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MASTER DI SECONDO LIVELLO IN

METODI E TECNICHE DI PREVENZIONE E CONTROLLO AMBIENTALE

TESI SPERIMENTALE DI MASTER

ASPETTI CLIMATICI E METEOROLOGICI DELLE ONDATE DI CALORE IN VENETO


NEL PERIODO 1992-2010

RELATORE: Rossano Piazza

STUDENTE: Maurizio Padoan

n. matricola 962442
ANNO ACCADEMICO 2009-2010

INDICE

PREMESSA E SCOPO DEL LAVORO pag. 4

CAPITOLO 1 INTRODUZIONE

1.1 Il Clima Veneto


1.1.1 Concetti generali pag. 7
1.1.2 Litorale pag. 8
1.1.3 Pianura pag. 8
1.1.4 Alpi pag. 8

1.2 Fattori meteorologici


1.2.1 Precipitazioni pag. 10
1.2.2 Temperatura pag. 12
1.2.3 Umidità pag. 15
1.2.4 Escursioni termiche pag. 16

1.3 Classificazione climatica


1.3.1 Temperatura pag. 18
1.3.2 Precipitazioni pag. 20
1.3.3 Continentalità pag. 21

CAPITOLO 2 MATERIALI E METODI

2.1 Considerazioni generali


2.1.1 La fonte dei dati del Centro Meteorologico di Teolo (CMT) pag. 23
2.1.2 La serie termometrica del periodo 1992-2010 pag. 23
2.1.3 La consistenza della serie pag. 23
2.1.4 Il Centro Meteorologico di Teolo dell’Arpa Veneto pag. 25

2
2.2 Strumentazione
2.2.1 La misura della temperatura a 1.5 m dal suolo pag. 26
2.2.2 Gli strumenti di misura della temperatura dell’aria pag. 26
2.2.3 La stazione termometrica pag. 29

2.3 Strumentazione del monitoraggio


2.3.1 La misura della temperatura dell’aria a 2 m dal suolo di ARPAV pag. 29
2.3.2 La Costituzione dello strumento pag. 30
2.3.3 Il Principio di funzionamento del sensore di temperatura pag. 31
2.3.4 Gli strumenti di misura attuali della temperatura dell’aria pag. 34
2.3.5 La stazione meteorologica pag. 34
2.3.6 Caratteristiche della capannina meteorologica pag. 35

2.4 Il trattamento dei dati


2.4.1 Acquisizione, controllo e l’archiviazione dati pag. 38
2.4.2 Evoluzione strutturale e funzionale della rete di monitoraggio pag. 42
2.4.3 Incertezza della misura dei valori di temperatura pag. 43

2.5 Ondata di calore


2.5.1 Indice di Scharlau pag. 47
2.5.2 Definizioni pag. 48
2.5.3 Configurazioni sinottiche pag. 50

CAPITOLO 3 RISULTATI E DISCUSSIONE pag. 55

CAPITOLO 4 CONCLUSIONI pag. 69

Bibliografia pag. 71

3
PREMESSA E SCOPO DEL LAVORO

L’ondata di calore è un fenomeno meteorologico che si verifica durante la stagione estiva ed

è estremamente importante per i suoi effetti sulla salute umana. I Media definiscono questo aspetto

meteorologico come caldo afoso, caldo anomalo, caldo torrido ecc., senza però avere mai come

riferimento una definizione precisa e univoca. In letteratura ci sono vari modi per definire l’ondata

di calore; un primo approccio individua la definizione di ondata di calore attraverso precise soglie

termiche, un altro approccio, invece, indica la definizione attraverso il calcolo del 90° o 95°

percentile dei valori medi normali di trenta anni (Ministero delle Salute, 2004). Se si confrontano i
due criteri, in base alla prima definizione le ondate di calore si verificano solo nel periodo estivo, se

si considera invece il secondo approccio le ondate di calore possono avvenire anche nel periodo

invernale.

In qualsiasi stagione un aumento sensibile della temperatura in Veneto (oltre i 5°C dalla media in

un giorno) è spesso provocato da un flusso di correnti meridionali, in particolare dalla posizione

anomala che può avere durante l’anno l’anticiclone africano; esso se si estende dall’Africa verso

l’Europa, può convogliare dalle latitudini sub-tropicali masse d'aria molto calde verso le latitudini

più alte fino al nord Europa. Ogni irruzione di aria subtropicale verso il Veneto determina un

graduale aumento dei valori termici in tutta la regione, ma l’effetto della sensazione del caldo

associato sia all’aumento delle temperature massime e minime sia al tasso di umidità dell’aria, può

avere casistiche diverse in relazione al microclima dell’area interessata.

Lo scopo di questa tesi è quello di dare una definizione univoca di ondata di calore per il Veneto e

di studiare le ondate di calore che si sono verificate negli ultimi 19 anni. Per svolgere questa

indagine verranno considerate le rilevazioni termometriche di 35 stazioni meteorologiche

appartenente alla rete ARPAV e saranno fatte delle osservazioni sui diversi effetti che le irruzioni di

aria subtropicale africana possono avere sul microclima delle zone del Veneto.

Oltre ai valori di temperatura misurata le ondate di calore vengono classificate anche sulla base

della loro durata. In diversi paesi, quindi, si usano definizioni basate sull’identificazione di un

livello soglia di temperatura e di durata.

4
Nel presente lavoro si ritiene di considerare le soglie termiche come riferimento per definire

l’ondata di calore. Utilizzando i dati ARPAV che coprono al momento un periodo temporale di

circa 19 anni, si determineranno il numero di ondate di calore che si sono verificate dal 1992 al

2010 e si studieranno le zone del Veneto che risultano maggiormente interessate dal fenomeno.

Scegliendo delle soglie termiche risulta, tuttavia, difficile selezionare dei valori che possano essere

validi in tutti i luoghi a causa delle differenze di clima esistenti fra le varie parti del mondo. Valori

termici che possono essere considerati elevati nei paesi delle alte latitudini possono diventare

normali nei paesi Mediterranei. Occorre anche tenere presente la situazione di disagio o di

benessere climatico percepita dall’organismo umano in relazione alle condizioni meteorologiche; in

particolare il disagio o il benessere si manifestano nell’uomo per l’effetto prodotto da specifici

rapporti tra la temperatura, l’umidità relativa dell’aria, la ventosità, l’irraggiamento del suolo e

dell’atmosfera; indicati da relazioni empiriche non lineari che definiscono il grado di equilibrio del

corpo umano (Agarini, F. Rapetti, 2006).

I fattori più importanti per definire il livello di disagio o di benessere sono l’umidità e la

temperatura (Scharlau, 1950). Lo studio delle “ondate di calore” nella pianura padana è importante

perché è rivolto verso un’area che, rispetto ad altre zone europee, può raggiungere valori di umidità

molto elevati. La presenza di alcune barriere naturali, rappresentate dall’arco alpino a nord e a ovest

e dalla catena appenninica e sud, difende la pianura dai venti della circolazione generale e, pertanto,

nelle aree di pianura più lontane dal mare si registra generalmente una predominanza della calma di

vento o di debole ventilazione. Se nel periodo invernale la scarsità dei venti e l’elevata umidità delle

masse d’aria presenti nei bassi strati possono favorire la formazione della nebbia, nel periodo estivo

in condizioni di temperature elevate possono provocare le classiche condizioni di afa e di

conseguenza accentuare la sensazione di disagio fisico percepita dal corpo umano.

L’umidità oltre ad essere misurata direttamente con un igrometro, può essere stimata anche

indirettamente attraverso la misura delle escursioni termiche giornaliere (temperatura massima

giornaliera – temperatura minima giornaliera) le quali sono inversamente correlate ai valori di

umidità minima giornaliera che generalmente si raggiungono nelle ore centrali della giornata.

D’estate in condizioni di elevata umidità la temperatura minima difficilmente scende al di sotto del

valore di 18/20°C. Per convenzione (come si può ricavare nel sito web dell’enciclopedia del tempo:

5
http://www.deutscher-wetterdienst.de/lexikon/index.htm?ID=K&DAT=Klimatologis), le notti con

temperature superiori ai 20°C si definiscono notti tropicali. Anche a livello fisiologico queste notti

creano normalmente una situazione di disagio in quanto non consentono un totale ricupero dello

stress da caldo sofferto durante il giorno. Infatti, come è possibile apprendere dalle tabelle di

Scharlau (1950), bastano temperature minime di 20°C con valori di umidità oltre l’80% e

temperature massime oltre 30°C con valori di umidità oltre i 45%, per avere una situazione di

disagio fisico. In questo lavoro si indicano la durata del periodo e i valori di temperatura massima e

minima che definiscono un’ondata di calore. Utilizzando i dati registrati da 35 stazioni della rete

monitoraggio di ARPAV degli ultimi 19 anni, si determinano il numero di ondate annue di calore di

ogni stazione e si osservano le differenze in relazione alle situazioni microclimatiche.

6
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE

1.1 Il clima veneto

1.1.1 Concetti generali

Il clima è considerato come lo stato medio dell’atmosfera presente in una determinata

località; esso si genera dall’interazione fra le componenti meteorologiche e geografiche riscontrabili

nel territorio osservato.

Il clima del Veneto pur rientrando nella tipologia mediterranea presenta proprie peculiarità, dovute

principalmente al fatto di trovarsi in una posizione climatica di transizione e quindi di subire varie

influenze: l’azione mitigatrice delle acque mediterranee, l’effetto orografico della catena alpina e la

continentalità dell’area centro europea.


In Veneto mancano i connotati tipici mediterranei quali l’inverno mite in montagna, l’assenza degli

effetti continentali in pianura e la siccità estiva a causa dei frequenti temporali di tipo termo

convettivo.

Le peculiari caratteristiche termiche e pluviometriche della regione alpina sono paragonabili a

quelle del clima montano di tipo centro-europeo, mentre il clima della pianura veneta con

caratteristiche continentali, caratterizzata da inverni rigidi ed estati calde, si differenzia in due sub

regioni a clima più mite: la prima riguarda la parte lacustre nei pressi del lago di Garda più limitata

e la seconda quella litoranea della fascia costiera adriatica più ampia.

Il Veneto è incluso nella fascia di latitudine in cui dominano gli effetti dell’anticiclone delle

Azzorre che è l’area di alta pressione presente generalmente al centro dell’oceano Atlantico, quasi

alla stessa latitudine del bacino del Mediterraneo. Normalmente d’estate quando l’anticiclone delle

Azzorre si estende verso il bacino del Mediterraneo, la regione entra nella zona delle alte pressioni.

Come conseguenza, vengono a cessare i venti dominanti e a stabilirsi venti locali quali le brezze. In

queste condizioni di alta pressione, la presenza di eventuali fenomeni temporaleschi può essere solo

di origine termo convettiva e si manifesta tipicamente nelle ore centrali della giornata, quando il

contenuto di vapore nell’aria è in quantità sufficiente da raggiungere la saturazione. Nella fascia

costiera la temperatura inferiore del mare nelle ore centrali della giornata tende a stabilizzare le

masse d’aria e ad impedire lo sviluppo di celle temporalesche. Al contrario nella fascia più

continentale particolarmente umida per l’abbondanza d’acqua e di vegetazione, le masse d’aria

7
vengono sia abbondantemente umidificate dal basso, sia sufficientemente riscaldate dal suolo per

dar luogo a precipitazioni termo convettive.

1.1.2 Litorale

La particolarità di questa area è determinata dalla vicinanza al mare la cui influenza e i cui

venti umidi e brezze penetrano per alcuni chilometri all’interno del territorio. L’azione mitigatrice

delle acque è comunque limitata. Le temperature invernali pur mitigate risultano comunque basse in

particolare per le incursioni della bora che è vento freddo e asciutto proveniente da nord-est, mentre

le temperature estive sono mitigate limitatamente nella parte orientale molto vicina al mare.

Nel litorale adriatico l’alternanza delle brezze è tipica del periodo caldo in situazioni

prevalentemente anticicloniche, quando l’assenza di correnti della circolazione generale attiva le

circolazioni locali dovute alle discontinuità termiche fra mare e terra. Durante il giorno si sviluppa

la brezza di mare che raggiunge la massima intensità nelle ore pomeridiane e soffia generalmente da

sud-est. La brezza notturna che generalmente soffia da nord-est non è perpendicolare alla costa

come normalmente accade, ma è ad essa parallela poiché l’interazione avviene a scala più ampia fra

la catena alpina e il mare adriatico.

1.1.3 Pianura

La pianura presenta caratteristiche continentali con inverni rigidi ed estati calde. Il dato più

caratteristico è l’elevata umidità che rende afosa l’estate specialmente nei terreni irrigui e dà origine

a nebbie frequenti d’inverno. Le piogge sono distribuite abbastanza uniformemente durante l’anno

ad eccezione dell’inverno che risulta la stagione più secca. Nelle stagioni intermedie prevalgono le

perturbazioni atlantiche mentre in estate si sviluppano di frequente temporali che spesso sono a

carattere grandinigeno.

1.1.4 Alpi

Il clima dell’area alpina è di tipo continentale con forti escursioni diurne e piogge

abbondanti. E’ condizionato dall’altitudine e dall’esposizione. La temperatura non varia solo in base

all’altitudine ma anche in relazione alla possibilità che si realizzi l’inversione termica. L’aria più

8
fredda si raccoglie negli strati più bassi dell’atmosfera specialmente durante l’inverno. L’aria più

rarefatta e trasparente d’estate fa aumentare l’insolazione causando maggiore nuvolosità rispetto

alla pianura per lo sviluppo di cumuli di origine termo convettiva che spesso determinano dei

rovesci.

9
1.2 Fattori meteorologici

1.2.1 Precipitazione

Il Veneto si trova all’interno dei paesi del Mediterraneo; dal litorale adriatico fino alle

vicinanze delle prealpi, compresa anche l’area collinare vicentina, padovana e veronese, il clima

presenta un regime pluviometrico con eventi di pioggia ben distribuiti e quantitativi compresi tra

circa 700 mm, riscontrabili nella parte più meridionale della Regione Veneto (provincia di Rovigo),

e 1200 mm misurati nella pianura settentrionale con assenza o quasi di una stagione secca. In

montagna nella fascia prealpina i quantitativi medi superano i 2200 mm nella zona del Pasubio, Fig.

1.1. a. L’andamento delle piogge medie si può ritenere crescente da sud a nord almeno fino al

primo ostacolo orografico costituito dalla fascia prealpina. Alla relativa uniformità della pianura si

contrappone una notevole variabilità nella fascia pedemontana e montana. A causa dell’azione

attribuibile ai rilievi prealpini, la zona mediamente più piovosa risulta compresa nella fascia che va

dai monti Lessini dai massicci del Carega e dal Pasubio passando attraverso le pendici meridionali

dell’altopiano di Asiago e monte Grappa per giungere alla fine tra il Cansiglio e l’Alpago ai confini

tra le province Treviso e Belluno. Proseguendo in direzione nord/nord-ovest verso le Dolomiti

settentrionali si assiste ad una graduale e generale diminuzione dell’ammontare annuo di

precipitazione. Per quanto riguarda la precipitazione media stagionale il regime pluviometrico

dipende da due principali fattori: il primo è relativo alla penetrazione delle perturbazioni atlantiche
in primavera ed autunno, il secondo si riferisce ai temporali estivi di origine termo convettiva. Più

rare sono le piogge invernali associate ai venti sciroccali o all’incontro tra masse d’aria fredda

polare o artica e l’aria più calda e umida stagnante localmente sul mediterraneo. I temporali estivi

sono in prevalenza di tipo termo convettivo dovuti al cedimento dell’alta pressione e alle

infiltrazioni di aria più fresca provenienti dal nord atlantico. I quantitativi risultano scarsi nella

pianura meridionale ed oscillano tra 100 e 200 mm, mentre sono più abbondanti in montagna a

causa dell’effetto orografico dove si misurano circa 600 mm, Fig. 1.1. b.

10
2 2 0 0
1 8 0 0
1 4 0 0
1 2 0 0
1 0 0 0
9 0 0
8 0 0
7 0 0
6 0 0

Fig. 1. 1 .a: Quantitativi totali delle piogge annuali


media annuale periodo 1994-2010

5 6 0

4 0 0
3 5 0

3 0 0

2 5 0

2 0 0
1 5 0

1 2 0

Fig. 1. 1 .b: Quantitativi totali delle piogge estive


media annuale periodo 1994-2010

11
1.2.2 Temperatura

Le temperature medie annue sono di circa 13°C nelle aree pianeggianti e di quasi 14°C in

prossimità del mare, Fig. 1.4. Le minime annue sono comprese tra 7 e 9° , Fig. 1.2, e quelle

massime tra 17 e 20° C, Fig. 1.3. I valori più alti per le minime si registrano lungo il litorale, per le

massime nella pianura occidentale.

In estate le temperature minime oscillano circa tra 17 e 18° C, Fig. 1.5, e risultano più alte dalla

costa fino a qualche decina di chilometri nell’entroterra. Le massime che sono comprese tra 29 e

30° C, Fig. 1.6, sono più elevate nelle pianure veronese e vicentine nella bassa padovana e nel

polesine occidentale. Valori leggermente inferiori si osservano lungo il litorale e nelle zone in

prossimità delle coste che beneficiano della brezza di mare dove si misurano temperature inferiori a

28° C. Un altro settore più fresco è la fascia pedemontana a nord della pianura nella quale la

temperatura diminuisce abbastanza regolarmente con la quota.

9 .0

8 .0

7 .0

4 .0

2 .0

0 .0

- 2 .0

Fig. 1.2: Media annuale delle temperature minime


(periodo 1994-2010)

12
2 0

1 9

1 7

1 5

1 3

Fig. 1.3: Media annuale delle temperature massime


(periodo 1994-2010)

1 4 .5

1 3 .5

1 2 .5

1 0 .5

8 .5

4 .5

1 .5

Fig. 1.4: Media annuale delle temperature medie


(periodo 1994-2010)

13
1 8
1 7
1 6
1 5
1 2
1 1
9
7
5

Fig. 1.5: Media annuale delle temperature minime estive (giugno-agosto)


(periodo 1994-2010)

3 0
2 9
2 8
2 5
2 3

2 0
1 7
1 3

Fig.1.6: Media annuale delle temperature massime estive (giugno-agosto)


(periodo 1994-2010)

14
1.2.3 Umidità

L'umidità è la misura della quantità di vapore acqueo presente nell'atmosfera o in generale in

una massa d'aria. Per definire e misurare facilmente l’umidità, il parametro più importante è

l’umidità relativa che indica il rapporto percentuale tra la quantità di vapore contenuto da una massa

d'aria e la quantità massima (cioè a saturazione) che il volume d'aria può contenere nelle stesse

condizioni di temperatura e pressione.

Si sceglie come riferimento il valore minimo giornaliero di umidità, il quale si osserva nelle ore più

calde della giornata, in quanto il valore massimo di umidità assume sempre valori elevati.

L’umidità relativa minima dell’aria media annuale è compresa tra 42 e 60%; i valori più elevati di

questo parametro si misurano nella fascia costiera, Fig.1.7. Se si considera l’umidità relativa

minima dell’aria nel periodo estivo che va da giugno ad agosto, Fig. 1.8, si misurano i valori più

bassi di umidità nella pianura meridionale e in quella occidentale.

6 0

5 7

5 4

5 1

4 8

4 5

4 2

Fig. 1.7: Media annuale umidità relativa minima dell’aria


(periodo 1994-2010)

15
6 0

5 4

5 0

4 6

4 2

3 8

Fig. 1.8: Media estiva umidità relativa minima dell’aria (giugno-agosto)


(periodo 1994-2010)

1.2.4 Escursioni termiche

L'escursione termica è la differenza fra la temperatura massima e la temperatura minima in un

dato intervallo di tempo e in un determinato luogo. Questo parametro stima il livello di

continentalità del clima di un’area. Le più importanti escursioni termiche sono:

• L'escursione termica diurna, cioè la differenza fra la massima diurna e la minima notturna;

• L'escursione termica annua, rappresenta la differenza fra la temperatura media del mese più

caldo (in genere Luglio nell'emisfero boreale) e la temperatura media del mese più freddo

(di solito Gennaio nello stesso emisfero).

In Veneto, Fig. 1.9, l’escursione termica diurna risulta minima nelle vette alpine e nell’area costiera

ed oscilla tra 4 e 9°C mentre si misurano i valori più alti, tra 10 e 13°C, nelle vallate, negli altopiani

e in pianura in modo particolare in quella più interna dove prevale la calma di vento e la scarsa

umidità, che sono le condizioni ideali per ottenere un maggior riscaldamento dell'aria dovuto alla

radiazione solare ovvero maggior irraggiamento del calore durante la notte.

16
1 3
1 2

1 1
1 0

9
8
6
4

Fig. 1.9: Media annuale escursioni termiche diurne


(periodo 1992-2010)

17
1.3 Classificazione climatica
1.3.1 Temperatura

Mario Pinna nel suo testo di climatologia del 1978 propose una classificazione termica dei

climi italiani improntata allo schema generale della classificazione di Koeppen (Giuliacci, 1988),

che è probabilmente la classificazione climatica globale più nota. Nella classificazione di Pinna i

climi italiani sono riferiti ai tre tipi di Koeppen C (temperato), D (temperato-freddo) e E (freddo),

introducendo ulteriori suddivisioni volte a meglio inquadrare la varietà dei climi d’Italia in base ai

criteri riassunti nella tabella 1.10. In figura 1.10 si riporta la carta di climi di Mario Pinna (1978) per

il Veneto, utilizzando gli stessi cromatismi proposti dall’autore per la carta nazionale del 1978.

Fig. 1.10: Carta dei climi in Veneto di Mario Pinna .

18
Tipo di Temp. Media Media mese più Escursione termica Carattere
Clima
Koeppen annua freddo annua aggiuntivo
1-3 mesi con
Temperato sub- Fra 10 e 14.4
C Fra 0 e 3.9 °C > 19°C temp. media >
continentale °C
20°C
Media del mese
Temperato
C Fra 6 e 9.9 °C Fra 0 e –3°C Fra 18 e 20°C più caldo fra 15
fresco
e 19.9°C
Media del mese
Temperato
D Fra 3 e 5.9°C < -3°C Fra 16 e 19°C più caldo fra 10
freddo
e 14.9°C
Media del mese
Freddo E Minore di 3°C < -6°C Fra 15 e 18°C più caldo minore
di 10°C

Tab. 1.10: Classificazione di Mario Pinna dei climi italiani in funzione della temperatura

Dalla carta rappresentata in figura 1.10 emerge che il clima temperato sub-continentale è quello

maggiormente presente in Veneto. Tale clima si qualifica per temperature medie annue comprese

fra 10 e 14.4 °C, temperatura media del mese più freddo fra -1 e 3.9°C, tab. 1.1, temperatura media

superiore a 20°C per 1 - 3 mesi l’anno ed escursione termica annua (differenza fra temperatura
media del mese più freddo e di quello più caldo) di oltre 19°.

Il carattere sub-continentale si manifesta:

- in tutta la pianura veneta, ivi compresa la fascia costiera, in cui il carattere freddo del mare

Adriatico inibisce l’effetto sub-litoraneo che invece si manifesta in vicinanza di Trieste e nella

Marche, da Senigallia in giù (Pinna, 1978).

- nelle grandi vallate prealpine interne (es: valle del Piave da Feltre a Belluno).

La maggior parte dell’areale alpino e prealpino è caratterizzato da clima temperato fresco o clima

temperato freddo mentre il clima freddo è reperibile nelle aree alpine culminali.

In considerazione inoltre della sua peculiare posizione di transizione, come visto in precedenza,

influenzata sia dall’area continentale euro-asiatica che da quella mediterranea, il clima del Veneto

presenta alcune caratteristiche sia di mediterraneità che di continentalità.

19
1.3.2 Precipitazioni

Per quanto concerne la mediterraneità, i climi mediterranei si caratterizzano per la presenza

di inverni miti e piovosi e di estati caldo-aride. Pertanto la mediterraneità è valutata dai climatologi

analizzando le temperature e le precipitazioni.

In particolare Koeppen (Pinna 1978) classifica come mediterranee le aree in cui meno del 30% delle

precipitazioni totali annue cade nel semestre estivo. Nel caso del Veneto tale percentuale risulta

invece compresa fra il 48 ed il 61% con valori più elevati nell’areale alpino interno figura 1.11 e

pertanto il criterio di Koeppen non viene rispettato. La classificazione di Rivas Martinez dal canto

suo indica come mediterranee le aree in cui la precipitazione risulti inferiore al doppio della

temperatura media mensile (P<2T) per almeno due mesi l’anno. Anche quest’ultimo criterio appare

non rispettato in alcun areale del Veneto. In complesso si può dunque affermare il Veneto è certo

soggetto ad un certo influsso climatico del Mediterraneo che si traduce in caratteri di mitezza più

spiccati nelle aree costiere. Tuttavia non è in ogni caso possibile affermare di trovarsi di fronte ad

un vero e proprio clima mediterraneo.

20
.

Fig. 1.11: Carta della percentuale delle precipitazioni annue che cade nel semestre estivo

1.3.3 La continentalità

Questo aspetto è utilizzato per caratterizzare le aree interne dei continenti che da un lato

presentano scarsità di precipitazioni (essendo lontane dagli oceani che sono la fonte di umidità alla

base dei processi precipitativi) e dall’altro si caratterizzano per escursioni termiche annue

considerevoli, con mesi invernali molto freddi ed estati calde. Il fenomeno qui descritto vede il suo

apice al centro dell’Eurasia (area Siberiana) ove a temperature estive simili a quelle raggiunte in

pianura padana si contrappongono temperature invernali estremamente rigide, con punte di –30 /

-50 °C. L’opposto della continentalità è l’oceanicità, propria di regioni prospicenti gli oceani, il cui

clima si caratterizza per mitezza e piovosità abbondante. In Europa climi pienamente oceanici si

riscontrano ad esempio sulle coste atlantiche di Irlanda, Francia e Portogallo.

La continentalità viene espressa con l’indice di Gorczynski K G (Giuliacci 1988), che dipende sia

dall'escursione annua della temperatura (differenza fra la temperatura media del mese più caldo e

del mese più freddo, indicata con A) sia dall’ampiezza del ciclo annuale della radiazione solare,

21
che viene espresso tramite il seno della latitudine (ϕ). L’indice viene definito con la formula

seguente:

In termini generali valori di 100 si registrano in piena Siberia mentre valori prossimi a 0 si

registrano sulle coste degli oceani.

In Veneto i valori più elevati dell’indice si misurano in pianura, ove K G oscilla fra 26 e 31. Nella

montagna alpina, in virtù delle escursioni termiche annue più ridotte, si raggiungono valori molto

più ridotti e localmente inferiori a 10. Si tratta tuttavia di un effetto attribuibile più al topoclima che

all’influsso oceanico (che pure in qualche modo agisce poiché l’area alpina rispetto alla pianura

risulta maggiormente esposta agli effetti delle perturbazioni atlantiche che corrono a Nord delle

Alpi).

22
CAPITOLO 2 MATERALI E METODI

2.1 Considerazioni generali

2.1.1 Le fonti dei dati del Centro Meteorologico di Teolo (CMT)

Per fare della climatologia è fondamentale disporre di un’adeguata base di dati in grado di

rappresentare il territorio nella sua complessità spaziale e temporale.

Prima di esaminare i risultati del presente lavoro è importante quindi conoscere l’origine e le

caratteristiche dei dati utilizzati.

Ci si è avvalsi di una serie di dati termometrici del periodo 1992-2010 di ARPAV;

- di 35 stazioni termometriche sul territorio regionale;

- di osservazioni effettuate in modo automatico 96 volte al giorno con registrazione di

un dato di temperatura o di umidità relativa ogni 15 minuti;

- di dati informatizzati archiviati in banca dati dell’ARPAV.

2.1.2 La serie termometrica del periodo 1992-2010

Disponendo di molte stazioni di monitoraggio, collocate in siti conformi alle indicazioni

dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (W.M.O.), con sensoristica periodicamente controllata

e capace di acquisire dati ad elevata scansione temporale, questa rete meglio si presta a descrivere la
complessità del clima e della situazione meteorologica in Veneto.

I 19 anni di misure sono insufficienti ad effettuare serie di indagini statistiche sui cambiamenti del

clima e sui trend, ma si ritiene che la serie storica 92-10 possa essere importante per fotografare con

adeguato dettaglio il clima medio attuale della nostra regione ed evidenziarne le differenze spaziali.

2.1.3 La consistenza delle serie

Essendo importante la continuità temporale delle serie di dati e una distribuzione spaziale

omogenea delle stazioni si è deciso di considerare, per questo studio, le stazioni che rispondessero al

requisito di avere meno del 5% di dati giornalieri mancanti sull’intero periodo considerato (ovvero

meno di 347 dati mancanti su 6940 dati attesi) e una distanza tra le stazioni regolare.

23
Sono così state individuate 35 stazioni termometriche. L’elenco di tali stazioni suddivise per

provincia viene riportato nella tabella 2.1.

Nella figura 2.1 viene raffigurata la distribuzione spaziale di queste stazioni termometriche.

Poiché il Veneto ha una superficie di 18.391 km2, le 35 stazioni termometriche considerate

comportano una copertura spaziale media di 1 stazione ogni 525 km2.

Considerando il numero degli abitanti della regione (4.893.000 abitanti) si stima un rapporto medio

di 1 stazione termometrica ogni 139.800 abitanti.

Tab. 2.1: Elenco stazioni termometriche di ARPAV utilizzate per la serie 1992-2010

24

Fig. 2.1: Rete di stazioni agrometeorologiche ARPAV utilizzate per la serie 1992-2010

2.1.4 Il Centro Meteorologico di Teolo dell’Arpa Veneto

In questa tesi si considerano di 35 stazioni della rete di stazioni automatiche di ARPAV. Per

avere un confronto che tenga conto delle diverse aree climatiche della pianura veneta, si sono

analizzati i dati di temperatura massima e minima e di umidità di 35 stazioni, 29 localizzate tra

pianura e collina e 6 in montagna. Per quanto riguarda la provincia di Venezia, si sono analizzati i

dati di temperatura delle stazioni di Cavallino, Chioggia, Eraclea, Mira e Portogruaro. Per la

provincia di Padova, le stazioni di misura prese in considerazione sono Agna, Grantorto, Legnaro,

Montagnana e Teolo. Per la provincia di Rovigo si sono osservate le stazioni Adria, Castelnuovo

Bariano, Frassinelle Polesine, Pradon di Portotolle e Villadose. Per Treviso le stazioni osservate

sono Farra di Soligo, Gaiarine, Roncade, Volpago del Montello e Zero Branco. Per la provincia di

Vicenza le stazioni considerate sono Brendola, Lonigo, Lusiana, Malo e Rosà, per Verona le

25
stazioni di Castelnuovo del Garda, Grezzana, Marano di Valpolicella, Sorgà e Villafranca Veronese

e per Belluno le stazioni di Agordo, Auronzo di cadore, Belluno, Tambre, e Sospirolo.

2.2 Strumentazione

2.2.1 La misura della temperatura dell’aria a 1.5 m dal suolo

I dati giornalieri di temperatura massima e minima giornaliera erano derivati da rilevazioni

effettuate manualmente da un operatore alle ore 9 a.m. (solari o legali a seconda dell’orario in

vigore) mediante lettura di un termometro a massima e minima (uniti o separati, a volte denominati,

nei bollettini meteorologici, termometri “Six”), o più raramente di un termografo registratore e

mediante trascrizione del dato, generalmente arrotondato al °C intero, su un foglio di rilevazione.

Le letture eseguite ai termometri venivano assegnate al giorno stesso dell’osservazione.

Conseguentemente, a meno di situazioni meteorologiche particolari con improvvise avvezione di

aria fredda o calda, si può ritenere che la temperatura minima si sia verificata nel giorno di lettura

mentre la massima si sia verificata nel giorno precedente la lettura.

La temperatura media giornaliera del giorno i è data dalla relazione (Tmaxi+Tmini)/2.

L’escursione termica giornaliera è data dalla relazione (Tmaxi-Tmini) ed ha sempre segno positivo.

2.2.2 Gli strumenti di misura della temperatura dell’aria

Erano in uso, nelle stazioni denominate termometriche, dei termometri a massima e minima

detti anche termometri Six (dal nome dell’inventore, il fisico inglese James Six 1731-1793). Sono

costituiti da un tubo capillare di vetro sagomato ad U con un bulbo alla sommità di ciascuna delle

due estremità. Il bulbo alla sommità della scala del minimo, generalmente più grande, contiene

alcool mentre l’altro generalmente è sotto vuoto (o contiene vapori di alcool a bassa pressione).

Nella parte centrale del capillare è invece presente una colonnina di mercurio che è spinta lungo il

capillare a seconda della dilatazione o contrazione dell’alcool. Quindi l’alcool funge da liquido

termometrico mentre il mercurio indica la temperatura su ambedue le scale termometriche di

massima e di minima tracciate ai due lati del capillare. Due indicatori costituiti da aghi metallici con

un tubicino di vetro di colore blu poggiano sulle due estremità della colonnina di mercurio e

vengono sospinti verso l’alto; quello di massima dalla dilatazione dell’alcool l’altro di minima

26
dalla sua contrazione segnando stabilmente nell’arco di una giornata i valori estremi di

temperatura riscontrati.

Al momento della lettura dei valori l’operatore riporta con l’utilizzo di una calamita i due indicatori

a contatto del mercurio.

I termometri recuperati a seguito dello smantellamento delle stazioni erano dotati di scala da + 50

°C a -35 °C (range di misura) con errore di quantizzazione di 1 °C.

La qualità degli strumenti sembra essere peggiorata nel tempo con utilizzo, nelle ultime fasi, anche

di strumenti non professionali.

Nelle stazioni termografiche erano fino agli anni 30 presenti dei termografi a tubo di Bourdon della

ditta parigina Richard, successivamente sostituiti da termografi SIAP (Società Italiana Apparecchi

di Precisione) di Bologna, Figura 2.2.

Il meccanismo di funzionamento di questi strumenti è basato sulla deformazione che una lamina

bimetallica subisce al variare della temperatura dell’aria per effetto della diversa dilatazione dei due

metalli che costituiscono la lamina (in genere si accoppiano materiali a basso coefficiente di

dilatazione termica con materiali ad elevato coefficiente di dilatazione).

Il movimento della lamina bimetallica è amplificato da un sistema di leve con viti di regolazione e

trasferito sul piano verticale da un braccetto dotato di pennino a inchiostro in grado di scrivere su un

rotolo di carta diagrammale settimanale applicato ad un cilindro che viene fatto ruotare da un

meccanismo ad orologeria con carica a molla.

27
Fig. 2.2: Termografo SIAP

Fig. 2.3: Capannina termometrica

28
2.2.3 La stazione termometrica

La stazione termometrica nella figura 2.3 era costituita da una capannina il legno di larice o

di castagno verniciato in colore bianco. Le capannine recentemente in esercizio avevano base di

40x50 cm probabilmente costituita da un doppio pavimento ligneo, montanti anteriori di 55 cm di

altezza e montanti posteriori di 50 cm di altezza.

La ventilazione naturale della capannina era garantita da persiane fisse con 8 alettature su 3 lati,

ridotte a 6 sullo sportello anteriore.

Un ulteriore ampia fessura era ricavata anche tra le pareti della capannina ed il pannello ligneo

continuo ad unico spiovente superiore. Sopra questo, sollevato da due distanziatori lignei dello

spessore di 5 cm, era collocato il tetto costituito da una lastra ondulata di eternit.

Tale cassetta era sollevata da terra mediante 4 gambe lignee pure di colore bianco. La base della

capannina era a circa 1,25 m dal piano di calpestio, presumibilmente gli strumenti termometrici

operavano a circa 1,50 metri dal suolo.

Varie foto ed illustrazioni storiche mostrano in esercizio capannine termometriche o termo

igrometriche di maggiori dimensioni con tetto a 2 spioventi e con doppia parete a persiana.

Le stazioni termometriche erano installate su terreno naturale possibilmente erboso; dovendo essere

effettuata una lettura quotidiana degli strumenti tali stazioni erano collocate generalmente in un

cortile o in un’aia molto vicine all’abitazione dell’osservatore.

2.3 Strumentazione del monitoraggio

2.3.1 La misura della temperatura dell’aria a 2 m dal suolo di ARPAV

I dati giornalieri di temperatura massima minima e media sono derivati da misure effettuate

da stazioni meteorologiche automatiche ogni 15 minuti (dato istantaneo di temperatura rilevato al

15 minuto di ciascun intervallo d’acquisizione).

I 4 dati rilevati ogni ora sono usati per calcolare i valori di temperatura minima, media e massima

oraria; tali dati sono considerati validi solo se è presente il 75% dei dati (3 dati su 4). I 96 dati

rilevati nelle 24 ore sono utilizzati per calcolare i valori di temperatura minima, media e massima

giornaliera; tali dati sono considerati validi solo se è presente il 75% di questi (72 dati su 96).

Si sottolinea in particolare che:

29
• la temperatura media giornaliera è la media delle 96 misure effettuate nelle 24 ore e non la semplice

semisomma degli estremi giornalieri (t.minima + t. massima)/2

• l’orario e la data attribuiti ai dati sono sempre riferiti all’ora solare.


Nella tabella 2.2 si descrivono i criteri funzionali adottati da ARPAV per le proprie stazioni.

TEMPERATURA ARIA

- Intervallo di acquisizione 15 minuti


- Il sensore esegue un campionamento ogni due secondi.
- Allo scadere di ogni minuto la stazione acquisisce nel proprio archivio l’ultimo valore istantaneo del minuto
precedente registrato dallo strumento.
- I valori estremi della giornata rappresentano il minimo ed il massimo fra tutti i valori istantanei di fine
minuto.
- Ogni 15 minuti la stazione memorizza in archivio l’ultimo valore istantaneo del minuto precedente (esempio:
alle ore 12.15 la stazione memorizza in archivio il dato delle ore 12.14.58).
- L’orario dei dati è sempre quello solare.
MISURE SPECIALI
- Temperatura Massima giornaliera Ore e minuti in cui si è verificata Temperatura Minima giornaliera
- Ore e minuti in cui si è verificata
- Calcolate sui dati rilevati ogni minuto.
CRITERI DI INSTALLAZIONE
Il sensore è collocato a 2 m dal piano di calpestio.
Possibilmente su terreno naturale con erba mantenuta rasata.
In alcuni casi e presente un secondo sensore installato a 0,5 m dal piano di calpestio
Tab. 2.2: Criteri funzionali adottati da A.R.P.A.V – Centro Meteorologico di Teolo, per la
misura della temperatura

2.3.2 Costituzione dello strumento

Lo strumento è costituito da:

• un trasduttore di temperatura;

• un corpo di supporto del trasduttore;

• una capannina in policarbonato.

Il trasduttore è montato sull’estremità superiore del corpo di supporto che è assemblato in modo da

minimizzare la conduzione di calore dalla base d’appoggio verso l’elemento sensibile.

30
La capannina è sostanzialmente costituita da una pila di schermature a tronco di cono centralmente

forate che per numero e disposizione possono agire da schermo per la radiazione lungo il supporto

del trasduttore. All’estremità superiore sono invece collocati tre dischi pieni, per impedire la

bagnatura della parte sensibile del sensore, cosa che potrebbe indurre un’anomala alterazione dei

valori misurati.

La base inferiore della capannina è costituita da un disco che presenta un apposito supporto (due

semianelle flessibili) che fa da sede al corpo sensore e che, tramite vite di fissaggio, blocca il corpo

alla schermatura.

Il fissaggio del gruppo capannina/sensore al braccio di supporto al palo è ottenuto sullo stesso corpo

del sensore. La capannina è realizzata in policarbonato, materiale che possiede un’elevata resistenza

ai raggi ultravioletti ed agli agenti atmosferici: questo materiale non polimerizza anche se esposto

agli agenti atmosferici, mantenendo pressoché inalterate nel tempo le proprie caratteristiche.

All’estremità inferiore del corpo è fissato il connettore di collegamento al cavo segnale, del tipo ad

innesto rapido con attacco di sicurezza antistrappo. L’installazione del sensore: esso viene di solito

montato su un palo dove possono essere installati altri sensori meteorologici, all’altezza a cui si

desidera avere la misura.

Per questo tipo di installazione è disponibile il sistema braccio di supporto-anella (ANL100), adatto

per il fissaggio a pali che presentano diametro esterno di 50 o 60mm.

2.3.3 Principio di funzionamento del sensore di temperatura

L’elemento sensibile che trasforma il valore della variabile temperatura in una grandezza

elettrica è una resistenza a semiconduttore (termistore) che fa parte di un circuito di resistenze di

precisione. Utilizzando opportuni valori di queste resistenze è possibile spostare il punto di lavoro

del trasduttore in una zona ben precisa della curva resistenza - temperatura, dove la risposta è

lineare.

Il sensore è montato all’interno di una capannina in policarbonato a ventilazione naturale che

consente di proteggere l’elemento sensibile dalle radiazioni dirette ed indirette, dagli agenti

atmosferici, quali pioggia, grandine, ecc., ed in generale da tutte le contaminazioni dovute a

presenza di polveri o sporco.

31
Il materiale che costituisce la capannina, e la sua geometria, sono tali da non influenzare il tempo di

risposta del sensore, fattore questo ovviamente legato al raggiungimento dell’equilibrio termico.

Le caratteristiche tecniche dei sensori usati attualmente per il monitoraggio della temperatura sono

riassunte nella tabella 2.3 e figura 2.4.

Tipo sensore Termistore lineare di precisione

Principio di funzionamento Variazione di resistenza

Campo di misura standard (1) (- 30) ÷ (+ 50) °C

Sensibilità < 0,1 °C

Non- linearità entro 0,1 °C

Precisione ± 0,15 °C
Intercambiabilità entro la precisione complessiva
Costanza nel tempo migliore di 0,1 °C per anno
Uscita elettrica Variazione di resistenza su 2 fili
Installazione su apposito supporto a braccio
Ritaratura (2) Non necessita di ritarature periodiche

Dimensioni (gruppo completo) Altezza 275 mm - Diametro 170 mm

Peso 0,6 Kg

Tab. 2.3: Modello TAM 080 Caratteristiche tecniche sensore di temperatura dell’aria

(1) disponibili anche altri range

(2) la calibrazione va invece effettuata periodicamente (es. ogni 12 mesi) sull’interfaccia


intelligente eventualmente associata

32
Misure termometriche

Termistore lineare di precisione

I TERMISTORI sono dei semiconduttori.


Thermistor deriva da thermally sensitive resistor in quanto la resistenza elettrica
varia con la temperatura; tale relazione NON E’ LINEARE
Vengono Linearizzati utilizzando insieme più termistori colegati tra loro ed
associati a delle resistenze di valore stabilito.

Fig. 2.4: Rappresentazione di termistori collegati per la misurazione della temperatura

Fig. 2.5: Stazione agrometeorologica con gruppo di sensori a 2 e 0.5 m dal suolo
di velocità e direzione del vento, radiazione solare e temperatura

33
2.3.4 Gli strumenti di misura attuali della temperatura dell’aria

I sensori termometrici in dotazione alle stazioni meteorologiche automatiche sono termistori

linea rizzati figura 2.4 ovvero resistenze a semiconduttore costituite da materiali ad elevato

coefficiente termico positivo (PTC) o negativo (NTC), per i quali il valore della resistenza varia

sensibilmente al variare della temperatura. Le caratteristiche fornite dalla ditta assemblatrice (MTX

Italia S.r.l.) sono indicate nella tabella seguente 2.4.

Tipo di sensore Termistore lineare di precisione


Principio di funzionamento Variazione di resistenza
Range di misura standard (- 30) ÷ (+ 50) °C oppure (- 50) ÷ (+ 50) °C per stazioni in alta quota
Errore di quantizzazione 0,1 °C
Non- linearità entro 0,1 °C
Costante di tempo < 15 secondi (63 % della variazione)
Precisione ± 0,15 °C

Uscita elettrica Variazione di resistenza su 2 fili


Dimensioni gruppo completo Altezza 275 mm - Diametro 170 mm
Peso 0,6 Kg

Tab. 2.4: Caratteristiche fornite dalla ditta assemblatrice (MTX Italia S.r.l.)

L’incertezza della misura dei valori di temperatura, stimata sull’intera catena metrologica, è di ±
0,52 °C.

2.3.5 La stazione meteorologica

Il sensore temperatura aria è installato a 2 m dal suolo, su terreno naturale costituito

ove possibile da cotica erbosa periodicamente tagliata, e si trova all’interno di uno schermo

antiradiante in policarbonato dotato di 12 alettature che consentono la ventilazione naturale del

sensore.

Lo schermo è:

• di colore bianco

• di 115 mm di diametro e 160 mm di altezza

• del peso di 500 g

34
• con spessore anelli 2 mm

Tale schermo serve ad impedire l’esposizione diretta dello strumento alla radiazione solare ed alla

precipitazione in modo tale che venga misurata la temperatura dell’aria e non la temperatura dello

strumento riscaldato dalla radiazione solare.

2.3.6 Caratteristiche capannina

I sensori di temperatura aria e di umidità relativa aria sono montati all’interno di una

capannina in policarbonato a ventilazione naturale che consente di proteggere l’elemento sensibile

dalle radiazioni dirette ed indirette, dagli agenti atmosferici, quali pioggia, grandine, ecc., ed in

generale da tutte le contaminazioni dovute a presenza di polveri o sporco.

Il materiale che costituisce la capannina, e la sua geometria, sono tali da non influenzare il tempo di

risposta del sensore, fattore questo ovviamente legato al raggiungimento dell’equilibrio termico.

La capannina è sostanzialmente costituita da una pila di schermature a tronco di cono centralmente

forate che per numero e disposizione possono agire da schermo per la radiazione lungo il supporto

del trasduttore. All’estremità superiore sono invece collocati tre dischi pieni, per impedire la

bagnatura della parte sensiile del sensore, cosa che potrebbe indurre un’anomala alterazione dei

valori misurati. La base inferiore della capannina è costituita da un disco che presenta un apposito

supporto (due semianelle flessibili) che fa da sede al corpo sensore e che, tramite vite di fissaggio,

blocca il corpo alla schermatura. Il fissaggio del gruppo capannina/sensore al braccio di supporto al

palo è ottenuto sullo stesso corpo del sensore. La capannina è realizzata in policarbonato, materiale

che possiede un’elevata resistenza ai raggi ultravioletti ed agli agenti atmosferici: questo materiale

non polimerizza anche se esposto agli agenti atmosferici, mantenendo pressoché inalterate nel

tempo le proprie caratteristiche.

Le caratteristiche principali della capannina meteorologica sono sintetizzate nella tabella 2.5 ed

evidenziati nelle figure 2.6, 2.7.a e 2.7 b.

Si ricorda che prima dell’anno 2002 i sensori di temperatura erano alloggiati all’interno di uno

schermo antiradiante in alluminio di colore bianco a 5 alettature.

35
SCHERMO ANTIRADIANTE
A VENTILAZIONE NATURALE
diametro 115 mm

3 dischi interi

10

160 mm
mm

9 dischi forati

29 mm

supporto
sensore

aste metalliche rivestite in policarbonato (n. 3 a 120°)

Fig. 2.6: Struttura della copertura del sensore sella temperatura

Peso 500 g

Colore Bianco

Materiale Policarbonato

Spessore dischi 2 mm

Diametro esterno 115 mm

Diametro foro interno 29 mm


Altezza schermo 160 mm
Numero dischi 12 (3 superiori interi e 9 inferiori forati)

Tab.2.5: Caratteristiche tecniche della capannina

Fig. 2.7 a: Struttura schermo antiradiante

36
SCHERMO ANTIRADIANTE
A VENTILAZIONE NATURALE
CON SENSORE

Trasduttore

Corpo di supporto

Cavo segnale

37
Particolare cura è stata posta nella scelta dei siti delle stazioni meteorologiche ricercando la

rispondenza alle indicazioni riportate dal W.M.O. n. 8 “Guide to meteorological instruments and

methods of observation” anche se con il trascorrere degli anni risulta difficile mantenere invariate le

condizioni del sito.

In particolare le stazioni di misura devono essere collocate in luoghi aperti, su terreno pianeggiante,

lontano da edifici, alberature od ostacoli in grado di interferire con le misurazioni, in siti

rappresentativi del territorio circostante, evitando installazioni su tetti o terrazzi di edifici.

2.4 Il trattamento dei dati

2.4.1 L’acquisizione il controllo e l’archiviazione dei dati

I processi di acquisizione-trattamento dei dati e di manutenzione-taratura sensori sono

organizzati da diversi anni con sistema di gestione certificato UNI EN ISO 9001-2000. In

particolare i termometri sono tarati una volta l’anno (o a seguito di ogni sostituzione), su 5 valori di

temperatura, mediante confronto con strumento di precisione certificato S.I.T.. Il processo di

validazione dati viene svolto ogni giorno lavorativo da un gruppo di tecnici che si avvalgono di

procedure automatiche di segnalazione dei dati aberranti o sospetti che operano sulla base dei

seguenti principi generali riassunti nella tabella 2.6. I sensori delle stazioni sono costituiti da

apparati elettronici o elettromeccanici e sono programmati per acquisire i dati secondo le

indicazioni della World Meteorological Organization. Questi dati risultano così standardizzati e

possono essere utilizzati per costruire delle serie storiche da utilizzare per confrontare i dati negli

anni anche di stazioni lontane. Per il funzionamento della stazione sono necessari, inoltre, un

apparato di alimentazione e un apparato di trasmissione. Il primo è costituito da accumulatori e

alimentatore-trasformatore il secondo è costituito da un modem e da una radio ricetrasmittente

UHF. Sono state eseguite procedure standard per il controllo e la verifica dei dati acquisiti, nonchè

per l’archiviazione definitiva dei dati stessi. L’acquisizione, la pre-elaborazione e la

memorizzazione dei dati provenienti da ogni sensore avvengono ogni due secondi tramite un

apparato elettronico e, a seconda del tipo di parametro misurato, vengono eseguite delle operazioni

di calcolo del dato (la media del parametro nel tempo, la somma, il dato istantaneo, ecc.). Allo

scadere di ogni minuto la stazione acquisisce l’ultimo valore istantaneo del minuto precedente

38
registrato dall’interfaccia. I valori estremi della giornata rappresentano il minimo e il massimo fra

tutti i valori istantanei di fine minuto. Ogni 15 minuti la stazione memorizza in archivio l’ultimo

valore istantaneo del minuto precedente

I dati rilevati vanno a costituire l’archivio che viene memorizzato per alcuni giorni dalla stazione

meteorologica e successivamente questi dati vengono trasmessi alla centrale di acquisizione via

radio automaticamente a scadenze prefissate o a seguito di specifiche interrogazioni di scarico. In

seguito, iniziano le fasi di controllo e di correzione dei dati acquisiti mediante procedure interne,

automatiche o manuali con la messa in evidenza di eventuali difformità dei dati e/o anomalie di

funzionamento. Successivamente, gli operatori ARPAV procedono ad un’ulteriore controllo dei dati

avvalendosi di varie tipologie di grafici sugli andamenti dei principali parametri meteorologici al

fine di procedere alla invalidazione o alla conferma del dato o ancora all’eventuale sua

ricostruzione.

I dati pervenuti devono rientrare nel range di misura dello strumento


e devono rispondere ai requisiti formali (struttura dati, congruità
Range e formato dei dati
data, presenza codici identificativi appropriati) che ne consentano
l’univoco riconoscimento
Per ciascun mese dell’anno vengono definiti dei valori di soglia
(calcolando, sulla base dei dati pregressi, il 10° e il 90° percentile).
Consistenza assoluta dei dati
Le misure non rientranti in tale range vengono segnalate come
sospette
I dati di variabili diverse rilavate dalla stazione devono presentare
andamenti correlati (es. incremento di temperatura spesso è
Consistenza relativa dei dati
correlato a decremento di U.R.% o sensori collocati ad altezze dal
suolo diverse devono avere andamenti congruenti). Andamenti
anomali vengono segnalati come sospetti
Vengono confrontati tra loro i dati di una sequenza analizzando e
segnalando:
persistenza dati: il dato rimane sempre uguale a se stesso per più di
n. rilevazioni;
Consistenza temporale dei dati
confronto temporale: vengono confrontate tra loro brevi serie di dati

39
e segnalate le variazioni superiori ad un valore prefissato;
ciclicità giornaliera: vengono analizzate serie di dati giornalieri e
segnalate le variazioni superiori ad un valore prefissato di
escursione o l’anomalie negli andamenti giornalieri
Vengono confrontati tra loro misure della stessa variabile effettuate
Consistenza spaziale dei dati
da stazioni vicine segnalando come sospette le situazioni
caratterizzata da rilevanti differenze.

Tab. 2.6: Le varie fasi per il controllo dei dati

Ciascuna segnalazione di dati sospetti avvia un processo manuale di controllo dati. Solo il

superamento dei valori di Range strumentale o il non riconoscimento della struttura formale dei dati

comporta l’invalidazione automatica degli stessi.

40
Fig. 2.8.a: Esempio di Stazione Agrometeorologica
Settimanalmente si effettua un controllo dei dati
avvalendosi di varie tipologie di grafici; tale
analisi consente di valutare gli andamenti delle
variabili meteorologiche su base plurigiornaliera al
fine di evidenziare eventuali derive strumentali. Il
riscontro di anomalie di funzionamento comporta
l’annullamento di tali dati e l’attivazione di
processi di controllo manutentivo della relativa
stazione meteorologica. Le misure trasmesse via
radio dalle stazioni meteorologiche vengono
archiviate, sia prima che dopo il processo di
validazione, in una banca dati relazionale operante
con sistema Oracle denominata SIRAV (Sistema
Informativo Regionale Ambientale del Veneto)
accessibile tramite rete intranet ARPAV a tutte le
strutture operative dell’Agenzia.
Fig. 2.8.b: Particolari di una stazione Agrometeorologica

41
2.4.2 Evoluzione strutturale e funzionale della rete di monitoraggio regionale

La rete di stazioni meteorologiche automatiche in teletrasmissione nasceva, per volontà

della Regione Veneto, alla metà degli anni 80, finalizzata al monitoraggio degli afflussi e deflussi

nel Bacino del Cordevole (BL) e poi più in generale del Piave e quindi dell’intera Provincia di

Belluno, in quanto area idrogeologicamente più delicata della regione.

L’importanza delle attività del settore primario nell’economia regionale e la percezione del loro

impatto sull’ambiente spingevano gli organi Regionali, all’inizio degli anni 90, a favorire la

creazione di una specifica struttura denominata Dipartimento Regionale per l’Agrometeorologia, che

avvalendosi di fondi nazionali e comunitari procedeva, all’estensione dell’azione di monitoraggio e

supporto agrometeorologico all’intero territorio regionale.

In tale contesto soprattutto tra il 1991 ed 1993 si procedeva all’installazione di una rete di stazioni

agrometeorologiche in grado garantire il monitoraggio dell’intero territorio Regionale con discreto

dettaglio spaziale.

Alla fine degli anni 90 i Servizi Meteorologici regionali venivano trasferiti dalla Regione alla neo-

costituita ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale) mantenendo

inalterate le primitive funzioni ma acquisendo anche una nuova sensibilità per le problematiche

dell’inquinamento e igiene ambientale soprattutto per quanto attiene le relazioni tra stato del tempo

atmosferico e la qualità dell’aria e delle acque.

Negli ultimi anni:

- si concretizza un processo, avviato dalla Legge 15 Marzo 1997, n. 59, di decentramento di

competenze dallo Stato alle Regioni che interessa i campi della meteorologia, climatologia,

idrografia ed idrologia e che vede il trasferimento alla Regione ed in particolare all’ARPAV, di

personale, strumentazioni e competenze dell’Ufficio Idrografico di Venezia (ente prima del

Magistrato alla Acque di Venezia poi del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale)

- a seguito della Direttiva P.C.M. del 27 febbraio 2004 viene istituito il Centro Funzionale

Decentrato che è la struttura regionale deputata alla gestione delle allerte nel territorio regionale di

concerto con il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, la Regione e le Province, tale struttura

vede un pesante coinvolgimento dell’ARPAV.

42
- L’ARPAV, in un processo di razionalizzazione, istituisce al proprio interno il Dipartimento

Regionale per la Sicurezza del Territorio, ente che, accorpando vari uffici in un sistema integrato,

deve garantire l’azione di monitoraggio e previsione in ambito meteorologico, idrologico ed

idraulico, nivologico, agrometeorologico e climatologico.

I passaggi sopra delineati hanno comportato effetti strutturali rilevanti sulla rete di stazioni di

monitoraggio che ha subito un incremento nel numero di punti di monitoraggio (nel tentativo di

garantire la copertura integrale del territorio regionale), nel numero di variabili ambientali

monitorate (aggiungendo, ai classici sensori meteorologici, sensori agrometeorologici, idrometrici,

piezometrici, nivometrici), nei ritmi di acquisizione ed elaborazione dati (passando da una gestione

dati in tempo differito ad una gestione dati progressivamente sempre più in tempo reale)

Anche grazie alle possibilità offerte da internet in tale processo evolutivo si è sempre più

estrinsecato il concetto di funzionalità multiuso dei sistemi di monitoraggio.

Da ultimo si fa rilevare che la rete di monitoraggio agro-idro-nivometeorologico della regione

Veneto non costituisce un apparto a sé ma è parte di un complesso sistema integrato di

monitoraggio, analisi e previsione che utilizza satelliti meteorologici, radar meteorologici, profilatori

vericali e radiometri, informazioni modellistiche di vario tipo per supportare adeguatamente i

processi decisionali di gestione del territorio anche in situazioni di emergenza.

2.4.3 L’incertezza della misura dei valori di temperatura

L’incertezza di misura viene definita dalla norma italiana sperimentale UNI CEI ENV 13005

(Luglio 2000) “Guida per il calcolo dell’incertezza di misura” come il valore, associato al risultato

di una misurazione, che caratterizza la dispersione dei valori ragionevolmente attribuibili al

misurando (ovvero alla variabile oggetto della misura).

Qualsiasi misura è pertanto definita da un numero, un incertezza, un’unità di misura.

Per la stima dell’incertezza della misura di temperatura dell’aria a 2 m dal suolo , sono stati

analizzati tutti i fattori che concorrono alla determinazione della misura al fine di valutare l’origine

di eventuali errori (fonti d’incertezza) in ogni fase del processo di acquisizione del dato procedendo

alla loro quantificazione.

1) Tolleranza ammessa in sede di taratura dei sensori ± 0.4 °C

43
La taratura dei sensori viene effettuata almeno 1 volta l’anno su 5 valori di temperatura raggiunti

mediante l’utilizzo di un bagno termostatico effettuando un confronto tra il valore misurato dallo

strumento oggetto di controllo ed il valore misurato da uno strumento campione certificato SIT

avente elevate caratteristiche di precisione.

Vengono utilizzati i seguenti punti di verifica +40 °C; +25 °C, +10 °C, -5 °C, -20°C

La tolleranza ammessa per ciascun punto di verifica è di ± 0.4 °C gli strumenti che anche in un solo

punto non rispettano tale tolleranza sono eliminati.

2) Tolleranza ammessa in sede di taratura delle interfacce sensore-stazione ± 0.2 °C

Per interfaccia si intende l’apparato elettronico e di collegamento che trasforma e trasferisce il

segnale analogico (resistenza) in digitale; l’interfaccia viene tarata almeno 1 volta all’anno

applicando tre resistenze di valore noto (100.00 KΩ, 42.00 KΩ, 19.101 KΩ) e verificando il

relativo valore di temperatura rilevato dalla stazione meteorologica (-24.0 °C, 0.0 °C, +28.0 °C)

La tolleranza ammessa per ciascun punto di verifica è di ± 0.2 °C

Le resistenze campione sono a loro volta tarate mediante l’impiego di un multimetro di precisione

certificato SIT.

3) Errore di quantizzazione (digit) 0.1 °C

Essendo i dati di temperatura archiviati con la risoluzione del decimo di °C si commette un errore di

arrotondamento dell’ordine di ± 0.05 °C

Non sono considerate, in quanto di effetto irrilevante, le tolleranze del termometro campione (±

0.01 °C) e del multimetro di precisione (±0.1Ω).

Le suddette componenti dell’incertezza possono, in base alla norma UNI CEI ENV 13005, essere

definite di categoria B (ovvero non derivano dall’analisi di una serie di osservazioni ripetute ma

sono ricavate da dati già esistenti).

L’incertezza ui (scarto tipo) di ciascuna fonte di categoria B viene calcolata con la seguente

relazione:

X max − X min
ui =
2* 3

Dove (Xmax - X min) è l’intervallo di tolleranza (es. (+0.4 - -0.4)= 0.8)

44
 ± 0,4 
u1 =   = 0,2309
 2* 3 

 ± 0,2 
u 2 =   = 0,1154
 2* 3 

 ± 0,05 
u 3 =   = 0,0288
2* 3 

Incertezza composta è data dalla relazione:


2 2 2
u C = u1 + u 2 + u 3 = 0,259

Incertezza estesa con grado di confidenza del 95%

U = 2 u c = 0.519

L’incertezza della misura dei valori di temperatura, stimata sull’intera catena metrologica, è di

± 0,52 °C.
L’analisi delle serie storiche deve essere fondata su metodi statistici rigorosi. Prima di fare questo,

però, è indispensabile procedere alla verifica di consistenza (correttezza) dei dati disponibili, in

mancanza della quale le serie dati non sono in grado di fornire informazioni utili per la ricostruzione

del clima o addirittura generano valutazioni inesatte. Le serie di dati meteorologici, infatti, possono

contenere disomogeneità ed errori dello stesso ordine di grandezza, o talora addirittura maggiori,

dei segnali a lungo termine che le analisi si propongono di evidenziare. Inoltre esse possono essere

incomplete (quando, ad esempio, mancano valori in modo casuale nel corso del tempo) o

discontinue (quando per periodi prolungati il dato è mancante). I dati vanno sottoposti a controlli

nel corso dei quali ad ogni dato controllato va associata una etichetta di validità del tipo: 0 = dato in

attesa di validazione; 1= dato validato; 2 = dato sospetto; 3 = dato errato. Ultimati i controlli di

consistenza potrebbe risultare necessario procedere alla ricostruzione dei dati errati (ed

eventualmente di quelli sospetti) in vista delle elaborazioni successive.

All’interno delle serie giornaliere pluriennali di dati di temperatura, possono essere presenti sparsi

casualmente piccoli intervalli di dati mancanti; infatti, nel corso degli anni di attività di una rete di

stazioni di misura, possono accadere dei malfunzionamenti sia agli strumenti (in questo caso,

termometri) sia ai loro sistemi di trasmissione. In tali circostanze possono trascorrere ore o giorni

prima che il personale tecnico completi un intervento di riparazione.

45
Il tempo in cui lo strumento non funziona si risolve in perdita di valori di temperatura registrati. La

ricostruzione dei dati mancanti o errati diviene quindi un passaggio necessario per le analisi

climatologiche basate su serie storiche. Per il presente lavoro i dati mancanti relativi a qualche

giorno sono stati sostituiti da quelli di altre stazioni vicine aventi caratteristiche climatiche simili.

46
2.5 Ondata di calore

2.5.1 Indice di Scharlau

Scharlau ha definito sperimentalmente, in assenza di vento, le temperature limite dell’aria, in

relazione all’umidità atmosferica, oltre le quali l’organismo di un uomo medio e sano accusa

disagio. Tali valori, tracciati su un diagramma cartesiano, definiscono una curva, detta di Scharlau.

I parametri meteorologici presi in considerazione sono quindi:

1) l’umidità relativa (in %);

2) la temperatura dell’aria (in gradi °C).

A quest’autore si deve la realizzazione di due tabelle specifiche, una valida per il disagio climatico

invernale e l’altra per il disagio climatico estivo.

Attraverso la combinazione dei due parametri meteorologici considerati, tali tabelle consentono di

determinare l’esistenza o meno di un disagio fisiologico.

Osservando la tabella seguente, tabella 2.7, si osserva che il disagio fisico da caldo inizia ad essere

significativo anche a 18/20° in condizioni di umidità relativa dell’aria di 90/80%.

Tab. 2.7: Valori limite di umidità e di temperatura oltre i quali inizia il disagio fisico

Questo autore ha definito sperimentalmente, in assenza di vento, le temperature limite dell’aria, in

relazione all’umidità atmosferica, oltre le quali l’organismo di un uomo medio e sano accusa

disagio. Tali valori, tracciati su un diagramma cartesiano, definiscono una curva, detta di Scharlau. I

parametri meteorologici presi in considerazione sono quindi:

1) 1) l’umidità relativa (%);

2) 2) la temperatura dell’aria (°C).

A quest’autore si deve la realizzazione di due tabelle specifiche, una valida per il disagio climatico

invernale e l’altra per il disagio climatico estivo.

47
Attraverso la combinazione dei due parametri meteorologici considerati, tali tabelle consentono di

determinare l’esistenza o meno di un disagio fisiologico.

2.5.2 Definizioni

Il termine ondata di calore (dall’ingleseheat-wave) indica un periodo prolungato di

condizioni meteorologiche estreme che si possono verificare durante il periodo estivo, caratterizzate

da temperature elevate, al di sopra dei valori usuali (medie pluriennali), ed in alcuni casi

accompagnate da alti tassi di umidità relativa, che possono durare giorni o settimane.

Tali caratteristiche devono essere definite in relazione alle condizioni climatiche di una specifica

area e quindi non è possibile definire una temperatura soglia, valida per tutte le latitudini.

Oltre ai valori di temperatura e di umidità relativa, le ondate di calore possono essere definite dalla

loro durata. E' stato infatti dimostrato che periodi prolungati di condizioni meteorologiche estreme

hanno un impatto sulla salute maggiore rispetto al caldo che dura qualche giorno. In diversi paesi,

quindi, si usano definizioni basate sull’identificazione di un livello soglia di temperatura e di durata.

Il D.M. del 26/05/2004 è stato emanato allo scopo di fornire strumenti alle Autorità Locali atti a

preparare Piani di Sorveglianza e di Intervento per prevenire e contrastare danni alla salute della

popolazione anziana causati da onde di calore.

Dalla bozza di linee guida del 1° luglio 2004, redatta per preparare i piani di sorveglianza a risposta

verso gli effetti sulla salute di ondate di calore anomalo e preparata da un gruppo di lavoro istituito

dal Ministro della Salute, emerge che l'Organizzazione Mondiale della Meteorologia - WMO,

World Meteorological Organization, non ha formulato una definizione standard di ondata di calore

e, in diversi paesi, la definizione si basa sul superamento di valori soglia di temperatura definiti

attraverso l'identificazione dei valori più alti osservati nella serie storica dei dati registrati in una

specifica area. Questi valori soglia di temperatura vengono individuati attraverso il 10% (90°

percentile) o il 5% (95° percentile) dei valori più alti osservati nella serie storica dei dati registrati in

una specifica area. La serie storica però deve contenere dati di almeno un trentennio. La bozza delle

linee guida precisa che esistono alcune definizioni di ondata di calore:

48
• Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, si tratta di «un riscaldamento importante

dell’aria per un periodo caratterizzato da temperature elevate o di un arrivo di anomale onde d’aria

calda».

• Secondo i meteorologi francesi, la definizione è quella di «un periodo di 5 giorni con temperature

massime superiori ai 30°C»

• Gli americani parlano di «almeno tre giorni consecutivi oltre i 32°C».

• In Inghilterra, si definisce ondata di calore un periodo nel quale c’è «un aumento di almeno 4°C

rispetto alla media trentennale in quel luogo e mese dell’anno».

• In Olanda, si tratta di «un periodo caratterizzato da una temperatura minima di almeno 25°C per

cinque giorni consecutivi e massima di 30°C per tre giorni consecutivi».

Il Ministero della Salute, Dipartimento della Prevenzione e Comunicazione, Direzione Generale

Prevenzione Sanitaria, dall’esame dell’estate 2003 nel nostro Paese si è osservato come l’onda di

calore patologica per la salute umana fosse “un periodo di almeno tre giorni con temperatura

massima dell’aria superiore a 30°C”.

Da uno studio condotto da un gruppo di lavoro dell’Accademia Georgofili team (Michele Conte et

al. 1994), che riguardava le ondate di calore, desunse che nel periodo 1950-1992 erano possibili 2

tipologie di onde di calore, una di breve durata (fino a 5 giorni) con temperature oltre la media

normale mensile tra i 7 e i 15°C, l’altra di più lunga durata (più di 10 giorni) con temperature oltre i

5°C dalla norma.

Queste definizioni hanno in comune come riferimento dei valori soglia, ma secondo la definizione

inglese o quella del gruppo di lavoro dell’Accademia Georgofili team le ondate di calore potrebbero

verificarsi anche durante il periodo invernale. Infatti l’alta pressione africana può espandersi verso

l’Europa meridionale e centrale anche durante la stagione fredda come si è verificato quest’anno e

in alcuni inverni passati, con lo zero termico che può raggiungere una quota pari o ben oltre i 3000

m slm. Gli effetti di questa irruzione di aria calda in genere si possono avvertire maggiormente in

montagna mentre in pianura sono più attenuati a causa della persistenza della nebbia e

dell’inversione termica.

49
2.5.3 Configurazioni sinottiche

Negli ultimi 19 anni si verificano in Veneto alcuni periodi caratterizzati dall’espansione

dell’anticiclone africano verso l’Europa. Questa configurazione si verifica allorquando in pieno

oceano Atlantico nell'emisfero boreale una saccatura di aria fredda scende verso le basse latitudini.

Questa area di bassa pressione, in risposta alla discesa fredda, alimenta nel suo bordo orientale la

risalita di aria calda, favorita anche dall’espansione di un’area di alta pressione dalle latitudini sub-

tropicali verso l’Europa. Le correnti tendono a disporsi da sud/sud-ovest favorendo un graduale e

costante aumento dei valori di temperatura sia minimi che massimi verso nord. Questa rapida

avvezione di aria calda diventa onda di calore per l’Europa. Le mappe della circolazione in quota e

nei bassi strati (rispettivamente a 5000m a 1500m) visualizzate nelle figure 2.9, 2.10, 2.11 e 2.12

descrivono le configurazioni favorevoli all’avvezione di aria calda dal continente africano verso

l’Italia settentrionale. Un ondata di calore per essere tale e durare alcuni giorni deve essere

accompagnata da un flusso di correnti meridionali provenienti dalle zone africane che inizialmente

partono asciutte ma che via via si umidificano quando scorrono sul mare Mediterraneo.

50
T° C

Fig. 2.9: CARTA SINOTTICA A CIRCA 1500 M S.L.M. DEL 19 GIUGNO 2002.
Valori termici registrati a circa 1500 m slm
Fonte: http://www.wetterzentrale.de/
Nella cartina sono rappresentate le isoterme (linee che uniscono i punti alla stessa temperatura) a valori di
pressione atmosferica di 850 millibar che corrisponde ad una quota di circa 1500 m slm. I numeri in
evidenza lungo le linee rappresentano la temperatura media giornaliera a quel valore di pressione
atmosferica (850 hPascal). Osservando la cartina si nota che la isoterma di 20°C arriva a sfiorare la
regione Veneto. A livello del suolo la temperatura media giornaliera corrispondente è di circa 30°C. Il
colore che va dal fucsia al rosso chiaro indica la dimensione della massa di aria calda che tende a salire
verso l’Europa.

51
Valori di quota
in dam

Fig. 2.10: CARTA SINOTTICA A CIRCA 5000 M S.L.M. DEL 19 GIUGNO 2002.
Valori di pressione atmosferica al livello suolo e a circa 5000 m slm
Fonte: http://www.wetterzentrale.de/

Nella cartina le linee colorate rappresentano il geopotenziale al livello di isopressione di 500 hPascal la
quota dal livello del mare che raggiunge il valore di pressione di 500 hp. Le linee bianche rappresentano le
isobare (linee che misurano gli stessi valori di pressione) misurate al livello del suolo. I numeri presenti
lungo le isobare indicano il valore di pressione al suolo. (H = alta pressione,T = campo di bassa pressione).
Osservando la cartina si nota che è presente in Italia un campo di alta pressione e che il valore di pressione
al suolo per il Veneto è vicino a 1020 millibar valore relativamente alto. In quota è presente un
promontorio di alta pressione di matrice africana che coinvolge l’area del mediterraneo fino all’Europa
centro-orientale.
Più elevata è la quota dal livello del mare che misura lo stesso geopotenziale, maggiore è il valore di
pressione ad una quota prefissata(condizioni di alta pressione).

52
T° C

Fig. 2.11: CARTA SINOTTICA A CIRCA 1500 M S.L.M. DEL 17 LUGLIO 2010.
Valori termici registrati a circa 1500m
Fonte: http://www.wetterzentrale.de/

Nella cartina sono rappresentate le isoterme (linee che uniscono i punti alla stessa temperatura) a valori di
pressione atmosferica di 850 millibar che corrisponde ad una quota di circa 1500 m slm. I numeri in
evidenza lungo le linee rappresentano la temperatura media giornaliera a quel valore di pressione
atmosferica (850 hPascal). Osservando la cartina si nota che la isoterma di 20°C arriva prende la regione
Veneto. A livello del suolo la temperatura media giornaliera corrispondente è di circa 30°C. Il colore che va
dal fucsia al rosso chiaro indica la dimensione della massa di aria calda che tende a salire verso l’Europa.

53
Valori di quota
in dam

Fig.2.12: CARTA SINOTTICA A CIRCA 5000 M S.L.M. DEL 17 LUGLIO 2010.


Valori di Pressione atmosferica al livello del suolo e a circa 5000 m slm
Fonte: http://www.wetterzentrale.de/

Nella cartina le linee colorate rappresentano il geopotenziale, il livello di isopressione di 500 hPascal
ovvero la quota dal livello del mare che raggiunge il valore di pressione di 500 hPascal. Le linee di confine
tra due colori diversi rappresentano la quota dal livello del mare in cui si misura lo stesso geopotenziale
(isoipse). Le linee bianche rappresentano le isobare (linee che misurano gli stessi valori di pressione)
misurate al livello del suolo. I numeri presenti lungo le isobare indicano il valore di pressione al suolo. (H =
alta pressione,T = campo di bassa pressione). Osservando la cartina si nota che è presente in Italia un
campo di alta pressione e che il valore di pressione al suolo per il Veneto è vicino a 1015 millibar valore
relativamente alto. In quota è presente un promontorio di alta pressione di matrice africana che coinvolge
l’area del mediterraneo fino all’Europa settentrionale. Si nota che appena ad ovest è presenta una
saccatura atlantica in avvicinamento. Siamo nelle fasi finali di un’ondata di caldo.
Più elevata è la quota dal livello del mare che misura lo stesso geopotenziale, maggiore è il valore di
pressione ad una quota prefissata(condizioni di alta pressione).

54
CAPITOLO 3 RISULTATI E DISCUSSIONE

Un parametro meteorologico che definisce l’importanza dell’ondata di calore, e di

conseguenza il livello di disagio che essa può provocare, è la quantità di umidità presente

nell’atmosfera. Considerando che l’umidità minima giornaliera è correlata all’escursione termica

giornaliera, il contenuto di vapore nell’aria può pertanto essere stimato considerando l’escursione

termica giornaliera. D’estate in condizioni di elevata umidità e di temperatura, in particolare quando

si presenta la configurazione sinottica caratteristica per la realizzazione delle ondate di calore, la

temperatura minima difficilmente scende al di sotto del valore di 18/20°C. Prendendo atto che

l’umidità notturna in condizioni di calma di vento è quasi sempre prossima alla saturazione (oltre

80/90%), nel caso in cui si registrino temperature minime oltre i 18/20° C il livello di disagio risulta

sempre significativo (Scharlau). In situazioni di temperature elevate e di alta umidità relativa

dell’aria le escursioni termiche si riducono, mantenendo quindi elevati i valori termici notturni.

La tabella 3.1 indica i valori dell'indice di correlazione di Pearson calcolato tra il valore delle

escursioni termiche giornaliere annue e il valore di umidità relativa giornaliera annua dell’aria.

L’indice di correlazione è calcolato per le stazioni venete considerate nella presente indagine. Dai

valori ottenuti si ricava che tra i due parametri esiste una correlazione significativa e inversa nella

maggior parte dei casi.

Fanno eccezione due stazioni di montagna, la stazione di Tambre e la stazione di Lusiana, nelle

quali questa correlazione non esiste a causa della particolare conformazione del territorio. Entrambe

le località a causa della particolare posizione nella quale sono situate (lungo una scarpata aperta)

risentono parzialmente del riscaldamento diurno o del raffreddamento notturno dell’effetto

provocato dal suolo (riscaldamento o raffreddamento per irraggiamento), ma avvertono

maggiormente l’effetto causato dalla circolazione della libera atmosfera (effetto versante figura

3.1.a e figura 3.1.b: Tambre e Lusiana); quindi l’andamento dell’aumento e della diminuzione della

temperatura giornaliera possono avere un andamento indipendente dalla variazione di umidità

giornaliera dell’aria.

55
Coefficiente
N. Stazioni Prov.
correlazione
1 Cavallino -0.90 VE
2 Chioggia -0.93 VE
3 Eraclea -0.90 VE
4 Mira -0.92 VE
5 Portogruaro -0.90 VE
6 Agna -0.97 PD
7 Grantorto -0.89 PD
8 Legnaro -0.92 PD
9 Montagnana -0.87 PD
1 PD
Teolo -0.90
0
1 -0.96 RO
Adria Bellombra
1
1 -0.96 RO
Castelnovo Bariano
2
1 -0.97 RO
Frassinelle Polesine
3
1 RO
PortoTolle -0.93
4
1 RO
Villadose -0.78
5
1 TV
Farra di Soligo -0.74
6
1 -0.87 TV
Gaiarine
7
1 -0.62 TV
Roncade
8
1 TV
Volpago del Montello -0.87
9
2 TV
Zero Branco -0.92
0
2
Brendola -0.90 VI
1
2 VI
Lonigo -0.93
2
2 VI
Lusitana -0.27
3
2 VI
Malo -0.80
4
2 VI
Rosà -0.89
5
2
Castenuovo del Garda -0.89 VR
6
2 VR
Grezzana -0.90
7

56
2 VR
Marano di Valpolicella -0.86
8
2 VR
Sorgà -0.86
9
3 VR
Villafranca veronese -0.85
0
3
Agordo -0.84 BL
1
3 BL
Auronzo -0.90
2
3 BL
Belluno -0.78
3
3 BL
Col Indes Tambre -0.22
4
3 BL
Sospirolo -0.73
5

Tab. 3.1: Correlazione tra umidità minima giornaliera ed escursione termica giornaliera
(dati medi 19 anni).

Fig. 3.1.a: Foto aerea di Tambre (Cansiglio) (Bl) Fig. 3.1.b: Foto aerea di Lusiana (VI)

Nel presente studio si definisce l’ondata di calore allorquando si verificano le seguenti condizioni:

temperature massime uguali o maggiori a 30° e temperature minime uguali o maggiori a 20°C, per

57
almeno tre giorni consecutivi. Queste condizi oni si realizzano quando avviene un’espansione verso

l’Europa di un campo di alta pressione di origine sub-tropicale. L’arrivo di quest’area anticiclonica

determina in tutta la pianura temperature massime ben oltre i 30°C e, a causa dell’aria molto umida,

le temperature minime si mantengono oltre i 18/20°C. Questi valori termici, associati a elevati

valori di umidità, provocano uno stato di disagio all’organismo per gran parte della giornata.

Tuttavia il caldo estivo in Veneto, in particolare durante le irruzioni di aria calda africana si

manifesta in modo diverso in relazione alle condizioni morfologiche locali, quali la presenza del

mare, di laghi, della collina ecc.

Le tabelle 3.1 e 3.2 evidenziano, per ogni stazione, dei valori medi: nella terza, quarta e quinta

colonna il numero medio annuo di giorni in cui si registrano valori uguali e superiori alle soglie

termiche indicate nella prima riga. Nella sesta colonna si indica il numero medio annuo di ondate di

calore calcolato considerando il periodo di riferimento 1992-2010. Questi dati sono rappresentati

graficamente nelle cartine dalla figura 3.2 alla figura 3.8.

N. N. giorni N. giorni N. giorni N. ondate


Nome stazione
stazione Tmin ≥ 18°C Tmax ≥ 30°C Tmin e Tmax ≥ 18° e 30°C calore
1 Cavallino (Treporti) 52.7 20.8 18.3 2.4
2 Chioggia (Sant'Anna) 41.9 24.3 18.3 2.4
3 Eraclea 27.2 35.3 19.6 2.6
4 Mira 26.7 36.6 18.9 2.7
5 Portogruaro Lison 24.8 40 19.7 2.5
6 Agna 25.1 52.6 20.6 2.4
7 Grantorto 27.2 51.2 21.8 2.8
8 Legnaro 31.2 36.2 20.9 2.8
9 Montagnana 27.4 52.9 23.2 2.7
10 Teolo 45.3 36.2 32.2 4.1
11 Adria Bellombra 24.9 45.8 19.7 2.6
12 Castelnuovo Bariano 25.2 58.5 21.2 2.6
13 Frassinelle Polesine 28.8 62 25.3 3
14 Pradon Porto Tolle 42.5 32.8 25.2 3.1
15 Villadose 24.7 55.8 20.7 2.8
16 Farra di Soligo 23.9 33.1 19.1 2.7
17 Gaiarine 24.2 47.7 19.5 2.6
18 Roncade 19.5 40.9 15.7 1.7
19 Volpago Montello 32.6 35.8 24.8 3
20 Zero Branco 25.2 45.6 21.2 2.7
21 Brendola 31.8 62.1 28 2.7
22 Lonigo 44.4 57.2 37.7 4.6

58
23 Lusiana 12.5 3.1 2.8 0.3
24 Malo 34.1 44.2 27.5 3.5
25 Rosa' 38.5 48.2 31.5 4.2
26 Castelnuovo G. 17.4 48.7 14.8 1.7
27 Grezzana 35.8 42.9 29.8 3.8
28 Marano di Valpolic. 38.7 29.4 25.3 3.2
29 Sorga' 32.2 56.4 27.2 3.2
30 Villafranca Veronese 25.4 52.3 21.8 2.6
31 Agordo 0.1 13.1 0.1 0
32 Auronzo 0 4.9 0 0
33 Belluno 4.8 17.9 2.8 0.2
34 Col Indes (Tambre) 1.2 0.1 0.1 0
35 Sospirolo 3.8 11.8 1.9 0.3
Media 29 stazioni di pianura 29 43.5 24.4 3.5

Tab. 3.1: Numero di giorni medio annuo storico (periodo 1992-2010) con temperature maggiori o
uguali a 18°C, maggiori o uguale a 30°C, maggiore o uguali a 18° e 30°C e numero di ondate di calore
medio annuo storico (almeno 3 giorni di temperature minima maggiore o uguale 18°C e di
temperature massima maggiore o uguale a 30°C.

N. N. giorni N. giorni N. giorni N. ondate


Nome stazione
stazione Tmin ≥ 20°C Tmax ≥ 30°C Tmin e Tmax ≥ 20° e 30°C calore
1 Cavallino (Treporti) 22.3 20.8 12.6 1.7
2 Chioggia (Sant'Anna) 14.4 24.3 9.7 1.2
3 Eraclea 6.5 35.3 6.0 0.6
4 Mira 6.7 36.6 5.9 0.7
5 Portogruaro Lison 6.2 40.0 5.8 0.7
6 Agna 6.3 52.6 6.1 0.7
7 Grantorto 6.2 51.2 5.6 0.7
8 Legnaro 9.9 36.2 8.7 1.0
9 Montagnana 8.3 59.9 7.9 0.7
10 Teolo 20.8 36.2 19.1 2.6
11 Adria Bellombra 5.6 45.8 5.1 0.5
12 Castelnuovo Bariano 5.3 58.5 5.2 0.6
13 Frassinelle Polesine 8.5 62.0 8.2 0.9
14 Pradon Porto Tolle 15.7 32.8 12.6 1.6
15 Villadose 5.4 55.8 5.2 0.4
16 Farra di Soligo 6.4 33.1 6.2 0.7
17 Gaiarine 5.4 47.7 4.9 0.4
18 Roncade 3.5 40.9 3.2 0.2
19 Volpago del Montello 10.8 35.8 10.3 1.2
20 Zero Branco 6.2 45.6 5.9 0.4
21 Brendola 11.5 62.1 11.1 1.1
22 Lonigo 19.9 57.2 19.1 2.5

59
23 Lusiana 2.8 3.1 1.9 0.3
24 Malo 12.1 44.2 11.2 1.2
25 Rosa' 14.3 48.2 13.5 1.6
26 Castelnuovo G. 3.8 48.7 3.4 0.2
27 Grezzana 13.9 42.9 13.4 1.9
28 Marano di Valpolic. 16.9 29.4 15.5 1.9
29 Sorga' 9.8 56.4 9.5 1.1
30 Villafranca Veronese 5.9 52.3 5.6 0.4
31 Agordo 0.0 13.1 0.0 0.0
32 Auronzo 0.0 4.9 0.0 0.0
33 Belluno 0.1 17.9 0.1 0.0
34 Col Indes (Tambre) 0.0 0.0 0.0 0.0
35 Sospirolo 0 12 0 0
media 29 stazioni di pianura 7.1 43.5 6.9 0.8

Tab 3.2: Numero di giorni medio annuo storico (periodo 1992-2010) con temperature maggiori o
uguali a 20°C, maggiori o uguale a 30°C, maggiore o uguali a 20° e 30°C e numero di ondate di calore
medio annuo storico (almeno 3 giorni di temperature minima maggiore o uguale 20°C e di
temperature massima maggiore o uguale a 30°C.

Dalle figure 3.2 alla 3.7 si raffigurano le zone più calde e meno calde. Se si considera per le minime

la soglia di temperatura di 18° fig. 3.2, si osserva che il numero medio di giorni all’anno con oltre

questa soglia è maggiore nella parte costiera e nella pianura centro occidentale compresa l’area

collinare del padovano, vicentino. Invece, l’area attorno al lago di Garda e soprattutto in montagna

fino nel fondovalle si misurano i valori minori. Se si considera invece la soglia di 20° fig. 3.3, l’area

più calda si restringe essendo più circoscritta attorno alla costa e nella pianura occidentale.

60
Fig. 3.2: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010)
con temperature minime oltre i 18°C.

Fig. 3.3: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010)
con temperature minime oltre i 20°C.

Se si esaminano le temperature massime considerando come soglia il valore di 30° C, fig. 3.4, si

osserva che le zone più calde risultano principalmente la pianura meridionale con una media annua

di circa 60 giorni di superamento a seguire la pianura centro occidentale. Queste zone infatti sono le

più lontane dai bacini idrografici come il lago di Garda e il mare e risentono maggiormente del forte
riscaldamento diurno. Invece, la pianura settentrionale, che risulta molto vicina alla catena alpina,

risente maggiormente durante il periodo estivo del calo pressorio; anche se questo è molto

contenuto si possono formare con una certa frequenza dei temporali termo convettivi, che in alcune

giornate possono essere anche di forte intensità. Pertanto in queste zone si possono misurare valori

massimi più bassi e quindi il numero medio annuo di giorni oltre i 30°C risulta più basso e

compreso tra 35 e 40. Tuttavia, come risulta dalla figura 3.4, la parte più fresca è la costa,

risultando l’influenza del mare molto significativa a ridurre le temperature massime, e ancor di più

la montagna.

61
Fig. 3.4: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010)
con temperature massime oltre i 30°C.

Se si esamina la frequenza media annua con temperature che superano i 18°C di minima e i 30° di

massima fig.3.5, l’area più fresca risulta la montagna, la costa, la pianura settentrionale e l’area

attorno al lago di Garda con un numero di giorni di superamento inferiore a 20. La pianura

occidentale, compresa l’area collinare del padovano e del vicentino, presenta il maggior numero di

giorni di superamento.

Fig. 3. 5: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010)


con temperature minime oltre i 18°C e temperature massime oltre i 30°C.

Per quanto riguarda la soglia di 20° di minima e 30°C di massima, fig.3.6, in questo caso è la parte

costiera e la pianura occidentale compresa l’area collinare a presentare con maggior ripetitività le

temperature più elevate. La pianura meridionale essendo l’area più continentale fa registrare valori

62
minimi oltre i 20°C per pochi giorni all’anno tra 4 e 10 giorni figura 3.3, anche se fa riportare valori

massimi sensibilmente al di sopra i 30°C per molti più giorni, mentre nella pianura settentrionale la

presenza dei temporali estivi determina in estate valori minimi spesso sotto i 20°C e valori massimi

sotto i 30°C, risultando meno calda delle altre zone circostanti. I temporali che si possono formare

in queste aree possono essere di tipo prefrontale in seguito all’arrivo di aria più fresca o essere di

tipo orografico che si verificano quando l'aria umida viene sospinta a ridosso dei rilievi dai venti

dominanti, quindi la massa d'aria è costretta a sollevarsi fino a liberare la propria instabilità a

seguito della condensazione.

Fig. 3.6: Rappresentazione del numero di giorni medio annuo (periodo 1992-2010) con
temperature minime oltre i 20°C e temperature massime oltre i 30°C

Le figure che rappresentano le ondate di calore sono quelle che indicano le aree in cui il disagio può

arrivare a livelli alti in caso di irruzioni estive di aria calda.

Nella fig. 3.7 che rappresenta il numero medio di ondate di calore definite da un periodo di almeno

3 giorni caratterizzato da temperature minime uguali o maggiori a 18° e da temperature massime

uguali o maggiori a 30°C, si osserva che la frequenza delle ondate aumenta mano a mano ci si

63
allontana dalla costa verso la pianura interna passando da una media di 2 ondate calcolate nel

litorale alle 4/5 ondate computate nella pianura centro occidentale. Si vede, inoltre, che il numero di

ondate si riduce approssimandosi alla montagna e verso il lago di Garda, in quanto queste zone

godono di un clima più fresco principalmente a causa di un minor numero di giorni con di

temperature oltre i 30°.

Fig. 3.7: Rappresentazione del numero di onde di calore medio annuo (periodo 1992-2010)
con almeno 3 giorni di temperature minime oltre i 18°C e di temperature massime
o oltre i 30°C.

Se invece si considera l’ondata di calore definita da valori minimi oltre i 20°C e massimi oltre i

30°C registrati per almeno 30 giorni consecutivi, fig. 3.8, la pianura meridionale e settentrionale

fanno registrare i valori più bassi. La pianura meridionale, essendo caratterizzata da un clima

continentale e la pianura settentrionale da frequenti temporali, i valori minimi scendono spesso al di

sotto dei 20°.

Fig. 3.8: Rappresentazione del numero di onde di calore medio annuo (periodo 1992-2010)

64
con almeno 3 giorni di temperature minime oltre i 20°C e di temperature massime
oltre i 30°C
Se si considerano le temperature medie delle 29 stazioni di pianura considerate escludendo dalle 35

stazioni studiate le 5 bellunesi e la stazione vicentina di Lusiana e poi si calcolano per ogni anno i

giorni di superamento delle soglie termiche considerate, dalla fig. 3.9 alla fig. 3.14 nei 19 anni

analizzati emerge che:

- La rappresentazione della frequenza annua del numero di giorni ha un andamento ciclico,

figure 3.9, 3.10, 3.11, 3.12, presentando dei picchi ogni 4-5 anni;

- l’anno 2003 ha fatto registrare i valori in assoluto più elevati;

- il numero di giorni con temperatura minima oltre i 18°C e con temperatura massima oltre i

30°C e il numero di giorni con temperatura minima oltre i 20°C e con temperatura massima

oltre i 30°C sono in graduale aumento a partire dal 2003 fig. 3.11 e fig. 3.12;

- il numero di ondate di calore sono più frequenti dal 2003 fig. 3.13 e 3.14 e mediamente in

pianura negli ultimi 19 anni risulta un’ondata di calore all’anno tab. 3.2 (ultima riga).

GRAFICI RIASSUNTIVI

T. minime
Media 29 stazioni pianura - N° giorni con T° min ≥ 18°C e
T. massime n° giorni con T° max ≥ 30°C
80 79
70 70
60 58
54 55 56
N° giorni

50 51 48
41 46
40 42 41 41
36 36 39 39
35
39
38 39 38
32
30
25 26 28 31
25 25 28
26
20 23
19 18
14 17 15
10
5
0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010

anno

Fig. 3.9: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 18°C e della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con
temperatura massima uguale o superiore a 30°C in pianura

65
T. minime
Media 29 stazioni pianura - N° giorni con T° min ≥ 20°C e
T. massime n° giorni con T° max ≥ 30°C
80 79
70
60 58
54 55 56
51
N° giorni

50
46
40 42 39 39 41 39 39
36 38
30 31 32 32
26 26
20
16 13
10 11 9 10 12
5 4 6 4 4
0 0 0 0 3 0 3 2
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
anno

Fig. 3.10: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 20°C e della frequenza annua in giorni/anno delle giornate
con temperatura massima uguale o superiore a 30°C in pianura-collina

Media 29 stazioni di pianura - N° giorni con


temperatura giornaliera di Tmin ≥ 18° e di Tmax ≥ 30° C
80
70
64
60
50
N° giorni

40 41
38
33 31 31 31
30
25 26
20 21 20
18 16 17
15 13 14
10 7
5
0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010

anno

Fig. 3.11: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 18°C e temperatura massima uguale o superiore a 30°C in
pianura-collina

66
Media 29 stazioni di pianura - N° giorni con
temperatura giornaliera di Tmin ≥ 20° e di Tmax ≥ 30° C
80
70
60
N° giorni

50
40
30 31
20
16
13
10 10 9 10 12
5 4 6 4
3 3 3 2
0 0 0 0 0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
anno

Fig. 3.12: Rappresentazione della frequenza annua in giorni/anno delle giornate con temperatura
minima uguale o superiore a 20°C e temperatura massima uguale o superiore a 30°C in
pianura-collina

Media di 29 stazioni pianura - N° di ondate di calore


con almeno 3 giorni di Tmin ≥ 18° e T max ≥ 30°C

8 8
7
7
N° ondate di calore

6
5 5 5
4 4 4 4 4 4
3 3 3 3 3
3
2 2 2 2
1 1
0
0
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010

anno

Fig.3.13: Rappresentazione della frequenza annua in numero/anno delle ondate di calore con
temperatura minima uguale o superiore a 18°C e temperatura massima uguale o
superiore a 30°C per almeno 3 giorni in pianura-collina

67
Media di 29 stazioni pianura - N° di ondate di calore
con almeno 3 giorni di Tmin ≥ 20° e T max ≥ 30°C
8
7
N° ondate di calore

6
5
4
3 3
2 2 2 2 2 2
1 1 1
0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
1992
1993
1994
1995

1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
1996

anno

Fig. 3.14: Rappresentazione della frequenza annua in numero/anno delle ondate di calore con
temperatura minima uguale o superiore a 20°C e temperatura massima
uguale o superiore a 30°C per almeno 3 giorni in pianura-collina

Dall’analisi dei dati si ricavano alcune considerazioni:

1) Indipendentemente dalla definizione adottata, le stazioni collinari del vicentino e padovano e

la pianura centro occidentale presentano il numero più elevato di ondate di calore, mentre in

prossimità del lago di Garda, pianura settentrionale, pedemontana e soprattutto l’area

montana dal fondovalle il numero di ondate è minore;

2) Le stazioni costiere, collinari e della pianura centro occidentale rilevano con più frequenza

valori di temperatura notturni superiori a 20°C;

3) Le stazioni situate in aree a clima continentale, come quelle situate nella pianura

meridionale, riportano con maggior frequenza i valori di temperatura diurni oltre i 30°C;

4) Se si considera la soglia di 18°C di minima e di 30°C di massima, la frequenza di

superamento di questa soglia nella fascia costiera si avvicina a quella calcolata per la

pianura settentrionale e per la fascia pedemontana; ma se la soglia è di 20° di minima e di

68
30° di massima, la costa presenta valori prossimi a quelli calcolati per la pianura

occidentale.

5) La pedemontana specialmente il nord est presenta una minore frequenza di giorni di

superamento delle soglie considerate (di 18° e 20°C).

6) La montagna presenta la minore frequenza di superamento delle soglie sia in quota che nei

fondovalle.

CAPITOLO 4 CONCLUSIONI

Nel presente studio sono state studiate le ondate di calore in Veneto sulla base dei dati

registrati nel periodo 1992-2010 dalla rete di stazioni meteorologiche dell’ARPAV. E’ stato definito

un criterio valido per il territorio regionale per individuare l’ondata di calore basato su soglie di

temperatura minima e massima giornaliera oltre una certa durata di tempo. A tal fine la definizione

più valida e più rispondente alle caratteristiche climatiche proprie del Veneto ha come soglia di

temperatura minima i 20°C e come soglia di temperatura massima quella di 30°C per una durata di

almeno 3 giorni consecutivi. In queste condizioni la configurazione sinottica associata è quella

favorevole all’avvezione sull’Europa di masse di aria molto calda di origine sub-tropicale. Tale

situazione favorisce un aumento della temperatura in tutta la regione, ma l’incremento termico e il

69
conseguente stato di disagio si manifestano in modalità diverse in relazione alle caratteristiche

climatiche della zona.

La temperatura aumenta anche in montagna ma nonostante le massime possano superare i 30°C le

minime rimangono quasi sempre al di sotto dei 20°C se non per qualche giorno; questo accade

anche nei fondovalle laddove il riscaldamento diurno può essere importante. In questi luoghi, per le

elevate temperature che si misurano lungo i pendii soleggiati, si incrementano le attività termo

convettive dell’atmosfera favorendo lo sviluppo di nubi specialmente nelle ore più calde della

giornata con possibilità di precipitazioni causando anche importanti oscillazioni giornaliere nei

valori di temperatura.

La pedemontana, specialmente nella parte nord orientale e l’area attorno al lago di Garda, risultano

le zone più fresche rispetto alle altre parti della pianura. La prima può essere influenzata dalla

nuvolosità presente in montagna, che spesso può estendersi in questi luoghi determinando temporali

anche di breve durata ma sufficienti a far diminuire di qualche grado le temperature; la seconda

oltre a beneficiare della vicina montagna riceve anche l’influenza positiva del lago.

La costa, parte della pianura centrale e occidentale e l’area collinare (Colli Euganei e Berici)

risultano le zone più interessate dalle ondate di calore risentendo in maniera più diretta degli effetti

dell’avvezione caldo- umida sia di notte che di giorno.

Lungo la costa infatti, anche se il picco dei valori massimi è attenuato dall’influenza del mare,

l’elevata umidità dell’aria mantiene elevate in particolar modo i valori minimi che superano più

frequentemente i 20° anche durante le ore più fresche della giornata (l’alba). Si possono registrare,

infatti, nelle località prossime al mare valori minimi di temperatura anche tra i 23 e i 24°C per più

giorni consecutivi. Lo stesso vale per l’area collinare del padovano e del vicentino e del trevigiano.

La pianura meridionale risente anch’essa in modo importante del flusso caldo, ma anche se le

massime raggiungono spesso i valori più alti della regione e possono superare in media anche per

55/60 giorni complessivi all’anno i 30°C, le minime rispetto alla zona costiera e alla zona dei Colli,

scendono con maggior frequenza al di sotto dei 20°C; ciò può essere imputabile al maggior grado di

continentalità di questa area della pianura che registra anche i minori quantitativi di precipitazione

annua.

70
Dall’indagine svolta emerge infine che, negli ultimi 19 anni in pianura, si è verificata mediamente

quasi un’ondata di calore all’anno e nell’ultimo decennio emerge un segnale di aumento nellai

frequenza del numero di ondate di calore. In Veneto le zone maggiormente interesste dalle ondate di

calore, secondo la definizione proposta, risultano la costa e la pianura centro-occidentale con dei

segnali leggermente più significativi in quest’ultima zona sia a causa dei valori termici elevati, sia

per le condizioni di elevata umidità relativa dell’aria.

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WMO, (1996). Guide to meteorological instruments and methods of observation, WMO n.8.

Per la realizzazione di questo lavoro,


desidero presentare un grosso
ringraziamento ad Adriano Barbi,
dell’Ufficio di Previsione del Centro
Meteorologico de Teolo, che mi ha aiutato
a chiarire e a descrivere gli aspetti
climatici inerenti alla trattazione della
presente tesi. Inoltre per la parte
informatica e realizzazione di alcune
macro, ringrazio Giuliano Cacciatori
dell’U.O. Agrobiometeorologia.

73
Il mare agisce positivamente sulle temperature in caso di anticiclone delle azzorre o di altri tipi
basta che non siano i casi di anticiclone africano risultando la più fresca delle altre zone di pianura.

74

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