche una figura impegnata nel campo dell’educazione.
Quando kant prendeva le distanze da kant e fichte era perché timoroso che la sua proposta
filosofica potesse essere risucchiato dal punto di vista kantiano fichitiano. L’io sarebbe
rimasto alla base della filosofia. levinas desiderava conoscere l’intersoggettività dalla
dimensione dell’alterità. Dimensione che faceva si che l’io fosse pensato da una dimensione
intesa nel senso del non fenomenico. Levinas non riteneva che il suo pensiero filosofico
potesse essere considerato contenuto nella tradizione trascendentale che dopo fichte aveva
ripreso. Ragione per cui levinas non desiderava la sua proposta filosofica potesse essere
olivetti.
Pag 76: altro e altri richiamano la dimensione della trascendenza. In levinas autre oui,
alludono a qualcosa che è oltre il fenomenico (dimensione di creazione), come può esserci
il male? Proprio perché l’evento avviene nel presente e si collega ad altri proprio nell’evento,
nel verificarsi di questo evento, levinas non pone una continuità tra gli eventi. L’istante, gli
attimi, gli eventi che vengono ensati in relazione agli istanti sono discontinui. Indicano
un’azione. C’è stato il verificarsi di un evento che levinas collega all’infinito, a una teofania.
Dio viene evocato dalla dimensione etica. Non c’è una presenza continua di dio nella realtà,
154
un intervenire di dio momento per momento. Alcuni eventi mostrano la presenza divina e
posso essere ricondotti a un’origine divina, altri no. Altri non mostrano questa realtà, questo
verificarsi degli eventi proprio perché gli eventi sono legati all’istante e assumono la
dimensione degli eventi. Per questa ragione si apre la possibilità di pensare a eventi che
non siano riconducibili a un infinito che si apre a partire da autre oui. In malebranche c’è
qualcosa di simile. La creazione avviene istante per istante. Per questa ragione l’intervento
divino non è continuo. Non c’è qualcosa che è frutto della mano di dio e considero
quest’opera come qualcosa di buono e giustificato in sé. Proprio perché gli eventi si
collegano a istanti della creazione divina si pensa alla creazione non come un’opera
consolidata che ha una sua configurazione, ma la si pensa come un insieme di eventi che
non si dispongono su una linea continua. Pag 81-83: dimensione messianica. Come ci può
essere un tempo della salvezza quando c’è un male nel mondo? tempo della redenzione.
La redenzione implica una dimensione di eticità che non esclude che ci sia il male nel
mondo. l’azione divina attraverso l’etica avviene istante per istante. Il vero oggetto della
della pietà, della carità, quella propriamente etica. È nel presente la redenzione. Il male è
male e tale rimane. Però la dimensione della pietà aggiunge qualche cosa. La carezza indica
una dimensione ulteriore. Se gli istanti separati vengono visti come un continuo per cui
l’istante successivo tende a inglobare il precedente allora la dimensione del dolore avrebbe
una compensazione. Levinas non pensa a questo continuo. L’istante antecedente rimane
come istante, non è superato. La dimensione del male rimane anche in una dimensione di
redenzione. Come si può pensare a una carezza che allevia la pena ma non è in grado di
talmudici. Dimensione di un dolore che sembra non poter essere cancellato nonostante la
dimensione ultima. Come si può pensare a una speranza messianica che si apre secondo
155
Lezione 16.05.2019
Angelo toninelli
sforza di pensare un esistente che assume una consistenza, che si isola dall’essere ed entra
esperienze come la veglia, la fatica, l’indolenza. Un raccogliersi dell’io che rende possibile
l’incontro con altri, con autre oui. In questo testo di levinas si configura come altri come
rapporto con l’altro sesso. Ambito del rapporto uomo-donno: lì si configura l’alterità. Insiste
sulla dimensione etica in quanto alternativa alla dimensione dell’essere. Levinas insiste
Proposta di una filosofia che torna a concentrarsi sull’uomo in relazione alla trascendenza.
MARITAIN
In maritain osserviamo come tenta di riallacciarsi a una condizione metafisica con accenti
metafisica che ha le sue origini in platone e aristotle con richiami a esigenze del
contemporaneo.
Cerca una via alternativa per ripensare l’essere umano dopo la tragedia. Si definisce un
filosofo cristiano che cerca di ripensare l’antropologia dopo le tragedie del primo
quarantennio del noveento. Tragedie che sono l’esito di un fallimento filosofico. fallimento
della precedente tradizione filosofica. Totalitarismi e persecuzioni come esito di una deriva
156
nietzsche e all’antropologia filosofica tedesca, di scheler, plesner, gelen. Combattendo
queste antropologie che sono il presupposto della tragedia storica, a partire dagli anni 40
richiamo metafisico) alla politica. La novità antroplogica: l’uomo non esiste, qunidi, se non
all’interno dello stato, della socialità. Bisogna pensare l’umano in una prospettiva sociale
per evitare la tragedia. Non si può pensare l’essere umano fuori dalla socialità. L’essere
antropologia e politica. Richiamo di tipo aristotelico. Aristotele parlava dell’uomo come zoon
politikon. Si è formato alla scuola di tommaso d’aquino, che concilia la scuola aristotelica
con la rivelazione cristiana. legame tra dimensione antropologica e politica. Nel pensiero di
summa antropologica “L’umanesimo integrale” (anni 40) si può definire con caratteristiche
specifiche. Vediamole.
spirituale. Essenza spirituale che anima la persona. Essere umano come insieme di
Entelecheia: grado di perfezione a cui ogni essere è orientato. Per maritain l’essere umano
ha come suo fine ultimo non la realizzazione di se stesso, ma il bene comune. Apertura alla
dimensione del politico già nell’antropologia. Il bene comune non è il bene della singola
anni della formazione e della crisi. Nasce a parigi, famiglia medio borghese, vocazione
157
filosofica che si manifesta con gli studi universitari. Interessi poliedrici di maritain. Lì incontra
una donna ebraica con cui condivide questo momento di crisi e con cui si lega
scientismo. Comte aveva elevato la scienza a vera e propria religione promettendo che i
quesiti profondi dell’essere umano potessero essere soddisfatti dalla scienza analitica. Di
fronte a questo imperialismo dello scientismo comptiano i due condividono una crisi
esistenziale.
La prospettiva scientista viene superata solo da una dimensione che si apre all’assoluto e
al trascendente. I due trovano l’apertura prima in bergson e poi in tommaso d’aquino. Studi
maturano la loro apertura alla prospettiva metafisica. Maritain diventa uno dei grandi
neotomisti del 900. Gilson e maritain sono i due grandi esponenti del neotomismo. Come
intendono il tomismo? Non come esperienza puramente metafisica. Si rendono conto che
le categorie tomistiche sono state superate, sono consapevoli che il pensiero di tommaso è
insufficiente per spiegare il loro presente. Lo colgono anche come esperienza spirituale. Si
lasciano interrogare dalla filosofia di tommaso per una lettura spirituale. I riferimenti a
“distinguere per unire: i gradi del sapere”, 1937. Maritain rivisitando tommaso elabora l’idea
che lo scibile umano sia attraversato da diversi lievlli sapienziali che devono essere
necessariamente distinti. Primo livello sapere empirico, poi sapere metafisico e ultimo quello
mistico. La mistica è una forma di sapere. La prospettiva scientifica offre una prospettiva di
comprensione del mondo. ma occorrono questi tre livelli del sapere per la comprensione del
mondo. il sapere mistico è parte integrante dello scibile umano ed ha la stessa dignità del
Maritain, perseguitato dai nazisti dovette fuggire negli stati uniti. Dal 40 al 59 maritain e
158
americano. L’uomo e lo stato è il frutto delle lezioni che dal 46 al 48 maritain aveva fatto in
america. Proprio per gli interessi politici e per la sua autorevolezza, maritain nel 48 venne
chiamato a redigere la dichiarazione dei diritti dell’uomo. 61: morte di raissa. Terremoto
morte di raissa maritain accede a quest’ordine. Metà anni 60. L’ultimo periodo della vita sarà
di vita religiosa. Paolo VI invita maritain per accogliere il messaggio che il pontefice
mandava agli intellettuali alla chiusura del concilio vaticano II. Paolo VI vuole indicare l’idea
di una prospettiva antropologica accolta dal cattolicesimo. Ultimi due anni: non scrive più
maritain vuole fare sintesi e pubblica nel 46 “la persona e il bene comune”. Antropologia e
politica sono tra loro intrinsecamente connesse. Elementi del testo: antropologia ilemorfica.
Ilemorfismo aristotelico: in ogni ente materia e forma sono strettamente connesse. Per
maritain non esiste individuo senza persona e persona senza individuo. Individuo e persona
sono i due pilastri dell’essere umano. Va contro chi sostiene che l’essere umano è solo un
individuo. Individuo come dimensione materiale. Va contro chi sostiene che l’essere umano
tra individuo e persona. Individuo: essere umano come necessitante di cibo, con bisogni,
che nasce e muore. Ma nell’essere umano per maritain è già insita una dimensione
individuo e persona convivono e non si può pensare un essere umano solo come forma o
accoglie l’elemento materiale come tratto ineludibile dell’essere umano. Pagine introduttive
159
del testo. Antropologia integrale: comprende la dimensione materiale e quella spirituale.
Tommaso: realtà antologica dell’essere umano. Ordinazione della persona al suo fine ultimo
(capitolo del testo). Nell’essenza dell’umano c’è un telos. Questo orientamento ad un fine è
l’entelecheia. Ogni essere ha un orientamento teleologico. Per maritain il fine ultimo è dio.
Questo fine ultimo, però, si raggiunge attraverso un fine concreto. Il fine concreto è il bene
comune. Il bene comune è il bene della persona che coincide con il bene di tutti. l’essere
umano in questa duplicità ilemorfica realizza se stesso solo se il proprio bene coincide con
il bene di tutti. il bene individuale deve coincidere con il bene comune. Maritain sfrutta queste
categorie per andare contro delle tendenze del suo contesto. Questa antropologia contrasta
parla direttamente al suo tempo. usa queste categorie per parlare al suo presente.
Distinzione per assolutizzare. Capitalismo che vede l’uomo in grado di soddisfare dolo i
propri bisogni. Per maritain il comunismo è una tragedia perché lì la divisione tra le parti non
viene ricondotta a unità. Il comunismo disgrega. Altra piaga del suo secolo: totalitarismo.
Prospettiva politica che esalta la dimensione spirituale perché si affermi come assoluto.
Esaltazione della persona perché si affermi come assoluto. L’assoluto si invera solo nella
Bene comune: comunione nel vivere bene. comunione: idea del sacramento che nell’ambito
dell’eucaristia è la relazione con dio che si fa presenza concreta. Il bene comune della città
esige il riconoscimento dei diritti delle persone, i diritti sono legati a un fondamento naturale
che maritain chiama lex naturalis sulla scia di tommaso. Personalismo comunitario: il bene
comune va inserito in una prospettiva comunitaria in cui, come il sapere diviso in parti ma
con unica finalità, cosi le persone costituiscono delle parti che non possono essere
160
Il filosofo ha una funzione politica, ma non partitica. Si astenne sempre da una dimensione
questa prospettiva. Questo atteggiamento critico (nei confronti di scheler) si può immaginare
perché nell’ambito della filosofia cristiana i due autori appartengono a due schiere diverse.
La filosofia cristiana del 900 è attraversata da varie tensioni. Un autore come maritain ha
come riferimento tommaso. Scheler mette a tema l’essere umano a partire dalla
Spirito e impulso: nell’essere umano c’è una dimensione spirituale. Il problema è che
Oggetto specifico della consocenza empirica: realtà materiale. Cosa distingue la metafisica
dalla mistica? La metafisica ha come oggetto la verità, la mistica ha come oggetto dio. Il
modo in cui maritain intende verità non è il modo in cui molti altri pensatori la intendono. Qui
è la verità metafisica. La metafisica ha come oggetto la verità intesa non come rivelazione,
ma come adequatio intellectus et rei. La mistica ha come oggetto dio. Prospettiva cristiana
di maritain. Verità intesa non come una modalità logica di corrispondenza tra intelletto e
cosa. Rifacendosi al passo di giovanni in cui si dice “io sono via verità e vita” si dice che
verità è atto con cui dio salva l’uomo. L’oggetto della metafisica è la verità intesa in una
referente di maritain è giovanni della croce. È un mistico che vive questa modalità di accesso
al divino al punto che la sua persona si identifica poi con il dio cristiano. La metafisica è la
scienza della verità. La mistica è scienza di dio nel suo modo di rivelarsi. La mistica non
solo è una delle forme che si distingue e unisce, ma c’è una imponente prospettiva per cui
la mistica è anche la forma che maggiormente concede un accesso all’assoluto e alla verità.
161
Lezione 20.05.2019
dall’impegno politico. Vocazione intellettuale è al tempo stesso politica. Aspetti politici che
questa antropologia? Testo pubblicato nel 51: l’uomo e lo stato. Non si può pensare l’uomo
se non all’interno di un uomo politico. I membri della società sono il corpo politico. Uomo e
stato sono interconnessi. Questo testo indica la struttura della progettualità politica
modus proprio del contesto americano pur non aderendo mai ad una connotazione politica
precisa. Maritain usa queste riflessioni politiche (elaborate in un corso universitario) per
Europa che esce dalle tragedie del totalitarismo. Il testo fu pubblicato in italia nel 53.
cristiana. traduzione fortemente voluta da uno psichiatra, padre agostino gemelli. Casa
italiana per un pensatore come maritain. Le sue riflessioni hanno influenzato il pensiero
politico italiano. giorgio la pira, uno dei padri della nostra costituzione, era permeato della
filosofia politica di maritain. Maritain ha influito dunque anche nell’elaborazione della nostra
costituzione. Maritain anticipa l’elemento pluralistico. Riflessioni che accolgono tre matrici
fondamentali:
162
1. Personalismo. Principalmente personalismo che mette al centro la nozione di
2. Ilemorfismo aristotelico
3. Dottrina sociale della chiesa. Insieme di scritti della chiesa cattolica che hanno come
leone XIII. Enciclica che apre le porte dei cristiani all’attività politica. Su ispirazione di
quell’enciclica nascono esperienze come quella di luigi sturzo. Lui fonda il partito
nuclei politici. Intrinseco legame tra politica, antropologia e morale. non solo l’essenza
dell’umano e il suo impegno politico sono correlate tra loro, ma si lega anche la dimensione
umana. Il bene comune può essere realizzato solo in una dimensione di moralità.
dramma del totalitarismo, sostiene che l’essere umano vive bene in società nella misura in
cui la società è strutturato in modo democratico, cioè in cui le istanze possono trovare una
(democrazia cristiana).
in questo testo maritain svolge una critica alla nozione di sovranità. Critica a bodain, padre
dell’elaborazione teorica della sovranità e critica dell’idea politica che concepisce lo stato
come una persona assoluta. Quando lo stato assume i caratteri di persona assoluta si
determina un contesto sovranista che toglie spazio alla libertà politica. Superiorità del corpo
politico rispetto allo stato. Se lo stato diventa una persona assoluta si toglie spazio alla
vivacità poliedrica del corpo politico. Referente politico: Hobbes. Critica la nozione di
163
sovranità e ritiene che lo stato sia a servizio dei cittadini. I cittadini sono sudditi come li
chiamava hobbes se non ammettiamo la superiorità del corpo politico sulle istituzioni che lo
governano.
Lo stato realizza il bene comune grazie all’azione concorrente di tutti i cittadini. Nel caso
specificamente umano, i diritti sono inalienabili perché a fondamento di questi diritti c’è un
costruiscono i suoi diritti fondamentali. Legge naturale. Lo stato è a garanzia dei diritti umani.
Tematizzazione del rapporto tra religione e democrazia. Stato e chiesa. La novità che
maritain introduce: già nel 1951 maritain sostiene che sia necessario ripensare il
cristianesimo in una società multi culturale. punto di divergenza tra tommaso e maritain.
Tommaso non può non pensare a una societas cristiana, una società che ha come sua
una delle visioni che permeano la realtà. era una visione del tutto inedita. Il pensiero di
maritain è profetico. Nel porre la netta distinzione tra chiesa e stato esprime la necessità di
una laicità dello stato. Teoria del rapporto stato chiesa. Rapporto pensato nei termini di
disgiunzione e unione. Stato e chiesa hanno due fini diversi e sono chiamati alla
cooperazione. Per lo stato il fine è il bene comune individuale, per la chiesa è quello
soddisfare i bisogni dell’uomo come individuo (salute, cura, lavoro..). il fine della chiesa,
all’individuo, così la chiesa è superiore allo stato per maritain. La chiesa ha come istituzione
la chiesa nella sua dimensione più alta, la persona. lo stato ha come fine l’essere umano
nella sua componente materiale, l’individuo. Ultimo capitolo: unificazione politica del mondo.
se è vero che la politica ha come scopo il raggiungimento di un bene comune, per evitare
164
che i singoli stati diventino un bene privato e entrino in conflitto con altri stati, è necessario
pensare a una entità sovra nazionale che si faccia garante dei diritti dell’uomo. L’ONU già
esisteva e la critica. L’onu è un organo in cui i singoli stati rappresentano il loro bene
individuale, è necessario pensare a una entità sovra nazionale in cui chi sta lì non porta le
Popolo: rappresenta l’insieme dei membri del corpo politico. Dove maritain parla di società
parla di corpo politico perché la società è quell’insieme di individui che convivono insieme.
politico come plurale. Negli anni successivi all’implosione dei totalitarismi significa introdurre
il carattere della pluralità dei punti di vista. Riconoscere il corpo politico come introdotto da
istanze che devono concorrere alla realizzazione del bene comune. Il corpo politico è un
organismo in cui ritorna l’idea di un organicismo politico in cui ogni singola parte concorre
alla realizzazione del bene di tutti. bene comune: bene di ciascuno in vista di tutti.
affermazione di un’idea di popolo costituita in maniera variegata in cui ciascuno realizza alla
realizzazione del bene comune. Il corpo politico è chiamato ad esprimere delle strutture,
delle istituzioni che sappiano regolare la vita della società. qui entra la nozione di stato. È
una struttura esplicitata dal corpo politico che si occupa dell’organizzazione della società
stessa. lo stato non deve essere inteso come una persona assoluta. Maritain parla di stato
strumentale. Lo stato è uno strumento di garanzia dei diritti fondamentali dell’uomo con cui
il corpo politico si organizza in vista del bene comune. L’errore è stato quello di pensare lo
stato come una persona assoluta. Pag 27, par 2. Corpo politico plurale che concorre. Lo
stato struttura il corpo politico. Il fine è la realizzazione del bene comune. Errore: aver inteso
lo stato come una persona di diritto. lo stato è uno strumento che concorre alla realizzazione
del bene comune del corpo politico. Non può essere mai inteso come un assoluto personale.
165
Errore del totalitarismo. In alcune concezioni politiche della modernità, il corpo politico è a
servizio dello stato. Maritain: lo stato è uno strumento del corpo politico. Lo stato è inferiore
al corpo politico.
Errore dell’idea tradizionale di sovranità che ipostatizza lo stato. Non è lo stato a essere il
fine del corpo politico, ma è il corpo politico a essere il fine dello stato. Stato come organo
strumentale alla realizzazione del corpo politico. Prospettiva politica che non può essere
compresa se non si pensa all’essere umano in quelle forme. Pag 94, par “i diritti dell’uomo
e la legge naturale”: la funzione dello stato è strumentale alla piena vita del corpo politico.
Lo stato è il garante di quei diritti fondamentali dell’uomo che agli occhi di M trova
sostenere il carattere universale dei diritti. Maritain non trova una fondazione di tipo
teologico, ma antropologico. Essere umano depositario di una legge al quale ogni essere
umano è chiamato a rispondere. legge naturale: assioma ontologico ingiustificabile sul piano
razionale. obbligatorietà delle azioni. C’è un ordine ontologico che ci vincola a promuovere
a vita e non a promuovere la morte. Questo vincolo determina l’obbligatorietà delle azioni.
l’obbligatorietà delle nostre azioni. Essere imago dei: nell’essere umano c’è l’emanazione
Corpo politico: ha come fine il bene comune. In seno al corpo politico, se una delle membra
giunge a minacciare il bene comune stesso, lo stato strumentale deve avere il diritto di
esercitare una limitazione del diritto. se una persona in virtù della sua libertà produce delle
azioni che limitano o minacciano il bene comune, lo stato è chiamato a limitare un diritto
Limitazione della libertà di una persona laddove ci sia un pericolo verso il bene comune.
Pag 101: distinzione tra possesso e esercizio di un diritto. condannato che ha fatto sì che,
commesso un crimine, rinunciasse agli stessi diritti. M considera i diritti come possesso
166
inalienabile della persona, ma nota come solo nel corso della storia sono apparsi.
Gnoseologia dei diritti: è nata a poco a poco la consapevolezza dei diritti. Ontologia della
quel diritto. ci sono però certi diritti che sono limitati in certe situazioni particolari in cui un
individuo si è trovato a vivere. Si impedisce a un condannato di avere una vita libera. M non
da una teoria della pena. Con il crimine la persona stessa si è privata non del diritto alla vita,
rivendicare questo diritto per se. non potrebbe rivendicare questo diritto perché
escludendosi dalla comunità di cui faceva parte si è privato della sua partecipazione alla
vita sociale e dunque anche ai diritti che competono a ciascuno come persone. si è
moralmente escluso dalla comunità umana precisamente per ciò che riguarda l’esercizio di
quel diritto. autoesclusione dalla comunità umana. Si ritrova con queste stesse parole nella
conclusione di “la banalità del male” di eichmann. Molti non accettarono questo verdetto.
Buber ad esempio non pensava che la pena di morte dovesse essere inflitta ad eichmann,
la arendt sì. Essendosi escluso dalla comunità umana si era privato dell’esercizio del diritto
alla vita (argomento della arendt = argomento di maritain). Forte insistenza di maritain sulla
questione specifica della storia, della concretezza delle situazioni che fanno s’ che certi diritti
possano essere esercitati e altri no. Dipende dalla struttura della società e della storia. Pag
101. I progressi sociali dipendono dal fatto che si vuole garantire sempre più l’esercizio dei
diritti. Trasformare tutto ciò che impedisce che i diritti siano esercitati a livello sociale. Idea
della morale. maritain grande difensore dell’etica: eppure riconosce che ci sono delle
circostanze terribili in cui l’etica non può essere attuata. Si trovano nel capitolo che riguarda
i fini e i mezzi. Forte carica anti machiavellica. Nel principe mostrava come anche i mezzi
morali potessero essere legittimi per acquisire il potere politico. M sostiene che la sfera
politica debba essere sottoposta all’etica. Non si possono usare mezzi cattivi pensando ad
167
un fine buono. Il mezzo cattivo guasterà anche il fine buono. M nemico del principio del fine
che giustifica i mezzi. Grande difesa dell’ispirazione etica della politica. In certe circostanze
è difficile valutare (vedi primo levi e la zona grigia). Pag 73. M è molto attento alla storia. La
legge naturale il lor fondamento ontologico. Stretta connessione tra antropologia e politica,
essenza dell’umano e sua espressione politica all’interno della società. il fine ultimo è il bene
ciascuno in vista di una comunione fraterna degli esseri umani. Insegna, con aristotele,
come l’essere umano è il fine stesso della politica. Teoria politica: personalismo comunitario
e democratico laddove valorizza in una società non ancora plurale quelle prospettive che
L’importante è che i diritti vengano riconosciuti da tutti. maritain partecipò alla stesura della
dichiarazione dei diritti. La giustificazione su cui giustifichiamo i diritti dell’uomo non è così
essenziale. È importante che ci sia un riconoscimento comune. Pag 75. Maritain impegnato
nela vita politica, dialogante anche con coloro che non erano cristiani. Le dichiarazioni dei
diritti dell’onu e unione europea sono il risultato di espressioni diverse di un piano filosofico
teorico. dal punto di vista pratico c’è poi una validazione dei diritti che vengono riconosciuti
da tutti. vi può essere una morale che ha il suo valore e che possa essere riconosciuta da
tutti non perché questa morale abbia la lex naturalis come fondamento metafisico. Non è
necessario. Sembra che per maritain la giustificazione teorica dei diritti passi in secondo
piano rispetto a una morale praticata da tutti. questione del diritto alla vita e della libertà di
non esclude l’idea di una morale universale. La stessa universalizzazione del punto di vista
etico riguarda la nozione di democrazia. Nel capitolo 5, sulla carta democratica, maritain
dice che esiste una fede secolare democratica. Quello che importa non è una fede cristiana.
168
la “fede”, “faith” non sta a indicare la fede religiosa, ma la convinzione. Si è convinti della
validità di determinati valori. Ampliamento del punto di vista di maritain. Sforzo di portare al
di la della cultura influenzata dal cristianesimo i valori maturati nella civiltà europea. La
democrazia viene proposta sulla base di una fede laica secolare che anima le convinzioni
di un regime democratico. Pag 90: diritti. Non riferimenti al sistema tomistico: arriviamo ai
diritti per una inclinazione della ragione (kant). È come se l’intelletto ascoltasse una musica
interiore. Non giungiamo alla legge naturale perché è un teorema. Non giungiamo alla lex
corrispondente alle nostre tendenze interiori. Sembra che ci sia una certa tensione: si spiega
con il fatto che M, che parte dal punto di vista di un pesatore cristiano, si sforza di allargare
il suo discorso e renderlo valido per tutti. pratica che conferma che c’è un consenso
avuto prima degli altri l’idea di un pluralismo di culture e religioni in una società formata a
partire da un’esperienza di fede cristiana. si affermavano vari punti di vista che non si
potevano ignorare. Pur mantenendo l’idea di una fede cristiana maritain cerca di trovare tutti
quei punti che possano far sì che il suo discorso venga accolto anche da altri. tema
dell’accordo pratico. Una morale universale è possibile lasciando sullo sfondo le proprie
ratzinger. Maritain fonda tutto sulla lex naturalis, ma in questa sede si manifesta disposto a
lasciare sullo fondo quella prospettiva per legarsi a una elaborazione pratica. Capacità di
orientare le proprie scelte di vita. Stabilire il rapporto tra amore e conoscenza in agostino:
per scheler prevale l’amore. non si può conoscere ciò che prima non si ama. Inclinazione a
169
Concetto di esistenza: heidegger e sartre
Considerare una certa idea dell’uomo e confrontare i vari autori. Sartre: tema dell’individuo.
l’individuo emerge con particolare evidenza e deve essere considerato nelle sue proprie
scelte. La dimensione umana è vista in relazione alle singolarità in levi. Levi ha una mentalità
empirica. Ama fare discorsi che si riferiscono ai fatti dell’esperienza. Testi ricchi di riferimenti
alle singole individualità. Levi fa degli esempi. Si parla della condizione umana ma si scende
subito nel concreto. Si fanno degli esempi. Attenzione per l’individuo tipica di sartre che
ritroviamo anche in levi (nozione di individuo in sartre e levi). Di fa riferimento alle situazioni
Lezione 23.05.2019
Maritain
Primo capitolo. Maritain ci tiene a fare una serie di precisazioni. Questione di cosa voglia
dire “il corpo politico e lo stato”. Lo stato è una espressione, una emanazione del corpo
politico. Lo stato amministra la giustizia e funge da organismo che presiede alla sicurezza
e al benessere dei cittadini. Lo stato è uno strumento del corpo politico. Il corpo politico non
viene pensato come una sorta di massa di individui, ma viene pensato come un corpo, una
sono le famiglie, le organizzazioni culturali, ecc. M non pensa al popolo come fosse un tutto
indifferenziato. Il corpo politico ha una sua configurazione. Questo corpo politico viene
considerato da M come l’elemento fondamentale della vita associata. Si confonde con l’idea
che ha della comunità e con la nazione. I termini corpo politico, nazione, stato, ecc, a volte
170
non vengono chiariti sufficientemente. Ciascun termine ha un suo significato particolare.
Pag 5. Idea di differenziare tra i vari termini usati per indicare la vita sociale. Pag 5. “non vi
è compito più ingrato..” . ogni termine dovrebbe essere ben determinato, altrimenti si tratta
di concetti vaghi. Tali identificazione a volte non hanno ragione di essere. Prima differenza:
pag 6. Riguarda la differenza tra comunità e società. questi due termini nella sociologia del
primo 900 erano differenziati. Si parlava di comunità nel senso della comunità organica e
poi della società. la società non presuppone legami di tipo biologico o naturale a di tipo
intellettuale. La società può essere formata da individui che non abbiano legami di naturalità.
Il caso della società: prevale l’elemento intellettuale. Pag 7: “in una comunità l’oggetto è un
fatto..”. la differenza sta nel peso dell’elemento naturale su quello intellettuale. Per M
elevato: la società viene ad essere la sfera piu elevata della comunità sociale. La comunità
ha degli elementi spontanei, è un fatto. Per M è molto piu importante la società. c’è un
elemento comune, si va al di la della nascita. Distinzione tra comunità e società. pag 7. Pag
8. La società è prodotto della virtù. Distinzione tra legami di sangue o tradizionali ereditati
in una certa vita sociale e legami che sono frutto dell’intelletto. il corpo politico rappresenta
l’elemento sociale. Tante società possono essere frutto della volontà e dell’intelletto. il corpo
hanno a che fare con l’elemento immediato del vivere dell’individuo. elemento principale
della vita associata dell’uomo da cui emana poi lo stato. L’organizzazione statale, le sue
strutture politiche amministrative e coattive: lo stato non è l’elemento fondante della vita
sociale. Lo stato è un’emanazione della vita sociale. La nazione. Pag 8. La nazione è una
comunità, non è una società. maritain considera le nazioni in quanto formate da elementi
che non sono intellettuali e morali, ma legati alla vita anteriore dell’individuo rispetto a quella
cosciente. Concetto di stato nazione: ha portato a esiti nefasti. Confusione tra il naturale e
lo strumento dello stato dotato di forza coattiva. Apparato formato da metti di coazione e
171
aggressione. Lo stato si è posto al servizio della nozione che conservava un fondo di
naturalità. M contrario alla nozione di stato nazione nel momento in cui la nazione ha portato
a conflitti violenti.
Ordine del corpo politico: può essere formato da più società e più nazioni. Pag 10. La
nazione non varca la soglia dell’ordine politico. La nazione è acefala. Non ha una testa o
un’autorità. grande diversità tra la nazione e il corpo politico. La nazione appartiene sempre
alla vita spontanea e istintiva dell’individuo. si lega al biologico. Si puo formare una comunità
nazionale anche da radici etniche diverse. La nazione rimane legata alla comunità. Se lo
stato è emanazione della società o del corpo politico diventa strumento che esprime un
obiettivo razionale, morale. lo stato diventa strumento della nazione. M. è sospettoso dello
stato nazione, mentre fa dipendere lo stato dal corpo politico, il quale è formato da individui
che si propongono insieme degli obiettivi di carattere razionale e morale. pag 12. Riflessioni
riguardo al rapporto tra stato e nazione. Pag 12. Lo stato fa si che la nazione prenda ad
esistere. Maritain indica un’altra possibilità: che la nazione si formi non da una spontaneità
di crescita sulla base di una lingua comune, ma che sia lo stato , in quanto in grado di
formare gli individui, a formare l’unità nazionale. Esempio degli stati uniti. A partire da
nazioni diverse, è accaduto che persone che parlavano lingue diverse abbiano attraverso
la federazione degli stati americani assunto unità e si riconoscano poi come cittadini
americani. Si sentono di appartenere a una certa nazione. C’è la nazione che nasce a partire
dalla nascita. Ma c’è anche la possibilità che l’elemento razionale formi, da strutture comuni,
una vita nazionale piu ampia comprendendo al suo interno delle comunità nazionali. lo stato
deve essere sempre pensato al servizio del corpo politico. Pag 16.
Nozione di popolo. Pag 28. Popolo si confonde con il corpo politico stesso nel momento in
cui si da una costituzione. Moltitudine di persone umane legate da amicizia. Individui riuniti
sotto leggi in vista di un bene comune. In M il popolo si identifica con il corpo politico stesso.
corpo politico pensato insieme alla struttura statale che si da attraverso una costituzione
172
emanata dalla nazione stessa. il corpo politico non può essere separato da corpo politico e
leggi. ideale liberal democratico che ispira maritain. Autogoverno del popolo. Diritti della
persona. liberal democrazia. È per M la corrente che dovrebbe essere tenuta presente. Non
solo per la difesa dei diritti dell’individuo, ma in quanto regime volto a mantenere il bene
comune (legame di philia, legame etico sociale che dovrebbe essere presente nella vita dei
solidarietà sociale.
dello stato del 600, attraverso bodin, hobbes. La nozinoe di sovranità è risultata in primo
questione da M. il corpo politico non può ritenere di creare leggi che possano attentare a
principi etici fondamentali che sono dati ancora prima che si individui il corpo politico e lo
stato. C’è un corpo precedente alla volontà politica. La volontà politica che entra in contrasto
con il diritto naturale sarebbe illegittima perché andrebbe contro dei principi a fondamento
principi dati dal riferimento a dio stesso. stato e corpo politico non sono sovrani, non hanno
un potere primario o più elevato rispetto alla volontà degli individui. Nel capitolo sulla
sovranità M mette in questione questa nozione. R parla della volontà del popolo che esprime
sovranamente queste impressioni. Popolo: va pensato attraverso i suoi organi. Non nel
senso che possa decidere su tutto e tutti. c’è una sovranità del popolo limitata dalla legge
naturale. Legge naturale precedente rispetto alle leggi che il popolo esprime nella sua
società politica. Pag 38. Concetto di sovranità. M critica Hobbes. Lo stato non è sovrano e
non lo è né il corpo politico né il popolo. Conclusioni: pag 50. Non esiste alcun uso valido
del concetto di sovranità. Lo stato o il potere sovrano non è l’immagine di dio e neanche il
suo vicario. Pag 53. Sovrano non è lo stato come non lo è il popolo. Sovranità e assolutismo
173
devono essere messi al bando. M è diffidente nei confronti della nozione di sovranità. È un
termine in uso dal 600 in poi. Questa nozione si lega a qualcosa di assoluto. Vuol dire sciolto,
separato da ogni limite e ostacolo. Potere sovrano: questi organismi non hanno alcun limite.
Sono assolutamente sovrani, liberati da ogni elemento esterno. M ritiene che il potere
sovrano, che si collega al potere assoluto, debba essere messo al bando. Non parliamo di
un popolo che abbia limiti nel suo agire. Non possiamo parlare di una sovranità del popolo
o dello stato. M ritiene che prima dell’esercizio della volontà popolare vi siano degli elementi
su cui la volontà popolare stessa si basa. Questi elementi sono dati dalla dimensione etico
religiosa. C’è un diritto naturale che preclude alla volontà del popolo che si esprima in
determinati modi non confacenti rispetto alla base su cui si fonda un corpo politico. Come
fa notare possenti nella sua introduzione, il periodo del dopoguerra era stato segnato dal
ritorno del diritto naturale. Mentre il primo novecento era stato un critico della legge naturale
perché era emerso un principio positivistico della legge, nel secondo dopoguerra si è colta
la pericolosità, gli effetti negativi che una tale visione doveva produrre. Si è tornati al diritto
naturale perché fungeva da limite etico alla politica. Ritorno del diritto naturale si lega al
concetti che potevano condurre la vita politica verso esiti dannosi per il popolo stesso. anti
tutti coloro che condividono questi valori non fondati solo su una fede cristiana ma anche su
Riconoscimento dei diritti dell’uomo non perché siano fondati su una dottrina ontologica
174
Spirito superiore alla carne per M. immagine dell’uomo composto di spirito divino e di terra.
Spirito che si lega a dio in quanto spirito. Tutto questo c’è in maritain e rappresenta lo sfondo
da cui poi sviluppa le sue riflessioni nella filosofia politica. M cerca di proporre valori e idee
che possano essere condivisi anche dai non cristiani. Non c’è bisogno di argomentazioni
per M per enunciare i diritti dell’uomo che dovrebbero avere la condivisione di tutti. si appella
a dei convincimenti del cuore, non istintivi ma dovuti a un’adesione razione, una convinzione
che riguarda tutti gli uomini. Fa appello anche a coloro che non condividono la fede cristiana.
quando si richiama a un ideale di pace lo fa non solo in nome di un’idea di pace tratta dai
profeti nella bibbia, ma lo fa anche proponendo questo ideale anche a coloro che non si
punti diversi rispetto al tomismo medievale di tommaso. La nozione della convinzione del
cuore: è introdotta da maritain per rendere più profondo il suo punto di vista tomistico. Ci
dice di piu di quanto è presente nella dottrina di tommaso. Si rivolge a un pubblico più ampio
del pubblico che condivideva la fede di tommaso. Il pensatore del medioevo si rivolgeva a
una comunità cristiana, il pensatore del 900 non può presumere che tutti gli ascoltatori
condividano una fede cristiana. deve usare un linguaggio condivisibile anche da coloro che
non condividono quella fede. Gli argomenti e il modo di proporre questi valori deve poggiare
su altri elementi. La chiesa e altre comunità hanno posto i valori in modo che anche chi non
credesse potesse accogliere quei valori. È vicino ai pensatori secolari. Si avvicina alla
dottrina tomistica tramite la moglie che è ebrea. Aveva trovato una introduzione al
ebrei.
Levinas e maritain.
Levinas si richiama alla fine del suo libro alla nozione di bene. il bene è introdotto anche da
maritain. Rimangono dei punti di vista diversi. Levinas assume un punto di vista
175
Heidegger. Si prendono le mosse dalle correnti che si erano affermate nel 900, dal pensiero
fenomenologico quando sottolinea che l esistente che s configura come alterità femminile
possa arrivare al bene. maritain riprende il punto di vista tomistico o si richiama. Dei valori
che sarebbe evidenti di per se, che sarebbero tali da poter essere condivisi con un’adesione
dello spirito. Levinas giunge al bene attraverso un’analisi dell’esistente in quanto diverso
principi e valori etici che apparirebbero alla mente condivisi dal cuore in maniera immediata.
Il percorso di levinas è piu lungo perché passa attraverso un’analisi dell’esistente. Giunge
alla nozione di alterità per poi giungere al bene. percorso che si richiama alle dimensioni
intersoggettive. Terreno etico politico. Si richiama a questo terreno dopo che l’esistente si
isola rispetto all’essere. M si richiama a una dottrina che mostra dio nella sua realtà
attraverso la dottrina filosofica a cui si richiama (tomismo), una dottrina cui possiamo
congiungere la stessa idea di bene. valori morali legati all’uomo in quanto dotato di
ha bisogno dell’incontro con l’atro per arrivare a conoscere il bene. in M rimane un richiamo
si lega con la dimensione dell’etica. Ritengono che il politico debba essere collegato
176
strettamente all’etico. Sono entrambi anti machiavellici. Machiavellismo: politica autonoma
dall’etica.
Tutti e due erano abbastanza realistici da sapere che in determinati casi la politica ha
bisogno di mezzi che l’etica non potrebbe accettare e che non possono essere esclusi allo
scopo di difendere l’etica stessa. per M in situazioni estreme non si possono dare delle
norme che possono essere applicate in tutte le circostanze. La coscienza deve giudicare di
volta in volta. I principi e le regole dell’etica vanno giudicati in rapporto alla storia. La politica
per M dipende dall’etica. L’etica fonda la politica, ma ammette che la politica segue dei
Levinas è un difensore del primato dell’etica rispetto alla politica: la politica deve essere
subordinato all’etica. Levinas sottolinea come dal punto di vista degli eventi accaduti nella
storia ci siano circostanze in cui la politica tradisce l’etica. Quello che la politica compie a
valori umanistici nella consapevolezza che nella storia vi sono dei contesti in cui questa
difesa di valori non è possibile pur avendo come obiettivo l ‘affermazione dell’etica stessa.
Affinità tra levinas e maritain riguarda quello che m chiama l’inclinazione della ragione e che
L esprimerà cme spirito e che distinguerà dalla ragione. la ratio è lo strumento del nostro
argomentare. Razionalità che consiste nell’aderire a un concetto, a una nozione che viene
identificata come il riferimento ultimo. Siamo ancora nel terreno della filosofia, ma un terreno
che si propone non tanto come arte del ragionamento, ma che si propone come punto ultimo
di fronte al quale non è più possibile una adesione immediata. Per gli idealisti il punto ultimo
è il pensiero. Per M e L il punto ultimo è il riferimento a valori etici che si configurano come
immutabili e indipendenti rispetto alla volontà umana. Sono valori ultimi che non sono posti
dall’uomo ma che si configurano alla mente come valori eterni. Vengono percepiti come
concessi dal divino stesso all’uomo. Levinas ritiene che l’idea di un diritto naturala
precedente allo stato debba essere mantenuta. Idea platonica. Esiste un mondo ideale
177
prima che lo stato si configuri. Vi è una legge che è anteriore rispetto alla volontà del
legislatore a cui il legislatore non può non rifarsi. Idea di un diritto naturale anteriore allo
stato. Hobbes: non c’erano principi anteriori alla volontà del sovrano. Kant mantiene l’idea
di un diritto naturale come idea della ragione. idea. idea di una legge di ispirazione etica che
non può essere contraddetta da quella dello stato. I teorici successivi rinunceranno a questa
idea. per hegel nel pensiero giuridico e politico è lo stato la fonte legislativa. Lo stato è il
momento etico per eccellenza della vita del popolo. Messa in questione dell’antecedenza
del diritto naturale. Anteriorità del diritto naturale rispetto allo stato.
I diritti degli uomini, levinas. È in “Libertà difficile”. Levinas difende l’idea di diritto naturale
contro il potere dello stato. Ricorda che quando era prigioniero di guerra sotto i nazisti
accadeva che i prigionieri fossero salutati da un cane.il cane faceva molte feste ai prigionieri.
Il cane bobby era l’ultimo kantiano della germania perché riconosceva degli essere umani
in coloro che salutava. Levinas insisteva particolarmente sul fatto che in un regime
oppressivo e discriminatorio tale da negare sul piano teorico i diritti della persona
Tutti gli autori che abbiamo visto non abbandonano il terreno dell’umanesimo. Formulano in
vari modi l’umanismo. Sartre: esistenza. Heidegger: riflessione sul tema dell’essere. Critica
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