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n. matricola 962442
ANNO ACCADEMICO 2009-2010
INDICE
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE
2
2.2 Strumentazione
2.2.1 La misura della temperatura a 1.5 m dal suolo pag. 26
2.2.2 Gli strumenti di misura della temperatura dell’aria pag. 26
2.2.3 La stazione termometrica pag. 29
Bibliografia pag. 71
3
PREMESSA E SCOPO DEL LAVORO
è estremamente importante per i suoi effetti sulla salute umana. I Media definiscono questo aspetto
meteorologico come caldo afoso, caldo anomalo, caldo torrido ecc., senza però avere mai come
riferimento una definizione precisa e univoca. In letteratura ci sono vari modi per definire l’ondata
di calore; un primo approccio individua la definizione di ondata di calore attraverso precise soglie
termiche, un altro approccio, invece, indica la definizione attraverso il calcolo del 90° o 95°
percentile dei valori medi normali di trenta anni (Ministero delle Salute, 2004). Se si confrontano i
due criteri, in base alla prima definizione le ondate di calore si verificano solo nel periodo estivo, se
si considera invece il secondo approccio le ondate di calore possono avvenire anche nel periodo
invernale.
In qualsiasi stagione un aumento sensibile della temperatura in Veneto (oltre i 5°C dalla media in
anomala che può avere durante l’anno l’anticiclone africano; esso se si estende dall’Africa verso
l’Europa, può convogliare dalle latitudini sub-tropicali masse d'aria molto calde verso le latitudini
più alte fino al nord Europa. Ogni irruzione di aria subtropicale verso il Veneto determina un
graduale aumento dei valori termici in tutta la regione, ma l’effetto della sensazione del caldo
associato sia all’aumento delle temperature massime e minime sia al tasso di umidità dell’aria, può
Lo scopo di questa tesi è quello di dare una definizione univoca di ondata di calore per il Veneto e
di studiare le ondate di calore che si sono verificate negli ultimi 19 anni. Per svolgere questa
appartenente alla rete ARPAV e saranno fatte delle osservazioni sui diversi effetti che le irruzioni di
aria subtropicale africana possono avere sul microclima delle zone del Veneto.
Oltre ai valori di temperatura misurata le ondate di calore vengono classificate anche sulla base
della loro durata. In diversi paesi, quindi, si usano definizioni basate sull’identificazione di un
4
Nel presente lavoro si ritiene di considerare le soglie termiche come riferimento per definire
l’ondata di calore. Utilizzando i dati ARPAV che coprono al momento un periodo temporale di
circa 19 anni, si determineranno il numero di ondate di calore che si sono verificate dal 1992 al
2010 e si studieranno le zone del Veneto che risultano maggiormente interessate dal fenomeno.
Scegliendo delle soglie termiche risulta, tuttavia, difficile selezionare dei valori che possano essere
validi in tutti i luoghi a causa delle differenze di clima esistenti fra le varie parti del mondo. Valori
termici che possono essere considerati elevati nei paesi delle alte latitudini possono diventare
normali nei paesi Mediterranei. Occorre anche tenere presente la situazione di disagio o di
rapporti tra la temperatura, l’umidità relativa dell’aria, la ventosità, l’irraggiamento del suolo e
dell’atmosfera; indicati da relazioni empiriche non lineari che definiscono il grado di equilibrio del
I fattori più importanti per definire il livello di disagio o di benessere sono l’umidità e la
temperatura (Scharlau, 1950). Lo studio delle “ondate di calore” nella pianura padana è importante
perché è rivolto verso un’area che, rispetto ad altre zone europee, può raggiungere valori di umidità
molto elevati. La presenza di alcune barriere naturali, rappresentate dall’arco alpino a nord e a ovest
e dalla catena appenninica e sud, difende la pianura dai venti della circolazione generale e, pertanto,
nelle aree di pianura più lontane dal mare si registra generalmente una predominanza della calma di
vento o di debole ventilazione. Se nel periodo invernale la scarsità dei venti e l’elevata umidità delle
masse d’aria presenti nei bassi strati possono favorire la formazione della nebbia, nel periodo estivo
L’umidità oltre ad essere misurata direttamente con un igrometro, può essere stimata anche
umidità minima giornaliera che generalmente si raggiungono nelle ore centrali della giornata.
D’estate in condizioni di elevata umidità la temperatura minima difficilmente scende al di sotto del
valore di 18/20°C. Per convenzione (come si può ricavare nel sito web dell’enciclopedia del tempo:
5
http://www.deutscher-wetterdienst.de/lexikon/index.htm?ID=K&DAT=Klimatologis), le notti con
temperature superiori ai 20°C si definiscono notti tropicali. Anche a livello fisiologico queste notti
creano normalmente una situazione di disagio in quanto non consentono un totale ricupero dello
stress da caldo sofferto durante il giorno. Infatti, come è possibile apprendere dalle tabelle di
Scharlau (1950), bastano temperature minime di 20°C con valori di umidità oltre l’80% e
temperature massime oltre 30°C con valori di umidità oltre i 45%, per avere una situazione di
disagio fisico. In questo lavoro si indicano la durata del periodo e i valori di temperatura massima e
minima che definiscono un’ondata di calore. Utilizzando i dati registrati da 35 stazioni della rete
monitoraggio di ARPAV degli ultimi 19 anni, si determinano il numero di ondate annue di calore di
6
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE
Il clima del Veneto pur rientrando nella tipologia mediterranea presenta proprie peculiarità, dovute
principalmente al fatto di trovarsi in una posizione climatica di transizione e quindi di subire varie
influenze: l’azione mitigatrice delle acque mediterranee, l’effetto orografico della catena alpina e la
effetti continentali in pianura e la siccità estiva a causa dei frequenti temporali di tipo termo
convettivo.
quelle del clima montano di tipo centro-europeo, mentre il clima della pianura veneta con
caratteristiche continentali, caratterizzata da inverni rigidi ed estati calde, si differenzia in due sub
regioni a clima più mite: la prima riguarda la parte lacustre nei pressi del lago di Garda più limitata
Il Veneto è incluso nella fascia di latitudine in cui dominano gli effetti dell’anticiclone delle
Azzorre che è l’area di alta pressione presente generalmente al centro dell’oceano Atlantico, quasi
alla stessa latitudine del bacino del Mediterraneo. Normalmente d’estate quando l’anticiclone delle
Azzorre si estende verso il bacino del Mediterraneo, la regione entra nella zona delle alte pressioni.
Come conseguenza, vengono a cessare i venti dominanti e a stabilirsi venti locali quali le brezze. In
queste condizioni di alta pressione, la presenza di eventuali fenomeni temporaleschi può essere solo
di origine termo convettiva e si manifesta tipicamente nelle ore centrali della giornata, quando il
costiera la temperatura inferiore del mare nelle ore centrali della giornata tende a stabilizzare le
masse d’aria e ad impedire lo sviluppo di celle temporalesche. Al contrario nella fascia più
7
vengono sia abbondantemente umidificate dal basso, sia sufficientemente riscaldate dal suolo per
1.1.2 Litorale
La particolarità di questa area è determinata dalla vicinanza al mare la cui influenza e i cui
venti umidi e brezze penetrano per alcuni chilometri all’interno del territorio. L’azione mitigatrice
delle acque è comunque limitata. Le temperature invernali pur mitigate risultano comunque basse in
particolare per le incursioni della bora che è vento freddo e asciutto proveniente da nord-est, mentre
le temperature estive sono mitigate limitatamente nella parte orientale molto vicina al mare.
Nel litorale adriatico l’alternanza delle brezze è tipica del periodo caldo in situazioni
circolazioni locali dovute alle discontinuità termiche fra mare e terra. Durante il giorno si sviluppa
la brezza di mare che raggiunge la massima intensità nelle ore pomeridiane e soffia generalmente da
sud-est. La brezza notturna che generalmente soffia da nord-est non è perpendicolare alla costa
come normalmente accade, ma è ad essa parallela poiché l’interazione avviene a scala più ampia fra
1.1.3 Pianura
La pianura presenta caratteristiche continentali con inverni rigidi ed estati calde. Il dato più
caratteristico è l’elevata umidità che rende afosa l’estate specialmente nei terreni irrigui e dà origine
a nebbie frequenti d’inverno. Le piogge sono distribuite abbastanza uniformemente durante l’anno
ad eccezione dell’inverno che risulta la stagione più secca. Nelle stagioni intermedie prevalgono le
perturbazioni atlantiche mentre in estate si sviluppano di frequente temporali che spesso sono a
carattere grandinigeno.
1.1.4 Alpi
Il clima dell’area alpina è di tipo continentale con forti escursioni diurne e piogge
all’altitudine ma anche in relazione alla possibilità che si realizzi l’inversione termica. L’aria più
8
fredda si raccoglie negli strati più bassi dell’atmosfera specialmente durante l’inverno. L’aria più
alla pianura per lo sviluppo di cumuli di origine termo convettiva che spesso determinano dei
rovesci.
9
1.2 Fattori meteorologici
1.2.1 Precipitazione
Il Veneto si trova all’interno dei paesi del Mediterraneo; dal litorale adriatico fino alle
vicinanze delle prealpi, compresa anche l’area collinare vicentina, padovana e veronese, il clima
presenta un regime pluviometrico con eventi di pioggia ben distribuiti e quantitativi compresi tra
circa 700 mm, riscontrabili nella parte più meridionale della Regione Veneto (provincia di Rovigo),
e 1200 mm misurati nella pianura settentrionale con assenza o quasi di una stagione secca. In
montagna nella fascia prealpina i quantitativi medi superano i 2200 mm nella zona del Pasubio, Fig.
1.1. a. L’andamento delle piogge medie si può ritenere crescente da sud a nord almeno fino al
primo ostacolo orografico costituito dalla fascia prealpina. Alla relativa uniformità della pianura si
contrappone una notevole variabilità nella fascia pedemontana e montana. A causa dell’azione
attribuibile ai rilievi prealpini, la zona mediamente più piovosa risulta compresa nella fascia che va
dai monti Lessini dai massicci del Carega e dal Pasubio passando attraverso le pendici meridionali
dell’altopiano di Asiago e monte Grappa per giungere alla fine tra il Cansiglio e l’Alpago ai confini
dipende da due principali fattori: il primo è relativo alla penetrazione delle perturbazioni atlantiche
in primavera ed autunno, il secondo si riferisce ai temporali estivi di origine termo convettiva. Più
rare sono le piogge invernali associate ai venti sciroccali o all’incontro tra masse d’aria fredda
polare o artica e l’aria più calda e umida stagnante localmente sul mediterraneo. I temporali estivi
sono in prevalenza di tipo termo convettivo dovuti al cedimento dell’alta pressione e alle
infiltrazioni di aria più fresca provenienti dal nord atlantico. I quantitativi risultano scarsi nella
pianura meridionale ed oscillano tra 100 e 200 mm, mentre sono più abbondanti in montagna a
causa dell’effetto orografico dove si misurano circa 600 mm, Fig. 1.1. b.
10
2 2 0 0
1 8 0 0
1 4 0 0
1 2 0 0
1 0 0 0
9 0 0
8 0 0
7 0 0
6 0 0
5 6 0
4 0 0
3 5 0
3 0 0
2 5 0
2 0 0
1 5 0
1 2 0
11
1.2.2 Temperatura
Le temperature medie annue sono di circa 13°C nelle aree pianeggianti e di quasi 14°C in
prossimità del mare, Fig. 1.4. Le minime annue sono comprese tra 7 e 9° , Fig. 1.2, e quelle
massime tra 17 e 20° C, Fig. 1.3. I valori più alti per le minime si registrano lungo il litorale, per le
In estate le temperature minime oscillano circa tra 17 e 18° C, Fig. 1.5, e risultano più alte dalla
costa fino a qualche decina di chilometri nell’entroterra. Le massime che sono comprese tra 29 e
30° C, Fig. 1.6, sono più elevate nelle pianure veronese e vicentine nella bassa padovana e nel
polesine occidentale. Valori leggermente inferiori si osservano lungo il litorale e nelle zone in
prossimità delle coste che beneficiano della brezza di mare dove si misurano temperature inferiori a
28° C. Un altro settore più fresco è la fascia pedemontana a nord della pianura nella quale la
9 .0
8 .0
7 .0
4 .0
2 .0
0 .0
- 2 .0
12
2 0
1 9
1 7
1 5
1 3
1 4 .5
1 3 .5
1 2 .5
1 0 .5
8 .5
4 .5
1 .5
13
1 8
1 7
1 6
1 5
1 2
1 1
9
7
5
3 0
2 9
2 8
2 5
2 3
2 0
1 7
1 3
14
1.2.3 Umidità
una massa d'aria. Per definire e misurare facilmente l’umidità, il parametro più importante è
l’umidità relativa che indica il rapporto percentuale tra la quantità di vapore contenuto da una massa
d'aria e la quantità massima (cioè a saturazione) che il volume d'aria può contenere nelle stesse
Si sceglie come riferimento il valore minimo giornaliero di umidità, il quale si osserva nelle ore più
calde della giornata, in quanto il valore massimo di umidità assume sempre valori elevati.
L’umidità relativa minima dell’aria media annuale è compresa tra 42 e 60%; i valori più elevati di
questo parametro si misurano nella fascia costiera, Fig.1.7. Se si considera l’umidità relativa
minima dell’aria nel periodo estivo che va da giugno ad agosto, Fig. 1.8, si misurano i valori più
6 0
5 7
5 4
5 1
4 8
4 5
4 2
15
6 0
5 4
5 0
4 6
4 2
3 8
• L'escursione termica diurna, cioè la differenza fra la massima diurna e la minima notturna;
• L'escursione termica annua, rappresenta la differenza fra la temperatura media del mese più
caldo (in genere Luglio nell'emisfero boreale) e la temperatura media del mese più freddo
In Veneto, Fig. 1.9, l’escursione termica diurna risulta minima nelle vette alpine e nell’area costiera
ed oscilla tra 4 e 9°C mentre si misurano i valori più alti, tra 10 e 13°C, nelle vallate, negli altopiani
e in pianura in modo particolare in quella più interna dove prevale la calma di vento e la scarsa
umidità, che sono le condizioni ideali per ottenere un maggior riscaldamento dell'aria dovuto alla
16
1 3
1 2
1 1
1 0
9
8
6
4
17
1.3 Classificazione climatica
1.3.1 Temperatura
Mario Pinna nel suo testo di climatologia del 1978 propose una classificazione termica dei
climi italiani improntata allo schema generale della classificazione di Koeppen (Giuliacci, 1988),
che è probabilmente la classificazione climatica globale più nota. Nella classificazione di Pinna i
climi italiani sono riferiti ai tre tipi di Koeppen C (temperato), D (temperato-freddo) e E (freddo),
introducendo ulteriori suddivisioni volte a meglio inquadrare la varietà dei climi d’Italia in base ai
criteri riassunti nella tabella 1.10. In figura 1.10 si riporta la carta di climi di Mario Pinna (1978) per
il Veneto, utilizzando gli stessi cromatismi proposti dall’autore per la carta nazionale del 1978.
18
Tipo di Temp. Media Media mese più Escursione termica Carattere
Clima
Koeppen annua freddo annua aggiuntivo
1-3 mesi con
Temperato sub- Fra 10 e 14.4
C Fra 0 e 3.9 °C > 19°C temp. media >
continentale °C
20°C
Media del mese
Temperato
C Fra 6 e 9.9 °C Fra 0 e –3°C Fra 18 e 20°C più caldo fra 15
fresco
e 19.9°C
Media del mese
Temperato
D Fra 3 e 5.9°C < -3°C Fra 16 e 19°C più caldo fra 10
freddo
e 14.9°C
Media del mese
Freddo E Minore di 3°C < -6°C Fra 15 e 18°C più caldo minore
di 10°C
Tab. 1.10: Classificazione di Mario Pinna dei climi italiani in funzione della temperatura
Dalla carta rappresentata in figura 1.10 emerge che il clima temperato sub-continentale è quello
maggiormente presente in Veneto. Tale clima si qualifica per temperature medie annue comprese
fra 10 e 14.4 °C, temperatura media del mese più freddo fra -1 e 3.9°C, tab. 1.1, temperatura media
superiore a 20°C per 1 - 3 mesi l’anno ed escursione termica annua (differenza fra temperatura
media del mese più freddo e di quello più caldo) di oltre 19°.
- in tutta la pianura veneta, ivi compresa la fascia costiera, in cui il carattere freddo del mare
Adriatico inibisce l’effetto sub-litoraneo che invece si manifesta in vicinanza di Trieste e nella
- nelle grandi vallate prealpine interne (es: valle del Piave da Feltre a Belluno).
La maggior parte dell’areale alpino e prealpino è caratterizzato da clima temperato fresco o clima
temperato freddo mentre il clima freddo è reperibile nelle aree alpine culminali.
In considerazione inoltre della sua peculiare posizione di transizione, come visto in precedenza,
influenzata sia dall’area continentale euro-asiatica che da quella mediterranea, il clima del Veneto
19
1.3.2 Precipitazioni
di inverni miti e piovosi e di estati caldo-aride. Pertanto la mediterraneità è valutata dai climatologi
In particolare Koeppen (Pinna 1978) classifica come mediterranee le aree in cui meno del 30% delle
precipitazioni totali annue cade nel semestre estivo. Nel caso del Veneto tale percentuale risulta
invece compresa fra il 48 ed il 61% con valori più elevati nell’areale alpino interno figura 1.11 e
pertanto il criterio di Koeppen non viene rispettato. La classificazione di Rivas Martinez dal canto
suo indica come mediterranee le aree in cui la precipitazione risulti inferiore al doppio della
temperatura media mensile (P<2T) per almeno due mesi l’anno. Anche quest’ultimo criterio appare
non rispettato in alcun areale del Veneto. In complesso si può dunque affermare il Veneto è certo
soggetto ad un certo influsso climatico del Mediterraneo che si traduce in caratteri di mitezza più
spiccati nelle aree costiere. Tuttavia non è in ogni caso possibile affermare di trovarsi di fronte ad
20
.
Fig. 1.11: Carta della percentuale delle precipitazioni annue che cade nel semestre estivo
1.3.3 La continentalità
Questo aspetto è utilizzato per caratterizzare le aree interne dei continenti che da un lato
presentano scarsità di precipitazioni (essendo lontane dagli oceani che sono la fonte di umidità alla
base dei processi precipitativi) e dall’altro si caratterizzano per escursioni termiche annue
considerevoli, con mesi invernali molto freddi ed estati calde. Il fenomeno qui descritto vede il suo
apice al centro dell’Eurasia (area Siberiana) ove a temperature estive simili a quelle raggiunte in
pianura padana si contrappongono temperature invernali estremamente rigide, con punte di –30 /
-50 °C. L’opposto della continentalità è l’oceanicità, propria di regioni prospicenti gli oceani, il cui
clima si caratterizza per mitezza e piovosità abbondante. In Europa climi pienamente oceanici si
La continentalità viene espressa con l’indice di Gorczynski K G (Giuliacci 1988), che dipende sia
dall'escursione annua della temperatura (differenza fra la temperatura media del mese più caldo e
del mese più freddo, indicata con A) sia dall’ampiezza del ciclo annuale della radiazione solare,
21
che viene espresso tramite il seno della latitudine (ϕ). L’indice viene definito con la formula
seguente:
In termini generali valori di 100 si registrano in piena Siberia mentre valori prossimi a 0 si
In Veneto i valori più elevati dell’indice si misurano in pianura, ove K G oscilla fra 26 e 31. Nella
montagna alpina, in virtù delle escursioni termiche annue più ridotte, si raggiungono valori molto
più ridotti e localmente inferiori a 10. Si tratta tuttavia di un effetto attribuibile più al topoclima che
all’influsso oceanico (che pure in qualche modo agisce poiché l’area alpina rispetto alla pianura
risulta maggiormente esposta agli effetti delle perturbazioni atlantiche che corrono a Nord delle
Alpi).
22
CAPITOLO 2 MATERALI E METODI
Per fare della climatologia è fondamentale disporre di un’adeguata base di dati in grado di
Prima di esaminare i risultati del presente lavoro è importante quindi conoscere l’origine e le
e capace di acquisire dati ad elevata scansione temporale, questa rete meglio si presta a descrivere la
complessità del clima e della situazione meteorologica in Veneto.
I 19 anni di misure sono insufficienti ad effettuare serie di indagini statistiche sui cambiamenti del
clima e sui trend, ma si ritiene che la serie storica 92-10 possa essere importante per fotografare con
adeguato dettaglio il clima medio attuale della nostra regione ed evidenziarne le differenze spaziali.
Essendo importante la continuità temporale delle serie di dati e una distribuzione spaziale
omogenea delle stazioni si è deciso di considerare, per questo studio, le stazioni che rispondessero al
requisito di avere meno del 5% di dati giornalieri mancanti sull’intero periodo considerato (ovvero
meno di 347 dati mancanti su 6940 dati attesi) e una distanza tra le stazioni regolare.
23
Sono così state individuate 35 stazioni termometriche. L’elenco di tali stazioni suddivise per
Nella figura 2.1 viene raffigurata la distribuzione spaziale di queste stazioni termometriche.
Considerando il numero degli abitanti della regione (4.893.000 abitanti) si stima un rapporto medio
Tab. 2.1: Elenco stazioni termometriche di ARPAV utilizzate per la serie 1992-2010
24
•
Fig. 2.1: Rete di stazioni agrometeorologiche ARPAV utilizzate per la serie 1992-2010
In questa tesi si considerano di 35 stazioni della rete di stazioni automatiche di ARPAV. Per
avere un confronto che tenga conto delle diverse aree climatiche della pianura veneta, si sono
pianura e collina e 6 in montagna. Per quanto riguarda la provincia di Venezia, si sono analizzati i
dati di temperatura delle stazioni di Cavallino, Chioggia, Eraclea, Mira e Portogruaro. Per la
provincia di Padova, le stazioni di misura prese in considerazione sono Agna, Grantorto, Legnaro,
Montagnana e Teolo. Per la provincia di Rovigo si sono osservate le stazioni Adria, Castelnuovo
Bariano, Frassinelle Polesine, Pradon di Portotolle e Villadose. Per Treviso le stazioni osservate
sono Farra di Soligo, Gaiarine, Roncade, Volpago del Montello e Zero Branco. Per la provincia di
Vicenza le stazioni considerate sono Brendola, Lonigo, Lusiana, Malo e Rosà, per Verona le
25
stazioni di Castelnuovo del Garda, Grezzana, Marano di Valpolicella, Sorgà e Villafranca Veronese
2.2 Strumentazione
effettuate manualmente da un operatore alle ore 9 a.m. (solari o legali a seconda dell’orario in
vigore) mediante lettura di un termometro a massima e minima (uniti o separati, a volte denominati,
aria fredda o calda, si può ritenere che la temperatura minima si sia verificata nel giorno di lettura
L’escursione termica giornaliera è data dalla relazione (Tmaxi-Tmini) ed ha sempre segno positivo.
Erano in uso, nelle stazioni denominate termometriche, dei termometri a massima e minima
detti anche termometri Six (dal nome dell’inventore, il fisico inglese James Six 1731-1793). Sono
costituiti da un tubo capillare di vetro sagomato ad U con un bulbo alla sommità di ciascuna delle
due estremità. Il bulbo alla sommità della scala del minimo, generalmente più grande, contiene
alcool mentre l’altro generalmente è sotto vuoto (o contiene vapori di alcool a bassa pressione).
Nella parte centrale del capillare è invece presente una colonnina di mercurio che è spinta lungo il
capillare a seconda della dilatazione o contrazione dell’alcool. Quindi l’alcool funge da liquido
massima e di minima tracciate ai due lati del capillare. Due indicatori costituiti da aghi metallici con
un tubicino di vetro di colore blu poggiano sulle due estremità della colonnina di mercurio e
vengono sospinti verso l’alto; quello di massima dalla dilatazione dell’alcool l’altro di minima
26
dalla sua contrazione segnando stabilmente nell’arco di una giornata i valori estremi di
temperatura riscontrati.
Al momento della lettura dei valori l’operatore riporta con l’utilizzo di una calamita i due indicatori
I termometri recuperati a seguito dello smantellamento delle stazioni erano dotati di scala da + 50
La qualità degli strumenti sembra essere peggiorata nel tempo con utilizzo, nelle ultime fasi, anche
Nelle stazioni termografiche erano fino agli anni 30 presenti dei termografi a tubo di Bourdon della
ditta parigina Richard, successivamente sostituiti da termografi SIAP (Società Italiana Apparecchi
Il meccanismo di funzionamento di questi strumenti è basato sulla deformazione che una lamina
bimetallica subisce al variare della temperatura dell’aria per effetto della diversa dilatazione dei due
metalli che costituiscono la lamina (in genere si accoppiano materiali a basso coefficiente di
Il movimento della lamina bimetallica è amplificato da un sistema di leve con viti di regolazione e
trasferito sul piano verticale da un braccetto dotato di pennino a inchiostro in grado di scrivere su un
rotolo di carta diagrammale settimanale applicato ad un cilindro che viene fatto ruotare da un
27
Fig. 2.2: Termografo SIAP
28
2.2.3 La stazione termometrica
La stazione termometrica nella figura 2.3 era costituita da una capannina il legno di larice o
La ventilazione naturale della capannina era garantita da persiane fisse con 8 alettature su 3 lati,
Un ulteriore ampia fessura era ricavata anche tra le pareti della capannina ed il pannello ligneo
continuo ad unico spiovente superiore. Sopra questo, sollevato da due distanziatori lignei dello
spessore di 5 cm, era collocato il tetto costituito da una lastra ondulata di eternit.
Tale cassetta era sollevata da terra mediante 4 gambe lignee pure di colore bianco. La base della
capannina era a circa 1,25 m dal piano di calpestio, presumibilmente gli strumenti termometrici
igrometriche di maggiori dimensioni con tetto a 2 spioventi e con doppia parete a persiana.
Le stazioni termometriche erano installate su terreno naturale possibilmente erboso; dovendo essere
effettuata una lettura quotidiana degli strumenti tali stazioni erano collocate generalmente in un
I dati giornalieri di temperatura massima minima e media sono derivati da misure effettuate
I 4 dati rilevati ogni ora sono usati per calcolare i valori di temperatura minima, media e massima
oraria; tali dati sono considerati validi solo se è presente il 75% dei dati (3 dati su 4). I 96 dati
rilevati nelle 24 ore sono utilizzati per calcolare i valori di temperatura minima, media e massima
giornaliera; tali dati sono considerati validi solo se è presente il 75% di questi (72 dati su 96).
29
• la temperatura media giornaliera è la media delle 96 misure effettuate nelle 24 ore e non la semplice
TEMPERATURA ARIA
• un trasduttore di temperatura;
Il trasduttore è montato sull’estremità superiore del corpo di supporto che è assemblato in modo da
30
La capannina è sostanzialmente costituita da una pila di schermature a tronco di cono centralmente
forate che per numero e disposizione possono agire da schermo per la radiazione lungo il supporto
del trasduttore. All’estremità superiore sono invece collocati tre dischi pieni, per impedire la
bagnatura della parte sensibile del sensore, cosa che potrebbe indurre un’anomala alterazione dei
valori misurati.
La base inferiore della capannina è costituita da un disco che presenta un apposito supporto (due
semianelle flessibili) che fa da sede al corpo sensore e che, tramite vite di fissaggio, blocca il corpo
alla schermatura.
Il fissaggio del gruppo capannina/sensore al braccio di supporto al palo è ottenuto sullo stesso corpo
del sensore. La capannina è realizzata in policarbonato, materiale che possiede un’elevata resistenza
ai raggi ultravioletti ed agli agenti atmosferici: questo materiale non polimerizza anche se esposto
agli agenti atmosferici, mantenendo pressoché inalterate nel tempo le proprie caratteristiche.
All’estremità inferiore del corpo è fissato il connettore di collegamento al cavo segnale, del tipo ad
innesto rapido con attacco di sicurezza antistrappo. L’installazione del sensore: esso viene di solito
montato su un palo dove possono essere installati altri sensori meteorologici, all’altezza a cui si
Per questo tipo di installazione è disponibile il sistema braccio di supporto-anella (ANL100), adatto
L’elemento sensibile che trasforma il valore della variabile temperatura in una grandezza
precisione. Utilizzando opportuni valori di queste resistenze è possibile spostare il punto di lavoro
del trasduttore in una zona ben precisa della curva resistenza - temperatura, dove la risposta è
lineare.
consente di proteggere l’elemento sensibile dalle radiazioni dirette ed indirette, dagli agenti
31
Il materiale che costituisce la capannina, e la sua geometria, sono tali da non influenzare il tempo di
risposta del sensore, fattore questo ovviamente legato al raggiungimento dell’equilibrio termico.
Le caratteristiche tecniche dei sensori usati attualmente per il monitoraggio della temperatura sono
Precisione ± 0,15 °C
Intercambiabilità entro la precisione complessiva
Costanza nel tempo migliore di 0,1 °C per anno
Uscita elettrica Variazione di resistenza su 2 fili
Installazione su apposito supporto a braccio
Ritaratura (2) Non necessita di ritarature periodiche
Peso 0,6 Kg
Tab. 2.3: Modello TAM 080 Caratteristiche tecniche sensore di temperatura dell’aria
32
Misure termometriche
Fig. 2.5: Stazione agrometeorologica con gruppo di sensori a 2 e 0.5 m dal suolo
di velocità e direzione del vento, radiazione solare e temperatura
33
2.3.4 Gli strumenti di misura attuali della temperatura dell’aria
linea rizzati figura 2.4 ovvero resistenze a semiconduttore costituite da materiali ad elevato
coefficiente termico positivo (PTC) o negativo (NTC), per i quali il valore della resistenza varia
sensibilmente al variare della temperatura. Le caratteristiche fornite dalla ditta assemblatrice (MTX
Tab. 2.4: Caratteristiche fornite dalla ditta assemblatrice (MTX Italia S.r.l.)
L’incertezza della misura dei valori di temperatura, stimata sull’intera catena metrologica, è di ±
0,52 °C.
ove possibile da cotica erbosa periodicamente tagliata, e si trova all’interno di uno schermo
sensore.
Lo schermo è:
• di colore bianco
34
• con spessore anelli 2 mm
Tale schermo serve ad impedire l’esposizione diretta dello strumento alla radiazione solare ed alla
precipitazione in modo tale che venga misurata la temperatura dell’aria e non la temperatura dello
I sensori di temperatura aria e di umidità relativa aria sono montati all’interno di una
dalle radiazioni dirette ed indirette, dagli agenti atmosferici, quali pioggia, grandine, ecc., ed in
Il materiale che costituisce la capannina, e la sua geometria, sono tali da non influenzare il tempo di
risposta del sensore, fattore questo ovviamente legato al raggiungimento dell’equilibrio termico.
forate che per numero e disposizione possono agire da schermo per la radiazione lungo il supporto
del trasduttore. All’estremità superiore sono invece collocati tre dischi pieni, per impedire la
bagnatura della parte sensiile del sensore, cosa che potrebbe indurre un’anomala alterazione dei
valori misurati. La base inferiore della capannina è costituita da un disco che presenta un apposito
supporto (due semianelle flessibili) che fa da sede al corpo sensore e che, tramite vite di fissaggio,
blocca il corpo alla schermatura. Il fissaggio del gruppo capannina/sensore al braccio di supporto al
palo è ottenuto sullo stesso corpo del sensore. La capannina è realizzata in policarbonato, materiale
che possiede un’elevata resistenza ai raggi ultravioletti ed agli agenti atmosferici: questo materiale
non polimerizza anche se esposto agli agenti atmosferici, mantenendo pressoché inalterate nel
Le caratteristiche principali della capannina meteorologica sono sintetizzate nella tabella 2.5 ed
Si ricorda che prima dell’anno 2002 i sensori di temperatura erano alloggiati all’interno di uno
35
SCHERMO ANTIRADIANTE
A VENTILAZIONE NATURALE
diametro 115 mm
3 dischi interi
10
160 mm
mm
9 dischi forati
29 mm
supporto
sensore
Peso 500 g
Colore Bianco
Materiale Policarbonato
Spessore dischi 2 mm
36
SCHERMO ANTIRADIANTE
A VENTILAZIONE NATURALE
CON SENSORE
Trasduttore
Corpo di supporto
Cavo segnale
37
Particolare cura è stata posta nella scelta dei siti delle stazioni meteorologiche ricercando la
rispondenza alle indicazioni riportate dal W.M.O. n. 8 “Guide to meteorological instruments and
methods of observation” anche se con il trascorrere degli anni risulta difficile mantenere invariate le
In particolare le stazioni di misura devono essere collocate in luoghi aperti, su terreno pianeggiante,
organizzati da diversi anni con sistema di gestione certificato UNI EN ISO 9001-2000. In
particolare i termometri sono tarati una volta l’anno (o a seguito di ogni sostituzione), su 5 valori di
validazione dati viene svolto ogni giorno lavorativo da un gruppo di tecnici che si avvalgono di
procedure automatiche di segnalazione dei dati aberranti o sospetti che operano sulla base dei
seguenti principi generali riassunti nella tabella 2.6. I sensori delle stazioni sono costituiti da
indicazioni della World Meteorological Organization. Questi dati risultano così standardizzati e
possono essere utilizzati per costruire delle serie storiche da utilizzare per confrontare i dati negli
anni anche di stazioni lontane. Per il funzionamento della stazione sono necessari, inoltre, un
UHF. Sono state eseguite procedure standard per il controllo e la verifica dei dati acquisiti, nonchè
memorizzazione dei dati provenienti da ogni sensore avvengono ogni due secondi tramite un
apparato elettronico e, a seconda del tipo di parametro misurato, vengono eseguite delle operazioni
di calcolo del dato (la media del parametro nel tempo, la somma, il dato istantaneo, ecc.). Allo
scadere di ogni minuto la stazione acquisisce l’ultimo valore istantaneo del minuto precedente
38
registrato dall’interfaccia. I valori estremi della giornata rappresentano il minimo e il massimo fra
tutti i valori istantanei di fine minuto. Ogni 15 minuti la stazione memorizza in archivio l’ultimo
I dati rilevati vanno a costituire l’archivio che viene memorizzato per alcuni giorni dalla stazione
meteorologica e successivamente questi dati vengono trasmessi alla centrale di acquisizione via
seguito, iniziano le fasi di controllo e di correzione dei dati acquisiti mediante procedure interne,
automatiche o manuali con la messa in evidenza di eventuali difformità dei dati e/o anomalie di
funzionamento. Successivamente, gli operatori ARPAV procedono ad un’ulteriore controllo dei dati
avvalendosi di varie tipologie di grafici sugli andamenti dei principali parametri meteorologici al
fine di procedere alla invalidazione o alla conferma del dato o ancora all’eventuale sua
ricostruzione.
39
e segnalate le variazioni superiori ad un valore prefissato;
ciclicità giornaliera: vengono analizzate serie di dati giornalieri e
segnalate le variazioni superiori ad un valore prefissato di
escursione o l’anomalie negli andamenti giornalieri
Vengono confrontati tra loro misure della stessa variabile effettuate
Consistenza spaziale dei dati
da stazioni vicine segnalando come sospette le situazioni
caratterizzata da rilevanti differenze.
Ciascuna segnalazione di dati sospetti avvia un processo manuale di controllo dati. Solo il
superamento dei valori di Range strumentale o il non riconoscimento della struttura formale dei dati
40
Fig. 2.8.a: Esempio di Stazione Agrometeorologica
Settimanalmente si effettua un controllo dei dati
avvalendosi di varie tipologie di grafici; tale
analisi consente di valutare gli andamenti delle
variabili meteorologiche su base plurigiornaliera al
fine di evidenziare eventuali derive strumentali. Il
riscontro di anomalie di funzionamento comporta
l’annullamento di tali dati e l’attivazione di
processi di controllo manutentivo della relativa
stazione meteorologica. Le misure trasmesse via
radio dalle stazioni meteorologiche vengono
archiviate, sia prima che dopo il processo di
validazione, in una banca dati relazionale operante
con sistema Oracle denominata SIRAV (Sistema
Informativo Regionale Ambientale del Veneto)
accessibile tramite rete intranet ARPAV a tutte le
strutture operative dell’Agenzia.
Fig. 2.8.b: Particolari di una stazione Agrometeorologica
41
2.4.2 Evoluzione strutturale e funzionale della rete di monitoraggio regionale
della Regione Veneto, alla metà degli anni 80, finalizzata al monitoraggio degli afflussi e deflussi
nel Bacino del Cordevole (BL) e poi più in generale del Piave e quindi dell’intera Provincia di
L’importanza delle attività del settore primario nell’economia regionale e la percezione del loro
impatto sull’ambiente spingevano gli organi Regionali, all’inizio degli anni 90, a favorire la
creazione di una specifica struttura denominata Dipartimento Regionale per l’Agrometeorologia, che
In tale contesto soprattutto tra il 1991 ed 1993 si procedeva all’installazione di una rete di stazioni
dettaglio spaziale.
Alla fine degli anni 90 i Servizi Meteorologici regionali venivano trasferiti dalla Regione alla neo-
inalterate le primitive funzioni ma acquisendo anche una nuova sensibilità per le problematiche
dell’inquinamento e igiene ambientale soprattutto per quanto attiene le relazioni tra stato del tempo
competenze dallo Stato alle Regioni che interessa i campi della meteorologia, climatologia,
Magistrato alla Acque di Venezia poi del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale)
- a seguito della Direttiva P.C.M. del 27 febbraio 2004 viene istituito il Centro Funzionale
Decentrato che è la struttura regionale deputata alla gestione delle allerte nel territorio regionale di
concerto con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, la Regione e le Province, tale struttura
42
- L’ARPAV, in un processo di razionalizzazione, istituisce al proprio interno il Dipartimento
Regionale per la Sicurezza del Territorio, ente che, accorpando vari uffici in un sistema integrato,
I passaggi sopra delineati hanno comportato effetti strutturali rilevanti sulla rete di stazioni di
monitoraggio che ha subito un incremento nel numero di punti di monitoraggio (nel tentativo di
garantire la copertura integrale del territorio regionale), nel numero di variabili ambientali
piezometrici, nivometrici), nei ritmi di acquisizione ed elaborazione dati (passando da una gestione
dati in tempo differito ad una gestione dati progressivamente sempre più in tempo reale)
Anche grazie alle possibilità offerte da internet in tale processo evolutivo si è sempre più
monitoraggio, analisi e previsione che utilizza satelliti meteorologici, radar meteorologici, profilatori
L’incertezza di misura viene definita dalla norma italiana sperimentale UNI CEI ENV 13005
(Luglio 2000) “Guida per il calcolo dell’incertezza di misura” come il valore, associato al risultato
Per la stima dell’incertezza della misura di temperatura dell’aria a 2 m dal suolo , sono stati
analizzati tutti i fattori che concorrono alla determinazione della misura al fine di valutare l’origine
di eventuali errori (fonti d’incertezza) in ogni fase del processo di acquisizione del dato procedendo
43
La taratura dei sensori viene effettuata almeno 1 volta l’anno su 5 valori di temperatura raggiunti
mediante l’utilizzo di un bagno termostatico effettuando un confronto tra il valore misurato dallo
strumento oggetto di controllo ed il valore misurato da uno strumento campione certificato SIT
Vengono utilizzati i seguenti punti di verifica +40 °C; +25 °C, +10 °C, -5 °C, -20°C
La tolleranza ammessa per ciascun punto di verifica è di ± 0.4 °C gli strumenti che anche in un solo
segnale analogico (resistenza) in digitale; l’interfaccia viene tarata almeno 1 volta all’anno
applicando tre resistenze di valore noto (100.00 KΩ, 42.00 KΩ, 19.101 KΩ) e verificando il
relativo valore di temperatura rilevato dalla stazione meteorologica (-24.0 °C, 0.0 °C, +28.0 °C)
Le resistenze campione sono a loro volta tarate mediante l’impiego di un multimetro di precisione
certificato SIT.
Essendo i dati di temperatura archiviati con la risoluzione del decimo di °C si commette un errore di
Non sono considerate, in quanto di effetto irrilevante, le tolleranze del termometro campione (±
Le suddette componenti dell’incertezza possono, in base alla norma UNI CEI ENV 13005, essere
definite di categoria B (ovvero non derivano dall’analisi di una serie di osservazioni ripetute ma
L’incertezza ui (scarto tipo) di ciascuna fonte di categoria B viene calcolata con la seguente
relazione:
X max − X min
ui =
2* 3
44
± 0,4
u1 = = 0,2309
2* 3
± 0,2
u 2 = = 0,1154
2* 3
± 0,05
u 3 = = 0,0288
2* 3
U = 2 u c = 0.519
L’incertezza della misura dei valori di temperatura, stimata sull’intera catena metrologica, è di
± 0,52 °C.
L’analisi delle serie storiche deve essere fondata su metodi statistici rigorosi. Prima di fare questo,
però, è indispensabile procedere alla verifica di consistenza (correttezza) dei dati disponibili, in
mancanza della quale le serie dati non sono in grado di fornire informazioni utili per la ricostruzione
del clima o addirittura generano valutazioni inesatte. Le serie di dati meteorologici, infatti, possono
contenere disomogeneità ed errori dello stesso ordine di grandezza, o talora addirittura maggiori,
dei segnali a lungo termine che le analisi si propongono di evidenziare. Inoltre esse possono essere
incomplete (quando, ad esempio, mancano valori in modo casuale nel corso del tempo) o
discontinue (quando per periodi prolungati il dato è mancante). I dati vanno sottoposti a controlli
nel corso dei quali ad ogni dato controllato va associata una etichetta di validità del tipo: 0 = dato in
attesa di validazione; 1= dato validato; 2 = dato sospetto; 3 = dato errato. Ultimati i controlli di
consistenza potrebbe risultare necessario procedere alla ricostruzione dei dati errati (ed
All’interno delle serie giornaliere pluriennali di dati di temperatura, possono essere presenti sparsi
casualmente piccoli intervalli di dati mancanti; infatti, nel corso degli anni di attività di una rete di
stazioni di misura, possono accadere dei malfunzionamenti sia agli strumenti (in questo caso,
termometri) sia ai loro sistemi di trasmissione. In tali circostanze possono trascorrere ore o giorni
45
Il tempo in cui lo strumento non funziona si risolve in perdita di valori di temperatura registrati. La
ricostruzione dei dati mancanti o errati diviene quindi un passaggio necessario per le analisi
climatologiche basate su serie storiche. Per il presente lavoro i dati mancanti relativi a qualche
giorno sono stati sostituiti da quelli di altre stazioni vicine aventi caratteristiche climatiche simili.
46
2.5 Ondata di calore
relazione all’umidità atmosferica, oltre le quali l’organismo di un uomo medio e sano accusa
disagio. Tali valori, tracciati su un diagramma cartesiano, definiscono una curva, detta di Scharlau.
A quest’autore si deve la realizzazione di due tabelle specifiche, una valida per il disagio climatico
Attraverso la combinazione dei due parametri meteorologici considerati, tali tabelle consentono di
Osservando la tabella seguente, tabella 2.7, si osserva che il disagio fisico da caldo inizia ad essere
Tab. 2.7: Valori limite di umidità e di temperatura oltre i quali inizia il disagio fisico
relazione all’umidità atmosferica, oltre le quali l’organismo di un uomo medio e sano accusa
disagio. Tali valori, tracciati su un diagramma cartesiano, definiscono una curva, detta di Scharlau. I
A quest’autore si deve la realizzazione di due tabelle specifiche, una valida per il disagio climatico
47
Attraverso la combinazione dei due parametri meteorologici considerati, tali tabelle consentono di
2.5.2 Definizioni
condizioni meteorologiche estreme che si possono verificare durante il periodo estivo, caratterizzate
da temperature elevate, al di sopra dei valori usuali (medie pluriennali), ed in alcuni casi
accompagnate da alti tassi di umidità relativa, che possono durare giorni o settimane.
Tali caratteristiche devono essere definite in relazione alle condizioni climatiche di una specifica
area e quindi non è possibile definire una temperatura soglia, valida per tutte le latitudini.
Oltre ai valori di temperatura e di umidità relativa, le ondate di calore possono essere definite dalla
loro durata. E' stato infatti dimostrato che periodi prolungati di condizioni meteorologiche estreme
hanno un impatto sulla salute maggiore rispetto al caldo che dura qualche giorno. In diversi paesi,
Il D.M. del 26/05/2004 è stato emanato allo scopo di fornire strumenti alle Autorità Locali atti a
preparare Piani di Sorveglianza e di Intervento per prevenire e contrastare danni alla salute della
Dalla bozza di linee guida del 1° luglio 2004, redatta per preparare i piani di sorveglianza a risposta
verso gli effetti sulla salute di ondate di calore anomalo e preparata da un gruppo di lavoro istituito
dal Ministro della Salute, emerge che l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia - WMO,
World Meteorological Organization, non ha formulato una definizione standard di ondata di calore
e, in diversi paesi, la definizione si basa sul superamento di valori soglia di temperatura definiti
attraverso l'identificazione dei valori più alti osservati nella serie storica dei dati registrati in una
specifica area. Questi valori soglia di temperatura vengono individuati attraverso il 10% (90°
percentile) o il 5% (95° percentile) dei valori più alti osservati nella serie storica dei dati registrati in
una specifica area. La serie storica però deve contenere dati di almeno un trentennio. La bozza delle
48
• Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, si tratta di «un riscaldamento importante
dell’aria per un periodo caratterizzato da temperature elevate o di un arrivo di anomale onde d’aria
calda».
• Secondo i meteorologi francesi, la definizione è quella di «un periodo di 5 giorni con temperature
• In Inghilterra, si definisce ondata di calore un periodo nel quale c’è «un aumento di almeno 4°C
• In Olanda, si tratta di «un periodo caratterizzato da una temperatura minima di almeno 25°C per
Prevenzione Sanitaria, dall’esame dell’estate 2003 nel nostro Paese si è osservato come l’onda di
calore patologica per la salute umana fosse “un periodo di almeno tre giorni con temperatura
Da uno studio condotto da un gruppo di lavoro dell’Accademia Georgofili team (Michele Conte et
al. 1994), che riguardava le ondate di calore, desunse che nel periodo 1950-1992 erano possibili 2
tipologie di onde di calore, una di breve durata (fino a 5 giorni) con temperature oltre la media
normale mensile tra i 7 e i 15°C, l’altra di più lunga durata (più di 10 giorni) con temperature oltre i
Queste definizioni hanno in comune come riferimento dei valori soglia, ma secondo la definizione
inglese o quella del gruppo di lavoro dell’Accademia Georgofili team le ondate di calore potrebbero
verificarsi anche durante il periodo invernale. Infatti l’alta pressione africana può espandersi verso
l’Europa meridionale e centrale anche durante la stagione fredda come si è verificato quest’anno e
in alcuni inverni passati, con lo zero termico che può raggiungere una quota pari o ben oltre i 3000
m slm. Gli effetti di questa irruzione di aria calda in genere si possono avvertire maggiormente in
montagna mentre in pianura sono più attenuati a causa della persistenza della nebbia e
dell’inversione termica.
49
2.5.3 Configurazioni sinottiche
oceano Atlantico nell'emisfero boreale una saccatura di aria fredda scende verso le basse latitudini.
Questa area di bassa pressione, in risposta alla discesa fredda, alimenta nel suo bordo orientale la
risalita di aria calda, favorita anche dall’espansione di un’area di alta pressione dalle latitudini sub-
costante aumento dei valori di temperatura sia minimi che massimi verso nord. Questa rapida
avvezione di aria calda diventa onda di calore per l’Europa. Le mappe della circolazione in quota e
nei bassi strati (rispettivamente a 5000m a 1500m) visualizzate nelle figure 2.9, 2.10, 2.11 e 2.12
descrivono le configurazioni favorevoli all’avvezione di aria calda dal continente africano verso
l’Italia settentrionale. Un ondata di calore per essere tale e durare alcuni giorni deve essere
accompagnata da un flusso di correnti meridionali provenienti dalle zone africane che inizialmente
partono asciutte ma che via via si umidificano quando scorrono sul mare Mediterraneo.
50
T° C
Fig. 2.9: CARTA SINOTTICA A CIRCA 1500 M S.L.M. DEL 19 GIUGNO 2002.
Valori termici registrati a circa 1500 m slm
Fonte: http://www.wetterzentrale.de/
Nella cartina sono rappresentate le isoterme (linee che uniscono i punti alla stessa temperatura) a valori di
pressione atmosferica di 850 millibar che corrisponde ad una quota di circa 1500 m slm. I numeri in
evidenza lungo le linee rappresentano la temperatura media giornaliera a quel valore di pressione
atmosferica (850 hPascal). Osservando la cartina si nota che la isoterma di 20°C arriva a sfiorare la
regione Veneto. A livello del suolo la temperatura media giornaliera corrispondente è di circa 30°C. Il
colore che va dal fucsia al rosso chiaro indica la dimensione della massa di aria calda che tende a salire
verso l’Europa.
51
Valori di quota
in dam
Fig. 2.10: CARTA SINOTTICA A CIRCA 5000 M S.L.M. DEL 19 GIUGNO 2002.
Valori di pressione atmosferica al livello suolo e a circa 5000 m slm
Fonte: http://www.wetterzentrale.de/
Nella cartina le linee colorate rappresentano il geopotenziale al livello di isopressione di 500 hPascal la
quota dal livello del mare che raggiunge il valore di pressione di 500 hp. Le linee bianche rappresentano le
isobare (linee che misurano gli stessi valori di pressione) misurate al livello del suolo. I numeri presenti
lungo le isobare indicano il valore di pressione al suolo. (H = alta pressione,T = campo di bassa pressione).
Osservando la cartina si nota che è presente in Italia un campo di alta pressione e che il valore di pressione
al suolo per il Veneto è vicino a 1020 millibar valore relativamente alto. In quota è presente un
promontorio di alta pressione di matrice africana che coinvolge l’area del mediterraneo fino all’Europa
centro-orientale.
Più elevata è la quota dal livello del mare che misura lo stesso geopotenziale, maggiore è il valore di
pressione ad una quota prefissata(condizioni di alta pressione).
52
T° C
T°
Fig. 2.11: CARTA SINOTTICA A CIRCA 1500 M S.L.M. DEL 17 LUGLIO 2010.
Valori termici registrati a circa 1500m
Fonte: http://www.wetterzentrale.de/
Nella cartina sono rappresentate le isoterme (linee che uniscono i punti alla stessa temperatura) a valori di
pressione atmosferica di 850 millibar che corrisponde ad una quota di circa 1500 m slm. I numeri in
evidenza lungo le linee rappresentano la temperatura media giornaliera a quel valore di pressione
atmosferica (850 hPascal). Osservando la cartina si nota che la isoterma di 20°C arriva prende la regione
Veneto. A livello del suolo la temperatura media giornaliera corrispondente è di circa 30°C. Il colore che va
dal fucsia al rosso chiaro indica la dimensione della massa di aria calda che tende a salire verso l’Europa.
53
Valori di quota
in dam
Nella cartina le linee colorate rappresentano il geopotenziale, il livello di isopressione di 500 hPascal
ovvero la quota dal livello del mare che raggiunge il valore di pressione di 500 hPascal. Le linee di confine
tra due colori diversi rappresentano la quota dal livello del mare in cui si misura lo stesso geopotenziale
(isoipse). Le linee bianche rappresentano le isobare (linee che misurano gli stessi valori di pressione)
misurate al livello del suolo. I numeri presenti lungo le isobare indicano il valore di pressione al suolo. (H =
alta pressione,T = campo di bassa pressione). Osservando la cartina si nota che è presente in Italia un
campo di alta pressione e che il valore di pressione al suolo per il Veneto è vicino a 1015 millibar valore
relativamente alto. In quota è presente un promontorio di alta pressione di matrice africana che coinvolge
l’area del mediterraneo fino all’Europa settentrionale. Si nota che appena ad ovest è presenta una
saccatura atlantica in avvicinamento. Siamo nelle fasi finali di un’ondata di caldo.
Più elevata è la quota dal livello del mare che misura lo stesso geopotenziale, maggiore è il valore di
pressione ad una quota prefissata(condizioni di alta pressione).
54
CAPITOLO 3 RISULTATI E DISCUSSIONE
conseguenza il livello di disagio che essa può provocare, è la quantità di umidità presente
giornaliera, il contenuto di vapore nell’aria può pertanto essere stimato considerando l’escursione
temperatura minima difficilmente scende al di sotto del valore di 18/20°C. Prendendo atto che
l’umidità notturna in condizioni di calma di vento è quasi sempre prossima alla saturazione (oltre
80/90%), nel caso in cui si registrino temperature minime oltre i 18/20° C il livello di disagio risulta
dell’aria le escursioni termiche si riducono, mantenendo quindi elevati i valori termici notturni.
La tabella 3.1 indica i valori dell'indice di correlazione di Pearson calcolato tra il valore delle
escursioni termiche giornaliere annue e il valore di umidità relativa giornaliera annua dell’aria.
L’indice di correlazione è calcolato per le stazioni venete considerate nella presente indagine. Dai
valori ottenuti si ricava che tra i due parametri esiste una correlazione significativa e inversa nella
Fanno eccezione due stazioni di montagna, la stazione di Tambre e la stazione di Lusiana, nelle
quali questa correlazione non esiste a causa della particolare conformazione del territorio. Entrambe
le località a causa della particolare posizione nella quale sono situate (lungo una scarpata aperta)
maggiormente l’effetto causato dalla circolazione della libera atmosfera (effetto versante figura
3.1.a e figura 3.1.b: Tambre e Lusiana); quindi l’andamento dell’aumento e della diminuzione della
giornaliera dell’aria.
55
Coefficiente
N. Stazioni Prov.
correlazione
1 Cavallino -0.90 VE
2 Chioggia -0.93 VE
3 Eraclea -0.90 VE
4 Mira -0.92 VE
5 Portogruaro -0.90 VE
6 Agna -0.97 PD
7 Grantorto -0.89 PD
8 Legnaro -0.92 PD
9 Montagnana -0.87 PD
1 PD
Teolo -0.90
0
1 -0.96 RO
Adria Bellombra
1
1 -0.96 RO
Castelnovo Bariano
2
1 -0.97 RO
Frassinelle Polesine
3
1 RO
PortoTolle -0.93
4
1 RO
Villadose -0.78
5
1 TV
Farra di Soligo -0.74
6
1 -0.87 TV
Gaiarine
7
1 -0.62 TV
Roncade
8
1 TV
Volpago del Montello -0.87
9
2 TV
Zero Branco -0.92
0
2
Brendola -0.90 VI
1
2 VI
Lonigo -0.93
2
2 VI
Lusitana -0.27
3
2 VI
Malo -0.80
4
2 VI
Rosà -0.89
5
2
Castenuovo del Garda -0.89 VR
6
2 VR
Grezzana -0.90
7
56
2 VR
Marano di Valpolicella -0.86
8
2 VR
Sorgà -0.86
9
3 VR
Villafranca veronese -0.85
0
3
Agordo -0.84 BL
1
3 BL
Auronzo -0.90
2
3 BL
Belluno -0.78
3
3 BL
Col Indes Tambre -0.22
4
3 BL
Sospirolo -0.73
5
Tab. 3.1: Correlazione tra umidità minima giornaliera ed escursione termica giornaliera
(dati medi 19 anni).
Fig. 3.1.a: Foto aerea di Tambre (Cansiglio) (Bl) Fig. 3.1.b: Foto aerea di Lusiana (VI)
Nel presente studio si definisce l’ondata di calore allorquando si verificano le seguenti condizioni:
temperature massime uguali o maggiori a 30° e temperature minime uguali o maggiori a 20°C, per
57
almeno tre giorni consecutivi. Queste condizi oni si realizzano quando avviene un’espansione verso
determina in tutta la pianura temperature massime ben oltre i 30°C e, a causa dell’aria molto umida,
le temperature minime si mantengono oltre i 18/20°C. Questi valori termici, associati a elevati
valori di umidità, provocano uno stato di disagio all’organismo per gran parte della giornata.
Tuttavia il caldo estivo in Veneto, in particolare durante le irruzioni di aria calda africana si
manifesta in modo diverso in relazione alle condizioni morfologiche locali, quali la presenza del
Le tabelle 3.1 e 3.2 evidenziano, per ogni stazione, dei valori medi: nella terza, quarta e quinta
colonna il numero medio annuo di giorni in cui si registrano valori uguali e superiori alle soglie
termiche indicate nella prima riga. Nella sesta colonna si indica il numero medio annuo di ondate di
calore calcolato considerando il periodo di riferimento 1992-2010. Questi dati sono rappresentati
58
23 Lusiana 12.5 3.1 2.8 0.3
24 Malo 34.1 44.2 27.5 3.5
25 Rosa' 38.5 48.2 31.5 4.2
26 Castelnuovo G. 17.4 48.7 14.8 1.7
27 Grezzana 35.8 42.9 29.8 3.8
28 Marano di Valpolic. 38.7 29.4 25.3 3.2
29 Sorga' 32.2 56.4 27.2 3.2
30 Villafranca Veronese 25.4 52.3 21.8 2.6
31 Agordo 0.1 13.1 0.1 0
32 Auronzo 0 4.9 0 0
33 Belluno 4.8 17.9 2.8 0.2
34 Col Indes (Tambre) 1.2 0.1 0.1 0
35 Sospirolo 3.8 11.8 1.9 0.3
Media 29 stazioni di pianura 29 43.5 24.4 3.5
Tab. 3.1: Numero di giorni medio annuo storico (periodo 1992-2010) con temperature maggiori o
uguali a 18°C, maggiori o uguale a 30°C, maggiore o uguali a 18° e 30°C e numero di ondate di calore
medio annuo storico (almeno 3 giorni di temperature minima maggiore o uguale 18°C e di
temperature massima maggiore o uguale a 30°C.
59
23 Lusiana 2.8 3.1 1.9 0.3
24 Malo 12.1 44.2 11.2 1.2
25 Rosa' 14.3 48.2 13.5 1.6
26 Castelnuovo G. 3.8 48.7 3.4 0.2
27 Grezzana 13.9 42.9 13.4 1.9
28 Marano di Valpolic. 16.9 29.4 15.5 1.9
29 Sorga' 9.8 56.4 9.5 1.1
30 Villafranca Veronese 5.9 52.3 5.6 0.4
31 Agordo 0.0 13.1 0.0 0.0
32 Auronzo 0.0 4.9 0.0 0.0
33 Belluno 0.1 17.9 0.1 0.0
34 Col Indes (Tambre) 0.0 0.0 0.0 0.0
35 Sospirolo 0 12 0 0
media 29 stazioni di pianura 7.1 43.5 6.9 0.8
Tab 3.2: Numero di giorni medio annuo storico (periodo 1992-2010) con temperature maggiori o
uguali a 20°C, maggiori o uguale a 30°C, maggiore o uguali a 20° e 30°C e numero di ondate di calore
medio annuo storico (almeno 3 giorni di temperature minima maggiore o uguale 20°C e di
temperature massima maggiore o uguale a 30°C.
Dalle figure 3.2 alla 3.7 si raffigurano le zone più calde e meno calde. Se si considera per le minime
la soglia di temperatura di 18° fig. 3.2, si osserva che il numero medio di giorni all’anno con oltre
questa soglia è maggiore nella parte costiera e nella pianura centro occidentale compresa l’area
collinare del padovano, vicentino. Invece, l’area attorno al lago di Garda e soprattutto in montagna
fino nel fondovalle si misurano i valori minori. Se si considera invece la soglia di 20° fig. 3.3, l’area
più calda si restringe essendo più circoscritta attorno alla costa e nella pianura occidentale.
60
Fig. 3.2: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010)
con temperature minime oltre i 18°C.
Fig. 3.3: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010)
con temperature minime oltre i 20°C.
Se si esaminano le temperature massime considerando come soglia il valore di 30° C, fig. 3.4, si
osserva che le zone più calde risultano principalmente la pianura meridionale con una media annua
di circa 60 giorni di superamento a seguire la pianura centro occidentale. Queste zone infatti sono le
più lontane dai bacini idrografici come il lago di Garda e il mare e risentono maggiormente del forte
riscaldamento diurno. Invece, la pianura settentrionale, che risulta molto vicina alla catena alpina,
risente maggiormente durante il periodo estivo del calo pressorio; anche se questo è molto
contenuto si possono formare con una certa frequenza dei temporali termo convettivi, che in alcune
giornate possono essere anche di forte intensità. Pertanto in queste zone si possono misurare valori
massimi più bassi e quindi il numero medio annuo di giorni oltre i 30°C risulta più basso e
compreso tra 35 e 40. Tuttavia, come risulta dalla figura 3.4, la parte più fresca è la costa,
risultando l’influenza del mare molto significativa a ridurre le temperature massime, e ancor di più
la montagna.
61
Fig. 3.4: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010)
con temperature massime oltre i 30°C.
Se si esamina la frequenza media annua con temperature che superano i 18°C di minima e i 30° di
massima fig.3.5, l’area più fresca risulta la montagna, la costa, la pianura settentrionale e l’area
attorno al lago di Garda con un numero di giorni di superamento inferiore a 20. La pianura
occidentale, compresa l’area collinare del padovano e del vicentino, presenta il maggior numero di
giorni di superamento.
Per quanto riguarda la soglia di 20° di minima e 30°C di massima, fig.3.6, in questo caso è la parte
costiera e la pianura occidentale compresa l’area collinare a presentare con maggior ripetitività le
temperature più elevate. La pianura meridionale essendo l’area più continentale fa registrare valori
62
minimi oltre i 20°C per pochi giorni all’anno tra 4 e 10 giorni figura 3.3, anche se fa riportare valori
massimi sensibilmente al di sopra i 30°C per molti più giorni, mentre nella pianura settentrionale la
presenza dei temporali estivi determina in estate valori minimi spesso sotto i 20°C e valori massimi
sotto i 30°C, risultando meno calda delle altre zone circostanti. I temporali che si possono formare
in queste aree possono essere di tipo prefrontale in seguito all’arrivo di aria più fresca o essere di
tipo orografico che si verificano quando l'aria umida viene sospinta a ridosso dei rilievi dai venti
dominanti, quindi la massa d'aria è costretta a sollevarsi fino a liberare la propria instabilità a
Fig. 3.6: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010) con
temperature minime oltre i 20°C e temperature massime oltre i 30°C
Le figure che rappresentano le ondate di calore sono quelle che indicano le aree in cui il disagio può
Nella fig. 3.7 che rappresenta il numero medio di ondate di calore definite da un periodo di almeno
uguali o maggiori a 30°C, si osserva che la frequenza delle ondate aumenta mano a mano ci si
63
allontana dalla costa verso la pianura interna passando da una media di 2 ondate calcolate nel
litorale alle 4/5 ondate computate nella pianura centro occidentale. Si vede, inoltre, che il numero di
ondate si riduce approssimandosi alla montagna e verso il lago di Garda, in quanto queste zone
godono di un clima più fresco principalmente a causa di un minor numero di giorni con di
Fig. 3.7: Rappresentazione del numero di onde di calore medio annuo (periodo 1992-2010)
con almeno 3 giorni di temperature minime oltre i 18°C e di temperature massime
o oltre i 30°C.
Se invece si considera l’ondata di calore definita da valori minimi oltre i 20°C e massimi oltre i
30°C registrati per almeno 30 giorni consecutivi, fig. 3.8, la pianura meridionale e settentrionale
fanno registrare i valori più bassi. La pianura meridionale, essendo caratterizzata da un clima
Fig. 3.8: Rappresentazione del numero di onde di calore medio annuo (periodo 1992-2010)
64
con almeno 3 giorni di temperature minime oltre i 20°C e di temperature massime
oltre i 30°C
Se si considerano le temperature medie delle 29 stazioni di pianura considerate escludendo dalle 35
stazioni studiate le 5 bellunesi e la stazione vicentina di Lusiana e poi si calcolano per ogni anno i
giorni di superamento delle soglie termiche considerate, dalla fig. 3.9 alla fig. 3.14 nei 19 anni
figure 3.9, 3.10, 3.11, 3.12, presentando dei picchi ogni 4-5 anni;
- il numero di giorni con temperatura minima oltre i 18°C e con temperatura massima oltre i
30°C e il numero di giorni con temperatura minima oltre i 20°C e con temperatura massima
oltre i 30°C sono in graduale aumento a partire dal 2003 fig. 3.11 e fig. 3.12;
- il numero di ondate di calore sono più frequenti dal 2003 fig. 3.13 e 3.14 e mediamente in
pianura negli ultimi 19 anni risulta un’ondata di calore all’anno tab. 3.2 (ultima riga).
GRAFICI RIASSUNTIVI
T. minime
Media 29 stazioni pianura - N° giorni con T° min ≥ 18°C e
T. massime n° giorni con T° max ≥ 30°C
80 79
70 70
60 58
54 55 56
N° giorni
50 51 48
41 46
40 42 41 41
36 36 39 39
35
39
38 39 38
32
30
25 26 28 31
25 25 28
26
20 23
19 18
14 17 15
10
5
0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
anno
Fig. 3.9: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 18°C e della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con
temperatura massima uguale o superiore a 30°C in pianura
65
T. minime
Media 29 stazioni pianura - N° giorni con T° min ≥ 20°C e
T. massime n° giorni con T° max ≥ 30°C
80 79
70
60 58
54 55 56
51
N° giorni
50
46
40 42 39 39 41 39 39
36 38
30 31 32 32
26 26
20
16 13
10 11 9 10 12
5 4 6 4 4
0 0 0 0 3 0 3 2
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
anno
Fig. 3.10: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 20°C e della frequenza annua in giorni/anno delle giornate
con temperatura massima uguale o superiore a 30°C in pianura-collina
40 41
38
33 31 31 31
30
25 26
20 21 20
18 16 17
15 13 14
10 7
5
0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
anno
Fig. 3.11: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 18°C e temperatura massima uguale o superiore a 30°C in
pianura-collina
66
Media 29 stazioni di pianura - N° giorni con
temperatura giornaliera di Tmin ≥ 20° e di Tmax ≥ 30° C
80
70
60
N° giorni
50
40
30 31
20
16
13
10 10 9 10 12
5 4 6 4
3 3 3 2
0 0 0 0 0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
anno
Fig. 3.12: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 20°C e temperatura massima uguale o superiore a 30°C in
pianura-collina
8 8
7
7
N° ondate di calore
6
5 5 5
4 4 4 4 4 4
3 3 3 3 3
3
2 2 2 2
1 1
0
0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
anno
Fig.3.13: Rappresentazione della frequenza annua in numero/anno delle ondate di calore con
temperatura minima uguale o superiore a 18°C e temperatura massima uguale o
superiore a 30°C per almeno 3 giorni in pianura-collina
67
Media di 29 stazioni pianura - N° di ondate di calore
con almeno 3 giorni di Tmin ≥ 20° e T max ≥ 30°C
8
7
N° ondate di calore
6
5
4
3 3
2 2 2 2 2 2
1 1 1
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
1992
1993
1994
1995
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
1996
anno
Fig. 3.14: Rappresentazione della frequenza annua in numero/anno delle ondate di calore con
temperatura minima uguale o superiore a 20°C e temperatura massima
uguale o superiore a 30°C per almeno 3 giorni in pianura-collina
la pianura centro occidentale presentano il numero più elevato di ondate di calore, mentre in
2) Le stazioni costiere, collinari e della pianura centro occidentale rilevano con più frequenza
3) Le stazioni situate in aree a clima continentale, come quelle situate nella pianura
meridionale, riportano con maggior frequenza i valori di temperatura diurni oltre i 30°C;
superamento di questa soglia nella fascia costiera si avvicina a quella calcolata per la
68
30° di massima, la costa presenta valori prossimi a quelli calcolati per la pianura
occidentale.
6) La montagna presenta la minore frequenza di superamento delle soglie sia in quota che nei
fondovalle.
CAPITOLO 4 CONCLUSIONI
Nel presente studio sono state studiate le ondate di calore in Veneto sulla base dei dati
registrati nel periodo 1992-2010 dalla rete di stazioni meteorologiche dell’ARPAV. E’ stato definito
un criterio valido per il territorio regionale per individuare l’ondata di calore basato su soglie di
temperatura minima e massima giornaliera oltre una certa durata di tempo. A tal fine la definizione
più valida e più rispondente alle caratteristiche climatiche proprie del Veneto ha come soglia di
temperatura minima i 20°C e come soglia di temperatura massima quella di 30°C per una durata di
favorevole all’avvezione sull’Europa di masse di aria molto calda di origine sub-tropicale. Tale
69
conseguente stato di disagio si manifestano in modalità diverse in relazione alle caratteristiche
minime rimangono quasi sempre al di sotto dei 20°C se non per qualche giorno; questo accade
anche nei fondovalle laddove il riscaldamento diurno può essere importante. In questi luoghi, per le
elevate temperature che si misurano lungo i pendii soleggiati, si incrementano le attività termo
convettive dell’atmosfera favorendo lo sviluppo di nubi specialmente nelle ore più calde della
giornata con possibilità di precipitazioni causando anche importanti oscillazioni giornaliere nei
valori di temperatura.
La pedemontana, specialmente nella parte nord orientale e l’area attorno al lago di Garda, risultano
le zone più fresche rispetto alle altre parti della pianura. La prima può essere influenzata dalla
nuvolosità presente in montagna, che spesso può estendersi in questi luoghi determinando temporali
anche di breve durata ma sufficienti a far diminuire di qualche grado le temperature; la seconda
oltre a beneficiare della vicina montagna riceve anche l’influenza positiva del lago.
La costa, parte della pianura centrale e occidentale e l’area collinare (Colli Euganei e Berici)
risultano le zone più interessate dalle ondate di calore risentendo in maniera più diretta degli effetti
Lungo la costa infatti, anche se il picco dei valori massimi è attenuato dall’influenza del mare,
l’elevata umidità dell’aria mantiene elevate in particolar modo i valori minimi che superano più
frequentemente i 20° anche durante le ore più fresche della giornata (l’alba). Si possono registrare,
infatti, nelle località prossime al mare valori minimi di temperatura anche tra i 23 e i 24°C per più
giorni consecutivi. Lo stesso vale per l’area collinare del padovano e del vicentino e del trevigiano.
La pianura meridionale risente anch’essa in modo importante del flusso caldo, ma anche se le
massime raggiungono spesso i valori più alti della regione e possono superare in media anche per
55/60 giorni complessivi all’anno i 30°C, le minime rispetto alla zona costiera e alla zona dei Colli,
scendono con maggior frequenza al di sotto dei 20°C; ciò può essere imputabile al maggior grado di
continentalità di questa area della pianura che registra anche i minori quantitativi di precipitazione
annua.
70
Dall’indagine svolta emerge infine che, negli ultimi 19 anni in pianura, si è verificata mediamente
quasi un’ondata di calore all’anno e nell’ultimo decennio emerge un segnale di aumento nellai
frequenza del numero di ondate di calore. In Veneto le zone maggiormente interesste dalle ondate di
calore, secondo la definizione proposta, risultano la costa e la pianura centro-occidentale con dei
segnali leggermente più significativi in quest’ultima zona sia a causa dei valori termici elevati, sia
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73
Il mare agisce positivamente sulle temperature in caso di anticiclone delle azzorre o di altri tipi
basta che non siano i casi di anticiclone africano risultando la più fresca delle altre zone di pianura.
74