Un test può essere presentato come una batteria di prove, un elenco di item (elementi, passaggi), un
profilo, un questionario, un’intervista, una scheda, una scala, o una successione di stimoli proiettivi.
Per essere valido come strumento di misura, deve presentare alcune caratteristiche:
c "validità predittiva": è data dal confronto dei risultati del test con gl’indici di
successo professionale o scolastico effettivamente ottenuti in un periodo successivo
all’applicazione del test stesso.
C "attendibilità": è l’accuratezza e la coerenza del test, e si basa sulla necessità che questo
fornisca misurazioni precise, stabili e oggettive.
Se lo stesso individuo è sottoposto più volte al medesimo test, o ad una sua forma
equivalente, si deve ottenere lo stesso punteggio sia in situazioni diverse, sia a distanza di
tempo, sia se somministrato da persone diverse.
E proprio in base alle finalità per le quali sono costruiti, possiamo ulteriormente ripartire i test in:
- test di personalità
*Il capostipite è il test di Binet (1905), rivisto da Terman ed altri (1906, 1937 e
1960), portando alla stesura della scala di Standford-Binet.
Il test prevede una serie di prove il cui grado di difficoltà è in relazione all’età del
soggetto: esse variano dalle semplici manipolazioni d'oggetti e dalla coordinazione
visuo-motoria al ragionamento astratto e alla memorizzazione di vari materiali
(immagini, figure geometriche, numeri, frasi e contenuti di brani), con prevalenza di
prove verbali rispetto a prove di carattere percettivo e sensoriale. Infatti, benché i test
venissero elaborati in modo da includere un’ampia varietà di funzioni, nella sostanza
si dava particolare rilievo alle capacità di giudizio, comprensione, ragionamento,
considerate da Binet componenti essenziali dell’intelligenza.
Viene calcolato, quindi, il QI della persona, ottenuto dal rapporto tra l’ "età mentale"
(EM: valutata sulla base del numero di prove superate, ovvero l’età equivalente a
quella dei bambini normali di cui il soggetto aveva eguagliato il rendimento) e l’ "età
cronologica" (EC).
*Nel 1939, Wechsler, sia per una serie di difficoltà tecniche di natura statistica
legate alla scala suddetta sia perché le metodologie impiegate nell’infanzia non
danno risultati soddisfacenti in altre fasce d’età, propose un’altra scala, soprattutto
per misurare l’intelligenza negli adulti, scala successivamente aggiornata con la
pubblicazione della "Wechsler Adult Intelligence Scale" (WAIS) e della
"Wechsler Intelligence Scale for Children" (WISC, 1949, 1955, 1974 e 1987).
Questa scala presenta una serie di prove verbali (cultura generale, comprensione,
analogie, memoria di cifre, ragionamento aritmetico, definizione di vocaboli) e una
serie di prove di "performance" (riordinamento di figure, completamento di figure,
disegni coi cubi, ricostruzione di figure, associazione simboli-numeri). Ogni prova è
ordinata secondo difficoltà di grado crescente.
Questo test permette di valutare le capacità cognitive del soggetto implicate nella
soluzione di ogni singola prova, consentendo di differenziare le eventuali funzioni
coinvolte nella formazione dell’intelligenza. I risultati standardizzati vengono riferiti
a tabelle preordinate che permettono la valutazione del QI.
Test di personalità
Questi test sono utilizzati per valutare appunto gli aspetti o i tratti della personalità
del soggetto.
Se ne distinguono 3 tipi:
1 "inventari autografici";
Ricordiamo:
Test attitudinali
Questi test valutano la presenza attuale di potenzialità o capacità di funzionamento e
permettono d'individuare la massima abilità del soggetto in un determinato campo (la
divisione tra test di abilità e di personalità è più che altro strumentale, in quanto la
personalità, come costrutto, non è che un insieme di relazioni fra i tratti di abilità e di
capacità specifiche). Ne esistono diversi tipi, ma solitamente si tratta di batterie di
test che non forniscono un unico punteggio, ma una serie di valutazioni in base alle
diverse attitudini. Si ottiene, così, una visione globale delle capacità e delle carenze
presenti nel soggetto.
I test attitudinali vengono impiegati nelle scuole per valutare il profitto degli studenti
o le capacità creative; in ambito occupazionale per misurare le attitudini meccaniche,
artistiche, musicali, o l’attitudine alle mansioni d’ufficio; nella clinica per
osservazioni qualitative su aree cognitive specifiche (valutazioni sulla memoria, sulle
percezioni, sul pensiero).
L’uso di questi test dovrebbe essere limitato allo studio delle risorse dell’individuo
per offrirgli le migliori possibilità di utilizzare le proprie attitudini, e non per
sfruttarlo per un rendimento più elevato, come purtroppo a volte avviene.