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Oscar-Claude

Monet
Riccardo Rollo

5^ Als
Monet biografia
 Claude Oscar Monet nasce a Parigi il 14 novembre 1840.
 Trascorre la giovinezza a Le Harve, a quindici anni comincia a disegnare a matita e carboncino e a vendere
caricature degli abitanti della città.
 Nel 1856 conosce il pittore Eugène Boudin, suo primo maestro, che lo incita a tenere presente soprattutto la
prima impressione del soggetto che si trova a dover dipingere e poi a prendere in considerazione tutto il resto
senza tradirne la freschezza con aggiunte di cose estranee, ad osservare attentamente la natura traendo da essa
tutte le varietà degli attimi ed infine a gettare sulla tela ciò che scaturisce dal profondo del suo animo. Boudin si
accorge delle capacità del suo allievo e lo sollecita a trasferirsi a Parigi per inserirsi nel mondo dell’arte.

Alcune caricature di Monet


Ne fece circa un centinaio, tutte
firmate “O. Monet”
 Nel 1859 Monet si reca a Parigi , trascorre intere giornate al Salon
dove in quel periodo sono esposti i dipinti di Corot. Si tiene lontano
dalla pittura degli artisti con formazione accademica perché egli ama
troppo il calore della vita, il sentimento umano, la luce, il movimento,
la cattura dell’attimo fuggente, tutte cose che non vorrebbe mettere in
secondo piano, ma sviluppare il più possibile con una nuova tecnica
rivoluzionaria. Rifiuta nettamente lo studio del chiaro-scuro perché
l’applicazione di questa regola – sempre uguale in ogni suo schema –
ruba la freschezza e l’immediatezza dell’emozione da rappresentare
sulla tela.
 Nel 1861 presta servizio militare ad Algeri dove la luce e i colori
dell’Africa contribuiscono a sviluppare in lui la passione per la natura.
 Nel 1862 ritorna a Parigi. Per accontentare il padre frequenta
l’Académie Suisse dove stringe amicizia con Manet e con artisti
specializzati in paesaggi, come Pissarro, Bazille, Sisley e Renoir con cui
condivide momenti di pittura dal vivo, la cattura dell’attimo e
l’impressione naturale, un istante prima della pennellata sulla tela
nella foresta di Fontainbleu.
Claude Monet, che ha già abbondantemente sperimentato l’en plein-air,
Claude Oscar Monet
sprona gli altri amici verso la trasformazione del linguaggio della Foto di Nadar
paesaggistica: da statico a dinamico, realizzato per mezzo di un’intima
partecipazione dell’artista, che cambia la sua sensibilità al continuo
mutamento della luce, dell’atmosfera, dello scorrere della vita quotidiana,
scandita da molteplici “attimi”.
Sono anni di dure difficoltà e di miseria. Lavora accanitamente nella
foresta di Fontainebleau, lungo la Senna e in Normandia ma i suoi dipinti
non ebbero molto successo, a tal punto che l’artista tentò, per
disperazione, il suicidio nell’estate del 1868.
 Nel 1870 sposa Camille Doncieux che posa in alcuni dipinti. Si stabilisce
ad Argenteuil.
 Nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar, organizza insieme a
Cézanne, Degas, Morisot, Renoir, Sisley e Pissarro la prima mostra degli
impressionisti, i loro quadri erano stati esclusi dall’esposizione ufficiale
del Salon e decisero di organizzare una mostra alternativa. Qui espone la
tela “Impression: soleil levant” che darà il nome a tutto il gruppo dalla
definizione data in senso dispregiativo dal critico Louis Leroye.
 Nel 1877 il pittore, cercò di perfezionare il proprio stile, cercando di
studiare la variazione della luce nello scorrere del tempo e realizzando la
stessa scena da diverse angolazioni. Il colore e la luce sono gli elementi
Lo studio di Nadar a Parigi
principali della visione: l’occhio umano percepisce inizialmente la luce e i colori,
dopo distingue le forme e lo spazio, per questo motivo non è più la forma ad essere rilevante ma la resa luminosa.
 Nel 1880, il pittore decise di inviare un paio di tele al Salon e, fortunatamente, una delle due venne accettata.
 Fu nel 1889 che alla sua arte venne concesso lo spazio che meritava con una mostra personale alla galleria Petit
di Parigi. Con quella mostra Monet ottenne finalmente il meritato successo e la critica lo annoverò tra i più
importanti artisti francesi dell’epoca.
 Malattie, povertà, perdita di persone amate, angustieranno la sua vita.
 Negli ultimi anni si dedica alla pittura delle ninfee, dipinte in tanti contesti diversi.
 Il 5 dicembre 1926 muore a Giverny, un piccolo villaggio agricolo nella valle della Senna.

Fonti: www.arteworld.it www.frammentiarte.it www.vanillamagazine.it www.thehistoryblog.com


Monet analisi dell’opera
“Les cocquelicots” (I papaveri), olio su tela

Realizzato: 1873

Dimensioni: 50 x 65 cm

Dove si trova: Musée d’Orsay, Parigi

La parte
superiore è
caratterizzata
A sinistra prevale dalla luminosità
il colore rosso. I del cielo
papaveri in primo
piano sono più
grandi per dare
profondità

Sensazione di
movimento in
discesa lungo la
Figure che si ripetono in
diagonale
primo piano e sullo sfondo
dando movimento
Analisi dell’opera: il quadro viene realizzato ad Argenteuil, in Francia nel 1873 nell’anno precedente alla prima mostra
impressionista dove verrà esposto. La scena è ambientata in campagna durante un giorno d’estate. Nel dipinto l’artista
si focalizza sulla vita umana: una vita serena che parte dalla famiglia ed arriva alla famiglia ma non priva di emozioni,
poiché mossa di continuo dal vento e ravvivata dal rosso dei papaveri che rallegrano l’atmosfera di serenità e
freschezza. Monet riesce a racchiudere all’interno della tela tutte le caratteristiche della pittura impressionista: i colori,
la prospettiva, la tecnica en plein-air.

Ciò che risulta estremamente interessante è che l’artista introduce una sequenza, riproponendo la presenza di madre e
figlio – la compagna di Monet e il loro bambino -. Prima li coglie sulla cima del dosso, poi più in basso, in primo piano
ma mutandone gli abiti. La presenza della mamma e del bimbo con il cappellino di paglia, che viene replicata lungo la
diagonale del rettangolo compositivo, contribuisce a suscitare una sensazione di movimento in discesa attraverso un
richiamo alle linee vettoriali.

La tecnica per la realizzazione dei papaveri è molto interessante: Monet per prima cosa ha realizzato con una
spolverata di colore la base per i fiori e successivamente ha perfezionato le forme utilizzando delle macchie di colore,
per mettere in risalto il gran numero di questi fiori e per non renderli tutti uguali, ma belli da vedere e non ripetitivi.

I papaveri che sono in primo piano sono leggermente più grandi rispetto a quelli che si trovano in fondo e questo dà un
senso di profondità, facendo in modo che la composizione non sia realizzata tutta su uno stesso piano. Si potrebbe
dividere questo quadro in due parti: a sinistra domina il colore rosso dei papaveri che sono sparsi qui e là su tutto il
prato, mentre a destra domina il prato senza particolare vegetazione, realizzato con un colore che è miscelato tra il
verde ed un tocco di blu. Inoltre la parte superiore è caratterizzata dalla luminosità del cielo mentre nella parte
inferiore spiccano le colorazioni più intense del campo di papaveri.

Un ingrandimento dell’area del dipinto,


coincidente con il dosso sul quale cresce la
maggior quantità di papaveri consente di capire
come l’artista abbia ottenuto questi fiori.
Utilizzando il rosso e il blu ha ottenuto un
colore compreso tra il vinaccia e il marrone. Ha
poi cosparso, sul verde vizzo del prato, queste
macchie scure. Successivamente ha
sovrapposto il rosso delle foglie dei papaveri. La
sovrapposizione ha creato un movimento tra
l’ombra colorata e il colore acceso sovrastante,
suggerenti, in alcuni punti, la delineazione
scura di alcuni petali. Nei piani più arretrati
mischia l’ocra al rosso per ridurre l’intensità del
colore.

Fonti: cultura.biografieonline.it www.arteworld.it www.stilearte.it


Monet altre opere

Le déjeuner sur l'herbe (Colazione sull’erba) – 1866 olio su tela 248,7x218 Impression: soleil levant (Impressione: levar del sole) –1872
cm - museo d'Orsay di Parigi olio su tela 48x63 cm – museo Marmottan Monet di Parigi
Il tema del quadro era stato pensato e realizzato come risposta a
“Colazione sull’erba” di Edouard Manet, che tanto scalpore aveva suscitato È l’opera che ha dato il nome alla corrente impressionista. Il
al Salon de Refugés del 1863.La tela, in origine, era molto grande: sei metri quadro fu esposto per la prima volta nel 1874; raffigura il porto
per quattro, ma non venne completata a causa delle ristrettezze di Le Havre all’alba, avvolto dalla nebbia mattutina. Nel quadro,
economiche del pittore. Il dipinto, in seguito, fu diviso in tre parti, due l’artista utilizza da un lato i colori caldi come rosso-arancio e
delle quali sopravvissero al pittore; questa che vediamo è una delle tre dall’altro quelli denominati più freddi come verde-azzurro, che
mettono in luce, in modo estremamente attraente, il manto di
parti, la seconda è esposta al Museo D’Orsay, mentre la terza, invece, non
è stata mai esposta e se ne sono perse le tracce. Probabilmente è stata nebbia mattutino, da cui spunta un timido Sole che delinea
distrutta. delle vere e proprie lingue di fuoco sul velo azzurro del mare.
Fonte: www.mondomostreskira.it Fonte: cultura.biografieonline.it
Essai de figure en plein-air (Saggi di figura en plein-air) – 1886 olio su tela - museo d'Orsay di Parigi
I due dipinti rappresentano rispettivamente una Donna con parasole rivolta verso sinistra e una Donna con parasole rivolta verso destra: le due tele
sono quasi speculari e di dimensioni quasi sovrapponibili. Il soggetto si inquadra pienamente in quella ricerca dell’attimo fuggente, che qui è suggerito
dal continuo movimento del vento, che sospinge insieme la donna, le nuvole e l’erba del prato.
Non vi è traccia di preparazione disegnativa: il colore è depositato direttamente sulla tela con l'utilizzo di pennellate vaporose e indeterminate, stese
con mano leggera ma vigorosa. La tavolozza, composta prevalentemente da gialli, da rosa, da viola e da verdi, riesce a preservare la sua luminosità
grazie all'utilizzo di colori puri, non diluiti per realizzare il chiaroscuro. Sempre per esaltare la sensazione luminosa, Monet frammenta le sue
pennellate in delicati accostamenti di colori complementari. Fonte: http://www.mondomostreskira.it
La pie (La gazza) – 1868 olio su tela, 89 x 130 cm - museo d'Orsay di Parigi L’ètang Aux Nymphèas (Lo stagno delle ninfee) – 1899 olio su tela, 90 x100
cm – museo d'Orsay di Parigi
Una piccola gazza immersa in un paesaggio invernale, pochi tocchi e ancor
Negli ultimi periodi della vita, Monet si ritira quasi tutti i giorni nel suo giardino
meno colori. Luce, sole, ombre, le sfumature del bianco, tutto dipinto con
in stile giapponese di Giverny, dove coltivava diverse piante esotiche che
pennellate lievi che rendono l’opera quasi liquida, come se si vedesse la
decoravano un ponticello di legno, ritraendone lo stesso angolo e variandone
mobilità della neve, che impercettibilmente si scioglie al Sole.
di poco il punto di vista o le ore della luce. Il quadro raffigura una zona del
Fonte: cultura.biografieonline.it terreno stagnante che lo stesso pittore francese realizzò, nel 1890, di fronte al
suo giardino a Giverny. Negli ultimi anni si concentrò sulle ninfee.
Fonte: cultura.biografieonline.it

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