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Il Principe del popolo

FORZA NUOVA rigetta le basi filosofiche e morali della politica che considera il conseguimento del
potere ed il mantenimento dello stesso come unico obiettivo. Il risultato di ciò e la corruzione,
l'arrivismo e l'instaurarsi di stati laici liberali o comunisti. Fortunatamente nella tradizione italiana ed
iberica sono presenti gli antitodi a tutto ciò. Nel pensiero e nell'azione dei nostri padri dalla
Controriforma ad oggi troviamo le chiavi di volta per una nuova concezione politica che abbia come
obiettivo il conseguimento del bene comune.

IL PRINCIPE DI MACHIAVELLI

E' Machiavelli ad annunciare la fine della visione tradizionale della politica perpetuatasi nel mondo
classico e nel medioevo. Con lui si aprono le porte ad una nuova concezione della politica che recide
i legami con i fini ultimi dell'uomo e della società ed imposta la stessa come scienza a se stante,
libera di una morale oltre che di un riferimento metafisico; la politica come conservazione del
potere e la conservazione del potere fine a se stesso sono gli assiomi di questa concezione
cinquecentesca che rompe con l'ordine tomistico e l'armonia medievale.

L'ordine tomistico fondato su Aristotele e sul diritto naturale cristiano vedeva la politica come
organizzazione del vivere civile, necessità insita nell'uomo "animale naturale e sociale". Non quindi
come rimedio alla natura maligna dell'uomo ma naturale tendenza verso armonia ed ordine sulla
terra ed orientata come fine ultimo da Dio. Lo sgretolamento della concezione medievale e
imperiale ed il confinamento della Chiesa agli angoli della società segnano l'eclissi di idee universali
che si manifestavano nella realtà; si fa avanti una concezione laica dello Stato e conseguentemente si
creano categorie contrapposte; alla morale naturale si oppone l'utilitarismo dell'agire politico,
all'imperativo etico l'istinto pragmatico, alla legge del dovere la volontà di potenza, all'ethos il
kratos, al bonum commune la ragion di Stato. Non più motivato da fattori trascendentali lo Stato
come ogni creatura mortale nasce, cresce si ammala e muore. La visione di eternità romana che
prendeva spunto dall'origine divina dello stato e del potere viene sconfitta dal vortice liberale ed
allo stesso tempo assolutista che con la sua affermazione spazza via autonomie corporazioni e
libertà locali.

Nel "Principe Cristiano" (edizione Cantagalli, Siena) Pedro de Ribadeneyra crea i presupposti per
la sconfitta della visione laica dello Stato e riconferisce vigore alla concezione romano-cristiana
dello Stato e del potere unica soluzione all'odierna involuzione tirannico centralista. Dice Paolo
Caucci: la rottura della sintesi tomista determinerà da un lato lo sviluppo di una logica sempre più
astratta (il buonismo ne è una tipica espressione) e dall'altro un naturalismo, che, svincolato dalle
sue finalità metafisiche, si evolverà verso una conoscenza dell'ordine fenomenico da interpretare
solo attraverso la scienza sperimentale (tecnocrazia e governo degli esperti).

La visione di una società basata sulla religione è già dominante nel mondo classico greco romano.
Plutarco maestro dell'imperatore Traiano dice; "Nel fare leggi la prima e più importante cosa è
tenere conto degli dei. Per questo motivo, tutti i legislatori hanno consacrato agli dei quei popoli ai
quali hanno dato le leggi; Licurgo lo fece con il lacedemoni, Numa Pompilio con i Romani;
Deucalione con quasi tutti i greci e così gli antichi ateniesi. Se tu vai in giro per il mondo potrai
trovare qulache città senza mura, senza lettere, senza re, senza case, nè ricchezze o denari, scuole o
teatri, ma nessuno mai vedrà città senza templi e prive di dei. Gente che non sia solita rivolgersi a
loro suppliche, richieste di grazie e voti; che non faccia sacrifici per ottenere il bene e nello stesso
tempo chieder loro che allontanino ogni male e danno. Credo che sia più facile fondare una città
sull'aria, ossia senza suolo, che governare giustamente senza religione".

IL SOVRANO E LA CITTA'

Sono poi chiarissime in tal senso le pagine dei filosofi antichi; la loro attenzione al volere di Dio
diventa prioritaria. Dice Aristotele: "Per prima cosa si deve procurare quello che appartiene al
culto degli dei, che chiamiamo sacrificio dei sacerdoti". Il filosofo greco aggiunge che il popolo ha
fiducia del sovrano che segue la legge di Dio perchè in tal modo avrà lo stesso Dio a suo favore.
Platone ci dice "invochiamo prima di ogni cosa Dio per governare la nostra città", supplichiamo
che ci ascolti, che ci sia a noi favorevole che venga a noi benigno affinchè ci insegni le leggi e faccia
prosperare la città". Senofonte nell'istruzione di Ciro ci dice con chiarezza ed afflato altissimo:
"Una cosa ti raccomando, figlio mio, voglio che tu abbia sempre nella memoria, come un gioiello di
molto valore che ti ha dato un padre che tanto ti ama; sii molto amico e devoto di Dio e non iniziare
una cosa senza domandargli prima il suo favore ed il suo aiuto. Perchè noi uomini siamo imperfetti
mentre nessuna cosa si può nascondere alla sapienza divina; e chi essa favorisce da essa è favorito".
Cicerone conferma: "Tolta la pietà verso gli dei, ugualmente si toglie la fedeltà e la socialità del
genere umano e quella eccellentissima virtì della giustizia fra gli uomini".

ROMA ED IL CULTO DEL SACRO

Roma nella sua eterna saggezza non ha dubbi che massimo sia il rispetto che si deve alle cose sacre.
Cicerone dice che è al rispetto per il sacro che si deve la superiorità dei romani e Valerio Massimo
identifica in questo fatto il motivo della grandezza di Roma. "Non è meraviglia che gli Dei abbiano
sempre vegliato per ampliare e conservare l'impero....... la nostra città mai sviò un istante gli occhi
dal culto... e da ciò che era sacro". Il Senato esaminava, indicando così il suo rispetto per gli affari
sacri, tutte le questioni religiose erano al primo posto e Plutarco ci dice che la repubblica si
conserva meglio onorando gli dei piuttosto che vincendo i nemici.

LA PROTEZIONE DAL CIELO

Con l'avvento del Cristianesimo si compie il disegno divino. Ciò che fino ad adesso era stato
prodotto dell'istinto e della umana ricerca per la verità, viene illuminato dall'incarnazione. Con
essa Dio da una religione al mondo e di conseguenza una legge. Come dice Pedro de Rybaneida, la
potenza del Crocifisso evve la forza di purificare la terra, purgare il mare, santificare l'aria. E' il
miracolo di una religione che nonostante venga predicata da poveri pescatori sottomette popoli e
sovrani. Ciò che viene richiesto al capo è quindi temere ed amare Dio, rispettare la sua legge ed i
suoi riti, e mai insuperbirsi per il potere perchè in realtà il potere è esercitato per conto di Dio
stesso. Se il sovrano segue questi dettami otterrà il miracolo: "Così il Siggnore Iddio toglierà dal
vostro cospetto e manderà in rovina le genti grandi e potenti e non ci sarà nessuno che vi potrà
resistere; uno solo di voi sarà in grado di combattere mille nemici perchè il Signore Iddio
combatterà per voi, come ha promesso".

VIRTU' E BENE COMUNE


Tutti i popoli antichi tennero in alta considerazione la religione; sino a Machiavelli vi è la certezza
che un popolo che accantona Dio non può progredire ed è condannato alla scomparsa. Lo scrittore
fiorentino in realtà non nega l'importanza della religione, ma la strumentalizza. Infatti il principe,
secondo lui, deve usare la religione per il mantenimento del potere; inverte così il giusto rapporto
secondo il quale il Principe investito da Dio ha il dovere di seguire i dettami della religione con il
suo comportamento ed incoraggiare i propri sudditi nello stesso cammino. Con questo tocchiamo
un punto cardine della caduta del mondo politico moderno. Il democristiano faceva leva in periodo
elettorale sui valori cattolici esclusivamente per fini di mantenimento o conquista del potere, ma in
realtà firmava la legge sull'aborto o le leggi che disgregavano la famiglia e manteneva una condotta
morale in contraddizione con i principi che diceva di sostenere. Inverso è l'atteggiamento di
Mussolini che ancora non toccato dalla Fede si rende conto dell'importanza della dottrina sociale
cattolica ed emana la Carta del Lavoro (ispirata dalla Reruma Novarum) e impedisce poi il
passaggio di una legge che introdurrebbe il divorzio in Italia. Insomma il Principe cristiano sa che
per il bene comune e per i fini ultimi dell'uomo è necessario incoraggiare le virtù religiose e per
primo le vive e le fa sue. Su cosa si regga una società è invece per tutti i politologi moderni un
mistero; le teorie sono le più disparate, il consenso, la felicità del popolo, i comuni interessi, sono
tutti collanti che però non portano da soli al successo. Sono l'aderenza alle leggi naturali, la ricerca
del bene comune, la politica come servizio ed il rispetto per l'architettura divina a rappresentare la
base per una società più giusta.

Le riflessioni qui raccolte non sono dirette solamente ai sovrani ma a tutti coloro che hanno una
seppur minima autorità politica (da capo di movimento a responsabile di sezione) familiare o di
lavoro. In questi tempi di confusione dove la motivazione al potere è riconducibile nel migliore dei
casi a fattori esclusivamente materiali e quindi destinati a fallire, noi abbiamo il dovere di
affermare che l'esercizio dell'autorità non può che derivare da Dio ed ad esso essere ricondotto.

Il principe del Popolo


(parte seconda, parte prima all’interno della pagina del Foglio di Lotta n.
22)

Fondata sui postulati di Machiavelli la politica moderna svanisce nell’effimero e nel


caos, mentre avanza nella coscienza dei popoli la richiesta di una classe politica che
difenda i valori naturali e la legge divina, che dice ciò che pensa e fa ciò che dice.

La coerenza

“Il Principe sovrano, come anima del suo regno, è simile al sole che con luce e movimento da vita e
salute al mondo. E’ il ritratto di Dio sulla terra e dunque deve considerare con grande attenzione gli
obblighi che gli competono per rappresentare degnamente per quanto è possibile la natura umana,
Dio nel governo”. Permeato da questa visione delle cose, De Ribadeneyra procede nella critica al
principe di Machiavelli per il quale “non è necessario che un principe abbia tutte le qualità
descritte ma è necessario che faccia credere di possederle …in maniera tale che all’occorrenza
possa e sappia mutare il suo volto e comportarsi nel modo opposto”… e deve se necessario disporre
il suo animo in modo tale da cambiare le vele a seconda dei venti e della varietà della fortuna e non
allontanarsi dal bene potendolo, ma sapendo entrare nel male quando lo richiedesse la necessità”.

Qui emerge radicale l’incitamento alla malafede ed all’inganno nel governo; ma Roma aveva già
risposto a questa filosofia con Cicerone “…la vera gloria cresce su radici profonde mentre tutte le
cose simulate, come fiori, presto seccano e marciscono e nessuna finzione può durare a lungo”.
Seneca a riguardo afferma “…le cose finte ben presto tornano alla loro natura mentre quelle che
hanno fondamenta e radici ferme, e nascono dalla verità crescono e si irrobustiscono nel tempo”.
Ma non sono solo i pensatori classici a porre i giusti limiti al governo, è anche il senso comune ad
evidenziare l’impossibilità di servire due padroni, di arrivare al vero attraverso il falso e a
mostrarci che la natura delle cose non permette la duplicità e finisce per punire chi la compie ed il
popolo in nome del quale viene fatta. D’altronde se la difesa del potere porta ad agire contro la fede,
la pietas e Dio, i risultati non possono che essere negativi proprio perché il potere dovrebbe essere
esercitato verso quei fini; una contraddizione di questo tipo con il tempo non può che palesarsi
drammaticamente. Tutta la società sarà condizionata dal comportamento del principe; potrà il
commerciante fidarsi dell’altro commerciante, potrà chiunque fidarsi della parola data se il
principe, regola di tutto il regno, non costituisce un esempio?

Il politico deve riconoscere che vi sono regole e meccanismi che sfuggono al puro razionalismo e
rendono uno stato potente, repentinamente debole e indifeso e al contrario uno stato piccolo ma
saldo nei suoi principi improvvisamente forte e centrale rispetto alla vita di altri popoli. La legge
della natura e la mano della provvidenza esercitano continuamente un’azione più profonda di
quella umana. Ne consegue che il principe, cioè il politico, ha il primo dovere l’aderenza alla legge
divina proprio perché Essa al di là delle sentenze provvisorie garantisce a tempo debito la vittoria.

La Giustizia

“I regni furono fondati sulla base della giustizia, furono ampliati ed abbelliti grazie ad essa, che
costituisce la sorgente della grandezza e della maestà, che cura le ferite dei popoli, pacifica le
sedizioni, mitiga gli animi esasperati, stabilisce la pace, sopporta la guerra rende gloriosi i re e
sicuri i regni e rende onore a Dio, cui nessuna offerta e sacrificio è più gradito della giustizia,
legame tra cielo e terra che collega armoniosamente tra loro le più lontane parti del mondo”. Senza
giustizia non esiste regno né provincia o villaggio, casa, famiglia e persino compagnia di briganti in
cui regni l’unità.

L’Egitto, Sparta, Tebe, tutte le civiltà antiche abbonano di episodi dove la giustizia viene applicata
per difendere un equilibrio più alto, e ottenere un favore divino; in mancanza di questo la sciagura
si scaglia sulla nazione e sui suoi capi. Traiano, imperatore romano, dice “Di questa spada farai uso
in mio favore se io ordinerò ciò che è giusto; contro di me, se io ordinerò il contrario”. Gli onori
saranno distribuiti secondo giustizia, non basterà l’illustre discendenza, l’origine nobiliare; sarà il
valore della persona ad attrarre l’onore. Dice Gaio Mario rivolto ai nobili che criticavano la sua
origine popolare. “Sono povero e non ho ereditato imprese dai miei padri… io non posso ostentare
le immagini, i trionfi e i consolati dei miei genitori, ma se fosse necessario potrei mostrare le armi e
le bandiere, i premi e i doni meritati per le mie azioni e le ferite ricevute combattendo faccia a
faccia col nemico… si dedichino (i nobili) a molli amori, giochi e passatempi, lasciando a noi lavoro,
sudore, polvere, fango, calore e freddo perché queste sono le cose che consideriamo più dei
banchetti e manicaretti del mondo”.

I romani individueranno nel valore personale la ragione del conferimento degli onori precedendo la
massima cristiana per cui il vero nobile è colui che è libero dal male. Dedicarono poi un tempio
all’onore ed alla virtù: pregna di simbologia la stanza riservata all’onore aveva un solo accesso
attraverso una porta che accedeva all’interno, passando cioè attraverso la stanza della virtù. “Il
vero re è soggetto alle leggi divine e naturali, mentre il tiranno segue esclusivamente la legge della
sua volontà. Il re è attento al pubblico bene ed alla difesa del popolo mentre l’altro mira
esclusivamente al proprio tornaconto; l’uno arricchisce i sudditi per quanto gli è possibile l’altro
aumenta il suo patrimonio personale con la loro rovina…. L’uno è l’anima e la vita del suo popolo,
capo del corpo sociale, padre dei sudditi, l’altro ne è pugnale e tormento. L’uno è amato l’altro è
odiato. D’esempio per gli attuali governanti dovrebbe essere il pensiero medioevale sui tributi e le
tasse; come il pastore tosa il gregge senza scorticarlo, perché così ha a disposizione ogni anno la
lana, così si comporta il buon principe nell’imposizione dei tributi”.

La protezione del lavoro

Il principe deve mantenere il benessere ed il lavoro del proprio popolo. De Ribadeneyra ci illumina
sull’attitudine che un governo deve avere nei confronti dell’onesto lavoro. Grande importanza viene
data al lavoro della terra, che conserva il fisico, distoglie dai vizi e sostenta la società. In caso di
necessità il lavoratore dei campi può impugnare le armi meglio del mercante essendo avvezzo alle
fatiche, al caldo e al freddo, alla fame ed alla sete al peso delle armi alle notti trascorse dormendo
per terra e combattendo per la difesa della sua terra che è tutto il suo capitale…. Per questo nella
repubblica romana i soldati erano presi dalle campagne; di Catone si diceva ottimo senatore,
valente oratore, grande condottiero e vero lavoratore dei campi evidenziando così l’onore che
davano i romani a questo lavoro. L’oracolo di Delfi ritenne che l’uomo più felice del mondo era un
povero vecchio contadino che viveva del lavoro dei campi. San Giovanni Crisostomo ci dice che il
ricco non può fare a meno del contadino mentre il contadino può fare a meno del ricco. Si diano
quindi ai contadini giusti privilegi ed esenzioni, non vengano fatte ricadere tasse onerose su di loro
ed il loro lavoro venga protetto perché è foriero di stabilità, abbondanza e salute per il popolo.
Anche il commercio va favorito, perché è l’attività che permette di esportare ciò che sovrabbonda e
d’importare ciò che scarseggia. Ma vanno protetti i popoli da commerci che vanno contro la salute
economica e morale del popolo stesso; lo Stato qui interviene con forti dazi e prescrizioni.

La Conclusione

Nel capitolo conclusivo De Ribadeneyra riassume tutte le caratteristiche del principe. “Non si
contenti di seguire la religione solo per quanto riguarda la sua famiglia, ma procuri anche che essa
sia rispettata dai sudditi e la protegga dalle sette, che sono un grave pericolo per la società. Sappia
che la nostra religione è così eccelsa che solo in essa si trova la perfetta virtù e dunque, come ogni
cristiano, sia adornato di virtù vere e reali perché Dio castiga con la sua forte mano tutti gli ipocriti.
Si persuada che tra le virtù necessarie la prima, dopo la religiosità, è la giustizia, senza la quale non
esiste regno né provincia o città e neppure una banda di ladroni. Dunque riparta onori e benefici
tra coloro che ne sono effettivamente meritevoli per virtù propria, e non per lignaggio o il
patrimonio.

Pensi bene alla differenza tra il vero re e il tiranno, tra il pastore che protegge il suo gregge e quello
che lo annienta. Protegga ogni suddito e soprattutto le categorie più deboli, favorisca gli onesti
lavoratori e si serva di uomini di valore come suoi fiduciari. Mai venga meno alla sua parola né
infranga i giuramenti. Non dimentichi la clemenza, senza la quale la giustizia diventa crudeltà, né la
munificenza, soprattutto nei riguardi dei bisognosi. Si consigli con uomini prudenti, saggi ed
esperti, insensibili all’adulazione o all’interesse personale. Sia forte di animo e coraggio, perché
anche questa è una virtù che deriva da Dio, vero artefice di ogni successo. Pensare che questa visone
del mondo abbia meno peso perché descritta 500 anni orsono significa non aver colto le profonde
ragioni della crisi della politica moderna. Il rifiuto del machiavellismo è un passo essenziale nella
creazione di una nuova classe politica e Forza Nuova è l’unico movimento che fa di questo rifiuto e
del “Principe del Popolo” la sua bandiera

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