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Lazzarini - Il Fiore Della Granadiglia
Lazzarini - Il Fiore Della Granadiglia
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serie 5
2017, 9/1
Pubblicazione semestrale
Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 7 del 1964
Direttore responsabile: Daniele Menozzi
ISSN 0392-095x
Indice
Premessa
Davide Conrieri 3
Un’antologia militante:
le Gemme liriche di Giovan Battista Fusconi
Davide Conrieri 33
Note e discussioni
Illustrazioni 301
Il Fiore della granadiglia.
Una raccolta poetica del primo Seicento
bolognese e il suo contesto europeo
Andrea Lazzarini
Studiata alle volte come curiosità erudita, o per la sua tutt’altro che tra-
scurabile influenza sul Seicento letterario italiano, la raccolta dedicata al
Fiore della granadiglia (Bologna, 1609) colpisce per la sua singolare for-
tuna europea1. L’interesse per l’esotica passiflora – fiore nel quale si rav-
visavano gli arma Christi, gli strumenti della Passione (la corona di spine,
la lancia, i chiodi, la colonna, le gocce di sangue) – non trovava in quegli
anni motivazioni di natura esclusivamente religiosa: il collezionismo bo-
tanico e la bruciante curiosità per i mirabilia provenienti dalle Americhe
si univano infatti a un nuovo e diffuso gusto per l’artificio ingegnoso2.
L’opuscolo è fonte diretta dell’elogio della passiflora nell’Adone ma-
riniano, e introduce uno dei temi che maggiormente caratterizzano la
Ringrazio Rita De Tata della Biblioteca Universitaria di Bologna per le sue utilissime e
generose indicazioni.
1
Cfr. F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d’ogni poesia, II, Milano, Agnelli, 1741,
libro I, p. 519; C. Colombo, Cultura e tradizione nell’Adone di G. B. Marino, Padova 1967,
pp. 44-55; O. Besomi, rec. a Colombo, Cultura e tradizione, «Aevum», 43, 1969, pp. 156-9:
158-9; P. Camporesi, Emblemi vegetali, in Id., Le officine dei sensi, Milano 1985, pp. 35-46;
U.B. Kuechen, Das späte Eindringen des Passionsblume in den Mundus Symbolicus, in
Festschrift für Herbert Kolb zu seinem 65. Geburstag, unter Mitarbeit von B. Haupt und H.
Weddige, hrsg. von K. Matzel und H.-G. Roloff, Bern-Frankfurt am Main-New York-Paris
1989, pp. 361-88; P. Mantovanelli, Il fiore della passione. Sopra una silloge seicentesca di
carmi latini in onore della passiflora, in I volti dell’uomo. Scritti in onore di Pietro Giacomo
Nonis, a cura di G. Piaia, Trieste 1992, pp. 45-56; M. Stefani Mantovanelli, La passi-
flora ed altri fiori simbolici, in I volti dell’uomo, pp. 65-96; G. Pozzi, Tulipani e passiflore, in
Id., Sull’orlo del visibile parlare, Milano 1993, pp. 329-48; M. Arnaudo, Il trionfo di Vertun-
no. Illusioni ottiche e cultura letteraria nell’età della Controriforma, Lucca 2008, pp. 125-8.
2
Sul collezionismo floreale vedi M. Zalum Cardon, Passione e cultura dei fiori tra
Firenze e Roma nel XVI e XVII secolo, Firenze 2008.
102 Andrea Lazzarini
poesia barocca italiana3; successo, quello del fiore della Passione, che non
resta confinato al campo letterario, coinvolgendo anche pittura, architet-
tura e musica4.
La raccolta bolognese, dedicata al legato pontificio Benedetto Giustinia-
ni, si compone di due parti, edite indipendentemente, delle quali fornisco
qui una descrizione bibliografica5:
3
G.B. Marino, L’Adone, a cura di E. Russo, I, Milano 2013, pp. 694-53. Per un ricco
(per quanto inevitabilmente incompleto) catalogo di autori di componimenti barocchi
sulla passiflora rimando a C. Sensi, rec. a G. Lubrano, Scintille poetiche, a cura di M. Pieri,
Ravenna 1982, «Lettere italiane», 35, 1983, pp. 394-402: 398, nota 14.
4
Cfr. J. Beldon Scott, Guarino Guarini’s Invention of the Passion Capitals in the
Chapel of the Holy Shroud, Turin, «The Journal of the Society of Architectural Historians»,
54, 1995, pp. 418-45: 430-4. Per la fortuna musicale del tema, cfr. I. Cavallini, Quattro
diagnosi sul Florario di Francesco Buti per le Villanelle di Girolamo Kapsperger, in Fran-
cesco Buti tra Roma e Parigi: diplomazia, poesia, teatro, Atti del convegno internazionale
(Parma, 12-15 dicembre 2007), a cura di F. Luisi, II, Roma 2009, pp. 659-761 (successiva-
mente riedito come monografia col titolo di Quattro diagnosi sul florario di Francesco Buti,
Parma 2009, poi Roma 2012); Id. Il culto della Croce e la poesia per immagini. Il caso della
Granadiglia nel Diciassettesimo secolo, in L’Utopia di Cuccagna tra ’500 e ’700. Il caso della
Fratta nel Polesine, a cura di A. Olivieri e M. Rinaldi, Rovigo 2011, pp. 353-70.
5
Sul Giustiniani vedi S. Feci, L. Bortolotti, s.v. Giustiniani, Benedetto, in Dizionario
biografico degli Italiani [d’ora in poi DBI], LVII, Roma 2001, pp. 315-25: 319.
103 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
6
Rimando a una consultazione del catalogo OPAC SBN, per gli esemplari di entrambe
le sezioni dell’opera conservate (insieme o separatamente) nelle biblioteche italiane.
104 Andrea Lazzarini
7
Sui Variorum carmina si veda Mantovanelli, Il fiore della passione, pp. 45-56.
8
Per il Cochi A. Sorbelli, Storia della stampa a Bologna, Bologna 1929, ripr. anast. a
cura di M.G. Tavoni, Bologna 2003, p. 136.
9
Sorbelli, Storia della stampa, p. 106. Notizie sul Rossi (attivo a Venezia all’inizio del-
la propria carriera) si trovano anche in P. Bellettini, La stamperia camerale di Bologna. I
Alessandro e Vittorio Benacci (1587-1629), «La Bibliofilia», 90, 1988, pp. 21-53: 28-31. Vedi
anche R. De Tata, Ancora su Giulio Cesare Croce e la sua biografia, «L’Archiginnasio»,
114, 2009, pp. 145-94.
10
Parlasca si trasferisce a Venezia attorno al 1585 e lì comincia la propria attività edi-
toriale. Si stabilisce a Bologna nel 1590 dove muore probabilmente nel 1618. Inizialmente
collabora con gli stampatori Rossi e Bellagamba, passando poi, nel 1607, a Cochi. Durante
la crisi dell’Interdetto, Parlasca (principalmente per i tipi di Bellagamba e Cochi) dà ai
105 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
lasca e altri stampatori bolognesi; tra il 1607 e il 1609, aveva inoltre pub-
blicato componimenti in raccolte poetiche per nozze stampate dagli eredi
Rossi, spesso contribuendo anche come incisore16. L’effigie che correda
il frontespizio del Fiore è più volte reimpiegata da Cochi come materiale
decorativo17.
Tra la fine del 1608 e i primi mesi del 1609, una passiflora, con ogni
probabilità essiccata, venne presentata a papa Paolo V; secondo il pitto-
re bolognese Tommaso Campana – che scrive una lettera all’animatore
dell’Accademia dei Selvaggi, Giovan Filippo Certani –, essa sarebbe stata
visibile presso la dimora di Gregorio Petrocchini, cardinale di Montelpa-
ro e generale degli Agostiniani18. Anche Giacomo Bosio associa l’arrivo a
Roma del primo disegno di una passiflora al teologo agostiniano Manuel
de Villegas, di stanza in Messico19.
Parlasca – informa Canali20 – era riuscito a raccogliere le testimonianze
di diversi religiosi provenienti dalle Americhe, che avevano confermato la
reale esistenza del fiore e avevano sottoscritto dei fogli con la sua effigie.
Canali menziona anche la testimonianza di Diego di León Garavito, na-
16
Cfr. D. Boillet, Il testo e l’immagine: a proposito del doppio contributo di Giovanni Lui-
gi Valesio a raccolte per nozze (1607-1622), «Line@editoriale», 3, 2011, consultabile online:
<http://e-revues.pum.univ-tlse2.fr/sdx2/lineaeditoriale/article.xsp?numero=3&id_
article=article_001-1117>, e Ead., Marino, Rinaldi, Campeggi, Capponi e altri in una rac-
colta bolognese per nozze (1607), «Studi secenteschi», 55, 2014, pp. 3-62: 4-8, 15.
17
Ad esempio in R. Campeggi, Quattro pianti delle lagrime di Maria Vergine…, Bo-
logna, Cocchi, 1609 (la xilografia è nell’ultima carta). Cfr. The Illustrated Bartsch, general
editor W.L. Strauss, XL (Commentary, Part 1): Italian Masters of the Sixteenth and Seven-
teenth Centuries, ed. by. V. Birke, New York 1987, p. 42. Riusi dell’effigie da parte di Cochi
di trovano in P. Giustinelli, Luce del cieco peccatore…, Bologna, Cocchi, 1621 e (senza il
frutto) in G. Gessi, Orazione funerale fatta nelle essequie dell’illustrissimo e reverendissimo
signor cardinale Spinola arcivescovo di Genova, Bologna, Cocchi, 1616.
18
Della lettera conosciamo il riassunto offerto da Canali (Il fiore, p. 11).
19
G. Bosio, La trionfante e gloriosa croce…, Roma, Ciacone, 1610, pp. 162-6: 162. Cfr.
Pozzi, Tulipani e passiflore, pp. 330-1, e Cavallini, Quattro diagnosi, pp. 722-3.
20
Il Fiore della Granadiglia, pp. 10-1.
107 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
tivo di Lima, primo allievo dello Studio bolognese a provenire dal Nuovo
Mondo. Garavito, autore di un lungo carmen in latino raccolto nella sil-
loge, risiedeva presso il Collegio di Spagna, del quale divenne cappellano
nel 160921.
Se, come sembra, furono gli Agostiniani a presentare il fiore a Paolo
V, la raccolta bolognese si iscrive in una campagna pubblicistica di scala
europea che trovò il suo principale promotore nella Compagnia di Gesù.
È facile immaginare quale presa dovessero avere i fogli volanti stampati in
tutta Europa sulla curiosità popolare, che diveniva così – nei difficili anni
successivi alla crisi dell’Interdetto – efficace strumento per la diffusione
del messaggio evangelizzatore dei Gesuiti.
Uno dei fogli conservati da Parlasca fu sottoscritto dal procuratore della
Compagnia di Gesù nella provincia del Paraguay, Juan Romero, e da un
altro gesuita, «Giovanni Martino de Recaldi»22. Il nome di Romero è asso-
ciato alla passiflora anche nella Cultura ingeniorum di Antonio Possevino,
dalla quale si evince che il religioso aveva potuto osservare il fiore portato
a Roma. Il sacerdote era stato inviato in Italia dopo la prima riunione della
Congregazione provinciale del Paraguay, tenutasi nel 1608 a Santiago del
Cile23. Nello stesso 1608, i Gesuiti erano stati ufficialmente incaricati da
21
Garavito dedicò al cardinale Giustiniani l’affresco recentemente attribuito a Giovan
Luigi Valesio, che tuttora campeggia sulla volta d’ingresso dell’Archiginnasio (allora sede
dello Studio bolognese). Vedi B. Bohn, Valesio, the Archiginnasio and the first American at
the University of Bologna, «L’Archiginnasio», 96, 2001, pp. 3-15: 13. Cfr. anche G. Tonel-
li, Una ‘memoria’ nell’Archiginnasio al primo studente venuto dalle Americhe all’Universi-
tà di Bologna, «Strenna storica bolognese», 8, 1958, pp. 256-73; G. Mondani Bortolan,
Stemmi e iscrizioni di studenti spagnoli nell’Archiginnasio bolognese, in El cardenal Albor-
noz y el Colegio de España, edición y prologo de E. Verdera y Tuells, III, Bolonia 1973,
pp. 637-701: 672.
22
Il Fiore della Granadiglia, pp. 10-1. Potrebbe trattarsi di un’italianizzazione di Juan
Martínez (o Martín) de Recalde (forse omonimo del celebre ammiraglio della Gran
Armada morto nel 1588).
23
A. Possevino, Antonii P. Mantuani Societatis Iesu Cultura Ingeniorum…, Coloniae
Agrippinae, Ioannes Gymnicus sub Monocerote, 1610, pp. 189-207: 191. Cfr. anche Ca-
vallini, Quattro diagnosi, pp. 722-3. Su Romero, vedi A. De Egaña, s.v. Romero, Juan, in
New Catholic Encyclopedia, second edition, XII, Farmington Hills 2003, p. 661; P. Loza-
no, Historia de la Compañia de Jesus en la Provincia del Paraguay, I, Madrid, Fernandez,
1754, p. 735. Cfr. anche Pozzi, Tulipani e passiflore, p. 331.
108 Andrea Lazzarini
Filippo III della conversione del Guayrá, vedendo per la prima volta rico-
nosciuto il proprio ruolo missionario in Sud America.
Il monogramma gesuitico campeggia nel finalino xilografico posto in
chiusura della dedicatoria di Parlasca a Giustiniani24. Una composizio-
ne certamente attribuibile al gesuita Francesco Scorza apre la silloge di
carmina latini; il più lungo componimento della raccolta (pp. 33-5) è il
Triumphus crucis di Eugenio Petrelli, giovane sacerdote veneziano che,
dal 1601 al 1606, era stato segretario di Possevino25. Petrelli, autore in vita
di numerose opere, era rimasto sul territorio veneto anche dopo il 1606,
e aveva ottenuto dal Papa una dispensa dall’interdetto; è verosimile che
Petrelli continuasse a operare in Veneto come ‘agente’ della Compagnia26.
Il Triumphus, definito un «carmen ad socios qui ex Europa missi Indos
excolunt», si indirizza proprio ai missionari gesuiti nelle Indie occidentali.
A conferma dello stretto legame tra Petrelli e Possevino, nel 1610 il
Triumphus è riedito nella settima edizione della Cultura ingeniorum as-
sieme a una riproduzione xilografica della pianta; Petrelli fornisce a Pos-
sevino anche una Vera Narratio delle caratteristiche del fiore, nella quale
è esplicitamente ripresa la descrizione che Simone Parlasca aveva inserito
nel foglio volante bolognese27.
Il Triumphus di Petrelli fu allegato a un dispaccio al doge Francesco
Loredan inviato, il 4 ottobre 1609, da Simone Contarini, bailo di Costan-
tinopoli. Contarini raccontava a Loredan di essere stato visitato dall’am-
basciatore francese, che gli aveva richiesto garanzie sulla non opposizione
veneziana all’insediamento in città dei Gesuiti (che il bailo ricordava esse-
re «aperti nemici della Serenissima Repubblica»)28. Alla fine della missiva,
24
Il Fiore della Granadiglia, c. a2v.
25
Rime in lode del Fiore, pp. 33-5.
26
Cfr. la missiva, con lettera di accompagnamento del Possevino, edita in P. Pirri, L’In-
terdetto di Venezia del 1606 e i Gesuiti. Silloge di documenti con introduzione, XIV, Roma
1959, pp. 294-96. Vedi anche J.P. Donnelly, Antonio Possevino and Jesuits of Jewish
Ancestry, «Archivium Historicum Societatis Iesu», 55, 1986, pp. 3-31: p. 24 n. 9. Sulla pos-
sibilità che Petrelli agisse come ‘infiltrato’ si vedano le parole di Possevino nella lettera di
presentazione del Petrelli al Papa (Pirri, L’Interdetto, p. 295).
27
Possevino, Cultura Ingeniorum, pp. 189-207: 189. Sulla settima e ultima impressio-
ne della Cultura, vedi L. Balsamo, Antonio Possevino S. I. bibliografo della Controriforma,
e diffusione della sua opera in area anglicana, Firenze 2006, pp. 107-8.
28
Il testo della missiva e la trascrizione del carmen di Petrelli ad essa allegato si trovano
109 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
superstitiosi etiam in pomis, aliisque facere solent. Et est alicubi apud amicum
nostrum ossiculum cerasii, in quo ostenduntur facies 127, quas facilius agnoscit
qui est φανταστικώτερος32.
[In America c’è il fiore della granadiglia, nel quale si mostrano gli strumenti
della passione di Cristo, i chiodi, la sferza, la colonna, la corona, le piaghe, ecc.,
raffigurando così ciò che i superstiziosi sono soliti vedere anche nelle mele e in
altro. E, da qualche parte, presso un nostro amico, c’è un nocciolo di ciliegia dove
si mostrano 127 facce, le quali più facilmente riconosce chi ha un po’ troppa
immaginazione.]
Sento che in Italia si fa gran strepito del fior della Passione che nasce in India,
come di osservazione molto nuova e rara. È vero che il ritratto è nuovo, almeno
a me, che prima non lo viddi mai; ma la descrizione è vecchia di molti e molti
anni, trovandosi assai copiosa nel 3. Lib. di Niccolò Monardes, medico sivigliese,
trasferito da Carlo Clusio e fatto stampare in latino l’anno 1582. In particolare
parlando del Fiore, dice Florem habet albae rosae persimilem, in cuius foliis aliquae
veluti passionis Christi figurae delineatae conspiciuntur, quas magna diligentia
istic pictas existimes. Eam ob causam elegantissimus est flos33.
32
A. Libavius, De universitate et originibus rerum conditarum contemplatio
singularis…, Francofurti ad Moenum Kopffius, 1610, p. 260. Per altri episodi della fortuna
della passiflora nel mondo tedesco del Sei e Settecento, rimando al già citato articolo di
Kuechen, Das späte Eindringen. Per la polemica con Gretser, vedi B.T. Moran, Andreas
Libavius and the Transformation of Alchemy. Separating Chemical Cultures with Polemical
Fire, Sagamore Beach 2007 pp. 110-5.
33
L’epistola è leggibile in Lettere di uomini illustri che fiorirono nel principio del seco-
lo decimosettimo non più stampate, Venezia, Baglioni, 1744, pp. 350-1. Il riferimento di
Welser è a N. Monardes, Simplicium medicamentorum ex novo orbe delatorum… nunc
vero primum Latio donatus et notis illustratus a Carolo Clusio, Antverpieae, Plantinus,
1582, pp. 16-7.
111 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
Welser (per tutta la vita legato ai Gesuiti, dei quali fu anche banchiere)
non mostra di ricevere con particolare favore il ritratto del fiore, e con-
stata a ragione che l’esistenza della passiflora era nota già da decenni.
Ad ogni modo, proprio ad Augusta, e verosimilmente attorno al 1609,
comparvero ben due fogli volanti, tipologicamente affini a quelli impres-
si a Bologna e Venezia34. Il primo venne stampato da Martin Wörle –
«Briefmaler und Illuminierer» specializzato in stampe popolari: esso ri-
porta una versione del ritratto del fiore del tutto coincidente con quella
inviata a Venezia dai gesuiti costantinopolitani. Il secondo fu invece im-
presso da Christoph Mang ad istanza di un incisore fiammingo residente
ad Augusta, Dominicus Custos, morto nel 1612 (vedi Fig. 5): così come il
foglio veneziano, anche quello tedesco allude alla presentazione del fiore
a Paolo V35. Il foglio volante edito da Mang propone una riproduzione
calcografica, con ogni probabilità realizzata da Custos, dell’illustrazione
bolognese.
È da notare che l’‘editrice’ di Welser, Ad insigne pinus, si serviva spes-
so dei torchi di Mang36. Fra i titoli impressi da Mang compaiono, peral-
tro, molte opere di gesuiti (tra cui Matteo Ricci, Nicolas Trigault, Rober-
to Bellarmino, Andreas Schott, Matthaeus Rader, Christoph Scheiner,
Gerónimo de Ripalda, Pieter Kanijs).
Nello stesso 1609, anche a Madrid era stato stampato un opuscolo sul
fiore della Passione, menzionato da Giacomo Bosio nella sua Trionfante
e gloriosa croce; ne ho reperito un esemplare presso la Houghton Library
(Fig. 8)37. Esso presenta un ritratto del fiore – riconoscibile come esempla-
34
Wahrhaftes Contrafet eines überaus seltsamen und wunderbarlichen Gewächses, wel-
ches in den Indien so gegen Niedergang der Sonnen gelegen und sonst die Spanische Indien
genannt werden, gepflanzt wird, Augsburg, bei Martin Wöhrle, Briefmaler und Luminierer,
[s.d.] (riprodotto in Pozzi, Sull’orlo del visibile parlare, illustrazione n. 48).
35
Abriss der Blü und Frucht die in den nidergängigen Indien wächst und neulichen
übersandt worden ist ihrer Bäbst[liche] Hei[glichkeite] Paulo dem Fünften zu präsentieren,
Augsburg, C[hristoph] Mang, [s.d.]. Vedi Atlas historique Drugulin…, Leipzig 1867,
p. 103.
36
J. Bellot, «Ad insigne pinus». Kulturgeschichte der Reichsstadt Augsburg im Spiegel
eines Verlages an der Wende des 16./17. Jahrhunderts, «Buchhandelsgeschichte», 14, 1978,
pp. 697-709.
37
La descrizione bibliografica del Traslado è leggibile in Appendice. Cfr. Bosio, La
trionfante e gloriosa croce, p. 166.
112 Andrea Lazzarini
38
Per la Madonna con Bambino, Cincinnati, Cincinnati Art Museum, Centennial Gift
of the Cincinnati Institute of Arts (n. cat. 92) vedi J.O. Hand, Joos van Cleve. The Complete
Paintings, New Heaven-London 2004, p. 105, fig. 113. Vedi anche Michael E. Abrams,
Passion flower in famous Madonna painting was added after artist died (<http://www.
flwildflowers.com/vancleve/>).
39
Notizia di un «single plate in Sir Joseph Bank’s Library» dal titolo Vera et ad vivum
expressa effigies folii et flos planae Maraco vulgo nominatae Flos Passionis, qualis floruit
horto Joannis Robini botanici regii mensibus Augusto et Septembri 1612 & 1613 si trova-
no in «The Botanical Register», 2, 1816, n. 152. Non sono riuscito a rintracciare copia
del foglio. Degli anni trenta è il foglio volante francese titolato Coppie de la Fleur de la
Passion qui croist dans les Indes Occidentales. Cette fleur présentée a Nostre Sainct Père, a
esté apportée de Rome par Monsieur Lecharron, Doyen de Saint Germain de l’Auxerois…,
Paris, Havart, 1637.
40
D. D’Eremita, Vera effigie della granadiglia detta fior della passione. All’Ill. ed ecc.
Signor Giovan Fabri Linceo. Di Napoli a 20 di Decembre 1619, s.n.t., e Id., Ganadiglia overo
fior della Passione, Napoli 30 di ottobre 1622, s.n.t. Vedi G. Gabrieli, Fra Donato d’Eremi-
ta, converso domenicano…, in Id. Contributi alla storia dell’Accademia dei Lincei, II, Roma
1989, pp. 1487-95, e tavv. XXXVIII e XXXIX.
41
T. Aldini [P. Castelli], Vera e natural effigie della pianta indiana chiamata Maraco,
Grandilla e fiore della Passione D. N. S, Venezia, s.n.t., 1620; Id., Exactissima descriptio
rariorum quarundarum plantarum quae continentur Romae in Horto Farnesiano Tobia
113 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
Aldino Cesenate auctore…, Romae, Mascardi, 1625, pp. 49-59: 53. Vedi anche P.B. Noc-
chi, E. Pellegrini, La collezione botanica del cardinale Odoardo, in Gli orti farnesiani sul
Palatino, Atti del convegno internazionale (Roma, novembre 1985), a cura di G. Morganti,
Roma 1990, pp. 413-29: 415.
42
Aldini, Exactissima descriptio, p. 56. L’Exactissima descriptio è fonte per J. Par-
kinson, Paradisi in sole Paradisus terrestris, … by J.P. Apothecary of London, [London?],
Lownes-Young, 1629, p. 396 (illustrazioni alle pp. 394-5), opera molto critica rispetto alla
rappresentazione ‘gesuitica’ della passiflora: vedi Pozzi, Tulipani e Passiflore, p. 335.
43
F. Pona, Il paradiso de’ fiori overo l’archetipo de’ giardini, Verona, Tamo, 1622: cito
dall’edizione moderna con presentazione di F. Giorgetta, Milano 2006, p. 39.
44
Cito dalla versione italiana G.B. Ferrari, Flora overo Cultura di fiori… trasportata
dalla lingua latina nell’italiana da Lodovico Aureli Perugino, Roma, Facciotti, 1638, p. 349
(la princeps si titola invece Flora seu de florum cultura…, Romae, Paulinus, 1633).
114 Andrea Lazzarini
gno molto simile ai trespoli dei vitigni e si apre in una calcolata struttura a
croce (Fig. 2)45. È, in questo senso, da notare che la piccola xilografia posta
sul frontespizio dell’opera combina l’‘emblema’ floreale al motto «Flores
mei fructus honoris»: si tratta di una citazione da Ecclesiastico 24, 23 («ego
quasi vitis fructificavi suavitatem odori et flores mei fructus honoris et
honestatis») perfettamente compatibile con le innovazioni simboliche che
contraddistinguono la raffigurazione bolognese del fiore. Il tema della vite
è ripreso anche in alcune Rime in lode del Fiore, come ad esempio nel
sonetto di Cesare Abelli: «Questa bella, Signor, pianta e fattura, / come la
vite, che dal ciel mandasti, / vien da tue mani […]»46.
I tre Discorsi di padre Canali, che occupano quasi tutto il primo vo-
lume della raccolta, si propongono, nell’ordine, di descrivere la pianta,
dimostrarne l’effettiva esistenza, spiegarne i «misteri»; Fantuzzi identifica
il loro autore nell’olivetano Antonio Canali, del monastero di S. Michele
in Bosco, probabilmente autore della canzonetta chiabreresca attribuita a
«D.A.C.B.» («D[on] A[ntonio] C[anali] B[olognese]»?)47.
Nel primo Discorso – fors’anche ricorrendo alle testimonianze dirette
raccolte da Parlasca – il religioso offre la più ampia descrizione del fiore
sino a quel momento edita in Europa, superando le proprie fonti biblio-
grafiche: l’Historia generalis plantarum del francese Jacques Daléchamps
(1586) e l’Historia natural y moral de las Indias del gesuita José de Acosta
(1590)48. Seguendo una singolare tendenza sincretica, Canali combina i
rimandi alla Bibbia o alla letteratura di pietà con citazioni da opere paga-
ne, come le Metamorfosi di Ovidio (p. 16); spicca inoltre il riferimento alla
Sepmaine di Du Bartas, probabilmente letta nella traduzione di Ferrante
Guisone (p. 6)49. Il terzo e ultimo Discorso è dedicato all’illustrazione dei
45
Cfr. Stefani Mantovanelli, La passiflora, p. 81; Pozzi, Tulipani e passiflore,
pp. 331-2.
46
Rime in lode del Fiore, p. 4 (vv. 1-3).
47
Cfr. G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, IX, Bologna, Stamperia San Tom-
maso d’Aquino, 1794, pp. 80-2.
48
Le fonti sono citate da Canali alle pp. 9-10. J. De Acosta, Historia natural y moral de
las Indias…, Sevilla, Juán de Leon, 1590, pp. 262-3. Cfr. anche la traduzione di Giovan Pao-
lo Gallucci, titolata Historia naturale e morale delle Indie…, Venezia, Basa, 1596, c. 83r-v.
J. Daléchamps, Historiae generalis plantarum pars altera, Lugduni, Rovillius, 1586,
p. 1918 (XVIII, 147).
49
Il rimando a «Bertaz. | In divi. | sott.» (sic) parrebbe in effetti compatibile con il titolo
115 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
della traduzione italiana: G. De Saluste Du Bartas, La divina settimana, cioè i sette gior-
ni della Creazione del Mondo… tradotta di rima francese in verso sciolto italiano dal Sig.
Ferrante Guisone…, Venezia, Ciotti, 1593 (si veda in particolare c. 105r).
50
Il Fiore della Granadiglia, pp. 12-3.
51
Vedi E. Raimondi, La letteratura a Bologna nell’età del Reni, in Guido Reni e l’Euro-
pa. Fama e fortuna, Catalogo della mostra (Frankfurt am Main, dicembre 1988-febbraio
1989), a cura di S. Ebert-Schifferer, A. Emiliani e E. Schleier, Frankfurt am Main-Bologna
1988, pp. 71-86.
52
M. Del Barco Centenera, Argentina y la conquista del Río de la Plata, Li-
sboa, Crasbeeck, 1602, c. 17r (canto III, ott. 2): «La flor de la granada o granadilla / de
Indias, y misterios encerrados / a quien no causará gran maravilla? / Figuranse los doze
116 Andrea Lazzarini
sembra spettare a Giovanni Botero che, nel 1607, pose il fiore al centro di
una lunga digressione nella sua Primavera (II, 54-71)53. L’anno successivo
anche il napoletano Felice Passero dedica alcuni versi del suo Essamerone
(III giornata, libro 8) alla descrizione della granadiglia54. Se Colombano
Spissia – autore, nella raccolta, di un’ecloga e di un epigramma – fosse
realmente un nobile di Bobbio vissuto tra il 1532 e il 1606, contenderebbe
a Botero la palma di primo encomiasta italiano del fiore55. Parrebbe tut-
tavia più semplice supporre che i due componimenti siano opera di un
omonimo (forse un parente) morto nel 165256.
La raccolta bolognese segna tuttavia uno scarto rispetto ai precedenti
elogi ‘isolati’ della passiflora perché, rispondendo al gusto secentesco per
la variazione sul tema, fornisce – attraverso le prose di Canali, le compo-
sizioni italiane e i carmina latini – un repertorio ingegnoso e facilmente
reimpiegabile di concetti poetici.
Presento qui una lista degli autori delle Rime in lode del Fiore con gli
incipit dei rispettivi componimenti (segue il numero di pagina; laddove
non altrimenti specificato, si tratta di sonetti o epigrammi):
consagrados / de una color verde y amarilla; / la corona y los clavos tresmorados, / tan
natural estan y casi al vivo, / que yo me admiro agora que lo escrivo».
53
G. Botero, La Primavera…, Torino, Tessauro, 1609, pp. 91-7 (ma prima ed. 1607).
Canali cita le prime due ottave della descrizione di Botero nel secondo Discorso (Il Fiore
della Granadiglia, pp. 9-10). Per l’inclusione di un elogio della Passiflora nella seconda
edizione della Creazione del mondo di Gasparo Murtola (1618) vedi Arnaudo, Il trionfo
di Vertunno, p. 126, nota 49.
54
F. Passero, L’Essamerone overo l’opra de’ sei giorni, Napoli, Sottile-Bonino, 1608,
p. 155. Anche Giovan Battista Maurizio, nelle ottave pubblicate nelle Rime in lode del Fiore
(p. 7, v. 3), dice il fiore creato da Dio «il terzo dì de’ giorni».
55
Mantovanelli, Il fiore della passione, p. 55, nota 43. Mantovanelli pubblica e tradu-
ce ampi stralci del componimento.
56
Sul più giovane abate Colombano Spissia, negli anni Quaranta consultore del Senato
di Bologna, vedi S. Muzzi, Annali della città di Bologna dalla sua origine al 1796, VIII,
Bologna 1846, p. 235; S. Spanò Martinelli, Il processo di canonizzazione di Caterina
Vigri (1586-1712), Firenze 2003, pp. 115, 149, 151, 279; G. Angelozzi, C. Casanova,
La giustizia criminale in una città di antico regime. Il tribunale del Torrone di Bologna
(secc. XVI-XVII), Bologna 2008, pp. 177-8. Spissia si addottorò in diritto civile e canonico
nel 1619, vedi M.T. Guerrini, «Qui voluerint in iure promoveri…». I dottori in diritto dello
Studio di Bologna (1501-1796), Bologna 2005, p. 452.
117 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
1. Claudio Achillini: Fassi colà ne gl’Indiani Regni, p. 1; Intorno al Fiore, ov’
ha Natura accolto, p. 2.
2. Ridolfo Campeggi: In questo vago fiore alma smarrita, p. 2.
3. Bernardino Marescotti: Quando per troppo amor Gesù languia; Qual man
cultrice il tuo vital verace, p. 3.
4. Giovanni Capponi (l’Animoso accademico Selvaggio): Questo fior, che tu
vedi, Anima pura, p. 4.
5. Cesare Abelli (il Solingo accademico Selvaggio): Questa bella, Signor,
Pianta e fattura, p. 4.
6. [Marcantonio Arlotti] (Lo Strepitoso accademico Selvaggio): Non rosa, o
giglio, od altro fior diletto, p. 5.
7. Giacomo Filippo Calvi (Il Flebile accademico Selvaggio): Se da la man, che
da l’eterno giro, p. 5.
8. [Giovan Luigi Valesio] (l’Invescato Selvaggio): Quel dì, che su’l Calvario il
Redentore, p. 6.
9. Giovan Battista Maurizio, Fra i dui poli a cui l’asse intorno gira, p. 6; Del
più bel fior che Primavera adorni 7-12 (ottave); Lite pendea tra’ fiori, p. 12
(madrigale).
10. Paolo Emilio Balzani: Da questo fior che la spinosa fronte, p. 12.
11. D.A.C.B. (Don Antonio Canali Bolognese?): O bell’, o sacro fiore, p. 13
(canzone chiabreresca).
12. Basilio Pandolfi: O germe aventurato, pp. 15-9 (canzone).
13. Alessandro Paganini: Spiritosa d’amor leggiadra imago, p. 19; Spiega l’indo
terren fra l’altre piante, p. 20; Mirate ed ammirate, pp. 20-2 (canzone).
14. Signor G.O. (?) Se ’l purpureo colore onde i dipinti, p. 23; Che veggio, ahi
lasso? un insensibil fiore, p. 23.
15. Gismondo Santi: Là ne l’occidentale indico lito, p. 24.
16. Licinio Pio: Ecco manca la fé, crescono i segni, p. 24.
17. Signor F.B. (?): Negl’orti là de l’indico occidente, p. 25.
18. Costantino Prosperi: Questi d’ogn’altro più mirabil fiore, p. 25.
19. Incerto 1: Nuova figlia del sol, col sol vien fuori, p. 26.
20. Incerto 2: Se tanto Febo già se stesso afflisse, p. 26.
21. Incerto 3: O dorato d’april figlio e di Flora, p. 27.
22. Incerto 4: Non son questi gl’avori aventurati, p. 27.
23. Incerto 5: Spunta fin là nel cor de gli indi regni, p. 28.
24. Incerto 6: Se chi pose in non cal d’empi furori, p. 28.
25. Felice Passero: Ma dove, o mio Signor, dove tralascio (estratto in endecasillabi
sciolti dall’Essamerone), p. 29.
118 Andrea Lazzarini
Gli autori dei componimenti sono per lo più bolognesi o residenti a Bo-
logna, con poche eccezioni (è il caso del leccese Basilio Pandolfi, del ge-
novese Francesco Scorza e del già citato Petrelli)57. Una breve scorsa all’e-
57
Per lo Scorza, vedi infra, nota 67. Su Pandolfi, cfr. N. Toppi, Biblioteca Napoletana, ed
apparato agli uomini illustri in lettere di Napoli e del Regno…, Napoli, Bulifon, 1678, p. 41,
e G. Scrimieri, Annali di Pietro Micheli tipografo in Puglia nel 1600, Galatina 1976, pp. 18,
41, 45. Il componimento sulla passiflora è riedito in B. Pandolfi, Rime sacre, … dedicate
alla Serenis[si]ma Reina del Cielo Maria Vergine madre di Dio, Lecce, Michele, 1634.
119 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
58
Negli anni precedenti al 1609, i Selvaggi avevano promosso diverse raccolte di rime:
Boillet, Il testo e l’immagine. Per i Selvaggi cfr. Fantuzzi, Notizie, I, p. 22. Arlotti, reg-
giano, pubblica in molte delle raccolte trattate in Boillet, Il testo e l’immagine. Il Calvi,
bolognese, si era laureato in utroque il 26 aprile 1606, vedi Guerrini, I dottori in diritto
nello Studio di Bologna, p. 393 (numero 4423). Il componimento di Valesio è riedito in
G.L. Valesio, La Cicala, Roma, Mascardi, 1622, con il titolo di Sopra il fiore indiano (il
testo è leggibile in C.C. Malvasia, Felsina pittrice. Vite di pittori bolognesi, II, Bologna, per
l’Erede di Domenico Barbieri, 1678, p. 147).
59
Vedi Mantovanelli, Il fiore della passione, p. 50, nota 22, e anche il Traslado de una
carta, c. A4r: «Dios es ortelano / de las flores santas».
120 Andrea Lazzarini
Fassi colà negli indiani regni, Intorno al fiore ov’ha Natura accolto
mercé d’un fior, religioso Aprile. in compendio odorato alti martiri,
Mira che spiega su la foglia umìle ove quasi di Dio sento i sospiri
dei tormenti di Dio scolpiti i segni. e con questi occhi le querele ascolto,
de’ sacri libri emulator gentile, l’usato cibo ogni anima si aggiri
tu ne’ tuoi fogli in odorato stile e procuri quest’esca a’ suoi desiri
le pene altrui, la mia salute insegni. onde i beati il lor digiuno han sciolto.
Se fia giamai che degli odor su l’ali Che, posta ogni altra pena in dolce oblio,
da’ tuoi sanguigni e tormentosi innesti verrà che voli al sempiterno riso
10 10
60
Su Balzani e Maurizio, Fantuzzi, Notizie, I, pp. 334-5; V, pp. 371-2. Maurizio com-
pare anche nelle Memorie… de’ signori Accademici Gelati di Bologna, Bologna, Manolessi,
1672, pp. 199-202.
61
Vedi C. Achillini, Poesie… dedicate al Grande Odoardo Farnese…, Bologna, Ferro-
ni, 1632, pp. 69-70, ora in Id. Poesie , a cura di A. Colombo, Parma 1991, pp. 63-4 e, per
le varianti, p. 295.
121 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
62
Vedi A. Colombo, I «Riposi di Pindo». Studi su Claudio Achillini (1574-1640), Firen-
ze 1987, pp. 23-5.
63
Fantuzzi, Notizie, V, pp. 245-7.
64
L. Giachino, «Aurea catena che le menti annoda». La poesia lirica di Ridolfo Cam-
peggi, «Giornale storico della letteratura italiana», 177, 2000, pp. 361-84: 383 (ora in Ead.,
«Amore è Maggio che non corre a verno». Cinque studi su lirici barocchi, Alessandria 2003,
pp. 49-78: 77).
65
Giachino, «Aurea catena che le menti annoda», p. 362 (ora p. 50).
66
G. Marciano, Memorie istoriche della Congregazione dell’Oratorio, nelle quali si
dà ragguaglio della fondazione di ciascuna delle congregazioni sinora erette…, Napoli, De
Bonis, 1699, pp. 31-53; V. Crowther, The Oratorio in Bologna (1650-1730), Oxford 1999,
pp. 19-34.
67
L’acronimo è sciolto in A. Mariani, Ruinarum Romae Epigrammata…, Bononiae,
122 Andrea Lazzarini
Montius & Zenerus, 1641, pp. 255-6. Sullo Scorza, cfr. M. Giustiniani, Gli scrittori ligu-
ri …, I, Roma, Tinassi, 1667, p. 247.
68
Tempio all’Illustrissimo e Reverendissimo signor Cinzio Aldobrandini…, Bologna,
Rossi, 1600. L. Giachino, Tra celebrazioni e mito. Il Tempio di Cinzio Aldobrandini,
«Giornale storico della letteratura italiana», 178, 2001, pp. 404-19, ripreso e ampliato in
Ead., «Al carbon vivo del desio di gloria». Retorica e poesia celebrativa nel Cinquecento,
Alessandria 2008, pp. 139 sgg.
69
Vedi Fantuzzi, Notizie, I, pp. 6-7. Sugli Ardenti, vedi C. Sirk, L’Accademia degli Ar-
denti detta anche del Porto. L’educazione dei nobili tra teatro musica e danza, «Il Carrobbio»,
18, 1992, pp. 309-23; G.P. Brizzi, La formazione della classe dirigente nel Sei-Settecento. I
seminaria nobilium nell’Italia centro-settentrionale, Bologna 1976, pp. 71-130: 116-8. La
raccolta contiene probabilmente anche altri contributi di ‘giovani’, è il caso di Francesco
Dalla Noce (per cui vedi Mantovanelli, Il fiore della passione, p. 53). Dalla Noce si lau-
reò nel 1618 e dal 1619 al 1625-26 fu lettore di Diritto civile nello Studio (S. Mazzetti,
Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto
delle Scienze di Bologna, Bologna 1847, p. 107). Per Lappi, vedi P.A. Orlandi, Notizie degli
scrittori bolognesi e dell’opere loro stampate e manoscritte…, Bologna, Pisarri, 1714, p. 162.
70
Per la probabile origine anglosassone del cognome Wichestan, cfr. W.W. Skeat,
The Place-names of Bedfordshire, Cambridge 1906, pp. 60-1 (sul suo componimento vedi
Mantovanelli, Il fiore della passione, p. 50, nota 24).
123 Il Fiore della granadiglia. Una raccolta poetica del primo Seicento bolognese
[Valesio, ritieni che questo fiore sia nato dall’urna o dal sangue di Cristo oppure
che sia stato piantato dallo stesso Cristo, fattosi ortolano? Ti sbagli: mentre
Adamo mangiava la fatale mela, dalla bocca, oh!, gli cadde un seme, che subito
attecchì. Chi mai ha portato qui dalle Indie ammonimenti per la nostra salvezza?
La fede in Italia era già abbastanza salda senza il fiore].
[Ecco, in questo fiore che è di recente stato portato agli italiani attraverso così
grandi oceani, ti si presentano miele e fiele. Mostra i segni della salvezza. Qual è il
miele? Ha conquistato gli Indiani. Quale il fiele? I petti sono duri ad accogliere il
vero Dio. Ma l’India, mossa dai Padri gesuiti, è resa fedele: già solo il miele scorre
senza il crudo fiele].
3. Conclusioni
Appendice.
Descrizione dell’opuscolo impresso a Madrid
[Fleuron xilografico] Traslado de una carta, que fue em- | biada delas yslas de
Camboja, y de Sian tierra del rey Gallinato, dando decla- | racion de como a
interceſsion de ciertos religioſos q[ue] fueron a predicar a aque | llos Reynos,
le fue reuelado por Chriſto al Rey Gallinato, de como hallaria | en vnos arboles
tiernos que jamas avian lleuado fruto ni flor, vnas flores las | quales tenian todas
las inſignias de la Passiõ de Christo, la qual flor es la | ſiguiente, y traſlado que aqui
va: fue escrita esta relation a la Corte, | juntamente con la relacion un Romance
nueuo y unas segui- | dillas en alabança de la flor, todo visto y exa- | minado, y
con licencia Impreſſo en | la Corte, eſte Año 1609. | [Riproduzione xilografica
simbolica di una Passiflora laurifolia, mm 90 x 65 ca.] | [Su due colonne] [Iniziale
in corpo maggiore] Para poder entonar | de mi lira los acentos | al Cielo pido
fauor || y alos oyentes ſilencio. | Solo la ſuſtancia canto | de vn memoriable suceſſo
Formula collazionale: A4 = pp. [1-8] = 8
Titoli correnti: Nessuno.
Impronta: oros n.s, tos, osia (C) 1609
1. Il fiore, c. Ir (xilografia
di Giovan Luigi
Valesio)
2. Il fiore, c. Iv (xilografia
di Giovan Luigi
Valesio)
304 Andrea Lazzarini
6. Raffigurazione allegata al
dispaccio dei Gesuiti di
Costantinopoli
(da Stefani Mantovanelli, La
passiflora, p. 70)
7. Possevino, Cultura ingeniorum,
p. 16
308 Andrea Lazzarini