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Rosso = titolo capitolo

verde = integrazione col libro sulla Giurisprudenza

PARTE PRIMA
Capitolo Primo
Societas delinquere et puniri potest:
cenni storici oltre manica:
responsabilità per reato degli enti = attribuzione di responsabilità a un soggetto collettivo
per illecito commesso da persona fisica appartenente alla sua struttura

la tradizionale dottrina e legislatura penalistica non ha contemplato per lungo tempo la


responsabilità degli enti. Cittadini presi in considerazione atomisticamente.

La tradizione civilistica invece parlava di responsabilità delle entità collettive

A metà del XIX sec nasce in Inghilterra la cd vicarious responsability o responsabilità vicaria
= responsabilità indiretta dell'impresa. Ma limite= no elementi di carattere soggettivo della
colpevolezza

1944 svolta epocale in Inghilterra con l'affermazione del principio di immedesimazione:


dolo specifico dei funzionari era attribuibile alla società. Quindi il funzionario si
immedesima nella società. MA problema: non adeguato per reati commessi da sottoposti
eccessivamente in basso nella gerarchia societaria.

Anni '80-'90: attenzione alla organizzazione dell'impresa, nasce la “colpa in organizzazione”


delle società – anche con assoluzione del top manegment per assenza di negligenza

cenni storici- Italia:


Convenzioni internazionali 2000 – abbandono principio societas delinquere non potest

Dlgs n. 231/2001 introduce la responsabilità amministrativa dell'ente collettivo per reati


commessi, nel suo interesse o vantaggio, da soggetti dipendenti dall'ente o dai soggetti al
suo vertice.
Sanzioni previste che incidono sul patrimonio dell'ente e sulla sua attività

n.b. Persona fisica e societas sono distinte sul piano della colpevolezza.---- principio di
autonomia della responsabilità dell'ente.

Introdotti i c.d Compliance Programs o modelli di organizzazione e gestione= funzione


preventiva del rischio d'impresa e limite alla responsabilità perchè se ben attuati
esonerano l'ente da responsabilità e quindi da sanzioni (o riduzioni di queste).

Qual è la natura della responsabilità “amministrativa” degli enti?


Diverse tesi opposte, da fonti autorevoli.

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È importante saperlo? Un sigillo o un pensiero unico su questo non risolvono problemi di
primaria importanza. O quanto meno non basta.
✔ La responsabilità dell'ente si aggiunge e non si sostituisce a quella della persona fisica. C'è
convergenza di responsabilità per cui il reato è fatto di entrambe le persone(fisica e giur) e deve
essere considerata RESPONSABILITA' CONCORSUALE (cumulativa) Cassaz. Sez Un 2008 n 26654.
✔ responsabilità sostanzialmente penale concorsuale tra ente e persona fisica seondo il trib Roma
2011
n.b. La responsabilità dell'ente derivante da reato di una persona fisica vuol dire che il fatto
di reato è UNO SOLO, le cui conseguenze riguardano 2 soggetti --- quali sono questi
soggetti?
Ente collettivo e persona fisica sono distinti e molto diversi.
Non possibile considerare l'ente come nuovo attore autonomo al quale possono ascriversi
illeciti penali e quindi sanzioni che non avrebbero funzione rieducativa perchè non c'è la
personalità e l'identità della persona fisica, che mantiene sempre un'eredità esperienziale e
memoria.
Inoltre una società può trasformarsi in modo che una sanzione penale potrebbe trasferirsi
ad altri soggetti che prima non ne facevano parte (per esempio: soggetto scaturito dopo
una fusione o scissione)
ALLORA
La responsabilità dell'ente NON E' PENALE perchè non sarebbe utile.
Per es. il processo penale è imperniato sulla presunzione di non colpevolezza- MA per
l'ente si è stabilito che ha lui il compito di dimostrare la sua estraneità e una serie di
requisiti cumulativi.
RATIO dietro la normativa del 2001:
dare all'ente il compito di regolamentare al suo interno situazioni e azioni di chi è coinvolto
nell'impresa; fare cioè una politica di legalità e prevenzione del rischio penale.
Principio legislativo della DELOCALIZZAZIONE DEL CONTROLLO = cooperazione delle
imprese alla prevenzione dell'attività criminose.
In cambio all'ente è riconosciuta tutta una serie di conseguenze premiali , cioè sgravi nelle
sanzioni.
Capitolo Secondo
Le fonti
fonti internazionali:
– l delega n 300/2000 richiama i seguenti atti internazionali:
a) convenzione di Bruxelles 1995
b) I protocollo 1996
c) II protocollo di interpretazione in via pregiudiziale della convenzione 1996
d) convenzione su lotta alla corruzione 1997
e) convenzione OCSE 1997 = esplicita citazione della responsabilità degli enti
– Raccomandazione n 88 del Consiglio d'europa 1988 = introduce responsabilità delle
persones morales; anche se sprovvista di forza cogente è un autorevole precedente.
– Corpus juris del 2000

Molte fonti sovranazionali hanno introdotto nuovi reati presupposto, soprattutto Nazioni

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Unite e Consiglio d'Europa,Parlamento europeo e Consiglio europeo:
1. Conferenza mondiale delle nazioni unite sulle donne 1995
2. Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo '99
3. Decisione quadro n 383/2000 GAI del consiglio dell'Unione Europea contro la
falsificazione di monete
4. Convenzione Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale 2000
5. Convenzione del consiglio d' europa sulla criminalità informatica 2001
6. Decisioni quadro n 629/2002 e n 68/2004 GAI del cons dell'Unione Europea contro
lo sfruttamento sessuale dei bambini
7. direttiva CE n 6/2003 di parlam. europeo e consiglio unione europea contro abuso di
informazioni privilegiate e manipolazione del mercato + altre direttive CE sugli abusi
di mercato tra il 2003 e il 2005
8. Convenzione ONU contro la corruzione 2003
9. direttiva CE n 60/2005 del parlamento eu e consiglio dell'unione eu su uso del
sistema finanziario per riciclaggio dei proventi di attività criminose.
10. Proposta di direttiva del parlamento e consiglio dell'unione su rispetto dei
diritti di proprietà intellettuale 2006
11. direttiva CE 2008 su tutela penale dell'ambiente e direttiva su inquinamento
di navi 2009
12. direttiva n 52/2009 sanzioni vs datori di lavoro che impiegano cittadini di
paesi terzi il cui soggiorno è irregolare
Le fonti immediate:
l delega n 300/ 2000 nuova architettura normativa sulla responsabilità amministrativa delle
persone giuridiche e delle società, associazioni o enti senza personalità giuridica

PRINCIPI E CRITERI DIRETTIVI:


A : reati che impegnano la responsabilità dell'ente sono divisi in 5 categorie
1. delitti dei pubblici ufficiali contro la pa
2. delitti contro il patrimonio commessi mediante frode
3. reati relativi alla tutela dell'incolumità pubblica
4. lesioni e omicidio colposi commessi con violazione delle norme per la prevenzione
degli infortuni sul lavoro
5. reati in materia di tutela dell'ambiente e del territorio
B: Criterio di imputazione oggettiva = reato commesso dalla persona al vertice o dai
subordinati
C: sanzioni amministrative di varia natura: pecuniarie secondo l'entità del profitto e delle
condizioni patrimoniali dell'ente/interdittive per casi più gravi/ principio di legalità---
applicate solo nei casi e nei tempi previsti dalla legge.
D: diminuzione sanzione si ha solo qualora l'ente avesse adottato comportamenti idonei ad
assicurare efficace riparazione o reintegrazione rispetto all'offesa realizzata
E: applicazione da parte del giudice competente a conoscere il reato della persona fisica
F: diritto di recesso ad hoc per il socio dissenziente e incolpevole

da questa legge delega --- Dlgs n 231/2001

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4 capi:
CAPO 1 principi generali e criteri di attribuzione, sanzioni e reati previsti
CAPO 2 vicende modificative dell'organo collettivo
CAPO 3 rito processuale
CAPO 4 disposizioni di attuazione e coordinamento
– d.m n. 201/2003 norme procedimentali
normativa del 2001:
• politica riduzionista nei casi di responsabilità --- depotenziamento delle indicazioni
del parlamento europeo
• non considerati gli effetti civili derivanti dalla responsabilità dell'ente
• non prevista nella delega l'introduzione dei modelli di organizzazione e gestione con
forza esimente
Produzione legislativa extra ordinem rispetto alla 231 del 2001:
• l n 146/2006
• dlgs 197/2004
• dlgs 209 del 2005 cd codice delle assicurazioni
Deroghe al processo penale de societate nei confronti delle banche,intermediari finanziari
e assicurazioni;

COSTITUZIONE:
Non c'è un criterio discretivo generale per interpretare i rapporti tra costituzione e
responsabilità ex crimine degli enti.
PRINCIPI:
COLPEVOLEZZA
– personalità della responsabilità art 27 cost non si scontra con la responsabilità degli
enti se la si considera come un'”imputazione a due stadi”.
– funzione rieducativa della pena non possibile per l'ente perchè non può essere
ricondotto al paradigma una persona fisica
– principio di legalità art 25 c 2 cost sia in riferimento alla responsabilità che alla
sanzione
PRINCIPI FONDAMENTALI IN AMBITO PROCESSUALE PENALE
– Presunzione di non colpevolezza: inversione dell'onere della prova/ l'ente soggetto
a possibili conseguenze per un illecito ancora non accertato---vulnus alla garanzia
posta dall'art 27 c 2 cost
– Diritto di difesa: art 24 c2 cost si applica anche ai processi vs enti collettivi
– Libertà fondamentali: agli enti si applicano le stesse garanzie previste per l'imputato
persona fisica per quanto riguarda ispezioni,perquisizioni,sequestri, intercettazioni
e flussi informatici (artt 13-14-15 cost)
– diritto al giusto processo + norme su giurisdizione: art 111 cc 1-5 cost principi che si
applicano al processo de societate con degli adattamenti
– obbligatorietà dell'azione penale: art 112 cost --- violato dall'art 58 che dispone che
sia il pm a emettere decreto di archiviazione degli atti!
– Imparzialità giudice e guarentigie della magistratura: art 25 c 1 cost + art 111 c 2

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cost - guarentigie agli artt 101-110 cost. Altrettanto applicabili nel processo all'ente.
ALTRE NORME COSTITUZIONALI
– Libertà di iniziativa economica privata: con i limiti posti dalla normativa per la
sicurezza nei luoghi di lavoro--- per questo introdotto la figura del commissario
giudiziale per non bloccare l'attività economica al posto della sanzione interdittiva.
C.P.P:
Complesso normativo del 231 del 2001 artt 34-79 (capo terzo) autonomo ma non
alternativo al cpp.
Normativa regionale:
Atti normativi regionali per l'adeguamento della struttura interna ai canoni del dlgs 231.
Per es. per incentivare l'adozione di modelli di organizzazione e gestione. Norme regionali
non modificano direttamente la fonte della responsabilità degli enti ma rafforza la cogenza
del 231.
Provvedimenti dell'autorità di vigilanza:
influiscono indirettamente sul sistema della responsabilità degli enti e sulla prevenzione dei
reati-presupposto e adozione modelli.

Capitolo Terzo
PRINCIPI GENERALI
I Soggetti destinatari della normativa--- non solo le imprese, le corporation ma anche enti
senza fini lucrativi. Non solo enti con personalità giuridica,anche enti sprovvisti di questa e
le associazioni non riconosciute.

Ambito di applicazione della normativa: a enti contraddistinti da un'apprezzabile


complessità organizzativa.
Sono esclusi dalla normativa:
1. impresa familiare
2. associazioni in partecipazione (art 2549 cc)
3. associazioni temporanee di imprese
4. i consorzi con attività interna
5. varie forme di comunione e i condomini
Sono esclusi anche enti concernenti lo stato e che esercitano pubblici poteri
1. Tutte le articolazioni amministrative centrali e periferiche dello stato
2. enti territoriali
3. altri enti pubblici non economici, cioè
• enti che erogano un servizio senza fini di lucro
• enti pubblici associativi
• enti con finalità tipiche dello stato ma senza pubblici poteri
4. enti con funzioni di rilievo costituzionale (ratio: le sanzioni del 231
provocherebbero la sospensione di funzioni indefettibili negli equilibri
costituzionali)
PRINCIPIO DI LEGALITA'
art 2 richiama il nullum crimen nulla poena sine lege dell'art 2 cp---sia per la responsabilità

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sia per la sanzione
Diversi corollari a questo principio:
• garanzia che sia la legge a individuare i singoli reati sanzionabili
• determinatezza e tassatività sulle fattispecie (in alcuni casi principio violato) - Trib
Milano 2010
• irretroattività in peius –(momento da considerarsi è il tempus commissi delicti – il momento di
realizzazione del profitto è del tutto irrilevante Cassaz sez VI 2011)
✔ n.b. Per le sanzioni amministrative non è applicabile il principio di retroattività della disposizione più
favorevole (Corte Cost. 2002)
✔ responsabilità ammin da reato non si estende ai reati finanziari – perchè sanz della confisca per
equivalente Vs l'ente è data solo se al reato commesso dalla persona fisica è applicabile la 231.
(Cassaz sez III, 2011)
✔ Non si può scomporre un reato complesso (cioè che ne ingloba diversi) per isolare una condotta
altrimenti non sanzionabile. Nel merito per es. non scomponibile truffa aggravata ai danni (non
prevista dal 231) dalla frode fiscale. Sanzionabile solo quest'ultima! (Cassaz. Sez II 2009)
✔ No sequestro preventivo di cose non pertinenti al reato per reati commessi prima dell'entrata in
vigore del 231. (Cassaz. Sez. II 2006)
✔ ATTENZIONE : Per corruzione se almeno parte della dazione è data dopo l'entrata in vigore del 231
si ha la fattispecie delittuosa. (Trib. Milano 2007)
✔ ATTENZIONE: La mancanza di disciplina transitoria atta a porre un termine per attuare il contenuto
della 231 è irrilevante per la responsabilità dell'ente. Doveva adottare immediatamente i
comportamenti idonei (Trib Novara 2010)
✔ Il Dlgs 39/2010 ha abrogato l'art 74-bis TUF e art 2624 cc ---> mancata però l'integrazione da parte
del legislatore dell'art 25-ter con le fattispecie di reato. Impedimento dell'estensione del precetto
incriminatore. Cassaz: non sopravvivono norme di cui sia stata operata l'abrogazione senza
novazione. Ordinanza sez V 2011 ----> ricorso alle sezioni Unite.----> Sent Sez Un 23/6/2011
n34476 : La L 39/2010 ha abrogato l'illecito di cui al 74bis TUF e il 2624 cc MA ha previsto effettive
e proporzionate sanzioni VS revisori legali e delle imprese di revisione contabile-- impianto
sanzionatorio sistematicamente organico. PERTANTO = Il 39/10 non ha influenzato la disciplina del
231 art 25-ter xk le relative fattispecie(falsità delle relazioni o delle comunicazioni delle società di
revisione) non sono richiamate da questo testo e non possono costituire il fondamento di siffatta
responsabilità.(cioè gli illeciti di cui agli artt abrogati NON SONO il fondamento della responsabilità
in questione.
✔ La valutazione del momento consumativo del reato è riservata al giudice di merito.

LA SUCCESSIONE DI LEGGI
Art 3 c 1 non può aversi responsabilità per fatto che una legge successiva non prevede più
come reato (abolitio criminis)
✔ Il principio di successione delle leggi è stato formulato con indicazioni che ricalcano quelle del
codice penale (art 2) per la persona fisica (Trib Milano 2009)
EFFICACIA DELLA LEGGE NELLO SPAZIO – art 4
Abbandono progressivo del principio di territorialità – sostituzione con il principio di
universalità. Per fatti di reato commessi all'estero, ente responsabile se ha la sede
principale in Italia. ( art 4 dlgs 231 è quindi una deroga rispetto al principio del locus commissi delicti e
comporta che siano sotto giurisdizione italiana i casi di reati commessi all'estero da enti con sede principale
in Italia (Trib Milano 2009).
Contrasti invece per quanto riguarda fatti commessi in italia da enti con sede principale
all'estero—manca una disposizione generale:

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tesi 1: ente non perseguibile, assenza di espressa previsione in questo senso (appare più
consona al sistema perchè si basa sull'assenza di una disciplina in proposito)
tesi 2: locus commissi delicti = luogo del reato radica la competenza del giudice
✔ confortata dalla giurisprudenza trib Milano 2004 : “sia le persone fisiche che giuridiche hanno il
dovere di rispettare la legge italiana” --->quindi la società straniera ha l'obbligo di osservare la legge
italiana quando opera in Italia.
N.B. Per società estere necessaria richiesta di procedere da parte del ministro della
giustizia
N.B. Il Bribery act del 2010 si applica anche a società inglesi operanti fuori dal Regno Unito
e società non inglesi che operano nel Regno Unito.
✔ Per corruzione internazionale possono cmq intervenire norme e sanzioni indicate all'art 9 c 2 dlgs
231/2001. Spetta al giudice verificare se la sanzione può essere applicata all'ente. C'è giurisdizione
italiana se si riscontra che gran parte della esecuzione della condotta interessata è stata eseguita in
italia( Cassaz Sez VI 2010 eni VS saipem)
Capitolo Quarto
I REATI-PRESUPPOSTO DELLA RESPONSABILITA' DELL'ENTE
La legge delega prevedeva fattispecie funzionali al conseguimento ingiustificato di profitto e
all'elusione dei meccanismi di legalità e concorrenza.---molto legate all'idea di criminalità
d'impresa.
Inizialmente il legislatore timido nella previsione di fattispecie di reato (inizialmente
previste dalla parte speciale della legge agli artt 24 e 25).
Introduzione nel tempo di varie altre figure di reato- presupposto della responsabilità
dell'ente:
• l. 409 /2001, art 25-bis Falsità in monete, carte di pubblico credito,valori di bollo
• dlgs 61/2002, art 25-ter reati societari
• l. 7/2003, art 25-quater reati di terrorismo ed eversione dell'ordine democratico
• l. 7/2006, art 25-quater.1 pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili
• l. 38/2006, art 25-quinquies delitti contro la personalità individuale
• l. 62/2005, art 25-sexies abuso di informazioni privilegiate e manipolazione mercato
• l 146/2006, estensione agli enti dei reati transnazionali per delitti di stampo mafioso
e di crimine organizzato.
• Dlgs 197/2004 (regole del processo per banche e intermediari) e dlgs 209/2005(c.d.
Codice delle assicurazioni)
• l. 123/2007: estensione della responsabilità degli enti ai delitti colposi
• l. 231/2007, art 25-octies ricettazione e riciclaggio
• dlgs 121/2011, art 25-undecies reati ambientali
• dlgs 109/2012, art 25-duodecies impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è
irregolare
• l. 190/2012 modifica le seguenti fattispecie:
◦ art. 25 aggiunta di “induzione indebita a dare o promettere utilità
◦ art 25-ter inserito il reato di “corruzione tra privati”
◦ Numerose altre modifiche alle singole fattispecie penali richiamate nei
cataloghi dei reati presupposto
• REATI AMBIENTALI:

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◦ L. 96/2010 “Comunitaria 2009” su inquinamento delle navi
◦ dlgs 121/2011 nuove fattispecie di cui all'art 727-bis e 733-bis cp. (protezione
specie animali e vegetali)
◦ interventi alle fattispecie di cui all'art 25-undecies = sanz. Pecuniarie con soglie
edittali da 150 a 250 quote + sanzioni interdittive per pochi reati e per un max di
6 mesi.
Manca cmq la previsione di diverse fattispecie da sanzionare secondo la direttiva
europea, cioè tutte le condotte con possibili conseguenze dannose o pericolose a carico
dell'uomo.!
Conseguenza di tutte queste aggiunte normative= agglomerato di reati eterogenei e
possibile confusione tra realtà d'impresa e criminalità organizzata. Infatti delitti come
terrorismo,pedopornografia, falso in monete,riduzione in schiavitù ecc sono indicativi di
una struttura organizzata intimamente criminale.
IL DELITTO TENTATO
Art 26 c 1 esclusa responsabilità enti per tentato delitto---> riduzione sanzioni da 1/3 a ½
ma non abbattimento sanzione pecuniaria sotto soglia minima di 10 329 euro e interdittiva
soglia minima 3 mesi.
N.B. Non tt le fattispecie indicate sono configurabili cn tentativo
Art 26 c 2 Esclusione punibilità dell'ente se ha impedito il compimento dell'azione/evento

Capitolo Quinto
Criteri di Imputazione all'ente :
Imputazione sul piano OGGETTIVO = L'ente è responsabile per i reati commessi nel suo
interesse o a suo vantaggio (art 5 c 1).
ECCEZIONE: per i reati societari contemplato solo l'Interesse della società – non
menzionato il vantaggio
Imputazione sul piano SOGGETTIVO = Commesso reato da persone in posizione di vertice
(art 5 c 1 lett a ) o da quelle sottoposte alla loro direzione o vigilanza (art 5 c 1 lett b)
Onere di provare i requisiti della responsabilità dell'ente (che sono: un reato presupposto –
interesse o vantaggio dell'ente ) spetta alla pubblica accusa.
MA : Eccezione al regime probatorio = Se chi ha compiuto l'atto è un soggetto in posizione
apicale l'onere di provare l'effettiva applicazione dei modelli di organizzazione è in capo
all'ente (art 6).

✔ Manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art 5 Vs ai artt 3 e 27 Cost.


L'ente non risponde di un fatto altrui ma di fatto proprio in quanto c'è il principio di
immedesimazione organica tra ente e suo dipendente. (Cassaz sez VI 2010)
✔ Manifestamente infondata anche la questione di illegittimità per eccesso di delega negli artt 5,6,25
dlgs 231 VS artt 27,77,117 Cost. Il dlgs 231 NON SNATURA la delega ricevuta con L delega 2000 n
300. (Trib Milano 2009)

REQUISITO OGGETTIVO DI RESPONSABILITA' DELL'ENTE: VANTAGGIO O INTERESSE


INTERESSE ≠ VANTAGGIO
Interesse = Nel momento dell'azione, della commissione del reato e deve essere potenziale

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(quindi c'è anche se poi non si è riuscito a realizzare)
Vantaggio = Anche senza interesse – apprezzamento oggettivo e successivo al reato (è
criterio ex post)
Cassazione 2009 n 13678 conferma queste differenze : “Un'interesse a monte per un indebito
arricchimento prefigurato si distingue da un vantaggio obiettivamente conseguito con il reato anche se
non prospettato” !

Reati presupposto dolosi facilmente conciliabili con interesse e vantaggio dell'ente;


reati presupposto colposi: problema conciliarli con vantaggio e interesse
Sia per reati colposi che dolosi = colpa di fondo dell'ente rappresentata dall'indifferenza
rispetto alle regole e obblighi organizzativi.
Per reati colposi queste mancanze comportano un abbassamento o azzeramento dei costi
aziendali ---> quindi un vantaggio
Secondo giurisprudenza di merito = collegamento tra violazione regole cautelari e evento
dannoso.
Secondo Altra giurisprudenza: requisiti di vantaggio o interesse totalm compatibili con
delitto colposo ---> nella mancanza di adozione di misure preventive c'è un risparmio dei
costi --- evento dannoso è una conseguenza non voluta

Prevalente una tesi garantista = Non c'è responsabilità oggettiva dell'ente solo per
risparmi di spesa! Ci deve essere un collegamento causale tra deficit di sicurezza e evento
tipico dannoso.!!

Clausola di irresponsabilità: art 5 c 2 La società non risponde se le persone indicate al c 1


hanno agito nell'interesse esclusivo proprio o di terzi – (confermato dalla Cass 2009)
E' CAUSA OGGETTIVA DI ESCLUSIONE DELLA RESPONSABILITA' o c.d. CIRCOSTANZA
INTERRUTTIVA DEL NESSO DI ASCRIZIONE OGGETTIVO
In questo caso non rilevante che vi sia stato poi un effettivo vantaggio dell'ente.
I SOGGETTI IN POSIZIONE APICALE
Persone con funzioni di rappresentanza – amministrazione – direzione – gestione -
controllo dell'ente o di una unità organizzativa autonoma (finanziariamente e
funzionalmente).
Quali soggetti dell'ente sono considerabili in posizione apicale?
1. Amministratori: membri del CDA – amministratore unico
2. Amministratori non delegati
3. Membri del consiglio di gestione
4. Amministratori dipendenti dalla società
5. Direttori generali
6. Delegante con poteri decisionali – autonomia – poteri organizzativi – capacità di
spesa
7. Dirigenti di unità periferiche dotate di autonomia finanziaria e funzionale effettiva –
autonomo potere di spesa; Direttore di stabilimento.
8. Amministratori di fatto SE esercitano in modo continuativo e significativo i poteri
tipici inerenti alla qualifica o alla funzione. Secondo alcuni questo non vale per

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amministratori di unità organizzative autonome e non tutto l'ente!
9. Liquidatori
10. Datore di lavoro – dirigente da valutare case
by case perchè questa carica non è sempre sinonimo di potere di direzione
dell'impresa
I SUBORDINATI :
Ovviamente lo sono i sottoposti alla direzione o vigilanza delle figure apicali. Anche quelli
assunti esternamente con un incarico da eseguire sotto la direzione – controllo di un
apicale -apicali.
PROBLEMI
• Non collocabili tra apicali o subordinati alcune figure = fornitori – collaboratori –
consulenti
• Problemi interpretativi sul ruolo da dare a coloro che instaurano con l'ente un
management contract
• Sforzi interpretativi per inquadrare i dirigenti e i preposti per quanto riguarda la
normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Capitolo Sesto
L'AUTONOMIA DELLA RESPONSABILITA' DELL'ENTE Art 8
Responsabilità sussiste nonostante l'autore del reato non sia stato identificato
allora --- si avranno queste conseguenze:
• p.m. alleggerimento dell'onere probatorio
• giudice non è in grado di stabilire criteri soggettivi
• ente è nell'impossibilità di dimostrare il requisito di elusione fraudolenta del
modello
• assoluzione della persona fisica per non aver commesso il fatto e l'ente può cmq
essere condannato!
Responsabilità dell'ente rimane anche se si verifica :
• morte della persona che ha commesso il reato
• sospensione condizionale della pena (decorso inutilmente il tempo)
• oblazione = estinzione del reato di contravvenzione attraverso il pagamento di una
somma di un terzo del massimo di pena previsto
• prescrizione del reato (tranne se avviene prima della contestazione del p.m)
• remissione querela
• UNICA ECCEZIONE: AMINISTIA (PROPRIA): per la quale non può procedersi
nemmeno contro l'ente RATIO: Non legare il destino dell'ente a una scelta
discrezionale dell'imputato
Capitolo Settimo:
L'ESIMENTE: IL MODELLO ORGANIZZATIVO PER I REATI DEGLI APICALI
No responsabilità dell'ente se questo prova le seguenti cose:
1. Organo ha adottato modelli organizzativi idonei a prevenire i reati
2. vigilante con autonomi poteri di controllo
3. reato commesso attraverso l'elusione fraudolenta dei modelli
4. da parte della vigilanza non ci sono state violazioni o omissioni

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Efficacia esimente: requisiti di matrice economica e organizzativo-aziendalistici di 3 tipi:
A- modello organizzativo e di gestione:
Definizione e funzioni del modello:
• prevenire il rischio d'impresa
• limitare la responsabilità sotto il profilo sanzionatorio
Per reati commessi da soggetti in posizione apicale l'onere della prova non è più del p.m
ma dell'ente (art 6 c 1) -----Considerata una probatio diabolica
n.b. Il modello come prevenzione speciale è fatto impeditivo della responsabilità anche
quando adottato come misura riparatoria (post factum)
n.b. La confisca è applicabile INDIPENDENTEMENTE dalla condanna dell'ente RATIO: senza
la confisca l'ente avrebbe un arricchimento illecito (anche se incolpevole)!
PER AVERSI UN MODELLO VALIDO: (anche per i modelli adottati ex post)
• ADOZIONE: predisposizione di tale modello come regola nell'operare dell'ente
• EFFICACIA: funzionamento concreto del modello adottato
• IDONEITA': individuazione di contenuti funzionali alla prevenzione concreta dei reati
n.b. Non è possibile neutralizzare in assoluto l'eventualità di condotte criminose! Non è
perchè un reato è stato commesso che si ritiene insufficiente il modello adottato!
n.b. L'adozione di un modello non è un obbligo ma è un mero onere per fruire di benefici
--- questo principio ha però 2 deroghe
1. SOCIETA' EMITTENTI: se vogliono essere quotate nel segmento titoli con alti
requisiti (STAR) hanno l'obbligo di adottare valido modello
2. REGIONI: hanno norme con obbligo per le aziende di sottoscrivere convenzione con
la regione e adeguarsi quindi al 231 (con obbligo di modello)

Risk management: processi attraverso i quali un'azienda identifica – elimina – monitora i


rischi legati a un determinato processo produttivo (per minimizzare le perdite e
massimizzare l'efficacia dei processi).
Occasione non solo per evitare i rischi ma anche avere vantaggi economici perchè si è
competitivi – ottimizzate le procedure.
Non esiste il modello organizzativo perchè intervengono in ogni situazione diverse variabili
Scostamento tra l'as is e il to be ---- gap analysis = cioè si fa un'analisi del gap del modello
tra come dovrebbe essere l'organizzazione (to be) e come è in realtà (as is).
Regole e situazioni peculiari devono esserci per le attività e gli istituti bancari (linee guida
ABI)

Art 6 c 2 lett a-e Lineamenti generali : finalità e contenuti del modello:


• individuare le attività nel cui ambito possono essere commessi reati =
AUTOVALUTAZIONE DEI RISCHI (CONTROL SELF ASSESSMENT) coerente con le best
pratice.
• controlli specifici per programmare la formazione delle decisioni dell'ente in
relazione ai reati da prevenire = PROTOCOLLI con procedure ispirate alla separazione
dei ruoli + controllo che allerti su nuove situazioni critiche.
• modalità di gestione delle risorse finanziarie = FLUSSI FINANZIARI VERIFICABILI –

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TRASPARENTI – PERTINENTI(all'attività aziendale)+ ATTENZIONE AI FLUSSI ATIPICI
(reazione efficace ai segnali d'allarme cd. Red flags)
• destinatari di informazioni da parte delle strutture amministrative dell'ente= FLUSSI
INFORMATIVI – senza sapere non si può esercitare alcun controllo e quindi reagire
ad anomalie.
• sistema disciplinare idoneo = per garantire l'efficacia del modello (Novero di
informazioni tipizzato)
Molte delle attività e delle funzioni sono date attraverso deleghe
Importanti requisiti funzionali all'efficacia del modello= COMUNICAZIONE E FORMAZIONE
DEL PERSONALE

- Possibile adozione anche di un CODICE ETICO (o di comportamento o di autodisciplina) =


per prevenire illeciti e affermare la cultura della legalità
- Documentazione delle singole attività compiute per la costruzione del modello adottato
- Costante supervisione del rischio = sistema di controllo efficace

Contenuti per predisporre il modello:


1. Raccolta e verifica della documentazione aziendale rilevante (x es su organizzazione
-controlli -governance)
2. Mappatura del rischio (analisi attività esistenti e loro analisi con identificazione delle
aree di rischio attraverso il metodo delle interviste =verbalizzate in schede
analitiche)
3. Identificazione e analisi dei presidi di rischio già esistenti (chiedendone informazioni
al responsabile della funzione organizzativa).
4. Gap analysis (REQUISITI RICHIESTI – RISULTATI CONCRETI = GAP) – poi interpellato
l'ente sui possibili rimedi e interventi idonei a prevenire gli illeciti.
5. PROTOCOLLI = programmazione e formazione e attenzione delle decisioni dell'ente
in relazione a reati da prevenire. Coincidono con il modello stesso. Sono tutti
recepiti in un ORDINE DI SERVIZIO emanato dalla direzione generale e indirizzato
all'unità operativa di riferimento e che rende COGENTE la disciplina ivi prevista.
Ogni ordine di servizio (di un'unità operativa) confluisce in un allegato del modello.
La parte speciale del modello contiene protocolli e ordini di servizio+ regolamento di
spesa per la gestione trasparente e pertinente delle risorse finanziarie e non è mai
accessibile al pubblico per via delle informazioni sensibili che contiene.
Definito un Protocollo per ciascuna unità organizzativa con la disciplina che il
responsabile della medesima ha concorso a illustrare come più idonea.

Gli altri due requisiti per aversi efficacia esimente della responsabilità dell'ente sono:
B- vigilanza affidata a un organo ad hoc
C- elusione fraudolenta del modello da parte di chi ha commesso il reato

Esemplificazione di modelli organizzativi per determinati rischi di reato:


CORRUZIONE:
Controllo diviso in tre fasi:

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1. fase precedente le attività aziendali : analisi di processi aziendali, esame beni e
servizi,esame modalità operative,pianificaz di processi standard da adottare,best
pratice,controllo normalità operazioni
2. fase contemporanea alle attività svolte: monitoraggio dei processi aziendali controllo
risorse finanziarie, report interni
3. fase successiva alla realizzazione delle medesime attività: determinare le tracce che
inducono a sospettare operazioni dannose potenzialmente.
ABUSO DI INFORMAZIONI PRIVILEGIATE E MANIPOLAZIONE DI MERCATO:
Scansioni procedimentali, monitoraggio flussi informativi per tracciabilità, presidi in area di
rischio, formazione dei soggetti vettori del rischio, tutela verso informazioni diffuse tramite
internet, separatezza delle funzioni aziendali (anche fisicamente e logisticamente).

ESEMPIO DI CONTENUTO DI MODELLO PER UNA SOCIETA' DI SERVIZI:


Griglia di protocollo per realizzare:
• sistema organizzativo formalizzato e trasparente
• procedure per regolamentare attività ed eventi
• selezione e valutazione fornitori di beni e servizi
• poteri autorizzativi di firma chiaramente ripartiti
• limitaz all'uso del denaro liquido/tracciabilità dei pagamenti
• scelta e controllo dei soggetti che rappresentano la persona giuridica. (onorabilità)

CODICE ETICO:
Insieme di principi fondamentali dell'azienda – premessa generale al modello.
Non sostituisce il modello!
Spesso i contenuti riprendono quelli dei modelli organizzativi;
Parte della dottrina critica i codici etici perchè secondo loro non effettivamente utili.
IL SISTEMA DISCIPLINARE:
Sanzionare i comportamenti in violazione con il modello---potrebbero essere
comportamenti preparatori al reato (prodromici a fatti penalmente rilevanti).
Ogni sistema disciplinare si articola in INFRAZIONI e SANZIONI
L'apparato disciplinare dovrà seguire queste esigenze:
1. rispetto di artt 7 e 18 statuto lavoratori – cod civ. - CCNL
2. tipizzare infrazioni e relative sanzioni
3. comunicare adeguatamente l'apparato disciplinare a tutti i dipendenti
4. individuare l'organo competente a irrogare sanzioni
5. garanzia di contraddittorio
6. motivare i provvedimenti

Destinatari del regime disciplinare sono sia figure di vertice che subordinati + lavoratori
autonomi e collaboratori dell'azienda
PRINCIPIO SANZIONATORIO DI PROPORZIONALITA':
le sanzioni graduate in rapporto alla gravità del fatto.
Per subordinati sono di solito:

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• rimprovero verbale
• “” scritto
• sospensione dal servizio max 10 gg
• licenziamento per giustificato motivo o giusta causa
PROCEDIMENTO DISCIPLINARE: Istruito dal CDA o direttore generale
INFRAZIONI DEGLI APICALI:
Previste con una certa tipicità nel modello ma con una certa genericità = sanzioni previste
da un minus a un maius per particolare gravità del comportamento
Possono prevedersi sanzioni conservative del rapporto di lavoro?
Per amministratori = spettro di sanzioni ampio. Previsti in base alla gravità meccanismi
automatici di decadenza dalla carica sociale o sospensione per un det periodo.

Per i direttori : rimprovero verbale o scritto – licenziamento o risoluzione del rapporto per
giusta causa.

INFRAZIONI DEI SUBORDINATI:


Tradizionali sanzioni : ammonizione, multa,licenziamento + sospensione dal lavoro e dalla
retribuzione-----> catalogo sanzionatorio arricchito – e che segue i principi di gradualità e
proporzionalità che NON VALE INVECE PER GLI APICALI
Necessaria la previsione di NUOVE SANZIONI CONSERVATIVE per infrazioni di soggetti
apicali.

FORMAZIONE DEL PERSONALE:


Requisito fondamentale per l'efficacia del modello.
Modello deve essere fatto conoscere a TUTTI i dipendenti dell'azienda da parte dei vertici
della società.
PRINCIPI FONDAMENTALI:
• Pianificazione = programma periodico della formazione
• continuità = no formazione episodica e non aggiornata
• obbligatorietà della formazione
• tracciabilità = attestazione dell'avvenuta formazione
Graduata la formazione in base alle mansioni e ai diversi livelli di rischio presenti nelle
diverse aree
Necessario un aggiornamento dei contenuti formativi erogati – in base a cambiamenti
tecnologici e variazioni dei rischi

IL MODELLO ORGANIZZATIVO E IL GRUPPO DI IMPRESE:


Il modello della capogruppo non può surrogare quello delle singole componenti.
Necessario adeguamento dei singoli modelli alle peculiarità delle imprese.

La capogruppo crea una specie di cornice del modello organizzativo ma cmq il modello non
può essere calato dal vertice alle imprese del gruppo.
Capogruppo fa dei protocolli universali dai quali prendono contenuto e forma quelli delle

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singole società.

Per una complessità del gruppo si ha una complessità del rischio di commissione reati e
quindi di struttura del modello.

SECONDO LA DOTTRINA SI DOVREBBE AVERE:


• protocolli di linea di primo livello per costruire modelli organizzativi nei gruppi
internazionali.
• Protocolli di gruppo transnazionali = integrazione dei protocolli delle singole società
con quelli della capogruppo.
• Uniformazione dei codici etici delle singole imprese del gruppo in un codice etico del
gruppo
MODELLO ORGANIZZATIVO NEGLI ENTI DI PICCOLE DIMENSIONI:
Due lacune:
1. mancanza definizione di ente di piccole dimensioni
2. art 6 c 4 : snellimento del controllo interno come unica previsione per la piccola
impresa; non per semplificazione modello

Auspicabile invece un modello e una strutturazione più snelli per imprese semplici (Devono
cmq essere presenti i protocolli)
PICCOLE IMPRESE = imprese strutturate in maniera elementare .

n.b. Per le piccole imprese è meno probabile ma cmq non impossibile una dissociazione tra
la volontà di chi commette il fatto di reato e l'ente.

Prima di tutto: tratteggiare un profilo di modello elementare


In società a struttura semplificata si ha centralizzazione delle decisioni ----> semplificazione
nella previsione dei protocolli proprio per le ridotte risorse umane
Semplificazione possibile anche nell'attribuire i compiti di vigilanza al dirigente --- ma
problema di contraddizioni

LINEE GUIDA DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA


Codici di comportamento emanati dalle associazioni rappresentative degli enti indirizzate
all'elaborazione di modelli.

Comunicati al ministero della giustizia = formalizzare l'idoneità tecnico-operativa dei codici


(osservazioni del ministero entro 30 gg e riceve parere della CONSOB sulla idoneità dei
codici per taluni reati)
Codici= ausilio per gli enti ma non sostituiscono i modelli
procedura di loro adozione e controllo regolata dagli artt 5-7 d.m. 201/2003

MODELLO E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO:


Dlgs 81/2008 ha introdotto con l'art 30 un nuovo tipo di compliance program di difficile
adeguamento alle disposizioni del 2001:

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• art 30 c 1 “il modello deve essere adottato”: non è obbligatorio il modello secondo il
231 del 2001! allora? Interpretazione letterale per cui è obbligatorio solo il
contenuto del modello per poter spiegare det effetti.
Art 30 c 1:
• standard tecnico-strutturali per impianti – attrezzi -ecc
• valutazione dei rischi e misure di prevenzione
• attività organizzativa
• sorveglianza sanitaria
• informazione e formazione
• procedure e istruzioni in sicurezza dei lavoratori
• documentazione obbligatoria
• verifiche periodiche
c 2 idonei sistemi di registrazione delle attività svolte
c 3 adeguata previsione di vigilanza gestione e controllo del rischio
c 4 riesame e modifica del modello se violazioni significative delle norme su infortuni e
igiene sul lavoro.
C 5 presunzione di conformità = dei modelli che seguono le linee guida di UNI-INAIL o di
BRITISH OHSAS 18001:2007 (che compendiano le best pratice sulla sicurezza sul lavoro)
presunzione senza carattere di assolutezza--- cioè è comunque consentito il libero
convincimento del giudice riguardo a modelli e la loro efficacia (anche se seguono le linee
guida).

Tutti i poteri di gestione e controllo sicurezza delegabili dal datore di lavoro a persona con
requisiti di professionalità ed esperienza,poteri e autonomia di spesa; delegato deve
accettare per iscritto la delega. Delegante ha comunque potere e dovere di controllo sul
delegato e i suoi poteri e operazioni .
Art 16 c 3 si presume assolto l'obbligo di vigilanza del delegante quando ha adottato un
efficace modello di verifica e controllo---- solleva l'imprenditore dal controllo sul delegato.

In materia di sicurezza sul lavoro l'art 25-septies stabilisce i reati presupposto .


Difficoltà di integrazione tra normativa sulla responsabilità degli enti 2001 e la normativa
sulla sicurezza sul lavoro 2008 sui seguenti punti:
1. difficile coniugare requisiti di interesse o vantaggio dell'ente con le fattispecie
colpose di reato dell'ente ( mancata spesa per prevenzione infortuni = risparmio
quindi vantaggio per l'ente)
2. la prova dell'elusione fraudolenta del modello incompatibile con la colpevolezza
(connaturata all'assenza di volontà dell'ente) --- necessaria sul punto una riforma

Varie disomogeneità tra il modello contemplato nella normativa del 2001 e il nuovo tipo
dell'art 30 dlgs 81-2008:
1. ambito oggettivo di applicazione = dlgs 2008 considera solo i reati colposi commessi
con violazione delle norme antinfortunistiche; reati del dlgs 81 sono specifici e
compresi nel più ampio art 25-septies del dlgs 2001

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2. destinatari sono i soggetti in posizione apicale = solo per reati colposi per la norma
del 2001 – anche dolosi per reati del dlgs 81/08
3. metodo di valutazione del rischio = per sicurezza sul lavoro esistono procedure
standardizzate per aziende fino a 50 lavoratori (invece per dlgs 231 art 24 ss
mappatura del rischio generale). Per aziende con più 50 lavoratori si ha l'approccio
generale del self assessment per:
◦ valutazione rischi
◦ mappatura fasi di attività lavorativa con maggiori rischi
◦ gap analysis tra le misure prese e quelle previste dalla legge
Documento di valutazione dei rischi con 2 finalità:
◦ base su cui elaborare i protocolli in ambito infortunistico cioè colonna vertebrale
del modello di organizzazione.
◦ creazione rete di presidi per la tutela dei lavoratori
4. contenuti comuni ai due tipi di modelli = protocolli organizzativi e sistema
disciplinare
◦ PROTOCOLLI ORGANIZZATIVI = previsti dall'art 6 c 2 dlgs 231 e dall'art 30 c 1
lett a -b e 5 del dlgs 81. In questo ultimo si vede che le linee guida nazionali e
internazionali vengono incorporate per relationem nel modello
◦ stesse finalità del sistema disciplinare dei due modelli
5. Differenze maggiori si hanno su controllo e gestione risorse finanziarie:
a) organismo di vigilanza previsto dal 231 non previsto dal dlgs 81; il
secondo specifica e precisa i contenuti generali stabiliti dal primo.
Vigilanza e aggiornamento del modello saranno quindi di competenza
dell'organismo di vigilanza. Mentre il controllo di questo organismo
dovrà essere effettuato dal datore di lavoro – suoi delegati –
responsabile di servizio di prevenzione e protezione- consulenti
esterni.
b) Nel dlgs 81 non c'è nessun riferimento alla gestione risorse fin. atte a
impedire reati. RATIO = prevenire illeciti tipici del 2001 posto che la
gestione delle risorse finanziarie predispone alla commissione di reati
a ciò connessi come la corruzione.
6. effetti consistono nella esclusione della responsabilità dell'ente per i reati per
i quali i modelli sono stati introdotti
7. regole sull'onere probatorio previste dall'81 non si discostano da quelle
dell'art 6 c 1 lett a-d dlgs 231/2001. Unico scostamento la dimostrazione della
non conformità (altrimenti presunta) dei modelli ai requisiti corrispondenti
alle linee guida (art 5 dlgs 81/2008) che grava sull'accusa (non sull'ente)

Per capire e specificare quindi il rapporto tra le due normative prendiamo per es una
sentenza di merito del Trib. Trani del 2009:
L'art 30 del dlgs 81 pone in evidenza alcuni aspetti impo del dettato del 231-2001:
a) necessaria vigilanza per la sicurezza sul lavoro
b) periodiche verifiche delle procedure

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c) sistema di controllo di attuazione e mantenimento del modello
d) sistema disciplinare idoneo
Modello ispirato a finalità di ORGANIZZAZIONE per prevenire e CONTROLLO per verifica
effettività.
Dlgs 81 prevede una semplice analisi dei rischi ma che è solo parzialmente sovrapponibile
al disposto del dlgs 231/2001 che è caratterizzato anche dal sistema di vigilanza e
previsione di sanzioni per inottemperanze. Questi sono elementi imprescindibili del
modello. Non previste nel dlgs 81 anche la importante gestione delle risorse fin.

Inoltre l'81 è rivolto a una informazione dei dipendenti – lavoratori -coloro che sono a
rischio infortuni. Mentre il 231 è soprattutto rivolto a coloro che rischiano di commettere il
reato colposo!

Capitolo Ottavo
ORGANISMO DI VIGILANZA
Funzioni :
1. vigilare sull'osservanza del compliance program
2. curare l'aggiornamento del modello
3. poteri di iniziativa e controllo
4. obblighi di informazione sulle operazioni sensibili

Ricade sull'ente l'onere di provare che sia stato istituito qst organismo con poteri autonomi
e che la sua attività non ha avuto omissioni o insufficienze

Due requisiti imprescindibili di qst organismo:


1. INDIPENDENZA= condizione soggettiva – la posizione dei componenti non in
conflitto di interessi con l'azienda (complementare a esso è il requisito di
ONORABILITA'= implicita nella normativa)
2. AUTONOMIA =riguarda l'organismo in quanto tale – effettivi poteri di ispezione e
controllo – risorse adeguate – capacità di spesa.

Requisito connesso è la CONTINUITA' DI AZIONE =necessario costante controllo delle


informazioni, ispezioni, aggiornamento del modello,reporting vs il cda e collegio sindacale.
NO VIGILANZA EPISODICA O SALTUARIA

Legge di stabilità 2011 n. 183


L'organismo di vigilanza non può coincidere con:
• internal auditing
• comitato per il controllo esterno (no requisiti di autonomia e indipendenza)
• collegio sindacale (dipende dai soci e dal cda) – (vedi dopo perchè)
• compliance officer (controllo regolamentare obbligatorio nelle banche e
intermediari finanziari ma è un controllo finanziario che non deve essere confuso
con il controllo di prevenzione reati

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• soggetti esterni all'ente perchè deve essere un organismo dell'ente!

Legge di stabilità 2011 n. 183 snellisce i costi di organizzazione delle imprese


art 14 comma 12 introduce il comma 4bis dell'art 6 del dlgs 231/2001,per il quale : “nelle
spa – sapa – srl il collegio sindacale il consiglio di sorveglianza e il comitato per il controllo
interno possono svolgere le funzioni dell'organismo di vigilanza”.----> PROBLEMA:
Incongruenze che questa disposizione porta.
VIGILANZA E COLLEGIO SINDACALE = INCOMPATIBILITA'. PERCHE' :
A) INCOMPATIBILITA' DI FUNZIONI = l'attuale sistema di controllo spinge il titolare
dell'obbligo di vigilanza ad affiancare l'amministrazione (cioè il controllato). Spesso il
controllo di legittimità dell'iter delle decisioni scivola in una valutazione di merito
sulla convenienza dell'operato degli amministratori. Perciò non si dovrebbe
attribuire poteri di vigilanza al collegio sindacale.
B) COINCIDENZA TRA CONTROLLORE E CONTROLLATO = perchè per molti degli illeciti
considerati dalla 231 il sindaco risulta uno dei soggetti attivi.
C) OBBLIGO DI IMPEDIRE REATI (del sindaco) è inconciliabile con l'attività
dell'organismo di vigilanza che non deve essere destinatario di un obbligo di
impedire l'evento (non è penalmente responsabile)
D) INCONCILIABILITA' TRA COMPETENZE TECNICHE DEL COLLEGIO E DELL'ORGANISMO
DI VIGILANZA. Collegio sindacale formato da : un ragioniere,un addetto al controllo
contabile,un commercialista,avvocato civilista.
Organismo di vigilanza deve avere componenti con competenze giuridico-penali e
organizzativo-aziendalistiche e NON CONTABILI!
CONSIGLIO DI SORVERGLIANZA:
Discorso simile vale per la inconciliabilità tra organismo di vigilanza e consiglio di
sorveglianza cui sono spesso affidate scelte e valutazioni imprenditoriali + poteri di
controllo dell'amministrazione simili a quelli del collegio sindacale.
Il consiglio di sorveglianza assume poteri e obblighi dei sindaci e competenze di
amministrazione --- profonda commistione tra ruolo di gestione e di controllo- immanente
conflitto di interessi.
COMITATO PER IL CONTROLLO INTERNO:
Il comitato per il controllo interno appartiene al cda e ha le funzioni del collegio sindacale!
Nel sistema monistico i controllori quindi sono nominati dai controllati e votano nel cda.
Non si potranno certo avere in questa situazione autonomia e indipendenza.
Art 6 c 4bis della legge n.183 del 2011 è quindi da DISAPPLICARE perchè è da considerarsi
come NORMA INVALIDA!
Quindi le imprese che applicano questa norma rischiano di vedersi giudicare come
inadeguato il loro modello di gestione.

I requisiti che l'organismo di vigilanza deve avere sono per lo più ricavati in negativo, con
l'individuazione di quelle condizioni assolutamente incompatibili con il ruolo dell'organismo
e che non garantiscono la sua indipendenza. Per esempio:
a) conflitto di interessi con l'azienda
b) consulenza esterna all'azienda

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c) bassa collocazione dei componenti nell'azienda
d) dipendenza dagli organi di gestione
e) coincidenza con gli organi di gestione

Requisiti ricavati in positivo come criteri per selezionare i componenti:


a) Professionalità (cioè competenze dell'area giuridico-societaria e aziendalistica)
b) onorabilità
c) assenza di conflitto di interessi
COMPOSIZIONE COLLEGIALE DELL'ORGANISMO:
a) Uno o + esperti delle materie indicate, esterni all'azienda
b) responsabile del servizio audit interno
c) soggetto preposto a controlli interni con frattura dei legami con l'amministrazione,
senza rapporti economici con la società e senza deleghe

L'assenza di indipendenza e professionalità dei componenti dell'organismo RENDE


INIDONEO IL MODELLO !!! (Secondo la giurisprudenza di merito Trib Milano 2004.)

Sconsigliata e inadeguata anche una composizione totalmente esterna o interna


dell'organismo (c'è bisogno di figure intramoenia -quindi di componenti interni – ma anche
di indipendenza -quindi componenti non facenti parte dell'azienda/esterni appunto)

La legge non dispone per NOMINA – DURATA – REVOCA dell'organismo di vigilanza


ALLORA ----> Dottrina interpreta a riguardo;

Nomina = da parte dell'organo dirigente (cda) con una DELIBERA CONSILIARE motivata +
valutazione periodica dell'organismo sempre da parte del cda.
Durata = 3 anni e non rinnovabile
Revoca = DELIBERA CONSILIARE PER QUESTE RAGIONI:
a) inadempimento grave agli obblighi
b) sentenza Vs ente per reato agevolato da inerzia di un componente
c) sentenza Vs il componente per fatti connessi o che compromettono l'onorabilità
d) interdizione,inabilitazione,fallimento
e) incompatibilità con l'incarico per legami personali o professionali con i controllati
f) conflitto di interessi
g) altre cause che fanno venire meno la onorabilità

Organismo deve poi adottare un REGOLAMENTO INTERNO = per specificare rapporti con
gli altri organi, modalità di decisione, di riunione, funzioni aziendali, verbalizzazione.

Compenso per i componenti esterni (per quelli interni vale il contratto con l'azienda)--->
anche questo stabilito dall'organo dirigente (cda).
COMPITI DI CONTROLLO:
• CONTROLLO DI PRIMO LIVELLO c.d. DI LINEA: = controllo sul corretto svolgimento
delle operazioni

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• SECONDO LIVELLO = metodi di misurazione del rischio – verifica rispetto dei limiti
delle funzioni operative – individuazione procedure per prevenzione rischi- metodi
antiriciclaggio – verifica sulle informazioni contabili
• TERZO LIVELLO = individuazione anomalie – violazione procedure – valutazione sul
sistema di controllo interno

ORGANISMO DI VIGILANZA ----> Mera funzione di SORVEGLIANZA con esclusività


dell'azione. Deve rimanere ESTRANEO al potere operativo-impeditivo gestionale. NON SI
SOSTITUISCE AI SOGGETTI APICALI MA DEVE RIFERIRE AL VERTICE LE EVENTUALI
VIOLAZIONI O CARENZE.

Verifiche periodiche delle aree a rischio – elaborare informazioni sul rispetto del modello –
verificare l'aggiornamento dei protocolli- indagini sulle violazioni emerse -proporre avvio
procedimenti per sanzionare.
Predispone adeguata informazione e formazione per il personale dell'azienda-ente
coordinandosi con la funzione aziendale.
QUINDI
L'organismo di vigilanza ha una funzione che si avvicina al controllo di terzo livello e a
quello dell'internal audit.

Organismo elabora un PIANO D'AZIONE O PIANO OPERATIVO o PIANO ANNUALE DELLE


VERIFICHE = specificate qui le attività prossime, verifica dei responsabili di unità operativa,
variazioni dell'assetto organizzativo e dell'attività dell'ente, necessità aggiornamenti di
mappatura di rischio (follow up)

Il cda delibera e accantona un BUDGET ANNUO per l'organismo di vigilanza, idoneo a ad


assumere autonome decisioni di spesa. Spese extrabudget se necessarie sono legittime
purchè motivate.

Obblighi di informazione : indici quantitativi


Requisito dell'effettività dell'organismo si ricava implicitamente dall' art 6 c 2 lett d :
“obblighi di informazione nei confronti dell'organismo” ----> l'effettività dell'azione
dell'organismo dipende molto dai flussi informativi corretti e completi da parte dell'organo
di gestione. (istituiti i responsabili di unità operativa per ogni settore di attività in cui si è
riscontrato un rischio di commissione di reato presupposto).
– caso specifico per le banche : obbligo di riporto funzionale, cioè obbligo di riferire
semestralmente sull'attività svolta + segnalazioni novità e anomalie.
– Necessaria una continuità d'azione da parte dell'organismo e dei responsabili
dell'unità operativa.
Obblighi di informazione: indici quantitativi
Requisito art 6 c 1 lett d ---> vigilanza insufficiente od omessa. Indici qualitativi: accuratezza
nel vaglio delle info ricevute, iniziativa istruttoria,attenzione alla formazione del personale
e aggiornamento del modello.

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Necessario un alto livello di formalizzazione (verbali scritti delle attività di controllo ---->
affinchè ci sia tracciabilità) e affidabilità (garanzie della riservatezza delle fonti di
informazione trasmesse al personale dipendente, e garanzia di evitare tutte le conseguenze
negative nei rapporti di lavoro) (trib Milano 2004)
Legato qui il problema del whistleblowing = soffiata del dipendete che rivela le omissioni e
le violazioni di colleghi. Non sanzionabili le violazioni così ottenute e non obbligatoria
questa pratica !
AGGIORNAMENTO MODELLO:
Obbligo di adeguamento del modello e aggiornamento ai cambiamenti di attività e
normativi (art 6 c 1 lett b)
Due interpretazioni differenti:
1. responsabilità diretta
2. organismo con ruolo di controllore ex post
3. soluzione più corretta è una terza via: deve contribuire a definire le metodologie
dell'autovalutazione dei rischi e indicare più adeguati protocolli sulla base di risultati
delle attività. Ruolo di coordinatore di metodo in collaborazione, e non come
semplice certificatore, con l'attività degli organi gestori.
OBBLIGHI DI RIPORTO
Organismo di vigilanza è un consulente interno sull'applicazione del modello; deve
coordinarsi con gli altri organi interni attraverso interscambio di informazioni (buona prassi
aziendale). Esistono poi veri e propri OBBLIGHI DI RIPORTO:
a) Reporting vs il veritce continuativo
b) Reporting vs il vertice (organo dirigente) annuale scritto
NORMATIVA ANTIRICICLAGGIO
Nuovi compiti di controllo all'organismo di vigilanza con dlgs 231/2007 per la prevenzione
del riciclaggio:
L'art 52 c 2 comunicazione alle autorità di vigilanza di settore tutti gli atti o i fatti in
contrasto con le prescrizioni.
Lett c dello stesso comma: obbligo di comunicazione esterna al ministero dell'economia e
delle finanze su infrazioni sulle limitazioni all'uso del contante.
Per violazioni di obblighi di registrazione--->comunicazione all'UNITA' DI INFORMAZIONE
FINANZIARIA.
Comunicazione interna in caso di operazione sospette al titolare dell'attività o
rappresentante legale.
Omissione di tali comunicazioni = reclusione fino a un anno. ---> dubbi sull'opportunità di
questi obblighi che rendono l'organismo un ente soggetto quasi esclusivamente a obblighi
di supervisione e lasciato poco spazio alla prevenzione di altri reati.

ORGANISMO DI VIGILANZA E GRUPPO DI IMPRESE:


Organismo della controllante che coordina i piani e obiettivi di controllo comuni al gruppo
MA non può svolgere l'attività per conto delle controllate! Non è gerarchicamente
sovraordinato rispetto agli organismi di vigilanza delle controllate.
Indipendenza e autonomia dell'organismo di ogni controllata, in ragione della loro diversità
di dimensione e organizzazione.

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Organismo della capogruppo può coordinare e uniformare le attività di controllo MA non
può surrogarsi agli organismi di vigilanza delle controllate.

ORGANISMO DI VIGILANZA NELLA PICCOLA IMPRESA:


Art 6 c 4 : negli enti di piccole dimensioni le funzioni dell'organismo di vigilanza possono
essere svolte dall'organo dirigente.
(infa l'onere per istituire un organo ad hoc potrebbe essere economicamente non
sostenibile da questi enti).
PROBLEMI:
Non attribuibile tale ruolo a chi è già imprenditore e gestore della società.
Rimedio = ricorso a professionisti esterni per tutte le attività di carattere tecnico.

RESPONSABILITA' PENALE DEI COMPONENTI DELL'ORGANISMO DI VIGILANZA


N.B. Poteri di decisione finale su adozione,aggiornamento,adeguamento, applicazione
modello rimangono SOLO all'organo amministrativo.
L'organismo di vigilanza NON HA POTERE IMPEDITIVO VS ILLECITI E VIOLAZIONI MODELLO
QUINDI
I componenti dell'organismo NON HANNO RESPONSABILITA' PENALE per il mancato
esercizio di controllo e vigilanza. La responsabilità sarà di natura schiettamente civilistica.
(eccezione è l'obbligo di informazione e indagine su violazioni di normativa antiriciclaggio
per il quale sono previste sanzioni penali)

C'è una corrente che tende alla responsabilizzazione dell'organismo di vigilanza!


C'è responsabilità penale dei componenti dell'organismo se hanno contribuito in maniera
diretta a un reato di altri.(si sarebbe di fronte a una responsabilità concorsuale di più
persone per la stessa attività criminosa).
Capitolo Nono
L'ELUSIONE FRAUDOLENTA DEL MODELLO
Art 6 c 1 lett c l'ente ha l'onere di provare che i vertici hanno eluso fraudolentemente il
modello. ---> da aggiungersi alle altre condizioni da provare per ottenere l'esenzione dalla
responsabilità da reato. = probatio diabolica

Elusione fraudolenta = interpretata nel senso non solo di aggiramento volontario del
modello ma anche di artificio messo in atto per eludere il precetto. (MA QUESTO VALE
SOLO PER I REATI DOLOSI)
Questo requisito è da ritenersi implicitamente ABROGATO con riguardo ai reati colposi
Modello di responsabilità di tipo oggettivo (perchè responsabilità c'è anche se non si è
individuata la persona fisica che ha commesso il fatto).

Quando manca o è insuff la prova della colpevolezza dell'ente ---> esclusa la responsabilità
il dubbio sul fatto costitutivo porta a una assoluzione. (art 66)
= è quindi compito dell'accusa l'onere di dimostrare l'inefficacia del modello organizzativo.
Capovolgimento dell'onere della prova dell'art 6.

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Capitolo Decimo
REATI DEI DIPENDENTI E MODELLI DI ORGANIZZAZIONE
Art 7 c 1 responsabilità ente se reato dei subalterni è stato possibile per inosservanza
obblighi di direzione o vigilanza.

Per illeciti commessi da soggetti di cui all'art 5 c 1 lett b --- regole probatorie sono quelle
del codice di rito! (quindi dimostrazione è a carico dell'accusa)
art 7 cc 2-4 = contenuti ed effetti del modello deputato a prevenire i reati di questi.
No responsabilità ente se prima del reato ha adottato un planning con le funzioni dell'art 7
c 2 = a differenza del modello di cui all'art 6 ---> anche funzione di controllo .
Silenzio della normativa su adozione e contenuto del modello: su protocolli,mappatura
rischio,compiti dell'organismo ecc.
perplessità sull'utilità del planning.

Capitolo Undicesimo
L'APPARATO SANZIONATORIO
Art 9 c 1
a) sanzione pecuniaria
b) sanzione interdittiva
c) confisca
d) pubblicazione sentenza di condanna
Due le principali funzioni di queste sanzioni:
1. PREVENZIONE GENERALE: rendere diseconomiche le condotte punite aggredendo il
patrimonio dell'azienda e incrinandone l'immagine di mercato
2. PREVENZIONE SPECIALE : incidere sulla struttura dell'azienda

PRINCIPI SANZIONATORI GENERALI =


• Effettività
• proporzionalità
• dissuasività
• legalità
• tassatività

DUE TIPOLOGIE DI SANZIONE:


1. PECUNIARIE : perno del sistema
2. INTERDITTIVE: per i casi più gravi
parità di rango formale tra i due tipi di sanzioni (non una principale e l'altra accessoria!)

Elementi del sistema sanzionatorio penale + elementi civilistici


LA SANZIONE PECUNIARIA
2 Caratteristiche fondamentali:
1. indefettibilità applicativa

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2. struttura bifasica
Viene SEMPRE irrogata (art 10 c 3) e non ammesse riduzioni salvo eccezioni espresse.
IRROGAZIONE TRAMITE MECCANISMO PER QUOTE:
Due fasi; il giudice fissa:
1. Numero di quote sempre > 100 e mai >1000 secondo una serie di criteri:
a) gravità del fatto : danno-offesa arrecata sul piano oggettivo a prescindere dal
reato
b) grado di responsabilità dell'ente: natura soggettiva legata alle decisioni gestionali
c) le condotte riparatorie e riorganizzative: dall'ente dopo il fatto (art 11: attività
per eliminare le conseguenze del fatto o prevenire ulteriori danni e illeciti)
2. valore monetario della singola quota (da 258 a 1549 euro) in base alla situazione
economica dell'ente

SOMMA FINALE E' RISULTATO DI UNA MOLTIPLICAZIONE:


importo della singola quota x numero tot quote = somma finale della pena pecuniaria
(min 25.800 max 1.549.000)

Il limite minimo può essere però cmq non sostenibile per le piccole aziende --->
sproporzionato per la piccola impresa.

CASI DI RIDUZIONE:
Nei casi espressi art 12 – riduzione sanzione pecuniaria per fini di ripristino dell'equità --->
deroga all'art 10 c 4 che prevede la non riducibilità.

- Attenuanti per caso di FATTO TENUE:


• reato commesso nel prevalente interesse proprio o di terzi
• danno patrimoniale di particolare tenuità (art 12 c 1 lett b) per cui non avviene
nemmeno un adeguamento alla capacità economica dell'ente.
In questi due casi VIETATE SANZIONI INTERDITTIVE.

- Riduzione dalla metà a due terzi se c'è concorrenza di due condizioni:


1. risarcimento integrale del danno e eliminazione delle conseguenze dannose
2. adozione modello idoneo a prevenire i reati della specie di quello commesso
Favor reparandi e spacial prevenzione ---> elem tipici del dir penale premiale.

SANZIONI INTERDITTIVE:
Art 9 c 2 :
a) interdizione dall'esercizio dell'attività = chiusura del segmento produttivo o
dell'intera azienda – spesso è conseguenza di sospensione o revoca autorizzazioni e
licenze.- è extrema ratio sanzionatoria.
b) sospensione o revoca di autorizzazioni ,licenze,concessioni
c) divieto di contrattare con la p.a. = non per richieste di pubblico servizio. Ratio :
prosciugare le fonti di entrata dell'ente. Divieto anche limitabile a certi contratti o
certe amministrazioni.

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d) Esclusione da agevolazioni, contributi,sussidi e revoca di quelli concessi
e) divieto di pubblicizzazione di beni o servizi = d) ed e) sono atte a ridurre e bloccare
le occasioni di profitto dell'ente
Sono sanzioni incapacitanti – utili dove le sanz pecuniarie nn sono valse. Spinta al rientro
nella legalità alle aziende attraverso la premialità verso condotte riparatorie ----> vedi
anche il fatto che ci sia una durata limitata delle sanz interdittive e l'estrema delimitazione
dei casi in cui esse sono applicabili in via definitva.

PRINCIPI CUI SONO ISPIRATE:


– premialità
– legalità
– proporzionalità applicativa: sanz solo vs il ramo interessato dal reato
– incapacitanti = paralizzano l'attività – limitare capacità giuridica

Disciplina particolare per le sanzioni interdittive VS di enti creditizi e finanziari = artt 8-10
del dlgs 197/2004 (attuazione della direttiva CE 2001 n 24) = Intermediari finanziari e
banche e assicurazioni non possono essere applicate sanzioni interdittive in via cautelare
né commissariamento giudiziale.

PRESUPPOSTI APPLICATIVI:
Secondo l'art 13 ci sono 2 situazioni in cui è legittimo fare ricorso alle interdittive:
1. art 13 c 1 lett a = profitto sia rilevante (da valutarsi ex post)
2. lett b = reiterazione degli illeciti
Se presenti uno dei detti requisiti il giudice ha l'obbligo di irrogare la sanzione temporanea
(sceglie invece lui la durata e quale sanz interdditt.)

CRITERI DI SCELTA:
Art 14 c 1 simili a quelli stabiliti per le sanzioni pecuniarie.
Somiglianza anche con i metodi decisori adottati dal giudice per i provvedimenti cautelari
PRINCIPI:
• Proporzionalità = in base a gravità del fatto, grado di responsabilità e condotta post
factum ---> fondano un limite esterno al potere sanzionatorio
• Idoneità a prevenire reati dello stesso tipo di quelli commessi. E' criterio guida per
la funzione special preventiva della sanzione.
• Gradualità = sanz più grave si applica solo se le altre sanz sono Inadeguate.
Una volta decisa, la sanzione è applicata al segmento aziendale interessato dall'illecito

CASI DI NON APPLICAZIONE DI SANZIONI INTERDITTIVE:


1. Tenuità del danno patrimoniale cagionato – o fatto commesso nel prevalente
interesse della persona fisica o di terzi. (stessa condizione della riduzione della sanz
penale)
2. concorrono i presupposti del risarcimento del danno ed eliminazione delle
conseguenze del reato – messa a disposizione del profitto conseguito con l'illecito

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per la confisca.

QUINDI LA PREMIALITA' DEL SISTEMA SANZIONATORIO SI CONCRETIZZA IN:


• Revoca interdittive se condotte riparatorie
• non irrogazione interdittive per condotte riparatorie prima del dibattimento di primo
grado
• conversione sanz interdittiva in pecuniaria se le attività riparatorie vengono disposte
oltre il termine stabilito dall'art 17 o dopo scissione- fusione.
RIPARAZIONE : ART 17 condizioni cumulative per aversi riparazione
a) risarcimento danno – eliminazione conseguenze (o l'ente si è attivato in tal senso)
b) eliminazione carenze organizzative all'origine dell'illecito (adozione modelli idonei)
c) messa a disposizione del profitto conseguito per farlo confiscare dall'autorità
procedente

SANZIONE INTERDITTIVA IN VIA DEFINITIVA:


Prognosi negativa di non riconducibilità della societas nell'orbita della legalità.
Irrecuperabilità valutata a discrezione del giudice per reiterazione condanne.
Per la società intrinsecamente illecita invece irrecuperabilità è presunta.
Art 16 tre casi di applicazione in via definitiva:
a) tre condanne in 7 anni all'interdizione temporanea dall'esercizio dell'attività e
profitto rilevante; (ipotesi abbastanza teorica)
b) come lett a per la sanzione di divieto a contrattare con la pa.
c) Impresa illecita intrinsecamente= dedita ad agevolare o consentire la commissione
di illeciti di cui all'art 24. ss. ----> entra in gioco una sorta di dolo dell'ente
punti a e b = applicabile la misura premiale per interventi riparatori. NON PER L'IMPRESA
ILLECITA.

IL COMMISSARIO GIUDIZIALE:
Art 15 = soluzione alternativa alla sanzione interddittiva (non definitiva).
Applicata nei casi di enti:
A) che svolgono un pubblico servizio o un servizio di pubblica necessità xk l'interrruz di
attività provocherebbe un grave pregiudizio alla collettività.
B) Importanza dell'impresa nel contesto territoriale in cui opera qualora possa det
rilevanti conseguenze sull'occupazione
Se c'è una di queste due situazioni ---> il giudice dispone la la prosecuzione dll'attività a
opera di un COMMISSARIO per un periodo pari alla relativa sanzione interdittiva.

Problema = la discrezione del giudice qui tocca non solo materia giuridica ma comporta
anche valutazioni di tipo economico aziendalistico(rischio poi di dipendenza del giudice
dalle valutazioni del perito nominato ad hoc).

Poteri e prerogative del commissario stabilite nella sentenza che dispone la sanzione
interdittiva da sostituire.
NO ATTI DI STRAORDINARIA AMMINISTRAZIONE senza autorizzazione del giudice.

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INSIEME AL COMMISSARIAMENTO---> confisca del profitto

Componente curativa e componente sanzionatoria di qst provvedim.


(applicabile alle sanz interdittive che comportano una interruzione dell'attività
temporanea)

Punita anche l'inosservanza delle sanzioni interdittive : reclusione da 6 mm a 3 aa. Per le


persone fisiche + sanzione pecuniaria da 200 a 600 quote e confisca del profitto per la
persona giuridica.
PUBBLICAZIONE DELLA SENTENZA
Art 18
facoltativa quando è irrogata sanzione interdittiva ed eseguita secondo l'art 36 c.p. +
affissione nel comune di cui l'ente ha sede principale.
Ha natura accessoria alla sanzione interdittiva (temporanea o definitiva).
Ha natura discrezionale xk assenti i criteri di applicazione e l'an.
È però di fatto disapplicata perchè si riferisce a comportamenti di una certa gravità ai quali
associare una pubblicità denigratoria ma non è spesso usata la sanz interditt per illeciti di
questa gravità come market abuse.

Pubblicaz avviene per estratto per max 30 gg sul sito del ministero della giustizia
(modificazione fatta nel 2009 perchè prima la pubblicazione avveniva su giornale periodico)

CONFISCA:
Conseguenza automatica della sentenza; art 19 c 1 è sempre disposta con la sentenza.
Oggetto della confisca = prezzo o profitto del reato o denaro e bene di prezzo
equivalente.
Confisca per equivalente = tre presupposti :
1. impossibilità di confiscare il profitto del reato
2. pertinenza del bene all'ente responsabile
3. equivalenza di valore tra il bene e il prezzo.

Si distingue dalla sanzione pecuniaria per non avere limiti di valore, non ponderazione in
base alla possibilità economica dell'azienda.
Si ha confisca quando :
• commissario giudiziale
• riparazione conseguenze di reato
• irrogazione misura intedittiva
• reato commesso dai vertici e modelli non efficaci

Spiccata connotazione punitiva in linea con la progressiva accentuazione del carattere


afflittivo della misura in tutte quelle ipotesi di confisca obbligatoria.
Effetti della confisca anticipabili con il SEQUESTRO PREVENTIVO .
PROFITTO CONFISCABILE:

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Distinto dall'interesse o vantaggio dell'illecito
Discussione giurisprudenziale sulla definizione di profitto confiscabile = Cassaz sez un. 2008
che stabilisce che il profitto confiscabile deve:
1. avere natura patrimoniale (previamente qualificabile e quantificabile)
2. essere attuale e concreto (esclusione di vantaggi futuri o potenziali)
3. causalmente e direttam riconducibile al reato presupposto (conseguenza economica
immediata)
dalla sent si legge: “complesso di vantaggi economici tratti dall'illecito e a questo
strettamente pertinenti”, con l'esclusione però “dell'utilizzazione di parametri valutativi di
tipo aziendalistico” e al netto delle utilità conseguite dal danneggiato”. Non confiscabile il
“corrispettivo per una prestazione lecita nell'ambito di un affare con genesi in un reato”.

Principio solidaristico = indifferente la proprietà del patrimonio da apprendere in maniera


coattiva. “Confisca e sequestro possono interessare indifferentemente ciascuno dei soggetti
indagati (persona fisica e giuridica) anche per l'intera somma” con il solo limite che il
vincolo cautelare non deve essere esorbitante.

ratio di questa sentenza: concorso di persone nel reato – nella responsabilità- quindi anche
nella sanzione---> MA disposizioni su responsabilità concorsuale sono tipiche del codice
penale concepito per le persone fisiche. QUINDI non potrebbe avvenire questa
contaminazione tra norme per persona fisica con quelle della responsabilità
amministrativa!

REITERAZIONE DEGLI ILLECITI:


Art 20 l'ente “già condannato in via definitiva almeno una volta per un illecito dipendente
da reato, ne commette un altro nell'arco di 5 anni successivi alla condanna definitiva”
(fenomeno di recidiva)
ratio: fronteggiare la pericolosità del comportamento dell'ente.----> ne deriva un
inasprimento sanzionatorio

PLURALITA' DI ILLECITI:
Pluralità di reati commessi con un'unica azione od omissione oppure pluralità di reati
commessi con più azioni ma all'interno della stessa attività .
Art 21
c 1 sanzioni pecuniarie : irrogazione sanzione pecuniaria prevista per l'illecito più grave
aumentata fino al triplo ma non > alla somma dei massimi di pena per ogni sanzione
c 2 sanzioni interdittive: criterio dell'assorbimento = irrogata la sanzione prevista per
l'illecito più grave.

Sanz pecuniarie si cumulano con una somma pari al loro importo complessivo.
Sanz interdittive si cumulano con un tempo pari alla loro durata complessiva. (somma)
sanz interdittive di diversa specie : si applicano tutte distintamente e per intero.
REGIME DELLA PRESCRIZIONE:
Art 22 : prescrizione riguarda sia l'illecito amministrativo sia la sanzione.

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Disciplina di stampo civilistico.

Illecito amministrativo si prescrive in 5 ANNI dalla commissione del reato trascorsi senza
interruzione. 5 anni anche per la prescrizione della sanzione se l'esecuzione non è iniziata
entro il termine di cui al c 1 .
CAUSE INTERRUTTIVE DELLA PRESCRIZIONE:
– Richiesta misure cautelari interdittive
– contestazione dell'illecito amministrativo a norma dell'art 59
in questi casi si ricomincia a contare da zero i 5 anni

PROBLEMI :
Eccessiva lunghezza e possibili abusi delle cause interruttive
l'autonomia della responsabilità amministrativa comporta che può andare in prescrizione il
reato della persona fisica e non l'illecito amm.!

Mitigate queste differenze con la norma per cui: se il reato è prescritto il pm non può più,
se non lo ha ancora fatto, esercitare l'azione penale contro l'ente.

Dubbi di costituzionalità per la disparità di trattamento tra autore del reato e ente
responsabile. (Vs l'art 3 cost.): per la differenza di tempi e cause interruttive e la mancanza ,
per l'ente, della possibilità di rinunciare alla prescrizione.

Capitolo Dodicesimo
RESPONSABILITA' E VICENDE MODIFICATIVE DELL'ENTE
Due esigenze da contemperare: evitare operazioni di elusione della responsabilità –
escludere effetti penalizzanti per operazioni di riorganizzazione in buona fede dell'azienda.
Art 27 c 1: per le sanzioni pecuniarie irrogate vs l'ente risponde solo l'ente con il suo
patrimonio o con il fondo comune (non rispondono i componenti con il loro patrimonio
personale)---> AUTONOMIA PATRIMONIALE PERFETTA dell'ente.

c 2 : i crediti dello stato per responsabilità amministrativa dell'ente hanno il privilegio di cui
al cpp per crediti di spese procedimento ecc.

TRASFORMAZIONE = cambiamento della forma giuridica della società, cioè una diversa
organizzazione
art 28 : ente rimane responsabile degli illeciti precedenti la trasformazione.

FUSIONE:
art 29 : ente risultante rimane responsabile per gli illeciti degli enti partecipanti alla
fusione. PIENA CONTINUITA' della società risultante dalla fusione di tutti i rapporti.
Responsabilità dell'ente risultante; sotto ogni aspetto: sanz pec, sanz
interditt,confisca,risarcimenti.
SCELTA DI IMPRONTA CIVILISTICA – Art 2504bis cc = società che risulta ha gli stessi diritti e
obblighi delle società partecipanti alla fusione

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MA limitazioni a questa regola :
– sanzioni limitate al ramo aziendale da cui l'illecito trae origine
– conversione della sanzione interdittiva in quella pecuniaria con certi presupposti.
SCISSIONE:
Art 30 parziale (scorporazione): la società scissa rimane responsabile per i reati commessi
anteriormente alla data in cui l'operazione ha avuto effetto. (per le intedittive la sanz si
applica alla parte di azienda in cui si trova il ramo in cui il reato è stato commesso)
c 2 sanz pecuniarie anche vs le società beneficiare per patrimonio netto trasferito a
ciascuno di essi.
Molti nodi interpretativi non risolti = disciplina ambigua
per es. = nozione di “ramo di attività” di cui all'art 30?

DISPOSIZIONI COMUNI A FUSIONE E SCISSIONE


Art 31 = sanz interdittiva ---> enti trasformati possono chiedere sostituzione della sanz
interdittiva con quella pecuniaria (che sarà una o due volte quella inflitta in relaz al
medesimo reato).
Riferimento allo stato economico patrimoniale della società originariamente responsabile.
Art 32 c 2 discrezionalità del giudice per quanto riguarda la valutazione dei reati reiterati
dall'ente prima delle vicende modificative.
C 3 reiterazione può essere riconosciuta nei riguardi degli enti beneficiari della scissione o
fusione solo se ad essi è stato trasferito il ramo aziendale coinvolto.

CESSIONE DI AZIENDA:
Art 33 cessione e conferimento dell'azienda : contemperare 2 esigenze = tutela
dell'affidamento e della sicurezza del traffico giuridico

Obbligazione solidale del cessionario per sanz pecuniarie per cessione d'azienda (col limite
del valore dell'azienda ceduta).
Esclusa l'estensione al cessionario delle sanzioni interdittive irrogate vs il cedente se non
per illeciti dei quali il cessionario fosse a conoscenza (o scritto sui libri contabili).
N.B. Questa esclusione dalla sanzione interdittiva del cessionario secondo qualcuno
potrebbe portare a un utilizzo della cessione d'azienda a fini elusivi.!
Regole dell'art 33 estese al conferimento d'azienda.

ESTINZIONE DELL'AZIENDA (scioglimento)


non disciplinata dal 231 del 2001- estinzione ente comporta estinzione illecito dipendente
da reato e non applicabilità delle sanzioni inflitte.
In questo caso il giudice può emanare “sentenza di non doversi procedere” art 529 cpp
o, in via anticipata, sentenza di proscioglimento prima del dibattimento perchè il reato è
estinto o l'azione penale non doveva essere iniziata o proseguita.

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