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R
nozione generale di funzione.
Definizione (Funzione)
Siano X e Y sottoinsiemi di R. Si dice funzione reale di variabile reale un’applica-
zione
f :X →Y
che associa ad ogni valore x ∈ X uno ed un solo valore y ∈ Y .
.
y
.
x
Y
X
Figura 2.1
f (X ) = {y ∈ Y | y = f (x) ∀x ∈ X },
38
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 39
G f = {(x, y) ∈ R2 | (x ∈ X ) ∧ (y = f (x))}.
"Osservazione
Se si conviene di rappresentare gli elementi del grafico dell’applicazione f come
punti del piano cartesiano, il grafico stesso sarà rappresentabile, in generale, come
una curva del piano.
y y
x x
a b
Figura 2.2
Un esempio di curva che è un grafico di una funzione (a) e di curva che non rappresenta il
grafico di una funzione (b).
"Osservazione
Dall’analisi del grafico di una funzione si può stabilire se essa risulta iniettiva e/o
suriettiva. In effetti, se ogni retta parallela all’asse delle ascisse (di equazione y =
k, k ∈ R) interseca il grafico della funzione al più in un punto, la funzione risulterà
iniettiva perchè ogni valore k proviene, al più, da un solo x appartenente al dominio
della funzione. Se invece ogni retta parallela all’asse delle ascisse di equazione y =
k, k ∈ Y interseca almeno in un punto il grafico della funzione essa sarà suriettiva
siccome ogni y ∈ Y proverrà da qualche x ∈ X .
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 40
f (x) f (x)
y=k y=k
x x
a b
Figura 2.3
f(x)
y=k
Figura 2.4
f : X → Y.
R Definizione (Monotonia)
Se per ogni x 1 , x 2 ∈ X , con x 1 < x 2 risulta
f (x 1 ) < f (x 2 )
si dice che la funzione f è monotòna crescente; se
f (x 1 ) ≤ f (x 2 )
si dice che la funzione f è monotòna non decrescente (o monotòna crescente in
senso largo); se
f (x 1 ) > f (x 2 )
si dice che la funzione f è monotòna decrescente; se
f (x 1 ) ≥ f (x 2 )
"Osservazione
Le funzioni crescenti o decrescenti si dicono anche strettamente monotòne. Tali
funzioni risultano essere sempre iniettive.
f (x) f (x)
x x
a b
Figura 2.5
f (x) f (x)
x x
a b
Figura 2.6
f :X →Y
e si supponga che il dominio X sia un insieme simmetrico rispetto l’origine cioè se
R
x ∈ X allora risulta anche che il suo opposto −x ∈ X .
Definizione (Funzioni pari e dispari)
La funzione f (x) si dice pari se risulta
f (−x) = f (x), ∀x ∈ X
f (−x) = − f (x), ∀x ∈ X .
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 43
Figura 2.7
" Osservazione
Come si può osservare dalla figura 2.7, il grafico di una funzione pari risulta esse-
re simmetrico rispetto l’asse delle ordinate mentre quello di una funzione dispari
E
risulta essere simmetrico rispetto l’origine.
Esempio 2.1
Le funzioni
1. f (x) = x 2 − 3
2. 3x 4 − 2x 2 − 4
x2
3. x 4 +1
E
sono pari visto che risulta, in tutti i casi, f (−x) = f (x).
Esempio 2.2
Le funzioni
1. f (x) = 3x 3
2. f (x) = x 3 − 2x
x3
3. f (x) = x 2 +1
f : X → Y.
∀y ∈ f (X ) ∃! x ∈ X | y = f (x).
x = f −1 (y).
La funzione
f −1 : f (X ) → X
si chiama funzione inversa di f . Il dominio della funzione inversa ha f (X ) come
dominio e X come codominio o, in altre parole, f −1 ( f (X )) = X .
y=f(x)
−1
f
Figura 2.8
"Osservazione
Si ha:
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 45
(
−x se x ≥ 0
f (x) = 1
x2
se x < 0
f(x)
Figura 2.9
Figura 2.10
Con funzioni elementari si intende la classe delle funzioni più semplici attraverso le
quali descrivere il legame tra la variabile indipendente x e la variabile dipendente
y. In quanto segue si accennerà anche al possibile uso di tali relazioni in ambito
economico.
La funzione costante
f (x) = k, k ∈ R
è rappresentabile come una retta orizzontale parallela all’asse delle ascisse del pia-
no cartesiano
f (x)
y=k
Figura 2.11
Il dominio di tale funzione è l’insieme dei numeri reali mentre l’immagine è rap-
presentata dal solo punto {k}. Essa non è iniettiva (associa, in effetti, ad ogni x ∈ R
lo stesso valore y = k) e, quindi, non è invertibile. Vista come funzione da R a R
non è nemmeno suriettiva in quanto esistono infiniti elementi (più precisamente
R\{k}) che non sono immagine di alcun punto del dominio.
"Osservazione
La funzione costante non è crescente né decrescente. Essa può, tuttavia, essere
considerata contemporaneamente crescente e decrescente in senso largo.
La funzione
f (x) = ax + b a, b ∈ R,
è detta funzione lineare affine. Tale funzione è rappresentabile sul piano cartesia-
no tramite una retta. Per tracciare tale retta è sufficiente consocere due punti del
grafico (si ricordi che “per due punti passa una ed una sola retta”). Ad esempio si
possono considerare i punti di ascissa x = 0 e x = 1. Per x = 0 si ottiene y = b mentre
per x = 1 si ottiene y = a + b. Risultano così individuati due punti del grafico di f :
(0, b) e (1, a + b).
f (x) f (x)
a>0 a<0
b b
x x
Figura 2.12
Dominio e codominio di f (x) coincidono con l’insieme dei numeri reali R (si veda
figura 2.12). La funzione è iniettiva (ogni retta parallela all’asse delle ascisse incon-
tra il grafico di f una sola volta) e suriettiva (ogni retta parallela all’asse delle ascisse
incontra il grafico di f almeno una volta) e, quindi, invertibile. Essa è crescente se
a > 0 mentre è decrescente se a < 0. Il parametro a è noto come coefficiente an-
golare della retta e rappresenta la pendenza della retta stessa: a = tan θ, dove θ è
l’angolo che la retta forma con l’asse delle ascisse: acuto se a > 0, ottuso se a < 0.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 48
f(x)
a=tan θ
Figura 2.13
"Osservazione
Se il coefficiente angolare a = 0 la funzione affine degenera nella funzione costante
f (x) = b. Se, invece, b = 0, la funzione affine f (x) = ax è detta lineare.
C (x) = mx + q,
R(x) = r x
D = D(p).
D(p) = ap + b.
D(0) = a · 0 + b = b
• La quantità O offerta di un certo bene può essere vista come funzione del
prezzo p dell’unità del bene stesso:
O = O (p).
O (p) = c p + d .
O (0) = c · 0 + d = d .
La funzione
f (x) = ax 2 + bx + c
è detta funzione quadratica. Tale funzione è rappresentabile sul piano cartesiano
tramite una parabola. Per tracciare il grafico di tale parabola è sufficiente conosce-
re il vertice, l’intersezione con l’asse delle ordinate e le eventuali intersezioni con
l’asse delle ascisse. Queste ultime sono determinate dalla soluzione dell’equazione
ax 2 + bx + c = 0,
p
−b ± b 2 − 4ac
x 1,2 = .
2a
f (x) f (x)
c
c
− 2ab
x − 2ab x2 x
x1 x2 x1
a b
Figura 2.14
Il grafico della funzione quadratica per a > 0 (a) e a < 0 (b) nel caso in cui ∆ > 0.
La funzione quadratica non è iniettiva: esistono rette parallele all’asse delle ascisse
che intersecano la parabola in due punti. Vista come funzione a valori in R essa
non è suriettiva in quanto
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 51
∆
(
[− 4a , +∞) se a > 0
f (R) = ∆
(−∞, − 4a ] se a < 0
e, pertanto, esistono rette parallele all’asse delle ascisse che non intersecano il gra-
fico della funzione. Come si può osservare dal grafico della funzione quadrati-
ca, essa non è monotòna: ad esempio se a > 0 e ∆ > 0, essa risulta decrescente
b b
nell’intervallo (−∞, − 2a ) mentre risulta crescente nell’intervallo (− 2a , +∞).
Nel caso particolare in cui b = c = 0, la funzione quadratica diviene
f (x) = ax 2 .
Essa è una parabola con vertice nel punto (0, 0) e intersezione con l’asse delle ordi-
nate e delle ascisse coincidenti col punto (0, 0). Essendo in tal caso l’asse di simme-
tria coincidente con l’asse delle ordinate, tale funzione risulta essere pari:
a(−x)2 = ax 2 .
f(x) f(x)
x x
a b
Figura 2.15
Nel caso in cui il prezzo di vendita di un certo bene subisca sconti legati alla quan-
tità di merce venduta si può porre tale prezzo p(x) di vendita dipendente dalla
quantità venduta x, cioè
p(x) = p − ax a > 0.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 52
C (x) = mx + q,
il guadagno G(x) relativo alla vendita della quantità x sarà
2.4.4 Funzioni x n
• potenza con esponente n > 2 e pari. In tal caso il grafico della funzione po-
tenza è qualitativamente simile a quello di f (x) = x 2 . Pertanto si può conclu-
dere che tali funzioni non sono iniettive né suriettive (se considerate a valori
in tutto R) e, di conseguenza, non sono invertibili. Sono decrescenti per x < 0
e crescenti per x > 0. Poiché se n è pari risulta
(−x)n = x n ,
f(x)
Figura 2.16
(−x)n = −x n ,
Figura 2.17
p
n
x= y
o, utilizzando la notazione standard per la variabile dipendente e quella indipen-
dente,
p
n
y= x.
Il grafico di tali funzioni inverse si può ottenere, come visto in precedenza, rifletten-
do il grafico delle funzioni dirette rispetto la bisettrice del primo e terzo quadrante.
f (x)
Figura 2.18
p
Grafico della funzione x n con n ≥ 3 e dispari (linea continua) e della sua inversa n
x (linea
tratteggiata).
f(x)
Figura 2.19
(con R+
0 si intende l’intervallo [0, +∞)) tali funzioni risultano monotòne crescenti
quindi iniettive e invertibili.
f (x)
Figura 2.20
Restrizione della funzione x n , con n ≥ 2 e pari, all’intervallo [0, +∞). Essa risulta essere
iniettiva e, quindi, invertibile.
p
f −1 (x) = n
x.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 56
f (x)
Figura 2.21
p
Grafico della funzione x n , con n ≥ 2 e pari (linea continua), e della sua inversa n
x (linea
tratteggiata).
1
2.4.6 Funzioni xn
1
f (x) =
xn
ha come dominio R\{0} e come immagine R+ .
Figura 2.22
Dalla figura 2.22 si può osservare che tale funzione non è iniettiva, visto che ogni
retta y = k con k > 0 interseca il suo grafico in due punti e, vista come funzione
da R\{0} a R non è suriettiva, essendo la sua immagine f (R\{0}) = (0, +∞) Essa non
è monotona (è crescente per x < 0 e decrescente per x > 0) e risulta essere una
funzione pari.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 57
1
f (x) =
xn
è definita nel dominio R\{0} ed assume valori nell’immagine R\{0}.
Figura 2.23
Come si può osservare dalla figura 2.23, tale funzione è iniettiva, visto che ogni
retta y = k interseca il suo grafico al più in un punto. Non è suriettiva se l’insieme
di arrivo è posto pari a R, visto che la retta y = 0 non interseca il suo grafico. E’
decrescente negli intervalli (−∞, 0) e (0, +∞) ma non è monotòna su tutto il suo
dominio. E’ una funzione dispari visto che, per n ∈ N dispari risulta (−x)n = −(x)n
e, quindi,
f (−x) = − f (x).
La funzione
f (x) = a x , a > 0,
è detta funzione esponenziale. Il parametro a è noto come base della potenza men-
tre x si chiama esponente. Il dominio della funzione esponenziale è, tutto l’insieme
dei numeri reali R mentre l’immagine è, se2 a 6= 1, pari a R+ .
f (x) f (x)
1 1
x x
a b
Figura 2.24
Grafico della funzione esponenziale con a > 1 (a) e con 0 < a < 1 (b).
y = ax
si chiama logaritmo in base a:
x = loga y.
y = loga x.
f (x) f (x)
1 x 1 x
a b
Figura 2.25
Grafico della funzione f (x) = loga x con a > 1 (a) e 0 < a < 1 (b).
La funzione logaritmo risulta essere iniettiva e suriettiva visto che ogni retta y =
k interseca il suo grafico in uno ed un solo punto. Risulta essere una funzione
crescente se a > 1 mentre è decrescente se 0 < a < 1.
Una particolare importanza, per motivi che saranno ovvi nel seguito, è rivestita dal
cosiddetto logaritmo naturale, indicato con il simbolo
f (x) = ln x :
ln x
loga x = .
ln a
Si ricordano inoltre le principali proprietà della funzione logaritmo (si supporrà
a > 0, b > 0 e, per comodità, saranno espresse usando la base naturale e):
• e ln a = a
• ln a + ln b = ln(ab)
• ln a − ln b = ln( ba )
• ln a b = b ln a
• ln e = 1
• ln 1 = 0
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 60
C (s) = C (1 + i )s :
al variare di s, pertanto, la funzione C (s) è descritta da un esponenziale di base 1+i
ed esponente s.
R
che assumono valori uguali ad intervalli regolari. Più precisamente
Definizione (Funzione periodica)
La funzione f (x) si dice periodica se
f (x + kT ) = f (x), k ∈ Z.
Il più piccolo T per cui la relazione precedente è soddisfatta si chiama periodo della
funzione periodica.
Per introdurre le funzioni goniometriche si può fare riferimento alla circonferenza
goniometrica ovvero una circonferenza di centro O e raggio unitario.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 61
sinx
P
O cosx A
Figura 2.26
Si ricorda che, sulla circonferenza unitaria, misurando gli angoli in radianti, come si
supporrà sempre nel seguito, la misura dell’angolo x coincide con quella dell’arco
AP 3 e che si conviene di considerare come verso di crescita di un angolo quello
antiorario. Si ricorda anche che all’angolo retto (90◦ ) corrisponde la misura π/2,
all’angolo piatto (180◦ ) corrisponde la misura π, all’angolo di 270◦ corrisponde la
misura 3π/2 e all’angolo giro (360◦ ) corrisponde la misura 2π.
Si consideri il punto P sulla circonferenza goniometrica (si osservi la figura 2.26),
che individua l’angolo x compreso tra OP e l’asse delle ascisse. L’ascissa di tale
punto è detta coseno dell’angolo x, ed indicata come cos x mentre l’ordinata è detta
seno dell’angolo x ed indicata come sin x.
Una relazione tra le funzioni seno e coseno può essere ottenuta applicando il teo-
rema di Pitagora al triangolo rettangolo di ipotenusa OP rappresentato nella figura
2.26. Si ottiene:
I valori che le funzioni assumono in corrispondenza dei principali angoli sono ri-
portati nella tabella seguente:
x cos x sin x
0 1 0
π/2 0 1
π −1 0
3π/2 0 −1
2π 1 0
Dalla definizione delle funzioni seno e coseno si evince che esse sono funzioni
periodiche di periodo 2π : in effetti la misura dell’angolo x è equivalente a quel-
la dell’angolo x + 2kπ, k ∈ Z e, pertanto, sono uguali seno e coseno dell’angolo x
o dell’angolo x + 2kπ, k ∈ Z. I grafici delle funzioni seno e coseno possono essere
pertanto riportati solo per x ∈ [0, 2π].
sinx cosx
1 1
0 π /2 π 3 π /2 2π x 0 π /2 π 3 π /2 2π x
−1
−1
Figura 2.27
Le funzioni seno e coseno non sono iniettive, hanno come codominio l’intervallo
[−1, 1] e non sono monotòne.
Come visto in precedenza per la funzione quadratica, se si considera la restrizione
di una funzione in un sottoinsieme del dominio in cui essa risulti iniettiva, è pos-
sibile introdurre la relativa funzione inversa. In particolare, per la funzione seno si
conviene di considerare la sua restrizione all’intervallo [− π2 , π2 ] :si può introdurre a
questo punto la sua funzione inversa, detta arcoseno e indicata come y = arcsin x.
Anche la funzione coseno risulta essere invertibile se considerata nell’intervallo
[0, π]. La sua funzione inversa, detta arcoseno, è indicata con arccos x.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 63
Figura 2.28
sin x
tan x = .
cos x
′
P
tanx
sinx
x
O cosx ′
A
A
Figura 2.29
0 0
Dalla similitudine tra i triangoli (si veda figura 2.29) O A P e O AP segue che la
0
tangente dell’angolo x rappresenta l’ordinata del punto P .
Figura 2.30
Come si può osservare dalla figura 2.30, tale funzione non è definita per quei valori
x che annullano cos x, cioè per x = π2 + kπ. La funzione tan x non è iniettiva ed
è suriettiva. Non è una funzione monotòna e risulta essere periodica di periodo
π. Si osservi che tale funzione è comunque iniettiva e, quindi, invertibile per x ∈
[− π2 , π2 ]: la corrispondente funzione inversa si chiama arcotangente ed è indicata
come arctan x.
Figura 2.31
f :X →Y
g : Y → Z.
f
g
Y z
X
Z
Figura 2.32
R
h : X → Z.
f
g
x y
Y z
X
Z
g◦f
Figura 2.33
"Osservazione
Date le funzioni f : X → Y e g : Y → Z non è detto che si possa costruire la funzione
composta f ◦ g : potrebbe risultare, infatti, che, fissato un y ∈ Y il valore g (y) ∈ Z
non appartenga al dominio X della funzione f , per cui non avrebbe senso consi-
derare il valore f (g (y)). Se ciò accadesse per ogni y ∈ Y il dominio della funzione
composta sarebbe l’insieme vuoto ∅.
"Osservazione
Date le funzioni f : X → Y e g : Y → Z , con Z ⊆ X , ha senso considerare anche
la funzione composta f ◦ g in quanto, fissato y ∈ Y , risulterà g (y) ∈ Z ⇒ g (y) ∈ X .
L’operazione f (g (y)) è quindi ben definita. In generale, comunque, risulterà f ◦g 6=
g ◦ f , come sarà chiaro dagli esempi che seguiranno.
3
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = e f (x) = e x : R → R+ .
E Esempio 2.3
Siano f (x) = x − x 2 e g (x) = e x . Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:
2
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = e f (x) = e x−x .
E Esempio 2.4
p
Siano f (x) = x + 1 e g (x) = ln x. Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:
p p
f ◦ g (x) = f (g (x)) = g (x) + 1 = ln x + 1
p
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = ln f (x) = ln x + 1.
E Esempio 2.5
p
Siano f (x) = x e g (x) = ln(x − 1). Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:
p p
f ◦ g (x) = f (g (x)) = g (x) = ln(x − 1)
p
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = ln( f (x) − 1) = ln( x − 1).
E Esempio 2.6
Siano f (x) = e x e g (x) = ln(x 2 + 1). Per le funzioni composte f ◦ g e g ◦ f si ottiene:
2 +1)
f ◦ g (x) = f (g (x)) = e g (x) = e ln(x = x2 + 1
E Esempio 2.7
1
Siano f (x) = x 2 e g (x) = x+1 . Per le funzioni composte f ◦ g , g ◦ f e g ◦ g si ottiene:
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 68
1
f ◦ g (x) = f (g (x)) = [g (x)]2 = ,
(x + 1)2
1 1
g ◦ f (x) = g ( f (x)) = = 2
f (x) + 1 x + 1
1 1 x +1
g ◦ g (x) = g (g (x)) = = 1
= .
g (x) + 1 x+1 +1 x +2
In molti casi non è possibile esplicitare tramite un’unica forma analitica la dipen-
denza tra la variabile dipendente e quella indipendente per ogni punto del domi-
nio. Tuttavia può accadere di poter suddividere il dominio in intervalli tali che in
ciascuno di essi la legge che lega le variabili dipendente ed indipendente possa es-
sere espressa tramite una forma analitica elementare (o derivante dalla composi-
E
zione di funzioni elementari).
Esempio 2.8
Sia f : R → R una funzione di tipo quadratico per valori di x ≤ 0 e di tipo logaritmico
per valori di x > 0. Tale funzione può essere rappresentata come
(
ln x se x > 0
f (x) = . (2.1)
x2 se x ≤ 0
f(x)
Figura 2.34
" Osservazione
La funzione f (x) che definisce la distanza (euclidea) tra il punto della retta orien-
tata di coordinata x e l’origine (di coordinata x = 0) è nota come funzione modulo
ed indicata con il simbolo |x|. Essa risulta descrivibile come funzione definita a più
leggi:
(
x se x ≥ 0
|x| = .
−x se x < 0
f (x)
Figura 2.35
x x
a b
Figura 2.36
Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione f (x) + c con c > 0 (a) e c < 0 (b).
2. g (x) = f (x + c), c ∈ R. Il grafico della funzione g (x) può essere ottenuto da quello
di f (x) traslando il grafico di quest’ultima orizzontalmente verso sinistra (se c > 0)
o verso destra (se c < 0).
x x
a b
Figura 2.37
Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione f (x + c) (linea tratteggiata) nel
caso c > 0 (a) e c < 0 (b).
3. g (x) = c f (x), c ∈ R+ . In tal caso il grafico di g (x) può essere ottenuto per dilata-
zione (se c > 1) o per contrazione (se c < 1) tenendo conto del fatto che i punti in
cui si annulla f (x) sono tutti e soli i punti in cui si annulla g (x).
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 71
Figura 2.38
Grafico della funzione f (x) (linea continua) e c f (x) (linea tratteggiata) nei casi c > 1 (a) e
0 < c < 1.
4. g (x) = − f (x). In tal caso il grafico della funzione g (x) si ottiene da quello di f (x)
ruotando quest’ultimo di 180◦ rispetto l’asse delle ascisse.
Figura 2.39
Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione − f (x) (linea tratteggiata).
5. g (x) = | f (x)|. Il grafico di g (x) si può ottenere da quello di f (x) osservando che,
in base alla definizione di funzione modulo,
½
f (x) se f (x) ≥ 0
g (x) = .
− f (x) se f (x) < 0
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 72
Figura 2.40
Grafico della funzione f (x) (linea continua) e della funzione | f (x)| (linea tratteggiata).
6. g (x) = f (|x|). In questo caso il grafico della funzione g (x) può essere ottenu-
to osservando che, essendo | − x| = |x|, la funzione g (x) è pari risultando g (−x) =
f (| − x|) = f (|x|) = g (x). E’ sufficiente pertanto graficare la funzione g (x) per x > 0
ruotando poi tale porzione di grafico rispetto l’asse delle ordinate. Si osservi che se
x > 0 risulta g (x) = f (|x|) = f (x).
f (x) f (x)
x x
a b
Figura 2.41
7. Date le due funzioni f (x) e g (x) si può costruire il grafico della funzione H (x) =
max{ f (x), g (x)} e quello della funzione h(x) = min{ f (x), g (x)}. Si osservi che il do-
minio di H (x) e di h(x) è dato dall’intersezione dei domini delle funzioni f (x) e
g (x).
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 73
f (x) f (x)
x x
a b
Figura 2.42
Nel grafico (a) si rappresentano le funzioni f (x) (linea continua) e g (x) (linea tratteggiata).
Nel grafico (b) si rappresentano le funzioni max{ f (x), g (x)} (linea continua) e
min{ f (x), g (x)} (linea tratteggiata).
Più in generale la funzione f (x) in esame potrebbe essere composta da più funzioni
elementari. In tal caso il dominio di f (x) si ottiene come intersezione dei domini
di tali funzioni elementari (in effetti in questo modo si selezionerà l’insieme più
ampio in cui tutte le leggi elementari che compongono f (x) hanno senso).
E’ possibile classificare le funzioni reali di variabile reale in base alla natura della
legge che lega la variabile dipendente a quella indipendente. Si possono distingue-
re in tal modo
• pure (contenenti la variabile indipendente x sia come base che come espo-
nente )
Si ha:
1) Il dominio di una funzione algebrica razionale intera
f (x) = P (x),
E
dove P (x) è un polinomio, è l’insieme dei numeri reali R
Esempio 2.9
La funzione f (x) = x 3 +7x 2 −2x +5, come tutti i polinomi, ammette come dominio
l’insieme dei numeri reali R.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 75
P (x)
f (x) = ,
Q(x)
dove P (x) e Q(x) sono due polinomi, si ottiene escludendo da R gli eventuali valori
x che annullano5 il polinomio Q(x), cioè
E Esempio 2.10
x3
Si determini il dominio della funzione f (x) = x+5 .
Soluzione
Siccome un denominatore deve essere diverso da zero, il dominio di f (x) sarà dato
dalla soluzione della equazione
x + 5 6= 0 ⇒ x 6= −5 :
E
il dominio di f (x) è, pertanto, R\{−5} ≡ (−∞, −5) ∪ (−5, +∞).
Esempio 2.11
x 3 −1
Si determini il dominio della funzione f (x) = x 2 +x
.
Soluzione
è:
E Esempio 2.12
q
x 3 −1
Si determini il dominio della funzione f (x) = x 2 +x
.
Soluzione
x3 − 1
≥0
x2 + x
che garantisce la non negatività del radicando, e la condizione
x 2 + x 6= 0
che garantisce che il denominatore non si annulli. Come notato in precedenza, il
dominio della funzione f (x) si ottiene intersecando gli insiemi soluzione delle due
condizioni di esistenza o, in altre parole, esso si ottiene come soluzione del sistema
(
x 3 −1
x 2 +x
≥0
2 .
x +x 6= 0
x 3 −1
La prima disequazione si risolve studiando il segno, riportato in figura 2.43, di x 2 +x
.
x3 −1
x2 +x
x2 + x
x3 − 1
−1 0 1
Figura 2.43
3
Segno di x 3 − 1, x 2 + x e x2 −1 . (La linea continua convenzionalmente rappresenta il segno
x +x
“+” mentre quella tratteggiata il segno “−”.)
E
(−1, 0) ∪ [1, +∞).
Esempio 2.13
q
3 x 2 −x
Si calcoli il dominio di f (x) = x 3 +1
.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 77
Soluzione
f (x) = a g (x) ,
E
è dato dal dominio di g (x).
Esempio 2.14
Si determini il dominio della funzione
p1
f (x) = e x−1 .
Soluzione
x − 1 ≥ 0,
x − 1 6= 0
che garantisce il non annullarsi del denominatore. Il sistema che determina il do-
minio è, pertanto,
½
x −1 ≥0
,
x −1 6= 0
equivalente alla disequazione
x −1 > 0 ⇒ x > 1 :
E
è dato da {x ∈ R | g (x) > 0}
Esempio 2.15
Si calcoli il dominio della funzione f (x) = ln x−1
x3
.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 78
Soluzione
x −1
> 0,
x3
che garantisce la positività dell’argomento del logaritmo, e
x 3 6= 0,
che garantisce che il denominatore non si annulli. Il sistema da risolvere è, quindi,
½ x−1
x3
>0
3 .
x 6= 0
x−1
x3
x3
x−1
0 1
Figura 2.44
Segno di x − 1, x 3 e x−1
3 . x
f (x) = (g (x))h(x)
è dato dall’intersezione dei domini di g e di h privata dei valori di x tali che g (x) ≤ 0.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 79
E Esempio 2.16
p
x 3 −1
Si calcoli il dominio della funzione f (x) = x
Soluzione
x > 0,
che garantisce la positività della base e
x 3 − 1 ≥ 0,
½
x > 0
.
x3 − 1 ≥ 0
x ∈ [1, +∞),
• f (x) + g (x) e f (x)g (x) ammettono come dominio l’intersezione tra i domini
di f e di g
f (x)
• ammette come dominio l’intersezione dei domini di f e di g privata dei
g (x)
punti che annullano il denominatore g .
E Esempio 2.17
Un gestore di telefonia fissa propone alla propria clientela la scelta tra le tariffe
seguenti:
A) costo bimestrale fisso di euro 16.50 e costo variabile pari a euro 0.15 per ogni
chiamata effettuata, urbana o interurbana
B) costo bimestrale fisso di euro 24.90 e nessun costo per chiamate urbane e inte-
rurbane
In entrambe le tariffe sono escluse le chiamate verso i telefoni cellulari che in en-
trambi i casi hanno, però, lo stesso costo. Si vuole determinare la tariffa più conve-
niente.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 80
Soluzione
La scelta della tariffa più conveniente dipende dal numero di chiamate urbane o
interurbane che il cliente effettua ogni bimestre. Detto n il numero di tali chiamate
si sosterrebbe, nel caso della tariffa A un costo bimestrale pari
c B (n) = 24.90.
Il cui grafico dei costi per le due tariffe al variare del numero di telefonate è riportato
nella figura 2.45.
c(n)
cA (n)
cB (n)
56 n
Figura 2.45
Come si può vedere dalla figura 2.44, la tariffa A risulta essere più conveniente se il
numero di telefonate per bimestre è minore di 56 mentre se tale numero è maggiore
di 56 la tariffa più conveniente risulta essere la B. In generale, quindi, la tariffa più
conveniente è data da min{c A (n), c B (n)}.
CAPITOLO 2. FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 81
Esercizi
2.1) Sia x la quantità prodotta e venduta di un certo bene e siano date la funzione
costo,
C (x) = x 2 + 8x + 120,
e la funzione ricavo,
Si determini la quantità x 0 che occorre produrre e vendere per non avere perdite e
la quantità x ∗ da produrre e vendere per massimizzare il guadagno.
[Risposta: x 0 ∈ (4, 26), x ∗ = 15.]
2.2) Una ditta produce merce che è venduta al prezzo di euro 10 al K g . Per la pro-
duzione sostiene costi fissi pari a euro 80 e costi variabili pari a ν(x) = 0.002x + 8,
avendo indicato con x i K g prodotti. Si determini la quantità x 0 che la ditta de-
ve produrre per non lavorare in perdita e il valore x ∗ che essa deve produrre per
conseguire il guadagno massimo.
[Risposta: x 0 ∈ (41.74, 958.26), x ∗ = 500.]
2.3) Le funzioni seguenti rappresentano le alternative di costo proposte per una
tariffa telefonica al variare del numero x di minuti di conversazione:
T1 (x) = 2x,
T3 (x) = 0.2x + 9.
• T1 che prevede euro 150 di costo fisso e euro 50.65 per ogni K m percorso