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27 Settembre 2019
di Elena Falletti*
Il punto analizzato dalla Corte Suprema verte sul rapporto costituzionale tra i poteri dello Stato, in
particolare sulla reciproca legittimità dei rapporti tra Primo Ministro, Corona, Parlamento e Corte
Suprema stessa. In particolare, se la Corte Suprema possa esprimersi sulle attività svolte
nell’agone politico. La Corte Suprema risponde affermativamente a questa domanda: dato che
Brexit modificherà l’assetto costituzionale britannico, è compito dei giudici supremi britannici
vagliare la correttezza istituzionale dei passaggi prodromici al Brexit stesso.
Di fronte a un diritto costituzionale che ha mantenuto nel corso del tempo le sue peculiari
caratteristiche di flessibilità e di lealtà reciproca tra gli attori presenti sul palcoscenico istituzionale
(cioè, Parlamento, Governo, Corona, Suprema Corte), l’entrata in scena della voce popolare, al di
fuori della rappresentanza elettiva, ma esplicitata attraverso la democrazia diretta, è stata irruenta
e destabilizzante, dato che il referendum popolare è tradizionalmente sconosciuto in Common
Law.
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27/9/2019 Ruolo del Parlamento ed equilibrio dei poteri costituzionali secondo la Corte Suprema del Regno Unito
La consultazione elettorale costante e continua può avere un duplice effetto nefasto sul
panorama politico istituzionale: da un lato essa rappresenta una forma di deresponsabilizzazione
politica nei confronti di scelte istituzionali rilevanti; dall’altro lato può provocare il repentino
mutamento di orientamento del consenso popolare, a seconda di promesse elettorali più o meno
realizzabili. L’esperienza del precedente primo ministro Theresa May è stata significativa sul
punto: nel tentativo di avvantaggiarsi politicamente, la signora May aveva esercitato il suo potere
di indire elezioni anticipate nel 2017, le quali però avevano inaspettatamente mutato la solida
maggioranza conservatrice in una faticosa alleanza di coalizione, con la conseguente triplice
bocciatura da parte della House of Commons del deal negoziato con l’Unione Europea il 15
gennaio 2019, il 12 marzo 2019 e il 29 marzo 2019. Alla luce di ciò, va sottolineato che il popolo,
o per lo meno la sua maggioranza, esprime la propria volontà indipendentemente dalla chiarezza
del quesito referendario che gli viene sottoposto, e pretende l’attuazione del risultato così
ottenuto. A questo proposito, la percezione collettiva di inadempimento della volontà popolare sta
provocando una certa tensione sociale nel Regno Unito, infatti l’opinione pubblica fa fatica a
comprendere quale sia lo scopo delle impugnazioni di fronte alle corti delle iniziative politiche.
Il corpo elettorale è al contempo oggetto e soggetto politico nel momento in cui viene
continuamente sollecitato attraverso il ripetuto ricorso alle urne, sia con lo svolgimento di un
referendum, sia per l’elezione dei rappresentanti negli organi istituzionali. Ad aggravare tale
perversa parvenza di democrazia immediata vi è il continuo sondaggio della possibile volontà
elettorale effettuata regolarmente da società di rilevamento d’opinione, dato che la divulgazione
massiva di siffatte intenzioni, seppure campionate su una fascia ristretta della popolazione,
influenza (e spesso incattivisce) il dibattito pubblico.
Quella sopra descritta è divenuta l’esperienza comune della politica attuale nelle democrazie
occidentali, amplificata dall’uso costante dei social network e altri strumenti di interazione diretta
tra il politico e il pubblico di suo riferimento. Ciò che sembra essere interessante, e meritorio di
sommarie riflessioni, è l’interazione, e le possibili reazioni, tra una modalità di azione politica
propagantistica immediata che si esprime prevalentemente attraverso ripetuti annunci e proclami
e un sistema dalle regole storicamente consolidate, quasi statiche, come il Common Law inglese.
Sotto il primo profilo, il politico sembrerebbe voler essere responsabile solo verso i suoi elettori, o
per lo meno verso i suoi follower su Facebook, Instagram o Twitter. I suddetti follower, utilizzando
ciascuno il proprio device (smartphone o laptop) condividono e diffondono il messaggio del
“Capo”, quasi organizzandosi con i propri gruppi di account genuini o, non raramente, fake.
Dall’altro lato, ciò che compie nel caso di specie la Corte Suprema britannica è richiamare il
politico alla sua accountability, alla sua responsabilità verso l’organo rappresentativo del corpo
elettorale nel suo complesso, cioè il Parlamento.
Nel caso di specie, il punto principale della sentenza della Corte Suprema verte sulla
questionabilità della legalità di un atto strettamente riservato come l’advice, il consiglio, dato dal
primo ministro britannico alla regina, sulla base del quale la sovrana ha concesso la prorogation
successivamente dichiarata “unlawful, null and of no effect and should be quashed”.
Dato per scontato che i contenuti dei contatti intercorsi tra la regina e il suo primo ministro non
sono oggetto di causa (non soltanto per via dell’immunità di cui gode la sovrana, ma per il rifiuto
della Corte di occuparsi di questo tema), il punto concerne proprio il ruolo di questo primo
ministro e di come ha gestito siffatta questione di natura politica.
Al fine di verificare la legittimità dell’advice dato dal primo ministro alla regina Elisabetta II, la
Corte si è soffermata a lungo sulla questione della accountability, la responsabilità, del primo
ministro verso il parlamento, e non verso gli elettori. Sul punto altresì si osserva che il primo
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27/9/2019 Ruolo del Parlamento ed equilibrio dei poteri costituzionali secondo la Corte Suprema del Regno Unito
ministro in carica non è stato votato in quanto tale dagli elettori, ma dai soli membri del suo
partito, a seguito delle dimissioni di Theresa May.
Ciò che emerge da questa decisione è la continuità della sovranità parlamentare in Common
Law. Essa rappresenta un lungo fil rouge che lega le istituzioni britanniche attraverso i secoli,
nonostante nel corso del tempo siano accadute esperienze sovversive e violente. Tuttavia, al
termine delle diverse fasi storiche, l’equilibrio istituzionale si è sempre assestato attorno al
Parlamento quale fulcro essenziale dell’esperienza costituzionale britannica. Sembra che la Corte
voglia dimostrare che tale centralità sia necessaria anche in tempi in cui il rapporto diretto e
immediato tra politica e popolo pretende più considerazione, in particolare attraverso proclami
populisti e uso disinvolto dei social network e delle piattaforme informatiche.
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