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C APITOLO 2

Funzioni reali di variabile reale

Nel capitolo precedente è stata introdotta la nozione generale di funzione f : A →


B, con A e B insiemi arbitrari. Nel presente capitolo si analizzeranno più in det-
taglio le funzioni reali di variabile reale considerate come caso particolare della

R
nozione generale di funzione.
Definizione (Funzione)
Siano X e Y sottoinsiemi di R. Si dice funzione reale di variabile reale un’applica-
zione

f :X →Y
che associa ad ogni valore x ∈ X uno ed un solo valore y ∈ Y .

.
y
.
x

Y
X

Figura 2.1

Rapprentazione grafica della funzione f : X → Y .

La variabile x ∈ X è detta indipendente mentre y = f (x) è detta variabile dipenden-


te. Si ricorda che l’insieme X è detto dominio di f e rappresenta il sottoinsieme di
R per cui la legge f (x) ha significato. L’immagine di X tramite f , indicata con f (X ),
è invece rappresentata da tutti quei valori y ∈ Y che, attraverso l’applicazione f ,
provengono da qualche x ∈ X :

f (X ) = {y ∈ Y | y = f (x) ∀x ∈ X },

38
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 39

ed è detta anche codominio della funzione.


Il grafico G f dell’applicazione f è invece quel sottoinsieme di R2 costituito da tutte
le coppie (x, y) tali che y = f (x), ∀x ∈ X :

G f = {(x, y) ∈ R2 | (x ∈ X ) ∧ (y = f (x))}.

"Osservazione
Se si conviene di rappresentare gli elementi del grafico dell’applicazione f come
punti del piano cartesiano, il grafico stesso sarà rappresentabile, in generale, come
una curva del piano.

y y

x x

a b

Figura 2.2

Un esempio di curva che è un grafico di una funzione (a) e di curva che non rappresenta il
grafico di una funzione (b).

"Osservazione
Dall’analisi del grafico di una funzione si può stabilire se essa risulta iniettiva e/o
suriettiva. In effetti, se ogni retta parallela all’asse delle ascisse (di equazione y =
k, k ∈ R) interseca il grafico della funzione al più in un punto, la funzione risulterà
iniettiva perchè ogni valore k proviene, al più, da un solo x appartenente al dominio
della funzione. Se invece ogni retta parallela all’asse delle ascisse di equazione y =
k, k ∈ Y interseca almeno in un punto il grafico della funzione essa sarà suriettiva
siccome ogni y ∈ Y proverrà da qualche x ∈ X .
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 40

f (x) f (x)

y=k y=k

x x

a b

Figura 2.3

Un esempio di funzione iniettiva (a) e di funzione non iniettiva (b).

f(x)

y=k

Figura 2.4

Un esempio di funzione non suriettiva.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 41

2.1 Funzioni monotòne

Sia data la funzione

f : X → Y.

R Definizione (Monotonia)
Se per ogni x 1 , x 2 ∈ X , con x 1 < x 2 risulta

f (x 1 ) < f (x 2 )
si dice che la funzione f è monotòna crescente; se

f (x 1 ) ≤ f (x 2 )
si dice che la funzione f è monotòna non decrescente (o monotòna crescente in
senso largo); se

f (x 1 ) > f (x 2 )
si dice che la funzione f è monotòna decrescente; se

f (x 1 ) ≥ f (x 2 )

si dice che la funzione f è monotòna non crescente (o monotòna decrescente in


senso largo).

"Osservazione
Le funzioni crescenti o decrescenti si dicono anche strettamente monotòne. Tali
funzioni risultano essere sempre iniettive.

f (x) f (x)

x x

a b

Figura 2.5

Un esempio di funzione crescente (a) e di funzione non decrescente (b).


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 42

f (x) f (x)

x x

a b

Figura 2.6

Un esempio di funzione decrescente (a) e di funzione non crescente (b).

2.2 Funzioni pari e dispari

Sia data la funzione

f :X →Y
e si supponga che il dominio X sia un insieme simmetrico rispetto l’origine cioè se

R
x ∈ X allora risulta anche che il suo opposto −x ∈ X .
Definizione (Funzioni pari e dispari)
La funzione f (x) si dice pari se risulta

f (−x) = f (x), ∀x ∈ X

mentre sarà detta dispari se risulta

f (−x) = − f (x), ∀x ∈ X .
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 43

Figura 2.7

Un esempio di funzione pari (a) e dispari (b).

" Osservazione
Come si può osservare dalla figura 2.7, il grafico di una funzione pari risulta esse-
re simmetrico rispetto l’asse delle ordinate mentre quello di una funzione dispari

E
risulta essere simmetrico rispetto l’origine.
Esempio 2.1
Le funzioni

1. f (x) = x 2 − 3

2. 3x 4 − 2x 2 − 4
x2
3. x 4 +1

E
sono pari visto che risulta, in tutti i casi, f (−x) = f (x).
Esempio 2.2
Le funzioni

1. f (x) = 3x 3

2. f (x) = x 3 − 2x
x3
3. f (x) = x 2 +1

sono dispari risultando, in ogni caso, f (−x) = − f (x).


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 44

2.3 Funzioni invertibili

Sia data la funzione

f : X → Y.

R Definizione (Funzione invertibile)


La funzione f si dice invertibile se (il simbolo ∃! si legge “esiste ed è unico”)

∀y ∈ f (X ) ∃! x ∈ X | y = f (x).

Si dice che x ∈ X è la controimmagine di y = f (x) ∈ f (X ) e si usa la notazione

x = f −1 (y).

La funzione

f −1 : f (X ) → X
si chiama funzione inversa di f . Il dominio della funzione inversa ha f (X ) come
dominio e X come codominio o, in altre parole, f −1 ( f (X )) = X .

y=f(x)

−1
f

Figura 2.8

Rappresentazione grafica della funzione f e della sua inversa f −1 .

"Osservazione
Si ha:
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 45

1. Condizione necessaria e sufficiente per l’invertibilità è l’iniettività

2. La stretta monotonia è sufficiente per l’invertibilità

3. La stretta monotonia non è necessaria per l’invertibilità: si consideri ad esem-


pio la funzione seguente

(
−x se x ≥ 0
f (x) = 1
x2
se x < 0

è invertibile essendo iniettiva ma non è strettamente monotòna (è crescente se x <


0 ed è decrescente se x ≥ 0.)

f(x)

Figura 2.9

Un esempio di funzione invertibile non monotòna.

2.3.1 Grafico della funzione inversa

Noto il grafico della funzione invertibile f , è possibile costruire immediatamente il


grafico della funzione inversa f −1 . Si osservi, infatti, che il grafico di y = f (x) è iden-
tico al grafico di x = f −1 (y) se si rappresenta la variabile indipendente y sull’asse
delle ordinate e la variabile dipendente x sull’asse delle ascisse. Volendo rappre-
sentare, come convenuto precedentemente, il grafico di una funzione utilizzando
l’asse delle ascisse per i valori della variabile indipendente e quello delle ordinate
per la variabile dipendente, è sufficiente (si veda la figura 2.10) riflettere il grafico
di y = f (x) simmetricamente rispetto la bisettrice del primo quadrante.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 46

Figura 2.10

Il grafico di f −1 (linea tratteggiata) ottenuto a partire dal grafico di f (linea continua).

2.4 Funzioni elementari

Con funzioni elementari si intende la classe delle funzioni più semplici attraverso le
quali descrivere il legame tra la variabile indipendente x e la variabile dipendente
y. In quanto segue si accennerà anche al possibile uso di tali relazioni in ambito
economico.

2.4.1 Funzione costante

La funzione costante

f (x) = k, k ∈ R
è rappresentabile come una retta orizzontale parallela all’asse delle ascisse del pia-
no cartesiano

f (x)
y=k

Figura 2.11

Grafico della funzione costante y = k.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 47

Il dominio di tale funzione è l’insieme dei numeri reali mentre l’immagine è rap-
presentata dal solo punto {k}. Essa non è iniettiva (associa, in effetti, ad ogni x ∈ R
lo stesso valore y = k) e, quindi, non è invertibile. Vista come funzione da R a R
non è nemmeno suriettiva in quanto esistono infiniti elementi (più precisamente
R\{k}) che non sono immagine di alcun punto del dominio.

"Osservazione
La funzione costante non è crescente né decrescente. Essa può, tuttavia, essere
considerata contemporaneamente crescente e decrescente in senso largo.

2.4.2 Funzione lineare affine

La funzione

f (x) = ax + b a, b ∈ R,
è detta funzione lineare affine. Tale funzione è rappresentabile sul piano cartesia-
no tramite una retta. Per tracciare tale retta è sufficiente consocere due punti del
grafico (si ricordi che “per due punti passa una ed una sola retta”). Ad esempio si
possono considerare i punti di ascissa x = 0 e x = 1. Per x = 0 si ottiene y = b mentre
per x = 1 si ottiene y = a + b. Risultano così individuati due punti del grafico di f :
(0, b) e (1, a + b).

f (x) f (x)
a>0 a<0

b b

x x

Figura 2.12

Grafico della funzione lineare affine

Dominio e codominio di f (x) coincidono con l’insieme dei numeri reali R (si veda
figura 2.12). La funzione è iniettiva (ogni retta parallela all’asse delle ascisse incon-
tra il grafico di f una sola volta) e suriettiva (ogni retta parallela all’asse delle ascisse
incontra il grafico di f almeno una volta) e, quindi, invertibile. Essa è crescente se
a > 0 mentre è decrescente se a < 0. Il parametro a è noto come coefficiente an-
golare della retta e rappresenta la pendenza della retta stessa: a = tan θ, dove θ è
l’angolo che la retta forma con l’asse delle ascisse: acuto se a > 0, ottuso se a < 0.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 48

f(x)

a=tan θ

Figura 2.13

Il legame tra il coefficiente angolare a e la pendenza della retta ax + b.

"Osservazione
Se il coefficiente angolare a = 0 la funzione affine degenera nella funzione costante
f (x) = b. Se, invece, b = 0, la funzione affine f (x) = ax è detta lineare.

2.4.2.1 Alcuni modelli (economici) affini

• Se per produrre un’unità di un certo bene il costo sostenuto è pari a m (no-


to anche come costo marginale) per produrre x unità di tale bene occorrerà
impiegare la somma mx. In presenza dei costi fissi (indipendenti cioè dal-
la quantità di bene prodotta e presenti anche se tale quantità è nulla1 ) la
funzione costo C (x) potrà essere espressa come

C (x) = mx + q,

avendo indicato con q l’ammontare dei costi fissi

• Se si indica con r il ricavo ottenuto dalla vendita di un’unità di un certo bene


(noto anche come ricavo marginale) la funzione

R(x) = r x

rappresenterà il ricavo ottenuto dalla vendità della quantità x del bene in


questione
1 Si pensi ad esempio al costo dovuto all’acquisto o al noleggio di una apparecchiatura.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 49

• Se i costi per la produzione e i ricavi ottenuti dalla vendita di un certo bene


sono le funzioni affini descritte in precedenza, anche la funzione guadagno
G = R −C risulterà essere affine:

G(x) = r x − (mx + q) = (r − m)x − q.

La grandezza r − m è nota come guadagno marginale

• La quantità D domandata di un certo bene può essere vista come funzione


del prezzo p dell’unità del bene stesso:

D = D(p).

Tale quantità è spesso descritta come funzione affine del prezzo p :

D(p) = ap + b.

La grandezza a rappresenta la variazione della domanda per variazione uni-


taria del prezzo:

D(p + 1) − D(p) = a(p + 1) + b − (ap + b) = a.

Siccome, in generale, si può supporre che all’aumentare del prezzo di un be-


ne dimuisca la relativa domanda, la domanda marginale a è rappresentata
da un numero negativo. Il parametro b può invece essere interpretato come
la quantità domandata del bene in questione quando questo venga offerto
gratuitamente (cioè con p = 0):

D(0) = a · 0 + b = b

• La quantità O offerta di un certo bene può essere vista come funzione del
prezzo p dell’unità del bene stesso:

O = O (p).

Anch’essa, spesso, è descritta come funzione affine del prezzo p :

O (p) = c p + d .

La grandezza c rappresenta la variazione dell’offerta per variazione unitaria


del prezzo:
O (p + 1) − O (p) = c(p + 1) + d − (c p + d ) = c.
In generale, si può supporre che all’aumentare del prezzo di un bene aumenti
la relativa offerta: l’offerta marginale c è rappresentata da un numero positi-
vo. Il parametro d può invece essere interpretato come la quantità offerta del
bene in questione quando questo abbia prezzo nullo :

O (0) = c · 0 + d = d .

Il prezzo p ∗ del bene in corrispondenza del quale domanda e offerta coinci-


dono (cioè quel prezzo tale che D(p ∗ ) = O (p ∗ )) si chiama prezzo di equilibrio
domanda-offerta ed è determinabile come ascissa del punto di intersezione
dei grafici delle funzioni domanda e offerta.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 50

2.4.3 Funzione quadratica

La funzione
f (x) = ax 2 + bx + c
è detta funzione quadratica. Tale funzione è rappresentabile sul piano cartesiano
tramite una parabola. Per tracciare il grafico di tale parabola è sufficiente conosce-
re il vertice, l’intersezione con l’asse delle ordinate e le eventuali intersezioni con
l’asse delle ascisse. Queste ultime sono determinate dalla soluzione dell’equazione

ax 2 + bx + c = 0,

determinabili tramite la formula risolutiva delle equazioni di secondo grado:

p
−b ± b 2 − 4ac
x 1,2 = .
2a

Chiaramente tali intersezioni esistono se e solo se risulta ∆ ≥ 0, avendo p posto ∆ =


b 2 −4ac. In caso contrario, infatti, l’estrazione della radice quadrata ∆ non dareb-
be un numero reale. Il punto di intersezione della parabola con l’asse delle ordinate
b ∆
risulta essere (0, c) mentre il vertice ha coordinate (− 2a , − 4a ). Se a > 0 la parabo-
la avrà concavità rivolta verso l’alto mentre se a < 0 la parabola risulterà concava
verso il basso.

f (x) f (x)

c
c
− 2ab
x − 2ab x2 x
x1 x2 x1

a b

Figura 2.14

Il grafico della funzione quadratica per a > 0 (a) e a < 0 (b) nel caso in cui ∆ > 0.

La funzione quadratica non è iniettiva: esistono rette parallele all’asse delle ascisse
che intersecano la parabola in due punti. Vista come funzione a valori in R essa
non è suriettiva in quanto
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 51


(
[− 4a , +∞) se a > 0
f (R) = ∆
(−∞, − 4a ] se a < 0

e, pertanto, esistono rette parallele all’asse delle ascisse che non intersecano il gra-
fico della funzione. Come si può osservare dal grafico della funzione quadrati-
ca, essa non è monotòna: ad esempio se a > 0 e ∆ > 0, essa risulta decrescente
b b
nell’intervallo (−∞, − 2a ) mentre risulta crescente nell’intervallo (− 2a , +∞).
Nel caso particolare in cui b = c = 0, la funzione quadratica diviene

f (x) = ax 2 .

Essa è una parabola con vertice nel punto (0, 0) e intersezione con l’asse delle ordi-
nate e delle ascisse coincidenti col punto (0, 0). Essendo in tal caso l’asse di simme-
tria coincidente con l’asse delle ordinate, tale funzione risulta essere pari:

a(−x)2 = ax 2 .

f(x) f(x)

x x

a b

Figura 2.15

Grafico della parabola ax 2 con a > 0 (a) e a < 0 (b).

2.4.3.1 Un modello economico quadratico

Nel caso in cui il prezzo di vendita di un certo bene subisca sconti legati alla quan-
tità di merce venduta si può porre tale prezzo p(x) di vendita dipendente dalla
quantità venduta x, cioè

p(x) = p − ax a > 0.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 52

Dalla vendita di x unità del bene si avrà un ricavo R(x) pari a

R(x) = x(p − ax) = −ax 2 + px.

Se per la funzione costo si assume un andamento affine,

C (x) = mx + q,
il guadagno G(x) relativo alla vendita della quantità x sarà

G(x) = R(x) −C (x) = −ax 2 + px − mx − q = −ax 2 + (p − m)x − q,


il cui grafico è una parabola con la concavità rivolta verso il basso. L’ascissa del ver-
tice di tale parabola rappresenta la quantità da vendere per massimizzare il guada-
gno.

2.4.4 Funzioni x n

La funzione f (x) = x n , con n ∈ N, si chiama potenza n−esima di x. Si considerino


due casi distinti:

• potenza con esponente n > 2 e pari. In tal caso il grafico della funzione po-
tenza è qualitativamente simile a quello di f (x) = x 2 . Pertanto si può conclu-
dere che tali funzioni non sono iniettive né suriettive (se considerate a valori
in tutto R) e, di conseguenza, non sono invertibili. Sono decrescenti per x < 0
e crescenti per x > 0. Poiché se n è pari risulta

(−x)n = x n ,

tali funzioni sono pari.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 53

f(x)

Figura 2.16

Grafico della funzione x n con n ≥ 2 e pari.

• Potenza con esponente n > 2 e dispari. Il grafico di tali funzioni è qualitati-


vamente simile. Si può fare riferimento a quello di f (x) = x 3 , (si veda figura
2.17). Dall’analisi del grafico di tali funzioni si può concludere che esse sono
iniettive e suriettive e, pertanto, sono invertibili. Sono funzioni strettamente
crescenti e visto che per n dispari risulta

(−x)n = −x n ,

esse sono dispari.

Figura 2.17

Grafico della funzione x n con n ≥ 3 e dispari.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 54

2.4.5 Funzioni inverse delle funzioni potenza

Si è visto precedentemente che le funzioni potenza f (x) = x n , n ∈ N con n ≥ 3 e di-


spari , risultano essere funzioni invertibili. Le corripondenti funzioni inverse sono
le cosiddette radici n−esime:

p
n
x= y
o, utilizzando la notazione standard per la variabile dipendente e quella indipen-
dente,

p
n
y= x.

Il grafico di tali funzioni inverse si può ottenere, come visto in precedenza, rifletten-
do il grafico delle funzioni dirette rispetto la bisettrice del primo e terzo quadrante.

f (x)

Figura 2.18

p
Grafico della funzione x n con n ≥ 3 e dispari (linea continua) e della sua inversa n
x (linea
tratteggiata).

Le funzioni f (x) = x n , n ∈ N con n ≥ 2 e pari, come si è osservato precedentemente,


non sono invertibili.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 55

f(x)

Figura 2.19

La funzione x n , n ∈ N con n ≥ 2 e pari non è invertibile non essendo iniettiva.

Si osservi comunque che se si considera la restrizione di tali funzioni al semiasse


positivo cioè
f : R+
0 →R

(con R+
0 si intende l’intervallo [0, +∞)) tali funzioni risultano monotòne crescenti
quindi iniettive e invertibili.

f (x)

Figura 2.20

Restrizione della funzione x n , con n ≥ 2 e pari, all’intervallo [0, +∞). Essa risulta essere
iniettiva e, quindi, invertibile.

Le funzioni inverse sono le radici n−esime di ordine pari:

p
f −1 (x) = n
x.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 56

f (x)

Figura 2.21

p
Grafico della funzione x n , con n ≥ 2 e pari (linea continua), e della sua inversa n
x (linea
tratteggiata).

1
2.4.6 Funzioni xn

Se n ∈ N è un numero pari, la funzione

1
f (x) =
xn
ha come dominio R\{0} e come immagine R+ .

Figura 2.22

Grafico della funzione f (x) = x1n , con n ∈ N e pari.

Dalla figura 2.22 si può osservare che tale funzione non è iniettiva, visto che ogni
retta y = k con k > 0 interseca il suo grafico in due punti e, vista come funzione
da R\{0} a R non è suriettiva, essendo la sua immagine f (R\{0}) = (0, +∞) Essa non
è monotona (è crescente per x < 0 e decrescente per x > 0) e risulta essere una
funzione pari.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 57

Se, invece, n ∈ N è un numero dispari la funzione

1
f (x) =
xn
è definita nel dominio R\{0} ed assume valori nell’immagine R\{0}.

Figura 2.23

Grafico della funzione f (x) = x1n con n ∈ N dispari.

Come si può osservare dalla figura 2.23, tale funzione è iniettiva, visto che ogni
retta y = k interseca il suo grafico al più in un punto. Non è suriettiva se l’insieme
di arrivo è posto pari a R, visto che la retta y = 0 non interseca il suo grafico. E’
decrescente negli intervalli (−∞, 0) e (0, +∞) ma non è monotòna su tutto il suo
dominio. E’ una funzione dispari visto che, per n ∈ N dispari risulta (−x)n = −(x)n
e, quindi,

f (−x) = − f (x).

2.4.7 Funzione esponenziale

La funzione

f (x) = a x , a > 0,

è detta funzione esponenziale. Il parametro a è noto come base della potenza men-
tre x si chiama esponente. Il dominio della funzione esponenziale è, tutto l’insieme
dei numeri reali R mentre l’immagine è, se2 a 6= 1, pari a R+ .

2 Se a = 1 la funzione esponenziale si riduce alla funzione costante f (x) = 1.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 58

f (x) f (x)

1 1

x x

a b

Figura 2.24

Grafico della funzione esponenziale con a > 1 (a) e con 0 < a < 1 (b).

Come si può osservare dalla figura 2.24, la funzione esponenziale è iniettiva: la


generica retta y = k interseca il suo grafico al più una volta. Vista come funzione a
valori in R non è suriettiva poiché le rette y = k, k ≤ 0 non inersecano il suo grafico.
La funzione risulta essere crescente se a > 1 mentre è decrescente se 0 < a < 1.

2.4.8 Funzione logaritmica

Come visto precedentemente, la funzione esponenenziale è, per a 6= 1, iniettiva e,


quindi, invertibile. La funzione inversa della funzione esponenziale

y = ax
si chiama logaritmo in base a:
x = loga y.

Esso rappresenta l’esponente x da assegnare alla base a per ottenere il valore y.


Usando le notazioni solite per la variabile dipendente e quella indipendente si ha:

y = loga x.

Il grafico del logaritmo si può ottenere immediatamente a partire da quello della


funzione esponenziale ribaltando quest’ultimo rispetto la bisettrice del primo e del
terzo quadrante:
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 59

f (x) f (x)

1 x 1 x

a b

Figura 2.25

Grafico della funzione f (x) = loga x con a > 1 (a) e 0 < a < 1 (b).

La funzione logaritmo risulta essere iniettiva e suriettiva visto che ogni retta y =
k interseca il suo grafico in uno ed un solo punto. Risulta essere una funzione
crescente se a > 1 mentre è decrescente se 0 < a < 1.
Una particolare importanza, per motivi che saranno ovvi nel seguito, è rivestita dal
cosiddetto logaritmo naturale, indicato con il simbolo

f (x) = ln x :

esso è il logaritmo in base e, dove e = 2.7182818... è noto come numero di Nepero.


Il legame tra il logaritmo naturale e quello in base a ∈ (0, 1) ∪ (1, +∞) è dato dalla
seguente relazione

ln x
loga x = .
ln a
Si ricordano inoltre le principali proprietà della funzione logaritmo (si supporrà
a > 0, b > 0 e, per comodità, saranno espresse usando la base naturale e):

• e ln a = a

• ln a + ln b = ln(ab)

• ln a − ln b = ln( ba )

• ln a b = b ln a

• ln e = 1

• ln 1 = 0
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 60

2.4.8.1 Un modello economico esponenziale

Si supponga di investire, al tempo t = 0 la somma C al tasso di interesse annuo pari


a i . Se al tempo s > 0 si disinveste, si ritorna in possesso della somma inizialmente
versata e dell’ interesse maturato tra t = 0 e s. Molto spesso il computo degli in-
teressi è effettuato secondo la cosiddetta legge di capitalizzazione composta che
prevede un reinvestimento continuo degli interessi via via maturati. In tal caso la
somma della quale si ritorna in possesso all’istante s vale

C (s) = C (1 + i )s :
al variare di s, pertanto, la funzione C (s) è descritta da un esponenziale di base 1+i
ed esponente s.

2.4.9 Funzioni goniometriche

Le funzioni goniometriche sono le più semplici funzioni periodiche cioè funzioni

R
che assumono valori uguali ad intervalli regolari. Più precisamente
Definizione (Funzione periodica)
La funzione f (x) si dice periodica se

f (x + kT ) = f (x), k ∈ Z.

Il più piccolo T per cui la relazione precedente è soddisfatta si chiama periodo della
funzione periodica.
Per introdurre le funzioni goniometriche si può fare riferimento alla circonferenza
goniometrica ovvero una circonferenza di centro O e raggio unitario.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 61

sinx
P

O cosx A

Figura 2.26

La circonferenza goniometrica e le funzioni goniometriche sin x e cos x.

Si ricorda che, sulla circonferenza unitaria, misurando gli angoli in radianti, come si
supporrà sempre nel seguito, la misura dell’angolo x coincide con quella dell’arco
AP 3 e che si conviene di considerare come verso di crescita di un angolo quello
antiorario. Si ricorda anche che all’angolo retto (90◦ ) corrisponde la misura π/2,
all’angolo piatto (180◦ ) corrisponde la misura π, all’angolo di 270◦ corrisponde la
misura 3π/2 e all’angolo giro (360◦ ) corrisponde la misura 2π.
Si consideri il punto P sulla circonferenza goniometrica (si osservi la figura 2.26),
che individua l’angolo x compreso tra OP e l’asse delle ascisse. L’ascissa di tale
punto è detta coseno dell’angolo x, ed indicata come cos x mentre l’ordinata è detta
seno dell’angolo x ed indicata come sin x.
Una relazione tra le funzioni seno e coseno può essere ottenuta applicando il teo-
rema di Pitagora al triangolo rettangolo di ipotenusa OP rappresentato nella figura
2.26. Si ottiene:

(cos x)2 + (sin x)2 = 1.

I valori che le funzioni assumono in corrispondenza dei principali angoli sono ri-
portati nella tabella seguente:

3 Più in generale se la circonferenza avesse raggio R risulterebbe AP = Rx.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 62

x cos x sin x
0 1 0
π/2 0 1
π −1 0
3π/2 0 −1
2π 1 0

Dalla definizione delle funzioni seno e coseno si evince che esse sono funzioni
periodiche di periodo 2π : in effetti la misura dell’angolo x è equivalente a quel-
la dell’angolo x + 2kπ, k ∈ Z e, pertanto, sono uguali seno e coseno dell’angolo x
o dell’angolo x + 2kπ, k ∈ Z. I grafici delle funzioni seno e coseno possono essere
pertanto riportati solo per x ∈ [0, 2π].

sinx cosx

1 1

0 π /2 π 3 π /2 2π x 0 π /2 π 3 π /2 2π x

−1
−1

Figura 2.27

Grafici delle funzioni seno e coseno

Le funzioni seno e coseno non sono iniettive, hanno come codominio l’intervallo
[−1, 1] e non sono monotòne.
Come visto in precedenza per la funzione quadratica, se si considera la restrizione
di una funzione in un sottoinsieme del dominio in cui essa risulti iniettiva, è pos-
sibile introdurre la relativa funzione inversa. In particolare, per la funzione seno si
conviene di considerare la sua restrizione all’intervallo [− π2 , π2 ] :si può introdurre a
questo punto la sua funzione inversa, detta arcoseno e indicata come y = arcsin x.
Anche la funzione coseno risulta essere invertibile se considerata nell’intervallo
[0, π]. La sua funzione inversa, detta arcoseno, è indicata con arccos x.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 63

Figura 2.28

Grafico delle funzioni arcsin x (a) e arccos x (b).

Tra le funzioni goniometriche elementari si annovera anche la funzione tangente.


Essa può essere definita a partire dalle funzioni seno e coseno tramite

sin x
tan x = .
cos x


P
tanx

sinx

x
O cosx ′
A
A

Figura 2.29

Rappresentazione di tan x sulla circonferenza goniometrica e suo significato geometrico.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 64

0 0
Dalla similitudine tra i triangoli (si veda figura 2.29) O A P e O AP segue che la
0
tangente dell’angolo x rappresenta l’ordinata del punto P .

Figura 2.30

Grafico della funzione tan x.

Come si può osservare dalla figura 2.30, tale funzione non è definita per quei valori
x che annullano cos x, cioè per x = π2 + kπ. La funzione tan x non è iniettiva ed
è suriettiva. Non è una funzione monotòna e risulta essere periodica di periodo
π. Si osservi che tale funzione è comunque iniettiva e, quindi, invertibile per x ∈
[− π2 , π2 ]: la corrispondente funzione inversa si chiama arcotangente ed è indicata
come arctan x.

Figura 2.31

Grafico della funzione arctan x.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 65

2.4.10 Funzioni deducibili dalle funzioni elementari

Le funzioni elementari introdotte precedentemente possono essere considerate i


“mattoni” con cui costruire funzioni più complesse, quali quelle necessarie per la
descrizione dei fenomeni economici.

2.4.10.1 Funzione composta

Si considerino le due funzioni

f :X →Y

g : Y → Z.

Sia x ∈ X e y = f (x). Siccome il punto y appartiene al dominio Y della funzione g ,


ha senso considerare il valore z = g (y) ≡ g ( f (x)).

f
g

Y z

X
Z

Figura 2.32

Rappresentazione grafica di z = g ( f (x)).

Risulta definita, quindi, un’applicazione, sia essa h, che trasforma il punto x ∈ X


nel punto z ∈ Z :

R
h : X → Z.

Definizione (Funzione composta)


Siano f : X → Y e g : Y → Z due funzioni. L’applicazione h : X → Z che associa
ad ogni x ∈ X il valore g ( f (x)) ∈ Z è detta applicazione composta ed indicata con il
simbolo4 g ◦ f .
4 Il simbolo g ◦ f si legge “g composto f ”.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 66

f
g

x y

Y z
X

Z
g◦f

Figura 2.33

Rappresentazione grafica della funzione composta g ◦ f .

"Osservazione
Date le funzioni f : X → Y e g : Y → Z non è detto che si possa costruire la funzione
composta f ◦ g : potrebbe risultare, infatti, che, fissato un y ∈ Y il valore g (y) ∈ Z
non appartenga al dominio X della funzione f , per cui non avrebbe senso consi-
derare il valore f (g (y)). Se ciò accadesse per ogni y ∈ Y il dominio della funzione
composta sarebbe l’insieme vuoto ∅.

"Osservazione
Date le funzioni f : X → Y e g : Y → Z , con Z ⊆ X , ha senso considerare anche
la funzione composta f ◦ g in quanto, fissato y ∈ Y , risulterà g (y) ∈ Z ⇒ g (y) ∈ X .
L’operazione f (g (y)) è quindi ben definita. In generale, comunque, risulterà f ◦g 6=
g ◦ f , come sarà chiaro dagli esempi che seguiranno.

" Osservazione Quando si considera la funzione composta g ◦ f senza specificare


i domini ed i codomini di f e g si supporrà di aver scelto il dominio di f in modo
che la sua immagine sia contenuta nel dominio di g .
A partire dalla nozione di funzione composta si possono costruire funzioni più
complesse: si considerino, ad esempio, le funzioni f (x) = x 3 : R → R e g (x) = e x :
R → R+ . Si ha:

f ◦ g (x) = f (g (x)) = [g (x)]3 = [e x ]3 = e 3x : R → R+

3
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = e f (x) = e x : R → R+ .

Si osservi che, in generale, g ◦ f 6= f ◦ g .


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 67

E Esempio 2.3
Siano f (x) = x − x 2 e g (x) = e x . Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:

f ◦ g (x) = f (g (x)) = g (x) − [g (x)]2 = e x − e 2x

2
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = e f (x) = e x−x .

E Esempio 2.4
p
Siano f (x) = x + 1 e g (x) = ln x. Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:

p p
f ◦ g (x) = f (g (x)) = g (x) + 1 = ln x + 1

p
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = ln f (x) = ln x + 1.

E Esempio 2.5
p
Siano f (x) = x e g (x) = ln(x − 1). Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:

p p
f ◦ g (x) = f (g (x)) = g (x) = ln(x − 1)

p
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = ln( f (x) − 1) = ln( x − 1).

E Esempio 2.6
Siano f (x) = e x e g (x) = ln(x 2 + 1). Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:

2 +1)
f ◦ g (x) = f (g (x)) = e g (x) = e ln(x = x2 + 1

g ◦ f (x) = g ( f (x)) = ln([ f (x)]2 + 1) = ln(e 2x + 1).

E Esempio 2.7
1
Siano f (x) = x 2 e g (x) = x+1 . Per le funzioni composte f ◦ g , g ◦ f e g ◦ g si ottiene:
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 68

1
f ◦ g (x) = f (g (x)) = [g (x)]2 = ,
(x + 1)2

1 1
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = = 2
f (x) + 1 x + 1

1 1 x +1
g ◦ g (x) = g (g (x)) = = 1
= .
g (x) + 1 x+1 +1 x +2

2.4.10.2 Funzioni definite a più leggi

In molti casi non è possibile esplicitare tramite un’unica forma analitica la dipen-
denza tra la variabile dipendente e quella indipendente per ogni punto del domi-
nio. Tuttavia può accadere di poter suddividere il dominio in intervalli tali che in
ciascuno di essi la legge che lega le variabili dipendente ed indipendente possa es-
sere espressa tramite una forma analitica elementare (o derivante dalla composi-

E
zione di funzioni elementari).
Esempio 2.8
Sia f : R → R una funzione di tipo quadratico per valori di x ≤ 0 e di tipo logaritmico
per valori di x > 0. Tale funzione può essere rappresentata come

(
ln x se x > 0
f (x) = . (2.1)
x2 se x ≤ 0

f(x)

Figura 2.34

Grafico della funzione (2.1).


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 69

" Osservazione
La funzione f (x) che definisce la distanza (euclidea) tra il punto della retta orien-
tata di coordinata x e l’origine (di coordinata x = 0) è nota come funzione modulo
ed indicata con il simbolo |x|. Essa risulta descrivibile come funzione definita a più
leggi:

(
x se x ≥ 0
|x| = .
−x se x < 0

f (x)

Figura 2.35

Grafico della funzione modulo.

2.4.10.3 Trasformazioni di funzioni note

Si supponga assegnata la funzione f (x) e si supponga di conoscere il suo grafico.


Dalla conoscenza di quest’ultimo è possibile risalire al grafico della funzione g (x)
ottenuta da f (x) tramite le trasformazioni
1. g (x) = f (x) + c, c ∈ R. In tal caso il grafico della funzione g si ottiene a partire da
quello della funzione f traslando quest’ultimo verticalmente verso l’alto (se c > 0)
o verso il basso (se c < 0).
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 70

x x

a b

Figura 2.36

Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione f (x) + c con c > 0 (a) e c < 0 (b).

2. g (x) = f (x + c), c ∈ R. Il grafico della funzione g (x) può essere ottenuto da quello
di f (x) traslando il grafico di quest’ultima orizzontalmente verso sinistra (se c > 0)
o verso destra (se c < 0).

x x

a b

Figura 2.37

Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione f (x + c) (linea tratteggiata) nel
caso c > 0 (a) e c < 0 (b).

3. g (x) = c f (x), c ∈ R+ . In tal caso il grafico di g (x) può essere ottenuto per dilata-
zione (se c > 1) o per contrazione (se c < 1) tenendo conto del fatto che i punti in
cui si annulla f (x) sono tutti e soli i punti in cui si annulla g (x).
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 71

Figura 2.38

Grafico della funzione f (x) (linea continua) e c f (x) (linea tratteggiata) nei casi c > 1 (a) e
0 < c < 1.

4. g (x) = − f (x). In tal caso il grafico della funzione g (x) si ottiene da quello di f (x)
ruotando quest’ultimo di 180◦ rispetto l’asse delle ascisse.

Figura 2.39

Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione − f (x) (linea tratteggiata).

5. g (x) = | f (x)|. Il grafico di g (x) si può ottenere da quello di f (x) osservando che,
in base alla definizione di funzione modulo,
½
f (x) se f (x) ≥ 0
g (x) = .
− f (x) se f (x) < 0
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 72

Figura 2.40

Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione | f (x)| (linea tratteggiata).

6. g (x) = f (|x|). In questo caso il grafico della funzione g (x) può essere ottenu-
to osservando che, essendo | − x| = |x|, la funzione g (x) è pari risultando g (−x) =
f (| − x|) = f (|x|) = g (x). E’ sufficiente pertanto graficare la funzione g (x) per x > 0
ruotando poi tale porzione di grafico rispetto l’asse delle ordinate. Si osservi che se
x > 0 risulta g (x) = f (|x|) = f (x).

f (x) f (x)

x x

a b

Figura 2.41

Grafico della funzione f (x) (a) e della funzione f (|x|).

7. Date le due funzioni f (x) e g (x) si può costruire il grafico della funzione H (x) =
max{ f (x), g (x)} e quello della funzione h(x) = min{ f (x), g (x)}. Si osservi che il do-
minio di H (x) e di h(x) è dato dall’intersezione dei domini delle funzioni f (x) e
g (x).
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 73

f (x) f (x)

x x

a b

Figura 2.42

Nel grafico (a) si rappresentano le funzioni f (x) (linea continua) e g (x) (linea tratteggiata).

Nel grafico (b) si rappresentano le funzioni max{ f (x), g (x)} (linea continua) e
min{ f (x), g (x)} (linea tratteggiata).

2.5 Calcolo del dominio di una funzione

In molti casi è assegnata la dipendenza funzionale tra la variabile indipendente x


e quella dipendente y tramite la legge y = f (x) senza che il dominio dell’applica-
zione f sia assegnato come dato del problema. In questi casi è quindi necessario
calcolare il dominio dell’applicazione f . Salvo menzione esplicita con dominio si
intenderà il più grande dei sottoinsiemi di R in cui la funzione è definita. Per le
funzioni incontrate in precedenza si ha:

• la funzione x n con n ∈ N è definita su tutto R


p
• la funzione n x con n dispari è definita su tutto R
p
• la funzione n x con n pari è definita solo per x ≥ 0
1
• la funzione xn , n ∈ N+ non è definita per x = 0

• la funzione loga x è definita solo per x > 0.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 74

Più in generale la funzione f (x) in esame potrebbe essere composta da più funzioni
elementari. In tal caso il dominio di f (x) si ottiene come intersezione dei domini
di tali funzioni elementari (in effetti in questo modo si selezionerà l’insieme più
ampio in cui tutte le leggi elementari che compongono f (x) hanno senso).
E’ possibile classificare le funzioni reali di variabile reale in base alla natura della
legge che lega la variabile dipendente a quella indipendente. Si possono distingue-
re in tal modo

• funzioni algebriche, in cui compaiono solo operazioni algebriche quali som-


ma, sottrazione, moltiplicazione, divisione e potenza

• funzioni trascendenti, in cui compaiono operazioni trascendenti: esponen-


ziali, logaritmiche o goniometriche

Le funzioni algebriche si possono distinguere a loro volta in

• funzioni razionali intere (polinomi)

• funzioni razionali fratte (rapporto tra polinomi)

• funzioni irrazionali (contenenti radicali di funzioni razionali della variabile


indipendente x)

mentre quelle trascendenti si possono distinguere in

• esponenziali (contenenti la variabile indipendente x come esponente)

• logaritmiche (contenenti la variabile indipendente x come argomento del


logaritmo)

• goniometriche (contenenti la variabile indipendente x come argomento di


una delle funzioni goniometriche)

• pure (contenenti la variabile indipendente x sia come base che come espo-
nente )

Si ha:
1) Il dominio di una funzione algebrica razionale intera

f (x) = P (x),

E
dove P (x) è un polinomio, è l’insieme dei numeri reali R
Esempio 2.9
La funzione f (x) = x 3 +7x 2 −2x +5, come tutti i polinomi, ammette come dominio
l’insieme dei numeri reali R.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 75

2) Il dominio di una funzione algebrica razionale fratta

P (x)
f (x) = ,
Q(x)
dove P (x) e Q(x) sono due polinomi, si ottiene escludendo da R gli eventuali valori
x che annullano5 il polinomio Q(x), cioè

R\{x ∈ R | Q(x) = 0}.

E Esempio 2.10
x3
Si determini il dominio della funzione f (x) = x+5 .
Soluzione

Siccome un denominatore deve essere diverso da zero, il dominio di f (x) sarà dato
dalla soluzione della equazione

x + 5 6= 0 ⇒ x 6= −5 :

E
il dominio di f (x) è, pertanto, R\{−5} ≡ (−∞, −5) ∪ (−5, +∞).
Esempio 2.11
x 3 −1
Si determini il dominio della funzione f (x) = x 2 +x
.
Soluzione

Il denominatore x 2 + x si annulla per (x = 0) ∨ (x = −1). Il dominio di f (x) sarà


quindi dato da

R\{−1, 0} ≡ (−∞, −1) ∪ (−1, 0) ∪ (0, +∞).

3) Il dominio di una funzione algebrica irrazionale


p
f (x) = n g (x)

è:

• se n è dispari coincide con il dominio di g (x)

• se n è pari è dato da {x ∈ R | g (x) ≥ 0}

5 Tali valori sono noti come radici del polinomio.


CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 76

E Esempio 2.12
q
x 3 −1
Si determini il dominio della funzione f (x) = x 2 +x
.
Soluzione

In questo caso occorre imporre due condizioni di esistenza: la condizione

x3 − 1
≥0
x2 + x
che garantisce la non negatività del radicando, e la condizione

x 2 + x 6= 0
che garantisce che il denominatore non si annulli. Come notato in precedenza, il
dominio della funzione f (x) si ottiene intersecando gli insiemi soluzione delle due
condizioni di esistenza o, in altre parole, esso si ottiene come soluzione del sistema

(
x 3 −1
x 2 +x
≥0
2 .
x +x 6= 0

x 3 −1
La prima disequazione si risolve studiando il segno, riportato in figura 2.43, di x 2 +x
.

x3 −1
x2 +x

x2 + x

x3 − 1

−1 0 1

Figura 2.43

3
Segno di x 3 − 1, x 2 + x e x2 −1 . (La linea continua convenzionalmente rappresenta il segno
x +x
“+” mentre quella tratteggiata il segno “−”.)

Tenendo conto che x deve essere diverso da −1 e da 0, si ottiene il dominio di f (x) :

E
(−1, 0) ∪ [1, +∞).
Esempio 2.13
q
3 x 2 −x
Si calcoli il dominio di f (x) = x 3 +1
.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 77

Soluzione

L’unica condizione di regolarità da imporre è quella di avere il denominatore x 3 +


1 6= 0. Siccome tale denominatore si annulla solo per x = −1, il dominio di f (x) è
R\{−1} ≡ (−∞, −1) ∪ (−1, +∞).
4) Il dominio di una funzione trascendente esponenziale

f (x) = a g (x) ,

E
è dato dal dominio di g (x).
Esempio 2.14
Si determini il dominio della funzione
p1
f (x) = e x−1 .

Soluzione

Il dominio di f (x) è determinato dalle condizioni

x − 1 ≥ 0,

che garantisce che il radicando sia non negativo e

x − 1 6= 0
che garantisce il non annullarsi del denominatore. Il sistema che determina il do-
minio è, pertanto,

½
x −1 ≥0
,
x −1 6= 0
equivalente alla disequazione

x −1 > 0 ⇒ x > 1 :

il dominio di f (x) è, perciò, l’intervallo (1, +∞).


5) Il dominio di una funzione trascendente logaritmica

f (x) = loga g (x)

E
è dato da {x ∈ R | g (x) > 0}
Esempio 2.15
Si calcoli il dominio della funzione f (x) = ln x−1
x3
.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 78

Soluzione

Le condizioni di regolarità da imporre in questo caso sono:

x −1
> 0,
x3
che garantisce la positività dell’argomento del logaritmo, e

x 3 6= 0,
che garantisce che il denominatore non si annulli. Il sistema da risolvere è, quindi,

½ x−1
x3
>0
3 .
x 6= 0

La seconda equazione ammette la soluzione immediata x 6= 0 mentre per la so-


luzione della seconda è sufficiente studiare il segno di x−1
x3
, come riportato nella
figura 2.44.

x−1
x3

x3

x−1

0 1

Figura 2.44

Segno di x − 1, x 3 e x−1
3 . x

Per il dominio di f (x) si ottiene, quindi, (−∞, 0) ∪ (1, +∞)


6) Il dominio della funzione trascendente pura

f (x) = (g (x))h(x)

è dato dall’intersezione dei domini di g e di h privata dei valori di x tali che g (x) ≤ 0.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 79

E Esempio 2.16
p
x 3 −1
Si calcoli il dominio della funzione f (x) = x
Soluzione

Le condizioni che determinano il dominio di f (x) sono:

x > 0,
che garantisce la positività della base e

x 3 − 1 ≥ 0,

che garantisce la non negatività del radicando. Il sistema da risolvere è, pertanto,

½
x > 0
.
x3 − 1 ≥ 0

La prima relazione ammette la soluzione x > 0 mentre la seconda equazione am-


mette la soluzione x ≥ 1. L’intersezione tra questi due insiemi, data da

x ∈ [1, +∞),

rappresenta il dominio della funzione f (x).


Per funzioni più generali di quelle analizzate sopra si può concludere che

• f (x) + g (x) e f (x)g (x) ammettono come dominio l’intersezione tra i domini
di f e di g
f (x)
• ammette come dominio l’intersezione dei domini di f e di g privata dei
g (x)
punti che annullano il denominatore g .

2.5.1 Applicazioni economiche

E Esempio 2.17
Un gestore di telefonia fissa propone alla propria clientela la scelta tra le tariffe
seguenti:
A) costo bimestrale fisso di euro 16.50 e costo variabile pari a euro 0.15 per ogni
chiamata effettuata, urbana o interurbana
B) costo bimestrale fisso di euro 24.90 e nessun costo per chiamate urbane e inte-
rurbane
In entrambe le tariffe sono escluse le chiamate verso i telefoni cellulari che in en-
trambi i casi hanno, però, lo stesso costo. Si vuole determinare la tariffa più conve-
niente.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 80

Soluzione

La scelta della tariffa più conveniente dipende dal numero di chiamate urbane o
interurbane che il cliente effettua ogni bimestre. Detto n il numero di tali chiamate
si sosterrebbe, nel caso della tariffa A un costo bimestrale pari

c A (n) = 16.50 + n · 0.15


mentre nel caso della tariffa B tale costo sarebbe

c B (n) = 24.90.

Il cui grafico dei costi per le due tariffe al variare del numero di telefonate è riportato
nella figura 2.45.

c(n)
cA (n)

cB (n)

56 n

Figura 2.45

Grafico dei costi della tariffa A e della tariffa B.

Come si può vedere dalla figura 2.44, la tariffa A risulta essere più conveniente se il
numero di telefonate per bimestre è minore di 56 mentre se tale numero è maggiore
di 56 la tariffa più conveniente risulta essere la B. In generale, quindi, la tariffa più
conveniente è data da min{c A (n), c B (n)}.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 81

Esercizi

2.1) Sia x la quantità prodotta e venduta di un certo bene e siano date la funzione
costo,

C (x) = x 2 + 8x + 120,
e la funzione ricavo,

R(x) = 38x + 16.

Si determini la quantità x 0 che occorre produrre e vendere per non avere perdite e
la quantità x ∗ da produrre e vendere per massimizzare il guadagno.
[Risposta: x 0 ∈ (4, 26), x ∗ = 15.]
2.2) Una ditta produce merce che è venduta al prezzo di euro 10 al K g . Per la pro-
duzione sostiene costi fissi pari a euro 80 e costi variabili pari a ν(x) = 0.002x + 8,
avendo indicato con x i K g prodotti. Si determini la quantità x 0 che la ditta de-
ve produrre per non lavorare in perdita e il valore x ∗ che essa deve produrre per
conseguire il guadagno massimo.
[Risposta: x 0 ∈ (41.74, 958.26), x ∗ = 500.]
2.3) Le funzioni seguenti rappresentano le alternative di costo proposte per una
tariffa telefonica al variare del numero x di minuti di conversazione:

T1 (x) = 2x,

T2 (x) = 0.5x + 4.5,

T3 (x) = 0.2x + 9.

Si dica, al variare di x, quale è la tariffa più conveniente.


[Risposta: T1 per 0 < x < 6, T2 per 6 < x < 16, T3 per x > 16.]
2.4) Un ditta di trasporti propone due tariffe diverse per il trasporto di una tonnel-
lata di merce:

• T1 che prevede euro 150 di costo fisso e euro 50.65 per ogni K m percorso

• T2 che prevede euro 300 di costo fisso diminuito di f (x) = 700


x − 0.2x − 36.15
per ogni K m percorso, dove x indica il numero di K m percorsi.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 82

In relazione ai K m percorsi si dica quale tariffa è più conveniente per la ditta di


trasporti.
[Risposta: T1 se 0 < x < 100, T2 se x > 100.]
2.5) Siano D(x) = 100−0.5x e O (x) = 82+0.4x le quantità domandate e offerte di un
certo bene, al variare del suo prezzo x. Si determini il prezzo di equilibrio del bene
considerato.

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