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IL PERSONAGGIO

Carmelo Bene, il genio e la sregolatezza


che ci mancano da 10 anni
Per l´anniversario della sua scomparsa il Bif&st dedica una lunga
retrospettiva a uno dei più importanti protagonisti della cultura europea
del Novecento. "La sua opera completa non è documentabile per
immagini per quanto è vasta. Il festival sarà un'occasione per restituirlo
a chi lo ha amato e farlo scoprire agli altri"

di FELICE LAUDADIO

Raramente il pur banale luogo comune: “genio e sregolatezza” ha trovato una


corrispondenza più congeniale nel genio e nella sregolatezza di Carmelo Bene. L’uno e
l’altra straordinariamente intrecciate nell’intera vicenda personale e artistica di uno dei
più importanti e controversi protagonisti della cultura europea del Novecento e oltre.

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Decine e decine di libri, studi, saggi - in Italia e fuori, soprattutto in Francia - hanno
tentato di scandagliare in profondità, talora riuscendoci, le mille sfaccettature
dell’attore, regista, drammaturgo, poeta, scrittore, polemista, “cinematografaro” (ma
non troppo) che fu Carmelo Bene.

La cui intensa, talora convulsa attività teatrale, televisiva, cinematografica,


concertistica, letteraria, teorica viene documentata visivamente dalla gran mole di
immagini che il Bif&st è riuscito a raccogliere e mettere insieme in un percorso,
accidentato e felice allo stesso tempo, quale può essere una retrospettiva come quella
che presentiamo a Bari e a Otranto a dieci anni esatti dalla scomparsa prematura di
Bene, avvenuta il 16 marzo 2002 dopo una devastante malattia.

La sua opera completa, fatta di molti più titoli di quelli che siamo riusciti a inserire in
questa retrospettiva, è in effetti non documentabile per immagini, tante sono state le
attività e le performance cui Bene ha dato vita in Italia ma anche in Francia o in Russia.
E tuttavia quel che presentiamo - grazie alla determinante collaborazione

delle Teche Rai, dirette da Barbara Scaramucci, e della Cineteca nazionale, diretta da
Enrico Magrelli - offre un panorama vastissimo della genialità e dell'irrequietezza
culturale di questo formidabile intellettuale capace di attingere creativamente, ora
stravolgendole ora reinventandole, alle suggestioni talora ossessive che gli vengono
fornite dalle sue frequentazioni più amate, a cominciare principalmente dall'Ulisse di
James Joyce, per allargarsi man mano a Franz Kafka, Dante Alighieri, William
Shakespeare, Christopher Marlowe, John Donne, Jules Laforgue, Friedrich Nietzsche,
Giacomo Leopardi, Pier Paolo Pasolini, Maria Callas, Giuseppe Verdi, Gioachino Rossini,
Samuel Beckett, Edgar Allan Poe, Eduardo De Filippo, Dino Campana, Tommaso Landolfi,
Ettore Petrolini, Buster Keaton, Elsa Morante, Giorgio De Chirico, Carlo Collodi, Sigmund
Freud, Oscar Wilde, Emil Cioran, Thomas Eliot, Vladimir Majakovskij, Charles Baudelaire,
De Sade, Antonin Artaud, Gilles Deleuze, Jacques Lacan, Michel Foucault, Pierre
Klossowski, Francis Bacon, fra gli altri.

Tre anni fa su queste colonne, chi scrive pubblicò un articolo che sollecitava la Puglia a
ricordare, attraverso una grande doverosa iniziativa, questo formidabile e
contradditorio personaggio della cultura di questa terra. Siamo oggi in grado di
ricostruire il percorso artistico di un genio del teatro europeo attraverso le immagini
preziose che un giacimento culturale come quello delle Teche Rai felicemente
conservano. La grandezza di questo personaggio, grande creatore di linguaggi nuovi del
teatro, del cinema, della televisione, ma anche grande "cialtrone" scatenato
nell'utilizzare la tv come medium a proprio vantaggio e allo stesso tempo svantaggio,
rendono preziose le immagini che il Bif&st restituirà a chi lo ha già conosciuto per
averlo visto, ammirato o odiato, o a chi non avendolo mai né visto né conosciuto, se ne
farà una ragione: la ragione della conoscenza, dell'intelligenza, della sorprendente
capacità di sorprendere.

Provate ad ascoltare la voce e i versi detti da Carmelo Bene quando recita (recita?
Sarebbe più giusto dire reinterpreta) i versi di Dante, Leopardi o Campana, e vi
renderete conto che dieci anni fa non abbiamo perduto soltanto uno straordinario
dicitore ma soprattutto uno strepitoso psicoanalista delle intenzioni più remote di un
"pazzo", capace di reinterpretare con il suo genio, il genio di altri giganteschi poeti non
inferiori al suo.

(15 marzo 2012) © Riproduzione riservata

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Carmelo Bene, il genio di nessuno


Un genio non e' di nessuno. E' dell'arte che l'ha creato,
neppure della vita che si e' divertita ad essere
diversamente abile nel ricrearlo
di Elena Gaiardoni - 16 marzo 2012, 06:15

Un genio non e' di nessuno. E' dell'arte che l'ha creato, neppure della vita che si
e' divertita ad essere diversamente abile nel ricrearlo. Carmelo Bene si sentiva
in troppi anche, terribilmente solo, in se stesso.

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Si annoiava dell'eccesso di defecazione sul cesso dell'unità. Solo il pensare di essere e'
essere trini: l'io, l'altro e il niente di entrambi. Stai a vedere, Carmelo, che ora tutti ti
rivendicheranno! Sentimentalmente, politicamente, culturalmente. E vai con le mostre, i
documentari, i documenti di carte che non sanno neppure sfidarsi in un solitario. E
come a te piaceva non rideranno nel sentirsi un monstrum, ovvero la mostruosità di
mostrare l'impossibile presenza, tu che fosti alfin mancante a qualsiasi appello.
Carmelo Bene? Assente, avresti recitato, almeno per una volta. E poi musei, filmati,
ricordi di amici e di donne: tutti e nessuno sono Carmelo.

Il genio, come un profumo perfetto per-feto, non aspira che all'eva-ne-scenza, alla
splendida, manchevole nascenza da un'Eva che nell'infante ricreazione nella merenda
dell'amore non penso' ma neanche per errore d'essere donna. Beata bambina, che per
grazia e' mancante scienza di donna, sola, per il suo genio, un bambino. Entrambi bambi
sperduti nei grandi occhi deliziati e spaventati in quel vuoto sos-peso del sorriso, senza
peso, senza sos per salvarsi nella coscienza, perché e' nel no, ovvero nell'in-no-cenza -
ah, beata indecenza della divina volontà di non voler mai esistere nel fragore della
mondanità ma solo nella fragranza del silenzio! - che e' possibile sognare di divertirsi
fino al riso e il pianto, che sbocciano all'unisono, nell'unico suono in cui bambina e
bambina per sempre sono. L'arte di specchiarsi l'un nell'altra nella deità di Narciso
come sonnambuli. Carmelo fu assente da vivo, ora non ci resta che la speranza che un
banale anniversario come i dieci anni della sua scomparsa, non portino alla pugna
repubblicana, come pubblicani indecenti dell'unico re, Erode, tutti coloro che
tenteranno di giocarselo come una palla perseguitata dalla necessita' di andare in rete.
Nel senso di media e social-network. Carmelo morirebbe davvero, smembrato in mezzo
a tutti quei niente che si ostinano a farlo nascere in un oggetto, in un progetto, in un
rigetto, cioe' nel rigurgito di un ricordo espresso, che non odora neanche di caffe', in cui
lui non fu mai. Perché mai fu Bene, se non nel mancare in ogni bene terreno. Magari
Terrestre, ma il Paradiso non e' qui. Carmelo fu Moz'art: l'arte sublime di mozzare la vita
la' dove piu' si ostina ad essere: nella compitazione di una continuità, noiosa
assunzione, aliena alla sua adorata Assunta, di contare nella somma di un'unità, piu

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un'unità, piu un'altra unita'. Il suo cinema, il suo teatro, le sue case, le sue donne, i
testamenti. Sarebbe solo l'artificio di voler ricostrire un totem frammento sopra
frammento, dove tutti i frati, quegli indaffarati fratelli in Bene, non farebbero che voler
mettere in mostra la farsa di mentire di lui. Perche' la verita' e' Terrestre, meglio extra-
Terrestre, non terrena. Sulla terra si arena. Lui, che non fu mai una mentina,
piccolamente e piccola-mente, per pulirsi l'ali-to. Toh, compaiono in paia finalmente le
ali nel soffio della boccccca, con infinite c come quella del conte Ugolino, dannato
come il malinconico Saturno a mangiare i suoi figli.

Non si può ridurre Carmelo a una storia, lui che non ebbe altro avvenire di venire solo in
se' nella bellezza superba dell'attimo eiaculato eternamente. Fu prescelto da una Voce
per manifestarsi e per questo pro-sciolto da ogni materia, se non quella alata del suono,
per sua natura a-latere di qualsiasi corpo. Lui fu il rovescio del cor-po, fu porco, volo
diabolico e angelico del fuoco in fiam-ma, di chi ama il Fiat Lux, che s'alza la dove non
c'e che desiderio di tentare l'essenziale, cadente nello scoppio della luce. La luce di
una lacrima, quando piangere e' solo piangere dentro fino a sganasciare fuori. Carmelo
Bene sospese il tragico per inciampare nel piu' irresistibile comico: il comico
involontario. Non fu mai un volontario del riso, non poteva sfuggire alla crudelta'
d'essere sopra-fatto dal dolore, ma da lui il nostro riso piu' puro ha preso forma.
Leggete la sua critica alla Signorina Felicita di Gozzano per comprendere cosa sia la
critica letteraria. Se la trovate, perche' per nostro costume ora appariranno tutti i suoi
costumi usi, ma in libreria neppure un suo libro.

COMMENTA
Il volto del suo volto antico, non da faccia da saponetta, del suo schiaffeggiare la
serietà con il piglio da guitto. Perché se fosse qui ora, nel suo eccellente dimenticare,
esclamerebbe sgranando gli occhioni bovini: ma come, festeggiate il decimo
anniversario della mia morte, ma per favore non sono mai riuscito neppure a nascere? E
poi sono morto il sedici marzo del duemiladue a Roma o il primo settembre
millenovecentotrentasette, quando a Campi Salentina da utero di donna madre, che può
essere matrice solo di Dio e non feticcio di mater in quanto fautrice di umanoidi,
apparve un bambino che a tutti ha mostrato come la presunzione di esserci sia solo la
bugia di un burattino chiamato Pinocchio. All'occhio critici, amici e parenti. Carmelo
non molla la sua facoltà di ridere sulla nostra banalità di rimangiarselo a spizzichi e
bocconi, lui l'angelo che ci mostra come il ritorno non sia che il sorriso di guardare
verso l'io finto ed esclamare a gran voce: il mondo? E' finito. Splende solo nel riso di
una speranza: che una bambina e un bambino ritornino a perdersi per sempre in un
carmelodioso bene d'amore. In vita un Carmen Bene-volo, ovvero vero Bene solo quando
volava come il Santo Idiota, San Giuseppe da Copertino. In arte, Carmelo Bene. Per
nostalgia dell'eterno ritorno della carne in spirito, in quanto riso come pianta del pianto.
A chi non perse e disperse mai una lacrima, come te Carmelo, che sorridesti nel tutto. E
del tutto.

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