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L’Araldica nel camposanto di Foggia1

di Lucia Lopriore

Sin dall’antichità il culto dei morti è stato oggetto di attenzione; non sono casuali i rinvenimenti
archeologici che testimoniano la necessità da parte dell’uomo di dare degna sepoltura ai
defunti.

Dall’antico Egitto alla Daunia, in modi diversi, le sepolture erano ritenute sacre e l’uomo viveva
quasi esclusivamente per officiare riti propiziatori affinché l’anima e il corpo del defunto
potessero essere ben accolti nella vita ultraterrena.

Fondamentale è stata l’istituzione dei camposanti, non solo come luoghi di culto, ma anche
perché l’uomo stesso aveva compreso che la mancanza di condizioni igieniche idonee
metteva a repentaglio la propria salute. In Europa il problema delle sepolture si poneva già dal
1804, ovvero da quando l’Editto di Saint Cloud, facendo prevalere i principi di libertà ed
uguaglianza dettati dalla rivoluzione francese, fissò i criteri secondo cui nelle chiese non
dovevano più essere inumati i corpi, non solo per evitare il dilagare di epidemie, ma anche per
eguagliare gli uomini che fino ad allora avevano ostentato il loro potere edificando tombe
monumentali.

Come per altre realtà, anche la città di Foggia dovette adeguarsi e rispettare le regole imposte
dalla Legge. Così com’era avvenuto per il cimitero del Verano a Roma o per il Quadrato
Monumentale del camposanto di Poggioreale a Napoli, o per la famosissima basilica di Santa
Croce a Firenze, che ispirò il Foscolo a scrivere il carme dei Sepolcri[1], anche per Foggia
avvenne la medesima cosa, ossia le famiglie più in vista fecero edificare tombe monumentali e
cappelle gentilizie imponenti al fine di ostentare la propria importanza, contravvenendo ai
principi dell’editto francese.

Oggi, molte di queste tombe versano in condizioni di fatiscenza, l’incuria ed il degrado hanno
mutato la bellezza delle originarie costruzioni. Ciò che resta è il ricordo di queste grandi
famiglie, attraverso i simboli del loro casato.

La carrellata espositiva che si propone ha lo scopo di riportare alla memoria del lettore la
grandezza di queste ultime, alcune delle quali oggi sono estinte.

Introduzione e “lettura” degli Stemmi a cura di Lucia Lopriore, ricercatrice storica e studiosa
di araldica, membro ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia
[1] “CON QUESTO CARME EGLI VOLLE DIMOSTRARE CHE LE TOMBE, INUTILI AI MORTI NELLA
PRATICA, SONO INVECE NECESSARIE AI VIVI I QUALI, COME SUCCESSE ALLO STESSO FOSCOLO IN
SANTA CROCE, POSSONO, RICORDANDO ATTRAVERSO QUELLE I GRANDI DEL PASSATO, TRARNE
ESEMPIO PER LA PROPRIA VITA, CONTINUANDO MAGARI LA STRADA CHE AVEVANO TRACCIATO”.

1
Pubblicato nel sito: http://www.foggiaracconta.altervista.org/blog/curiosita/laraldica-nel-camposanto-foggia/
Camposanto di Foggia, stemma della famiglia Margiotta: particolare della tomba di
Giovanna Margiotta.

La famiglia Margiotta è già presente a Foggia dai primi anni del Seicento. Alcuni suoi membri
ricoprirono la carica di “Reggimentario” della città. Tra questi si ricorda Angelo, di professione
notaio, che fu eletto Mastrogiurato nel periodo 1791-1792. Altro personaggio importante fu
Domenico, indicato in catasto come “ricco Proprietario”. (Cfr. C. De Leo, Palazzi e Famiglie
dell’antica Foggia, Foggia 1995, pag. 132.

Blasone: d’argento al veliero al naturale sulla marina accompagnato al capo da tre stelle di
(…).

Camposanto di Foggia – tomba del duca di S. Andrea Carlo Federico Mirelli.


I Mirelli divennero signori di Sant’Andrea e Santomenna e i feudi di Conza, Calitri e Teora.
Discendevano da un ramo della famiglia genovese Mirelli detta “Scannasorice”, estinta da
tempo. Tra i suoi personaggi si ricorda Carlo sepolto a Foggia.

(http://www.calitri.net/Calitri/Calitri_antica/Ricciardi/Mirelli_02.htm).

Blasone: partito: nel 1°, di azzurro al leone rampante coronato di oro tenente nella destra un
mazzetto di fragole al naturale (Mirelli); nel 2° , di rosso a tre fasce d’argento (Carafa).

Camposanto di Foggia – stemma della famiglia De Benedictis.

La famiglia De Benedictis è presente a Foggia dal 1629, tra i suoi esponenti si ricordano
Pasquale, Giovanni Battista e Francesco, che esercitò la professione di avvocatopresso il
Tribunale della Dogana, altri intrapresero la carriera ecclesiastica. Nicola fu percettore trai
Reggimentari della città nel 1796-97. (Cfr. C. De Leo, Palazzi… op. cit. pag. 72)

Blasone: partito nel 1° di (…) al capo un cigno di (…) nascente dalla partizione, accompagnato
da due fiori recisi di (…), alla punta di azzurro ai tre fiori di (…) nodriti su tre monti all’ italiana
di (…) (De Benedictis); nel 2°, di nero al leone di oro coronato dello stesso (Lanza di Brolo), il
tutto attraversato da una fascia di (…).

Camposanto di Foggia – stemma della famiglia Lanza di Brolo.


Famiglia nobile siciliana che si riallaccia alla famiglia Lancia, uscita dagli Aleramici e
trapiantatasi in Sicilia dopo gli Svevi. Da Corrado, barone di Longi o di Ficarra (1302), capitano
giustiziere di Palermo (1304), si originarono due rami della famiglia che, uniti alle origini,
andarono poi sempre più differenziandosi: i Lanza duchi di Brolo, recentemente estintisi e
continuati nella discendenza dei Filangieri principi di Mirto, e i Lanza di Trabia. (Cfr.
http://www.treccani.it/enciclopedia/lanza_res-a6a3cdaf-8bb0-11dc-8e9d-
0016357eee51_(Enciclopedia_Italiana)/)

Blasone: di nero al leone di oro coronato dello stesso.

Camposanto di Foggia – stemma della famiglia Varo.

Famiglia originaria di Troia ebbe degli esponenti che vissero a Foggia. Un suo esponente,
grazie ad un acquerello dipinto da Domenico Caldara e ricevuto da questi in dono, decise di
mantenere il pittore agli studi mandandolo a Napoli nella Regia Accademia di Belle Arti.

blasone partito: di (…) a due fasce di (…) attraversanti sul tutto.; nel 2° di (…) alle tre bande
di (…).
Camposanto di Foggia – Cappella Cimaglia Gonzaga. Stemma della famiglia Cito e
Cimaglia Gonzaga.

La famiglia Cito, le cui prime tracce risalgono a XIII secolo con Antonio, regio portulano di
Salerno, e a Pietro che insieme con altri nobili di Bitonto, prestò denari al re Carlo I d’Angiò,
godette di nobiltà a Bitonto, Capua, Benevento, Lucera, Foggia e Napoli ove fu ascritta al
Patriziato Napoletano del Seggio di Portanova nel 1788 e, dopo l’abolizione dei sedili (1800),
fu iscritta nel Libro d’Oro Napoletano. Si imparentò con i Cimaglia e i Ganzaga che vissero per
lungo tempo a Foggia. (Cfr. http://www.nobili-napoletani.it/Cito.htm).

Blasone: partito: nel 1° di argento al leone di nero tenente un albero al naturale sulla pianura
di verde e di rosso attraversata da una sbarra di nero, (Cito); nel 2°, partito: in a) di azzurro
all’aquila di nero su tre monti all’italiana di verde, al cantone destro una stella d’argento, in b)
d’argento alla croce patente di rosso accantonata da 4 aquile di nero affrontate accantonate a
2 a 2 Gonzaga).
Camposanto di Foggia: Stemma sull’epigrafe funeraria dedicata ad Assunta De Nisi –
Viola

La famiglia de Nisi è residente a Foggia già dal 1600, tra i tanti esponenti si ricorda Antonio
che nel 1613 ricoprì la carica di ufficiale del Libro Maggiore della Regia Dogana. Un altro
esponente della famiglia, Gaetano, ricoprì la carica di reggimentario e di Mastrogiurato; fu
inoltre Protettore della Cappella Iconavetere e partecipò alla deposizione delle reliquie dei SS.
Guglielmo e Pellegrino in un reliquiario di argento e cristallo. Furono proprietarî di due palazzi.
(C. de Leo, Palazzi e Famiglie dell’antica Foggia, Foggia 1995, pag. 94).

Blasone: di Azzurro alle tre comete d’Argento in fascia accompagnate alla punta da un
montante del secondo.

Camposanto di Foggia: Stemma della famiglia Celentano


La famiglia Celentano fu iscritta al patriziato di Terra di Lavoro dal XVI secolo; il 7 luglio 1797
ottenne il titolo di marchese da re Ferdinando IV di Borbone in persona di Giuseppe Liborio,
concessione poi passata al fratello Francesco Paolo e registrata il 27 settembre 1797 al
Cedolario di Terra di Lavoro al foglio 2934; Michelangelo alfiere (sottotenente) del “4°
Reggimento Fanteria di linea Principessa” ha partecipato alla campagna del 1860 per la difesa
del Regno delle Due Sicilie dall’invasione piemontese nelle formazioni di guerriglia ad Itri,
capitolando col suo reparto a Capua nel novembre del 1860. Iscritto nell’Elenco Ufficiale
Nobiliare Italiano 1922. (Cfr. (http://www.ilportaledelsud.org/cognomi_c2.htm)

Blasone: d’azzurro alla fascia rossa orlata d’oro caricata di tre gigli del medesimo,
accompagnata al capo da un lambello di rosso.

Camposanto di Foggia: Stemma della famiglia De Nittis


Famiglia di agricoltori, probabilmente originaria di Barletta, della quale non sono giunte notizie.
Di tale famiglia si ricorda Pasquale che nel 1833 ricoprì l’incarico di amministratore delle
prigioni; e nel 1840 fu Deputato della Cappella Maria SS. Iconavetere. (Cfr. P. Di Cicco (a cura
di), Il Giornal Patrio Villani, Foggia 2008, passim).

Blasone: di (…) alla fascia – banda di (…) filettata di (…)composta di (…) reggente al capo un
leone passante di(…) inframmezzata da due stelle di (…) di cinque punte.

Camposanto di Foggia: Stemma della famiglia Accettulli

Lo stemma è scolpito in cornice ovoidale sulla tomba dei coniugi Raffaele Accettulli e Teresa
Albanese. La famiglia era proprietaria di una farmacia che si trovava a Foggia tra via Parisi e
P.zza XX Settembre, aperta nel 1877, come si evince ancora oggi dallo stesso stemma affisso
sulla cantonata dell’edificio. Esso raffigura un compasso aperto attraversato da due alabarde
decussate, caricate sulla partizione dalle lettere FɒR, accompagnato al capo dal breve,
sormontato dal caduceo, che riporta il motto: A.D. LAVORO e PERSEVERANZA 1877. Gli
ornamenti sono rappresentati ai lati dello stemma da due cordoni con nodi di Savoia. Il motto è
frutto del pensiero del farmacista che affermava di aver iniziato la sua professione nel 1877
dal nulla. Su ogni accessorio della farmacia faceva incidere un aforisma che recitava: INIZIAI
QUASI CON NIENTE – PROGREDII CON POCO – MODESTAMENTE SUPERAI I PIU’
FORTI. La farmacia chiuse i battenti nel 1909.

Blasone: Troncato di rosso e di azzurro caricato sulla partizione da un compasso aperto


attraversato da due alabarde decussate con le lettere FɒR. Al capo, nel breve, è inciso il
motto: A.D. LAVORO e PERSEVERANZA 1877. Il cimiero è rappresentato da un caduceo.
Pendono dai lati dello scudo due cordoni con nodi di Savoia legati all’estremità da due nappe.

Camposanto di Foggia: Stemmi delle famiglie Valentini ed Alvarez

Stemma Fam. Valentini

Gli stemmi sono scolpiti sulla tomba della famiglia Cancellieri. Nelle epigrafi appaiono i nomi di
Tommaso Cancellieri e della consorte Rosalia Valentini Alvarez. Sulle famiglie Alvarez e
Cancellieri non sono state rinvenute notizie.

La famiglia Valentini è presente a Foggia già dal 1600 ed era proprietaria di un palazzo sito in
Via Arpi adiacente a quello dei Belvedere. Alcuni esponenti ricoprirono cariche pubbliche
come Gennaro, Luigi Maria e Salvatore. Si imparentarono con gli Alvarez. (Cfr. C. De Leo,
Palazzi e Famiglie… op. cit. pag.102 e segg.)
Blasone: cappato di (…) caricato ai cantoni da due gigli di (…) al leone passante di (…) sulla
partizione. Timbro: Corona gemmata di cinque fioroni bottonati. Ornamenti: due rami di ulivo
legati da un nastro di (…).

Stemma della famiglia Alvarz sulla tomba dei Cancellieri

Stemma Famiglia Alvarez

Blasone: di azzurro caricato al capo e alla punta da una stella d’argento di sei raggi , da
un’aquila al volo abbassato di nero e da un leone d’oro, posti in fascia, attraversato sul tutto da
una fascia di rosso caricata da tre bisanti d’argento

Camposanto di Foggia: Stemma della famiglia Minervini


Lo stemma è scolpito sulla tomba di Aurora Italia Minervini. Nessuna notizia è giunta sulla
famiglia.

Blasone: Inquartato. Nel 1° di (…) all’uccello di (…) poggiato sul ramo di ulivo fogliato di (…);
nel 2° e nel 3° fasciato di rosso e d’argento; nel 4° di (…) al leone rampante di (…).

Camposanto di Foggia : Stemma della famiglia Salerni marchesi di Rose

Lo stemma è scolpito sulla tomba della famiglia Salerni di Rose. Questi appartenevano ad una
famiglia non originaria di Foggia, ma proveniente dalla omonima cittadina calabrese. Il titolo
marchionale della famiglia sembra sia stato concesso ad un Giacomo Salerno in data 16
Luglio 1624, ed esso fu “appoggiato”, come si diceva, sull’acquisto, da parte dei Salerni
marchesi di Rose, del feudo di Chianchitella in Principato Ultra, nella provincia di Montefusco,
Diocesi di Benevento. La famiglia è presente a Foggia già dal ‘700 probabilmente per interessi
legati alla Dogana e ai suoi traffici: il nome dei Salerni di Rose, infatti, appare, nell’800, fra
quelli dei grandi censuari delle terre del Tavoliere; oltretutto, con la contrazione di matrimoni,
era riuscita ad imparentarsi con le più nobili e cospicue famiglie foggiane, come Zezza e
Rosati.

(Cfr. http://www.bibliotecaprovinciale.foggia.it/capitanata/1994/1994pdf/1994_02_143-
161_Vitulli.pdf)

Blasone: Stemma è ingollato nell’aquila coronata di (…), al cantone destro una mano palmata
e recisa con il polsino di (…) in palo, accompagnata da una stella di cinque raggi di (…);al
cantone sinistro un’aquila al volo abbassato di (…); alla punta una torre di (…) aperta e
finestrata di (…) sorretta a sinistra da un leone di (…) sulla campagna di (…).Timbro: Corona
gemmata di 6 fioroni bottonati di cui tre visibili.

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