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MASTER DI SECONDO LIVELLO IN

METODI E TECNICHE DI PREVENZIONE E CONTROLLO AMBIENTALE

TESI SPERIMENTALE DI MASTER

VALUTAZIONE INTEGRATA DELLA QUALITÀ DELL’ARIA


NEL VALLONE BELLUNESE

ATTRAVERSO L’ANALISI DEL CONTRIBUTO DELLA LEGNA DA ARDERE

E LO STUDIO DI SCENARI EMISSIVI

Relatore: Prof. Bruno Pavoni


Correlatore: Dr. Rodolfo Bassan

Studente: Dr. Roberto Piol

ANNO ACCADEMICO 2008/2009

I
II
INDICE

PREMESSA, OBIETTIVI E METODI …………………………………....… 1

1. L’ARIA NEL VALLONE BELLUNESE ………………………………... 3


1.1. Quadro geografico e assetto geomorfologico dell’area di studio ……….. 3
1.2. Caratteristiche meteo-climatiche dell’area ……………………………… 6
1.2.1. Il clima …………………………………………………………… 6
1.2.2. La meteorologia ………………………………………………….. 9
1.3. La qualità dell’aria nel Vallone bellunese: quadro generale ……………. 11
1.3.1. La rete di monitoraggio …………………………………………... 11
1.3.2. Principali inquinanti di rilievo nel bellunese …………………….. 12
1.3.3. Caratterizzazione delle polveri PM10 ……………………………. 15

2. FORMAZIONE DELLA BASE DI DATI E SVILUPPO DEL


MODELLO ………………………………………………………………… 21
2.1. L’inventario bottom up delle emissioni in atmosfera nel Vallone
bellunese ………………………………………………………………… 21
2.1.1. Sorgenti puntuali ………………………………………….……… 23
2.1.2. Sorgenti lineari …………………………………………………… 24
2.1.3. Sorgenti areali ……………………………………………………. 24
2.1.4. Stime delle emissioni antropiche in atmosfera calcolate secondo il
metodo bottom up ………………………………………….…...… 25
2.1.5. Il ruolo delle biomasse (legna da ardere) ………………………… 29
2.2. Ipotesi di scenari emissivi per il riscaldamento domestico ……………... 33
2.3. Modellistica: FARM Flexible Air Quality Regional Model e la suite
Aria-RegionalTM ………………………………………………………… 34
2.3.1. Caratteristiche del modello e sua architettura ……………………. 34
2.3.2. Input per il modello ………………………………………………. 35
2.3.3. Periodo di studio …………………………………………………. 37
2.3.4. Validazione del modello …………………………………………. 38

3. RISULTATI e DISCUSSIONE ………………………………………….... 43


3.1. Stima delle emissioni in diversi scenari ………………………………… 43
3.2. Le concentrazioni di PM10 stimate nel Vallone bellunese ……………... 47
3.3. Confronto delle concentrazioni di PM10 prodotte nei diversi scenari
emissivi …………………………………………………………………. 52
3.3.1. Il contributo delle emissioni legate all’impiego di legna da ardere 53
3.3.2. Analisi di scenari emissivi come vie di risanamento della qualità
dell’aria …………………………………………………………………. 56

CONCLUSIONI ………………………………………………….…..……….. 63

Allegati ………………………………………………………………………….. 67

Indice delle Tabelle ………………………………………………..……………. 77

I
Indice delle Figure ……………………………………………...……………..... 79
Indice degli Allegati ……………………………………………..……………… 81

BIBLIOGRAFIA ………………………………………………………..…….. 83

Estratto per riassunto della tesi di master e dichiarazione di consultabilità …….. 89


Licenza Creative Commons CC-BY-NC-SA ……………………………………………… 91

II
PREMESSA, OBIETTIVI E METODI

Il Vallone bellunese è un territorio situato nella parte centro meridionale della


provincia di Belluno, tra le Prealpi e le Dolomiti bellunesi. Quest’area è
caratterizzata da un quadro emissivo peculiare, inserito in un contesto orografico e
meteoclimatico con notevole influenza sulle condizioni aerologiche. Qui i
principali inquinanti che costituiscono casi di criticità sono le polveri sottili PM10
e il Benzo(a)Pirene nella stagione invernale, l’Ozono in quella estiva. Il presente
studio si pone come obiettivo proprio l’analisi della situazione della qualità
dell’aria in base a possibili scenari riferiti al caso del PM10.
In tale ambito di carattere alpino, ma con sue specifiche dinamiche, è da tempo
emerso il ruolo del riscaldamento domestico (ed in particolare l’uso della legna da
ardere) come fonte primaria di proporzione rilevante nell’ambito delle emissioni
di polveri, seguita dal traffico stradale e dall’industria. In particolare il
riscaldamento domestico rappresenta da sempre una fonte di difficile imputazione,
che incide proprio nei tempi e nei luoghi più critici per la dispersione dei fumi. La
valle è infatti caratterizzata durante l’inverno da fenomeni di inversione termica
che durante alcune ora della giornata (le più fredde) creano situazioni di
stratificazione, con possibile stagnazione o riduzione dello strato di
rimescolamento (quota Hmix), condizione favorevole all’accumulo degli
inquinanti presso il suolo. D’altro canto, non tutte le sorgenti hanno lo stesso
grado di copertura del territorio e le caratteristiche delle emissioni dipendono
anche dall’altezza del punto di emissione, oltre che dalle temperature dei fumi. Il
riscaldamento domestico rappresenta proprio una fonte distribuita nel territorio ed
ha una quota e una temperatura di emissione che ne favorisce la dispersione solo
nei bassi strati e a medie distanze.
In letteratura sono presenti ampie valutazioni in merito alle emissioni da
riscaldamento e fattori di emissione associati ai vari combustibili. Alla legna sono
stati riconosciuti contributi rilevanti nell’ambito delle polveri, a seconda del tipo e
dell’efficienza del combustore impiegato.
Questo studio si pone l’obiettivo di analizzare il ruolo della legna per il
riscaldamento domestico, per valutare il contributo che essa porta nella
determinazione delle concentrazioni atmosferiche dove, oltre alle emissioni

1
primarie, si somma il contributo delle formazioni secondarie di polveri che
avvengono in atmosfera in seguito a fenomeni chimico-fisici.
L’estrazione di queste informazioni richiede la messa a punto di tecniche di
source apportionment che agiscano sull’inventario delle emissioni (variando e
annullando l’apporto della fonte in esame) e ne valutino la traduzione modellistica
in dati di concentrazione atmosferica. Il processo prevede l’impiego dei codici di
calcolo di FARM (Flexible Air quality Regional Model), un modello della suite
Aria RegionalTM sviluppata da Arianet Srl e Aria Tecnologie. Si tratta di una
catena modellistica che lavora su griglie di calcolo, trattando l’orografia
complessa ed affrontando con dei moduli chimico-fisici le trasformazioni
secondarie che avvengono in atmosfera.
Ottenute indicazioni sul ruolo della combustione di biomasse ad uso domestico,
l’obiettivo successivo è la definizione e la valutazione di possibili scenari
alternativi, da interpretare come strade da precorrere e quindi vie di intervento da
mettere in atto per attuare politiche di risanamento della qualità dell’aria in questi
territori montani.
Le ipotesi da prendere in esame dovranno analizzare sia il cambio del
combustibile utilizzato per il riscaldamento, sia la tipologia di combustore (stufe)
utilizzato nelle abitazioni per la combustione della legna. Il tutto per valutare con
coerenza la convenienza tecnica e fornire elementi per successive analisi del
rapporto costi-benefici delle varie alternative.

2
Capitolo 1 – L’ARIA NEL VALLONE BELLUNESE

1.1 Quadro geografico e assetto geomorfologico dell’area di studio

Il Vallone bellunese rappresenta la parte centro meridionale della provincia di


Belluno, compresa tra la fascia delle Prealpi venete, poste a sud, e quella delle
Dolomiti bellunesi nel versante settentrionale. Questo assetto ha origine tettonica
e forma una valle sinclinale caratteristica, asimmetrica e attraversata da una
dislocazione del tipo “piega-faglia” su un fianco. Sul lato sud-orientale la
sinclinale è accompagnata da un’anticlinale costituita dalle Prealpi che separano la
provincia di Belluno dalla pianura veneta. Il versante settentrionale invece è
costituito dai rilievi rocciosi e ripidi delle Dolomiti bellunesi.
L’area ha inoltre subito l’azione di importanti ghiacciai durante il Pleistocene, con
tracce che ricordano soprattutto l’espansione würmiana.
Questo territorio si compone di più sottobacini (fig. 1.1):
• l’asse vallivo principale, rappresentato dal territorio compreso tra Belluno
e Feltre (Valbelluna e Feltrino)
• l’Alpago
• l’asse vallivo compreso tra Ponte nelle Alpi, Longarone e Pieve d’Alpago

N
N

W E
W E

S
S

Pieve di Cadore

Longarone CADORE
E LONGARONE
#
Ponte nelle Alpi

Pieve d'Alpago
#

Feltre Belluno
FELTRINO

ALPAGO

Belluno
#

Feltre
VALBELLUNA

Quero

Fig. 1.1. Il Vallone bellunese con i 32 comuni inclusi nell’area di indagine raggruppati per
contiguità (popolazione di 149716 abitanti secondo ISTAT 2001).

3
Il vallone è percorso longitudinalmente dal fiume Piave secondo la sua direzione
di allungamento (NE-SW). Il Piave, proveniente dal Cadore, attraversa la valle di
Longarone per raggiungere Belluno e passare la Valbelluna, dove trova un varco
verso la provincia di Treviso via Quero, senza quindi attraversare il Feltrino (fig.
1.2).
Il bacino principale è quello compreso nell’asse tra le città di Belluno e Feltre, che
si caratterizza per la maggiore ampiezza del fondovalle (tab. 1.1). In realtà l’area
di Feltre presenta un microrilevo che la porta ad essere relativamente isolata
rispetto al bacino che la comprende.
L’Alpago si presenta invece come sottobacino di ridotte dimensioni, collegato alla
valle principale attraverso il nodo di Ponte nelle Alpi, presso il quale confluisce
anche la stretta valle con fianchi ripidi che attraverso Longarone porta a Pieve di
Cadore.

Fig. 1.2. Morfologia e posizione del Vallone bellunese (Google Earth, 2009).

4
Valbelluna, Feltrino e Alpago presentano caratteri similari, con circa il 50% del
territorio che ricade al di sotto dei 500 m s.l.m.m.. Qui è presente la maggioranza
della superficie edificata che ospita circa l’88% della popolazione. Circa il 35%
del territorio di questa zona è poi compreso tra i 500 e i 1000 m s.l.m.m
(ospitando il 12% della popolazione) ed infine un 15% si trova al di sopra dei
1000 m di quota (fig.1.3 e tab. 1.1). Il corpo principale del bacino è posto tra
Ponte nelle Alpi e Feltre e si estende per circa 36 km in senso NE-SW con una
larghezza massima di quasi 20 km.

Fig. 1.3. Carta delle fasce altimetriche (GIORDANO & TOFFOLET, 2002).

Tab. 1.1. Intervalli altitudinali e relative aree percentuali del


territorio compreso nel foglio “Belluno” della Carta Geomorfologia
d’Italia (PELLEGRINI, 2000).

INTERVALLI ALTITUDINALI
AREA IN PERCENTUALE
METRI s.l.m.m.

< 500 m 49,3%


da 501 a 1000 34,6%
da 1001 a 1500 12,7%
da 1501 a 2186 3,4%
Totale: . . . . 100,00%

5
1.2 Caratteristiche meteo-climatiche dell’area

1.2.1 Il clima

Il clima della valle, risultato dell’interazione fra le caratteristiche meteorologiche,


geografiche e morfologiche del territorio, presenta peculiarità proprie legate alla
posizione climatica di transizione e all’effetto orografico delle catene montuose:
da un lato il clima freddo della regione dolomitica e dall’altro quello mite delle
colline pedemontane.
Secondo la classificazione degli autori francesi E. Bagnouls e H. Gaussen (1957)
il settore bellunese ricade nella regione climatica ipomesaxerica (temperata),
come confermato dal diagramma ombrotermico storico della stazione di Belluno
(400 m; 1926-1990): infatti, la curva ombrica (precipitazioni) non interseca mai
quella termica (fig. 1.4) ad indicare l’assenza di mesi secchi, ed il valore della
temperatura media del mese più freddo è compreso tra 0 e 10°C (GALGARO,
2000).

Fig. 1.4. Diagramma ombrotermico della stazione di Belluno (400 m) riportante le precipitazioni
medie mensili e le temperature medie mensili, riferite al periodo di osservazione 1926-1990. Le
due curve non si intersecano mai. (GALGARO, 2000).

6
Tali dati storici confermano l’attuale tendenza delle precipitazioni che presentano
un massimo assoluto nel mese di giugno ed uno relativo nel mese di novembre,
con un minimo nel freddo mese di febbraio, contrapposto a sua volta al mese di
luglio che porta il valore massimo tra le temperature medie mensili.
Il regime termico della regione è caratterizzato da inverni freddi ed estati
moderatamente calde e, secondo il Köppen (GALGARO, 2000), l’area è riconducibile
alla formula climatica Cfbn’ , dove “C” indica un clima mesotermico umido con
la temperatura media del mese più freddo compresa fra 18°C e -3°C, il sottotipo
“f” l’assenza di una stagione arida, “b” temperatura media del mese più caldo
inferiori a 22°C ed “n’ ” condizioni di alta umidità relativa, ma con nebbie poco
frequenti e temperature medie estive inferiori a 24°C.
La morfologia del Vallone bellunese gioca un ruolo d’influenza sul clima; in
particolar modo la distribuzione della temperatura è condizionata dalla quota e
dall’esposizione al sole, fattore quest’ultimo che influenza il grado d’insolazione e
le risposte in termini di escursione termica, sia giornaliera che stagionale.
In questo clima continentale (forti escursioni diurne e piogge piuttosto
abbondanti) la temperatura è condizionata anche dal fenomeno dell’inversione
termica per il quale, soprattutto durante l’inverno, l’aria più fredda tende a
raccogliersi nel fondovalle.
Nel Vallone bellunese i valori pluviometrici registrano una progressiva variazione
geografica, con una diminuzione nel passaggio dal settore sud occidentale verso
quello nord orientale, dove si trova la città di Belluno. Tale fenomeno è
giustificabile del fatto che le perturbazioni tendono normalmente ad investire
l’area provenendo da ovest.
Un’ulteriore zonazione pluviometrica si nota lungo i versanti della Val Belluna,
secondo le diverse fasce altimetriche, con valori più bassi a valle e più alti lungo i
versanti, generalmente più esposti agli agenti meteorici.
Ampliando il nostro punto di osservazione, si osserveranno le influenze opposte
date dall’area continentale centro-europea, da un lato, e dalle acque mediterranee
con la loro azione mitigatrice, dall’altro; la catena alpina per mezzo del suo effetto
orografico assume peculiari caratteristiche termiche e pluviometriche, tipiche dei
climi montani di tipo centro-europeo.

7
Tale fascia latitudinale risente degli effetti dell’anticiclone delle Azzorre che, in
estate, portando condizioni di alta pressione, lascia spazio a venti locali, quali le
brezze, che provocano precipitazioni a carattere temporalesco di origine
termoconvettiva.
D’inverno la riduzione di tale influenza lascia spazio alle perturbazioni atlantiche
portate dai venti occidentali o agli episodi di föhn, che portano a bruschi aumenti
delle temperature, o ad episodi di “bora chiara”, dati dalle masse d’aria fredde
provenienti dai quadranti orientali.
Nelle stagioni intermedie le perturbazioni atlantiche invadono l’area della regione
portando piogge abbondanti sia in primavera sia in autunno (ciò è legato al debole
influsso dell’anticiclone delle Azzorre e alla mancanza dell’anticiclone Russo-
Siberiano).
Il clima della regione alpina è inoltre governato delle condizioni di altitudine ed
esposizione, che portano a forti escursioni diurne e piogge abbondanti, ma
soprattutto fenomeni di inversione termica nella stagione invernale. Nel periodo
estivo l’intensa radiazione globale, legata all’aria più rarefatta e trasparente, causa
una certa nuvolosità, con sviluppo di cumuli di origine termoconvettiva che
possono portare a locali rovesci. Condizioni di maggiore serenità sono invece
presenti durante l’inverno, stagione che alle quote più elevate è prolungata dalla
permanenza della neve (ARPAV, 2002).
Il profilo della valle ed i suoi regimi climatici sono confermati dalla copertura
forestale che vede presentarsi in sequenza formazioni dell’orizzonte submontano,
montano e subalpino (fig. 1.5).

Fig. 1.5. Profilo trasversale della Val belluna nella sezione compresa tra il Col Visentin delle
Prealpi e la Pala Alta nelle Dolomiti, individuando le zone fitoclimatiche di Pavari (1916)
(disegno non in scala).

8
1.2.2 La meteorologia

La circolazione atmosferica nel vallone ha comportamenti distinti tra la parte


libera superiore allo strato limite e lo strato a stretto contatto con il suolo.
Quest’ultimo subisce notevoli influenze da parte della superficie terrestre che
contribuisce a portare flussi e turbolenze a microscala.
La forma del bacino, chiuso da catene montuose non sempre elevate ma continue,
impedisce la libera circolazione dell’aria, isolando i bassi strati atmosferici dal
resto della regione.
In tale contesto atmosferico si registrano differenti situazioni sinottiche: dalla più
stabile in caso di anticiclone e inversione termica (debole circolazione nei bassi
strati atmosferici) a situazioni perturbate di varia natura, legate anche a situazioni
di Scirocco e di Foehn (favorevoli alla rimescolanza aerologia), fino alla goccia
fredda (con convezione).
Nei mesi invernali, quando la situazione delle polveri sottili è più delicata,
dominano le condizioni di stabilità atmosferica, con conseguente stagnazione
dell’aria. Questo mancato rimescolamento trova sfogo in alcuni periodi finestra
della giornata (le ore a maggiore insolazione che rompono la condizione di
inversione termica) o in alcune giornate più perturbate (fig. 1.6).

Fig. 1.6. Ristagno notturno con rimescolanza diurna (Robert


Luciani Th, 2006).

Nel settore di Feltre, che si presenta più chiuso a causa del rilevo e presenta
alcune zone umide al suo interno, in inverno si osservano calme di vento (la media
del vento sfilato è tre volte più bassa rispetto a Belluno), maggiore umidità,

9
frequenza di nebbie di tipo radiativo (nebbie d’irraggiamento) e temperature più
rigide rispetto alle altre zone della valle. Questa condizione giustifica anche le
peggiori condizioni della qualità dell’aria misurate a Feltre, rispetto alle altre
stazioni della provincia di Belluno.
Nel complesso il fondovalle si caratterizza per i deboli regimi medi dei venti che
spesso si collocano al di sotto dei 0.5 m/s e raramente al di sopra di 1 m/s,
condizioni di calma di vento che trovano qualche eccezione della valle di
Longarone. Nel complesso le peggiori condizioni aerologiche riscontrabili nel
vallone bellunese sono quelle di forte ristagno persistente (fig. 1.7).

Fig. 1.7. Condizioni di forte e persistente ristagno aerologico


(Robert Luciani Th, 2006).

La conformazione della valle presenta tuttavia alcune possibilità di interscambio


aerologico con le aree circostanti. La quattro principali finestre sono il varco del
Piave all’uscita dalle Prealpi, la stretta valle che scende dal Cadore, e le aperture
verso Vittorio Veneto e la Valsugana. Queste influenzano rispettivamente il
Feltrino, la Valbelluna, Belluno e l’Alpago. Altri varchi di minore entità sono la
valle del Mis, la valle Agordina, la valle del Vanoi ed il varco del passo San
Boldo (Luciani, 2008).

10
1.3 La qualità dell’aria nel Vallone bellunese: quadro generale

1.3.1 La rete di monitoraggio

L’aria è una matrice ambientale di notevole interesse pubblico per la sua influenza
sulla qualità della vita della popolazione. Il controllo della sua qualità è affidata ad
ARPAV Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del
Veneto. Il Dipartimento provinciale di Belluno dispone di una rete di stazioni
fisse (Belluno, Feltre, Pieve d’Alpago e Passo Valles) ed alcune stazioni mobili
rilocabili. La posizione delle stazioni, la loro classificazione ed i parametri
monitorati sono illustrati in tab. 1.2 (foto stazione di Feltre in fig. 1.8).

Tab. 1.2. Le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria.


stazione collocazione classificazione parametri
parco cittadino “Città di PM10, PM2.5,
Bologna” CO, NO, NO2,
Belluno coordinate GBO background urbano NOX, SO2, O3,
x 1748542 C6H6, Pb, As,
y 5114945 Cd, Hg, Ni, BaP
via Colombo, presso il piazzale
PM10, PM2.5,
dell’Istituto per geometri
CO, NO, NO2,
“Forcellini”
Feltre background suburbano NOX, SO2, O3,
coordinate GBO
C6H6, Pb, As,
x 1724842 Cd, Hg, Ni, BaP
y 5101513
campo sportivo della frazione di
Villa
PM10, O3, NO,
Pieve d’Alpago coordinate GBO background suburbano
NO2, NOX, SO2
x 1759520
y 5117620
quota 2032 m s.l.m.m.
coordinate GBO PM10, O3, NO,
Falcade - Passo Valles background rurale
x 1715682 NO2, NOX
y 5135571
PM10, CO, NO,
Stazione rilocabile 1 varia (dal 2000) -- NO2, NOX, SO2,
O3, C6H6
PM10, BaP, O3,
Stazione rilocabile 2 varia (dal 2005) -- Pb, As, Cd, Hg,
Ni, C6H6
PM10, BaP, Pb,
Stazione rilocabile 3 varia (dal 2008) --
As, Cd, Hg, Ni

11
Fig. 1.8. Stazione di monitoraggio della qualità dell’aria (Feltre).

1.3.2 Principali inquinanti di rilievo nel bellunese

L’art. 268 del D.Lgs n° 152 del 3/04/2006 definisce come inquinamento
atmosferico “ogni modificazione dell’aria atmosferica, dovuta all’introduzione
nella stessa di una o più sostanze in quantità e con caratteristiche tali da ledere o
da costruire un pericolo per la salute umana o per la qualità dell’ambiente oppure
tali da ledere i beni materiali o compromettere gli usi legittimi dell’ambiente”.
Il quadro normativo di riferimento per il monitoraggio degli inquinanti atmosferici
si basa sul D.Lgs 351/99 che trova sviluppo nel D.M. 60/2002 (SO2, NO2, NO,
PM10, Pb, CO, C6H6), nel D.Lgs 183/04 (O3) e nel D.Lgs 152/07 (IPA ed alcuni
metalli Ni, Hg, As, Cd).
I riferimenti fissati sono:
• valori limite
• soglie di informazione e di allarme
• margini di tolleranza nei periodi antecedenti l’entrata in vigore del limite
• obiettivi di qualità e a lungo termine
Questi riferimenti sono indicati per ciascun tipo di inquinante, per tipologia di
esposizione (acuta o cronica) e in base all’oggetto di tutela (protezione della salute
umana, della vegetazione o degli ecosistemi; questi ultimi non applicabili nelle

12
stazioni presenti). In via transitoria il DM 60/02 all’art. 38 indica l’adeguamento
temporale dei limiti introdotti.
Nella provincia di Belluno gli inquinanti di maggiore interesse sono in inverno le
polveri PM10 ed il Benzo(a)Pirene, in estate l’Ozono.
Per le polveri PM10, oggetto di indagine in questo studio, i limiti di riferimento
sono indicati in tab. 1.3.

Tab. 1.3. Indicatori di riferimento individuati dalla normativa.


inquinante tipologia valore limite riferimento legislativo
limite di 24 h da non
PM10 superare più di 35 volte per 50 µg/m3 DM 60/02
anno civile
PM10 valore limite annuale per 40 µg/m3 DM 60/02
anno civile

In tab. 1.4 sono riportati i superamenti registrati nel triennio 2006-2008 per Ozono
e polveri PM10.

Tab. 1.4. I superamenti individuati nel triennio 2006-08 per O3 e PM10.


Numero di superamenti
O3 O3 O3 PM10
soglia informazione soglia allarme soglia protezione
stazione anno limite giornaliero (50
media oraria media oraria salute - dal 2010 -
µg/m3)
(180 µg/m3) (240 µg/m3) (120 µg/m3)
Belluno 2006 33 0 61 33
2007 3 0 18 12
2008 2 0 39 22
Feltre 2006 63 0 61 104
2007 53 2 74 62
2008 0 0 37 56
Pieve d’Alpago 2006 26 0 38 0
2007 24 0 72 1
2008 9 0 56 8
Passo Valles 2007 5 0 86 0
2008 0 0 57 1

Da questi dati possono essere tratte alcune considerazioni sulle diverse aree di
riferimento.
In particolare, nell’anno 2006 a Belluno si sono registrati 33 giornate invernali
con superamento del limite di 50 µg/m3 sulle 35 ammissibili nell’anno. Anche la
media annuale pari a 26 µg/m3 è inferiore al limite di 40 µg/m3. Durante l’estate si

13
sono verificati alcuni superamenti (33 ore) della soglia di informazione alla
popolazione per l’Ozono, mentre non è mai stata raggiunta la soglia di allarme. Il
Benzo(a)Pirene ha invece mantenuto concentrazioni pari all’obiettivo di qualità
(1.0 ng/m3).
A Feltre si sono registrati 104 superamenti del limite di 50 µg/m3 per il PM10 sui
35 consentiti nell’anno, mentre la media annuale si è attestata a 40 µg/m3, dato
pari al valore limite. Per il Benzo(a)Pirene è stato superato l’obiettivo di qualità
con 1.8 ng/m3.
Migliore è stata la situazione a Pieve d’Alpago, dove il PM10 non ha superato il
limite giornaliero fissato dal DM 60/2002 e la media dell’anno è risultata a 17
µg/m3. La situazione dell’Ozono si dimostra al contrario piu omogenea in tutta
l’area, ed anche in Alpago si sono registrate 26 ore di superamento della soglia di
informazione, con un valore massimo pari a 219 µg/m3, inferiore comunque alla
soglia di allarme.
Per completare il quadro in tab. 1.5 sono riportate a titolo puramente indicativo le
medie annuali calcolate per alcuni dei principali inquinanti di interesse nelle tre
stazioni di riferimento.

Tab. 1.5. Medie annuali dei principali inquinanti per le stazioni di


qualità dell’aria presenti nel Vallone bellunese.
Medie annuali
stazione Belluno Feltre Pieve d’Alpago
inquinante media media media
(µg/m3) (µg/m3) (µg/m3)
anno 2006 2007 2008 2006 2007 2008 2006 2007 2008
SO2 2 3 2 2 2 2 2 1 1
NO2 28 24 23 19 19 15 12 11 12
O3 48 37 41 43 44 40 59 64 62
CO 0.4 0.4 0.3 0.5 0.5 0.5
PM10 26 23 23 40 32 31 17 20 19
C6 C6 2.5 1.2 1.1 2.7 1.4 1.3
B(a)P 1.0 1.2 1.1 1.8 2.1 1.7

In sintesi, nel Vallone bellunese si registra l’interesse a ridurre le emissioni di


polveri sottili PM10, le cui concentrazioni nella stagione invernale sono da tenere
sotto controllo. I valori non sono dettati solo dalle attività antropiche che liberano
polveri in atmosfera, ma anche dall’influenza della meteorologia che ne ostacola

14
la dispersione e la diluizione. Su questo parametro analitico esistono quindi dei
margini di miglioramento che la popolazione può adottare per migliorare lo stato
di qualità dell’aria delle valli, come l’utilizzo di impianti termici a maggior
efficienza ed altro. Il Benzo(a)Pirene segue il calendario di criticità del PM10 e
probabilmente ha in comune con esso le sorgenti di emissione, anche se poi in
atmosfera si presenta fotolabile ed ha vita breve.
Per l’Ozono invece ci sono meno possibilità di intervento, a causa della
particolarità di questo inquinante che ha origine secondaria, grazie ai suoi
specifici meccanismi chimici di formazione.

1.3.3. Caratterizzazione delle polveri PM10

Le polveri PM10 hanno caratteristiche peculiari a seconda delle sorgenti emissive


che le producono. Per interpretare le origini del particolato, siano esse antropiche
e/o naturali, è utile procedere alla caratterizzazione chimica del particolato. La
predominanza di certi componenti chimici e la loro distribuzione dimensionale
all’interno del PM10 è strettamente legata alla loro origine e al loro meccanismo
di formazione.
In atmosfera le polveri sottili contengono particolato primario e secondario di
natura antropica, specie crostali, spray marino ed altre emissioni diffuse naturali.
Il particolato grossolano è tutto primario, mentre il particolato fine è costituito da
secondario e da una frazione di particolato derivante da combustioni il cui
trasporto può avvenire su distanze di centinaia di chilometri. Nonostante il
particolato atmosferico abbia una composizione chimica molto eterogenea, è
principalmente costituito da alcune specie che possono essere raccolte in tre
classi:
♦ ioni inorganici (solfati, ammonio, nitrati, cloruri, sodio);
♦ componente carboniosa, comprendente il carbonio organico ed il carbonio
elementare;
♦ elementi crostali (silicio, calcio, magnesio, alluminio, ferro).
Di queste specie gli ioni inorganici predominano nelle particelle fini, che
rappresentano principalmente la componente secondaria del PM10 (reazioni

15
chimiche che convertono i vapori e i gas atmosferici in fase condensata liquida e/o
solida). Tuttavia, nella frazione fine esistono anche composti di origine primaria,
come il carbonio elementare, alcuni metalli e gli IPA (Idrocarburi Policiclici
Aromatici). L’emissione primaria da combustione, ad esempio, può creare
particelle di varie dimensioni, anche submicrometriche. Al contrario, i materiali
crostali (silicio, calcio, magnesio, alluminio, ferro ed altri) e le particelle
organiche biogeniche (polline, spore, frammenti di piante) fanno parte solitamente
della componente meno fine e grossolana, che deriva da fonti primarie, ovvero da
emissione diretta in atmosfera.
Dall’analisi della frazione estraibile in acqua dei filtri per il PM10 sono stati
individuati i seguenti inquinanti inorganici: solfati, nitrati, nitriti, ossidi di azoto,
ammonio, fosfati, ioni sodio, potassio, magnesio, cloruri e calcio. Di seguito verrà
presentata una tabella sintetica per ciascun componente della frazione estraibile
(tab. 1.6).

Tab. 1.6. Principali componenti delle polveri sottili PM10 e loro origine prevalente.
specie chimica origine prevalente processi responsabili
Ioni inorganici
Ione Solfato (SO42–) antropica uso combustibili
(olii e gasolio)

Ione Nitrato (NO3–) antropica uso combustibili


(trasporti, riscaldamento, industria)
+ denitrificazione
Ione Ammonio (NH4 ) naturale ed antropica
colture ed allevamenti
aerosol marino
Ione Cloruro (Cl–) naturale ed antropica
combustioni
aerosol marino
Ione Sodio (Na+) naturale ed antropica
sali per manto stradale
Altri cationi
Ca2+ naturale suolo
2+ suolo
Mg naturale ed antropica
e concimazioni
suolo
K+ naturale ed antropica
e concimazioni
Frazione non estraibile
combustibili fossili e
OC (organic carbon) antropica
biomasse
Combustibili fossili,
EC (elemental carbon) antropica veicoli diesel e pirolisi
biomasse
inquinanti organici persistenti (POPs) tra cui gli idrocarburi
policiclici aromatici (IPA), le policlorodibenzodiossine antropica varie
(PCDD), i policlorodibenzofurani (PCDF)
altri composti ed elementi quali ad esempio silicati, metalli,
ossalati, acetati, altri composti organici ed altri elementi di naturale crostale
origine crostale, quali ferro ed alluminio

Le attività antropiche, secondo questo quadro riassuntivo, partecipano ad emettere


in atmosfera gran parte delle frazioni di cui il particolato è composto. Nel corso

16
dell’anno le emissioni non sono tuttavia costanti e anche le condizioni
atmosferiche presentano un’evoluzione ciclica.
Ad esempio, tra l’inverno e l’estate, passando attraverso le stagioni intermedie, la
qualità e la quantità delle emissioni antropiche cambia sensibilmente, soprattutto a
causa del riscaldamento domestico ed in parte del traffico stradale.
Nelle fig. 1.9 e 1.10 viene fatto un raffronto tra la stagione invernale e quella
estiva a Belluno e a Feltre, mentre nelle tab. 1.7 e 1.8 è stimata la concentrazione
atmosferica delle diverse componenti delle polveri nelle varie stagioni e nella
media annuale.

BELLUNO - INVERNO 2006

NO2
Cl NO3
0.09%
0.27% 20.29%
PO4
0.06%

SO4
6.42%
Na
1.65%

Non estraibile
63.00% NH4
5.25%
K
1.03%
Ca
1.38%

BELLUNO - ESTATE 2006

NO3
NO2
9.11% PO4
0.02%
0.05% SO4
12.95%

Na
8.54%

Non estraibile
NH4
63.67%
1.96%

K
0.55%
Ca
1.93%

Fig. 1.9. Composizione media del PM10 raccolto sui filtri nella stazione di Belluno
nei primi mesi invernali (gennaio-febbraio) e in quelli estivi (giugno-agosto) del
2006.

17
Tab. 1.7. Belluno: stima della presenza di ioni nella caratterizzazione del PM10
(2006).
Stime delle PM10 Non
concentrazioni SO42– NO3– Na+ Altro
(totale) estraibile
medie
giornaliere µg/m3 µg/m3 µg/m3 µg/m3 µg/m3 µg/m3

Inverno 49.7 3.2 10.3 0.8 4.1 31.3

Estate 15.0 2.0 1.4 1.3 0.8 9.5

Media annuale 26.0 3.2 4.1 1.5 1.8 15.4

FELTRE - INVERNO 2005-06

Cl NO2
0.67% 0.03% NO3
15.22%
PO4
1.58%
SO4
7.83%

Na
1.85%

NH4
4.51%
Non estraibile
66.80% K
Ca
0.22% 1.29%

FELTRE - ESTATE 2006

Cl
NO3
0.36%
11.67%
SO4
17.71%

Na
7.71%
NH4
Non estraibile 1.95%
61.26%
Ca
0.78% K
0.56%

Fig. 1.10. Composizione media del PM10 raccolto sui filtri nella stazione di Feltre
nei primi mesi invernali (gennaio-febbraio) e in quelli estivi (giugno-agosto) del
2006.

18
Tab. 1.8. Feltre: stima della presenza di ioni nella caratterizzazione del PM10
(2006).
Stime delle Non
concentrazioni
PM10 SO42– NO3– Na+ Altro
(totale) estraibile
medie
giornaliere µg/m3 µg/m3 µg/m3 µg/m3 µg/m3 µg/m3

Inverno 80.6 6.3 12.3 1.5 6.7 53.8

Estate 18.9 2.8 2.3 1.5 0.7 11.6

Media annuale 40.9 4.9 6.5 2 2.8 24.8

In termini relativi, più della metà del totale delle polveri PM10 è rappresentato
dalla frazione non estraibile. Proprio questa frazione aumenta nella stagione
invernale, assieme ad NO3- ed NH4+ (compreso nella voce “altro”), quando nel
quadro delle emissioni interviene come sorgente il riscaldamento, influenzata tra
l’altro dalle particolari condizioni aerologiche che la stagione comporta per
quanto riguarda i meccanismi fisici di trasporto, diluzione e nella chimica.
Nella frazione estraibile in acqua spicca la componente inorganica secondaria
(nitrati, solfati ed ammonio). Questo è probabilmente comunque riconducibile ai
fenomeni di combustione (industriale, domestico e traffico) che sono la causa
delle emissioni primarie di polveri, ma anche della rilevante presenza di ioni
solfato e nitrato come componenti secondari del particolato.
Tra le possibili componenti naturali si individuano in particolare Calcio e Potassio
che hanno origine terrigena essendo elementi tipici crostali.
La situazione può essere ulteriormente definita attraverso l’analisi dei dati su
alcuni traccianti della legna da ardere, (ARPAV BL 2008; fig. 1.11). I dati sono
riferiti alla città di Belluno e non erano disponibili per il 2006, ma solo dal 2007.

19
Tren d tra cc ia nti d ella leg na (Be lluno 2 00 8)
14

e sac osa no

12

p ent aco san o


10
C oncentraz ione (ng / m c )

r ete ne
8

6 s ir ingil
a cet one

4
s ir ingo lo

2
va nillin a

0
2 6/ 01/ 200 8

0 9/0 2/ 200 8

23 /0 2/2 00 8

1 7/ 05/ 20 08

3 1/ 05/ 200 8

1 4/0 6/ 200 8

28 /0 6/ 200 8

2 0/ 09/ 20 08

0 4/ 10/ 200 8

1 8/1 0/ 200 8

0 1/1 1/ 200 8
08 /0 3/2 008

22 /03 /2 008

05/ 04 /2 008

19/ 04 /20 08

03/ 05/ 20 08

12 /0 7/2 008

26 /07 /2 008

09 /08 /2 008

23/ 08 /20 08

06/ 09/ 20 08

15 /1 1/2 008

29 /11 /2 008

13 /12 /2 008
Ca m pio na m e nti

Fig. 1.11. Andamento di alcuni traccianti della combustione di legna nel PM10 (dati 2008).

I composti individuabili come traccianti da emissione di biomassa nel corso del


2008 sono sei. Il fenomeno che accomuna tutte queste specie è l’incremento
esponenziale di tutti i valori (in particolare di pentacosano, esacosano e vanillina)
durante il periodo più freddo, quando prevale l’apporto del riscaldamento
domestico sul resto delle emissioni.
Questo chiaro trend sembra spiegabile con il contributo delle stufe a legna che,
come noto, sono ampiamente utilizzate nel territorio bellunese per il
riscaldamento domestico. Al contrario, nella stagione calda i valori registrati
presentano livelli pressoché irrilevanti, a conferma di quanto precedentemente
affermato. Nel campione di ottobre è già possibile notare l’inizio di un
innalzamento dei valori, in coincidenza dell’abbassamento delle temperature
notturne e conseguente probabile primo utilizzo della legna da ardere (ARPAV
BL 2008).

20
Capitolo 2 – FORMAZIONE DELLA BASE DI DATI E SVILUPPO DEL
MODELLO

2.1 L’inventario bottom up delle emissioni in atmosfera nel Vallone bellunese

Le emissioni in atmosfera sono date da una molteplicità di fonti presenti nel


territorio della valle, e ognuna di esse ha caratteristiche differenti. Una stima delle
pressioni che agiscono sulla qualità dell’aria deve definire qualità e quantità degli
inquinanti liberati, fino a costituire un vero e proprio inventario delle emissioni in
atmosfera.
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ex APAT
CTN-ACE, Centro Tematico Nazionale “Atmosfera Clima Emissioni”) ha
prodotto su base nazionale una stima delle emissioni, poi disaggregata a livello
provinciale e successivamente ulteriormente ripartita al livello comunale da
ENEA e Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI). Si tratta di un
inventario costruito su scala italiana e ricondotto alle realtà locali attraverso un
approccio di tipo top down (stima dell’entità delle emissioni locali partendo da
un’area più vasta che include quella presa in esame).
Le criticità che sorgono con un procedimento di tipo top down riguardano
soprattutto l’affidabilità a livello locale delle stime sulle emissioni così ottenute:
in primo luogo le variabili usate per correlare l’area più vasta a quella più ristretta
devono essere indicatori affidabili, per consentire la giusta ripartizione delle
emissioni; in secondo luogo deve essere considerata la perdita di risoluzione che
si verifica con l’estensione dell’area da sottoporre ad inventario, ma anche la
mancata considerazione delle specificità delle differenti realtà locali. Per tutti
questi motivi assume particolare importanza lo studio della reale situazione
dell’area di indagine, considerata la sua collocazione geografica in una regione
dolomitica con caratteri tipici delle realtà alpine, ma con numerose peculiarità
legate allo sviluppo delle attività antropiche. Il Dipartimento ARPAV di Belluno
ha pertanto scelto di costruire un inventario delle emissioni in atmosfera attraverso
un approccio di tipo bottom up, che utilizza dati locali a livello comunale o delle
specifiche sorgenti di emissione.

21
L’inventario contiene tre tipologie di sorgenti: puntuali (ad esempio le industrie),
lineari (strade e ferrovie) ed areali (riscaldamento domestico nelle aree edificate,
discariche, impianti vari, ecc.). Per ciascuna di esse è stato necessario raccogliere
informazioni in merito a indicatori di attività, alle caratteristiche di dettaglio sulle
fonti locali e ai fattori di emissione applicabili.
Le principali sorgenti di emissione in atmosfera individuate sono:
riscaldamento,
traffico stradale,
industrie,
off-road (ferrovia e mezzi agricoli).
Tutte queste attività sono state codificate secondo la nomenclatura utilizzata a
livello europeo EMEP/CORINAIR che classifica le stesse con codici SNAP
(Selected Nomenclature for Air Pollution) nella versione del 1997 (SNAP97) che
individua:
11 Macrosettori
56 Settori
260 Attività.
Di seguito sono descritti gli 11 Macrosettori (tab. 2.1).

Tab. 2.1. Classificazione delle attività che comportano emissione in atmosfera nel Vallone
bellunese secondo la nomenclatura SNAP97.
macro
descrizione realtà locali SNAP97
settore
Combustione – Energia e industria di
01 trasformazione
Produzioni industriali di energia da biomasse 010400

020202,
02 Combustione – Non industriale Riscaldamento domestico, dei servizi e delle serre 020205,
020300
03 Combustione – Industria Produzioni industriali, Riscaldamento nell’industria 030000

04 Processi Produttivi Attività industriali 040000


050100,
Estrazione, distribuzione combustibili Alcuni processi industriali, distribuzione combustibili (Top
05 fossili/geotermico down APAT-ENEA)
050500,
050600
06 Uso di solventi Attività industriali con uso di solventi e vernici 060000

07 Trasporti Stradali Flussi di traffico locali 070000


080200,
08 Altre Sorgenti Mobili Off Road: trattrici agricole, traffico ferroviario 080600
090400,
09 Trattamento e Smaltimento Rifiuti Discariche e impianti di compostaggio 091005
100100,
10 Agricoltura e allevamento Superfici Agricole Utilizzate, allevamenti 100200,
100500
111100,
11 Altre sorgenti di Emissione ed Assorbimenti Background: Foreste e vegetazione (Top down APAT-ENEA) 111200

L’inventario delle emissioni prende in considerazione i principali inquinanti


individuati dalla normativa (D.M. 60/2002 e D.Lgs 183/2004). Tra questi il
database bottom up contiene in particolare polveri PM10, NOx, SOx e CO, ma le

22
informazioni raccolte permetteranno di realizzare indagini anche su altri
inquinanti.
I fattori di emissione utilizzati per la stima sono:
• DIIAR, Politecnico di Milano, 2005;
• EMEP/CORINAIR Atmosferic Emission Inventory Guidebook, EEA 2006
(Agenzia Europea per l’Ambiente);
• Inventaria, APAT Sinanet CTN-ACE, 2000.
Le stime interessano i processi industriali, il traffico stradale e il riscaldamento
domestico, che saranno di seguito descritti, ma anche le emissioni di mezzi off-
road (mezzi agricoli e ferrovia), discariche e impianti di compostaggio, cave,
serre, coltivazioni, allevamenti ed altro. Nel database inserito nel sistema
modellistico si è scelto di integrare parzialmente il quadro delle attività le cui
emissioni sono state stimate secondo la metodologia bottom up, con dati comunali
delle disaggregazioni dell’inventario top down di APAT (trattamento di
combustibili, VOC e CO per le industrie, foreste, coltivazioni e allevamenti).

2.1.1 Sorgenti puntuali

Le industrie costituiscono sorgenti puntuali le cui emissioni sono stimate a partire


dalle informazioni raccolte dai certificati di analisi a camino, nell’archivio delle
pratiche di autorizzazione alle emissioni in atmosfera della Provincia di Belluno.
Circa 150 aziende presentano emissioni significative e pertanto sono sottoposte ad
analisi a camino. Queste aziende sono autorizzate alle emissioni in atmosfera ai
sensi del Codice dell’Ambiente D.Lgs n°152/2006 (oppure dell’ex DPR
n°203/1988). In questo modo nell’inventario sono attribuite le emissioni a un
migliaio di camini di aziende che sono georeferenziate nel territorio. Si noti che le
20 aziende più significative realizzano da sole circa il 90% delle emissioni annuali
di polveri attribuibili al comparto industriale. Per le restanti attività in deroga (ex
ridotto inquinamento e attività poco significative) sono disponibili informazioni in
merito alle caratteristiche dell’unità produttiva e ai consumi di materie prime.
Per le polveri monitorate a camino il parametro rilevato per legge sono le PTS che
rappresentano il particolato totale comprendente anche l’ormai più noto PM10

23
ovvero la frazione di particolato con diametro inferiore a 10 µm. In via indicativa
verrà di seguito assunto che per questa componente le PTS siano interamente
rappresentate dal PM10, per consentire il confronto con le altre sorgenti. Si tratta
certamente di una sovrastima in quanto il PM10 è solo una frazione delle PTS, ma
in realtà è la componente nettamente prevalente anche se la percentuale varia a
seconda dei cicli produttivi (CASERINI, 2006).
Per le caldaie non sottoposte a misura delle emissioni, queste ultime sono stimate
attraverso l’applicazione di fattori di emissione.

2.1.2 Sorgenti lineari

Il contributo del traffico è rappresentato da una sessantina di strade nella valle.


Tra queste, 22 nella città di Belluno, 15 a Feltre e 24 extraurbane. Per ogni tratta è
stato calcolato il traffico del giorno medio feriale, prefestivo e festivo ed i relativi
flussi medi orari. Oltre alle misure dei flussi sulla rete, è stato considerato il parco
veicolare provinciale secondo ACI suddiviso nelle 105 classi emissive, per
calcolare le emissioni secondo il metodo COPERT III, indicato dall’Unione
Europea. In base a questa analisi, le situazioni più rilevanti si collocano a Belluno,
Feltre e Ponte nelle Alpi.
I software di calcolo impiegati sono COPERT III di ORAR-ARPAV e TREFIC
della società Arianet Srl.
Per il traffico ferroviario sono invece stimati i consumi di carburante (diesel) e
quindi l’energia prodotta a cui sono applicati i fattori di emissione.

2.1.3 Sorgenti areali

Il riscaldamento domestico rappresenta una componente di rilievo nel panorama


delle emissioni. Grazie all’incrocio di informazioni ottenute da ISTAT, BIM
società di distribuzione del metano, Provincia di Belluno, ARPAV e al progetto di
indagine sul riscaldamento domestico condotto da quest’ultima nelle scuole (in
collaborazione con l’Ufficio scolastico Provinciale di Belluno), nell’inventario è

24
stimato il numero di impianti per ciascuna tipologia di combustibile presente in
ognuno dei 32 comuni esaminati. L’indagine condotta ha permesso inoltre di
rilevare le diverse tipologie di combustori della legna (stufe) utilizzati nell’area.
Le stime delle emissioni in atmosfera si basano sui fattori di emissione del
Politecnico di Milano.
Le emissioni del riscaldamento domestico sono calcolate a livello comunale o di
centro urbano, attraverso il seguente prodotto:
Ei = A x FEi
dove:
Ei è l’emissione dell’inquinante “i-esimo”;
A è l’indicatore di attività per determinare le quantità emesse (es. energia
prodotta);
FEi è il fattore di emissione per l’inquinante i-esimo e l’attività espressa da “A”
(si tratta della massa di inquinante emessa per unità di indicatore).

2.1.4 Stime delle emissioni antropiche in atmosfera calcolate secondo il metodo


“bottom up”

Le emissione presentano notevoli differenze tra loro a causa del processo


intrinseco da cui derivano. La diversa natura delle attività responsabili concorre a
determinare differenti stati di pressione sul territorio.
Questa prima banca dati locale di tipo bottom up costituisce uno strumento di
indagine territoriale in grado di individuare le principali pressioni che insistono
nel territorio ed è parte integrante ed essenziale delle simulazioni modellistiche,
nonché supporto per tutte le attività di gestione e pianificazione territoriali rivolte
a preservare e migliorare la qualità dell’aria nel dominio di studio. In tali
simulazioni viene considerata anche la componente naturale delle emissioni sia
dirette sia indirette, come le trasformazioni biologiche aerobiche o anaerobiche e
le trasformazioni in aria di sostanze terpeniche rilasciate dalle piante.
Il database delle emissioni antropogeniche è composto da una pluralità di fonti,
ognuna delle quali apporta un contributo differente alla determinazione della
qualità dell’aria. La sua importanza è legata soprattutto all’utilizzo nell’ambito

25
dei piani di azione per il contenimento dell’inquinamento atmosferico, per poter
individuare le soluzioni più coerenti con il sistema ed in grado di massimizzare i
risultati, attraverso uno sforzo collettivo proporzionato al danno ambientale.
In tab. 2.2 viene proposto un quadro riassuntivo delle emissioni antropiche stimate
nel complesso per i 32 comuni dell’area di indagine.
Per ogni inquinante saranno descritti sinteticamente i contributi delle sorgenti che
contribuiscono a dare luogo all’inventario.
In primo luogo le polveri PM10 prodotte come emissione primaria,
principalmente dalle stufe a legna per il riscaldamento domestico, dal traffico
stradale e dall’industria in ordine decrescente (fig. 2.1).

Tab. 2.2. Le emissioni in atmosfera nei 32 comuni del Vallone


bellunese (2006).
inquinante emissione u.m.
PM10 primario 387 Mg/anno
NOx 2295 Mg/anno
SOx 389 Mg/anno
CO 10612 Mg/anno
IPA 358 kg/anno

PM10
Ferrovia Mezzi agricoli
6.8 (2%) Industria
16.3 (4%)
65.6 (17%)
Traffico stradale
82.3 (21%)

Riscaldamento Riscaldamento
combustibili fossili a Legna
9.9 (3%) 205.8 (53%)

Fig. 2.1. Stima delle emissioni di PM10 primario (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

26
Per le polveri è possibile stimare, in via del tutto indicativa, la produzione
secondaria di PM10 a partire dal presente database, considerando il contributo
degli ossidi di azoto e degli ossidi di zolfo come risulta dalle analisi condotte sui
filtri per le polveri atmosferiche delle stazioni di monitoraggio locali. Da questa
prima stima è ipotizzabile un contributo aggiuntivo di circa 91 Mg/anno di PM10
da NOx e di 67 Mg/anno di PM10 da SOx al PM10 primario precedentemente
stimato in 387 Mg/anno di emissioni dirette (fig. 2.2).

PM10 da NOx PM10 da SOx


91,4 (17%) 66,6 (12%)

PM10 primario
386,9 (71%)

Fig. 2.2. Stima delle possibili emissioni secondarie di PM10, in aggiunta alla componente primaria
(2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

Nel caso degli ossidi di azoto la fonte prevalente risulta essere il traffico stradale,
seguito dall’industria e successivamente dal riscaldamento con combustibili fossili
(fig. 2.3).

27
NOx
Ferrovia Mezzi agricoli
Industria
58.8 (3%) 102.8 (4%)
798.5 (35%)

Traffico stradale Riscaldamento Riscaldamento a


985.9 (43%) combustibili fossili Legna 64.2 (3%)
284.7 (12%)

Fig. 2.3. Stima delle emissioni di NOx (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

L’industria assume contributi proporzionalmente più rilevanti per gli ossidi di


zolfo, ruolo che contende al riscaldamento con l’uso di fonti fossili (fig. 2.4). Il
traffico stradale in questo caso si rileva meno incidente delle due sorgenti
precedenti.

SOx Ferrovia
0.9 (<1%) Mezzi agricoli
12.8 (3%) Industria
Traffico stradale 171.7 (44%)
25.3 (7%)

Riscaldamento altri
combustibili Riscaldamento a
165.9 (43%) Legna 12.3 (3%)

Fig. 2.4. stima delle emissioni di SOx (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

28
Proprio il traffico è il maggior responsabile delle emissioni di monossido di
carbonio, con il riscaldamento a fonti fossili, mentre l’industria ha una fetta più
contenuta (fig. 2.5).

CO
Mezzi agricoli Industria
Ferrovia
127.4 (1%) 626.5 (6%)
15.9 (<1%) Riscaldamento a
Legna 132.4 (1%)

Riscaldamento altri
Traffico stra dale c ombustibili
5531.2 (53%) 4178.4 (39%)

Fig. 2.5. Stima delle emissioni di CO (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

Gli idrocarburi policiclici aromatici sono stimati solo per alcune sorgenti, secondo
la disponibilità di fattori di emissione. Tra le fonti presenti nel database dominano
le stufe a legna (73%), seguite dai trasporti su strada e dalle caldaie a combustibili
fossili.

2.1.5 Il ruolo dell’uso delle biomasse (legna da ardere)

Il riscaldamento domestico rappresenta una fonte la cui rilevanza è ormai nota in


tutte le regioni dell’arco alpino. Si pensi infatti alla quantità di abitazioni presenti
nel territorio, in particolare nel fondovalle, con emissioni liberate a pochi metri
dal suolo e che incidono proprio nel periodo più critico, quello invernale quando
le condizioni aerologiche e l’inversione termica aggravano la situazione.
Questo studio si concentrerà nell’analisi della situazione delle polveri sottili.
Nell’ambito delle emissioni primarie di PM10, il riscaldamento assume un ruolo
considerevole nell’area di indagine, ed in particolare l’uso della legna da ardere è

29
la componente di maggiore rilievo. In tab. 2.3 sono riportati i fattori di emissione
secondo il Politecnico di Milano (Caserini, 2006).

Tab. 2.3. Fattori di emissione per il riscaldamento domestico (DDIAR, Politecnico di Milano,
2006).
Fattori di emissione PM10 NOx COV SO2 CO IPA
-1 -1 -1 -1 -1 mgTEQGJ-
g GJ g GJ g GJ g GJ g GJ 1

Camino aperto 500 70 5650 13 5650 280


Stufa tradizionale, camino 250 70 1130 13 5650 280
chiuso o inserto
Sistema innovativo a basse 150 60 560 13 2260 280
emissioni e caldaia
Impianto a pellet o sistema BAT 70 70 110 13 1130 0.3
a legna
Sistema BAT a pellet 30 60 60 13 620 0.1
Gas naturale 0.2 50 5 0.5 25 -
Gasolio 5 50 3 100 20 -
Olio combustibile 40 150 10 150 16 -

Come evidenziato in fig. 2.6, la quasi totalità delle emissioni di polveri legate al
riscaldamento è imputabile alle stufe a legna.

GPL Metano
0.29 (<1%) 0.44 (<1%)
Gasolio BTZ
6.72 (3%) 0.78 (<1%)

Legna
205.85 (97%)

Fig. 2.6. Stima del PM10 emesso dal riscaldamento domestico (2006; Mg/anno e ripartizione
percentuale).

L’indagine condotta con questionari nelle scuole dal Dipartimento provinciale


ARPAV di Belluno in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Provinciale di
Belluno, ha permesso di ricostruire il parco delle stufe presenti nel territorio. In

30
questo modo è pertanto stato possibile definire il contributo che fornisce ogni
tipologia di combustore.
In tab. 2.4 è riportata la diffusione dei vari combustori in base al grado di utilizzo
impiegato (uso prevalente o secondario della legna rispetto alle altre fonti presenti
nell’abitazione). Secondo le dichiarazioni una fonte secondaria è impiegata da
circa il 59% delle famiglie a Belluno, il 63% a Feltre ed il 73% negli altri comuni
della valle. Riferendosi all’uso di biomasse il 79% delle abitazioni presenta
almeno una stufa a biomasse (soprattutto legna grezza), indipendentemente dal
grado di impiego, mentre il 47% delle famiglie la usa in modo prevalente ed il 32
in modo secondario.

Tab. 2.4. Tipologie di impianti a legna diffusi, suddivisi in base al grado di utilizzo
rispetto ad altre fonti.
tipologia uso prevalente uso secondario

Caminetto aperto 0.7% 4.4%

Caminetto ad aria forzata 3.1% 6.7%

Stufa di nuova tecnologia ad alta efficienza 18.4% 15.7%

Stufa in maiolica o muratura 17.0% 13.9%

Stufa a pellets 3.7% 4.2%

Stufa tradizionale “economica” 54.2% 54.4%

Altro (termocucine...) 2.9% 0.7%

Dalle stime delle emissioni indicate in fig. 2.7 si nota che nel complesso la stufa
tradizionale economica con anelli in ghisa è la principale indiziata, a causa
dell’elevato numero di impianti presenti e delle sue elevate emissioni, abbinate ad
una minor efficienza rispetto alle stufe di nuova tecnologia. Le stufe efficienti di
nuova concezione trovano comunque buona diffusione a livello locale ed il loro
utilizzo è probabilmente in espansione. L’aumento del numero di queste stufe e di
quelle a pellet è un’ipotesi auspicabile per la tutela della qualità dell’aria,
soprattutto se sostituiscono impianti di vecchia concezione o caminetti.
Anche le stufe in muratura o in maiolica sono diffuse nelle abitazioni e danno
luogo a minor emissioni.
I caminetti, sia aperti che chiusi, non sono invece molto comuni, ma a causa del
minor rendimento che garantiscono, si rendono visibili in questo quadro emissivo.

31
Stufa Efficiente
Caminetto Chiuso St. Pellets
25.3 (12%)
9.6 (5%) 2.5 (1%)
Caminetto Aperto Stube
7.9 (4%) 23.6 (11%)
Altro 5.6 (3%)

Stufa Tradizionale
Economica
131.4 (64%)

Fig. 2.7. Stima del contributo alle emissioni delle varie tipologie di stufe (Mg/anno e ripartizione
percentuale).

In tale contesto possono essere prese in considerazione politiche di intervento per


la prevenzione ed il risanamento dell’atmosfera, che sono oggetto del presente
studio.

32
2.2 Ipotesi di scenari emissivi per il riscaldamento domestico

L’inventario delle emissioni rappresenta uno strumento per conoscere la


situazione attuale e supportare tutte le attività di gestione e pianificazione
territoriali volte a preservare e migliorare la qualità dell’aria nella valle. La
valutazione di tutti i possibili scenari di intervento può essere svolta integrando i
dati delle stime di emissione con gli output di modelli matematici di trasporto e
diffusione che sono in grado di tradurre proprio tali emissioni in concentrazioni
atmosferiche.
La situazione locale vede in primo piano il contributo della legna da ardere, ed in
particolare l’uso delle stufe economiche a minore efficienze. Questo apre la strada
a diverse ipotesi di modifica dello scenario emissivo, indirizzate sia al cambio di
combustibile che di combustori.
Le ipotesi individuate sono:
1. l’installazione di filtri a camino in grado di trattenere circa l’80% delle
polveri degli impianti a legna,
2. la sostituzione degli impianti a legna con l’uso di caldaie a metano,
3. l’utilizzo esclusivo di stufe a legna ad alta efficienza o a pellet,
4. la sostituzione delle stufe tradizionali economiche con stufe ad alta
efficienza,
5. la sostituzione delle stufe tradizionali economiche con stufe a pellet.
Inoltre nell’ambito delle applicazioni modellistiche risulta interessante applicare
tecniche di source apportionment con riduzione teorica del numero di impianti del
50% e del 100% per valutare quanto tale sorgente sia in grado di influenzare da
sola la qualità dell’aria dato il contributo emissivo che le è stato assegnato.

33
2.3 Modellistica: FARM Flexible Air Quality Regional Model e la suite Aria-
Regional TM

La realizzazione di simulazioni modellistiche su bacini ad orografia complessa è


un obiettivo che pone numerose difficoltà applicative e solo alcuni sistemi sono in
grado di adattarsi al caso. Altre particolari complicazioni derivano dalle situazioni
meteorologiche non stazionarie, con brezze locali, calme di vento ed inversione
termica in quota.

2.3.1 Caratteristiche del modello e sua architettura

FARM (Flexible Air Quality Regional Model) di Arianet è un modello euleriano a


griglia in grado di calcolare la dispersione, la trasformazione e la deposizione di
inquinanti reattivi (fotochimica e particolati) anche in queste condizioni
complesse. Il modello tridimensionale lavora su celle di calcolo predefinite (in
questo caso di 1 km2) che gestiscono le emissioni nella loro interezza, all’interno
di una rete costituita dalla griglia di calcolo (dominio di 67 x 66 celle).
Il sistema non si limita alla determinazione delle concentrazione degli inquinanti
primari emessi direttamente dalle sorgenti, ma con i moduli fisico-chimici
integrati aggiunge le trasformazioni secondarie, come avviene ad esempio per le
polveri.
Il modello è in realtà parte di una catena modellistica Aria RegionalTM (Aria
Tecnologie - France) che comprende fasi di pre e post elaborazione del flusso di
dati. Questa suite di calcolo si avvale di:

1. sottosistema meteorologico
codici/moduli funzione
Minerve ricostruzione dei campi meteorologici su terreno complesso
Arpmeas creazione campo 2D di piovosità
Surfpro calcolo della turbolenza

2. sottosistema condizioni al contorno


codici/moduli funzione
IC-BC determina le condizioni iniziali e al contono

34
3. sottosistema emissioni
codici/moduli funzione
EMMA
disaggregazione spaziale e temporale del database emissivo
Emission manager
TREFIC calcolo delle emissioni da traffico stradale secondo COPERT III

4. sottosistema trasporto e reazioni chimiche


codici/moduli funzione
FARM calcola trasporto, deposizione e trasformazioni degli inquinanti

5. sottosistema post-processamento
codici/moduli funzione
AVISU visualizza gli output ed esporta le mappe bidimensionali

In sintesi il processo di calcolo si avvale di tre linee di processamento per il


trattamento della meteorologia con l’orografia, delle condizioni iniziali ed al
contorno e delle emissioni, per arrivare al modello euleriano FARM.
In tale contesto FARM descrive la concentrazione delle specie rispetto a dei
volumi di controllo inseriti in un grigliato di celle con sistema fisso di coordinate.
I modelli euleriani a griglia possono tenere conto delle trasformazioni fisiche,
chimiche e fotochimiche, attraverso l’applicazione di N equazioni differenziali
alle derivate parziali che rappresentano la conservazione della massa di ciascuna
specie e N equazioni ordinarie che rappresentano i legami chimici e fotochimici
tra le specie.

2.3.2 Input per il modello

Il modello si avvale di diversi input di dati quali topografia, meteorologia,


condizioni al contorno (ed iniziali) ed emissioni (fig. 2.8, p. 34).
La componente topografica comprende l’orografia in formato DTM e il landuse
delle superfici, in un sistema georeferenziato.
Per la parte meteorologica sono impiegati i dati al suolo di 12 stazioni (tab. 2.5)
della rete di rilevamento ARPAV (Dipartimento per la sicurezza del Territorio),
mentre la ricostruzione dei profili verticali sono impiegati i dati del
radiosondaggio di Udine (RAOB universal RAw insonde OBservation program) e
quelli di un sodar ed un radiometro posizionati inizialmente a Santa Giustina, fino

35
a novembre 2006, e successivamente a Feltre. La ricostruzione tridimensionale dei
campi meteorologici viene eseguita attraverso l’interpolazione al suolo poi
estrapolata in quota sulla base dei profili disponibili.

Fig. 2.8. Schema semplificato delle linee di calcolo in Aria


RegionalTM.

Tab. 2.5. Stazioni meteorologiche di riferimento per il dominio di calcolo.


Codice Altezza (m) Coordinate UTM fuso 32 Quota
Stazioni meteo
stazione anemometro X Y s.l.m.
4 Belluno (viale Europa) 5 746844 5113786 384
17 Perarolo 5 758074 5143246 527
25 Sospirolo 5 737866 5114242 385
93 Pieve d'Alpago (Torch) 5 759708 5116309 590
189 Valdobbiadene (Bigolino) 2 733357 5085268 222
199 Longarone 5 754611 5128344 440
200 Lamon 5 712485 5103180 660
217 Feltre 5 724089 5099848 267
240 Vittorio Veneto 5 756195 5097678 122
245 Quero 5 727937 5089898 249
264 Belluno (aeroporto) 10 750545 5117356 376
266 S. Giustina 5 737588 5107276 270

Le condizioni iniziali ed al contorno sono necessarie per completare la descrizione


del dominio di calcolo, e per il Vallone bellunese si è scelto di impiegare i dati di

36
Chimere (di I.P.S.L. Institut National de l’Environnement Industriel et de
Risques), un modello euleriano 3D di chimica e trasporto, nella configurazione
Prev’Air a scala continentale, con risoluzione di 50 km. In particolare le
condizioni al contorno (boundary) descrivono per ogni istante i flussi di inquinanti
fra l’interno e l’esterno del dominio di calcolo.
Gli input precedentemente descritti servono a trattare le emissioni contenute
nell’inventario bottom up di riferimento per il Vallone bellunese. Per non
trascurare la componente naturale e non sottostimare i COV (Composti Organici
Volatili), per i quali nel caso delle industrie non c’era sufficiente copertura in
termini di certificati di analisi, è stato inserito il dato top down APAT 2000 (ora
ISPRA) come disaggregato da CESI.
L’inventario si compone di tre componenti: sorgenti puntuali, lineari ed areali. Gli
inquinanti considerati sono PM10, NOx, SOx, CO e NMVOC, espressi in
Mg/anno. Per ogni sorgente sono contenute informazioni sulla georeferenziazione
o sulla disaggregazione spaziale, la modulazione temporale (oraria giornaliera,
settimanale e annuale) e le speciazioni per composti organici NMVOC e
particolato. Ogni record di emissione dell’archivio contiene tutti i dati della
singola sorgente che, attraverso la tripletta di codifiche SNAP97, viene allacciato
al sistema di modulazione e speciazione. Ogni cella di calcolo della griglia riceve
quindi ogni ora tutte le sorgenti che vengono spalmate al suo interno, pur
mantenendo la propria identità.

2.3.3 Periodo di studio

Il modello è stato testato nell’ambito del progetto europeo INTERREG IIIA


“VIQA VB” (Valutazione integrata della qualità dell’aria in Valbelluna) sulla
base della meteorologia acquisita per il 2006, completa della componente verticale
fino a 10000 m di quota. Anche il database delle emissioni è aggiornato allo
stesso anno e pertanto è stato utilizzato come periodo di riferimento per tutte le
simulazioni, vista anche la situazione registrata dalla rete di qualità dell’aria.
Per il presente studio, rivolto alle dinamiche delle polveri sottili, è stato
considerato il periodo invernale ed in particolare il mese di gennaio, momento nel

37
quale si sono registrati 13 superamenti della concentrazione media giornaliera (50
µg/m3; DM 60/2002) a Belluno e 27 a Feltre (per esigenze di calcolo il periodo
considerato è compreso tra il 02/01/06 e il 30/01/06).

2.3.4 Validazione del modello

La catena modellistica è stata oggetto di numerosi test sull’anno 2006 per la messa
a regime del sistema, con diversi assestamenti degli input meteorologici.
La validazione dei dati è stata eseguita dalla dott.ssa Stefania Ganz (ARPAV BL
SSA Ufficio Informativo Ambientale) sulla base di simulazioni orarie per l’intero
anno, eccezion fatta per alcuni giorni o periodi in cui i dati meteo erano mancanti.
I calcoli hanno prodotto matrici di concentrazione con risoluzione di 1 km x 1 km
in sequenze orarie.
Gli obiettivi di qualità individuati dalla legge per le valutazioni della qualità
dell’aria sono indicati in tab. 2.6.

Tab. 2.6. Valori di incertezza stabiliti dal D.M. 60/2002 e dal D.Lgs 183/2004.
PM10 NOx, NO2 O3
(D.M. 60/02) (D.M. 60/02) (D.Lgs. 183/04)
Media oraria -- 50-60% 50%
Massimo giornaliero della media mobile su 8 ore -- -- 50%
Media giornaliera * 50% --
Media annuale 50% 30% --

I risultati delle simulazioni sono stati analizzati dapprima con un confronto


quantitativo rispetto alle misure delle stazioni di misura di riferimento (Belluno e
Feltre), ma anche attraverso rappresentazioni grafiche quali box-plot che
descrivono in modo compatto e grafico la distribuzione del campione di dati.
Infine sono stati analizzati alcuni indicatori statistici quali BIAS, RMSE e NMSE.
Buone perfomance sono state ottenute sia per l’Ozono, sia per gli Ossidi di azoto e
le polveri PM10; per quest’ultimo parametro si riporta un resoconto sintetico.
In via indicativa in fig. 2.9 e 2.10 sono riportati in parallelo i dati di misure e
stime per l’anno 2006 a Belluno e a Feltre. Si osserva talvolta una tendenza alla

38
sovrastima presso Belluno ed una migliore performance a Feltre dove al contrario
il sistema porta, anche se più raramente, a sottostime.

180
160 Misurato
140 Calcolato
µg/mc 120
100
80
60
40
20
0
1/1/06
21/1/06
10/2/06
2/3/06
1/5/06
21/5/06
10/6/06
30/6/06
20/7/06
9/8/06
29/8/06
18/9/06
8/10/06
28/10/06
17/11/06
7/12/06
27/12/06
Fig. 2.9. Media giornaliera di PM10 misurate (fonte ARPAV,
Dipartimento di Belluno) e calcolate dal modello a Belluno
(Ganz S. 2006) - anno 2006 (fonte ARPAV, Dip. di Belluno).

200
180 Misurato
160
Calcolato
140
120
µg/mc

100
80
60
40
20
0
1/1/06
21/1/06
10/2/06
2/3/06
1/5/06
21/5/06
10/6/06
30/6/06
20/7/06
9/8/06
29/8/06
18/9/06
8/10/06
28/10/06
17/11/06
7/12/06
27/12/06

Fig. 2.10. Media giornaliera di PM10 misurate (fonte ARPAV,


Dip. di Belluno) e calcolate dal modello a Feltre (Ganz S.
2006) - anno 2006.

Il box-plot è un diagramma a “scatola e baffi"; in sostanza è una rappresentazione


grafica statistica che serve a descrivere in modo compatto la distribuzione di una
variabile. Consiste nel disegno su un piano cartesiano di un rettangolo, i cui
estremi sono il primo e terzo quartile, con l’indicazione della posizione della
mediana. Vengono aggiunte due righe (detti anche baffi) corrispondenti ai valori
distanti 1,5 volte la distanza interquartile, a partire rispettivamente dal primo e dal
terzo quartile.

39
In fig. 2.11 sono riportati i box-plot delle distribuzioni di concentrazioni misurate
e simulate. Si rileva un sostanziale accordo se si considerano indistintamente le
due stazioni di Belluno e Feltre, mentre differenziandole si confermano le
tendenze verso una leggera sottostima per Feltre ed una sovrastima per Belluno.

100 140 120


90
120 100
80
70 100
80
60 80
50 60
60
40
40
30 40

20 20
20
10
0 0
0
misure calco li misure calco li
misure calco li
B elluno B elluno Feltre Feltre

Fig. 2.11. Box-plot delle distribuzioni di concentrazione giornaliera di PM10


(Ganz S. 2006).

Quanto affermato trova conferma anche negli indicatori di performance quali


BIAS, RMSE e NMSE.
Gli obiettivi di qualità sono stati rispettati, come evidenziato nel diagramma di
dispersione scatter-plot delle medie annuali del PM10 per le due stazioni (fig.
2.12). L’errore risulta inferiore al 50%, come previsto per la modellizzazione di
questo parametro (D.M. 60/2002).

50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
0 10 20 30 40 50
Misure (µg/mc)

Fig. 2.12. Scatter-plot delle medie annuali di PM10 (Ganz S.,


2006).

In conclusione, il modello con questo set-up fornisce risultati accettabili anche ai

40
fini normativi e le performance presentano una certa stagionalità, influenzata
soprattutto dalle differenti ricostruzioni delle condizioni aerologiche. Un ulteriore
progresso nelle performance deve passare attraverso una migliore definizione
della meteorologia locale, descrivendo con maggiore chiarezza la calma di vento
ed i fenomeni di inversione termica che caratterizzano l’area di studio.

41
42
Capitolo 3 – RISULTATI E DISCUSSIONE

3.1 Stima delle emissioni in diversi scenari

L’inventario delle emissioni è stato modificato in diverse varianti sulla base degli
scenari precedentemente individuati. Le modifiche interessano solo la componente
del riscaldamento domestico (macrosettore 2), in quanto le stime bottom up
realizzate nell’ambito dell’inventario hanno assegnato a questa fonte il ruolo
principale nelle emissioni di PM10. Ogni variazione ha comportato il ricalcolo
della potenza installata per ciascuna tipologia di combustibile e/o combustore, la
successiva definizione dell’energia prodotta e quindi delle emissioni per ogni
inquinante. I dati sono stati trattati su base comunale, per poter successivamente
attribuire la sorgente all’edificato georeferenziato del territorio di competenza.
In sintesi gli scenari considerati nelle varie versioni del database sono:
A) ipotesi per la valutazione del ruolo delle biomasse.
1. stato attuale (2006);
2. ipotesi di riduzione del 50% dell’uso della legna
3. ipotesi di riduzione dell’80% dell’uso della legna, oppure filtro a
camino con efficienza dell’80% nell’abbattimento delle polveri;
4. ipotesi di non impiegare più legna da ardere.
Le emissioni per questi scenari sono riportati in tab. 3.1 nella quale si osserva
anche il contributo della legna.

Tab. 3.1. Stima delle emissioni totali di PM10 dati i vari scenari per ipotizzati per le biomasse
(Mg/anno).
emissioni
totali di contributo
scenari per il Vallone bellunese
PM10 PM10 legna
stimate
1. stato attuale (2006); 387 206

2. ipotesi di riduzione del 50% dell’uso della legna 284 103


3. filtro a camino con efficienza dell’80% nell’abbattimento 222 41
delle polveri
4. ipotesi di non impiegare più legna da ardere 181 0

43
In fig. 3.1 viene invece riportato per i quattro scenari il contributo del
riscaldamento domestico (comprendente tutte le fonti) rispetto al totale delle
emissioni.

400
riscaldamento
altro
350

300
216
250
113
200 51
10
150

100
171 171 171 171

50

0
attuale legna ridotta del 50% filtri a camino per le senza legna
stufe con resa del 80%

Fig. 3.1. Ipotesi di scenario per la valutazione del ruolo delle biomasse nelle emissioni di PM10.

B) ipotesi per valutare soluzioni alternative allo scenario attuale


1. stato attuale (2006);
2. ipotesi di sostituire le attuali stufe a legna con caldaie a metano;
3. ipotesi di usare esclusivamente stufe di nuova tecnologia ad alta
efficienza;
4. ipotesi di usare esclusivamente stufe a pellets;
5. ipotesi si sostituzione delle stufe tradizionali economiche con anelli in
ghisa con stufe di nuova tecnologia ad alta efficienza;
6. ipotesi si sostituzione delle stufe tradizionali economiche con anelli in
ghisa con stufe a pellets.
In tab. 3.2 viene presentato un prospetto riassuntivo delle emissioni da
riscaldamento nelle diverse soluzioni alternative allo scenario attuale,
considerando i principali inquinanti di interesse normativo.

44
Tab. 3.2. Resoconto degli scenari alternativi di emissione calcolati per il riscaldamento domestico
e dei servizi.

TOTALE EMISSIONI
contributo del riscaldamento: scenari emissivi
inquinante

sostituite da stufe

sostituite da stufe
stufe tradizionali

stufe tradizionali
riscaldamento al

Leg na sostituita
AL 2006

(stato attuale)

dal metano

solo stufe a
solo stufa
efficiente

efficienti

a pellets
pellets
2006

u.m.
PM10 386.87 215.65 10.85 154.38 163.09 77.27 121.05 Mg/anno
NOX 2295.03 345.33 542.71 338.95 340.08 348.59 345.33 Mg/anno
SO2 388.89 173.40 163.49 173.40 173.40 173.40 173.40 Mg/anno
CO 10611.75 4309.32 261.73 2309.25 2527.73 1220.09 1933.87 Mg/anno
IPA 358.08 278.68 18.87 288.75 278.68 19.16 131.68 kg/anno

Questi scenari rappresentano condizioni ideali e quindi possibili vie da percorrere


per migliorare lo stato di fatto delle emissioni prodotte nel Vallone bellunese. In
tab. 3.3 sono riportati i valori di emissione totale di PM10 stimati per ogni
scenario, indicando il contributo che la legna ha in quella quantità annuale.

Tab. 3.3. Stima delle emissioni totali di PM10 dati i vari scenari considerati per il riscaldamento
(Mg/anno).
emissioni
contributo
totali di
Scenari per il Vallone bellunese PM10 da
PM10
legna
stimate
1. stato attuale (2006) 387 206
2. ipotesi di sostituire le attuali stufe a legna con caldaie 182 0
a metano
3. ipotesi di usare esclusivamente stufe di nuova 326 145
tecnologia ad alta efficienza
4. ipotesi si sostituzione delle stufe tradizionali
economiche con anelli in ghisa con stufe di nuova 334 153
tecnologia ad alta efficienza
5. ipotesi di usare esclusivamente stufe a pellets 248 67
6. ipotesi si sostituzione delle stufe tradizionali 292 111
economiche con anelli in ghisa con stufe a pellets.

Quanto qui sinteticamente descritto permette di comprendere quanto rilevante sia


la prevalenza dell’uso di un certo tipo di combustibile, quale la legna, sia l’uso di
vari combustori a diverso rendimento energetico. In fig. 3.2. viene invece riportato
un resoconto del totale delle emissioni stimate nel Vallone bellunese in ciascun
caso di studio. Tutti gli scenari individuati portano ad una riduzione delle
emissioni di polveri.

45
PM10 stimato (Mg/anno)
450

altre fonti riscaldamento


400

350

300
216
250 154 163
121
77
200
11
150

100 171 171


171
171 171
171

50

0
attuale legna sostituita dal metano solo stufa efficiente stufe tradizionali sostituite solo stufe a pellets stufe tradizionali sostituite
da stufe efficienti da stufe a pellets

Fig. 3.2. Rappresentazione grafica delle emissioni totali di PM10 dati i vari scenari del
riscaldamento (Mg/anno).

Il caso più favorevole per il PM10 si ha con il maggior impiego del metano in
sostituzione della legna da ardere. Il cambio della tipologia di stufa per l’impiego
delle biomasse (legna, tronchetti e pellet) porta a vari risultati a seconda della
tecnologia favorita.
In tab. 3.4 è riportato il dettaglio delle emissioni delle stufe, che si presenta
decisamente rilevante rispetto a quelle del resto dei combustibili impiegati.

Tab. 3.4. Emissioni di PM10: descrizione della componente riscaldamento domestico e dei servizi.
sostituite da stufe a
solo stufa efficiente
legna sostituita dal

solo stufe a pellets


sostituite da stufe

stufe tradizionali
stufe tradizioneli
riscaldamento al

efficienti
metano

pellets
2006

PM10
(Mg/anno)

BTZ residenziale 0.78 0.78 0.78 0.78 0.78 0.78


BTZ servizi 0.53 0.53 0.53 0.53 0.53 0.53
Gasolio residenziale 6.72 6.72 6.72 6.72 6.72 6.72
Gasolio servizi 0.98 0.98 0.98 0.98 0.98 0.98
GPL residenziale 0.29 0.29 0.29 0.29 0.29 0.29
GPL servizi <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01 <0.01
Metano residenziale 0.44 1.49 0.44 0.44 0.44 0.44
Metano servizi 0.07 0.07 0.07 0.07 0.07 0.07
Legna uso prevalente 152.47 0.00 108.78 112.92 50.76 81.28
Legna uso secondario 53.38 0.00 35.80 40.37 16.71 29.97
Totale contributo riscaldamento 215.65 10.85 154.38 163.09 77.27 121.05
Totale emissioni 386.87 182.07 325.60 334.32 248.49 292.27

46
3.2 Le concentrazioni di PM10 stimate nel Vallone bellunese

L’utilizzo delle suite modellistica Aria RegionalTM ha permesso di convertire le


semplici emissioni raccolte nel database in stime delle condizioni di qualità
dell’aria nel Vallone bellunese. Analizzando il caso delle polveri sottili, si è
concentrata l’attenzione sulla stagione più critica (dicembre-febbraio) ed è stato
selezionato il mese centrale dell’inverno, gennaio.
Nelle tab. 3.3 e 3.4 sono riportati gli andamenti dei dati simulati e misurati per le
stazioni di Belluno e di Feltre. La stazione di Pieve d’Alpago è stata attivata solo
successivamente e pertanto non è possibile lo stesso confronto.

PM10 Belluno Belluno misure


120 Belluno stime

100

80

60

40

20

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006
Fig. 3.3. PM10 misurato e stimato a Belluno (gennaio 2006; µg/m3).

PM10 Feltre Feltre misure


140 Feltre stime

120

100

80

60

40

20

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006

Fig. 3.4. PM10 misurato e stimato a Feltre (gennaio 2006; µg/m3).

Per Belluno si osserva una discreta corrispondenza tra misure e stime


modellistiche, situazione analoga anche Feltre nella prima metà del mese (tab.
3.5).

47
Se per le misure sono disponibili solo dati medi giornalieri legati alle pesate dei
filtri, per quanto riguarda i dati del modello è invece possibile estrarre un
andamento orario (fig. 3.5 e allegato 1).

Tab. 3.5. PM10: confronto tra i dati stimati e misurati (gennaio 2006; µg/m3).
Belluno Feltre
Date
misure stime misure stime
02/01/2006 46 72 120 64
03/01/2006 42 92 80 70
04/01/2006 34 72 71 66
05/01/2006 43 45 83 37
06/01/2006 48 58 86 47
07/01/2006 75 91 109 73
08/01/2006 62 74 70 62
09/01/2006 35 50 49 48
10/01/2006 44 69 72 59
11/01/2006 44 96 80 81
12/01/2006 46 103 82 85
13/01/2006 49 85 80 74
14/01/2006 46 68 81 54
15/01/2006 47 67 88 51
16/01/2006 63 92 110 55
17/01/2006 68 44 119 44
18/01/2006 69 26 120 24
19/01/2006 74 29 104 24
20/01/2006 46 49 85 37
21/01/2006 56 38 92 36
22/01/2006 63 31 90 25
23/01/2006 51 39 86 37
24/01/2006 57 67 92 51
25/01/2006 61 78 102 53
26/01/2006 72 58 113 34
27/01/2006 39 41 25
28/01/2006 31 52 67 23
29/01/2006 51 65 86 33
30/01/2006 40 82 74 51

140
Belluno Feltre Pieve d'Alpago
120

100

80

60

40

20

0
0.00

1.00

2.00

3.00

4.00

5.00

6.00

7.00

8.00

9.00

10.00

11.00

12.00

13.00

14.00

15.00

16.00

17.00

18.00

19.00

20.00

21.00

22.00

23.00

Fig. 3.5. andamenti medi orari del PM10 nel mese di gennaio 2006 (µg/m3).

48
Questo profilo orario si riferisce alle concentrazioni atmosferiche che non sono
direttamente espressione di quanto emesso, ma frutto delle dinamiche legate alle
condizioni aerologiche. Non a caso nelle ore centrali della giornata si osserva una
riduzione delle concentrazioni delle polveri.
Le simulazioni con FARM producono informazioni molto più dettagliate nel
territorio di quanto precedentemenete presentato. Dai file binari ottenuti è
possibile estrarre, attraverso il programma AVISU (Arianet Visualiser), delle
mappe di concentrazione orarie che descrivano la qualità dell’aria per tutto il
territorio ricadente all’interno del dominio di calcolo (fig. 3.6).
All’interno del Vallone bellunese si osservano chiaramente le differenti
concentrazioni stimate nell’ora di riferimento (04/01/2006 ore 07:00).

Fig. 3.6. Mappa della concentrazione oraria delle polveri PM10 nel dominio di calcolo.

Proprio grazie a questa ampia disponibilità di dati sul territorio è possibile


analizzare con maggiore dettaglio la situazione locale. In fig. 3.7 viene proposto
un profilo trasversale posto al centro della valle, tra le Dolomiti bellunesi (Monte
Pizzocco) e le Prealpi (Col de Moi).

49
Belluno
Monte Pizzocco

Fiume Piave

Feltre

Col de Moi

W E

Fig. 3.7. Transetto trasversale al centro del Vallone bellunese (immagine Google EarthTM, 2009).

Lungo tale linea immaginaria, posta in posizione intermedia tra Belluno e Feltre,
senza attraversare direttamente i centri abitati dei paesi toccati (San Gregorio,
Santa Giustina e Mel), sono stati individuati 26 punti come indicato in fig. 3.8.
La situazione dimostra chiaramente un andamento inversamente proporzionale tra
le altimetrie indicate dal rilievo e le concentrazione atmosferiche. Un picco si nota
in prossimità di ciascuno dei tre centri abitati dei comuni attraversati, mentre
lungo l’alveo del fiume Piave si osserva una riduzione delle concentrazioni. I dati
di riferimento sono riportati in tab. 3.6.
In allegato 2 sono invece riportate le concentrazioni medie giornaliere di PM10
stimate per ciascun punto, con medie, minimi e massimi del mese.
Il profilo orografico della valle realizzato, anche se non in scala, rappresenta con
una certa evidenza l’asimmetria del bacino considerato, situazione legata alla
vicinanza di due catene montuose a diversa energia. Si notano inoltre i rilievi più
dolci che costeggiano il fondovalle e la piana in parte alluvionale che ospita il
fiume Piave. La peculiare morfologia del profilo tende pertanto, per sua natura a
costituire un sistema caratterizzato da dinamiche di chiusura e di apertura verso
l’esterno, governato dalle condizioni aerologiche della stagione.

50
PM10 (mg/m3)
30

25

20

15

10

Col de Moi
Mel
Pizzocco

S. Gregorio

S. Giustina

Piave
2

11

12

14

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25
quota (m)
2200

2000

1800

1600

1400

1200

1000

800

600

400

200

Col de Moi
Mel
Pizzocco

S. Gregorio

S. Giustina

Piave
2

11

12

14

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25
Fig. 3.8. Concentrazione media del PM10 a gennaio presso i punti del transetto e ricostruzione
dell’orografia corrispondente (disegno non in scala).

Tab. 3.6. Analisi della media mensile del PM10 dei punti di una sezione del Vallone bellunese tra
Monte Pizzocco e Col de Moi (gennaio 2006).
PM10 quota punti della PM10 quota
punti della sezione
(mg/m3) (m s.l.m.m.) sezione (mg/m3) (m s.l.m.m.)
Monte Pizzocco 3 2120 punto 14 24 267
punto 2 4 1564 Mel 27 307
punto 3 6 1197 punto 16 28 349
punto 4 9 867 punto 17 26 423
punto 5 13 651 punto 18 23 465
San Gregorio 17 631 punto 19 19 476
punto 7 17 540 punto 20 15 477
punto 8 18 363 punto 21 11 542
punto 9 21 303 punto 22 9 623
Santa Giustina 24 291 punto 23 8 745
punto 11 24 285 punto 24 7 890
punto 12 21 275 punto 25 7 1278
Piave 21 268 Col de Moi 7 1324

51
3.3 Confronto delle concentrazioni di PM10 prodotte nei diversi scenari
emissivi

Nell’ambito di tale studio sono state svolte 9 simulazioni modellistiche mensili


riferite a gennaio 2006, variando solo il database di emissione, con riferimento al
macrosettore 2 (combustione non industriale). I dati sono raccolti in medie
giornaliere negli allegati 3, 4 e 5 e rappresentati nelle fig. 3.9, 3.10 e 3.11 qui di
seguito riportate.

120
misure

attuale
100
legna ridotta del 50%

80 filtro 80% delle emissioni da legna

senza legna
60
legna sostituita dal metano

solo stufa efficiente


40
solo sttufa pellets

20 stufa efficiente sostituisce stufa


tradizionale
stufa pellets sostituisce stufa tradizionale
0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006

Fig. 3.9. Belluno: resoconto delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate (µg/m3).

140
misure

120 attuale

legna ridotta del 50%


100
filtro 80% delle emissioni da legna
80 senza legna

legna sostituita dal metano


60
solo stufa efficiente
40
solo sttufa pellets

20 stufa efficiente sostituisce stufa tradizionale

stufa pellets sostituisce stufa tradizionale


0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006

Fig. 3.10. Feltre: resoconto delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate (µg/m3).

25
No misure

attuale
20
legna ridotta del 50%

filtro 80% delle emissioni da legna


15
senza legna

legna sostituita dal metano


10
solo stufa efficiente

solo sttufa pellets


5
stufa efficiente sostituisce stufa tradizionale

stufa pellets sostituisce stufa tradizionale


0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006

Fig. 3.11. Pieve d’Alpago: resoconto delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate
(µg/m3).

52
Il database delle emissioni presenta una variabilità locale, a seconda delle fonti
presenti ed attive nel territorio. Ad esempio, nel comune di Belluno l’uso della
legna dà origine al 57% delle emissioni, a Feltre il 48% e a Pieve d’Alpago il
77%. Tuttavia la valle va comunque considerata in un quadro unitario, perché non
ci sono confini che ostacolino il movimento delle masse d’aria e non sarebbe
corretto a questo livello fare considerazioni sulla base di dati di singole unità
amministrative. Nel complesso nel Vallone bellunese le emissioni da biomasse
per il riscaldamento rappresentano il 53% delle emissioni stimate.
Allo stesso modo, meteorologia e condizioni aerologiche possono non essere
uniformi e condizionare la dinamica di dispersione degli inquinanti presenti, ma
non va dimenticato che si tratta di un bacino chiuso nel quale, soprattutto in
condizioni di inversione termica, si osservano evidenti fenomeni di stagnazione
dell’aria, con evidenti stratificazioni sul profilo verticale.
Il codice FARM è basato su un insieme di equazioni che esprimono l’evoluzione
nel tempo del bilancio di massa per ogni specie chimica, considerando le
concentrazioni delle specie, la diffusività e la turbolenza, le emissioni, le reazioni
chimiche nella fase gassosa ed i processi di deposizione. Questo codice di calcolo
utilizza un meccanismo chimico SAPRC sito-specifico e un modulo aero0 per il
trattamento del particolato. Aero0 include le emissioni della frazione più fine del
particolato (PM2,5) e quella intermedia (PM2,5-10), oltre ad uno schema
semplificato per il trattamento dei processi chimico-fisici che interessano
l’ammoniaca, l’acido nitrico e l’acido solforico, dando luogo alla formazione di si
solfato e nitrato d’ammonio in fase particellare (approccio EMEP Eulerian
Unified Model, 2003).

3.3.1 Il contributo delle emissioni legate all’impiego di legna da ardere

Per definire il contributo effettivo determinato una sorgente di rilievo, come la


combustione di biomasse nell’ambito del riscaldamento domestico, sono state
proporzionalmente ridotte in più fasi le emissioni prodotte da questa sorgente.
L’effetto di una riduzione del 50%, dell’80% e del 100% di questa sorgente di
emissione è osservabile nelle figure 3.12-13-14.

53
120
attuale
legna ridotta del 50%
100 filtro 80% delle emissioni da legna
senza legna

80

60

40

20

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006
Fig. 3.12. Belluno: apporto della legna da ardere nel gennaio 2006 (µg/m3).

90
attuale
80 legna ridotta del 50%
filtro 80% delle emissioni da legna
70 senza legna

60

50

40

30

20

10

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006
Fig. 3.13. Feltre: apporto della legna da ardere nel gennaio 2006 (µg/m3).

25
attuale
legna ridotta del 50%
filtro 80% delle emissioni da legna
20 senza legna

15

10

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006

Fig. 3.14. Pieve d’Alpago: apporto della legna da ardere nel gennaio 2006 (µg/m3).

Dalle immagini si osserva una variabilità del contributo, sia a scala locale sia
temporale, passando da uno scenario all’altro. Questa variabilità è espressa
sinteticamente in tab. 3.7, dove per opportune esigenze di confronto relativo tutti i
dati sono stati normalizzati all’unità. In termini relativi è possibile osservare
quanto gli scenari incidano nell’inventario delle emissioni e di conseguenza nella
variazione delle concentrazioni atmosferiche stimate.

54
Tab. 3.7. Rapporto medio delle concentrazioni calcolate nei diversi scenari di riduzione della legna
con lo scenario attuale (dati normalizzati all’unità).

Inventario PM10

media 3 stazioni
Pieve d'Alpago
concentrazioni

concentrazioni

concentrazioni
Belluno

Feltre
scenari emissivi nel Vallone bellunese

attuale 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00


legna ridotta del 50% 0.73 0.78 0.77 0.76 0.77
filtro 80% delle emissioni da legna 0.57 0.65 0.62 0.61 0.63
senza legna 0.47 0.57 0.53 0.52 0.54

I vari gradi di riduzione dell’uso di legna hanno maggiore efficacia in Alpago e


nel Feltrino, rispetto a Belluno. In tutti i casi però la riduzione delle
concentrazioni non è pari a quella delle emissioni, ma sempre minore. Questo
fenomeno trova probabilmente spiegazione nella formazione secondaria di
particolato, come evidenziato dal confronto tra la zona rurale di Pieve d’Alpago e
le altre stazioni che invece hanno carattere urbano, trovandosi nelle due città più
popolate della valle. La fig. 3.15 illustra sinteticamente l’accrescersi di questa
divergenza tra emissioni e concentrazioni al diminuire delle emissioni da stufe a
legna.

Inventario PM10 Belluno concentrazioni Feltre concentrazioni Pieve d'Alpago concentrazioni

0.9

0.8

0.7

0.6

0.5

0.4

0.3

0.2

0.1

0
attuale legna ridotta del 50% filtro 80% delle emissioni da senza legna
legna

Fig. 3.15. Evoluzione dei dati normalizzati all’unità nei diversi scenari di riduzione dell’uso di
legna da ardere.

L’effetto di riduzione delle concentrazioni, a parità di scenario, non è sempre


costante e gli intervalli individuati nel mese di studio sono indicati in tab. 3.8. Si

55
osserva che più è stato ridotto il contributo della legna, maggiore risulta la
divergenza dei risultati, proprio a testimoniare l’azione di una serie di fattori che
agiscono sulle formazioni secondarie a partire da altri inquinanti.

Tab. 3.8. Intervalli di riduzione percentuale (minima, media e massima) delle concentrazioni
atmosferiche risultanti dagli scenari (dati normalizzati come riduzione rispetto all’attuale).

filtro 80% delle emissioni


legna ridotta del 50%

senza legna
da legna
riduzione rispetto
Stazione QA
all'attuale

minima 25% 40% 50%


Belluno media 22% 35% 44%
massima 19% 31% 39%
minima 29% 46% 58%
Feltre media 24% 38% 48%
massima 19% 30% 37%
minima 29% 47% 58%
Pieve d'Alpago media 24% 39% 49%
massima 19% 31% 39%

3.3.2 Analisi di scenari emissivi come vie di risanamento della qualità


dell’aria

La necessità di studiare possibili azioni di intervento per il risanamento della


qualità dell’aria è da sempre sentita dalle amministrazioni locali, ma solo con la
realizzazione di un solido inventario delle emissioni è possibile focalizzare
l’attenzione sulle sorgenti più rappresentative per il territorio.
L’inventario bottom up ha permesso di definire con sufficiente certezza che a
livello locale la combustione di legna per il riscaldamento ha un discreto peso
(53%) nell’ambito del totale delle emissioni. Inoltre va considerato che tali
emissioni si concentrano solo nei mesi invernali, periodo in cui le condizioni
aerologiche e la meteorologia aggravano la situazione, anche attraverso fenomeni
di stratificazione e stagnazione, con conseguente accumulo e concentrazione degli
inquinanti. Il fenomeno è ormai conosciuto, basti pensare alla dinamica dei

56
momenti di inversione termica che, alternandosi a riapertura nelle ore centrali
della giornata, determinano fluttuazioni caratteristiche delle concentrazioni
durante le giornate invernali.
Le simulazioni realizzate per lo studio delle strategie di intervento tentano
pertanto di migliorare l’efficienza degli impianti domestici a legna, che sono
molto diffusi nel territorio e sono utilizzati soprattutto nelle ore più fredde, quando
la dispersione dei fumi è più limitata.
I dati sono riassunti negli allegati 3, 4 e 5, ma i margini di miglioramento sono più
apprezzabili nelle figure seguenti (fig. 3.16-17-18).
120
attuale stufa efficiente sostituisce stufa tradizionale
solo stufa efficiente stufa pellets sostituisce stufa tradizionale
100
solo sttufa pellets legna sostituita dal metano

80

60

40

20

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006
Fig. 3.16. Belluno: confronto fra le concentrazioni prodotti nei diversi scenari di intervento
(µg/m3).

90
attuale stufa efficiente sostituisce stufa tradizionale
80 solo stufa efficiente stufa pellets sostituisce stufa tradizionale

70 solo sttufa pellets legna sostituita dal metano

60

50

40

30

20

10

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006

Fig. 3.17. Feltre: confronto fra le concentrazioni prodotti nei diversi scenari di intervento (µg/m3).

25
attuale stufa efficiente sostituisce stufa tradizionale
solo stufa efficiente stufa pellets sostituisce stufa tradizionale
20 solo sttufa pellets legna sostituita dal metano

15

10

0
02/01/2006

03/01/2006

04/01/2006

05/01/2006

06/01/2006

07/01/2006

08/01/2006

09/01/2006

10/01/2006

11/01/2006

12/01/2006

13/01/2006

14/01/2006

15/01/2006

16/01/2006

17/01/2006

18/01/2006

19/01/2006

20/01/2006

21/01/2006

22/01/2006

23/01/2006

24/01/2006

25/01/2006

26/01/2006

27/01/2006

28/01/2006

29/01/2006

30/01/2006

Fig. 3.18. Pieve d’Alpago: confronto fra le concentrazioni prodotti nei diversi scenari di intervento
(µg/m3).

57
L’effetto delle varie ipotesi di intervento è alquanto diversificato a seconda della
sua portata e della tecnologia favorita.
Il DM 60/2002 prevede un limite di 35 superamenti annuali della soglia di 50
µg/m3. Dal 2 al 30 gennaio 2006 il sistema modellistico ha stimato i superamenti
indicati in tab. 3.9 con le relative percentuali.

Tab. 3.9. Numero di superamenti della soglia giornaliera di 50 µg/m3 nei diversi scenari e
percentuale di superamenti residui (periodo: 2-30 gennaio 2006).
filtro 80% delle emissioni da

stufa pellets sostituisce stufa


legna sostituita dal metano

stufa efficiente sostituisce


legna ridotta del 50%

solo stufa efficiente

stufa tradizionale
solo sttufa pellets
stima attuale

tradizionale
senza legna
legna

Date

20 15 8 5 5 18 11 18 16
Belluno
100% 75% 40% 25% 25% 90% 55% 90% 80%
15 7 2 0 0 9 3 9 7
Feltre
100% 47% 13% 0% 0% 60% 20% 60% 47%

L’ordine progressivo, dall’ipotesi più efficace a quella con minor margine di


miglioramento, risulta essere:
1. ipotesi di sostituire le attuali stufe a legna con caldaie a metano;
2. ipotesi di usare esclusivamente stufe a pellets;
3. ipotesi si sostituzione delle stufe tradizionali economiche con anelli in
ghisa con stufe a pellets.
4. ipotesi di usare esclusivamente stufe di nuova tecnologia ad alta
efficienza;
5. ipotesi si sostituzione delle stufe tradizionali economiche con anelli in
ghisa con stufe di nuova tecnologia ad alta efficienza;
Inoltre, anche le ipotesi di applicare dei filtri a camino potrebbe avere discrete
ricadute positive.
L’entità dei margini di miglioramento della qualità dell’aria è sintetizzata in tab.
3.10 con possibilità di confronto grazie alla normalizzazione dei dati all’unità.

58
Tab. 3.10. Rapporto medio delle concentrazioni calcolate nei diversi scenari con quello attuale
(dati normalizzati all’unità).

Feltre concentrazioni
concencentrazioni
Inventario PM10

media 3 stazioni
Pieve d'Alpago
concentrazioni
Belluno
scenari emissivi nel Vallone bellunese

attuale 1.00 1.00 1.00 1.00 1.00


legna ridotta del 50% 0.73 0.78 0.77 0.76 0.77
filtro 80% delle emissioni da legna 0.57 0.65 0.62 0.61 0.63
senza legna 0.47 0.57 0.53 0.52 0.54
legna sostituita dal metano 0.47 0.57 0.53 0.52 0.54
solo stufa efficiente 0.84 0.87 0.86 0.85 0.86
solo stufa pellets 0.64 0.71 0.69 0.68 0.69
stufa efficiente sostituisce stufa tradizionale 0.86 0.89 0.88 0.87 0.88
stufa pellets sostituisce stufa tradizionale 0.76 0.82 0.79 0.77 0.79

I dati normalizzati sono inoltre rappresentati graficamente in fig. 3.19.


Anche in questi scenari si osserva una divergenza tra il calo delle emissioni e la
riduzione delle concentrazioni atmosferiche, fenomeno tanto più forte a seconda
dell’entità della riduzione delle prime (fig. 3.20).

Confronto relativo tra scenari emissivi e concentrazioni Inventario PM10 Belluno concencentrazioni
1.0
Feltre concentrazioni Pieve d'Alpago concentrazioni
0.9

0.8

0.7

0.6

0.5

0.4

0.3

0.2

0.1

0.0
attuale legna ridotta del filtro 80% delle senza legna legna sostituita dal solo stufa efficiente solo sttufa pellets stufa efficiente stufa pellets
50% emissioni da legna metano sostituisce stufa sostituisce stufa
tradizionale tradizionale

Fig. 3.19. Concentrazioni atmosferiche a confronto con l’inventario delle emissioni che le ha
prodotte (dati normalizzati all’unità).

59
1,20
Inventario emissioni
Stima concentrazione (media 3 stazioni)
1,00

0,80

0,60

0,40

0,20

0,00

senza legna
attuale

sostituisce stufa

solo stufa

sostituisce stufa

legna ridotta

solo sttufa

filtro 80% delle

legna sostituita
efficiente
stufa efficiente

emissioni da

dal metano
stufa pellets

pellets
tradizionale

tradizionale

del 50%

legna
Fig. 3.20. Evoluzione dei dati normalizzati all’unità nei diversi scenari che costituiscono ipotesi di
intervento.

I margini di miglioramento, e quindi l’efficacia delle proposte, è riassunta in tab.


3.11. Per le polveri sottili si osserva con una certa evidenza che la soluzione
preferibile sarebbe il passaggio ad un maggior uso di metano, ipotesi certamente
auspicabile ma non sempre e ovunque concretizzabile in zone di montagna.
Altresì l’uso degli impianti a pellets, grazie alla maggiore efficienza energetica ed
ai sistemi di controllo, risulta essere vantaggiosa ai fini della qualità dell’aria.
Infine anche le ipotesi più semplici, ovvero quelle che comportano un maggior
uso delle stufe di nuova generazione ad alta efficienza energetica a svantaggio
delle stufe economiche tradizionali, possono portare a risultati apprezzabili.
In ogni caso l’entità dei risultati degli scenari presenta una variabilità locale legata
al quadro emissivo della singola area. Si nota infatti che zone a maggior carattere
rurale beneficiano con maggior tenore dello scenario proposto.

60
Tab. 3.11. Intervalli di riduzione percentuale (minima, media e massima) delle concentrazioni
atmosferiche risultanti da tutti gli scenari simulati (dati normalizzati come riduzione rispetto
all’attuale).

legna sostituita dal metano


filtro 80% delle emissioni

stufa efficiente sostituisce

stufa pellets sostituisce


legna ridotta del 50%

solo stufa efficiente

stufa tradizionale

stufa tradizionale
solo sttufa pellets
senza legna
da legna
riduzione
Stazione QA rispetto
all'attuale

minima 25% 40% 50% 50% 15% 33% 12% 21%


Belluno media 22% 35% 44% 43% 13% 29% 11% 19%
massima 19% 31% 39% 38% 11% 26% 9% 16%
minima 29% 46% 58% 58% 17% 38% 15% 26%
Feltre media 24% 38% 48% 47% 14% 32% 12% 21%
massima 19% 30% 37% 37% 11% 25% 10% 17%
minima 29% 47% 58% 58% 18% 39% 16% 27%
Pieve d'Alpago media 24% 39% 49% 49% 15% 33% 13% 23%
massima 19% 31% 39% 39% 12% 26% 10% 18%

Nel DVD (allegato 6) è possibile visualizzare le mappe animate di concentrazione


del PM10 per tutti gli scenari descritti.

61
62
CONCLUSIONI

La valutazione integrata della qualità dell’aria in territorio complesso come il


Vallone bellunese ha richiesto innanzitutto una accurata indagine territoriale per
definirne i caratteri geomorfologici, meteoclimatici e lo stato della qualità
dell’aria.
Il bacino del vallone si presenta chiuso entro una forma asimmetrica definita dalle
catene delle Prealpi e delle Dolomiti bellunesi. Sono presenti alcune bocche di
scambio con l’esterno, la cui azione è spesso limitata a causa di fenomeni di calma
di vento, ma anche di ristagno aerologico, con inversioni termiche frequenti nel
periodo invernale. In questo contesto la rete di monitoraggio della qualità dell’aria
pone in evidenza alcune criticità quali le polveri sottili PM10 ed il Benzo(a)Pirene
nella stagione fredda, e l’Ozono in estate.
Attraverso l’inventario bottom up messo a punto nell’ambito del progetto Interreg
III A “VIQA VB” è stato possibile definire il ruolo delle diverse sorgenti che
agiscono nella definizione della qualità dell’aria. Le polveri PM10 individuate
come obiettivo dello studio, sono emesse principalmente dal riscaldamento
domestico ed in particolare dalla legna da ardere. Il sistema modellistico
impiegato per il successivo calcolo delle concentrazioni atmosferiche è il codice
euleriano FARMTM (Flexible Air quality Regional Model) ed il periodo analizzato
corrisponde a gennaio 2006, mese centrale della stagione più critica per le polveri.
La simulazione di riferimento per le considerazioni successive è stata svolta con il
database delle emissioni attuale ed ha prodotto buoni risultati rispetto alle misure,
soprattutto a Belluno e nella prima decade anche a Feltre. Sono stati estratti i dati
orari e le medie giornaliere e, per verificare la distribuzione delle concentrazioni
atmosferiche nella valle, è stato individuato un transetto trasversale dal Monte
Pizzocco al Col de Moi, riscontrando maggiori valori presso il fondovalle in
vicinanza dei centri abitati e condizioni di diluizione verso monte, oltre che nei
pressi dell’alveo del fiume Piave.
Il contributo del riscaldamento a legna per il PM10 è stato studiato per
determinare quanto incide sulla qualità dell’aria. Per questo sono state svolte più
simulazioni con FARM, variando il database ricalcolato con le emissioni della
legna ridotte del 50%, dell’80% ed infine annullandole completamente. Si è

63
registrata una divergenza nella riduzione delle emissioni e delle concentrazioni
atmosferiche, probabilmente legata alle formazioni secondarie di PM10 che
avvengono a partire da altri inquinanti, compensando in parte le minori emissioni.
Questo fenomeno è risultato maggiore laddove sono più abbondanti le fonti da
traffico stradale e/o le attività industriali (Belluno e Feltre, rispetto a Pieve
d’Alpago). Nel complesso una riduzione del 50% delle emissioni legate alle stufe
a legna produce un miglioramento stimato delle concentrazioni di PM10 superiore
al 22% presso tutte le stazioni di monitoraggio, una riduzione dell’80%
miglioramenti di oltre il 35%, mentre il mancato uso della legna maggiori del
44%. Questa fonte per il riscaldamento non può tuttavia essere eliminata, anzi la
produzione di legna da ardere ha un ruolo di valore nella coltura del bosco e
quindi nel mantenimento del territorio. Per tutti questi motivi si sono studiate
alcune ipotesi di miglioramento dello stato di fatto, attraverso sostituzioni delle
tipologie di combustore, mirando a maggiori efficienze energetiche e conseguenti
minori emissioni di polveri, oltre che al maggior uso di metano. Quest’ultima
ipotesi si è dimostrata certamente auspicabile sotto il profilo emissivo e quindi
della tutela della qualità dell’aria, ma poco concretizzabile in zone montane sia
per quanto precedentemente detto in merito alla legna, che per gli evidenti
problemi legati all’allacciamento alla rete di distribuzione. Le altre ipotesi sono
invece più concretizzabili, con la sostituzione del parco stufe attuale, nel quale i
vecchi impianti tradizionali economici a bassa efficienza sono i principali
indiziati. In quest’ottica sono state ricalcolate le emissioni con i fattori di stima del
Politecnico di Milano (DIIAR - Caserini, 2005) privilegiando l’ipotetica
diffusione di stufe ad alta efficienza energetica o di quelle a pellets date le loro
maggiori efficienze.
Buoni risultati si sono ottenuti nelle simulazioni che prevedono l’impiego della
stufa di nuova tecnologia ad alta efficienza (BAT), con un riduzione media delle
concentrazioni delle polveri del 14% se fosse l’unica ad essere impiegata o del
12% se si sostituissero solo le stufe tradizionali economiche. Analoghi risultati
potrebbero essere realizzati attraverso l’impiego delle stufe in muratura o maiolica
(nota con il termine stube).
Le migliori prestazioni si sono ottenute negli scenari che prevedono l’uso di stufe
a pellets, con riduzione delle concentrazioni di PM10 dal 21% al 31% a seconda

64
che siano l’unica tecnologia utilizzata o si trovino in sostituzione delle stufe
economiche. L’uso del pellet, pur rientrando nella definizione di biomasse, esula
dalle considerazioni fatte per la legna da ardere, perché la sua produzione richiede
impianti di produzione che non consentono facilmente l’autoproduzione a livello
familiare come avviene per la semplice legna, ma richiederebbe l’esistenza di
centrali di lavorazione.
Data la diffusione dell’uso della legna in oltre l’80% delle famiglie e gli ampi
margini di miglioramento possibili, queste ipotesi costituiscono delle valide
iniziative da adottare per ridurre le emissioni di polveri sottili. Proprio la legna
rappresenta infatti una fonte che interviene solo nella stagione più critica per le
polveri, quella invernale, e spesso proprio nei momenti più freddi della giornata,
quando le condizioni di inversione termica sono più spiccate e ne favoriscono il
ristagno.
Valutate le performance ambientali dei nuovi scenari, restano da approfondire gli
aspetti di natura economica per pesare i costi di queste ipotesi con i benefici che si
possono concretizzare a vantaggio dell’aria delle valli.

65
66
Allegato 1

Andamenti medi orari del PM10 stimato da FARM


nel mese di gennaio 2006 (µg/m3).

ora Belluno Feltre Pieve d'Alpago


0.00 55.1 49.8 17.8
1.00 41.3 40.8 14.4
2.00 33.2 34.9 12.5
3.00 27.7 30.6 11.1
4.00 24.6 27.8 10.2
5.00 37.6 32.3 11.7
6.00 68.4 47.1 16.9
7.00 99.5 65.6 22.6
8.00 117.9 80.4 26.9
9.00 109.3 81.7 26.2
10.00 70.6 64.9 18.0
11.00 48.0 49.0 12.6
12.00 37.3 35.7 10.2
13.00 26.3 26.3 8.7
14.00 19.4 20.9 7.4
15.00 18.9 19.6 7.0
16.00 30.0 25.6 8.1
17.00 63.1 44.0 13.8
18.00 98.5 64.3 21.6
19.00 120.6 76.9 27.2
20.00 122.7 78.3 28.8
21.00 107.2 72.5 27.2
22.00 86.5 64.7 24.1
23.00 70.2 57.5 21.0

67
68
Allegato 2

Analisi delle concentrazioni medie giornaliere del PM10 stimate da FARM nei punti di una
sezione del Vallone bellunese tra Monte Pizzocco e Col de Moi (gennaio 2006).
Monte Pizzocco

Santa Giustina
San Gregorio

Fiume Piave

Col de Moi
punto 11

punto 12

punto 14

punto 16

punto 17

punto 18

punto 19

punto 20

punto 21

punto 22

punto 23

punto 24

punto 25
punto 2

punto 3

punto 4

punto 5

punto 7

punto 8

punto 9

Mel
d a t a

02/01/2006 2 2 3 5 9 12 13 12 15 23 25 22 21 24 31 36 34 25 13 8 5 4 4 4 4 4
03/01/2006 2 2 5 8 16 24 28 35 42 46 42 37 36 38 40 37 31 23 15 12 9 8 7 6 6 6
04/01/2006 1 2 3 5 8 13 16 17 21 31 37 38 37 39 43 39 27 18 10 7 5 4 4 3 4 4
05/01/2006 2 2 3 4 6 9 13 10 10 14 16 15 15 17 20 26 29 28 21 12 7 5 4 4 4 4
06/01/2006 2 2 3 5 7 10 12 10 11 16 18 16 15 16 20 26 29 30 26 19 12 7 5 4 4 4
07/01/2006 2 2 3 5 9 14 15 17 22 29 28 27 31 37 41 41 37 32 24 17 12 10 9 8 7 7
08/01/2006 3 5 7 11 17 23 24 26 30 33 33 30 32 35 36 35 33 29 22 16 12 11 11 10 10 10
09/01/2006 3 4 5 6 9 12 13 12 12 16 17 16 16 19 24 27 27 26 24 18 13 10 8 7 8 8
10/01/2006 3 3 4 6 9 12 14 13 16 22 23 19 18 22 28 30 26 23 18 14 12 10 9 8 7 7
11/01/2006 3 3 4 6 9 13 15 15 19 25 26 24 27 32 38 41 38 33 25 19 14 12 10 9 8 8
12/01/2006 3 4 6 8 13 18 20 20 24 30 29 25 25 28 33 34 31 29 25 20 16 14 13 10 9 9
13/01/2006 3 3 5 6 9 13 14 14 16 21 22 21 22 26 32 34 33 31 27 22 18 16 14 12 10 10
14/01/2006 2 3 4 5 8 11 12 12 14 20 20 16 16 19 24 26 24 22 19 17 14 12 10 8 7 7
15/01/2006 3 3 4 6 10 15 16 17 20 24 21 15 15 19 24 27 27 26 22 18 14 11 9 8 7 7
16/01/2006 4 4 5 7 13 19 21 23 29 35 32 26 26 30 36 38 38 35 28 21 16 13 11 10 9 9
17/01/2006 5 7 14 20 28 31 28 30 30 26 23 21 22 24 23 19 16 15 12 11 9 8 7 7 7 7
18/01/2006 3 6 13 17 22 22 19 19 18 15 13 12 12 13 12 10 8 7 6 5 4 4 4 4 4 4
19/01/2006 3 3 9 14 18 19 15 16 16 14 12 12 12 13 11 9 8 7 6 5 4 4 4 4 3 3
20/01/2006 4 6 12 17 25 29 26 28 28 24 19 16 19 23 23 19 13 10 8 7 6 5 5 5 6 6
21/01/2006 6 9 14 19 26 28 24 25 24 21 19 19 21 21 19 15 13 11 9 8 7 6 6 6 7 7
22/01/2006 2 4 9 13 18 19 16 18 19 16 12 10 12 13 11 8 7 6 4 4 4 3 3 3 3 3
23/01/2006 5 8 11 13 16 19 19 19 20 22 20 17 16 18 18 17 15 13 11 10 10 9 9 9 9 9
24/01/2006 2 2 4 5 7 10 12 12 15 21 21 18 20 25 31 31 25 19 13 9 7 6 5 5 5 5
25/01/2006 3 4 5 6 10 14 15 16 20 27 24 16 16 20 27 29 25 22 18 14 11 10 10 9 8 8
26/01/2006 8 8 9 10 13 19 23 23 27 35 37 34 30 30 33 35 36 37 34 28 21 16 14 12 11 11
27/01/2006 4 4 5 5 8 11 13 13 14 20 22 21 20 22 25 29 30 30 29 25 18 12 8 6 6 6
28/01/2006 1 1 2 3 4 8 10 11 14 19 17 12 10 12 15 17 16 16 15 13 10 8 7 6 5 5
29/01/2006 2 3 3 5 9 15 18 19 24 30 28 22 21 23 26 27 26 25 22 20 17 15 12 9 8 8
30/01/2006 4 5 6 8 13 18 19 21 25 31 32 29 31 36 42 43 38 32 24 17 11 9 7 6 5 5
31/01/2006 3 3 5 6 10 13 14 18 23 26 24 22 29 35 38 37 36 35 34 32 29 24 19 12 10 9
minimo 1 1 2 3 4 8 10 10 10 14 12 10 10 12 11 8 7 6 4 4 4 3 3 3 3 3
m e d i a 3 4 6 8 13 16 17 18 21 24 24 21 21 24 28 28 26 23 19 15 12 10 8 7 7 7
ma ss imo 8 9 14 20 28 31 28 35 42 46 42 38 37 39 43 43 38 37 34 32 29 24 19 12 11 11

69
70
Allegato 3

Belluno: concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate da FARM (Aria RegionalTM) in


ciascuno degli scenari individuati.

filtro 80% delle emissioni

stufa efficiente sostituisce

stufa pellets sostituisce


legna ridotta del 50%

solo stufa efficiente


legna sostituita dal

stufa tradizionale

stufa tradizionale
solo sttufa pellets
senza legna
da legna

metano
misure

Date attuale

02/01/2006 46 72 57 48 41 42 63 52 65 59
03/01/2006 42 92 74 63 55 55 81 68 83 76
04/01/2006 34 72 56 46 40 40 63 51 64 58
05/01/2006 43 45 34 28 24 24 39 31 40 36
06/01/2006 48 58 45 37 31 32 50 40 52 47
07/01/2006 75 91 71 59 51 51 79 65 81 74
08/01/2006 62 74 57 47 40 40 64 52 66 60
09/01/2006 35 50 39 33 28 28 44 36 45 41
10/01/2006 44 69 54 45 39 39 60 49 62 56
11/01/2006 44 96 76 63 55 55 84 69 86 79
12/01/2006 46 103 81 68 60 60 90 74 92 85
13/01/2006 49 85 67 56 49 49 74 61 76 70
14/01/2006 46 68 52 43 37 37 59 47 60 55
15/01/2006 47 67 51 41 34 35 58 46 59 53
16/01/2006 63 92 72 61 53 53 81 66 83 75
17/01/2006 68 44 35 30 27 27 39 33 40 37
18/01/2006 69 26 21 18 16 16 23 19 23 22
19/01/2006 74 29 24 20 18 18 26 22 26 24
20/01/2006 46 49 39 33 29 29 43 36 44 40
21/01/2006 56 38 30 25 22 22 33 27 34 31
22/01/2006 63 31 23 19 16 16 27 21 27 25
23/01/2006 51 39 31 27 24 24 34 29 35 32
24/01/2006 57 67 53 44 39 39 59 48 60 55
25/01/2006 61 78 61 50 43 44 68 55 70 63
26/01/2006 72 58 46 39 34 34 51 42 52 48
27/01/2006 39 41 32 27 23 23 36 29 37 34
28/01/2006 31 52 40 32 28 28 45 36 46 41
29/01/2006 51 65 49 39 33 33 56 44 57 51
30/01/2006 40 82 65 54 47 48 72 59 74 67
minimo 31 26 21 18 16 16 23 19 23 22
media 52 63 49 41 36 36 55 45 57 52
massimo 75 103 81 68 60 60 90 74 92 85

71
72
Allegato 4

Feltre: concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate da FARM (Aria RegionalTM) in ciascuno
degli scenari individuati.

solo stufa efficiente


legna sostituita dal
emissioni da legna

solo sttufa pellets


legna ridotta del

sostituisce stufa

sostituisce stufa
filtro 80% delle

stufa efficiente

tradizionale

tradizionale
stufa pellets
senza legna

metano
misure

attuale

50%
Date

02/01/2006 120 64 51 43 37 37 56 46 57 52
03/01/2006 80 70 54 45 39 39 61 49 62 56
04/01/2006 71 66 51 42 36 36 57 46 58 52
05/01/2006 83 37 27 22 18 18 31 24 32 28
06/01/2006 86 47 35 28 24 24 40 32 41 36
07/01/2006 109 73 54 43 36 36 62 48 63 56
08/01/2006 70 62 45 35 29 29 52 40 53 47
09/01/2006 49 48 38 31 27 27 42 34 43 39
10/01/2006 72 59 45 37 31 31 51 41 52 47
11/01/2006 80 81 63 52 44 44 70 56 71 64
12/01/2006 82 85 67 55 48 48 74 60 76 68
13/01/2006 80 74 57 47 41 41 64 52 65 59
14/01/2006 81 54 40 32 26 26 45 35 47 41
15/01/2006 88 51 37 28 23 23 43 32 44 38
16/01/2006 110 55 42 34 29 29 47 37 48 43
17/01/2006 119 44 34 29 25 25 38 31 39 36
18/01/2006 120 24 18 15 13 13 20 16 21 19
19/01/2006 104 24 18 15 13 13 21 17 21 19
20/01/2006 85 37 28 23 20 20 31 25 32 29
21/01/2006 92 36 28 23 20 20 31 25 32 29
22/01/2006 90 25 18 13 10 11 20 15 21 18
23/01/2006 86 37 29 24 21 21 32 26 33 30
24/01/2006 92 51 40 33 28 28 44 36 45 41
25/01/2006 102 53 40 33 28 28 45 36 46 41
26/01/2006 113 34 28 24 22 22 30 26 31 29
27/01/2006 25 20 17 15 15 22 19 23 21
28/01/2006 67 23 17 13 11 11 19 15 20 18
29/01/2006 86 33 24 19 15 16 28 22 29 25
30/01/2006 74 51 40 33 29 29 44 36 45 41
minimo 49 23 17 13 10 11 19 15 20 18
media 89 49 38 31 26 26 42 34 43 39
massimo 120 85 67 55 48 48 74 60 76 68

73
74
Allegato 5

Pieve d’Alpago: concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate da FARM (Aria RegionalTM) in
ciascuno degli scenari individuati.

legna ridotta del

sostituisce stufa

sostituisce stufa
filtro 80% delle

legna sostituita

stufa efficiente
emissioni da

tradizionale

tradizionale
stufa pellets
senza legna

dal metano

solo sttufa
solo stufa
efficiente
attuale

pellets
legna
50%
Date

02/01/2006 17 13 10 9 9 14 11 15 13
03/01/2006 20 15 12 10 10 17 13 18 15
04/01/2006 15 11 9 7 7 13 10 13 11
05/01/2006 16 12 9 8 8 13 10 13 12
06/01/2006 17 13 11 9 9 15 12 15 13
07/01/2006 21 16 13 11 11 18 14 18 16
08/01/2006 21 16 13 11 11 18 14 18 16
09/01/2006 14 11 9 8 8 12 10 12 11
10/01/2006 17 13 11 9 9 14 12 15 13
11/01/2006 22 17 14 12 12 19 16 20 18
12/01/2006 24 19 16 14 14 21 17 21 19
13/01/2006 22 17 14 12 12 19 16 19 17
14/01/2006 16 12 10 8 8 14 11 14 12
15/01/2006 18 14 11 9 9 16 12 16 14
16/01/2006 18 14 11 9 9 15 12 16 14
17/01/2006 17 12 10 8 8 14 11 15 13
18/01/2006 14 10 7 6 6 11 8 12 10
19/01/2006 13 10 8 7 7 11 9 11 10
20/01/2006 16 12 10 8 8 14 11 14 12
21/01/2006 16 12 9 8 8 14 11 14 12
22/01/2006 12 8 6 5 5 10 7 10 9
23/01/2006 14 11 9 8 8 12 10 12 11
24/01/2006 17 13 11 10 10 15 12 15 13
25/01/2006 18 14 12 10 10 16 13 16 14
26/01/2006 15 12 10 9 9 13 11 13 12
27/01/2006 10 8 6 5 5 9 7 9 8
28/01/2006 10 7 5 4 4 8 6 8 7
29/01/2006 14 10 8 7 7 12 9 12 11
30/01/2006 18 14 11 10 10 16 13 16 14
minimo 10 7 5 4 4 8 6 8 7
media 17 13 10 9 9 14 11 14 13
massimo 24 19 16 14 14 21 17 21 19

75
76
INDICE DELLE TABELLE

Tab. 1.1. Intervalli altitudinali e relative aree percentuali del territorio compreso nel foglio
“Belluno” della Carta Geomorfologia d’Italia (PELLEGRINI, 2000).

Tab. 1.2. Le stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria.

Tab. 1.3. Indicatori di riferimento individuati dalla normativa.

Tab. 1.4. I superamenti individuati nel triennio 2006-08 per O3 e PM10.

Tab. 1.5. Medie annuali dei principali inquinanti per le stazioni diqualità dell’aria presenti nel
Vallone bellunese.

Tab. 1.6. Principali componenti delle polveri sottili PM10 e loro origine prevalente.

Tab. 1.7. Belluno: stima della presenza di ioni nella caratterizzazione del PM10 (2006).

Tab. 1.8. Feltre: stima della presenza di ioni nella caratterizzazione del PM10 (2006).

Tab. 2.1. Classificazione delle attività che comportano emissione in atmosfera nel Vallone
bellunese secondo la nomenclatura SNAP97.

Tab. 2.2. Le emissioni in atmosfera nei 32 comuni del Vallone bellunese (2006).

Tab. 2.3. Fattori di emissione per il riscaldamento domestico (DDIAR, Politecnico di Milano,
2006).

Tab. 2.4. Tipologie di impianti a legna diffusi, suddivisi in base al grado di utilizzo rispetto ad altre
fonti.

Tab. 2.5. Stazioni meteorologiche di riferimento per il dominio di calcolo.

Tab. 2.6. Valori di incertezza stabiliti dal D.M. 60/2002 e dal D.Lgs 183/2004.

Tab. 3.1. Stima delle emissioni totali di PM10 dati i vari scenari per ipotizzati per le biomasse
(Mg/anno).

Tab. 3.2. Resoconto degli scenari alternativi di emissione calcolati per il riscaldamento domestico
e dei servizi.

Tab. 3.3. Stima delle emissioni totali di PM10 dati i vari scenari considerati per il riscaldamento
(Mg/anno).

Tab. 3.4. Emissioni di PM10: descrizione della componente riscaldamento domestico e dei servizi

Tab. 3.5. PM10: confronto tra i dati stimati e misurati (gennaio 2006; µg/m3).

Tab. 3.6. Analisi della media mensile del PM10 dei punti di una sezione del Vallone bellunese tra
Monte Pizzocco e Col de Moi (gennaio 2006).

Tab. 3.7. Rapporto medio delle concentrazioni calcolate nei diversi scenari di riduzione della legna
con lo scenario attuale (dati normalizzati all’unità).

Tab. 3.8. Intervalli di riduzione percentuale (minima, media e massima) delle concentrazioni
atmosferiche risultanti dagli scenari (dati normalizzati come riduzione rispetto all’attuale).

77
Tab. 3.10. Rapporto medio delle concentrazioni calcolate nei diversi scenari con quello attuale
(dati normalizzati all’unità).

Tab. 3.11. Intervalli di riduzione percentuale (minima, media e massima) delle concentrazioni
atmosferiche risultanti da tutti gli scenari simulati (dati normalizzati come riduzione rispetto
all’attuale).

78
INDICE DELLE FIGURE

Fig. 1.1. Il Vallone bellunese con i 32 comuni inclusi nell’area di indagine raggruppati per
contiguità (popolazione di 149716 abitanti secondo ISTAT 2001).

Fig. 1.2. Morfologia e posizione del Vallone bellunese (Google Earth, 2009).

Fig. 1.3. Carta delle fasce altimetriche (GIORDANO & TOFFOLET, 2002).

Fig. 1.4. Diagramma ombrotermico della stazione di Belluno (400 m) riportante le precipitazioni
medie mensili e le temperature medie mensili, riferite al periodo di osservazione 1926-1990. Le
due curve non si intersecano mai. (GALGARO, 2000).

Fig. 1.5. Profilo trasversale della Val belluna nella sezione compresa tra il Col Visentin delle
Prealpi e la Pala Alta nelle Dolomiti, individuando le zone fitoclimatiche di Pavari (1916)
(disegno non in scala).

Fig. 1.6. Ristagno notturno con rimescolanza diurna (Robert Luciani Th, 2006).

Fig. 1.7. Condizioni di forte e persistente ristagno aerologico (Robert Luciani Th, 2006).

Fig. 1.8. Stazione di monitoraggio della qualità dell’aria (Feltre).

Fig. 1.9. Composizione media del PM10 raccolto sui filtri nella stazione di Belluno nei primi mesi
invernali (gennaio-febbraio) e in quelli estivi (giugno-agosto) del 2006.

Fig. 1.10. Composizione media del PM10 raccolto sui filtri nella stazione di Feltre nei primi mesi
invernali (gennaio-febbraio) e in quelli estivi (giugno-agosto) del 2006.

Fig. 1.11. Andamento di alcuni traccianti della combustione di legna nel PM10 (dati 2008).

Fig. 2.1. Stima delle emissioni di PM10 primario (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

Fig. 2.2. Stima delle possibili emissioni secondarie di PM10, in aggiunta alla componente primaria
(2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

Fig. 2.3. Stima delle emissioni di NOx (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

Fig. 2.4. stima delle emissioni di SOx (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

Fig. 2.5. Stima delle emissioni di CO (2006; Mg/anno e ripartizione percentuale).

Fig. 2.6. Stima del PM10 emesso dal riscaldamento domestico (2006; Mg/anno e ripartizione
percentuale).

Fig. 2.7. Stima del contributo alle emissioni delle varie tipologie di stufe (Mg/anno e ripartizione
percentuale).

Fig. 2.8. Schema semplificato delle linee di calcolo in Aria RegionalTM.

Fig. 2.9. Media giornaliera di PM10 misurate (fonte ARPAV, Dipartimento di Belluno) e calcolate
dal modello a Belluno (Ganz S. 2006) - anno 2006 (fonte ARPAV, Dip. di Belluno).

Fig. 2.10. Media giornaliera di PM10 misurate (fonte ARPAV, Dip. di Belluno) e calcolate dal
modello a Feltre (Ganz S. 2006) - anno 2006.

Fig. 2.11. Box-plot delle distribuzioni di concentrazione giornaliera di PM10 (Ganz S. 2006).

79
Fig. 2.12. Scatter-plot delle medie annuali di PM10 (Ganz S., 2006).

Fig. 3.1. Ipotesi di scenario per la valutazione del ruolo delle biomasse nelle emissioni di PM10.

Fig. 3.2. Rappresentazione grafica delle emissioni totali di PM10 dati i vari scenari del
riscaldamento (Mg/anno).

Fig. 3.3. PM10 misurato e stimato a Belluno (gennaio 2006; µg/m3).

Fig. 3.4. PM10 misurato e stimato a Feltre (gennaio 2006; µg/m3).

Fig. 3.5. andamenti medi orari del PM10 nel mese di gennaio 2006 (µg/m3).

Fig. 3.6. Mappa della concentrazione oraria delle polveri PM10 nel dominio di calcolo.

Fig. 3.7. Transetto trasversale al centro del Vallone bellunese (immagine Google EarthTM, 2009).

Fig. 3.8. Concentrazione media del PM10 a gennaio presso i punti del transetto e ricostruzione
dell’orografia corrispondente (disegno non in scala).

Fig. 3.9. Belluno: resoconto delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate (µg/m3).

Fig. 3.10. Feltre: resoconto delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate (µg/m3).

Fig. 3.11. Pieve d’Alpago: resoconto delle concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate
(µg/m3).

Fig. 3.12. Belluno: apporto della legna da ardere nel gennaio 2006 (µg/m3).

Fig. 3.13. Feltre: apporto della legna da ardere nel gennaio 2006 (µg/m3).

Fig. 3.14. Pieve d’Alpago: apporto della legna da ardere nel gennaio 2006 (µg/m3).

Fig. 3.15. Evoluzione dei dati normalizzati all’unità nei diversi scenari di riduzione dell’uso di
legna da ardere.

Fig. 3.16. Belluno: confronto fra le concentrazioni prodotti nei diversi scenari di intervento
(µg/m3).

Fig. 3.17. Feltre: confronto fra le concentrazioni prodotti nei diversi scenari di intervento (µg/m3).

Fig. 3.18. Pieve d’Alpago: confronto fra le concentrazioni prodotti nei diversi scenari di intervento
(µg/m3).

Fig. 3.19. Concentrazioni atmosferiche a confronto con l’inventario delle emissioni che le ha
prodotte (dati normalizzati all’unità).

Fig. 3.20. Evoluzione dei dati normalizzati all’unità nei diversi scenari che costituiscono ipotesi di
intervento.

80
INDICE DEGLI ALLEGATI

Allegato 1. Andamenti medi orari del PM10 stimato da FARM nel mese di gennaio 2006 (µg/m3).

Allegato 2. Analisi delle concentrazioni medie giornaliere del PM10 stimate da FARM nei punti
di una sezione del Vallone bellunese tra Monte Pizzocco e Col de Moi (gennaio 2006).

Allegato 3. Belluno: concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate da FARM (Aria


RegionalTM) in ciascuno degli scenari individuati.

Allegato 4. Feltre: concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate da FARM (Aria RegionalTM)
in ciascuno degli scenari individuati.

Allegato 5. Pieve d’Alpago: concentrazioni medie giornaliere di PM10 stimate da FARM (Aria
RegionalTM) in ciascuno degli scenari individuati.

Allegato 6. CD - Mappe animate orarie di concentrazione del PM10 per gli scenari ipotizzati.

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by Roberto Piol - ARPAV
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